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10.01.2011 PRESENTAZIONE DEL CORSO Orario di ricevimento docente: luned e marted, h 16.30 18.00, dipartimento di Studi Internazionali.

. Propedeuticit: Storia Contemporanea e Scienza Politica. La distribuzione del potere: costituisce la determinante fondamentale di qualsiasi questione politica ed attualmente in mutamento. Gli USA: si trovano al vertice del potere mondiale per la loro predominanza militare. Essi spendono per la difesa pi di quanto spendono tutti gli altri Stati del mondo messi insieme. Tuttavia gli Stati Uniti attualmente stanno mostrando segni di cedimento: temono di perdere la loro egemonia globale. In futuro la distribuzione del potere non sar pi centrata sull'Occidente (come stata negli ultimi 300 anni). L'UE: frutto della paura della marginalizzazione dell'Europa. paradossalmente stata salvata dal bipolarismo: s vero che la Guerra Fredda ha segnato la fine della centralit europea, ma, durante tale scontro, il Vecchio continente costituiva il terreno di scontro di maggior rilevanza. Oggi invece l'Europa ha perso anche quest'ultimo residuo di centralit. Lo spazio: negli ultimi 20 anni le aree regionali sono profondamente mutate: 1. creazione dell'area caucasica e centroasiatica; 2. ingrandimento del Medioriente; 3. creazione dell'UE; 4. spostamento d'importanza delle regioni (+ Asia centro-orientale, - Europa). Le dinamiche regionali: fino a qualche anno fa le dinamiche globali contenevano quelle regionali (es: paura di una III Guerra Mondiale). Tuttavia oggi sta crescendo la rilevanza delle aree regionali: sono sempre pi probabili guerre regionali, mentre lo sono sempre meno i conflitti globali. L'elemento culturale: nel secolo scorso lo scontro era solo tra due ideologie occidentali (comunismo vs democrazie liberali). Oggi invece tutti gli attori in campo hanno una forza tale per cui possono far sentire l'influenza delle loro culture. La crisi delle istituzioni internazionali: attualmente le istituzioni internazionali stanno attraversando una profonda crisi. Es: ONU, istituzioni economiche, G8, UE, NATO (che ha scelto l'Afghanistan come banco di prova per la propria sopravvivenza).

10/11.02.2011

IL SISTEMA POLITICO INTERNAZIONALE


CARATTERISTICHE GENERALI Il principio organizzativo: in che cosa si distingue il principio organizzativo internazionale? Forma e competizione: nessun sistema politico privo di conflitti. Quale forma assume il conflitto nella politica internazionale? I soggetti fondamentali: quali sono?

IL PRINCIPIO ORGANIZZATIVO La divisione principale tra: anarchia: nel linguaggio comune s'intende la mancanza di governo ed il caos. Nel linguaggio politico invece bisogna distinguere i due aspetti: il fatto che non vi sia un governo non significa necessariamente che vi sia disordine. Il caos significa potersi aspettare qualunque cosa, ma questo non accade nella politica internazionale, ambito nel quale invece possibile fare previsioni ed avere aspettative (es: gli USA rimarranno per i prossimi 30 anni la potenza predominante). Inoltre esiste il diritto internazionale, mentre il caos non conosce diritto. Per anarchia s'intende mancanza di governo, ma ci possono essere anarchie pi o meno ordinate. Governo: garantisce: 1. che nessuno, oltre lo Stato, possa esercitare la forza e la coercizione; 2. l'interpretazione autentica delle promesse: in caso di controversia ci si rivolge allo Stato; 3. le aspettative.

La politica internazionale anarchica: le manca l'equivalente dello Stato webriano (un'entit che monopolizza l'uso della forza legittima). Nemmeno l'ONU svolge tale funzione. Vi sono invece vari attori che competono, sfruttando varie risorse, tra cui anche l'uso della forza.

COSA COMPORTA L'ANARCHIA? 1. La condanna all'autodifesa: la mancanza di un Governo un incentivo irresistibile al riarmo. Chiunque abbia qualcosa da difendere (e tutti abbiamo almeno la vita da difendere), in mancanza di un'agenzia che garantisca la sicurezza, si armer. Es: ci esattamente quello che successo quando lo Stato iracheno collassato e lo stesso si pu dire per la Jugoslavia. L'anarchia, che si verifica in casi particolari nella politica nazionale (es: guerra civile), la norma nel contesto internazionale. Ci non significa che tutti gli attori internazionali siano interessati a mantenere e difendere quello che hanno: nell'arena internazionale ci sono sempre attori soddisfatti ed altri che invece cercano di ottenere di pi, anche con la forza. Condanna all'autodifesa non significa che si debba necessariamente difendersi da s: l'anarchia infatti un fortissimo incentivo alle alleanze. Tale incentivo tanto maggiore quanto minore la

forza del Paese (es: l'amministrazione Bush opt per "sganciarsi" dal contesto internazionale di alleanza. Invece la costruzione di alleanze una costante della politica estera italiana, dapprima con la Germania, poi con la NATO. L'Italia infatti in Afghanistan oggi solo per la forte alleanza che, negli ultimi 20 anni, l'ha legata agli USA). 2. L'incertezza permanente sulle decisioni altrui: in un contesto nel quale non esiste un'agenzia superiore che garantisca, naturale che ogni Stato diffidi delle intenzioni altrui. Perci nella politica internazionale asssumono tanta importanza le percezioni. Quando si fa politica estera bisogna dunque prestare molta attenzione non solo a ci che si far, ma anche a come l'atto verr percepito. Es: al momento dell'allargamento della NATO era fondamentale che la Russia non percepisse ci come una politica aggressiva. Non a caso, ogni volta che si proceduto ad un'allargamento, gli USA hanno anche offerto una contropartita alla Russia, per rassicurarla. Oppure basti pensare al timore degli europei che l'URSS nutrisse intenzioni aggressive. Tale paura era fondata, alla luce del colpo di Stato di Praga. Tuttavia anche i russi nutrivano paure. Israele Iran: Israele teme che l'Iran, quando avr le risorse necessarie, l'attaccher. Viceversa l'Iran ha paura che Israele, nelle sue attuali condizioni, possa nutrire ambizioni aggressive. Israele Palestina: non si giunge ad un accordo, poich entrambi temono che le concessioni fatte oggi possano finire un domani nelle mani di Capi di Stato aggressivi. 3. Rischio di innescare competizioni initenzionali: quando un soggetto A teme l'attacco da parte di B, accumuler risorse per la difesa (armi ed alleati). Allora il soggetto B (che non aveva intenzioni aggressive) accumuler a sua volta risorse. Allora A avr la conferma che B nutriva davvero ambizioni aggressive e cos via. Es: Guerra Fredda; la proliferazione nucleare in Pakistan ed India La proliferazione nucleare: le 2 guerre contro Saddam sono state un grandissimo incentivo al riarmo nucleare, perch costituiscono la dimostrazione che le armi convenzionali contro gli USA non servono. Non a caso ora la Corea del Nord si sta riarmando, nel tentativo di evitare la stessa sorte dell'Iraq. 4. La cooperazione garantita da organizzazioni ed agenzie internazionali: ostacoli alla cooperazione internazionale: il rischio dell'inganno: nella met dei casi le alleanze vengono tradite nel momento critico (oppure applicate al minimo) nella valutazione delle alleanze, non conta tanto ci che si ottiene da questa in termioni assoluti, ma in termini relativi rispetto agli altri memebri dell'alleanza. Ci perch, se questi ottenessero molto di pi da tale alleanza, in futuro si sar ad essi sottoposti.

FORMA E COMPETIZIONE La guerra: forma di competizione specifica del contesto internazionale. Ci non significa che essa sia onnipresente, che sia la norma. E non vuol dire nemmeno che non esistano altre forme di

competizione internazionale: il successo economico; strumenti culturali: il cosiddetto "soft-power" (contrapposto all'"hard-power", il potere militare). Gli USA sono convinti di possedere il soft-power pi potente al mondo. Es: il conflitto ideologico del '900 si gioca su questo: l'Internazionale Comunista esercitava un un enorme soft-power (capacit di attrazione). La politica internazionale vive costantemente all'ombra della possibilit della guerra, che esplode periodicamente. Tutti i calcoli politici strategici devono tenere conto della possibilit che scoppi una guerra. Le funzioni della guerra: guerra combattuta: 1. funzione di supplenza del ruolo sanzionatorio, che nei sistemi politici nazionali svolge il Governo.Tale funzione riconosciuta dall'ONU. Es: nel 1991 l'ONU dichiar guerra all'Iraq di Saddam Hussein, poich questo aveva invaso il Kuwait ---> FUNZIONE CONSERVATRICE 2. La guerra pu essere utilizzata al fine di ottenere dei mutamenti dello status quo. Questi cambiamenti possono essere incrementali (di piccola entit, non tali da mettere in discussione il sistema) o rivoluzionari (mutamenti di grande portata, che mirano a rovesciare il sistema nel suo complesso). Es: guerre rivoluzionarie sono state: - le Guerre Napoleoniche; - I Guerra Mondiale; - II Guerra Mondiale; - Guerra Fredda. Esse: hanno coinvolto moltissime potenze; sono state combattute con ogni mezzo disponibile; sono state seguite da grandi trattati di pace, che di fatto agiscono nel contesto internazionale in modo simile a quello in agiscono le Costituzioni negli ordinamenti interni; possono essere considerate l'equivalente internazionale delle rivoluzioni all'interno dei singoli Stati. * Guerra possibilit: influenza: 1. le relazioni competitive tra potenziali nemici: si pu minacciare di innalzare il livello della competizione, ricorrendo alla guerra. Es: ultimatum. 2. Le relazioni tra amici: alcuni pensano che la guerra non sia pi utile nelle relazioni tra USA, Europa e Giappone (es: non si possono risolvere i problemi tra USA e Giappone con la guerra).Tuttavia ci vero solo in parte, perch chi ha maggiori risorse militari pu offrire la propria protezione agli altri e ci rilevante nel campo internazionale. (Es: l'Europa non pu intrattenere rapporti tesi con gli USA, perch dipende dalla loro protezione). Cos il Paese con le maggiori risorse militari ha una carta fortissima da giocare durante i negoziati. 10/11.02.2011

IL SISTEMA POLITICO INTERNAZIONALE


CARATTERISTICHE GENERALI Il principio organizzativo: in che cosa si distingue il principio organizzativo internazionale? Forma e competizione: nessun sistema politico privo di conflitti. Quale forma assume il conflitto nella politica internazionale? I soggetti fondamentali: quali sono?

IL PRINCIPIO ORGANIZZATIVO La divisione principale tra: anarchia: nel linguaggio comune s'intende la mancanza di governo ed il caos. Nel linguaggio politico invece bisogna distinguere i due aspetti: il fatto che non vi sia un governo non significa necessariamente che vi sia disordine. Il caos significa potersi aspettare qualunque cosa, ma questo non accade nella politica internazionale, ambito nel quale invece possibile fare previsioni ed avere aspettative (es: gli USA rimarranno per i prossimi 30 anni la potenza predominante). Inoltre esiste il diritto internazionale, mentre il caos non conosce diritto. Per anarchia s'intende mancanza di governo, ma ci possono essere anarchie pi o meno ordinate. Governo: garantisce: 1. che nessuno, oltre lo Stato, possa esercitare la forza e la coercizione; 2. l'interpretazione autentica delle promesse: in caso di controversia ci si rivolge allo Stato; 3. le aspettative.

La politica internazionale anarchica: le manca l'equivalente dello Stato webriano (un'entit che monopolizza l'uso della forza legittima). Nemmeno l'ONU svolge tale funzione. Vi sono invece vari attori che competono, sfruttando varie risorse, tra cui anche l'uso della forza.

COSA COMPORTA L'ANARCHIA? 1. La condanna all'autodifesa: la mancanza di un Governo un incentivo irresistibile al riarmo. Chiunque abbia qualcosa da difendere (e tutti abbiamo almeno la vita da difendere), in mancanza di un'agenzia che garantisca la sicurezza, si armer. Es: ci esattamente quello che successo quando lo Stato iracheno collassato e lo stesso si pu dire per la Jugoslavia. L'anarchia, che si verifica in casi particolari nella politica nazionale (es: guerra civile), la norma nel contesto internazionale. Ci non significa che tutti gli attori internazionali siano interessati a mantenere e difendere quello che hanno: nell'arena internazionale ci sono sempre attori soddisfatti ed altri che invece cercano di ottenere di pi, anche con la forza. Condanna all'autodifesa non significa che si debba necessariamente difendersi da s: l'anarchia infatti un fortissimo incentivo alle alleanze. Tale incentivo tanto maggiore quanto minore la forza del Paese (es: l'amministrazione Bush opt per "sganciarsi" dal contesto internazionale di alleanza. Invece la costruzione di alleanze una costante della politica estera italiana, dapprima con

la Germania, poi con la NATO. L'Italia infatti in Afghanistan oggi solo per la forte alleanza che, negli ultimi 20 anni, l'ha legata agli USA). 2. L'incertezza permanente sulle decisioni altrui: in un contesto nel quale non esiste un'agenzia superiore che garantisca, naturale che ogni Stato diffidi delle intenzioni altrui. Perci nella politica internazionale asssumono tanta importanza le percezioni. Quando si fa politica estera bisogna dunque prestare molta attenzione non solo a ci che si far, ma anche a come l'atto verr percepito. Es: al momento dell'allargamento della NATO era fondamentale che la Russia non percepisse ci come una politica aggressiva. Non a caso, ogni volta che si proceduto ad un'allargamento, gli USA hanno anche offerto una contropartita alla Russia, per rassicurarla. Oppure basti pensare al timore degli europei che l'URSS nutrisse intenzioni aggressive. Tale paura era fondata, alla luce del colpo di Stato di Praga. Tuttavia anche i russi nutrivano paure. Israele Iran: Israele teme che l'Iran, quando avr le risorse necessarie, l'attaccher. Viceversa l'Iran ha paura che Israele, nelle sue attuali condizioni, possa nutrire ambizioni aggressive. Israele Palestina: non si giunge ad un accordo, poich entrambi temono che le concessioni fatte oggi possano finire un domani nelle mani di Capi di Stato aggressivi. 3. Rischio di innescare competizioni initenzionali: quando un soggetto A teme l'attacco da parte di B, accumuler risorse per la difesa (armi ed alleati). Allora il soggetto B (che non aveva intenzioni aggressive) accumuler a sua volta risorse. Allora A avr la conferma che B nutriva davvero ambizioni aggressive e cos via. Es: Guerra Fredda; la proliferazione nucleare in Pakistan ed India La proliferazione nucleare: le 2 guerre contro Saddam sono state un grandissimo incentivo al riarmo nucleare, perch costituiscono la dimostrazione che le armi convenzionali contro gli USA non servono. Non a caso ora la Corea del Nord si sta riarmando, nel tentativo di evitare la stessa sorte dell'Iraq. 4. La cooperazione garantita da organizzazioni ed agenzie internazionali: ostacoli alla cooperazione internazionale: il rischio dell'inganno: nella met dei casi le alleanze vengono tradite nel momento critico (oppure applicate al minimo) nella valutazione delle alleanze, non conta tanto ci che si ottiene da questa in termioni assoluti, ma in termini relativi rispetto agli altri memebri dell'alleanza. Ci perch, se questi ottenessero molto di pi da tale alleanza, in futuro si sar ad essi sottoposti.

FORMA E COMPETIZIONE La guerra: forma di competizione specifica del contesto internazionale. Ci non significa che essa sia onnipresente, che sia la norma. E non vuol dire nemmeno che non esistano altre forme di competizione internazionale: il successo economico;

strumenti culturali: il cosiddetto "soft-power" (contrapposto all'"hard-power", il potere militare). Gli USA sono convinti di possedere il soft-power pi potente al mondo. Es: il conflitto ideologico del '900 si gioca su questo: l'Internazionale Comunista esercitava un un enorme soft-power (capacit di attrazione). La politica internazionale vive costantemente all'ombra della possibilit della guerra, che esplode periodicamente. Tutti i calcoli politici strategici devono tenere conto della possibilit che scoppi una guerra. Le funzioni della guerra: guerra combattuta: 1. funzione di supplenza del ruolo sanzionatorio, che nei sistemi politici nazionali svolge il Governo.Tale funzione riconosciuta dall'ONU. Es: nel 1991 l'ONU dichiar guerra all'Iraq di Saddam Hussein, poich questo aveva invaso il Kuwait ---> FUNZIONE CONSERVATRICE 2. La guerra pu essere utilizzata al fine di ottenere dei mutamenti dello status quo. Questi cambiamenti possono essere incrementali (di piccola entit, non tali da mettere in discussione il sistema) o rivoluzionari (mutamenti di grande portata, che mirano a rovesciare il sistema nel suo complesso). Es: guerre rivoluzionarie sono state: - le Guerre Napoleoniche; - I Guerra Mondiale; - II Guerra Mondiale; - Guerra Fredda. Esse: hanno coinvolto moltissime potenze; sono state combattute con ogni mezzo disponibile; sono state seguite da grandi trattati di pace, che di fatto agiscono nel contesto internazionale in modo simile a quello in agiscono le Costituzioni negli ordinamenti interni; possono essere considerate l'equivalente internazionale delle rivoluzioni all'interno dei singoli Stati. * Guerra possibilit: influenza: 1. le relazioni competitive tra potenziali nemici: si pu minacciare di innalzare il livello della competizione, ricorrendo alla guerra. Es: ultimatum. 2. Le relazioni tra amici: alcuni pensano che la guerra non sia pi utile nelle relazioni tra USA, Europa e Giappone (es: non si possono risolvere i problemi tra USA e Giappone con la guerra).Tuttavia ci vero solo in parte, perch chi ha maggiori risorse militari pu offrire la propria protezione agli altri e ci rilevante nel campo internazionale. (Es: l'Europa non pu intrattenere rapporti tesi con gli USA, perch dipende dalla loro protezione). Cos il Paese con le maggiori risorse militari ha una carta fortissima da giocare durante i negoziati. 12.01.2011 I SOGGETTI INTERNAZIONALI 1. Organizzazioni Non Governative;

organizzazioni intergovernative; soggetti economici; soggetti finanziari; Stati: la retorica della globalizzazione ha presentato l'ultimo secolo come il periodo di erosione dello Stato. Niente di pi falso: negli ultimi 100 anni la forma Stato si universalizzata, il '900 il secolo dello Stato. La decolonizzazione stata una "corsa allo Stato": i vari popoli hanno riconosciuto che la loro indipendenza poteva essere garantita solo dalla statualit, ovvero che per essere internazionalmente riconosciuti (quindi avere accesso ad alcuni diritti) occorre un'entit statale. Es: l'importanza dello Stato ben dimostrata dai casi di: la nazione palestinese: i palestinesi non si accontentano di restare entit statale palestinese, ma vogliono ottenere un proprio Stato perch in tal modo una violazione del loro territorio sarebbe una violazione del diritto internazionale. Kosovo; Montenegro; Ossezia. Dietro la volont delle organizzazioni internazionali, ci sono gli Stati pi importanti Le due dimensioni fondamentali delle relazioni internazionali sono pace e guerra e lo Stato le domina entrambe: solo lo Stato ha il potere di fare la guerra, gli altri soggetti possono solo impiegare la violenza, ma la guerra in senso proprio violenza impiegata dagli Stati contro altri Stati.

2. 3. 4. 5.

IL CONTESTO NB: quanto affermato finora vale solo per gli ultimi 4 secoli. Spesso si d per scontato che internazionale e globale siano sinonimi, ma non cos. La politica internazionale come politica interstatale e globale un fatto peculiare del nostro tempo, del tutto eccezionale e storicamente reversibile. Si tratta di un prodotto recentissimo, soprattutto fuori dall'Europa. Questo spiega in parte l'instabilit politica del nostro tempo. Non detto che la politica interstatale e globale duri anche in futuro. La politica internazionale come politica interstatale: si forma tra '500 e '600. Per convenzione la data della nascita dell'attuale sistema interstatale il 1648 (Pace di Westfalia, che chiuse la Guerra dei 30 anni e sanc la fine delle guerre religiose). Tale sistema viene perci comunemente chiamato "sistema westfaliano". Caratteristiche della Guerra dei 30 anni: 1. vede la sconfitta definitiva dei progetti imperiali della riunificazione del continente europeo; 2. vede l'intera Europa unita in un'unico conflitto; 3. Nel '600 si consolida l'impatto occidentale sul resto del mondo. La scuola britannica: gli studiosi britannici hanno ricercato nella storia dell'uomo un modello di convivenza internazionale simile a quello attuale. Il risultato stato che tale sistema internazionale non ha praticamente precedenti storici, ma del tutto eccezionale. L'unico sistema che per certi versi ricorda quello westfaliano il sistema greco classico (il sistema delle polis).

Motivi per cui il sistema Westfaliano eccezionale: 1. anarchico: ad esempio nel sistema medievale era preponderante il sistema dell'investitura (se io ho del potere, perch un'autorit me lo ha concesso). L'anarchia internazionale una eccezione storica: essa stata rimessa in discussione per tutto il '900 (basti pensare all'ONU o all'UE). 2. Tutti i soggetti internazionali, da punto di vista istituzionale, sono Stati. Ci del tutto peculiare: in passato convivevano istituzioni completamente diverse (es: impero e polis). L'aver trasformato la convivenza internazionale in convivenza interstatale ha semplificato moltissimo le relazioni internazionali. Ci comporta che il principio di sovranit viene interpretato in modo diverso: nell'Impero l'imperatore imperatore di tutto; se esiste qualcosa al di fuori dell'Impero si tratta di barbari senza diritti. Invece, con l'affermarsi della convivenza interstatale, tale principio viene interpretato come reiproco: "io sono sovrano nel mio Stato, tu nel tuo". La convivenza internazionale richiede che, se viene riconosciuta la sovranit di uno Stato, deve essere riconosciuta anche quella dell'altro, almeno formalmente. 3. Lo spazio politico internazionale: oggi inteso come alternanza di spazi continui (gli Stati) e cesure (i confini). In tutti gli altri modelli di convvenza internazionale non si mai verificata una cosa simile (es: l'Impero non ha confini, in continua espansione. Il suo potere degrada poco a poco: non esiste un confine netto, ma anzi esistono territori in cui non chiaro chi governa chi.) Inoltre l'Impero si rappresenta come uno spazio pieno (l'ordine) contro uno spazio vuoto (il caos). Ci comporta mancanza di reciprocit: chi si trova nell'Impero ha diritto di recarsi nello spazio vuoto, ma nessuno pu introdursi nell'Impero senza permesso. Nel modello statuale invece il territorio al di fuori del proprio Stato non inteso come uno spazio vuoto, ma come un'altra giurisdizione. 4. La distinzione tra politica interna e politica internazionale: tipica del nostro tempo, non ha senso per altri contesti storici. Infatti solo quando esiste un confine si pu distinguere ci che avviene all'interno da ci che accade fuori.

17.01.2011

CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE
La politica internazionale attuale: ha 2 caratteristiche:

1. corrisponde al modello westfaliano: la politica internazionale anarchica, dunque la guerra sempre possibile; la politica internazionale dominata dagli Stati; 2. ha un carattere globale: ci si apetta che i meccanismi della politica internazionale siano ovunque simili. Tale modello di politica internazionale un'eccezione storica ed recente (si affermato nell'ultimo secolo: non c'erano soggetti statali in Africa ed Asia prima). Si tratta inoltre di un modello irripetibile, in quanto storicamente determinato: prima o poi verr meno. Uno dei quesiti fondamentali che la politica internazionale si pone se tale modello sia gi in crisi. Le relazioni internazionali: c' un'ambiguit terminologica: si possono essere sia l'oggetto della disciplina, sia la disciplina stessa.

DISTORSIONI METODOLOGICHE DELLA TEORIA MODERNA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI


1. Il contesto storico: La disciplina "relazioni internazionali" nasce nel 1919, ma una riflessione sulla politica internazionale esisteva anche prima (es: la "Guerra del Peloponneso" di Tucidide fornisce un'interpretazione della storia greca dal punto di vista della politica internazionale, non limitandosi a descrivere la sola Guerra del Peloponneso, ma fornendo anche una panoramica delle relazioni internazionali precedenti in Grecia). Machiavelli nell'Europa del Rinascimento.) La riflessione politica internazionale attuale tratta della politica internazionale come se non potesse essere diversa da come stata negli ultimi 400 anni; mentre invece assai probabile che essa cambi, anzi vi sono gi segnali di mutamento.

2. Gran parte della teoria delle relazioni internazionali si sviluppata dal 1945: il mondo a quel tempo era bipolare, ci si trovava in un contesto completamente diverso da qualsiasi cosa ci fosse stata prima (le grandi potenze erano sempre state almeno 5-6). La situazione attuale ancor pi singolare, essendo oggi il sistema internazionale unipolare. Dunque: LA TEORIA CONTEMPORANEA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI NON SOLTANTO SI OCCUPA DI UN MODELLO STORICAMENTE DETERMINATO, MA, ALL'INTERNO DI QUESTO MODELLO, TRATTA PRINCIPALMENTE DI ECCEZIONI STORICHE (il bipolarismo prima e l'unipolarismo poi). NB: bisogna prestare attenzione a non prendere per normale ci che in realt storicamente eccezionale.

