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GIUSEPPE MODICA

Kierkegaard e l'estetica del Don Giovanni


"Giornale di metafisica", XVII, 1995, pp. 379-392
1. Nel delineare la figura del Don Giovanni mozartiano Kierkegaard conferisce all'estetica una purezza che ne rivaluta lo statuto non solo nei riguardi dell'etica, ma anche nei riguardi della stessa estetica del seduttore psichico, il confronto con il quale rivelativo delle ragioni d'una siffatta rivalutazione. Infatti qui che viene smascherato il responsabile dell'inquinamento dell'estetica e individuato in quel pensiero riflesso che rompe l'immediatezza e la naturalezza dell'aisthesis, il suo fluire spontaneo e inarrestabile, capovolgendone la leggerezza nel pesante andamento della strategia e del calcolo, dell'interesse e del ripensamento. Il seduttore psichico (1) mette infatti in atto una seduzione mediata poich ha bisogno di tempo per predisporre i suoi piani, e anzi egli fa del tempo stesso uno strumento di seduzione. Il suo obiettivo non tanto quello di possedere una donna fisicamente, quanto quello di possederla psichicamente. Il suo godimento frutto d'un egoismo raffinato e sottile in quanto consiste non gi nel far godere la donna ma, viceversa, nel condurla a uno stato di soggiogamento totale, senza essere a sua volta soggiogato in quest'opera di seduzione. Per mettere in atto il proprio progetto egli si mostra alla sua preda ora distaccato e assente, ora interessatissimo e presente, ora furioso come un temporale d'autunno, ora dolcissimo come uno strumento musicale ricco di armoniche (2). Il suo obiettivo infatti di rendere la relazione interessante (3), ed essa tale quando, lungi dal rinchiudersi nel vincolo delle decisioni e delle scelte, rimane sospesa sull'indeterminato, sul regno dell'infinita possibilit (4). Perci, quando una relazione compiuta e determinata, essa smette d'essere interessante e allora bisogna trovare ogni mezzo per mollare la preda, giacch introdursi in immagine nell'intimo d'una fanciulla un'arte, uscirne fuori in immagine un capolavoro (5). Tuttavia, lungi dal trovare libert, in quest'opera di liberazione il seduttore psichico rimane schiavo e vittima dei suoi stessi intrighi e dei suoi conflitti. E infatti il gioco perverso cui egli mette capo rende la sua esistenza costantemente inquieta, preda d'una consapevole follia. E per la sua condanna ha un carattere puramente estetico (6). Sicch Kierkegaard sottomette l'estetica del seduttore psichico al giudizio negativo pronunciato nei confronti del giovane estetico de L'equilibrio, con la differenza, tuttavia, che, seppure si sia in entrambi i casi in presenza d'una instabilit psicologica ed esistenziale, ne L'equilibrio tale instabilit rimanda ipso facto all'etica poich denunciata come perniciosa nei confronti dell'attuazione della scelta di s e quindi della formazione della personalit come unit dell'universale e del singolo (7), laddove ne Il diario del seduttore essa resta come prigioniera della sua stessa dimensione estetizzante, quasi che l'estetica trovi gi in se stessa la chiave per intendere il proprio fallimento, precisamente nell'indebito esercizio della riflessione ancor prima che questa assuma le sembianze e la consistenza della coscienza morale.

