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Appunti di tecnica e strategia per lesame diretto ed il controesame

1.

Se dal punto di vista strettamente normativo la regola capitale peculiare dell'esame diretto

quella del divieto di domande suggestive (le altre regole, prima fra tutte quella del divieto di domande nocive alla sincerit delle risposte, riguardano tutto l'arco delle escussioni dibattimentali e non solo la fase dell'esame diretto), pi articolato il quadro dei principi operativi, tattici e strategici, cui l'operatore processuale deve attenersi per condurre in modo corretto ed efficace questa fase dell'escussione dibattimentale. La fondamentale alternativa che si pone nell'impostazione e nella conduzione dell'esame diretto quella fra domande a struttura aperta e contenuto generale che provocano narrazioni sostanzialmente libere da parte del teste, e domande su specifici segmenti narrativi, che consentono un migliore controllo dell'escussione e del suo svolgimento da parte dell'esaminatore, ma possono generare racconti poco fluidi e sono comunque di espletamento pi faticoso. Naturalmente fra questi due estremi esistono diverse possibilit intermedie, utilmente praticabili in relazione alle specifiche caratteristiche della testimonianza e dello stesso testimone. A prescindere dal contenuto della regola, peraltro priva di sanzione, fissata dall'art. 499 comma 1 (L'esame testimoniale si svolge mediante domande su fatti specifici), un dato di esperienza che domande troppo aperte, quando non addirittura generiche, che di fatto lascino al teste una eccessiva libert di narrazione, generano molto spesso testimonianze confuse, ricche di divagazioni, di ripetizioni, con omissione di fatti significativi ed enfasi su dettagli insignificanti. Ci tanto pi vero quando si ha a che fare con la deposizione di un collaboratore di giustizia; chiunque abbia anche solo un minimo di esperienza in questo campo sa quanto sia intenso il rischio della divagazione e quanto indispensabile (tanto nell'interrogatorio dibattimentale quanto in quello effettuato durante le indagini preliminari) sia un saldo controllo della deposizione da parte dell'esaminatore.

Non infrequente assistere all'introduzione dell'esame diretto da parte del pubblico ministero con domande del tipo: Ci dica delle indagini sul tale fatto . A domande di questo

genere seguono solitamente (in processi che si svolgono spesso a diversi anni dagli eventi oggetto della testimonianza e con testimoni del tutto impreparati ed a volte addirittura ignari del motivo della loro convocazione in udienza) scene mute, balbettii, narrazioni sconnesse e ricche di informazioni irrilevanti. Si tratta in tutti i casi di situazioni alquanto penose per il teste, per l'esaminatore e, in generale, per l'immagine della giustizia. Il primo e fondamentale antidoto a tali situazioni consiste in una adeguata preparazione dell'esaminatore sull'oggetto del processo e nella conseguente proposizione da parte di questi di domande pertinenti, ammissibili ed efficaci. In linea generale, chiarito che ogni esame ha caratteristiche peculiari da cui possono dipendere anche differenze assai consistenti nelle modalit di escussione, pu dirsi che le domande ideali in sede di esame diretto siano quelle che consentono al teste uno spazio di esposizione spontanea nel quadro di un segmento narrativo circoscritto dall'esaminatore. Il problema posto dall'esame diretto, quanto alla tecnica di formulazione delle domande, consiste dunque nella individuazione di una linea mediana tra domande suggestive in senso tecnico e domande indeterminate del tipo di quelle indicate esemplificativamente in precedenza. Il modo di strutturare una domanda dipende peraltro anche dalla fase dell'esame in cui la domanda stessa viene collocata. Di regola infatti opportuno incominciare l'esame (esaurite le domande meramente introduttive, relative per esempio alla qualifica del teste, ad eventuali sue specializzazioni tecniche, etc.) con domande il pi possibile precise e circoscritte quanto al loro oggetto. Per mezzo di tali domande si pu normalmente condurre il teste, senza divagazioni o sbandamenti, ai fatti probatoriamente essenziali della sua deposizione. Solo a questo punto possibile ed opportuno consentire al testimone una maggiore libert di narrazione, essendo per un verso meno vivo il rischio di divagazioni e per altro verso conveniente una migliore fluidit e spontaneit di esposizione nella ricostruzione storica dei fatti pi rilevanti.