3. Il centro d'irradiazione delle teorie prevalenti delle relazioni internazionali dal 45 in poi sono gli USA: esse provengono dalle universit statunitensi. Ci non significa che tutte le dottrine arrivano dagli USA, ma che quelle straniere sono tutte sviluppate su imitazione di quelle americane. Esistono tuttavia delle scuole di pensiero che si sono volutamente tenute ai margini rispetto a quella anglo-americana. la scuola inglese; la scuola francese; la scuola tedesca. Negli ultimi anni si assistito ad una progressiva convergenza degli studi verso la teoria americana: Aron (studioso americano) sostenne esattamente questo.

Conseguenze dell'americanocentrismo della teoria delle relazioni internazionali: la riflessione ha sempre messo al centro le questioni rilevanti per gli USA: studiandola si vede in controluce una storia delle paure americane. Es: Guerra Fredda, declino americano. Sono state trascurate le questioni che non interessano gli Usa. Es: l'evento pi importante del '900 stato senza dubbio la fine dell'Europocentrismo. Tuttavia ci si occupato pochissimo di tale avvenimento. Qualunque attore guarda la realt dal proprio punto di vista: impossibile non farlo e non c' niente di male. Tuttavia il fatto che a farlo siano proprio gli USA ha delle implicazioni: significa guardare le relazioni internazionali dal vertice della gerarchia del potere. Anche in passato larga parte delle riflessioni sulla politica sono state prodotte dai porteri forti; ma gli USA non sono soltanto una potenza eccezionalmente forte, ma anche eccezionalmente isolata (come anche era stato lo UK). Cos gli essi possono decidere se e quanto impegnarsi nella politica internazionale. GLI USA SONO UNA POTENZA ECCEZIONALMENTE FORTE ED ECCEZIONALMENTE LIBERA. Es: - basti pensare al dibattito sull'isolazionismo: pochissimi paesi hanno potuto permettersi di decidere se impegnarsi o meno nella politica internazionale, non hanno potuto farlo i Paesi continentali (Germania, Russia, Francia); - in virt di questo gli USA si sono potuti permettere di combattere 2 Guerre Mondiali senza mettere in gioco il loro territorio; - ci spiega anche il modo in cui gli USA hanno vissuto l'11 settembre; - nel linguaggio americano ricorre l'espressione "santuarizzazione del territorio americano", ad indicare la sua completa invulnerabilit; - inoltre nei documenti americani compare in continuazione l'espressione "oltremare": il resto del mondo oltremare. 17/01/2011

EXCURSUS STORICO DEI VARI APPROCCI ALLE RELAZIONI INTERNAZIONALI (ANALISI DIACRONICA)
NB: la seguente partizione arbitrale.

L'analisi diacronica: l'ordine in cui i vari approcci sono elencati quello in cui essi si sono sviluppati. Tutti i principali approcci alle relazioni internazionali si sono sviluppati in modo reattivo, per cercare di razionalizzare la serie di shock storici che hanno costellato il '900. COSA DETERMINA IL SUCCESSO DI UN APPROCCIO IN UNA CERTA EPOCA STORICA? Se un approccio affronta i problemi fondamentali, i grandi traumi di quell'epoca avr successo, altrimenti no. Per ogni approccio saranno analizzati 4 aspetti: 1. da che cesura storica generato? 2. Che problemi affronta? 3. Che soluzioni offre a tali problemi? 4. Quale immagine della storia offre?

L'IDEALISMO
La prima cattedra di Relazioni Internazionali venne assegnata nello UK nel 1919 ad un idealista. NB: l'idealismo presuppone l'idea di poter cambiare i caratteri fondamentali della politica internazionale (l'anarchia e la possibilit della guerra), ha un carattere rivoluzionario.

DA CHE TRAUMA STORICO E' GENERATO? L'idealismo si sviluppato in seguito alla I Guerra Mondiale. Questa costituisce una cesura storica anche dal punto di vista delle relazioni internazionali: essa la dimostrazione che il sistema diplomatico dell' '800 e del primo '900 ha fallito, in quanto rimette in discussione la legittimit di: 1. la guerra come strumento razionale della politica: nell' '800 si riteneva che la guerra fosse controllabile dalla ragione di Stato; la I Guerra Mondiale invece non risponde minimamente a tale descrizione: in essa non c' traccia di razionalit; 2. la diplomazia segreta. Il manifesto dell'idealismo sono i "14 Punti" di Wilson. Esso nasce dopo 5 anni di guerra senza senso, come un progetto di riforma radicale della societ internazionale. Esso la filosofia politica della Societ delle Nazioni, del Patto Briand Kellogg ed in generale di tutta l'ondata pacifista diffusasi dopo la fine della guerra e che avrebbe influenzato la politica delle principali potenze nel Dopoguerra (es: l'appeasement britannico).

CHE PROBLEMA AFFRONTA? L'idealismo si pone il problema di cancellare la guerra dal novero delle possibilit degli Stati. Si tratta di una modifica strutturale della societ internazionale. La pubblicazione dei trattati segreti: pubblicazione dei documenti con i quali le grandi potenze

erano scese in guerra da parte dell'URSS, si tratta dei trattati di spartizione. Si tratta di un atto di delegittimazione, di denuncia della diplomazia segreta. I vari Stati si erano infatti rivolti alle opinioni pubbliche con una propaganda retoricheggiante, ora invece vengono svelate le vere motivazioni che hanno spinto al conflitto.

LE SOLUZIONI Sono tutt'ora presenti nel dibattito teorico. La guerra nella prospettiva idealista non pi uno strumento dell politica internazionale, ma una sua malattia. Come si elimina una malattia? Prendendola alla radice. Allo stesso modo bisogna sradicare la guerra dalla societ internazionale. Ci sono 4 modi per operare sulla malattia-guerra: 1. l'interdipendenza economica: si considera causa ultima della guerra la politica in s, la politica stessa che ha in s una vocazione per l'odio. Qui nasce una polarit, che poi si spande su tutti i temi, e l'idea che per risolvere il problema bisogna creare interdipendenza economica. Quest'ultimo come soluzione alla guerra gi presente nel '700 e nel libro del "Conquista ed usurpazione" di Costant, pubblicato nel 1814 (fine guerre napoleoniche). In esso si trovano tutte le coppie opposizionali di cui si parla ancora oggi ed anche l'idea che l'interdipendenza economica renda la guerra un cattivo affare (se, attraverso uno scambio economico, un Paese investe in un altro Stato, il primo non ha pi interesse a fare la guerra al secondo, poich pregiudicherebbe i propri affari.) Bisogna dunque stringere tutti le Nazioni in una rete economica, in modo da rendere la guerra anacronistica (una cosa del passato). ATTRAVERSO IL MERCATO GLI STATI POSSONO OTTENERE CIO' CHE VOGLIONO NON CONQUISTANDOLO, MA SCAMBIANDOLO.

2. Il Governo mondiale: la causa della guerra non la politica in s, poich se cos fosse ogni qualvolta ci sia politica dovrebbe esserci anche la guerra. Tuttavia le cose non stanno in questo modo, in quanto la guerra c' solo nella politica internazionale e non in quella interna dei singoli Stati. Dunque la causa della guerra non la politica in generale, ma la politica internazionale: c' guerra perch non c' governo, perch la politica internazionale anarchica. Allora la soluzione diventa la creazione di un Governo mondiale. Bobbio sostiene che il progetto del governo mondiale la trasposizione della soluzione che porta al patto civile (piano interno) sul piano internazionale. Questo il ragionamento che sottosta alle varie istituzioni internazionali.

3. La sicurezza collettiva: la guerra causata dal fatto che la sicurezza sempre stata concepita come sicurezza nazionale, come un gioco a somma zero (aumentando la sicurezza di uno Stato, diminuisce quella di un altro). La soluzione il passaggio dalla nozione di sicurezza nazionale a quella di sicurezza collettiva (ragionamento alla base delle UN). Dunque la sicurezza non pi intesa come un gioco a somma zero, ma la sicurezza di uno diventa parte di quella di tutti ---> SICUREZZA COLLETTIVA. Da qui l'espressione delle UN "l'attacco a uno l'attacco a tutti": bisogna far s che tutti siano interessati alla sicurezza degli altri. La sicurezza collettiva presuppone che non si possa legittimamente ricorrere all'uso della forza:

l'aggressione a chiunque un problema di tutti. L'uso della forza rimane lecito solo in quanto sanzione collettiva (es: la Guerra del Golfo del 1991). LA GUERRA NON E' PIU' LO STRUMENTO DELLA DIFESA NAZIONALE, MA DIVENTA IL MEZZO DELLA DIFESA DELLA SICUREZZA COLLETTIVA. Nell'attesa di arrivare ad un sistema di sicurezza collettiva globale, si sono sviluppati e si stanno sviluppando sistemi regionali. Le alleanze: sono anti-qualcosa, hanno bisogno di un nemico per esistere. Esse non hanno carattere globale, inclusivo, ma, al contrario, di contrapposizione. Il sistema di sicurezza collettivo perfetto comprende il mondo intero, cosa impossibile per un'alleanza. Es: la NATO non un sistema di sicurezza collettivo, poich un'alleanza anti-sovietica, quindi non arriver mai a comprendere la Russia. Non a caso dopo la disgregazione dell'URSS l'Alleanza Atlantica produrr in continuazione sempre nuovi nemici. Tuttavia alcuni alleati hanno incominciato a vedere la NATO come un sistema di sicurezza colletiva, in primis l'Italia. Frattini ha infatti prospettato alla Russia la possibilit di entrare in futuro nell'Alleanza Atlantica. Ci ha per provocato un conflitto all'interno della NATO, perch altri Paesi (come Polonia e Repubblica Ceca) sono entrati nella NATO non perch necessitavano di un sistema di sicurezza collettiva, ma perch volevano un'alleanza antisovietica.

4. La democratizzazione di tutti gli Stati: la causa della guerra nella natura stessa dei soggetti che prendono parte alla politica internazionale. Se quest'ultima fosse un gioco competitivo tra Stati virtuosi, la guerra non ci sarebbe: sono i giocatori stessi portatori di guerra. La soluzione per debellicizzare la politica internazionale trasformare tutti i Paesi in Stati democratici ---> TEORIA DELLA PARTE DEMOCRATICA (le democrazie non sono in assoluto pi pacifiche degli altri Stati, ma non si fanno la guerra tra di loro. Dunque se tutti i Paesi fossero democratici non ci sarebbe pi la guerra). Quest'idea stata fortissima nel Dopoguerra, stata la bandiera dell'amministrazione Bush e della Nato in Kossovo. E' l'interpretazione prevalente oggi.

18.01.2011

IL REALISMO
Il discorso realista si fonda sulla continuit ed immutabilit della politica internazionale: non ci si illude del cambiamento, poich il male fondametalmente inestirpabile. Si cercano le radici di tale immutabilit alla base del sistema. Caratteristiche: 1. la centralit della dimensione politico militare: il realismo mette al centro delle relazioni internazionali non la dimensione economica (come l'idealismo), ma quella politico-militare. I realisti distinguono tra: low polities: economia, commercio internazionale; high polities: rapporti politico-militari. E' la dimensione principale. 2. La rivalutazione del concetto di sicurezza nazionale: il realismo liquida l'idea della

sicurezza collettiva e rivaluta il concetto di sicurezza nazionale. I realisti hanno una tendenza esagerata a concepire la sicurezza collettiva come un gioco a somma zero. 3. Il ruolo centrale della guerra: viene recuperato. La guerra viene intesa da una parte come possibilit centrale, che cambia completamente il tipo di rapporto che gli attori hanno tra loro, come elemento ineliminabile del sistema. Dall'altra essa torna ad essere ci che era stata prima dell'idealismo: uno strumento della politica. Kenneth Waltz: uno dei maggiori autori realisti.

DA CHE TRAUMA STORICO E' GENERATO? Il realismo nasce in polemica con l'idealismo, in seguito al fallimento di quest'ultimo (fallimento della Societ delle Nazioni, fallimento dell'appeasement). I traumi storici che l'hanno generato sono stati: 1. la II Guerra Mondiale: pare la prova dell'ingenuit dell'idealismo e dell'inefficacia dei sistemi di sicurezza collettiva. Viene formulata l'accusa principale che ancora oggi viene rivolta a quest'ultimi: essi sono in grado di sanzionare le violazioni dei piccoli Stati, ma non quelle delle grandi potenze (es: non si sanziona l'Italia quando invade l'Etiopia; non si prendono provvedimenti contro il Giappone quando questo invade la Cina; non si trattiene la Germania quando essa decide di sovvertire l'ordine politico mondiale). La Societ delle Nazioni non sopravvive a ci. Tuttavia la nascita delle UN la prova che un retaggio d'idealismo rimane. 2. La Guerra Fredda: d il colpo di grazia alla concezione idealistica, in quanto dimostra l'impossibilit di creare un sistema di sicurezza collettiva mondiale. Il realismo rimasto il linguaggio egemone delle relazioni internazionali dal 1945 ad oggi, poich esso sembra essere la chiave giusta per interpretare la realt, fino all'avvento dell'istituzionalismo liberale.

CHE PROBLEMA AFFRONTA? 1. Come vincere le guerre che non possono essere evitate? 2. Come evitare le guerre che non conveniente combattere? Il realismo rifiuta di attribuire una forte connotazione valoriale alla guerra, valuta invece volta per volta se un determinato conflitto vada combattuto o meno. I realisti sostengono che gli idealisti, volendo evitare la guerra a tutti i costi, hanno finito per provocarla: si doveva subito far chiaramente capire a Hitler che il revisionismo non sarebbe stato accettato in Europa e, anche qualora la Germania avesse deciso di muovere guerra comunque, quest'ultima sarebbe stata affrontata prima, quindi con minori costi.

LE SOLUZIONI

2. Come evitare le guerre che non conveniente combattere? La dissuasione: nel periodo post-bellico ci si chiedeva quale fosse il modo migliore per contenere l'URSS, quindi evitare la guerra (che sarebbe stata nucleare). Escluse le soluzioni idealiste, che avevano gi fallito, si elabora la strategia della dissuasione: si dice al nemico che, se prender l'iniziativa, subir conseguenze inaccettabili.

Klauschewitz: scrive nel periodo delle guerre napoleoniche, che combatte ed analizza, in quanto le ritiene diverse dalle precedenti. Egli giustifica tale differenza come conseguenza della politica interna francese: Napoleone ha come obiettivo ultimo il cambiamento dell'ordine europeo, quindi una guerra assoluta. Klauschewitz non afferma che la guerra sia sempre necessaria, anzi i realisti preferiscono evitarla. Tuttavia, se questa si presenta come unica soluzione, bisogna combatterla. La guerra deve essere attuta se il mezzo adatto ad ottenere il fine politico che ci si prefigge, altrimenti SBAGLIATA. White: secondo lui la politica internazionale l'emblema dell'immutabilit e della ripetizione: un Paese pu dunque mutare la sua politica interna, ma non i suoi rapporti internazionali.

LE TEORIE RADICALI E NEOMARXISTE


Nella 2 met del '900 il discorso realista resta dominante nelle relazioni internazionali, ma non mancano teorie minoritarie. DA CHE TRAUMA STORICO E' GENERATO? Le teorie radicali e neomarxiste si diffondono parallelamente al disincanto che segue immediatamente la decolonizzazione. Dall'entusiasmo iniziale si arriva, in pochi anni, a capire che la rottura dei vincoli formali non basta per recidere i vincoli economici. CHE PROBLEMA AFFRONTA? Come rompere questi legami economici, sociali e politici. Cambia lo spazio in cui si sente la necessit di spezzare i vincoli di subordinazione (es: centro periferia, nord sud). La questione fondamentale risiede nei rapporti di subordinazione economica sopravvissuti alla decolonizzazione, che sono diventati anche pi pericolosi di prima, perch nascosti e subdoli.

LE SOLUZIONI 1. la soluzione massimale: la rivoluzione mondiale, sempre meno realizzabile. Essa finisce di apparire credibile nella 2 met del '900. 2. La politica dello sganciamento: l'interdipendenza economica non redistribuisce la ricchezza, ma tende a riprodurre la frattura centro periferia. Tale soluzione viene elaborata negli anni '60/'70 e sta alla base della politica di sostituzione delle importazioni, seguita in quegli anni da molti paesi dell'Africa e dell'America Latina.

L'IMMAGINE DELLA STORIA I neomarxisti radicali criticano i sistemi di sicurezza collettiva nello stesso modo dei realisti. Tuttavia al contrario di quest'ultimi, essi credono nella possibilit di un cambiamento della politica mondiale. Mentre i realisti pongono l'accento dulla continuit storica delle relazioni internazionali; i neomarxisti evidenziano la frattura tra pre e post '500 (epoca delle grandi scoperte geografiche, quindi della nascita del capitalismo).

Gli apporti delle teorie radicali e marxiste: le teorie radicali e marxiste: 1. offrono una spiegazione dei rapporti nord sud, centro periferia, europa mondo. Di tali vicende non si occupa il resto della dottrina; 2. reintroducono nella teoria delle relazioni internazionali il lungo periodo: per capire una vicenda necessario analizzare l'intera storia; 3. collegano conflitto interno e conflitto internazionale: ci che avviene all'interno e ci che avviene all'esterno fanno parte delle stessa vicenda. Es: le teoria della dependencia: teoria nata negli anni '60/'70 nell'America Latina. Essa si occupa del modo in cui la gerarchia del potere internazionale si riflette nella gerarchia sociale dei singoli Stati, si cerca il collegamento tra i due elementi. Esso individuato nella borghesia comprador (i ceti dirigenti dell'America Latina, che sono tali in quanto il terminale interno della distribuzione del potere internazionale). Se questo vero, ci significa non solo che non c' separazione tra politica interna e politica internazionale; ma anche che nessuna delle due pu essere compresa senza l'altra: il conflitto interno automaticamente conflitto esterno. Quindi, intaccando il potere della borghesia comprador, s'indebolisce anche la classe dominante internazionale e viceversa. Al Quaeda: vede in questo modo la politica internazionale: legittimo colpire gli USA, poich essi sono la potenza che mantiene in vita i regimi nei loro paesi (vedi 11 settembre).

LA FORTUNA Questi approcci hanno un successo effimero e marginale. Dopo gli anni '80 tali teorie declinano ulteriormente, per entrare in crisi terminale a cavallo tra gli anni '80 e '90 a causa di 2 processi storici: 1. il successo delle tigri asiatiche: tali Paesi riescono ottenere uno straordinario successo economico praticando esattamente l'opposto di quanto sostenuto dalle teorie neomarxiste e radicali: esse non si sganciano dal sistema capitalistico internazionale, ma vi si buttano dentro. 2. Il crollo dell'URSS: nel 1989 non solo crolla l'URSS, ma essa va in totale bacarotta ideologica. Cessa l'attrattiva ideologica prima esercitata dal marxismo.

NB: le teorie radicali e quelle neomarxiste NON sono la stessa cosa, ma hanno alla base il medesimo processo di decolonizzazione. La somiglianza tra i 2 approcci sta nella condanna dei legami economici tra Stati. Su questo si basano le forti critiche mosse dai neomarxisti ai realisti. Il materialismo: consiste nel distribuire le risorse materiali del potere. Neomarxisti e realisti ritengono che il compito dello scienziato politico sia la ricerca del conflitto, perch solo comprendendo il nodo centrale della questione si pu avere la giusta chiave interpretativa della realt.

L'ISTITUZIONALISMO LIBERALE
DA CHE TRAUMA STORICO E' GENERATO? Nasce all'inizio degli anni '70 ed ha molto successo. Le ragioni del suo successo derivano da 2 processi storici: 1. il vuoto teorico: gli anni '70 sono gli anni della grande retorica sull'interdipendenza economica. Le relazioni internazionali non sono solo Guerra Fredda; si nell'epoca della distensione. Il discorso realista, che parla solo di guerra, appare superato: spiega bene una cosa (la guerra), ma una cosa inutile. La gran parte dei rapporti internazionali sono di tipo economico. Gli attori fondamentali sono USA, Giappone, Cina e UE e le relazioni tra loro sono principalmente economiche. Perch concentrare tutta l'attenzione sulla guerra, che riguarda i rapporti tra USA e URSS, ma non la quotidianit delle relazioni internazionali, non le grandi controversie commerciali tra i principali attori, non le grandi preoccupazioni del tempo (lo shock petrolifero)? C' un vuoto teorico che va riempito. 2. Il declino degli USA: negli anni '60 si diffonde la convizione che gli USA siano in crisi: ci si aspettava la vittoria dell'URSS. Gli anni '70 sono gli anni della crisi del sistema di Bretton-Woods (la fine della convertibilit del dollaro un duro colpo per il prestigio USA), della sconfitta in Vietnam, dello scandalo Watergate. L'URSS invece sembra sempre pi potente nel continente africano, nel '79/80 invade l'Afghanistan, dispiega in Europa i missili SS20, che mettono in crisi la coesione all'interno del blocco occidentale.

CHE PROBLEMA AFFRONTA? Che cosa potrebbe accadere all'economia internazionale nel caso in cui gli USA entrassero in crisi? E' lo stesso problema che ci si pone oggi. Gli USA dalla 2 met degli anni '40 sono i controllari dell'ordine internazionale. Cosa pu salvare l'ordine internazionale? "After the egemony": titolo di uno scritto istituzionalista.

LE SOLUZIONI L'economia internazionale pu essere salvata dalle istituzioni internazionali. Gli istituzionalisti non negano che queste siano nate su spinta degli USA.

I realisti sostengono che, crollando gli Stati Uniti, crollerebbero anche le istituzioni da essi create. Invece gli istituzionalisti ritengono che l'egemonia americana stata s necessaria per la nascita delle grandi istituzioni internazionali, ma che oggi esse sono talmente consolidate da poter sopravvivere al declino americano, sostituendosi agli USA nel ruolo di difensore ultimo dell'ordine internazionale. Cosa ci si aspetta dalle istituzioni internazionali? 1. Ottenere accordi ad un costo pi basso: le istituzioni internazionali abbassano i costi di transazione: quando si all'interno di un'istituzione non bisogna rinegoziare ogni volta tutto, ma si parte gi da un livello minimo di accordo. 2. Le istituzioni internazionali consentono al proprio interno una circolazione continua d'informazioni. Queste consentono di conoscere le intenzioni degli altri attori, cosa che in normali condizioni di anarchia internazionale non accadrebbe. 3. Le istituzioni internazionali diminuiscono il rischio dell'inganno (implicito nella condizione di anarchia internazionale): questo perch: l'inganno, all'interno di un'istituzione internazionale, ha dei costi in termini di reputazione; In un istituzione difficile farla franca: aumentano le possibilit di essere sanzionati.

L'IMMAGINE DELLA STORIA L'immagine della storia offerta dall'istituzionalismo quella fatta propria dagli USA. Gli istituzionalisti vedono una cesura a met del '900 in virt della crescita di tutte le grandi istituzioni internazionali dell'epoca (es: Carta delle UN, Banca Mondiale, FMI, Comunit Europea prima ed UE poi). Ci cambia il funzionamento dell'ambiente politico internazionale.

19.01.2011

NEOREALISMO VS ISTITUZIONALISMO LIBERALE


Il dibattito tra neorealismo ed istituzionalismo liberale il dibattito prevalente oggi. L'istituzionalismo liberale oggi pi forte del realismo. Punti essenziali del confronto: 1. esiste una gerarchia di importanza tra i vari tipi di relazioni internazionali? Neorealisti: la gerarchia esiste ed dominata dalla dimensione politico militare. Istituzionalisti: non esiste una gerarchia chiara ed immodificabile nelle relazioni internazionali; ci sono contesti in cui una certa dimensione pesa di pi ed altri in cui conta meno. Es: se sta per scoppiare una guerra la dimesione militare predominante.

2. Esiste una gerarchia del potere valida per tutte le relazioni internazionali oppure esistono tante gerarchie quante sono le dimensioni delle relazioni internazionali? Neorealisti: in ogni contesto storico possibile stabilire una gerarchia del potere

unica. Es: il contesto attuale dominato dagli USA e il tipo di relazioni internazionali pi importantante quella politico militare. Istituzionalisti: esistono tante diverse gerarchie del potere quante sono le dimensioni rilavanti delle relazioni internazionali. Es: nella sfera militare hanno ragione i realisti: nessuno pu competere con gli Stati Uniti. Tuttavia se si guarda la sfera economica non si pi in un sistema unipolare. Lo strapotere militare di cui gli USA dispongono non estensibile alle altre sfere: non esiste nella sfera politica internazionale un equivalente del denaro, un mezzo di scambio con cui si ottiene quello che si vuole in qualsiasi dimensione. Anzi a volte, guadagnando in una sfera del potere, si perde in un'altra (es: usando molto il potere militare si pu perdere in termini di attrattiva culturale, quindi di soft power) ---> TEMA DELLA SCARSA FUNGIBILITA' DELLE RISORSE DI POTERE NELLA POLITICA INTERNAZIONALE.