2. La seduzione sensuale, emblematizzata da Don Giovanni, si presenta invece come la chiave di volta che indica la possibilit di sottrarre l'estetica tanto alla determinazione del pensiero quanto alla giurisdizione dell'etica per restituirle una dignit che solo allora essa pu legittimamente ostentare. Non a caso, a differenza del seduttore psichico, il seduttore sensuale presentato da Kierkegaard come colui che non ha bisogno d'alcun preparativo, d'alcun progetto, d'alcun tempo [] (8). Egli infatti seduce con l'immediatezza del proprio desiderare, sicch vedere, desiderare e amare per lui non sono tre momenti distinti in successione logica e temporale, bens le tre facce d'uno stesso atto - la seduzione - compiuto immediatamente (9). Ora, soltanto la musica pu, secondo Kierkegaard, esprimere adeguatamente l'erotismo immediato, la genialit sensuale, in quanto essa - nota Kierkegaard con felice ossimoro - il medio dell'immediato (10). La genialit sensuale infatti l'idea pi astratta che si pu immaginare (11); e, dal momento che la musica la meno storica fra tutte le arti, un'idea come quella della genialit sensuale non pu essere espressa pienamente che attraverso la musica. Non a caso - come egli specifica pi con la forza dell'intuizione che con i passaggi dell'argomentazione - la musica ha [...] in s un momento di tempo, e tuttavia non scorre nel tempo se non in senso figurato ,tant' che essa non riesce ad esprimere la successione temporale degli accadimenti, ovvero ci che nel tempo storico (12). Di qui l'irriducibilit della genialit sensuale a qualsiasi altra forma d'arte. Per un verso, essa non pu essere rappresentata n dalla scultura - e ci in quanto la genialit sensuale un tipo di determinazione in s dell'interiorit, cio qualcosa di troppo intimo per poter essere espresso spazialmente o plasticamente -, n dalla pittura - poich [la genialit sensuale] non fissabile in contorni determinati (13) -. Quel che impedisce che la genialit sensuale possa essere scolpita o dipinta , in altri termini, il fatto che essa non risiede in un momento, bens in una successione frenetica di momenti che non possono essere fermati in un'immagine scultorea o pittorica. Non a caso Kierkegaard la descrive come qualcosa di assolutamente lirico: una forza, un respiro, insofferenza, passione, ecc. (14). Che l'eros istintivo e immediato della genialit sensuale sia esprimibile pienamente soltanto dalla musica ribadito da Kierkegaard

attraverso il paradosso per cui Don Giovanni non dev'essere visto, ma ascoltato! (15). Vederlo presupporrebbe infatti una sua dimensione fisica e temporale. Ma ci significherebbe tradire l'essenza di Don Giovanni, che non si lascia ridurre a nessuna determinazione spazio-temporale. E infatti Don Giovanni non seduce per la sua bellezza o in virt di un qualsiasi altro suo attributo fisico (16).Egli seduce piuttosto in virt del suo spirito, ossia in virt del suo stesso desiderare. Perci chiedersi che aspetto abbia Don Giovanni come voler ridurre a un elemento esteriore una forza che , invece, tutta interiore. E anzi, proprio perch una forma dell'interiorit, una determinazione verso l'interno [...] (17), Don Giovanni non pu adeguatamente essere rappresentato nemmeno dalla danza, in cui, pure, le movenze del corpo si fondono con la musica, ch proprio quelle movenze esteriorizzerebbero e ridicolizzerebbero Don Giovanni (18). Che la genialit sensuale sia qualcosa di assolutamente lirico non deve per indurre a credere che essa possa essere espressa dall'epica e dalla poesia. Queste, infatti, si esprimono in parole, ossia ancora nella mediazione e nella riflessione, laddove - come s' detto - la genialit sensuale si muove costantemente nell'immediatezza. E' per questo che n il Don Giovanni di Byron n quello di Molire possono adeguatamente rappresentare Don Giovanni: essi gli danno la parola e, dunque, gli conferiscono una personalit riflessa che lo nega come idealit (19). Sicch, nella misura in cui seduce con l'astuzia della mediazione razionale, il Don Giovanni in prosa da rapportarsi piuttosto ai modi del seduttore psichico. Perci soltanto il Don Giovanni musicale, di cui il Don Giovanni mozartiano rappresenta per Kierkegaard la pi emblematica incarnazione, pu esprimere adeguatamente l'essenza della genialit sensuale. Se a questo punto si vuol formulare attraverso un'unica categoria la differenza di fondo tra il seduttore psichico e il seduttore sensuale, essa non pu che essere ravvisata nella temporalit, nel senso che pur sempre in riferimento al tempo che le due forme di seduzione vengono sbozzate. E per, se la prima tutta calata nella temporalit del