Tanto premesso bene sottolineare che in ogni caso in cui il teste (stia egli fornendo una narrazione relativamente libera o debba rispondere ad una domanda specifica e circoscritta), divaghi, sia poco chiaro, riferisca fatti non pertinenti, occorrer essere pronti ad interromperlo per ricondurlo all'oggetto della deposizione. In particolare il collaboratore di giustizia dovr essere psicologicamente preparato a subire eventuali interruzioni, consapevole che esse servono a ricollocare una narrazione sfuocata nel binario dei temi processualmente pertinenti e significativi. Non necessariamente il racconto (e quindi le domande che lo determinano) in sede di esame diretto deve avere sequenza cronologica. In molti casi invece preferibile che la narrazione si imperni sui fatti pi rilevanti ed interessanti da ci derivando spesso una migliore comprensibilit. Lo scopo da tenere presente infatti quello della chiarezza narrativa che non sempre coincide con la presentazione piattamente cronologica dei fatti a conoscenza del teste. In sostanza dunque: se la chiarezza e la comprensibilit della deposizione, e dei fatti che ne sono oggetto, sono garantite da una presentazione cronologica, essa va certamente preferita. Ogniqualvolta tale condizione non sussista opportuno organizzare l'esame in modo diverso, tenendo conto del fatto che, al fine di rendere pi interessante e quindi pi comprensibile per il giudice una deposizione complessa, conviene sempre cominciare da un punto importante e terminare con un punto importante.

2.

Un esercizio utile per impadronirsi della tecnica di formulazione di domande efficaci ed

ammissibili in sede di esame diretto pu essere il seguente. Si prenda una storia che possa grosso modo corrispondere al contenuto di una media deposizione. Per esempio si pensi allo svolgimento di un fatto delittuoso visto dalla prospettiva di un testimone indifferente. Si spezzetti tale storia in tanti segmenti narrativi elementari; vale a dire: si spezzetti il fatto che si intende provare in tante unit fattuali elementari, in tanti atomi narrativi. Compiuta tale operazione si elaborino tante domande quante sono le suddette unit fattuali elementari.

Si tratta di un esercizio di notevole utilit per impadronirsi in generale della tecnica dell'esame diretto e per preparare, in concreto, esami di particolare importanza e delicatezza. Non va trascurato poi che domande elementari, circoscritte ciascuna a singoli segmenti narrativi possono avere anche l'utile funzione di moderare l'emotivit di un testimone poco sereno affrancandolo dall'ansia di ricordare e riferire liberamente fatti anche complessi ed articolati e guidandolo passo dopo passo verso il recupero mnemonico e narrativo delle sue conoscenze. In tali casi sempre opportuno, dopo una sequenza di brevi domande su specifici fatti, proporre domande repilogative. Si tratta di domande che possono costituire, se utilizzate professionalmente e correttamente, un utile e del tutto legittimo strumento per migliorare il livello di chiarezza delle escussioni dibattimentali. Con la domanda riepilogativa l'esaminatore ricuce in una narrazione articolata e meglio comprensibile dall'uditorio (vale a dire dai giudici) i diversi, separati segmenti narrativi forniti dal testimone in risposta a precedenti specifiche domande. La domanda riepilogativa consente di chiudere una fase della narrazione testimoniale e di introdurre la successiva, senza che residuino ambiguit o punti oscuri dovuti a problemi di verbalizzazione, a ridotte capacit espressive del teste, a opposizioni che abbiano spezzato la continuit dell'esposizione. Tale tipo di domanda, con soggetti particolarmente emotivi, pu svolgere altres una importante funzione psicologica di rassicurazione del teste. Riepilogando ci che il teste ha riferito, magari in condizioni di forte tensione emotiva, si pu conseguire il risultato di tranquillizzarlo sull'avvenuta comprensione del suo racconto, cos contribuendo a migliorare la qualit delle sue successive risposte. Chiarito sommariamente in cosa consistano ed a quali scopi possano essere utilizzate le domande riepilogative appena il caso di evidenziare che in sede di esame d iretto non consentito formulare domande che, sotto un'apparenza riepilogativa, occultino suggerimenti su circostanze non precedentemente riferite dal teste. Tali domande sono a tutti gli effetti suggestive e quindi vietate, in sede di esame diretto, a norma dell'art. 499 comma 3 c.p.p.1 .
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Per ulteriori approfondimenti in particolare sulla differenza fra domande riepilogative e domande suggestive, v. G. CAROFIGLIO, La testimonianza dell'ufficiale e dell'Agente di polizia giudiziaria, Milano, 1998, p. 57.