3. Il modo di vedere le istitituzioni: neorealisti: le istituzioni internazionali non sono veri e propri attori internazionali, ma delle arene di potere. Esse non hanno volont propria: la volont delle istituzioni in realt la volont degli Stati che le muovono. Secondo i realisti le istituzioni hanno successo solo se ripropongono la configurazione del potere esistente. Istiruzionalisti: quanto sostenuto dai realisti vero solo nella prima fase della vita delle istituzioni, quando esse sono ancora il prodotto degli attori pi forti del sistema. Quando esse raggiungono invece un certo livello di consolidamento, assumono soggettivit.

- L'UE: un indubbio successo. Gli istituzionalisti vedono nell'UE un'istituzione che ha maturato progressivamente capacit tali da produrre politiche. I realisti invece non negano il successo dell'integrazione europea, ma lo spiegano come un prodotto della Guerra Fredda: l'Europa si coalizzata contro l'URSS sotto l'egemonia degli USA. La maturazione dell'UE non stata indipendente dalla configurazione del potere, ma anzi stata possibile proprio grazie ad essa. - La NATO: gli istituzionalisti: considerano l'Alleanza Atlantica un successo istituzionale: si mettono insieme in modo cooperativo persino preoccupazioni di sicurezza. I realisti: secondo loro la NATO ha avuto successo in quanto sono un prodotto degli USA e loro la difendono. Essa ha successo non perch si oppone alla configurazione del potere esistente, ma perch la ripropone.

4. Il modo di calcolare i costi/benefici di una cooperazione internazionale: nei contesti anarchici (no istituzioni), quindi competitivi, 2 soggetti cooperano non se guadagnano semplicemente qualcosa, ma se questo qualcosa non inferiore a quanto ottenuto dagli altri. Si decide se collaborare o meno in termini di VANTAGGI RELATIVI, non assoluti. Questo perch, se uno Stato accettasse un accordo da cui traesse meno profitto rispetto agli altri

partecipanti e tale accordo si protraesse per 10 anni, poi tale Stato sarebbe spacciato. Istituzionalisti: sostengono che il fatto di essere all'interno di un istituzione internazionale interrompe questo meccanismo. Non si tratta pi in termini di vantaggi relativi, ma ASSOLUTI. Questo perch non si ha nulla da temere dagli altri stati, anche se essi guadagnano di pi. Realisti: ritengono invece che, anche all'interno di istituzioni internazionali, si ragioni sempre in termini di vantaggi relativi.

L'UE: i realisti spiegano il fatto che, nel processo d'integrazione europea, gli Stati europei non hanno badato ai vantaggi relativi, facendo riferimento alla Guerra Fredda. Non c'era infatti motivo di preoccuparsi degli altri Paesi vicini; bisognava invece guardarsi dall'URSS. Inoltre l'obiettivo comune era difendersi dall'Unione Sovietica, quindi ci che veniva guadagnato in termini di difesa da uno Stato era utile anche agli altri. Infine l'intero sistema era dominato dagli USA, che garantivano che quanto guadagnato da un Paese non potesse essere speso a danno degli altri. Questi sono anche i motivi per cui i realisti prevedono un crollo dell'UE: - non ci saranno pi gli USA a fare da garante; - venuto meno il nemico da cui difendersi.

5. Il triennio 1989 (disgregazione del Patto di Varsavia) 1991 (crollo dell'URSS): realisti: tale data spacca in 2 la storia delle relazioni internazionali: il potere d'ora in avanti sar distribuito in modo completamente diverso rispetto a prima. Istituzionalisti: tendono a svalutare tale frattura, sostenendo che non sia necessario creare un nuovo ordine internazionale, perch ci gi stato fatto nella 2 met degli anni '40.

Da ci deriva la convizione dei realisti che tutte le istituzioni esistenti collasseranno, poich cambiata la distribuizione del potere che le ha prodotte. Gli istituzionalisti sostengono invece che le istituzioni non entreranno in crisi, ma anzi consentiranno di evitarla, permettendo di traghettare il sistema politico internazionale dal bipolarismo all'unipolarismo senza particolri scossoni.

Cosa hanno in comune realisti ed istituzionalisti? 1. La centralit degli Stati: sia realisti sia istituzionalisti sono convinti del fatto che gli Stati siano gli attori principali della politica internazionale. 2. Inoltre entrambi gli approcci muovono da un assurdo teorico: gli Stati sono attori unitari, egoisti e razionali, che perseguono il proprio interesse. Essi sono in disaccordo su quanto le istituzioni alterino il calcolo degli attori, ma non sul fatto che questo calcolo vi sia. 3. Entrambe le correnti muovono dall'assurdo che l'identit degli Stati sia data una volta per tutte.

IL COSTRUTTIVISMO
DA CHE TRAUMA STORICO E' GENERATO? Il costruttivismo attraversa una fase di enorme moda intellettuale all'inizio degli anni '90. Si tratta di un approccio sociologico alla politica internazionale. Anche Aron ha applicato allo studio delle relazioni internazionali un approccio sociologico. Le ragioni intellettuali di questo approccio stanno nella diffusione del post-modernismo, con la sua polemica nei confronti delle grandi narrazioni ideologiche (particolarmente forte in Italia). Il post-modernismo si compiace del suo gioco di invenzione continua, di articolazione di decostruzione e ricostruzione, qualunque discorso pu essere ricostruito all'infinito. Questa sensibilit per la libert di decostruire e ricostruire con ci che resta s'incontra fatalmente con ci che accade tra 1989 ed il 1991: la disgregazione dell'URSS, della Jugoslavia, dell'intero ordine bipolare altro non che un processo storico di decostruzione di Imperi, Stati, Federazioni. Il problema che si poneva era cosa e come ricostruire. Questo il motivo per cui il costruttivismo ha molto successo in Europa: si deve ricostruire, partendo in primo luogo dalle linee di demarcazione e di comunicazione (strade, oleodotti, metanodotti, ecc...) NB: la fine del bipolarismo ha un impatto molto pi rilevante in Europa che altrove.

CHE PROBLEMA AFFRONTA? Come reinventare l'ordine internazionale? Ripensare l'ordine internazionale espressione di un altissimo grado sia di libert sia di rischio. I costruttivisti si aspettano, come gli istituzionalisti, che a governare il nuovo ordine internazionale siano in ultima istanza, le istituzioni internazionali. Tuttavia i costruttivisti, a differenza degli istituzionalisti liberali, considerano attori, membri delle istituzioni non solo gli Stati, ma anche soggetti non statali. Parlando di istituzioni, i costruttivisti non pensano solo agli Stati, ma anche a singoli individui, gruppi ed in generale una pluralit di soggetti.

LE SOLUZIONI Cosa si aspettano i costruttivisti dalle istituzioni internazionali? 1. I costruttivisti non si aspettano solo la capacit di alterare le modalit di calcolo degli attori (come gli istituzionalisti liberali), ma anche quella di modificare l'identit stessa degli attori: all'interno delle istituzioni essi cambiano il loro modo di calcolare, smettono di essere egoisti razionali, perch cambiano la loro identit. Es. stando nell'UE per 50 anni, Italia, Francia e Germania hanno cambiato la loro identit. L'IDENTITA' NON E' DATA UNA VOLTA PER TUTTE, MA E' FRUTTO DI UN PROCESSO DI APPRENDIMENTO CONTINUO. LE ISTITUZIONI SONO IL MOTORE DI TALE PROCESSO. 2. Un cambiamento nel modo di concepire: la sicurezza: non esistono in realt questioni di sicurezza. Il fatto di definire una determinata condizione una questione "di sicurezza" frutto di un processo sociale. I costruttivisti parlano infatti non di sicurezza, ma di securizzazione. Non ci sono minacce oggettive che determinano ci che sicuro e ci che non lo : il singolo Stato che stabilisce ci che minaccia e ci che sicurezza.

L'anarchia: attraverso questo processo di apprendimento continuo si pu imparare a pensare l'anarchia in un modo diverso da quello inteso da Hobbes e dai realisti. In uno dei pi importanti articoli costruttivisti, stato scritto "l'anarchia ci che gli Stati ne fanno". Dunque l'anarchia pu anche essere una pratica positiva.

Le buone istituzioni: sono le istituzioni che riescono a modificare il modo di concepire l'ambiente in cui ci si muove.

L'IMMAGINE DEL TEMPO I costruttivisti concepiscono il tempo in modo completamente diverso rispetto ai realisti: la politica internazionale non sempre la stessa; oggi c' spazio. I costruttivisti hanno un modo post-moderno di concepire il tempo. NB: l'aggettivo "globale" non si contrappone tanto a quello "locale", ma ad "internazionale", in quanto marca la differenza tra un'epoca in cui c'era ancora la distinzione tra politica intena ed internazionale (internazionale) ed una in cui tale differenziazione viene a mancare (globale).

Punti focali fondamentali del costruttivismo: 1. l'idea che la politica internazionale debba uscire dalla sua fase interstatale: ci sono attori diversi dagli Stati, che acquistano potere e si pongono come agenti di trasformazione della realt. 2. Il costruttivismo pone l'accento sugli aspetti ideazionali della politica internazionale, sulla capacit di inventare idee nuove e trasformarle in pratiche.

LA SITUAZIONE ATTUALE: I soggetti non statuali: negli anni '90 la globalizzazione (con la conseguente perdita d'importanza dei soggetti statuali e la rilevanza di quelli non statuali) veniva pensata come la soluzione per tutti i mali. Al contrario oggi viene guardata con sospetto. Gli attori sub-nazionali e non statuali sono infatti al centro della politica internazionale (in parte per effetto dell'11 settembre), essi sono al centro delle ossessioni moderne, perch si pensa in primo luogo ai terroristi. Gli aspetti ideazionali: mentre negli anni '90 se ne parlava in senso armonicistico oggi se ne parla in senso di conflitto delle civilt. Il realismo, come si sviluppato in America, tende a considerare le idee degli attori completamente irrilevanti; assume come vero l'assurdo teorico che gli Stati agiscano tutti allo stesso modo. I costruttivisti invece ricordano invece che le idee contano: il conflitto ha anche carattere ideazionale, culturale, ideologico. Es: Kennet Waltz (realista) descrive la Guerra Fredda esclusivamente come uno scontro di potere tra 2 superpotenze. Egli trascura completamente il fatto che si tratta di un conflitto tra 2 attori con una visione completamente diversa ed inconciliabile del bene comune. Tuttavia da qualche anno a questa parte si tende al contrario a dare troppa importanza all'elemento

ideologico. Es: il conflitto israelo palestinese: oggi viene rappresentato cm un conflitto di religioni. In parte ci vero: il fattore culturale c', ma non la causa ultima. Le ragioni fondamentali del conflitto sono materiali: la competizione per la risorsa fondamentale: il territorio.

QUANTO CONTA POSSEDERE UNA SUPERIORITA' MILITARE INDISCUSSA NEL CONTESTO ATTUALE, IN CUI IL POSSESSO DI 3 O 4 TESTATE ATOMICHE E' SUFFICIENTE A DISSUADERE ANCHE IL COMPETITORE PIU' FORTE ? Ci sono 2 possibili risposte: 1. risposta USA: sono disponibile a giocare il gioco nucleare e sperare che ci sia sufficiente a convincere il competitore a sfidare gli USA nella guerra convenzionale, pur sapendo di perdere. E' un gioco molto rischiso. 2. Altra risposta: quello che sta facendo la Corea del Nord, essa sta dimostrando che basta il possesso di qualche testata nucleare per interrompere un processo che altrimenti sarebbe gi successo. Essa ha dimostrato che si ottiene di pi con 2 o 3 testate nucleari che con tutto ci che ha dispiegato Saddam Hussein. 19.01.2011

PREGIUDIZI SULLA POLITICA INTERNAZIONALE


1. Oggi si tende a pensare che i soggetti non statuali nella politica internazionale siano pi rilevanti che in passato. In realt ci falso: ci sono sempre stati attori non statuali rilevanti nella storia moderna delle relazioni internazionali. Attualmente si tende a pensare che il transnazionalismo sia pi forte che in passato; mentre in realt vero esattamente il contrario. Es: nel '900 il transazionalismo era infinitamente pi forte di oggi, basti pensare a: l'Internazionale comunista; la circolazione di simboli tra gruppi rivoluzionari negli anni '60 e '70. GLI ATTORI NON STATUALI HANNO SEMPRE CONTATO.

2. Non necessariamente le ONG hanno carattere pacifico: basti pensare ad Al Quaeda. Spesso le ONG sono contemporaneamente pacifiche e bellicose (es: Hezbollah usa raramente la guerra: al 90% i suoi metodi sono pacifici). 24/25.01.2011

LA POLITICA INTERNAZIONALE NEI DIVERSI CONTESTI STORICI


I vari contesti internazionali si somigliano per alcune cose e divergono per tutte le altre. Come distinguere un contesto dall'altro? Vi una tendenza ad interpretare l'attuale contesto storico come facente parte di quello precedente.

Es: la politica estera USA degli ultimi 10/15 anni stata catastrofica. Gli Stati Uniti cercano una chiave unitaria per interpretare l'attuale contesto internazionale, cercano una vicenda che unisca il contesto globale. Gli USA si trovavano in un contesto bipolare (con l'URSS), in cui aveva senso trovare in tutto un nemico unico contro cui combattere. Oggi essi continuano ad interpretare la realt internazionale in quella luce, cercando un nemico in tutti i costi (gli arabi) quando esso non esiste. Un'interpretazione del contesto politico internazionale sbagliata produce politiche errate.

Criteri per analizzare il contesto internazionale: 1. La distribuzione del potere: prima URSS vs USA; oggi invece il sistema unipolare. Capire chi detiene il potere e a chi manca delinea la frattura fondamentale. Non esiste un'agenzia internazionale che redistribuisca le risorse. Chi ha pi potere lo ha e basta e chi ne ha meno si arrangia. La politica internazionale non solo lotta per il potere, ma quest'ultima costituisce una sua dimensione rilevante. La disuguaglianza di potere spiega perch nella politica internazionale c' qualche forma di ordine. Essa ci che impedisce all'anarchia internazionale di andare incontro al caos. Hobbes dipinge lo stato di natura come uno stato invivibile: ci che rende tale condizione distruttiva la mancanza di un governo + la totale uguaglianza tra gli individui. Per uguaglianza Hobbes intende l'eguale capacit di uccidere: io posso temere la morte in qualsiasi momento da chiunque. NB: l'anarchia di Hobbes mancanza di governo + ugualianza; mentre l'anarchia internazionale mancanza di governo + disuguaglianza. Non bisogna lasciarsi confondere da eventi come l'11 settembre, interpretandolo come un fatto in cui uno Stato piccolo ne lede uno grande e potente. Infatti gli USA rimangono 10000 volte pi forti di Al Quaeda. Il contesto internazionale oligopolistico: sono pochi gli attori che contano. Nell'anarchia internazionale possibile confinare la vulnerabilit. Es: gli USA tra 1945 gli anni '80 sanno che l'unico attore internazionale capace di una minaccia vitale l'URSS. L'uguaglianza il peggiore terrore del contesto internazionale: basti pensare alla proliferazione nucleare. Si giungerebbe allo stato di natura di Hobbes, in cui ogni nazione sarebbe in grado di sopprimerne un'altra. La disuguaglianza internazionale consente un risparmio cognitivo: quando ci si deve concentrare su un solo nemico possibile la concentrazione delle risorse. Es: nel contesto bipolare gli USA dovevano guardarsi solo dall'URSS. Oggi invece gli Stati Uniti non hanno ragionevolmente motivo di temere la propria distruzione da nessuno. D'altra parte cos gli USA non hanno idea di da dove possa venire il nuovo pericolo; la minaccia potrebbe provenire da qualsiasi soggetto, anche se essa non sar in nessun caso mortale. ---> Lezione che gli USA hanno tratto dall'11 Settembre, infatti da tale data essi si sono impegnati in 2 guerre per loro distruttive. La disuguaglianza di potere consente ai Paesi pi forti di imporre il loro ordine a quelli pi

deboli. Es: l'URSS imponeva il proprio ordine sui suoi satelliti; gli ordini coloniali; l'attuale ordine gerarchico. La distribuzione del potere spiega anche perch l'ordine internazionale in continuo mutamento. Ogni ordine internazionale il prodotto di una particolare distribuzione del potere; dunque quando quest'ultima cambia, lo fa anche il primo.

Aron sostituisce al temine ordine quello di pace e distingue tra: pace d'impero: pace dettata dalla massima disuguaglianza nella distribuzione gerarchica del potere. Il Paese pi forte usa la propria superiorit per cancellare la sovranit degli altri Stati. Tutto il '900 costellato di cesure che segnano il declino dell'Impero: all'inzio del secolo alcuni dei maggiori protagonisti internazionali erano imperi: ma nel corso di 20/30 anni scompaiono. La forma Impero la forma di convivenza internazionale storicamente pi diffusa; l'attuale convivenza interstatale un'eccezione storica. Pace di egemonia: distribuzione gerarchica del potere (un attore al vertice). L'egemone non cancella la sovranit degli altri Stati, ma si limita a diminuire la loro libert di manovra. Il sistema internazionale dominato da una sola potenza, che, in virt del suo potere e prestigio, in grado ed ha la volont di dettare un ordine economico, politico e sociale. Es: l'egemonia degli USA sull'America Latina dall'Ottocento in poi. Mearshimer sostiene che non ci sono mai state egemonie globali. Gilpin invece classifica come egemonie il predominio dello UK dopo le Guerre napoleoniche e degli USA oggi. Cosa fa l'egemone? pone limiti agli altri Stati (generalmente in politica estera); sanziona i comportamenti devianti ---> RUOLO SANZIONATORE; si pone come il depositario del diritto di fare sia le pace sia la guerra. Es: - gli Usa con la 1 Guerra del Golfo: - il comando USA della guerra in Jugoslavia nel 1998; - il comando USA della guerra in Afghanistan nel 2001; - il comando USA della guerra in Iraq nel 2003; - le paci vengono firmate in territorio americano; - i negoziati israelo-palestinesi avvengono in America. L'ordine internazionale:se un prodotto dell'egemone, allora al declino di quest'ultimo ci si dovr aspettare anche un disfacimento dell'ordine internazionale. Es: - l'attuale crisi; - alcuni interpretano le 2 Guerre Mondiali come il prodotto del declino dello UK; - il declino dell'URSS ha prodotto un'epidemia di guerre nell'Europa dell'Est. LA NATO: gli USA sono stati molto interessati all'entrata della Bulgaria e della

Romania nella NATO. Questo per 2 motivi: - questi Paesi sono collocati in un territorio strategico: il centro dell'Alleanza Atlantica si sta spostando dal centro dell'Europa (epoca bipolare) alla sua periferia (tra cui c' anche l'Italia, che uno dei pochi vecchi membri dell'alleanza che ha mantenuto la propria importanza). - Gli USA stanno costruendo rapporti speciali con tutti gli Stati che, in una regione, sono preoccupati da qualche attore. Es: in Europa tutti gli Stati preoccupati dall'asse franco tedesco si alleano con gli USA (ragione per cui l'Italia sta con gli Stati Uniti). Manifestazione palese di ci la Guerra in Iraq. Francesi e tedeschi infatti sostenevano che si trattasse di una manifestazione dell'arroganza americana, quindi non andasse combattuta. Tuttavia tutti gli altri paesi europei si preoccuparono molto di pi dell'iniziativa franco tedesca che di quella americana, ragion per cui si affrettarono a dare il loro appoggio agli USA. Pace di equilibrio: non ha carattere gerarchico (nessun soggetto domina il sistema), ma vi sono tante potenze in equilibrio tra loro. La pace il prodotto dell'incapacit reciproca dei vari Stati d'imporsi sugli altri. Dal '600 pace ed equilibrio vengono considerati quasi sinonimi: perch ci sia pace necessario l'equilibrio, nessun Paese deve prendere troppo potere. Ogni volta che ci accade, tutti gli altri Stati devono "buttarsi sull'altro piato della bilancia": basti pensare alle alleanze anti-egemoniche: - contro la Francia nel '700; - contro la Germania nel '900, Il pericolo deriva dalla crescita eccessiva del potere di una nazione. Corollari: 1) equilibrio non significa uguaglianza. Non tutte le potenze sono ugualmente forti, ma s'intende uguaglianza di potere tra le grandi potenze. Inoltre non s'intende perfetta uguaglianza, ma uguaglianza relativa, uguaglianza tale per cui si nessuna potenza riesca a prevalere sulle altre grandi potenze. 2) Non bisogna poi pensare che l'equilibrio coincida con il mantenimento dello status quo: basti pensare al caso della Polonia dopo la 1 Guerra Mondiale. Questa venne infatti smembrata e spartita tra le grandi potenze in nome del mantenimento dell'equilibrio. In particolare l'amministrazione Bush ha reciso il nesso tra difesa dell'equilibrio internazionale e difesa dello status quo: ci sono anzi condizioni storiche nelle quali per avere ordine occorre cambiare lo status quo, quando quest'ultimo non funziona. 3) L'equilibrio pu essere bipolare o multipolare: nell'ultimo caso le alleanze sono pi flessibili. Egemonia ed equilibrio possono essere 2 modi diversi per interpretare la politica internazionale. Es: se si analizza il contesto internazionale secondo il paradigma dell'equilibrio il declino degli USA una buona notizia: si avr la possibilit di riequilibrare lo scenario internazionale. Invece, secondo il punto di vista di Gilpin (che centra la sua analisi sull'egemonia), le conseguenze sarenno distruttive, perch verr meno la potenza ordinatrice. Inoltre equilibrio ed egemonia sono 2 modi diversi per interpretare la storia internazionale. Es: il filo rosso della politica estera inglese usare la propria supremazia sui mari per

mantenere il continente europeo diviso e non perderne il controllo. Questa esattamente la politica seguita anche dagli USA oggi, che non cedono spazi comuni, ma anzi li dominano da 20/30 anni a questa parte. Gli Stati Uniti applicano la politica inglese su scala mondiale. Egemonia ed equilibrio possono essere anche intese come 2 ricette diverse per raggiungere il giusto ordine politico internazionale. Ci si rifa a culture politiche diverse: - la preferenza per l'equilibrio: l'Europa, negli ultimi 4 secoli, ha ritenuto che il giusto equilibrio politico internazionale si potesse raggiungere solo tramite l'equilibrio. L'Europa si sempre vantata del suo pluralismo. Non resta molto di questa cultura politica oggi; essa sopravvive per lo pi in Russia ed in Cina. - La preferenza per l'egemonia: tipicamente americana. Per gli USA l'equilibrio europeo una strada spianata verso la guerra. Essi pensano che l'ordine internazionale debba essere raggiunto tramite un'egemonia virtuosa.

2. Lo spazio: l'Europa era al centro delle preoccupazioni mondiali: la Guerra Fredda si combattutta in Europa. Oggi no.

3. La divisione ideologica: fino agli anni 80 erano predominanti 2 ideologie universalistiche di matrice europea. Oggi invece si assistito ad una riunificazione ideologica; mentre assume importanza lo scontro tra civilt.

4. La cultura: qual la configurazione culturale dei diversi contesti storici?

25/31/.01.2011 01/02.02.2011

LA DISTRIBUZIONE DEL POTERE


All'interno della pace di equilibrio possibile distinguere 3 diverse situazioni: 1. contesti unipolari: una sola potenza concentra la maggior parte del potere; nella gerarchia internazionale uno Stato al vertice. Es: situazione attuale. 2. Contesti bipolari: il potere concentrato nelle mani di 2 soli attori. Essi detengono le risorse pi importanti, hanno una quantit di potere incomparabile a tutti gli altri. Es: Guerra Fredda. 3. Contesti multipolari: il potere detenuto da una ristretta cerchia di potenze, si tratta di un

sistema oligopolistico: gli attori pi forti sono in numero maggiore di 2. NB: la distribuzione del potere cambia completamente il gioco. Per una certo sistema valgono certe regole, per un altro no.

Il concetto di "sistema internazionale": si diffonde nel '600 (il primo contesto storico in cui gli Stati europei hanno la consapevolezza di essere obbligati ad avere relazioni continue tra loro). Un giurista europeo del '700 disse: "In Europa ciascun sovrano costretto ad avere continuamente riguardo di tutti altri". Qualunque cosa venga fatta in uno Stato ha inevitabilmente conseguenze negli altri. Qui nasce il concetto di sistema. Il concetto di sistema non proprio delle relazioni internazionali, ma un grande congegno analitico che, nel '900, sbarca in tutte le scienze. Nella politica internazionale esso incomicia a venire applicato all'inizio degli anni '50. questo perch: 1. diffusa l'idea che il mondo sia unito, che sia sempre pi interdipendente: ogni parte dipende dall'altra. Es: I e II Guerra MONDIALI, problema comune dell'inquinamento. 2. Si poneva il problema di capire cosa fosse cambiato dal 1940 al 1950. Il concetto di sistema sembra fornire una risposta, dicendo ci che di essenziale cambiato.