processo seduttivo, sicch l'intero dramma della seduzione psichica gestito all'insegna della caducit, la seconda, viceversa, un'autentica trasfigurazione della temporalit, propriamente una divenienza senza tempo, ch Don Giovanni non ha [...] una sua sussistenza, ma urge in un eterno sparire [...] (20), e perci la dialettica della seduzione sensuale mette capo all'inesauribilit. Ne consegue che mentre su quella incombe la morte, in questa trionfa la vita. Non a caso Don Giovanni definito da Kierkegaard come indefinibile e come incompibile: un'immagine che [...] non acquista mai contorni e consistenza, un individuo che formato costantemente, ma non viene mai compiuto, e perci non gi un individuo particolare, ma la potenza della natura, il demoniaco, che non [...] smetter di sedurre come il vento di soffiare impetuoso, il mare di dondolarsi o una cascata di precipitarsi gi dal suo vertice (21), come quel 1003 che d l'impressione che la lista non sia affatto finita [] (22). Certo, l'epifenomeno dell'inesauribilit di Don Giovanni costituito dall'inappagabilit e dall'insoddisfazione: nessuna donna soddisfa pienamente Don Giovanni, com' mostrato appunto dallo stesso numero indeterminato delle sue conquiste. Ma sarebbe errato chiedersi se Kierkegaard faccia dipendere tale insoddisfazione da un limite di Don Giovanni o piuttosto da una sua esorbitanza d'essere, da una sua strisciante impotenza o piuttosto da una sua irrefrenabile potenza. Ci infatti presupporrebbe ancora che Don Giovanni sia un individuo in carne ed ossa, laddove, in quanto espressione esemplare dell'erotico musicale, egli idealit: non persona o individuo, ma [] potenza (23). Vero che Kierkegaard avverte che Don Giovanni incarna la costante oscillazione tra essere idea, vale a dire forza, vita, e essere individuo. Ma - come egli subito precisa - quest'oscillazione la vibrazione musicale (24), tant' che appena Don Giovanni diventa individuo, l'estetico avr tutt'altre categorie (25), ripiomber cio nel flusso di quell'esistenza estetica che inevitabilmente cade sotto il severo giudizio dell'etica.

3. Don Giovanni incarna insomma quell'amore sensuale che, in quanto somma dei momenti che costituiscono un solo unico momento che si ripeter all'infinito (26) e, dunque, in quanto sparizione nel tempo e un calarsi interamente nella concrezione dell'immediatezza (27), sicuro di s e assolutamente vincitore (28). Di contro, l'amore psichico - proprio in quanto si nutre della mediazione razionale - vive nel dubbio e nell'inquietudine e anzi, poich tale stato permane anche se vedr soddisfatto il suo desiderio e sar amato, esso ha in s il dubbio e l'inquietudine [] (29) non essendo che sussistenza nel tempo (30). Di qui la differenza da Faust (31) e il possibile accostamento di Faust al seduttore psichico. Anzitutto Faust [] il dubbio personificato, e anzi dubbio che crebbe a dismisura essendosi Faust abbandonato nelle braccia del diavolo (32); maestro del dubbio, e perci scettico (33), Faust quindi nel sensuale non tanto cerca il godimento quanto una distrazione [] dalla nullit del dubbio. La sua passione non ha perci la Heiterkeit che distingue un Don Giovanni. Il suo volto non sorridente, la sua fronte non senza nubi, e la gioia non sua compagna (34). Per di pi Faust coltiva un dubbio che conduce alla disperazione poich non si tratta di un dubbio puramente intellettuale, ma d'un autentico dubbio della personalit (35). Egli infatti sta agli antipodi di cotesti dubitanti scientifici che dubitano una volta al semestre sulla cattedra [] (36) e che - dimentichi dell'interiorit - rendono il de omnibus dubitandum una mera filastrocca (37). Ne consegue che in Faust l'erotico gi riflesso, qualcosa a cui egli s'abbandona spinto dalla disperazione (38). Non a caso Faust - a dispetto della sua irrequietezza - seduttore statico e cerebrale: non solo seduce una sola donna, ma compie la sua opera attraverso la sola forza del discorso e della menzogna (39). Di contro, Don Giovanni seduttore dinamico e istintivo: non solo seduce tutte le donne, ma compie la sua opera attraverso la sola forza del desiderio sensuale (40). Da queste premesse si comprende in che senso Kierkegaard consideri Faust espressione del demoniaco spirituale - che, come tale, una sorta di variazione del seduttore psichico del quale anzi ribadisce la peculiarit -, laddove Don Giovanni l'espressione del demoniaco sensuale, del demoniaco determinato come il sensuale (41). Il che decisivo per introdurre il secondo essenziale elemento di discriminazione nei confronti del seduttore psichico e in favore della purezza dell'estetica: la coscienza morale.