3. La preparazione un tema assai delicato e compendiabile nella domanda che segue: ammissibile per una parte processuale preparare il proprio teste (o l'imputato, o il collaboratore di giustizia) per la migliore riuscita dell'esame dibattimentale? Appena il caso di sottolineare che, quando si parla di preparazione del teste, non si allude ad una predisposizione del contenuto della deposizione. Un simile contegno costituirebbe, tanto per il pubblico ministero che per il difensore, nel migliore dei casi illecito disciplinare; nel peggiore potrebbe integrare gli estremi di reati che vanno dal favoreggiamento, al concorso in falsa testimonianza fino all'abuso d'ufficio. La questione dell'ammissibilit deontologica di una preparazione del teste, del consulente, del collaboratore di giustizia si colloca dunque su un piano diverso da quello della predisposizione del contenuto della deposizione, da intendersi comunque vietato salvo - entro certi limiti - che per il caso dell'esame dell'imputato preparato dal difensore. Ci che dunque occorre chiarire se sia ammissibile, ed in che misura, preparare il proprio testimone a rendere un esame diretto esauriente e convincente, ed a reggere al successivo esame incrociato dalla controparte. Con alcune precisazione riteniamo che tale opera di preparazione del teste sia pienamente ammissibile ed anzi costituisca in molti casi un adempimento addirittura necessario. Vediamo dunque in concreto, ed oltre le enunciazioni di carattere generale, cosa pu ritenersi ammissibile e cosa debba considerarsi vietato o comunque sconsigliabile, nella materia in argomento. Il teste dovr in primo luogo essere istruito sulla necessit di attenersi alle domande che gli vengono rivolte, senza divagazioni, iniziative o considerazioni personali; salvi naturalmente i casi in cui le considerazioni stesse siano inscindibili dalla deposizione sui fatti (v. art. 194 comma 3 ultima parte c.p.p.). Data tale premessa bisogner richiedere al teste di limitarsi a rispondere alle domande

in base alle sue conoscenze senza modulare la risposta in base a quello che eventualmente ritenga l'interesse della parte che lo ha chiamato a deporre. Tale consiglio acquista particolare rilevanza con riferimento ai collaboratori di giustizia. Normalmente il personale destino di costoro (in termini di sconti di pena, di benefici penitenziari, di programmi di protezione, etc.) legato agli esiti processuali delle loro dichiarazioni. Questa peculiare condizione fa s che i collaboratori di giustizia siano maggiormente esposti al rischio di non attenersi - spesso involontariamente e con l'intenzione di riferire ci che ritengono sia pi utile all'impianto accusatorio - alle domande che vengono loro rivolte. In altri e pi banali termini: al teste bisogner richiedere di dire solo la sua verit senza preoccuparsi di valutare se, ed in che misura, la risposta possa essere utile o dannosa. Ci vale, inutile dirlo, tanto per l'esame diretto quanto per il controesame. In nessun caso sar ammissibile, tanto per il pubblico ministero quanto per il difensore, richiedere al teste (l'espressione qui adoperata in senso stretto, poich ovviamente tale discorso non vale per l'imputato) di tacere informazioni in suo possesso a fronte di specifiche domande. Sar certamente ammissibile, per altro verso, spiegare al testimone il modo in cui l'escussione si svolger, indicandogliene l'oggetto ed illustrandogli eventualmente come si articoler la sequenza delle domande. Non sar ammissibile al contrario occuparsi delle risposte che si presume - o si desidera - vengano date alle domande suddette. Bisogner poi chiarire al testimone come la sua credibilit presso il giudice dipenda non solo dalla veridicit delle sue dichiarazioni ma anche, in qualche misura, dal suo modo di presentarsi. In termini il pi possibile comprensibili (e senza comunque che siano possibili equivoci sul fatto che in nessun modo si intende influenzare il contenuto della deposizione, ma solo il modo in cui essa verr presentata al giudice) bisogner dunque fornire al teste alcune istruzioni sul modo di presentarsi e di rispondere alle domande. Per esempio dunque potr richiedersi al teste di adoperare, nelle sue risposte, un tono ed un ritmo di voce intermedi, evitando il pi possibile tanto leziosit verbali, quanto espressioni di gergo.