Il sistema internazionale un campo di forze e cambiare la distribuzione del potere significa cambiare le condizioni di costrizione che gravano sugli attori (Waltz). Muoversi all'interno di un sistema vuol dire non essere totalmente liberi. Alcune di queste costrizioni non cambiano (es: l'anarchia internazionale) passando da una certa configurazione del potere ad un'altra, mentre altre s.

La definizione dell'amico nemico: fare politica significa decidere contro chi stare e quindi con chi; l'agire politico impone di individuare un'inimicizia principale. Ci vero in particolar modo per la politica internazionale. Le alleanze: promesse di mutua assistenza militare. Pochi fenomeni sono storicamente ripetitivi come le alleanze. Esse vanno valutate sulla scorta di quanta libert si ottiene in cambio di quanta perdita della libert. Es: l'amministrazione Bush figlio sostenne che le alleanze permanenti stavano diventando un peso eccessivo per gli USA. L'alleanza ha carattere esplicito ed rivolta al futuro. Il problema della credibilit: il problema delle alleanze, trattandosi di promesse. Le alleanze sono militari, mentre la NATO tende a presentarsi quasi come un organo di governo collettivo, glissando su questo aspetto. Vantaggi: aumento della propria sicurezza. Es: basti pensare a quanto l'Italia (che non potrebbe mai garantirsi autonomamente la sicurezza) sia voluta entrare subito nella NATO. Svataggi: perdita di libert: l'alleanza vincola.

I SISTEMI INTERNAZIONALI MULTIPOLARI


LA DEFINIZIONE DELL'AMICO NEMICO Le grandi potenze sono, entro una certa misura, libere di stabilire con chi stare. Tuttavia indeterminatezza significa maggiore libert e maggiore insicurezza: ogni potenza non avr idea di ci che faranno le altre. Es: lo UK a fine Ottocento seguiva 3 linee: tenere divisa l'Europa; mantenere il proprio Impero coloniale; la "zuffa per l'Africa". Su questi 3 giochi lo UK si trova 3 competitori diversi: la Germania in Europa; l'Impero zarista sulla via delle Indie (competizione per l'Afghanistan); la Francia in Africa. Dunque lo UK non aveva motivo per scegliere di appoggiare una potenza contro un'altra, in quanto ognuna di esse era un competitore in un determinato campo. Per decidere se e con chi allearsi lo UK doveva scegliere che questione privilegiare: il Regno Unito attribuisce maggiore importanza al problema europeo, quindi si appoggia Francia e Russia contro la Germania. L'URSS: fino al 1949 teme l'accerchiamento, ha paura che le altre potenze occidentali scelgano di considerarla il nemico principale. LA POSSIBILITA' DI SCELTA DEGLI ATTORI E' MOLTO AMPIA. Il che significa uno svantaggio ed uno svantaggio contemporaneamente: svantaggio: avendo molte opzioni tra cui scegliere, aumenta la possibilit di errore; vantaggio: proprio perch la possibilit di sbagliare alta, sar altrettanto alta la cautela; si star attenti a non investire tutte le risorse in una competizione, poich tutte le altre restano aperte.

LA GUERRA Non necessariamente coinvolge tutta la posta in gioco, poich esistono diversi piani tematici e diversi antagonisti: possibile che due potenze si scontrino su un tavolo, ma che non coinvolgano tutti gli altri. A volte le guerre diventano generali (es: Guerre Mondiali), a volte rimangono limitate ad un solo piano: es: le guerre dell'Ottocento: la Guerra di Crimea del 1853 coinvolge quasi tutte le grandi potenze, ma si rimane su quel piano, senza arrivare ad una guerra generale; le Guerre d'Indipendenza italiane del 1859-60; la guerra tra Prussia e Impero asburgico del 1866; la Guerra franco prussiana del 1870; la Guerra russo turca del 1877-78). Svantaggi: le guerre vengono facilmente combattute, in quanto le conseguenze non sono necessariamente distruttive.

Vantaggi: le guerre rimangono confinate ad un solo piano, non diventano generali.

IL MODO IN CUI SI DETERMINA QUALI SONO GLI ATTORI FONDAMENTALI La soglia di potere oltre la quale si diventa grandi potenze pu essere attraversata: ci richiede grandi risorse, ma possibile. Gli aspiranti grandi potenze possono inserirsi, con l'attivit diplomatica, nelle divisioni esistenti tra le altre potenze e sfruttarle a proprio vantaggio. Es: la Germania nella prima met dell'Ottocento: l'unificazione tedesca sarebbe stata impossibile se gli altri Stati europei si fossero opposti. Invece la Germania molto abile nello sfruttare le divisioni tra le altre potenze. L'Italia a cavallo tra '800 e '900: l'acquisizione dello status di grande potenza tutto giocato sulla diplomazia.

LE ALLEANZE Caratteristiche: 1. il numero delle alleanze: c' posto per tante alleanze quanti sono i piani su cui si gioca. 2. La configurazione delle alleanze: non detto che le potenze, nei vari scenari, si alleino sempre allo stesso modo. Es: lo UK, all'inizio del '900, si alle con il Giappone sul piano del mantenimento dei rapporti con l'Impero e con la Russia (il principale nemico del Giappone) sul piano europeo. 3. Flessibilit di schieramento: massima. Uno Stato pu schierarsi con diversi attori. 4. La fedelt degli alleati: incerta, poich non si obbligati a schierarsi da una parte. Es: basti pensare ai numerosi rovesciamenti di alleanze avvenuti durante '700 ed '800. 5. il timore dell'abbandono (rigidit di strategie): per evitare che un alleato l'abbandoni (rischio alto), si corre il rischio dell'intrappolamento: ci si fa trascinare in questioni che non sono di prioritaria importanza. Es: questo il motivo per cui la Germania si fa trascinare dall'Impero asburgico nella competizione per i Balcani 6. Il grado di omogeneit: si mettono insieme interessi diversi, si forma un'alleanza in cui si scambiano interessi differenti. Es: la Triplice Alleanza (l'Italia voleva completare la propria unit; la Germania era preoccupata della Francia e l'Impero asburgico temeva le spinte rivoluzionarie interne e l'Impero zarista). 7. La struttura organizzativa: le alleanze sono delle promesse in senso proprio, in quanto flessibili, costituite in vista di un obiettivo specifico, ottenuto il quale, l'alleanza viene meno. Le alleanze sono leggere: non si mette insieme nient'altro che le promesse (non c' un comando integrato, non c' un coordinamento: gli alleati prendono iniziative senza consultare gli altri). Es: le coalizioni anti-napoleoniche: Napoleone gioc proprio sulla mancanza di

coordinamento degli avversari; le alleanze delle Guerre Mondiali.

Vantaggio: facile uscire dall'alleanza, basta tradire la promessa, tirarsi indietro. Svantaggio: l'alleanza poco efficiente. 8. Il tipo di alleanza: le alleanze multipolari sono alleanze tra eguali. Vantaggio: si tratta di alleanze tra eguali. Svantaggio: non si sa chi comanda l'alleanza. Ci, sul piano militare, uno svantaggio. Es: uno dei grandi problemi della difesa europea: la si vuole, ma si contemporaneamente terrorizzati dall'idea di uno Stato che prevalga sugli altri. L'Italia pone regolarmente la questione della sicurezza europea, ma, temendo di rimanere fuori dal direttorio europeo, preferisce mantenere la NATO.

I SISTEMI BIPOLARI
LA DEFINIZIONE DELL'AMICO NEMICO Ciascun attore sa benissimo che l'altro l'unico che possa portare una minaccia significativa: la scelta amico nemico si semplifica al massimo grado. Es: durante la Guerra Fredda la minaccia principale per gli USA era senza dubbio l'URSS. Chi utilizza un approccio sistemico rintraccia la causa ultima di tale conflitto nella stessa natura bipolare del sistema. Il sistema bipolare produce Guerra Fredda, perch genera un rapporto di ostilit reciproca che, fino a quando la configurazione del potere non cambia, insuperabile.

LA GUERRA Non c' spazio per un conflitto tra le superpotenze che non sia generale. Es: la crisi dei missili di Cuba del 1962 la manifestazione palese di come una questione secondaria, in un contesto che non il campo di battaglia principale della guerra, in un sistema bipolare possa degenerare in un conflitto generale. Conseguenze: 1. le uniche guerre che possono essere combattute non coinvolgono direttamente le 2 superpotenze: combattere una guerra un contrassengno potentissimo della propria marginalit. 2. La strategia indiretta: nell'impossibilit di uno scontro armato tra le superpotenze, ognuna arma chi combatte contro l'altra. Es: Vietnam, Afghanistan. 3. Il congelamento del conflitto: il fatto che uno scontro armato fra le superpotenze avrebbe costi intollerabili, provoca di fatto un congelamento del conflitto. Es: questo fu il motivo per cui in Europa nel 1945-90 non si verificarono guerre: gli europei temevano che qualsiasi piccolo scontro armato avrebbe potuto significare la catastrofe. Infatti la fine di questa condizione provoca il ritorno della guerra in Europa con il conflitto jugoslavo. 4. La regola dell'intangibilit dei confini: i confini sono intangibili, perch una loro violazione innescherebbe un'escalation tra le superpotenze. Ci fu dimostrato dallo scoppio della guerra jugoslava: CEE, UN, NATO, USA reagiscono negativamente alla dichiarazione

d'indipendenza di Croazia e Slovenia, perch non compresero che il principio dell'inviolabilit dei confini, che era valso fino a quel momento, con il venire meno del sistema bipolare non vigeva pi. Nell'Europa degli ultimi 20 anni sono nati in continuazioni nuovi Stati, il principio dell'inviolabilit dei confini non vale pi, poich venuta meno la paura che lo teneva in piedi. IL MODO IN CUI SI DETERMINA QUALI SONO GLI ATTORI FONDAMENTALI La soglia oltre la quale si considerati una potenza fondamentale si innalza bruscamente. Non a caso viene coniato il temine "Superpotenza": il suo opposto non "piccola potenza", ma "grande potenza". I 2 attori principali hanno in comune l'interesse a che non emerga una 3 superpotenza. Es: tutti gli accordi in materia di non proliferazione nucleare sono un tentativo di USA ed URSS di difendere il loro duopolio del potere; infatti, dopo la fine dell'epoca bipolare,e il regime di non proliferazione crollato.

LE ALLEANZE Caratteristiche: 1. il numero: sono 2. C' un'altissimo grado di coerenza. Es: il movimento dei non allineati ha dimostrato la fallacia di tutte le altre alleanze. 2. La mancanza di libert: gli antagonisti sono dettati dalla struttura del sistema. 3. Il timore dell'abbandono: non esiste. Es: durante la Guerra Fredda, i Paesi europei erano certi del sostegno americano, poich era nell'interesse USA che l'Europa non cadesse in mano all'URSS. 4. La rigidit di schieramento: c' il massimo grado di rigidit delle alleanze: esse sono dettate dalla struttura stessa del sistema. 5. La fedelt degli alleati (flessibilit di strategie): siccome le alleanze non sono stabili, non si hanno incetivi particolari a dare prova di fedelt. Es: la crisi di Suez del 1956: UK, Francia ed Istraele attaccano l'Egitto di Nasser, contro il parere americano. Gli USA erano contrari perch temevano che ci avrebbe provocato l'avvicinamento all'URSS dei partiti nazionalisti. Tuttavia Francia e UK agiscono lo stesso, perch sono consapevoli che gli americani non potranno comunque abbandonarli. Questo avviene nei fatti, ma gli Stati Uniti puniscono i due Stati europei con rappresaglie economiche durissime, che causano il ritiro europeo dall'Egitto. 6. Il grado di omogeneit: gli alleati non hanno tutti gli stessi interessi, ma nelle alleanze bipolari si mette insieme l'interesse che per tutti pi importante. Es: la NATO ha lo scopo di contenere l'URSS, disinteressandosi della lotta che Francia e UK conducono per mantenere i propri imperi coloniali. 7. La struttura organizzativa: le alleanze non possono essere leggere, poich non sono costituite in vista di un singolo obiettivo, ma sono un prodotto della struttura stessa del sistema. In questo contesto non si parla tanto di alleanze, quanto di "blocchi", ad indicare la loro durata. Le alleanze bipolari sono fatte per durare, dunque si dotano di quegli strumenti necessari per permanere. Esse smettono di essere leggere e diventano macchine organizzative.

Es: la NATO ha un comando integrato (una sorta di esercito comune), cosa anormale per un'alleanza. La NATO si d questa struttura organizzativa sulla scorta dei problemi organizzativi riscontrati durante le guerre mondiali. Non a caso essa nasce un anno dopo la firma del Patto Atlantico (1949), in quanto costituisce la trasformazione organizzativa di quest'ultimo. 8. Il tipo di alleanza: le alleanze bipolari sono ineguali. La promessa che ne alla base non pi la mutua assistenza militare, ma lo scambio protezione obbedienza. Obbedienza significa una limitazione pi o meno forte della propria sovranit. Alcuni descrivono questo tipo di alleanze come delle assicurazioni: la superpotenza garantisce la sicurezza di tutti ed, in cambio, ogni alleato paga una quota al Paese pi forte. Es: la NATO un rapporto di garanzia: tutte le sue crisi ruotano attorno ai problemi di: la credibilit della garanzia: gli USA saranno disposti a mettere a rischio il loro territorio per difendere l'Europa? Questa era la preoccupazione di De Gaulle, che non si fidava. Il prezzo del premio di assicurazione: secondo gli americani troppo basso, secondo gli europei eccessivamente alto.

I SISTEMI UNIPOLARI
LA DEFINIZIONE DELL'AMICO NEMICO E' il contesto attuale. Il sistema unipolare ancor pi indeterminato dei sistemi multipolari: infatti, mentre in quest'ultimi il nemico principale da rintracciare tra un numero ristretto di potenze; in un sistema unipolare non si sa da dove possa provenire la minaccia. Il dibattito strategico americano degli ultimi 10 anni centrato su questo tema: ci a condotto gli USA a: l'ossessione per la Cina: derivante dalla preoccupazione di rintracciare a tutti i costi il prossimo nemico; il tentativo continuo d'impiegare la propria superiorit in termini di prevenzione: per evitare di essere colpiti bisogna intervenire prima sulle minacce potenziali. Oppure, in un altra accezione, democratizzare prima gli altri Paesi. IL SISTEMA UNIPOLARE NON E' UN BUON AFFARE PER LE POTENZE MINORI, MA NEANCHE PER QUELLA DOMINANTE. In un articolo del 1992 Waltz scrisse che, in un sistema internazionale cos indeterminato, la politica estera americana destina a diventare capricciosa. Ci si poi realizzato nei fatti: la politica estera americana cambiata continuamente: Es: la politica nei confronti della Russia; la politica nei confronti della Cina (l'attore pi importante di tutti): la Cina stata definita partner degli USA negli 8 anni di amministarzione Clinton, competitor negli 8 anni di amministrazione Bush e di nuovo partner nei 4 anni di amministrazione Obama. la politica nei confronti del Medio Oriente: negli ultimi 8 anni cambiata in continuazione, con il risultato di indebolire le aspettative degli altri attori (il Pakistan, ad esempio, mantiene un atteggiamento ambiguo nei confronti degli USA, perch non certo che gli Stati Uniti non lo scarichino a favore dell'India. La sua doppiezza frutto della doppiezza americana).

LA GUERRA Il Paese pi forte eccezionalmente libero (punto focale dell'amministrazione Bush). Ci fa s che esso possa ricorrere all'uso della forza molto pi che in altri contesti. Es: tra il 1989 ed il 2003 gli USA hanno ricorso all'uso della forza in media 1 volta ogni anno e mezzo, in eguale misura durante l'amministrazione di Bush padre, di Clinton e di Bush figlio. NB: il frequente ricorso all'uso della forza non una novit dell'amministrazione Bush figlio, ma del contesto internazionale. Se Bush si sbagliato cos tanto sulla guerra in Afghanistan ed in Iraq, lo ha fatto sulla scorta di quanto avvenuto negli anni '90: le guerre unipolari dovrebbero essere semplicissime da vincere per la superpotenza. Precedenti: 1. la Guerra del Golfo del 1991: gli Stati europei e gli USA decidono d'imbarcarsi in questa guerra perch convinti della sua doverosit. Tuttavia essi si preparano ad enormi perdite, in quanto la macchina militare irachena era considerata una delle pi grandi del mondo, il suo esercito convenzionale era il maggiore del Medio Oriente. In realt tale guerra dura 40 giorni. Ci fu uno shock per entrambe le parti: questa guerra assomigliava a quelle coloniali. 2. La guerra in Bosnia del 1994-95: la NATO in 1 settimana conclude la guerra. 3. La guerra contro la Jugoslavia per la questione del Kossovo: la NATO interviene e risolve la questione in 45 giorni di bombardamenti e nemmeno 1 morto per le truppe NATO. Le espressioni con cui si parla della guerra: in questo periodo sono: 1. "guerra a costo zero": nel caso della Guerra del Kossovo la guerra per la NATO fu davvero a costo zero; 2. "guerra chirurgica": tale espressione non allude solo alla precisione del conflitto, ma anche alla sua sproporzione (una parte opera e l'altra operata). Conseguenze: 1. il Paese dominante ricorre pi spesso all'uso della forza, perch i suoi costi si abbassano notevolmente. 2. La guerra asimmetrica: il conflitto tra un soggetto forte ed altri che non possono competere. IL MODO IN CUI SI DETERMINA QUALI SONO GLI ATTORI FONDAMENTALI La soglia oltre la quale si diventa superpotenza altissima, ancor pi che nel contesto bipolare: quasi impossibile superarla. Es: non c' alcuna possibilit che un altro attore si avvicini nemmeno lontanamente alla potenza militare degli USA. L'obiettivo fondamentale della superpotenza prevenire l'emergere di un'altra potenza: cos che gli USA oggi guardano la Cina. Conseguenze: 1. i conflitti locali sono vinti dallo Stato che riesce ad ottenere l'appoggio della superpotenza; 2. l'unica alternativa alla precedente strategia, in una situazione in cui impossibile "rincorrere" il pi forte fino a raggiungerlo, consiste nell'abbassare la competizione fino ad un livello in cui lo suo strapotere non utilizzabile. Dal momento che il divario rispetto al pi forte incolmabile, si cerca di combattere su un terreno in cui la superiorit di

quest'ultimo inutilizzabile. Es: questa la strategia utilizzata da Al Quaeda.

LE ALLEANZE Caratteristiche: 1. C' un'altissima tendenza a saltare sul carro del pi forte. Es: la missione in Iraq ha aggregato un centinaio di Paesi. Questi partecipano anche con piccolissimi contingenti, l'importante fornire supporto agli USA. 2. Si tratta di una corsa competitiva: si sgomita per essere pi vicini alla superpotenza. Es: questa lotta tra Pakistan ed India, tra Israele e Palestina. 3. Inoltre un'alleanza che tende a comprendere quasi tutti i Paesi rischia di svuotarsi politicamente. 4. La libert di schieramento: il Paese pi forte pu scegliere liberamente con chi allearsi, mentre gli altri Stati hanno bisogno della protezione del pi forte. Gli USA hanno dato periodicamente prova di voler usare questa libert. Es: allo scoppio della crisi jugoslava, gli europei si sono sentiti dire dagli USA che si trattava di una questione solo europea, che andava risolta dagli europei (anche se 3 anni dopo intervengono). Ci non sarebbe mai successo all'epoca del bipolarismo e fu un grandissimo shock per l'Europa. L'amministrazione Bush (figlio) esprime il parere di larga parte degli studiosi realisti americani: perch legarsi a meccanismi che avevano senso all'epoca del bipolarismo, ma che non ne hanno pi adesso? Gli Stati Uniti non possono fare tutto da soli, ma possono scegliere volta per volta la strategia migliore da seguire. Da ci deriva che gli europei, ogni volta che gli USA chiamano, si trovano di fronte ad un dilemma: rispondere alla chiamata, rischiando l'intrappolamento (cosa che avvenuta con le guerre di Afghanistan ed Iraq) oppure non invischiarsi in affari che non interessano, correndo per il rischio di essere abbandonati dagli americani? Questa scelta fu all'origine della spaccatura intraeuropea del 2003: quando gli USA hanno chiamato gli europei ad andare in Iraq, alcune Nazioni hanno temuto da subito l'intrappolamento. Seguendo gli americani, si rischiava infatti di finire dentro ad un disastro mediorientale, da cui ci si poteva tenere fuori. Inoltre c'era una forte probabilit di portarsi in casa il terrorismo. Altri Paesi (tra cui l'Italia) hanno privilegiato il rischio dell'abbandono. Es: Italia: se la fragilissima situazione nei Balcani dovesse saltare, avrebbe un assoluto bisogno della protezione americana. 5. Il grado di omogeneit: ognuno chiede cose diverse alla potenza egemone. Nel contesto bipolare tutti chiedevano agli USA di essere difesi dall'URSS, quindi gli Stati Uniti, arginando l'Unione Sovietica, rispondevano contemporaneamente alle richieste di tutti gli alleati. Oggi invece ognuno chiede cose diverse agli americani, che sono costretti a dare continuamente beni diversi: un gioco di contrattazione permanente. Es: se la Siria ha avuto mano libera in Libano negli anni '90 perch aveva sostenuto gli USA durante la Guerra del Golfo. LE ALLEANZE UNIPOLARI SONO COSTOSISSIME PER IL PAESE PIU' FORTE. Esso si trova

a dover dare ai propri alleati cose diverse e spesso inconciliabili. Es: - come mantenersi vicina Israele, stringendo contemporaneamente relazioni amichevoli con gli arabi? - come avere mantenere un rapporto preferenziale con il Pakistan senza pregiudicare il riavvicinamento con l'India? 6. La struttura organizzativa: le alleanze, in un sistema bipolare tendono a perdere rigidit organizzativa: esse non sono pi date dalla struttura del sistema; anzi il contesto unipolare fortemente indeterminato. Questo ragionamento fu all'origine della dottrina Bush (figlio), il quale sosteneva che la NATO avesse senso nell'epoca bipolare, ma che, nel contesto attuale, limiti fortemente la libert di azione degli USA. Non ha senso intrappolarsi in un'alleanza permanente rigida: conviene scegliere gli alleati volta per volta. Ci fu percepito come uno scandalo in Europa. Il progetto di Bush era di mantenere in vita la NATO, trasformandola in un "paniere organizzativo", estraendo da esso ogni volta gli alleati che servono. Ci ovviamente non piacque agli europei. 7. Il tipo di alleanza: si accentua il carattere di ineguaglianza dell'alleanza (es: la superiorit degli USA rispetto agli altri membri dell'alleanza ancora maggiore che nell'epoca bipolare): il Paese pi forte assume l'egemonia (il comando militare e diplomatico della coalizione).

COME SI SPIEGA, ALL'INTERNO DI UN SISTEMA UNIPOLARE, IL COMPORTAMENTO DI ALCUNI PAESI (COME COREA DEL NORD ED IRAN) CHE NON VOGLIONO LEGARSI AL VINCITORE? La Corea del Nord: un Paese chiuso in un isolamento politico-diplomatico che gli consente di ottenere ci che vuole (la propria sopravvivenza) in modo diverso dagli altri Stati. L'Iran: in realt l'Iran ha manifestato un'apertura, ma l'amministrazione Bush (figlio) l'ha respinta. NB: la capacit degli Stati Uniti di giocare il gioco della punizione e della ricompensa molto diminuita negli ultimi anni, anche per effetto delle guerre in Afghanistan ed Iraq.

COME SI SPIEGA LA DIVERSA SENSIBILITA' DEI VARI STATI ALLE PERDITE UMANE? 1. Chi combatte sul proprio territorio investe, anche dal punto vista emotivo, molto di pi rispetto a chi combatte guerre a distanza. Questo spiega la maggiore propensione dei primi a sopportare vittime. 2. C' una sensibilit molto forte dei Paesi occidentali alla perdita dei propri militari, ma tale sensibilit non uguale per tutti. Es: mentre l'Italia sente moltissimo la perdita del singolo militare, Francia e UK (abituati a combattere le guerre coloniali, quindi a perdere centinaia di militari) sono pi assuefatti a tale fenomeno. Gli Stati Uniti: non assomigliano a nessun'altra grande potenza, in quanto escono dalla guerra del

Vietnam con una spiccatissima sensibilit per le vittime umane. Es: si ritirano dalla guerra in Somalia perch perdono 18 uomini in un giorno, cosa che nessun'altra grande potenza avrebbe mai fatto; nel 1999, prima di iniziare la guerra in Kossovo, dicono che non condurranno mai un'offensiva terrestre, in quanto l'opinione pubblica non lo accetterebbe. Tuttavia l'11 Settembre cambia completamente la prospettiva americana: basti pensare che, tra Afghanistan ed Iraq, dal 2001 gli USA hanno perso quasi 6000 uomini. Oggi la sensibilit sta cambiando nuovamente: la maggior parte dell'opinione pubblica americana contraria alla guerra in Afghanistan. Questo perch essa non ha pi chiaro l'obiettivo politico di tale conflitto: l'opinione pubblica sarebbe anche disponibile a combattere un conflitto prolugato, ma a patto di vedere il suo fine politico. 3. Gli USA stanno sviluppando una paradossale sensibilit nell'evitare perdite anche al nemico. Ci ha anche una ricaduta tecnologica: si stanno inventando armi non letali che riescano a paralizzare il nemico. Questo da una parte positivo, ma dall'altra rischioso, poich diminuisce la responsabilit della guerra. 4. La ragione demografica: un conto perdere un figlio quando se ne hanno 10, un conto quando se ne hanno 2.