4. In proposito occorre soffermarsi sul paradosso cui ricorre Kierkegaard per suffragare e sviluppare la tesi del rapporto privilegiato tra eros e musica: la sensualit nel mondo stata introdotta dal cristianesimo proprio perch ve l'ha esclusa. Infatti, in nome dell'assunto dialettico per il quale ponendo una cosa, indirettamente si pone l'altra che si esclude (42), il cristianesimo avrebbe introdotto la sensualit nell'atto stesso in cui l'ha negata e condannata attraverso lo spirito che esso ha direttamente introdotto nel mondo. Ma in tal modo il cristianesimo ha fatto della sensualit una forza e un principio (43), e quindi una realt positiva. Vero che la sensualit esisteva anche prima del cristianesimo, ma essa non era - e non poteva essere - determinata spiritualmente, cio per contrasto con lo spirito, e dunque non era principio, ma semplice armonia: come in Grecia, dov'essa non era una pericolosa nemica da soggiogare (44), ma un elemento armonicamente presente ovunque, tra gli uomini come tra gli dei. E per, non esistendo come principio, non esisteva neppure una rappresentazione simbolica di essa. Vero che Eros, dio dell'amore, potrebbe essere considerato un principio. Ma Eros, nel mondo pagano, raffigurato non come innamorato a sua volta, bens come un fanciullo ignaro dell'amore (45), il che pi un'oggettivazione che una rappresentazione dell'amore (46). Soltanto col cristianesimo la sensualit pu venire rappresentata in un unico individuo (47). E' da qui che nasce Don Giovanni. Il grembo dal quale egli viene alla luce propriamente il dissidio tra la carne e lo spirito, sicch egli l'incarnazione della carne (48) attuata grazie allo spirito, per contrasto con esso. E per, dal momento che lo spirito il regno della riflessione e del peccato, la carne, in quanto il suo opposto - o, se si vuole, il principio che lo spirito pone nell'atto in cui lo nega -, non pu che essere di qua da quel regno. Perci Don Giovanni vive la seduzione nell'indifferenza estetica: egli propriamente il primogenito del regno del Monte di Venere, dove non hanno diritto di cittadinanza n la ponderatezza del pensiero n il travagliato acquisire della riflessione e, di conseguenza, neppure il peccato: vi abitano soltanto la voce elementare della passione, il giuoco dei desideri [...] (49). Perci, se eros qui sta per genialit sensuale, musica sta per ludicit, ed entrambi - nella loro coessenzialit -stanno per trionfo del dionisiaco, del demoniaco sulla seriet dell'etica e sulla sistematicit della logica (50). E Kierkegaard ha talmente a cuore il concetto per cui Don Giovanni non cade affatto sotto determinazioni etiche che egli si spinge a dichiarare la difficolt di chiamarlo seduttore o anche impostore, epiteti che implicano l'esercizio della riflessione e, di nuovo, della coscienza morale. Don Giovanni andrebbe piuttosto qualificato come desideratore: a Don Giovanni manca il tempo per essere un vero seduttore: gli manca il prima, in cui elaborare il suo piano, e il poi, in cui rendersi cosciente della propria azione (51). Egli insomma non seduce toutcourt, ma anzitutto desidera, ed questo desiderio ad avere un effetto seducente. E d'altra parte egli, certo, inganna, ma senza premeditazione, senza organizzare il suo inganno in precedenza (52). Ne discende coerentemente che neanche il pentimento in Don Giovanni ha diritto di cittadinanza. Pur affaticato dagli stessi intrighi che costituiscono l'ordito della sua vita erotica (53), Don Giovanni tutt'altro che pentito del proprio operato. Lo stesso banchetto che precede l'entrata del Commendatore - entrata su cui Kierkegaard significativamente sorvola - suona come un atto di sfida contro quella coscienza (54) che il