Gli verr segnalata la necessit di non sovrapporre la sua voce a quella dell'esaminatore e, quindi, di attendere la fine della domanda per fornire la risposta. Per quanto riguarda specificamente il controesame occorrer poi che il teste sia sensibilizzato sulla necessit di non entrare in polemica con il controesaminatore, di non cedere ad eventuali provocazioni, di evitare discussioni o risse verbali. Ci sar tanto pi lnportante quanto pi significativo e consistente si prevede che sia l'apporto del dichiarante alla posizione processuale della parte che ne ha chiesto l'esame. Un buon controesaminatore, per ragioni di stile ma anche per ragioni di efficacia, evita di entrare in diretto conflitto con il testimone, anche nei casi di controinterrogatori di impronta marcatamente distruttiva. Una regola analoga vale anche per il buon testimone. Di fronte ad attacchi diretti e violenti, di eventuali insinuazioni o addirittura di fronte ad atteggiamenti offensivi, il teste dovr essere pronto a comportarsi con tranquillit e compostezza. Un testimone che perda la calma di fronte ad eventuali provocazioni pu sminuire la forza delle sue precedenti dichiarazioni. AI contrario il teste che risponda serenamente ad un controinterrogatorio aggressivo o addirittura scomposto, rinforzer la credibilit della sua deposizione, esponendo altres l'interrogante ad una perdita di credibilit personale con conseguente riduzione o elisione delle sue capacit di incidere persuasivamente sul convincimento di chi dovr giudicare. Al teste occorrer poi spiegare come evitare eventuali tranelli, segnalandogli la necessit di richiedere all'esaminatore la riproposizione della domanda ogniqualvolta essa appaia poco chiara e/o sembri celare un significato diverso da quello evidente a prima vista. Sar opportuno, infine, spiegare al teste il funzionamento dell'escussione sotto il profilo del contraddittorio fra le parti, chiarendogli che ogni qualvolta venga formulata una opposizione ad una domanda, egli dovr rispondere solo dopo la eventuale decisione ammissiva del presidente. Il teste va istruito affinch eviti il pi possibile risposte che si prestino ad opposizioni. In particolare andranno evitate risposte che includano opinioni personali, voci correnti nel pubblico, notizie apprese da soggetti di cui non si sia in grado di indicare le generalit. Indipendentemente dal

fatto che tali informazioni saranno comunque inutilizzabili, le opposizioni che potrebbero essere causate da simile risposte spezzeranno il ritmo della deposizione danneggiando cos la chiarezza della narrazione e la concentrazione del teste.

4. In questa prospettiva, e nel quadro generale di una gestione della funzione d'accusa efficace e garantistica al tempo stesso2 , particolare enfasi va data alla necessit che, nel quadro delle singole deposizioni cos come nell'impostazione generale del processo, non vengano taciute debolezze o contraddizioni delle indagini, vere o apparenti che siano. La prima ragione di tale necessit intimamente connessa con la natura del processo e con la funzione del pubblico ministero. E' ovvio infatti che il pubblico ministero (fortunatamente, finora, magistrato appartenente all'ordine giudiziario) non ha il compito o lo scopo di vincere i processi ad ogni costo. A ben vedere in realt, la funzione dell'accusa correttamente intesa, nel nostro ordinamento, non ha nulla a che fare con una dimensione agonistica3 del processo. Non sembra nemmeno corretto parlare, nel caso di sentenza di condanna, di vittoria del pubblico ministero e comunque tale terminologia suscita un naturale moto di disagio. Ci che spetta infatti a tale soggetto istituzionale lo svolgimento, diretto o per delega, di ogni indagine utile per le determinazioni inerenti l'esercizio dell'azione penale, inclusi gli accertamenti eventualmente favorevoli alla persona sottoposta alle indagini (art. 358 c.p.p.). All'esito di tali indagini e dell'eventuale instaurazione del processo, spetta al pubblico ministero di proporre tutto il materiale acquisito che, naturalmente, non sia irrilevante per l'accertamento dei fatti e l'attribuzione o l'esclusione delle responsabilit personali. Nell'ambito di questi due fondamentali segmenti di attivit necessario uno sforzo determinato e professionale per la scoperta di utili dati investigativi e per la corretta trasformazione di tali dati investigativi in prove