QUAL E' IL MIGLIORE SISTEMA INTERNAZIONALE? Per migliore sistema internazionale s'intende quello che ha minori probabilit di scatenare una guerra generale. La maggior parte degli studiosi ha risposto il sistema multipolare, poich, per la sua caratteristica incertezza, suggerisce maggiore cautela. Sono probabili tanti conflitti limitati, che non distruggono il sistema; invece difficile che si giunga ad una guerra generale.

Waltz (che rappresenta una minoranza) sostiene che il bipolarismo sia il migliore dei sistemi possibili. Questo perch: - proprio perch una guerra generale sarebbe distruttiva, difficile che si decida di combatterla; . si tratta di un sistema ad altissimo grado di determinatezza. Il sistema unipolare: la dottrina su di esso spaccata: - un numero ristretto di studiosi americani ritiene che esso sia il migliore sistema possibile, in quanto estremamente gerarchico; - la posizione prevalente vede nel sistema bipolare un sistema fortemente instabile, in quanto incapace di riprodursi, quindi destinato a durare poco. Secondo la maggior parte degli studiosi l'egemonia americana gi in crisi.

La NATO: da 10 anni a questa parte attraversa una crisi. Essa andata in Afghanistan perch doveva dare un segno di vita, dopo aver operato splendidamente per tutti gli anni '90 (es: l'Alleanza Atlantica a porre fine al massacro jugoslavo), mentre nel decennio successivo non riesce a fare nulla. La NATO si trova spaesata dopo l'11 Settembre e nel 2003 si spacca sulla questione irachena, poich USA e Paesi europei non sono d'accordo su nulla.

L'alleanza entrata in crisi anche perch si passati da un contesto bipolare ad uno unipolare, quindi sono cambiati i parametri del sistema all'interno del quale opera.

Le preoccupazioni europee: gli europei sono terrorizzati dalla prospettiva di un'eventuale disimpegno statunitense in Europa per 2 motivi: 1. temono lo scoppio di un altro conflitto nei Balcani, senza per che ci siano gli americani a risolverlo; 2. temono la rinazionalizzazione del problema della sicurezza in Europa, con la conseguente esplosione di guerre infraeuropee per la supremazia sul continente.

02.02.2011

L'INFLUENZA DEL TEMPO SULLE RELAZIONI INTERNAZIONALI


La teoria dei sistemi politici internazionali: ha un posto centrale nella riflessione contemporanea dagli anni '50. Essa pone al centro la dimensione del potere. Tuttavia essa ignora altre dimensioni importanti e non dice come avviene il mutamento da un sistema internazionale ad un altro. La teoria dei sistemi, per parsimonia teorica, non tratta della storia: si muove in un vuoto storico. Se le teorie sistemiche statiche hanno avuto cos tanto successo negli anni '50, '60 e '70 perch, in questi anni, non sembrava esserci bisogno di una teoria del mutamento. Il sistema internazionale era immobile: l'evoluzione storica sembrava bloccata. Inoltre, nella 2 met del '900 il mutamento stato pensato esclusivamente come annichilimento militare: la scelta era tra questa prospettiva oppure un prolungamento infinito della situazione attuale. DUNQUE TUTTA LA TEORIA DEL MUTAMENTO E' CADUTA IN UN REGIME D'IMPENSABILITA'. IL MUTAMENTO E' IMPENSABILE IN QUANTO ALTRETTANTO IMPENSABILE E' LO SCONTRO NUCLEARE.

La situazione attuale: l'opposto di quella precedente, poich si in pieno mutamento: non si sa nulla tranne il fatto che la realt sta cambiando. Da qui la necessit di una teoria del mutamento.

Le teorie del mutamento: iniziano a comparire a met degli anni '70, quando non c' ancora traccia della crisi del bipolarismo. In questo periodo il mutamento torna nelle relazioni internazionali perch inizia il declino degli USA. Cos si spiega il paradosso per cui tutte le teorie del mutamento trattano del declino egemonico riferendosi a quello americano (quando invece poi sar l'URSS a crollare); esse sono di grande attualit oggi. Il testo pi significativo prodotto da questo pensiero "Guerra e mutamento nella politica internazionale" di Gilpin. Esso tratta di 3 tipi di mutamenti diversi (ordinati dal pi frequente e meno importante al meno frequente e pi importante): 1. i mutamenti d'interazione: sono la norma del mutamento internazionale. Si tratta di adattamenti continui, che non cambiano l'essenza della politica internazionale. I mutamenti d'interazione avvengono all'interno di un determinato contesto internazionale e consentono degli aggiustamenti continui, ammortizzano i mutamenti fondamentali. La storia della politica internazionale un corso continuo di mutamenti di questa natura. Es: la nascita di un'alleanza; lo scioglimento di un'alleanza; una piccola guerra militare; il riavvicinamento di 2 Paesi che erano ostili. 2. I mutamenti del governo del sistema: parlando di governo s'intende semplicemente la gerarchia del sistema. Si hanno tali cambiamenti quando quest'ultima collassa, di solito dopo una competizione per l'egemonia. Es: il declino dell'egemonia britannica nella 1 met dell'Ottocento; il declino americano.

3. I mutamenti della natura della convivenza internazionale: sono mutamenti epocali, che avvengono ogni 300/400 anni e che scardinano completamente il modo di concepire la politica internazionale. Es: il passaggio dalla convivenza medievale a quella moderna.

La situazione attuale: da 20 anni a questa parte si registrano continuamente mutamenti di tutti e 3 i tipi. Es: 1. mutamenti d'interazione: l'allargamento della NATO, che ha quasi raddoppiato i suoi membri; le guerre in Medioriente; la presenza militare degli USA in Medioriente; il negoziato di pace tra Israele e Palestina; il riavvicinamento tra USA ed India.

2. Mutamenti del governo del sistema: il passaggio dal contesto bipolare a quello unipolare ha provocato: la nascita di nuovi Stati; la trasformazione di ci che erano affari interni in politica internazionale: laddove c'era l'URSS oggi c' politica internazionale; 3. Mutamenti della natura della convivenza internazionale: oggi si percepiscono segni di cedimento del sistema Westphaliano. Es: le tensioni tra principio di sovranit e diritto d'ingerenza; le tensioni sulla punibilit dei Capi si Stato; il declino dello Stato nazionale.

07.02.2011

ORIGINE E CARATTERISTICHE DEI VARI SISTEMI INTERNAZIONALI


Ogni sistema politico composto da diversi sistemi regionali. E' una dimensione poco studiata, poich in genere interessano le caratteristiche di un sistema politico, non il modo in cui esso si formato. Tuttavia questo ragionamento sbagliato, perch il modo in cui un sistema si sviluppa influenza moltissimo il suo funzionamento. Quando si esamina un sistema internazionale, bisogna porsi 3 domande: 1. Prossimit o lontanza con l'origine di un sistema: quanto vecchio il sisitema internazionale? Tale questione era molto in voga negli anni '60/'70, ai tempi della decolonizzazione, quando ci si chiedeva se si dovessero trattare allo stesso modo Paesi di tradizione secolare e quelli di nuova formazione. Ovviamente la risposta negativa. Teoria del sovraccarico: tesi dominante negli anni '60 e '70. Si diceva che, mentre gli Stati europei avevano avuto il tempo necessario per svilupparsi fino al punto attuale; quelli di recente

costituzione no, quindi si troveranno in difficolt. Un discorso analogo non fu fatto per per i sistemi di Stati. L'et dei vari sistemi interstatali regionali: il sistema interstatale europeo: si consolida nel '500/'600; il sistema interstatale americano: si consolida a inizio '800; il sistema interstatale mediorientale: si forma dopo la II Guerra Mondiale; il sistema interstatale africano: si forma attorno al 1960; il sistema interstatale dell'Asia Orientale: ha origine nei primi decenni del '900; il sistema interstatale dell'Europa balcanica e centro-orientale: si forma dopo la I Guerra Mondiale con il crollo degli Imperi centrali; il sistema interstatale dell'Asia Centrale: si formato negli ultimi 20 anni, dalla disgregazione dell'URSS; il sistema interstatale del Caucaso: nasce negli ultimi 20 anni, anch'esso dal crollo dell'URSS. Le conseguenze di una politica interstatale in un sistema non ancora consolidato: non si pu dare per scontata l'esistenza degli altri attori.

Es: - tra 20 anni esisteranno ancora ed in che forma Palestina, Giordania ed Iraq? - se non si considerasse che la regione balcanica non ancora consolidata, non si comprederebbero i motivi della corsa alla NATO dei Paesi di questa zona. Cosa ne sar del Kossovo tra 20 anni? Che rapporti ci saranno tra con Albania e Macedonia? Non si possono dare per scontati i confini tra gli Stati. Il patrimonio identitario: ancora in formazione nei sistemi non consolidati.

2. Il grado di autonomia e eteronomia del sistema regionale: il sistema regionale si formato in modo autonomo o tramite un intervento esterno? Anche in questo caso la differenza tra l'Europa e gli altri sistemi regionali marcatissima. Il sistema dell'Europa occidentale: si formato in modo autonomo: i confini sono stati stabiliti in modo arbitrario, ma sono stati gli stessi europei a farlo. Dalla fine del '600 l'Impero turco (il grande estraneo d'Europa) diventa irrilevante: non pi il giocatore, ma l'oggetto del gioco altrui. I sistemi non dell'Europa occidentale: sono eteronomi. Es: - i sistemi post-coloniali: i confini sono stati imposti dai colonizzatori; - i Balcani: sono frutti di una serie di conferenze internazionali: dopo la I Guerra Mondiale le grandi potenze europee ridefiniscono i confini della regione; dopo la I Guerra Mondiale URSS, USA e UK ridecidono i confini della zona; nel 1978 (alla fine della Guerra russo turca), al Congresso di Berlino, le grandi potenze europee ridisegnano i confini dei Balcani. Le conseguenze dell'eteronomia: la crisi di legittimit: i Paesi i cui confini sono stati determinati eteronomamente sono soggetti a continue contestazioni di tali confini. Questo perch essi sono imposti dall'esterno e dunque vengono percepiti come coloniali. Es:

- Al Quaeda sostiene che il Medioriente cos com' un prodotto coloniale; - Ahmadinejad (Presidente dell'Iran) perora la causa dell'illegittimit dello Stato d'Israele, sostenedo che esso il frutto di un'imposizione britannica. - la Serbia sostiene che il Kossovo non ha diritto d'esistere, in quanto imposizione della NATO. - L'invasione irachena del Kuwait (la Guerra del Golfo): Saddam Hussein sostenne che il Kuwait era illegittimo, si trattava in realt una provicia irachena; se esisteva era solo perch costituiva un protettorato britannico. Cos nel 1991 l'Iraq invade il Kuwait e i Paesi vicini richiedono l'aiuto degli USA. Saddam ha violato il diritto internazionale, quindi ci sono i presupposti per l'intervento militare, cos l'ordine viene ristabilito. Apparentemente si tratta di un successo; tuttavia la Guerra del Golfo dimostra che ci che denunciava Saddam Hussein vero: il Kuwait pu esistere solo in virt di un continuo intervento esterno, non sono le forze della regione che gli consentono al Kuwait di esistere: esso sta in piedi solo perch il Medioriente penetrato dall'esterno.

3. Il tipo di processo storico da cui il sistema ha avuto origine: il sistema nato da un processo di concentrazione dello spazio e della potenza e da una loro deconcentrazione? Il sistema europeo occidentale: intorno alla met del '600 i titolari di qualche sovranit in Europa sono tra 600 e 900. Nel '900 (quando il consolidamento del sistema europeo si concluso) il numero di tali sovranit scende a circa 30-40; dunque avvenuto un processo di concentrazione del potere. ---> SEMPLIFICAZIONE TERRITORIALE I sistemi non dell'Europa occidentale: i vari sistemi interstatali si sono formati sulle rovine degli Imperi, trami te un procedimento di deconcentrazione del potere; essi hanno avuto origine non da un successo, ma da un fallimento. Es: attualmente si tende a vedere l'ultimo secolo come il periodo del successo dell'integrazione. In realt vero esattamente l'opposto: negli ultimi 100 anni si verificata una progressiva deconcentrazione del potere e dello spazio, essendo passati dai 40 Stati circa dell'inizio del '900 ai 200 circa di oggi.

Le 4 grandi ondate di frammentazione: a) la balcanizzazione: progressiva frammentazione dell'Impero ottomano, con la conseguente nascita del sistema balcanico. Infatti nel '900 si sono verificate 2 guerre in questa regione; b) il collasso contemporaneo degli Imperi centrali (Impero asburgico, ottomano, zarista, tedesco); c) la progressiva disgregazione degli Imperi coloniali; d) sconfitta e disgregazione dell'Impero sovietico: influisce nell'area caucasica ed asiatica.

Le conseguenze del processo di deconcentrazione: a) la spirale di disintegrazione: una volta innescato, questo processo fatica a fermarsi. Questo a causa di 4 fattori: l'esempio: vedere che l'altro ci riuscito; l'opportunit: l'unit pi piccola pi vulnerabile;

i rapporti centro periferia/maggioranza minoranza: mutano, poich aumenta la pressione, c' diffidenza reciproca tra maggioranza e minoranza etnica. Questo perch il nuovo Stato (che deve costruirsi un'identit) non vuole che le minoranze s'impongano. ---> Il nuovo Paese diventa intollerante alle altre identit nazionali; la mancanza di continuit: il processo di deconcentrazione procede senza soluzione di continuit (formazione continua di nuovi sistemi). b) l'interdipendenza: nei sistemi regionali sorti di recente si verifica un paradossale eccesso di interdipendenza, che porta necessariamente al conflitto. Ogni unit politica pensa infatti a se stessa come se fosse destinata a durare per sempre (simboli, infrastrutture, ecc...). Quando lo Stato si disgrega, tutto ci diviene un problema. ---> CIO' CHE PRIMA ERA RAZIONALE DIVENTA ORA PARADOSSALE. Es: la rete ferroviaria asburgica: unisce Praga, Vienna e Budapest; la rete telefonica dell'Impero francese: la comunicazione tra le colonie passava per Parigi; la rete infrastrutturale sovietica. I residui simbolici: lingua: ad esempio, Croazia e Slovenia smettono di utilizzare l'alfabeto cirillico. calendario delle feste nazionali. Il problema dell'identit nazionale dei Paesi arabi: i Paesi arabi devono affrontare una questione macroscopica: come costruire identit nazionali diverse con una base culturale comune. Il tentativo che si sta mettendo in atto negli ultimi anni costituisce nell'attingere al passato pre-islamico al fine della costruzione delle varie identit nazionali. c) Le conseguenze demografiche: vivere uniti sotto un'unica giurisdizione porta la varie popolazioni a mescolarsi tra loro, riscoprendo le identit etniche solo al modello della divisione. Il nuovo Stato-Nazione cerca appunto di realizzare un'identificazione tra Stato e Nazione. Da ci derivano le pratiche di: - scambio di popolazione (es: tra Grecia e Turchia); - pulizia etnica; - genocidio etnico. DUNQUE SI PERSEGUE LA COERENZA IN MODO BRUTALE.

Dopo la frammentazione del potere, si possono verificare 2 tendenze opposte: a) ricostruzione delle relazioni tra vecchio centro e periferia, sotto nuova forme: la risorsa principale di cui dispongono le vecchie potenze sono i residui di interdipendenza. Es: il Commonwealth; i rapporti tra la Francia e le ex colonie; i rapporti tra i Paesi dell'ex URSS.

b) Recisione completa dei legami con il vecchio centro: Es: vietare l'uso del francese nelle ex colonie; imporre l'arabo nelle ex colonie francesi

La Turchia: mette in comunicazione sistemi regionali diversi, quindi ha un ruolo strategico estremamente importante. Perci alcuni Stati (in primis l'Italia) premono per il suo ingresso nel sistema europeo: per avere accesso diretto ad altri sistemi regionali. Al contrario altri sostengono che, proprio per il fatto che la Turchia sia inserita anche in altri sistemi politicamente instatibili, essa non debba essere ammessa nell'UE.

08/09/14.02.2011

L'INFLUENZA DELLO SPAZIO SULLE RELAZIONI INTERNAZIONALI


La teoria dei sistemi opera in un vuoto geografico: si sa come distribuito il potere, ma non dove. Es: non importa se, in un sistema bipolare, le 2 superpotenze siano continentali o marittime, vicine o lontane. La dottrina delle relazioni internazionali ha trascurato questo aspetto. Tucidide: prima di parlare della Guerra del Peloponneso (conflitto tra Sparta ed Atene, durato 30 anni, nella 2 met del V sec. a. C.), fornisce una panoramica della storia greca precedente, raffigurata come una successione di talassocrazie. La Grecia sempre stata dominata dalla potenza che ha mantenuto il controllo sull'Egeo. A quel tempo la potenza egemone per eccelenza era Atene. NB: In ci si riconosce il pensiero dell'egemonia marittima inglese. L'idea che la politica internazionale sia un susseguirsi continuo tra l'egemonia di una grande potenza marittima e quella di una continentale (es: balena ed orso, mare e terra, Atene e Sparta, Roma e Cartagine, Inghilterra e Spagna, Inghilterra e Francia, Inghilterra e Germania, USA marittimi ed URSS continentale) ---> Teoria affascinante, ma forzata. La teoria dello scontro terra mare: diverr un luogo comune della riflessione politica dell''800.

Makinder (studioso inglese di fine '800) sostiene che, tra terra e mare, sia pi forte la terra. Egli pensa di aver individuato nella massa euroasiatica il centro del mondo, perch qui sono moltissime risorse. Inoltre, detenendo il controllo di questa zona non si consentirebbe l'attracco alle potenze marittime, quindi esse sarebbero destinate a rimanere sul mare. Mahan: tra '800 e '900, sostiene invece che il mare ad essere avvantaggiato, perch esso domina il commercio e le vie di comunicazione (quindi ha la possibilit di proiettare la propria potenza) e pu "strangolare" l'avversario chiudendo i porti, impedendo il rifornimento nemico (es: l'Inghilterra con la Germania durante la II Guerra Mondiale). Quanto sostenuto da Mahan ha molte conferme storiche: tutte le potenze marittime hanno sempre sconfitto quelle terrestri, con l'eccezione del conflitto Atene Sparta. La geopolitica tedesca dell'inizio del '900: epoca nazional socialista. Si sostiene che lo spazio una dimensione fondamentale, che detta le scelte politiche estere. Se la Germania al centro del continente europeo, questa collocazione la obbliga a costruire uno spazio vitale.

ALLORA PERCHE', NELLA RIFLESSIONE DEGLI ULTIMI 50 ANNI, LO SPAZIO E' STATO TRASCURATO? 1. Per effetto dell'enfasi eccessiva posta dai tedeschi sulla dimensione spaziale nella prima met del '900. Dopo l'uso politico che dello spazio aveva fatto la Germania, la dimensione spaziale incuteva sospetto. 2. La dimensione spaziale ha cominciato ad essere considerata superflua in seguito allo sviluppo tecnologico. Basti pensare alla globalizzazione, quindi all'indifferenziazione spaziale: il mondo globalizzato un mondo senza pi grandi fratture spaziali. 3. L'interdipendenza economica: in un mondo sempre pi economicamente interdipendente, le differenze spaziali contano sempre meno. 4. Ragione politico strategica: a causa in parte dell'esperienza delle 2 Guerre Mondiali ed in parte per il timore della guerra atomica, il teatro di guerra viene avvertito sempre pi come privato: che ruolo pu avere la propria terra/mare in una guerra? La guerra atomica toglie alla dimensione spaziale importanza.

La fine del bipolarismo: una catastrofe geopolitica, ha cambiato lo spazio delle relazioni internazionali: 1. cambiata la distribuzione dello spazio: si sono spostati confini, alcune nazioni non esistono pi, altre sono nate. 2. Sono cambiati i confini delle aree regionali. Ci significa dover tenere conto di fattori prima trascurabili. Es: il Medio Oriente si sta allargando. Non si parla pi tanto di Medio Oriente, ma di Grande Medio Oriente.

3. Sono cambiati i pesi delle dinamiche globali e regionali: oggi ci che avviene nelle singole regioni, conta molto pi che all'epoca del bipolarismo. Prima poteva avvenire qualsiasi cosa, ma ogni regione era saldamente inserita in un quadro internazionale. Es: oggi Israele teme un cambiamento dei rapporti tra Medio Oriente ed Occidente.

LO SPAZIO TORNA AL CENTRO DELLA RIFLESSIONE QUANDO ESSO TORNA AD ESSERE UN PROBLEMA POLITICO. Es: tra '500 e '600 (epoca delle grandi scoperte spaziali) si sviluppa una grande riflessione sullo spazio. Tra '800 e '900 in Svezia e Germania si diffonde la geopolitica, perch lo spazio torna ad essere una questione fondamentale, in quanto lo spazio delle relazioni internazionali era saltato (in quel periodo avviene la globalizzazione). L'epoca del protagonismo europeo era finita. Attualmente in atto un ulteriore rivoluzione spaziale.

LO SPAZIO SECONDO ARON


Aron: studioso francese di formazione sociologica. Egli sostiene che lo spazio pu essere l'ambiente, il teatro o la posta della politica estera.

LO SPAZIO COME AMBIENTE


In questo senso lo spazio vincola l'azione degli Stati. Fattori spaziali che influenzano la politica estera di un Paese: 1. la prossimit geografica: l'essere vicini o lontani nello spazio. La prossimit geografica aumenta la sensibilit e la vulnerabilit a ci che accade. Chi vicino e chi lontano non reagiscono allo stesso modo agli medesimi avvenimenti. Infatti buona parte delle relazioni internazionali avviene tra Paesi vicini. Es: nella guerra del Kossovo del 1999 gli Usa trovarono un accordo per intervenire. L'atteggiamento dei paesi europei non fu univoco: la Grecia non partecip all'intervento militare, mentre l'Italia s, ma facendo finta di non esserci. Questo perch Grecia ed Italia temevano che la crisi nel Kossovo potesse generare un processo di immigrazione di massa, come era avvenuto 2 anni prima. Grecia ed Italia guardarono a quella crisi con la massima cautela possibile, perch un eventuale errore sarebbe stato pagato in primo luogo da quei paesi. Italia, Spagna e Grecia hanno una posizione diversa dagli altri paesi europei sulla questione dell'immigrazione, perch quasi tutto il peso di essa ricade su di loro, a causa della loro posizione geografica. Le alleanze che l'Italia ha con la Libia di Gheddafi, l'Algeria e la Russia sono imbarazzanti; tuttavia l'Italia non ha scelta, perch ha bisogno delle risorse energetiche di questi Paesi. Tale politica risale agli anni '70 (l'epoca dello shock petrolifero) quando tutti gli Stati diversificarono i loro approvvigionamenti

energetici.

2. La vulnerabilit: muta la sensibilit di una nazione agli eventi. Uno studioso americano afferm che non bisogna pi parlare di equilibrio di potere, ma di equilibrio di minacce: gli Stati non sempre si coalizzano contro il Paese pi forte, ma contro quello pi minaccioso. Lo spazio pu incidere molto su questa dimensione: ci si coalizza pi facilmente contro un paese vicino. Questo spiega perch non si sia ancora creata una coalizione anti-USA. Gli USA sono infatti una potenza lontana, non sono all'interno delle diverse regioni, dove si teme invece il potenziale egemone regionale. Es: - se sono in Asia non temo gli USA, ma la Cina; - se sono nel Caucaso non temo gli USA, ma la Russia.