Commendatore incarna, la conferma che il credo di Don Giovanni non mai la meditatio mortis - ci che piuttosto si potrebbe dire di Faust -, ma, nonostante egli sia ora stato spinto fino alla punta estrema della vita (55), una "gaiezza esuberante di vita" (56) di cui sono altrettanti simboli l'inebriante conforto dei cibi, il vino spumeggiante, le note festose della musica sullo sfondo [] (57). A dispetto di Freud, in Don Giovanni il circolo eros-thanatos non si chiude: il thanatos e resta evento esterno all'eros in quanto sopraggiunge come punizione d'una colpa di cui Don Giovanni non ha alcuna consapevolezza ed lungi dall' essere l'ombra cupa e minacciosa che inesorabilmente incalzerebbe le imprese del seduttore immediato. Insomma, solo quando interviene la riflessione il regno di Don Giovanni si presenta come il regno del peccato; ma allora Don Giovanni stato ucciso, allora la musica tace [] (58). In tal senso si pu ben dire che Don Giovanni non solo il discrimen tra l'immediatezza e la mediazione, ma anche l'estremo baluardo dell'innocenza della natura (59), il topos ideale in cui finisce la spontaneit dell'avventura sensuale e iniziano l'exacerbatio dell'erotismo intellettuale e le vessazioni della coscienza morale. Don Giovanni , s, angosciato, ma quest'angoscia - precisa Kierkegaard - non mai disperazione, bens, ancora, la sostanza stessa del demoniaco desiderio di vivere (60). Don Giovanni, insomma, la stessa forza cosmica, perci naturale, della sensualit: in lui c' piuttosto l'immediatezza della natura che il peccato della coscienza e la coscienza del limite. Farne un simbolo della solitudine e della caducit del finito rispetto all'infinito, dell'uomo crocifisso sulla contraddizione insopprimibile tra la sua natura finita e l'infinito delle sue aspirazioni, farne insomma un eroe della privazione e perci negativo, piuttosto che un eroe dell'incontinenza e perci positivo, significa sposare il mito romantico di Don Giovanni (61), farne l'incarnazione dello Streben e la controfigura di Faust, con ci tradendo la lettura musicale di Kierkegaard che ne fa, invece, l'incarnazione della carne rappresentata come principio.

5. In una prospettiva pi ampia le considerazioni de Gli stadi erotici contribuiscono a chiarire il senso del giudizio limitativo sull'estetica formulato ne L'equilibrio. Tale giudizio non risulta pi meramente fondabile sull'affermazione per la quale l'estetica rappresenta la dimensione per cui ciascuno immediatamente ci che , rispetto alla dimensione, propria dell'etica, in cui ciascuno diventa ci che diventa (62). E infatti proprio questa naturalit dell'estetica l'elemento vincente delle riflessioni su Don Giovanni. Quel giudizio piuttosto fondato sul fatto che tale naturalit in ultima analisi vista come fissit e cristallizzazione, e perci assimilata alla necessit (63), laddove in Don Giovanni essa intesa come divenire incessante e inesauribile, e perci assimilata alla connotazione spontanea e istintiva della libert: purch - beninteso - si tenga presente che Don Giovanni un'idea musicale, un

principio, un mito, e anzi, proprio per questo pu realizzare compiutamente la purezza della sfera estetica che invece destinata ad inquinarsi non appena si cala in un'esistenza temporale. Questa osservazione pu contribuire a sua volta a chiarire come sia possibile che Kierkegaard inneggi all'estetismo demoniaco e naturalistico di Don Giovanni e poi condanni - come fa ne L'equilibrio - l'intera dimensione estetica dell'esistenza come velleitaria ed astratta, capricciosa e discontinua, incoerente e dispersiva, volubile ed eccentrica. La risposta va possibilmente ricercata nella diversa prospettiva dalla quale viene pronunciato il giudizio