Per spunti pi approfonditi sull'argomento si veda G. CAROFIGLIO, La tecnica della requisitoria, in Quest. Giust., 1996, p. 642 e ss. 3 Tipica invece dell'adversary trial dei sistemi anglosassoni. Per un esauriente quadro generale del processo penale nordamericano si veda V. FRANCHIOTTI, Lineamenti del processo penale statunitense, Torino, 1987.

processualmente utilizzabili e convincenti. La ricerca della verit, nelle indagini come nel dibattimento, non pu conoscere scorciatoie e deve essere praticata nel binario delle regole processuali e deontologiche. Fatte tali precisazioni e chiarita la fondamentale ragione per cui, nelle singole deposizioni come nell'intero arco del processo, inaccettabile l'occultamento o anche solo l'omissione di dati contrastanti con l'impianto d'accusa, occorre rilevare che l'esplicita enunciazione di eventuali punti deboli (nella sostanza o solo in apparenza) di tale impianto, riguardata da altro angolo visuale, espressione di intelligenza tattica e di sensibilit strategica. Evidenziare i punti critici del proprio materiale probatorio consente in primo luogo di sottrarre all'avversario processuale la possibilit di farli emergere come e quando ritenga pi utile per la sua posizione ed enfatizzando in chiave polemica il fatto che si era tentato di ometterli o di tenerli nascosti. Un aspetto problematico del complessivo impianto d'accusa o di una singola deposizione che lo stesso pubblico ministero ometta o trascuri di indicare o fare emergere, offre alla difesa uno spunto efficacissimo. Anche e soprattutto sotto il profilo psicologico, una difesa che possa puntare il dito, davanti ai giudici, sul fatto che il pubblico ministero ha cercato di non far emergere (non importa a questo punto se l'omissione sia stata volontaria o frutto solo di negligenza) un dato rilevante per la decisione, conquista un vantaggio importante quando non decisivo. L'accusa viene infatti indebolita e soprattutto psicologicamente screditata agli occhi dei giudici. E' facilmente percepibile quanto ci possa pesare, soprattutto in processi dinanzi ad una corte d'assise composta, oltre che da magistrati professionali, anche da giudici popolari. Tale discorso acquista poi una particolarissima rilevanza nel quadro di processi in cui ci si avvalga del delicatissimo strumento dei collaboratori di giustizia. La scelta strategica di sottoporre all'attenzione dei giudici il quadro completo degli esiti investigativi, e quindi tanto i punti di forza quanto le debolezze, oltre a scongiurare il rischio di cui sopra, impone una riflessione pi consapevole e quindi pi efficace sull'intero quadro probatorio.

Uno degli esiti di una simile riflessione potr essere, naturalmente, la constatazione onesta e lucida della insufficienza o contraddittoriet degli elementi di prova raccolti, con la conseguente formulazione di una richiesta assolutoria. In molti casi peraltro, prendere atto dei punti critici del quadro probatorio emerso dalle indagini consente di superarli, sia attraverso lo svolgimento di eventuali investigazioni integrative, sia attraverso uno sforzo argomentativo mirato in sede di discussione finale.