3. Insularit vs continentalit: l'essere posizionati su un isola o nel centro di un continente influisce sulla politica degli Stati. L'INSULARITA': requisiti: l'insularit richiede che: a) sull'isola vi sia un solo titolare di sovranit; b) l'isola controlli i mari. Es: - questo distingue lo UK dal Giappone: lo UK controlla i mari, mentre il Giappone no (non a caso il suo obiettivo fondamentale durante la I Guerra Mondiale ottenere tale controllo), essendo cos vulnerabile all'accerchiamento. - Lo UK esercita un ruolo fondamentale perch si trova a met tra il continente europeo e quello americano; - gli USA sono in una posizione strategica tra 2 oceani e li controllano entrambi. Caratteristiche: all'insularit associato un certo tipo di sviluppo interno: a) la non necessariet di esercito di terra permanente: a causa del fatto di non avere nemici pericolosi ai confini (essendo un'isola) le potenze insulari si possono permettere di non disporre di un esercito permanente, non hanno bisogno di vigilare sui confini. Non avendo bisogno di un esercito di terra permanente, lo Stato non necessita nemmeno di un'imponente macchina amministrativa e fiscale, in quanto non deve gravare sulla popolazione con pesanti imposte per mantenere l'esercito. Da ci deriva la non necessit di un grande apparato di polizia che costringa i cittadini a pagare le tasse. Es: - Seely (studioso inglese) scrive che lo UK ha potuto permettersi grande libert interna, perch libera da minacce ai confini. - Hamilton (uno dei fondatori degli USA), sosteneva che gli Stati Uniti dovessero essere uno Stato federale per disporre di un apparato burocratico piu leggero. - Otto Kihnze: spiega lo sviluppo tedesco (Stato onnispresente e fortemente militarizzato) con la centralit della Germania nel continente europeo. b) La maggiore libert in tema di politica estera: le potenze insulari hanno un grado di libert maggiore rispetto a quelle continentali nel condurre la politica estera Esse possono decidere di volta

in volta se impegnarsi o meno nella politica internazionale. Es: - lo "splendido isolamento" inglese; - l'isolazionismo americano . L'INSULARITA' GARANTISCE UNA MAGGIORE LIBERTA' DI SVILUPPO POLITICO. c) L'egemonia globale: le potenze insulari sono pi adatte a svolgere un ruolo dominante, a causa de: - il dominio sugli oceani; - il fatto di potersi permettere di investire molto nella flotta. Es: la Francia ha sempre cercato di diventare una grande potenza oceanica, ma non ci mai riuscita, perch deve dividere i suoi fondi tra esercito di terra e flotta. NB: attualmente lo UK ha perso completamente la propria insularit.

Il riorientamento della Cina: per tutta la propria storia la Cina ha privilegiato la sua dimensione continentale rispetto a quella marittima; tuttavia, da circa 20 anni, essa sta dando segnali di riorientamento sulla dimensione marittima. La Cina infatti: a) sta investendo molto di pi nella dimensione marittima che in quella continentale; b) sta ammodernando la propria flotta; c) si sta dotando di una flotta d'alto mare. Gli USA sono inquieti, perch vedono in questo da una parte la ricerca del prestigio, dall'altra un'attitudine offensiva verso Taiwan o, peggio, nel tentativo di svolgere un ruolo globale anche dal punto di vista militare. Ci stato possibile perch: a) dopo il crollo dell'URSS, la Cina non si deve pi preoccupare del versante terrestre; b) la Cina vuole scoraggiare la proclamazione definitiva della secessione taiwanese; c) la Cina vuole controllare da s le linee di comunicazione con le risorse energetiche, sottraendole agli USA.

LA CONTINENTALITA':

Conseguenze della continentalit: a) difesa continua dei propri confini. b) Preparazione continua ad una possibile invasione, esercito permanente con relativo finanaziamento ed apparato burocratico. Es: Francia, Germania, Russia. c) La politica internazionale: le potenze continentali sono obbligate ad impegnarvisi. Es: - Germania e Russia hanno in comune il terrore del'accerchiamento (la Russia ha ad ovest la NATO in espansione, ad est la Cina in espansione ed a sud l'India sempre in espansione). Il dilemma della Germania in entrambe le Guerre Mondiali era come vincere una guerra su due fronti, non disponendo di una potente flotta: l'unica soluzione possibile era iniziare la guerra e scaricare tutte le energie su un fronte, vincere e poi concentrasi sull'altro.

- I piccoli Stati sono messi ancora peggio: devono partecipare alla politica internazionale, pena l'essere schiacciati dagli altri Paesi. Infatti l'allargamento della NATO e e dell'UE oggi vengono visti con molto sospetto da parte dei piccoli stati continentali.

LO SPAZIO COME TEATRO


lo spazio un luogo di continua manipolazione da parte degli attori. Il ruolo tra attori e spazio si rovescia rispetto allo spazio inteso come ambiente: qui sono gli attori a creare il proprio spazio. La geopolitica francese ha molto insistito su questo. Lo spazio istituito attraverso la costruzione di vie di comunicazione, volte a tenere insieme uno spazio e contemporaneamente a separarlo dal resto. Ogni contesto politico internazionale ha le proprie congiunzioni e disgiunzioni. NB: una rete di comunicazione sempre anche una rete di disgiunzione: per mettere insieme 2 punti, si deve separare tali punti da tutto il resto. Es: se si guarda una cartina stardale dell'epoca bipolare, non si trovano autostrade tra i 2 blocchi. Dopo il crollo di quel tipo di spazio, sono stati costruiti i corridoi paneuropei (corridoi che collegano l'Europa dell'ovest con quella dell'est ed il nord-Europa con il sud). Questi corridoi sono strade, metanodotti, oleodotti, ecc... COSTRUIRE UNO SPAZIO SIGNIFICA IN PRIMO LUOGO SOSTRUIRE UNA RETE DI COMUNICAZIONE. Ogni contesto storico ha le proprie aree regionali: una regione ha senso nel suo contesto storico e non negli altri. La costruzione delle regioni un gioco competitivo, in quanto costruire una regione in un certo modo pu significare trovarsi al centro o ai margini dell'area stessa. Es: l'allargamento dell'UE.

LO SPAZIO COME POSTA IN GIOCO


Si dice che oggi il controllo dello spazio conti meno nella politica internazionale che in passato. Per accumulare potere infatti non attualmente necessario accumulare spazio, che anzi a volte pu diventare un problema. Questo tema ricorre spesso nella politologia americana. Ci vero solo entro certi limiti: l'egemonia degli USA oggi non passa solo per il dominio nello spazio, ma comunque questa dimensione rimane importante, in tutti i conflitti degli ultimi anni la questione spaziale rimane centrale (es: 1. il conflitto israelo palestinese ruota attorno a determinanti spaziali; 2. le guerre balcaniche degli anni '90: il loro esito stata un ripartizione dello spazio; 3. la redistribuzione delle risorse all'interno dell'Iraq, che sta ostacolando la ricostruzione irachena, ha una dimensione spaziale).

LO SPAZIO PUO' ESSERE PERIODICAMENTE POSTA IN GIOCO DI CONFLITTI ARMATI. PERCHE'? 1. Lo spazio contiene una serie di risorse che gli Stati vogliono ottenere, entrando in un gioco a somma zero. I vari Paesi cercano di evitare questo fenomeno (es: i tentativi di trovare dei modi per gestire collettivamente le risorse scarse), ma ci impossibile. I tipi di risorse contenuti dallo spazio: a) risorse materiali: - il petrolio; - l'acqua; - la terra; b) risorse immateriali: - l'interesse strategico: uno spazio pu essere a sua volta un punto d'accesso per un territorio che interessa. Es: l'Afghanistan poverissimo di risorse, ma da 100 anni continuamente al centro di contese tra potenze. Questo perch: ...nella 2 met dell'Ottocento interessava allo UK (poich era sulla via delle Indie) ed alla Russia (perch si trovava sulla via per il mare caldo); ...negli anni '60 '80 l'Afghanistan diventa il retroterra del Golfo Persico, quindi ambito da USA e URSS; ...oggi l'Afghanistan ha un interesse diverso per ogni attore: gli USA lo vogliono perch costituisce il collegamento tra Golfo Persico ed Asia centrale; il Pakistan perch lo vede come il retroterra dell'India. la guerra tra Iraq e Iran negli anni '80 fu combattuta per la supremazia sul Golfo Persico. - Le risorse simboliche: es: Gerusalemme: ci che ha un forte valore identitario diventa per definizione non negoziabile, in quanto non si pu negoziare la propria identit. il Kossovo: la Serbia non lo vuole cedere perch esso la culla della nazione serba. Quando si apre il conflitto con il Kossovo, negli anni '90, Milosevic era alle prese con la ricostruzione dell'identit nazionale serba. La Jugoslavia aveva una duplice identit: quella jugoslava ("Jugoslavia" significa "unione degli Stati del Sud") e quella comunista della liberazione. Venute meno entrambe, con il rifiuto dello jugoslavismo da parte della Croazia ed il crollo dell'URSS, alla Serbia montenegrina non resta che il nazionalismo serbo per costruire un'identit nazionale. Allora l'importanza simbolica del Kossovo aumenta enormemente. NB: territorio (si ha sotto un'unica giurisdizione) e terra (ci che produce ricchezza) non sono la stessa cosa. Es: il Movimento Nazionale Palestinese richiede la restituzione della terra, non dei territori, ad Israele; mentre quest'ultima disposta a cedere solo territori.

2. Lo spazio pu essere materia di conflitto in quanto sfera d'influenza (o "grande spazio"). Le sfere d'influenza sono lo spazio tipico delle grandi potenze.

Es: espessione di ci l'americana dottrina Monroe (secondo la quale il continente americano sfera d'influenza statunitense); la teoria dello spazio vitale tedesca; la Cina sta tentando di mettere in atto una sorta di dottrina Monroe in Asia.

Questi spazi hanno contemporaneamente natura difensiva (nel momento in cui il nemico mette piede nell'estero vicino il "giardino di casa" di una grande potenza, questa minacciata) ed offensiva (le grandi potenze vedono le sfere d'influenza come luoghi di massima vulnerabilit, quindi si arrogano un diritto d'intervento in essa). LA GRANDE POTENZA PUO' DUNQUE INTERVENIRE ILLIMITATAMENTE NELLA PROPRIA SFERA D'INFLUENZA, MENTRE TUTTE LE ALTRE POTENZE NON POSSONO METTERVI PIEDE. Es: ci spiega la permanenza dell'embargo statunitense nei confronti di Cuba. Le sfere d'influenza non hanno confini ben definiti, quindi diventano spesso luoghi di competizione tra potenze. Es: il crollo dell'URSS, con il conseguente allargamento della NATO, ha aperto una sorta di gara di successione sulla sfera d'influenza sovietica: da una parte c' il tentativo della federazione russa di riaggregare quanto pi possibile della sua vecchia sfera d'influenza; dall'altra la volont americana di acquisire potere in questa regione. Attorno al 2003/04 si sosteneva che l'Asia centrale (il Caucaso) fosse gi entrata nella sfera d'influenza americana. Tuttavia negli ultimi 5 anni la regione tornata nella sfera d'influenza russa: il passaggio pi significativo si giocato in Uzbekistan. Con questo Paese gli USA avevano un'alleanza speciale, attorno al 2005 essi avevano ottenuto la costruzione di una base militare, che formalmente doveva fungere da retroterra per la guerra contro l'Afghanistan. 3 o 4 anni fa il Governo uzbeco ha fatto chiudere tale base, tornando sotto l'influenza russa. La guerra russo georgiana del 2009: la Russia ha voluto mandare 2 messaggi agli USA: a) che non aveva rinunciato al controllo sul Caucaso; b) che un allargamento della NATO all'Ucraina sarebbe stata considerata una grandissima provocazione.

LO SPAZIO SECONDO SCHMITT


Carl Schimtt intende lo spazio come luogo del diritto. Secondo Schmitt "nomos" significa "norma in uno spazio definito": il diritto deve essere radicato in uno spazio. L'autore vuole spiegare la genesi e la crisi del diritto pubblico europeo, che nasce nel '500 ed entra in crisi irreversibile verso la fine dell'Ottocento. Si tratta di norme specificamente europee, che nascono su un problema spaziale e muoiono su un problema spaziale. Lo ius publicum europeum si sviluppa infatti in concomitanza con le grandi scoperte geografiche; la domenda che si poneva era come costruire un'ordinamento giuridico che non tenesse conto solo dell'Europa, ma anche del resto del mondo. Il diritto pubblico europeo, secondo Schmitt, muore alla fine dell'Ottocento, perch in questo periodo lo spazio delle relazioni internazionali cambia nuovamente. IN CHE SENSO IL DIRITTO INTERNAZIONALE MODERNO E' MISURA DELLE RELAZIONI

INTERNAZIONALI? Ci sono 2 risposte: 1. il diritto internazionale moderno d una misura spaziale alle relazioni tra gli attori europei, essendo costruito sul concetto di sovranit nazionale: le diverse giurisdizioni sono divise tra loro dai confini. Si inventa cos uno spazio. 2. Lo ius publicum europeum nasce quando l'Europa scopre di non essere tutto il mondo, quindi, per darsi ordine, deve trovare una forma di rapporto giuridico con il resto del mondo. Schmitt sostiene che, alla fine del '400 (quando l'Europa scopre di non costituire tutto il mondo) si inizia a pensare per linee globali. C' una successione di 3 linee globali: a) la prima linea: viene tracciata nel 1494 dal trattato di Tor Sicilia, firmato da Spagna e Portogallo (le 2 grandi potenze marittime dell'epoca). Quest'ultime si chiesero come trattare, dal punto di vista giuridico, le nuova terre. La soluzione fu dividere le terre in modo casuale, non ci si sforza di capire le specificit dei luoghi: una parte delle colonie viene etichettata come spagnola e l'altra come portoghese. Il trattato viene firmato sotto l'autorit del Papa (si in una fase di transizione tra il modello di convivenza medievale e quella moderna: la legittimit ancora fornita dal Papa). b) La seconda linea: viene stabilita da Francia ed Inghilterra; le linee di questo tipo si chiamano "linee dell'amicizia" ("fraternity lines") e riflettono l'idea che la politica internazionale abbia certe regole in Europa ed altre nel resto del mondo. Schmitt sostiene che queste linee stabiliscono il confine oltre il quale il diritto internazionale europeo smette di valere: oltre la linea tutto possibile, smette di valere qualsiasi regola (es: la violenza pu essere utilizzata senza limiti, come avvenuto nei massacri coloniali). Da questo deriva l'espressione "hot line". In questo casa il Papa non c'entra pi nulla: si tratta di un patto tra 2 Stati sovrani e moderni, che non riconoscono un'autorit superiore. c) La terza linea: la dottrina Monroe. Con essa l'espressione "Nuovo Mondo", che gli europei utilizzavano in senso spregiativo, inizia a venire utilizzata dagli americani con accezione positiva. Viceversa la locuzione "Vecchio Mondo", che gli americani utilizzavano con significato dispregiativo (autoritarismo, guerra, diplomazia segreta), viene usata dagli Europei in senso positivo. Mentre le fraternity lines definivano l'Europa come lo spazio della pace o almeno della guerra limitata e ci che stava fuori come lo spazio della guerra illimitata; la dottrina Monroe vede nel Vecchio Continente il luogo della violenza e della guerra senza fine. Bisognava impedire agli europei di arrivare in America, perch questo era l'unico modo di preservarsi dai mali europei. L'idea della supremazia morale americana profondamente radicata nella cultura statunitense: la politica americana nasce come fortemente anti-europea. La cultura politica americana non ha mai accettato 2 presupposti che quella europea d per scontati: la rimozione dell'idea di giustizia dalla politica internazionale; l'idea che tutti gli Stati vadano trattati nello stesso modo, indipendentemente dal loro regime interno: gli USA hanno sempre sostenuto che i regimi democratici fossero migliori di quelli autoritari.

15.02.2011

L'INFLUENZA DELLA CULTURA SULLE RELAZIONI INTERNAZIONALI


COME INFLUISCE SULLA POLITICA INTERNAZIONALE IL RIFERIMENTO A VALORI IDEAZIONALI ? La Guerra Fredda: nella 2 met del '900 sembrava non esserci bisogno di una gran riflessione sullo spazio, poich questo era dato una volta per tutte e non poteva essere modificato. La Guerra Fredda anche uno scontro tra 2 visioni del mondo universalistiche (democrazia liberale vs socialismo) inconciliabili tra loro. La decolonizzazione: immette nella politica internazionale nuove visioni del mondo.

Motivi per cui il fattore culturale fu a lungo ignorato: per tutta la 2 met del '900, il fattore culturale della politica internazionale fu ignorato, rimosso. Questo per 3 motivi: 1. la tendenza delle scienze sociali a considerare i fattori culturali come una sovrastruttura di quelli materiali; le scienze sociali sono state essenzialmente materialiste; 2. fattore storico: la politica internazionale sempre stata considerata come una meccanica del potere, che prescinde totalmente dai fattori culturali (che non contano o sono maschere delle variabili fondamentali); 3. la globalizzazione: consiste nell'indifferenza alle differenze culturali.

Motivi per cui il fattore culturale stato recentemente rivalutato: negli ultimi 20/30 anni invece i fattori culturali hanno acquistato importanza nella riflessione politica. Questo perch: 1. il diffondersi dell'approccio costruttivista, che pone al centro della riflessione i valori culturali. 2. Fattori storici: a) l'epidemia di conflitti etno-nazionali dagli anni '90 a questa parte: essi si presentano anche come conflitti identitari. Il fattore identitario di rado la causa scatenante dello scontro; ma, una volta attivato, il conflitto cambia corso. b) Il diffondersi dello spettro del terrorismo islamico. c) Le differenze culturali ci sono sempre state, ma un conto se queste sono espresse da attori deboli, un conto se sono proprie di attori potenzialmente forti ed aggressivi. Negli ultimi 20 anni cambiata l'articolazione tra cultura potere: nel momento in cui la differenza culturale pu essere attivata politicamente, essa torna al centro della riflessione.

NB: bisogna prestare attenzione a non dare eccessiva importanza ai fattori culturali, in quanto non tutti i conflitti hanno, in ultima istanza, radici ideologiche. La tesi del conflitto delle civilt: tesi sostenuta da Samuel Huntington, il quale suggeriva che tutti i conflitti del XXI secolo avranno, in ultima istanza, radici culturali. Si tratta di una tesi eccessiva, in quanto non regge alla verifica empirica, storica: i conflitti degli ultimi 20 anni hanno una dimensione culturale. E' indubbio che le differenze culturali siano state attivate politicamente, che tali differenze aggravino i conflitti e che restringano lo spazio per il negoziato (quando qualcosa diventa parte della propria identit, difficilmente si disposti a negoziare su di essa); ma ci non significa che la radice culturale sia la causa ultima dei conflitti. Es: a) nel conflitto jugoslavo sono stati attivati fattori culturali, ma questi non sono la causa scatenante del conflitto; b) il conflitto israelo palestinese: le rivendicazioni delle parti sono rimaste le stesse anche quando il capitale simbolico cambiato. L'attivazione del capitale simbolico dell'Islam ha cambiato i caratteri del conflitto, ma non l'ha creato.

LA BIPARTIZIONE DI ARON
Aron propone la distinzione tra: 1. sistemi internazionali omogenei: sistemi internazionali in cui gli attori hanno una conformazione politica, delle radici culturali e principi di legittimit simili tra loro. Essi sono consapevoli di questa somiglianza e la pongono al centro delle relazioni tra loro. Es: l'Europa del '700: a) stessa forma istituzionale: gli attori principali erano tutti Stati, con la parziale eccezione dell'Impero asburgico; b) stessa concezione del principio di legittimit: tali Stati erano tutti monarchici, vigeva il principio

dinastico; c) civilt comune: questi Paesi avevano memorie comuni, storia comune, cultura comune; d) la consapevolezza di questa comunanza culturale: Voltaire parlava di una "Repubblica diplomatica d'Europa". GLI ATTORI PRINCIPALI COMPETONO NEL CAMPO DEL POTERE E DEGLI INTERESSI FONDAMENTALI.

2. Sistemi internazionali eterogenei: sistemi internazionali in cui gli attori non hanno alcun grado di somiglianza tra loro e che mettono la propria diversit al centro della politica internazionale. Es: a) la Rivoluzione Francese: immette nel sistema europeo un Paese (la Francia) che non fa nulla per somigliare agli altri, ma anzi si presenza come irriducibile alle regole degli altri. Viene introdotta in Europa una dimensione di guerra civile, assente nel '700. b) la Rivoluzione Russa: produce un attore che non somiglia a nessun altro, che dichiara la propria diversit: il primo atto del Governo bolscevico, nel 1917, la pubblicazione dei trattati segreti, in violazione del diritto internazionale. c) la Germania nazional-socialista: si presenta come per niente interessata alle regole internazionali vigenti. d) la Rivoluzione islamica in Iran di Khomeini del 1979: il primo atto del Governo rivoluzionario una violazione del diritto internazionale: il sequestro dell'ambasciata americana a Teheran. LA POLITICA INTERNAZIONALE E' DOMINATA DAL CONFLITTO DI LEGITTIMITA'.

Le aspettative sugli altri attori


Sistema omogeneo: possibile imputare all'altro le intenzioni che si avrebbero al suo posto, si assume che tutti gli attori abbiano le stesse preferenze, quindi vige una totale indifferenza per le preferenze degli attori. ---> REAL POLITIQUE Sistema eterogeneo: dagli altri attori ci si pu aspettare qualunque cosa. Es: a) questo il modo in cui molte diplomazie hanno guardato all'URSS ed alla Germania nazista (non possibile avere rapporti normali con questo governo, poich esso non normale); b) questo anche il modo in cui gli USA guardano Al Quaeda ed i cosiddetti "Stati canaglia": non c' spazio per un'interazione strategica, l'unico modo di interagire con questi soggetti colpire per primi.

Il timore dell'inganno
Sistema omogeneo: diminuisce, poich l'inganno pi costoso sia in termini di reputazione sia in termini identitari (in quanto ingannare qualcuno che si percepisce come molto simile a s significa in qualche misura ingannare se stessi).

Sistema eterogeneo: c' il timore di perdere la reputazione e che l'altro violi a sua volta le regole, ma non ci sono altre remore: se s'inganna qualcuno che si percepisce come ripugnante, non si avranno dilemmi morali.

La comunicazione
Sistema omogeneo: la possibilit di fraintendimento diminuisce ed aumenta invece quella di mantenere comunicazioni permanenti. Sistema eterogeneo: la comunicazione gravata dal problema della traduzione. La difficolt maggiore si ha quando 2 sistemi linguistici sono in qualche modo simili: infatti quando si alle prese con 2 lingue totalmente diverse, si ha a che fare appunto con parole completamente diverse. Quando invece 2 sistemi linguistici si sovrappongono (quando la medesima parola ha significati diversi nelle 2 lingue) si presentano le difficolt peggiori. Es: "democrazia" non ha lo stesso significato in Europa ed in Egitto: anzi gli USA temono che la richiesta di democrazia non significhi altro che la richiesta di allontanare i dittatori da sempre sostenuti dagli USA.

Il diritto internazionale
Il diritto internazionale riguarda la possibilit di sottrarre qualcosa alla competizione. Perch le norme producano comportamenti e costituiscano dei limiti a certi comportamenti degli attori necessario che esse siano interpretate da tutti nello stesso modo. Nel sistema eterogeneo: il diritto internazionale travolto dalla diversit d'interpretazione da parte dei vari attori. Viene dunque meno la capacit di salvare qualcosa dalla competizione internazionale.

La fedelt dei cittadini


Sistema omogeneo: facile distinguere: a) l'ordinamento interno da quello internazionale; b) l'ordine interno da quello internazionale; c) la politica interna da quella internazionale; d) guerra civile e guerra internazionale. Sistema eterogeneo: tali distinzioni sono impraticabili nei sistemi eterogenei, poich vengono attivati legami di fedelt con carattere transnazionale. Ci aggiunge alle preoccupazioni dello Stato quella circa la fedelt dei propri cittadini, poich essi possono abbracciare ideologie diverse da quella nazionale. Es: a) il macchartismo; b) gli USA oggi sono pi preoccupati di un attacco da parte di cittadini americani che di quello da parte di un esterno. c) l'Italia uno dei Paesi che ha vissuto in modo molto pi intenso e molto pi a lungo la Guerra Fredda.

Lo UK: l'unico Paese che ha saputo gestire un attacco terroristico (quello del 12 Luglio 2005) senza attivare la paura del nemico interno. Infatti il Regno Unito l'unico Stato europeo che non ha vissuto la paura del nemico interno in modo intenso nel corso del '900. Il '900: dal punto di vista politico ideologico, stato un secolo molto pi transnazionale di quello attuale.

La disponibilit a riconoscersi come interlocutori legittimi


Sistema omogeneo: i vari Stati si riconoscono a vicenda. Conseguenze: in pace: 1. c' un altissimo grado di flessibilit delle alleanze: proprio perch tutti gli attori hanno pari dignit, ogni Stato pu decidere di allearsi con tutti gli attori disponibili, in base ai suoi interessi. 2. Gli attori sono giudicati per come agiscono e non per quello che sono, poich sono tutti uguali, mentre le loro azioni differiscono. In guerra: c' spazio per la guerra limitata, che plausibile solo in un sistema omogeneo.

Sistema eterogeneo: i vari attori non si riconoscono pari dignit. Conseguenze: in pace: 1. il gioco delle alleanze meno flessibile rispetto ai sistemi eterogenei: difficilmente un Paese si alleer con un soggetto che considera impresentabile e, anche qualora vi ci fosse costrettto, dovr spiegare il motivo di tale schieramento e non detto che la spiegazione sia sufficiente. Es: a) il patto Molotov Ribbentrop; b) l'alleanza UK URSS durante la II Guerra Mondiale: Churchill (totalmente anticomunista) ha dovuto spiegare alla Camera dei Comuni il motivo dell'alleanza con l'Unione Sovietica. 2. Gli Stati sono giudicati non per quello che fanno, ma per quello che sono. Si reagir in modo diverso alla stessa violazione a seconda che a compierla sia un attore che si percepisce come simile o differente da s. In guerra: illimitata, la guerra ideologica di per s una guerra illimitata.