rispettivamente su Don Giovanni e sul giovane esteta de L'equilibrio. Quest'ultimo giudizio pronunciato da una prospettiva etica, che quella in cui si trova il magistrato Wilhelm, incarnazione stessa del matrimonio e dell'amore coniugale, della responsabilit e del dovere, della continuit e della durata, della centricit e della coerenza, insomma, d'una coscienza morale che non pu che condannare l'esistenza di chi, dei balli della vita, conosce soltanto il valzer dell'istante e anzi rifugge da quell'atto gravoso e decisivo che la scelta di s attraverso cui soltanto sarebbe possibile compiere il salto nella sfera etica. Il giudizio su Don Giovanni invece pronunciato da una prospettiva a sua volta estetica e, dunque, nell'indifferenza etica. Lungi dall'essere quello del Commendatore, il punto di vista di Kierkegaard qui infatti il medesimo di Don Giovanni, come dire del demoniaco, del dionisiaco, del ludico, di quella forza cosmica della natura che - come tale - spontanea e immediata (64). In tal senso si pu ben dire che il Don Giovanni di Kierkegaard rappresenta una sorta di deontologia della sfera estetica, ossia la sfera estetica cos come dovrebbe essere, vissuta pienamente e interamente sul piano dell'aisthesis senz'alcuna interferenza della riflessione, dello spirito, della coscienza, elementi che, mentre ne turbano la gioiosit e la schiettezza, ne compromettono l'immediatezza poich vi insinuano l'angosciante senso del peccato. Certo, Don Giovanni realizza compiutamente la purezza della sfera estetica in quanto egli fondamentalmente un'idea musicale, un principio, un mito. E anzi, volerne fare un'idea storica significherebbe assimilarlo di nuovo e indebitamente a Faust (65). Ma, a ben vedere, proprio il carattere mitico di Don Giovanni che, lungi dal rinchiudere l'estetica dentro un alveo incapace d'ogni crescita che non sia quella che passa attraverso il salto nella sfera etica, conferisce all'estetica una interna teleologia di cui Don Giovanni il paradigma mai raggiungibile ma perci stesso trainante, una sorta di idea regolativa in grado, unatantum, di far compiere all'estetica un'autentica ripresa, una Wiederholung laica e, perci stesso, ancora una volta, paradossale. Il che trova conferma proprio nell'evento che sembrerebbe compromettere quella natura di Don Giovanni che essenzialmente vita (66), ossia nel fatto che Don Giovanni s un eroe positivo, ma un eroe che, per vivere in eterno come un'idea musicale, deve morire. Ve ne come un presentimento nel rilievo per il quale, che egli sia assolutamente vincitore [], un motivo d'indigenza (67), dal momento che resta preda d'una ripetizione all'infinto di cui il catalogo delle conquiste emblematica misura: se una donna vale l'altra, la seduzione sostanzialmente lo specchio su cui Don Giovanni riflette narcisisticamente, e quindi in maniera sterile e inerte, la propria genialit (68). Don Giovanni muore infatti per mano dell'etica, ma non ne - data la sua costitutiva immediatezza - consapevole, sicch - com' stato prima evidenziato - l'etica e la morte che essa porta con s gli restano sostanzialmente estranee: perci [] stato saggiamente disposto - osserva Kierkegaard - che il Commendatore stia al di fuori dell'opera, di cui egli costituisce la premessa piena di forza e l'ardita conclusione tra le quali sta il termine medio di Don Giovanni [] (69). Insomma, la stessa dialettica che pone in essere Don Giovanni nell'atto in cui l'esclude , per cogenza interna, costretta a ucciderlo per farlo vivere in eterno, ossia per consacrarlo esemplarmente a quel piano mitico grazie a cui egli pu operare appunto una ripresa della sfera estetica.

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