5. Lo scopo dell'esame diretto quello di fare emergere tutto quello che il teste (o l'imputato in procedimento connesso, o il consulente) pu riferire di utile alla posizione della parte che lo ha chiamato a deporre. Gli scopi del controesame sono invece quelli di distruggere o di indebolire gli elementi di prova forniti dal teste di parte avversa; di minare l'attendibilit personale di tali testi; in talune, circoscritte ipotesi, di acquisire da un teste avverso, elementi di prova favorevoli alla posizione di chi controesamina. Scrive il giudice inglese Michael Hyam: Il fondamento di ogni efficace controesame sta nel legare le vostre domande ai passaggi di una argomentazione, alle scansioni di un ragionamento; ciascuna domanda deve corrispondere ad un separato sviluppo dell'argomentazione. Qualche volta potr rendersi necessario, per ragioni tattiche, mascherare la forma del ragionamento, ma le domande del controesaminatore dovranno essere comunque dettate dal senso di quel

ragionamento4 . Naturalmente ci si impegna in una argomentazione solo quando si ha qualcosa da dire. Allo stesso modo ci si impegna nel controesame solo quando si ha un obiettivo significante sotto il profilo probatorio e se tale obiettivo appare concretamente raggiungibile. In altri termini: si

In Advocacy skills, London, 1991, p. 96. La traduzione di chi scrive. L'originale inglese il seguente: The foundation of all effective cross-examination is to base your questions on the lines of an argument each, question being a discrete step in the argument. Sometimes it is necessary to disguise the form of the argument for tactical reasons, but the question put by the cross-examiner will none the less be dictated by the argument .

controesamina se l'esame diretto ha addotto elementi utili all'impostazione della controparte, e data questa premessa, se possibile attenuare o elidere tali elementi. In mancanza di tali condizioni l'unica scelta strategicamente e tatticamente corretta quella di non procedere al controesame. Nel decidere in ordine all'opportunit di procedere al controesame (e, a maggior ragione, nel corso della sua effettuazione) dunque indispensabile avere piena consapevolezza dell'effetto probatorio che si intende conseguire. Ci che occorre, in sostanza, una idea precisa ed analitica del risultato da conseguire e dei mezzi attraverso i quali conseguirlo. Si tenga presente che un controesame non ispirato ed animato da uno scopo preciso, per conseguire il quale non siano stati adeguatamente pianificati i mezzi, presenta l'altissimo rischio di rinforzare la posizione avversaria gi conseguita con l'esame diretto. Un controesame casuale consente infatti al teste di ripetere e rafforzare la sua deposizione, colmando eventuali vuoti e fornendo ulteriori particolari. Pi si controesamina senza ottenere utili risultati ( ci che, quasi immancabilmente, accade nel controesame casuale) pi si incrementa l'attendibilit del teste avverso e della sua deposizione.

6.

Di fronte ad una deposizione avversa che abbia conseguito un qualche risultato, bisogna

dunque chiedersi se esista la possibilit di segnare qualche punto a proprio favore in sede di controesame. A tale domanda occorre dare una risposta tenendo conto del fatto che vi sono sostanzialmente tre modi di interagire con un teste sfavorevole5 e quindi, in definitiva, tre tipi di obiettivi perseguibili. Il primo modello di interazione con il teste sfavorevole mira a limitare gli effetti negativi dell'esame diretto. In sostanza con questa metodica si tende ad evidenziare che l'esame diretto non ha fornito elementi decisiti o comunque rilevanti per la decisione della causa. Le acquisizioni dell'esame diretto vengono circoscritte (o meglio: l'obiettivo di circoscriverle) ma non cancellate.