23.02.2011

L'ATTUALE SITUAZIONE LIBICA


L'effetto contagio: l'"effetto contagio" stato enfatizzato da Internet e dalla comunit culturale dei Paesi mediorientali (infatti tale contagio non si estende oltre gli Stati dell'area mediorientale). Le dittature mediorientali sono state sostenute da tutti i Paesi europei (es: qui sono stati portati i prigionieri delle guerre condotte dalla NATO in Afghanistan ed Iraq, affinch fossero torturati). Le rivoluzioni in Maghreb rappresentano l'ultima parte del fallimento della politica estera statunitense. L'unica cosa certa che i nuovi regimi della regione saranno meno filoccidentali delle precedenti dittature; pi essi saranno democratici, meno saranno malleabili. Il paese pi interessato di tutti da questo ca,mbiamento Israele.

La reazione USA: l'amministrazione statunitense ha mischiato elementi di realismo ed altri d'irrealismo: elemento realista: per gli Stati Uniti la soluzione migliore sarebbe stato il mantenimento di Mubarak. In alternativa, l'uomo degli USA in Egitto avrebbe dovuto essere Suleiman. Tuttavia entrambe le soluzioni si sono rivelate inattuabili, l'amministrazione americana ha capito che non era il caso d'insistere. Elemento d'irrealismo: gli Usa hanno avuto la tendenza ad interpretare gli eventi egiziani sulla scorta di quanto avvenuto in Iran nel '79.

Le conseguenze per l'Italia: la politica estera italiana nei confronti della Libia sempre la stessa dal '73 (anno dello shock petrolifero). In questo periodo i vari Paesi scelsero di diversificare i propri

approvvigionamenti energetici. L'Italia costru metanodotti con gli Stati oggi pi scandalosi (Russia, Algeria e Libia). A quell'epoca costruire delle infrastrutture che collegassero l'Italia con la Russia e la Libia non era una scelta banale; ma anzi provoc uno scontro durissimo con gli Stati Uniti, che vedevano l'URSS come un nemico e la Libia come un nemico potenziale. NB: l'Italia, dopo la Spagna, il Paese con il maggiore grado di dipendenza energetica nei confronti l'estero (l'88%); quindi ha un altissimo grado di vulnerabilit.

Le conseguenze per l'UE: il problema dell'immigrazione spacca nuovamente l'Europa: Italia si trova d'accordo con i governi di segno opposto di Spagna e Grecia.

23.02.2011

L'INFLUENZA DELLE ISTITUZIONI SULLE RELAZIONI INTERNAZIONALI


Istituzioni internazionali: insiemi di norme, regole e procedure decisionali sulle quali convergono le aspettative degli attori in un determinato settore delle relazioni internazionali. NB: nei contesti internazionali anarchici, estremamente difficile avere aspettative realistiche nei confronti degli altri soggetti. Le istituzioni attenuano questa caratteristica del sistema internazionale, consentendo la formazione di aspettative sugli attori. Es: a) il regime internazionale sull'ambiente: il protocollo di Kyoto d una serie di indicazioni che dovrebbero consentire a ciascun attore di nutrire aspettative sugli altri; b) il regime sul commercio internazionale; c) le norme che vietano di produrre e commercializzare mine anti-uomo.

Il ruolo delle istituzioni: nella sfera politica interna le istituzioni hanno chiaramente un ruolo centrale; mentre non tutti gli studiosi sono concordi sull'importanza del ruolo delle istituzioni nella politica internazionale. Istituzionalisti liberali e costruttivisti ritengono le istituzioni un fattore importante; i realisti invece pensano che esse svolgano un ruolo del tutto secondario. Da 2 secoli a questa parte ci si abituati a considerare le istituzioni come parti dello Stato, ma un'entit simile non esiste nella politica internazionale.

E' POSSIBILE AVERE ISTITUZIONI DOVE NON C'E' GOVERNO? Realisti: sostengono che in un ambiente anarchico le istituzioni non hanno alcun peso, al massimo hanno la funzione di mascherare i rapporti di forza. Gli istituzionalisti liberali: per avere istituzioni internazionali efficaci bisogna creare un governo mondiale, trasformando la politica internazionale in una sorta di politica interna su scala planetaria. Entrambi questi approcci si basano su un presupposto errato: che le istituzioni, per funzionare, abbiano bisogno di un Governo. Es: Bull cita le societ primitive, definite anche "societ senza Stato": in esse non esiste un Governo, ma vi sono delle istituzioni (che tramandano i comportamenti e sanzionano quelli devianti).

Schmitt parla di ius publicum europeum, mentre Bull di societ internazionale; tuttavia entrambi si riferiscono alle istituzioni intenazionali.

SCHMITT
Schmitt un realista; nella sua riflessione il conflitto e l'eccezione storica hanno un posto centrale. Ne "Il nomos della Terra" egli traccia una storia di istituzioni internazionali (es: la diplomazia non un prodotto dell'anarchia internazionale: nello stato di natura di Hobbes non esiste. Essa tuttavia una costante degli ultimi 400 anni). La guerra: secondo Schmitt, la guerra, nello ius publicum europeum, diventa un'istituzione. Questo perch, nel contesto moderno, essa non corrisponde alla guerra descritta da Hobbes nello stato di natura (ovvero una guerra di tutti contro tutti, senza limiti). Schmitt sostiene che: LA FUNZIONE PRINCIPALE DELLO IUS PUBLICUM EUROPEUM SIA LA RAZIONALIZZAZIONE E L'UMANIZZAZIONE DELLA GUERRA. Si tratta senza dubbio di un'esagerazione; tuttavia bisogna tenere presente che il diritto internazionale europeo nasce per 2 motivi: 1. la necessit di gestire lo spazio extra-europeo nel '500; 2. la necessit di porre fine alle guerre civili di religione: Grozio scrive nel 1625 (nel pieno della Guerra dei 30 anni, quindi delle guerre civili di religione) e si pone il problema di come pacificare l'Europa. La soluzione consiste nel dare forma alla guerra: la guerra civile il conflitto informe per eccellenza, senza limiti, quella a cui pensava Hobbes (egli teorizzava lo stato di natura durante la guerra civile inglese). Nella guerra civile la violenza ovunque. La guerra in forma ha invece caratteristiche determinate: a) lo "ius ad bellum": solo gli Stati possono farla, la violenza impiegata da soggetti diversi dallo Stato altro; b) lo "ius in bellum": che cosa ci pu fare legittimamente in guerra e cosa no? Non si in diritto di fare tutto quello che in proprio potere. NB: nel contesto internazionale moderno la guerra non ovunque; mentre nello stato di natura di Hobbes s. Schmitt definisce il diritto internazionale moderno con l'aggettivo "classico": esso capace di

chiare distinzioni: guerra/pace; combattente/non combattente; militare/civile; interno/esterno.

BULL
Bull un realista, in quanto consapevole che: 1. la politica internazionale fatta di potere; 2. nel sistema internazionale anarchico la competizione per il potere produce periodicamente guerra; 3. il conflitto inestirpabile. Differenza rispetto al realismo ortodosso nordamericano: Bull non si rifa all'anarchia come la intende Hobbes, ma riprende l'immagine di anrchia offerta da Locke. Gli uomini, nello stato di natura di Hobbes, sono egoisti, paranoici e non hanno alcun senso del bene comune; quelli nello stato di natura di Locke hanno invece nozioni di socievolezza. Bull riconosce che le relazioni internazionali sono un sitema d'interdipendenza: l'espressione "sistema internazionale" si ritrova in tutti gli studiosi inglesi e significa che le azioni di ciascun attore hanno conseguenze sugli altri e quindi che ognuno deve calcolare le mosse altrui. La societ internazionale: parlando di sistema internazionale si allude semplicemente all'esistenza di interdipendenza; la societ internazionale invece presuppone una comunanza: per parteciparvi non sufficiente temere gli altri, ma anche necessario che i vari soggetti si riconoscano reciprocamente. NB: le istituzioni cambiano completamente la tipologia di anarchia internazionale. QUAL E' IL RAPPORTO TRA SISTEMA INTERNAZIONALE E SOCIETA' INTERNAZIONALE? La societ internazionale presuppone l'esistenza di un sistema internazionale di relazioni. Il rapporto sistema societ non casuale, ma costituisce l'incentivo fondamentale per la creazione di istituzioni: si creano istituzioni quando si all'interno di una rete d'interdipendenza da cui non si pu uscire. Es: Schmitt scrive che il sistema europeo del '500, '600, '700 un "recinto", da cui nessuno Stato europeo pu uscire. Questo non obbliga i Paesi europei a creare regole comuni, ma fornisce un forte incentivo a farlo (la consapevolezza dell'interdipendenza un'incentivo a rendere il recinto vivibile). Schmitt sostiene che gli USA sono un attore anomalo, poich sono "fuori dal recinto": possono decidere se e quando intervenire. Infatti gli Stati Uniti, quando commettono un errore, hanno sempre a disposizione una strategia per uscire dalla vicenda. ---> GLI USA POSSONO SFUGGIRE ALLE CONSEGUENZE DEI PROPRI ERRORI. Quando si inseriti in un sistema internazionale il lasso di tempo in cui calcolare gli effetti di una politica si allunga: mentre un attore isolato guarda al vantaggio immediato; quello inserito in un

sistema internazionale deve tenere conto anche di altri fattori (es: la reputazione). IL SISTEMA E' ALLA BASE DELLA SOCIETA': FORNISCE UN INCENTIVO DA UNA PARTE ALLA CREAZIONE DI NORME COMUNI; DALL'ALTRA A NON VIOLARLE. Tuttavia vi pu essere un sistema internazionale senza che vi sia una societ internazionale. Es: 1. il sistema pre-westfaliano: met del '400 fine del '500; si hanno alcuni grandi Stati, relazioni permanenti tra un piccolo gruppo di attori, ma non ancora istituzioni internazionali. Anzi, quando si tratta di regolare i rapporti tra gli attori dell'epoca si ricorreva ancora a principi e norme dell'ordinamento precedente (quello medievale). 2. Il '900: il sistema internazionale diventa progressivamente globale, tuttavia la qualit istituzionale del '900 in declino. Dopo la I Guerra Mondiale la diplomazia subisce una crisi di legittimit e poi di effettivit (viene messa sul "banco degli imputati"). Lo ius in bellum fallisce: durante la II Guerra Mondiale viene brutalmente ignorato. 3. Oggi: la qualit istituzionale delle varie regioni diversissima: a) l'Europa occidentale altamente istituzionalizzata: oggi essa ha pochissimo a che vedere con l'anarchia internazionale di Hobbes. b) Il Medioriente un sistema (ciascun attore tiene conto dell'operato dell'altro), ma privo di socievolezza: non esistono istituzioni in comune (manca lo scambio di rappresentaze diplomatiche ed il riconoscimento reciproco tra Paesi). I confini della societ e quelli del sistema non necessariamente coincidono: es: 1. il sistema delle polis greche del IV V sec a.C.: comprende anche l'Impero persiano. Quest'ultimo non fa invece parte della societ internazionale greca, che riunisce le polis elleniche. Esse sono accomunate dalla consapevolezza di condividere una cultura comune, come testimoniato dall'esistenza di istituzioni comuni (es: le olimpiadi, l'Oracolo di Delfi). La societ internazionale greca non comprende i persiani. 2. L'Impero Ottomano: coinvolto nel sistema internazionale europeo; ma non nella societ europea. 3. Gli Stati canaglia: espressione coniata dall'amministrazione Clinton degli USA. Gli Stati Uniti hanno cos definito alcuni Paesi (es: l'Iraq, la Libia fino al 2001). Lo Stato-canaglia fa parte del sistema quasi ossessivamente (le sue mosse vengono calcolate con particolare attenzione); ma non della societ. NB: per partecipare al sistema internazionale sufficiente essere abbastanza forti da preoccupare gli altri; mentre per entrare nella societ internazionale bisogna possedere certe caratteristiche. Es: negli ultimi anni c' stato un forte richiamo alla democrazia, un appello a costruire una comunit internazionale di soli Stati democratici.

24.02.2011

LA POLITICA ESTERA
NELL'ARENA INTERNAZIONALE I VARI GIOCATORI GIOCANO TUTTI ALLO STESSO MODO? La politica estera: non la politica internazionale, ma la politica che ciascun attore attua, muovendosi nella politica internazionale. Quest'ultima riguarda il campo di gioco, la politica estera invece riguarda i singoli attori.

La politica estera una politica pubblica. Essa si distingue da tutte le altre politiche pubbliche per: 1. gli strumenti che utilizza: a) la forza (guerra); b) la diplomazia (pace). Tutti gli attori utilizzano entrambi questi mezzi: anche solo mostrare la forza un modo di utilizzarla. NB: lo studio delle relazioni internazionali lo studio della guerra e della pace. Spesso si tende a pensare che l'utilizzo della diplomazia escluda quello della forza e viceversa. In realt non cos: ogni attore combina entrambi questi strumenti. Es: a) anche quando si usa la forza, non s'interrompono mai i canali diplomatici: la I Guerra Mondiale: negli ultimi mesi c' una convulsa attivit diplomatica; la II Guerra Mondiale: ci sono continui tentativi di apertura, di giungere a paci separate o almeno negoziate; il conflitto israelo palestinese: i negoziati (segreti) sono sempre rimasti aperti.

b) il conflitto militare non di per s la negazione dell'attivit diplomatica, anzi spesso la minaccia dell'uso della forza costituisce una sorta di "diplomazia rafforzata": la prassi diplomatica impiegata prima dallo UK, poi dagli USA, di mostrare la bandiera nazionale alle coste della nazione nemica. Si tratta di una pressione per indurre l'avversario a cedere alle proprie richieste.

2. La politica estera specificamente rivolta all'ambiente internazionale (quindi agli altri Stati), pur avendo conseguenze anche all'interno del Paese.

LA POLITICA ESTERA QUANTO E' UN PRODOTTO DELLA POLITICA INTERNA E QUANTO DELLA POLITICA INTERNAZIONALE? NB: non esiste un solo Paese che non tenga conto della politica interna nel prendere decisioni di politica estera. Le risposte: a) la tesi del primato della politica internazionale: la risposta tradizionale, classica,quella che avrebbe dato la maggior parte degli studiosi dell'Ottocento, ovvero che conta di pi la politica internazionale. Questa teoria ha 2 formulazioni: la FORMULAZIONE DEBOLE: versione prevalente nell'Ottocento. Si sosteneva che la politica estera fosse compito degli specialisti (diplomatici e militari). Es: la diplomazia segreta (i professionisti non devono essere disturbati). La FORMULAZIONE FORTE: non solo la politica estera autonoma, separata; ma persino la politica interna il prodotto di quella estera. Es: - la Carta dei Padri Fondatori degli USA: per rafforzarsi, gli Stati Uniti non dovevano entrare in un contesto competitivo (quindi in Europa); - il militarismo tedesco del '900: in Germania l'aspetto militare molto sviluppato, poich si trova in un contesto competitivo e non pu isolarsi (come lo UK). b) La tesi del primato della politica interna: la politica estera, come tutte le politiche pubbliche, un prodotto di quella interna. Anche questa teoria ha 2 formulazioni: la FORMULAZIONE DEBOLE: la politica interna viene condotta dai vari Stati indipendentemente da quella internazionale. La FORMULAZIONE FORTE: non solo la politica interna viene condotta indipendentemente dall'ambiente internazionale; ma la struttura economico -sociale dei vari Paesi che spiega la struttura dei diversi sistemi internazionali. Es: - per spiegare il militarismo tedesco si deve fare riferimento alla struttura economico sociale della Germania; - l'Imperialismo un prodotto del tardo capitalismo: - in democrazia la maggiore o minore bellicosit degli attori si spiega facendo riferimento al regime politico interno dei singoli Stati.

Waltz: sostiene che il sistema non spiega tutto: bisogna guardare anche la struttura interna degli attori.

LA POLITICA INTERNAZIONALE PUO' ESSERE INTESA COME UNA SOMMA DI POLITICHE ESTERE? Tradizionalmente la politica internazionale stata spesso intesa cos. Tuttavia uno dei meriti principali della teoria dei sistemi stato sfatare questa convizione, asserendo che la politica internazionale la somma delle politiche estere + le condizioni strutturali del sistema (come scritto da Waltz).

SINTESI TRA TESI DEL PRIMATO DELLA POLITICA INTERNAZIONALE E TESI DEL PRIMATO DELLA POLITICA INTERNA
1. La successione nel tempo delle 2 teorie non casuale: il rapporto tra fattori di politica internazionale e di politica domestica infatti cambiato nel tempo. Nell' '800 la politica estera era realmente separata da quella interna, condotta da esperti e non discussa pubblicamente. Nel '900 questa divisione salta, poich si rende necessario l'utilizzo della propaganda. Durante la I Guerra Mondiale ci fu infatti il grande problema delle diserzioni e la propaganda (connessione della politica interna con quella internazionale) fu un modo per risolverlo. Al termine del conflitto la diplomazia segreta viene imputata come responsabile del conflitto.

2. In un contesto come quello attuale, in cui chi fa politica estera deve tenere conto sia delle pressioni interne sia di quelle esterne, non detto che il peso di qieste pressioni sia sempre lo stesso. ---> Necessit vs libert. Ci sono 2 situazioni limite: a) necessit: quando Waltz parla di condizioni di costrizione intende dire che la politica estera il prodotto di determinanti internazionali, non si riconosce allo Stato alcuna libert. Ci quello che sostengono i teorici tedeschi della 1 met del '900: sarebbe bello essere come lo UK, ma impossibile. Il peso delle determinanti internazionali talmente forte da non lasciare spazio alle preferenze. Tale condizione stata metaforicamente descritta come quella in cui si sviluppa un incendio in una casa con una sola via d'uscita: non occorre conoscere le caratteristiche culturali delle persone che scappano da quella uscita. Es: quando Churchill deve giustificare alla Camera dei Comuni l'alleanza con l'URSS, si trova in questa situazione. Egli invoca lo stato di necessit: l'alleanza con l'Unione Sovietica l'unico modo per sconfiggere la Germania. b) Libert: parte dal presupposto che esiste ampia libert di scelta, che l'ambiente non determina la scelta, ma anzi che questa sia un prodotto della libert del soggetto, dunque dei suoi valori e delle sue preferenze. Tale condizione si verifica quando gli attori pi forti credono di non subire alcun condizionamento

dagli ambienti internazionali. Allora tali Stati possono decidere la politica estera basandosi solo sulle loro preferenze. Es: Europa ed Usa negli anni '90 vivono una sorta di allucinazione: dopo il crollo dell'URSS il blocco occidentale si sente totalmente libero: pu scegliere: - se e quanto allargare l'UE; - se e quanto allargare la NATO; - se e quanto premere sull'accelerazione della democrazia; - quanto chiedere agli altri. La dottrina Bush: essa sostiene che gli USA sono talmente forti che nessuno pu minacciare la loro egemonia, dunque il sistema internazionale non riesce a fare pressioni significative sugli Stati Uniti. Questo comportamento venne interpretato da tutti gli altri attori come una manifestazione di arroganza; ma in realt si trattava di una manifestazione di estrema libert. Infatti leggendo i documenti americani si incontra in continuazione il termine "libert". NB: questi sono 2 modelli estremi, ma nella maggior parte delle situazioni i vari Paesi, per giungere a formulare la loro politica estera, combinano necessit e libert. FACENDO POLITICA ESTERA, UNO STATO DEVE MUOVERSI CONTEMPORANEAMENTE SUL TAVOLO DELLA POLITICA INTERNA E SU QUELLO DELLA POLITICA INTERNAZIONALE, CERCANDO DI GUADAGNARE POSIZIONI SU ENTRAMBI I PIANI. Es: non sarebbe intelligente attuare una politica estera di successo sul piano internazionale, ma invisa alla popolazione (politica interna), poich, cos facendo, non si verr rieletti. Analogamente non avrebbe senso vincere le elezioni conducendo una politica estera che si cura solo dell'ambiente domestico; poich cos si peggiorerebbe la posizione del Paese nell'ambiente internazionale.

LA POLITICA ESTERA E' OBBLIGATA AD ESSERE UNA COMBINAZIONE DI PREOCCUPAZIONI DIVERSE. IL CHE SIGNIFICA CHE NON SARA' PERFETTA SU NESSUNO DEI 2 PIANI. Es: a) dal 1990 ad oggi gli USA si trovano stretti da 2 esigenze totalmente opposte sul piano internazionale e su quello interno: da una parte gli alleati chiedono agli Stati Uniti di rimanere sul proprio territorio; dall'altra i contribuenti americani chiedono che gli USA si ritirino dai vari territori alleati. Obama, quando espone la sua strategia per l'Afghanistan, indica 2 cose in contraddizione tra loro: cercare di replicare quanto fatto in Iraq, aumentando il contingente americano e passando all'offensiva. ---> Gli alleati americani (in particolare il Governo afghano) hanno percepito questo come una manifestazione dell'impegno degli USA, quindi come una cosa positiva. Incominciare a ritirarsi. Fare queste 2 cose insieme dal punto di vista militare una follia. b) il negoziato israelo palestinese: uno dei motivi per cui il negoziato non ha funzionato la ricaduta delle decisioni prese sulle opinioni pubbliche interne. Paradossalmente il negoziato ha avuto successo solo fino a quando rimasto segreto. Tale negoziato nasce in epoca pre-wilsoniana, come negoziato tra professionisti. Questi non dovevano spiegare le

proprie decisioni alle opinioni pubbliche.

28.02.2011

LE DIVERSE TIPOLOGIE DI POLITICA ESTERA


La politica estera: politica che ciascun attore mette in atto nei confronti dell'ambiente internazionale. La politica estera una sorta di unione tra politica interna e politica internazionale: i soggetti che agiscono in nome dello Stato prendono determinate decisioni perch ricevono certe sollecitazioni sia dall'ambiente interno sia da quello internazionale. Nel progettare una politica estera, un attore deve tenere conto delle ricadute che essa avr sia sul contesto interno sia su quello internazionale. La scelta che emerger non sar mai ottimale, perch 2 tavoli cos diversi messi insieme non producono scelte semplici.

COME AVVIENE IL PROCESSO DI DECISIONE DI UNA POLITICA ESTERA?


Il modello dell'attore razionale: modello descritto da Allison. Si tratta del modello di analisi pi comunemente utilizzato. Elementi fondamentali della teoria: 1. la finzione dell'attore unitario: si considerano gli Stati come attori unitari, dunque si parte da una finzione utile. 2. La finzione della razionalit degli attori: si parte dal presupposto che gli attori agiscano in modo razionale rispetto ai propri obiettivi. L'interesse nazionale: chi ricorre al modello dell'attore razionale spesso parte dal presupposto che lo Stato, come tutti gli attori unitari, sia portatore di un interesse e che questo interesse corrisponda a quello nazionale. Dunque lo Stato si comporterebbe in modo razionale rispetto all'interesse nazionale.

I modelli burocratici-organizzativi: contestano i 2 principi fondamentali della teoria dell'attore razionale: 1. non considerano lo Stato un attore unitario, ma guardano dentro la "scatola nera dello Stato" per risalire a chi davvero ha preso la decisione. Quest'ultima non il frutto di una scelta razionale, ma di spinte contrastanti all'interno dell'amministrazione (come tutte le politiche pubbliche). Le politiche estere sono frutto della contrattazione tra attori portatori di interessi differenti (es: un militare cercher di favorire la sua casta). 2. Non considerano le decisioni di politica estera il frutto di scelte razionali, ma l'esito di conflitti. Es: in occasione di quasi tutte le guerre combattute negli ultimi 10 anni dagli USA si verificato uno scontro durissimo tra vertici militari e burocrati civili: quasi sempre i primi si sono dimessi (il generale McChrystal si dimesso pochi mesi fa). Basti pensare ai rapporti che intercorrono tra il generale Petraeus ed Obama: questi infatti teme che il militare possa essere il prossimo candidato repubblicano alle presidenziali e su queste basi non si pu certo creare una buona relazione. Inoltre per ottenere vantaggi, qualcuno degli attori pu mentire. Sulla base dell'interesse nazionale non si spiegano questi comportamenti. Es: la pessima attivit d'intelligence statunitense durante la Rivoluzione cubana: la sopravvalutazione iniziale della sua componente comunista ha indotto il governo americano ad una chiusura completa. Le informazioni sulla base delle quali nel 2003 gli USA hanno mosso guerra all'Iraq sono false (si sosteneva che l'Iraq avesse rapporti con Al Quaeda e che si stesse procurando armi di distruzione di massa). Chi ha mentito: l'intelligence o l'amministrazione? NB: per ricorrere ai modelli burocratici ed amministrativi, bisogna poter accedere agli archivi e disporre di testimoni.