V. sul punto K.F. Hegland, Trial and practise skills, St. Paul, Minn., p. 144 e ss.

Il messaggio che con tale modello operativo si rivolge ai giudici il seguente. Il teste ha detto effettivamente qualcosa di non favorevole alla mia posizione, ma si tratta di qualcosa meno importante/meno coerente di quanto potesse apparire all'inizio. La deposizione di questo teste ha un rilievo marginale e non in grado di incidere in modo determinante sulla decisione. questo il metodo che potremmo definire della limitazione dei danni . Il secondo modello di interazione con il teste sfavorevole consiste nella demolizione della testimonianza diretta attraverso l'attacco alla attendibilit del teste. Il messaggio che con tale secondo modello operativo viene rivolto ai giudici il seguente: quello che il teste vi ha raccontato nell'esame diretto potrebbe essere sfavorevole o addirittura molto sfavorevole alla mia posizione se potesse essere creduto. Non dovete/potete credere per a questa storia perch il teste persona inattendibile: o si sbaglia o sta mentendo. questo il metodo che potremmo definire del mirare al teste per colpire la deposizione . Il terzo modello di interazione con il teste sfavorevole consiste nell'attacco al cuore della testimonianza diretta. L'obiettivo quello di dimostrare che la storia raccontata dal teste, o l'opinione espressa dal consulente non vera (non pu essere creduta) perch si tratta di una storia completamente inattendibile o di una opinione scientificamente sbagliata. Si tratta evidentemente dell'obiettivo massimo conseguibile con un controesame. Il messaggio , rivolto ai giudici, praticando utilmente tale opzione, il seguente: quello che il teste vi ha detto nell'esame diretto potrebbe essere sfavorevole o addirittura molto sfavorevole alla mia posizione se fosse credibile. Nessuno per pu credere a questa storia o perch essa del tutto incoerente, o addirittura perch ne stata dimostrata la falsit. questo metodo che potremmo definire del distruggere la storia per cancellare la deposizione. Se uno di questi tre obiettivi perseguibile con prospettive di successo opportuno procedere al controesame.

7.

L'idea chiave di questi appunti di suggerire indirizzi per una grammatica ed una

sintassi di base per la proposizione delle domande nel dibattimento. Occorre ulteriormente precisare per che tale grammatica e tale sintassi hanno un senso nella pratica dibattimentale, ove siano animate da una precisa consapevolezza delle esigenze probatorie. In altri termini cio un corretto ed efficace procedere nell'esame diretto, come nel controesame, dipende dalla capacita di costruire sequenze di domande consapevolmente modulate su precisi obbiettivi probatori. Consequenziale ed altrettanto importante la necessit che i protagonisti degli esami dibattimentali siano pienamente consapevoli delle esigenze della motivazione6 . necessario cio che gli esami dibattimentali (e soprattutto l'esame diretto che pone le fondamenta della costruzione probatoria di un caso) forniscano elementi di conoscenza che siano trasferibili nel corpo della motivazione e che si prestino, in definitiva, a valutazioni oggettive e controllabili. Come stato autorevolmente chiarito infatti, anche una prova estremamente efficace quanto alla conoscenza che produce, pu e deve essere respinta quando il meccanismo dimostrativo non controllabile dall'esterno. Il controllo non pu consistere in un semplice affidamento fideistico alla testitnonianza del giudice 7 (8). ll nostro processo penale, a differenza di quello di impronta anglo-americana imperniato sul verdetto privo di motivazione e reso da una giuria non professionale, ruota attorno alla giustificazione delle decisioni e l'obbiettivizzazione controllabile delle relative ragioni. Il nostro giudice professionale non pu enunciare giudizi di valore, non pu asserire che una fonte di prova credibile solo perch egli le crede8 (9) La credibilit di quanto riferito da un teste (da un imputato in procedimento connesso, da un consulente) pu essere legittimamente affermata o negata solo in base ad elementi che risultino dagli atti e che sia possibile valutare oggettivamente9 . La precisa consapevolezza di tale vincolo 6

Proprio in questa prospettiva ferma opinione di chi scrive che la migliore formazione di un buon pubblico ministero postuli necessariamente un periodo di tirocinio nei ruoli giudicanti. 7 E. FASSONE, La valutazione della prova, in Manuale pratico dell'inchiesta penale, Milano, 1986, p. 115. 8 E. FASSONE, Op. loc. cid.. 9 E' appena il caso di evidenziare che possibile ed anzi necessario far constare negli atti e quindi valorizzare nelle motivazioni, anche componenti non verbali delle deposizioni. Si pensi per esempio alla necessit di dare atto delle pause prolungate, di eventuali abnormit nel tono di voce, di spiegazioni gestuali, di pianto etc. Altro e pi complesso

direttamente discendente dal disposto dell'art. 111 della Costituzione - deve costituire un fondamentale bagaglio culturale ed un indispensabile strumento di lavoro per chiunque voglia operare professionalmente nel processo penale.

GIOVANNI CAROFIGLIO

discorso poi quello relativo al fatto che le decisioni sono spesso influenzate (di rado determinate) anche da intuizioni soggettive delle quali, ovviamente, non c' traccia nelle motivazioni.

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