I modelli psicologici: mettono in dubbio la scelta razionale e si concentrano sulla percezione. Un attore non decide sulla base delle pressioni ambientali, ma sulla percezione che ha di esse. Non tutti gli attori percepiscono i medesimi stimoli nello stesso modo: le caratteristiche di ciascun soggetto influenzano il modo in cui esso percepisce gli stimoli. Es: per spiegare le decisioni di politica estera prese da Hitler o Stalin, si deve analizzare la loro personalit oltre agli stimoli ambientali. Le oscillazioni della politica estera americana negli ultimi 10 anni: Waltz sosteneva che in un sistema indeterminato come quello attuale la politica estera del Paese pi forte condannata ad essere capricciosa. Esiste un filone teorico che analizza come l'interesse nazionale degli USA sia stato progressivamente scomposto in quello dei singoli gruppi etnici. Kissinger sosteniene invece che l'instabilit della politica estera statunitense sia dovuta al fatto che attualmente da una parte ci sono ancora alcuni decisori politici che hanno vissuto la II Guerra Mondiale; dall'altra invece c' la maggioranza dei decisori politici, che si formata durante la Guerra Fredda. Vi infine l'ultima parte dei decisori, la pi recente, che si formata dopo la Guerra Fredda. Mettere insieme tutte queste percezioni molto complicato.

Gli eventi significativi: vi sono alcuni eventi che influenzano la memoria collettiva ed in base a cui si percepiscono gli eventi, dunque si prendono decisioni di politica estera. Es: la sconfitta americana in Vietnam: per gli Usa ha avuto un forte impatto emotivo perch sono stati sconfitti in una guerra in cui sono entrati a poco a poco (il "pantano"). Questo evento spiega: - l'impegno americano in Somalia nel 1993: gli USA si recano in Somalia per celebrare il loro ruolo (si a 2 anni dalla fine della Guerra Fredda) e ne escono in modo vergognoso: nella battaglia di Mogadiscio muoiono 18 soldati americani (pochi in termini di politica internazionale). Dopo tale perdita gli Stati Uniti decidono immediatamente di ritirarsi, perch temono un nuovo "pantano". Essi avevano 2 possibilit: andarsene subito o aumentare il contingente e scelgono la prima. Questa missione era stata condotta sotto l'egida delle UN: in quell'occasione Clinton dichiar che gli USA non si sarebbero mai pi impegnati in una missione militare che non fosse stata condotta da essi stessi. - la missione statunitense in Afghanistan del 2001: lo scorso anno Obama ha rivisto i modi d'ingaggio delle forze armate americane in Afghanistan, aumentando il contingente e passando all'offensiva per riprendere il controllo delle operazioni. Tuttavia contemporaneamente Obama promette che dal 2011 inizier il ritiro (segno che non ha alcuna intenzione d'"impantarsi").

LE DEMOCRAZIE CONDUCONO UNA POLITICA ESTERA DIFFERENTE DAGLI STATI CON UN DIVERSO REGIME INTERNO?
Regimi diversi conducono politiche diverse. Gli Stati totalitari: mirano a mantenere sempre alta la mobilitazione popolare. Per fare ci ricorrono a una politica estera di alto profilo. Le politiche estere degli Stati totalitari fanno parte della strategia per tenere alta la mobilitazione. Gli Stati autoritari: mirano a mantenere quasi nulla la mobilitazione delle masse, dunque conducono una politica estera di smobilitazione di bassissimo profilo. Essi s'imbarcano in politiche estere aggressive solo quando sono in crisi e tentano di canalizzare l'attenzione verso l'esterno. Gli Stati democratici: si comportano in modo simile agli Stati autoritari. Il rapporto tra politica interna e politica estera sar pi stretto rispetto agli altri regimi.

LE DEMOCRAZIE CONDUCONO UNA POLITICA ESTERA PIU' VIRTUOSA RISPETTO AGLI ALTRI REGIMI? Tocqueville: ha una preferenza per le democrazie (o repubbliche), ma sostiene che esse saranno meno efficienti nella politica estera rispetto agli altri regimi. Questo perch i governi democratici devono rispondere all'opinione pubblica, che cambia spesso opinione. Tuttavia la previsione di Tocqueville si rivelata errata: le democrazie hanno vinto tutte le guerre degli ultimi 500 anni e la loro politica estera non stata affatto capricciosa. Al contrario i governi democratici, proprio per il fatto di dover rispondere al proprio elettorato, sono obbligati ad una maggiore coerenza. Infatti le opinioni pubbliche hanno schemi cognitivi molto semplicistici e rigidi:

non cambiano spesso opinione. Al contrario un regime autoritario ha molto pi margine di manovra: ad esempio Gheddafi ha cambiato radicalmente politica estera ogni 5 anni.

LE DEMOCRAZIE SONO PIU' O MENO PACIFICHE RISPETTO AGLI ALTRI REGIMI? Kant: nel "Trattato sulla pace perpetua" afferma che i regimi repubblicani (oggi diremmo democratici) sono meno propensi alla guerra rispetto a quelli autoritari. Infatti in quest'ultimi il monarca che decide la guerra, ma poi sar qualcun altro a condurla: il sovrano continuer a vivere la vita che ha sempre vissuto. Nei regimi democratici invece chi decide la guerra sa di doverla poi combattere, quindi ha una maggiore responsabilit. NB: oggi questa condizione non vige pi, poich in Europa e Stati Uniti si passato dall'esercito di coscrizione a quello di professionisti. Ci mette le democrazie nelle stesse condizioni dei regimi autoritari. Non un caso che l'Italia attui tale passaggio nel '93, subito dopo la guerra in Somalia (dove muoiono dei militari di leva): la morte di un militare di leva ha un peso politico molto maggiore rispetto a quella di un professionista. La Germania si sta impegnando in queste settimane ad effettuare il suddetto passagio, per effetto del conflitto in Afghanistan: essa ha infatti condotto tale guerra con un esercito composto per la maggior parte da militari di leva.

LE DEMOCRAZIE HANNO COMBATTUTO MENO GUERRE RISPETTO AGLI ALTRI REGIMI? No, anzi, i Paesi che hanno combattuto pi guerre negli ultimi 200 anni sono 2 democrazie: UK ed USA. In Medio Oriente la Nazione che ha combattuto pi guerre stata l'unica democrazia della regione: Israele.

LE DEMOCRAZIE SUBISCONO OPPURE INIZIANO LE GUERRE CHE COMBATTONO? Non solo le democrazie combattono pi guerre degli altri regimi politici, ma le iniziano anche.

LE DEMOCRAZIE COMBATTONO LE GUERRE IN MODO PIU' VIRTUOSO RISPETTO AGLI ALTRI REGIMI POLITICI? No. Quando i regimi democratici si sono trovate a combattere guerre ad alta intensit (es: I e II Guerra Mondiale) non ci sono state differenze significative tra democrazie ed altri regimi. Es: gran parte dei bombardamenti sulle citt, durante le Guerre Mondiali, stata attuata da parte delle democrazie; l'unico Paese che ha utilizzato la bomba atomica sono stati gli Stati Uniti.

La teoria della pace democratica o teoria della pace separata: sostiene che le democrazie non si fanno quasi mai guerra tra loro.

Ci per 2 ragioni: 1. ragione istituzionale: le democrazie non si fanno guerra tra loro perch entra in gioco un sistema di pesi e contrappesi caratteristici del sistema democratico. Quando un Parlamento deve decidere se muovere guerra ad un'altra democrazia si trova di fronte ad un problema politico, che un regime autoritario non si porrebbe. 2. ragione culturale: le democrazie non si fanno guerra tra loro perch esse hanno inventato delle istituzioni per istituzionalizzare i conflitti (es: la competizione elettorale). Quando una democrazia si scontra con un'altra democrazia, questa propensione a risolvere i conflitti in modo pacifico viene esternalizzata.

07/08.03.2011

IL CONTESTO INTERNAZIONALE ATTUALE

LA GRANDE INSTABILITA'
Il contesto internazionale attuale attuale molto meno pericoloso rispetto a quello della Guerra Fredda: oggi al massimo si pu temere una crisi economica (che in effetti in atto), mentre nello scenario bipolare c'era la prospettiva realistica di una guerra atomica. Tuttavia il contesto internazionale attuale di gran lunga pi instabile del precedente. Tale instabilit si verifica per 4 motivi:

a) LA CRISI DELLE ASPETTATIVE In un contesto anarchico la produzione delle aspettative sempre problematica, ma ci sono dei vettori ordinativi che consentono comunque di nutrire aspettative. Essi sono: la distribuzione ineguale del potere: le istituzioni. Il sistema bipolare in particolare permetteva la formazione di molte aspettative. Oggi invece si incapaci di prevedere gli eventi fondamentali della politica internazionale. Es: la caduta del muro di Berlino nel 1989; il crollo dell'URSS nel 1991; l'11 Settembre 2001; la grande crisi economico finanziaria del 2007. Tutti questi eventi sono stati totalmente imprevisti non solo dalle opinioni pubbliche, ma anche dai principali attori del contesto internazionale, dalle organizzazioni internazionali e dagli esperti. Ci si abituati all'idea che qualsiasi cosa possa capitare in qualunque luogo. Tale idea sarebbe stata inconcepibile durante il bipolarismo. Fino al crollo del bipolarismo, si dava per scontato che tutti sapessero chi fossero gli attori pi importanti del sistema; oggi non pi cos: non si ha idea di quali saranno le grandi potenze tra 20 anni (presumibilmente una saranno gli USA, ma gli altri?). Alla fine degli anni '90 si era convinti che il XXI secolo sarebbe stato dominato da uno scontro tra

USA, EU e Giappone. Oggi nessuno darebbe credito ad una simile ipotesi: si penserebbe alla Cina o all'India, di certo non al Giappone o all'UE. NB: per fare bene politica estera bisogna sapere a che gioco si sta giocando, ma oggi nessuno lo sa. Gli USA hanno commesso degli errori macroscopici negli ultimi 20 anni, ma lo hanno fatto proprio a causa di questa indeterminatezza delle aspettative. In ogni contesto storico possibile individuare delle vicende dominanti, in base alle quali interpretare la realt. Es: nel 1890: le vicende dominanti erano: - la globalizzazione delle relazioni internazionali; - la perdita di unicit dell'Europa; - il venir meno dell'equilibrio europeo (con il crollo dell'egemonia britannica e l'apertura della lotta per la successione). * Nel 1960 la vicenda fondamentale era la Guerra Fredda. Oggi non si ha idea di quali saranno le vicende dominanti tra 20 anni. Gli USA: L'amministrazione Bush: ha cercato di dare una risposta chiara a questa domanda (fin troppo chiara per essere realistica): la vicenda dominante la guerra globale al terrore. Tale interpretazione non ha funzionato, poich costituiva una forzatura: la guerra "globale" infatti non affatto tale. L'amministrazione Obama: ha colto che il sistema internazionale attuale non semplice come quello precedente, quindi che non possibile individuare una sola vicenda dominante, ma vi sono pi vicende che convivono. Le alleanze: a differenza dell'era dei "blocchi" (che, in quanto tali, non si possono sciogliere); oggi le alleanze non sono pi date una volta per sempre. Uno dei dati pi rilevanti della politica internazionale degli ultimi 20 anni stato il continuo mutamento di alleanze. Es: l'allargamento della NATO; il continuo formarsi e sciogliersi di alleanze nel Caucaso; il tira e molla tra NATO e Russia sull'Ucraina; il corteggiamento a cui sottoposta da 10 anni a questa parte da praticamente tutti l'India. DOPO AVER SPERIMENTATO PER 40 ANNI UNA POLITICA DI BLOCCHI, SI HA OGGI UN GRADO ECCEZIONALE DI FLUIDITA' DELLE ALLEANZE. Non si ha idea di come saranno gli allineamenti tra 20 anni.

b) LA CRISI DEL CONTROLLO E' l'equivalente internazionale della crisi di governo nella politica interna di uno Stato; il controllo il massimo grado di ordine possibile nella politica internazionale, non avendo un governo. L'unilateralismo: deriva dalla distribuzione ineguale del potere, trasforma la superiorit di uno Stato rispetto agli altri in controllo: i pi forti controllano. Es: accuse di unilateralismo sono state mosse all'amministrazione Bush. Il multilateralismo: tutti controllano. Il multilateralismo viene tradizinalmenet preferito in Europa; esso passa attraverso la istituzioni. Oggi nessun mezzo n unilaterale n multilaterale sufficiente a mantenere il controllo.

Gli anni '90 registrano il fallimento del tentativo multilaterale di gestire il controllo. Es: la gestione disastrosa della missione in Somalia da parte delle UN; l'inattivit delle UN davanti al genocidio in Ruanda; il disastro diplomatico-startegico di NATO e UE nella gestione della crisi jugoslava. La politica dell'amministrazione Bush sarebbe incomprensibile se non si tenessero presenti questi precedenti. Infatti gli USA sono molto pi multilaterali dell'Europa: il multilateralismo nato in America, tutte le grandi istituzioni internazionali sono un'invenzione statunitense. Se Bush ha potuto far accettare l'unilateralismo all'opinione pubblica americana (tradizionalmente multilaterale) stato perch ha mostrato i risultati pessimi del multilateralismo. Tuttavia il multilaterallismo fallito: Bush ha sbagliato tutto ci che poteva sbagliare (es: in questi giorni stanno crollando tutti i suoi alleati mediorientali uno dietro l'altro). Oggi chi possiede pi potere non in grado di tradurlo in termini di capacit d'influenza. Oggi sia il multilateralismo sia l'unilateralismo sanno di non potersi permettere un'ulteriore fallimento. Es: questo il motivo per cui attualmente tutti gli Stati hanno letteralmente paura di "sporcarsi la mani" in Libia. Tale questione al centro del dibattito politico americano: l'amministarzione Obama consapevole che gli USA hanno gi sbagliato molto nella regione mediorientale, dunque che un qualsiasi ulteriore intervento rischierebbe di essere controproducente. La questione libica: oggi gli USA non si decidono ad intervenire in Libia perch: dovrebbero bombardare la Libia, altrimenti l'intervento sarebbe militarmente impraticabile (la "no fly zone"); sono gi sovraesposti in Iraq; i costi di un altro intervento militare sarebbero gravosi; temono i danni politici collaterali di un intervento: temono che esso potrebbe essere percepito come un ennesimo atto di arroganza, come un ennesimo atto di penetrazione del mondo occidentale in quello arabo. L'Europa invece divisa tra: la posizione di UK: durissima; la posizione degli altri Paesi, tra cui l'Italia. L'Italia non ha una posizione pi morbida rispetto allo UK perch pi amica di Gheddafi, ma semplicemente perch si trova pi vicina alla Libia. L'Iran: probabilmente beneficer del crollo delle dittature mediorientali alleate dell'Occidente. L'Iran era gi stato il grande beneficiario della guerra statunitense contro l'Iraq.

c) L'INCERTEZZA SUI PRINCIPI DI LEGITTIMITA' Principio di sovranit VS diritto d'ingerenza: attualmente in corso un conflitto tra il principio di sovranit (il principio westfaliano per eccellenza) ed il diritto d'ingerenza (afferma l'idea che esistano diritti pi importanti del principio di sovranit). Da una parte vi sono l'UE e gli USA, che predicano la responsability to protect; dall'altra tutte le democrazie africane, l'India, le dittature ed altri ancora. Il fatto che il principio di sovranit sia datato non affatto scontato: forse lo in Europa, ma non lo affatto in Asia o in Africa, dove anzi si affermato di recente. Le diverse prospettive storiche producono un dissenso.

L'eguaglianza formale degli Stati: il principio di sovranit implicava il fatto che gli Stati fossero considerati tutti uguali, indipendentemente dal loro regime politico interno e dal loro potere. Una novit che si sta affermando e che stata un cavallo di battaglia dell'amministrazione Bush la sostituzione del principio dell'eguaglianza formale tra gli Stati con quello di discriminazione esplicita a favore delle democrazie (essendo le democrazie Stati migliori, esse godono di pi diritti degli altri diritto alla proliferazione nucleare selettiva, diritto all'uso della forza, diritto all'occupazione di territori). Le democrazie possono fare cose che a tutti gli altri Stati sono precluse. L'universalismo dei diritti umani: da una parte c' larga parte del mondo euro-americano, che sostiene la necessit di costruire di una societ internazionale fondata sui diritti umani; dall'altra coloro che si rifanno a particolarismi culturali (come i valori asiatici) che pensano che ci che universale sospetto.

d) L'ASPETTATIVA DELLA DIVERSA FUTURA DISTRIBUZIONE DEL POTERE Oggi tutti si aspettano che in futuro il potere sar distribuito in modo diverso da com' distribuito ora, anche se non si sa come. Si consapevoli di essere in una fase di transizione e le fasi di redistribuzione del potere sono, per definizione, fasi di disordine internazionale. Questo poich: chi accresce il proprio potere ha fretta di essere riconosciuto; chi perde potere soffre di tutte le patologie correlate. Il potere sta cambiando: a livello globale: ci si aspetta un declino degli Stati Uniti ed una crescita di Cina ed India. Si tratta di crescite fortemente squilibrate. A livello regionale: ci spiega molte competizioni regionali. Es: basti pensare a cosa comporta a livello regionale la crescita di Cina ed India. Il rapporto tra dinamiche globali e regionali: oggi le dinamiche globali pesano infinitamente meno rispetto alle dinamiche regionali, se confrontate a quelle del periodo bipolare. In passato prevalevano le dinamiche globali (Guerra Fredda), oggi quelle regionali.

L'ORIGINE STORICA
L'attuale contesto internazionale il prodotto di 3 vicende storiche che hanno distrutto l'ordine internazionale precedente. 1. LA FINE DELLA GUERRA FREDDA: la Guerra Fredda produceva l'ordine bipolare. L'attuale contesto storico innanzi tutto un contesto di dopoguerra. Grandi dopoguerra recenti: a) il dopo guerre napoleoniche (1815); b) il dopo I Guerra Mondiale (1919); c) il dopo II Guerra Mondiale (1945); d) il dopo Guerra Fredda (1991).

Le domande che ci si sempre posti in ogni dopoguerra sono:

COME TRATTARE GLI SCONFITI? a) Dopo guerre napoleoniche: la Francia viene riconosciuta come colpevole delle guerre, ma non viene trattata come tale. Viene restaurata la monarchia francese, ma con il nuovo governo si raggiunge immediatamente un accordo: la Francia viene riammessa nel concerto europeo nel 1818 ---> Non viene presa nessuna misura punitiva. Questo perch, per avere una pace di equilibrio, nel 1818 era assolutamente necessario che la Francia tornasse nel novero delle grandi potenze. ---> COOPTAZIONE DELLO SCONFITTO b) Dopo I Guerra Mondiale: si reagisce nel modo opposto rispetto alle guerre napoleoniche: la Germania viene punita. Tuttavia non viene punita la Germania guglielmina (che aveva provocato la guerra), poich, come nel caso delle guerre napoleoniche, il governo sconfitto viene sostituito. Ad essere punita la Germania democratica di Weimar, che raccoglie su di s le colpe del regime precedente. Questa subisce: riparazioni durissime; occupazione di parte del territorio; non accettazione nella Societ delle Nazioni. ---> PUNIZIONE DELLO SCONFITTO c) Dopo II Guerra mondiale: si attua un modello ibrido tra i due precedenti: da un lato la Germania viene punita con la divisione del suo territorio; dall'altro le 2 parti della Germania vengono cooptate il pi rapidamente possibile (la Germania Federale dalla NATO e la Geramania Democratica dal Patto di Varsavia). d) Dopo Guerra Fredda: come trattare la Russia? USA ed EU non sono mai stati d'accordo, perci una vera risposta al problema non mai stata data. Vi sono Paesi (come Italia e Germania) che hanno rapporti strettissimi con la Federazione Russa, soprattutto per motivi economici ed energetici. Altri invece (come Stati Uniti e UK) guardano all'ex nemico con maggiore cautela.

COME TRATTARE GLI ALLEATI DEL NEMICO SCONFITTO? d) Dopo Guerra Fredda: il capitolo pi riuscito del dopo Guerra Fredda. A questo problema si risposto con le politiche di allargamento della NATO e dell'UE, convinti che i costi di queste fossero minori rispetto al rischio di avere una zona politicamente instabile ai confini.

COME TRATTARE L'ALLEATO VITTORIOSO? Come fare in modo che i vincitori si trasformino nei custodi armati di una nuova pace? a) Dopo guerre napoloniche: la Quadruplice Alleanza e la Santa Alleanza dovevano procrastinare la collaborazione, quindi amministrare il nuovo ordine internazionale. Tale tentativo ha successo per pochissimo tempo: entra in crisi nel 1821 (con i primi moti nazionali in Europa) e salta completamente nel 1830. b) Dopo I Guerra Mondiale: si tenta ancora di prolungare la collaborazione, dandole anche una veste istituzionale con la Societ delle Nazioni. Tuttavia tale tentativo fallisce perch: gli USA si chiamano fuori;

Germania e Russia non vengono ammesse; solo 2 delle grandi potenze vincitrici entrano a far parte della SdN: Francia e UK. Tuttavia si tratta in entrambi i casi di potenze in declino, non in grado di gestire contemporaneamente la crisi del loro impero e l'ordine europeo. Inoltre Francia e UK non concordavano su nulla, in particolare sul modo di trattare gli sconfitti: mentre la Francia manteneva un atteggiamento punitivo, lo UK era convinto che un atteggiamento eccessivamente duro avrebbe creato problemi. c) Dopo II Guerra Mondiale: viene ripetuto il medesimo esperimento tentato nel dopo I Guerra Mondiale, con la creazione delle UN e l'istituzione dei "4 poliziotti". Il tentativo fallisce. d) Dopo Guerra Fredda: tentativo di rilanciare la NATO, allargandola e riformandola (dal 1991 la NATO stata gi riformata 4 volte. Ci un indicatore di stabilit). Il Concerto Strategico (documento programmatico della NATO, nel quale si d un'interpretazione del mondo e del proprio ruolo in esso; una sorta di Costituzione) del 1968 rimase lo stesso fino al 1991. Nel 1991 la NATO adotta un nuovo concerto strategico, poich si doveva reinterpretare il mondo alla luce della fine della Guerra Fredda. Nel 1999 tale documento cambia ancora. Nel 2002 (dopo l'attacco alla Torri Gemelle) la NATO non se la sente di darsi un nuovo concerto strategico, perch sarebbe una dichiarazione di fallimento; tuttavia le Considerazioni Conclusive del vertice annuale di Praga sono considerate al suo pari. Nel 2010 la NATO si data un ulteriore concerto strategico. La NATO negli anni '90 resiste splendidamente, riformandosi con successo. Essa dimostra sul campo in Jugoslavia di essere l'agenzia di sicurezza pi efficace in Europa: dove la Comunit europea e le UN falliscono la NATO riesce; nel 1994 questa interviene e risolve il conflitto. Invece nell'ultimo decennio la NATO non resiste pi: essa si sentita costretta ad andare in Afghanistan, poich temeva la propria marginalizzazione.

QUALI NUOVE REGOLE DARE ALLA COMUNITA' INTERNAZIONALE? l'immediato dopoguerra il momento giusto per questa operazione, perch: la guerra certifica il fallimento dell'odine internazionale precedente: se questo ha prodotto una guerra generale distruttiva o il suo rischio significa che le regole vanno riscritte. il momento in cui massima la concentrazione del potere: chi ha appena vinto ha molto pi potere di tutti gli altri. d) Dopo Guerra Fredda: come sostenne l'amministrazione Bush, il problema stato rimandato: negli anni '90 gli USA non hanno approfittato della loro posizione di forza. Essi hanno cominciato a farlo in occasione della guerra in Kosovo. L'amministrazione Bush pose in modo esplicito all'ordine del giorno dell'agenda internazionale la necessit di riscrivere le regole dell'ordine internazionale.

2. LA DECOLONIZZAZIONE E LA RIVOLTA CONTRO L'OCCIDENTE: rimette in discussione l'architettura internazionale degli ultimi 500 anni. ---> FINE DELLA CENTRALITA' EUROPEA. La tesi del conflitto delle civilt: tesi formulata da Samuel Huntington, il quale sostiene

che la ragione fondamentale dei conflitti del dopo Guerra Fredda sar la disaggregazione culturale del mondo, la politicizzazione delle differenze culturali ed, in ultima analisi, lo scontro tra le civilt (intese come grandi regimi culturali). Tuttavia non affatto vero che la differenza culturale produce necessariamente conflitto. Ci accade solo quando essa viene attivata politicamente (es: gli Imperi sono stati multiculturali).

3. IL TENTATIVO DI SUPERAMENTO DEL MODELLO WESTFALIANO, con le riforme tentate dall UN. Il modello westfaliano regge dal '600 ai primi del '900. Il modello attuale di convivenza internazionale ibrido, in parte westfaliano ed in parte no. Elementi del contesto internazionale attuale che lo identificano come westfaliano: a) i protagonisti della politica internazionale sono ancora in larga misura Stati: ci dimostrato dal fatto che l'unica violenza ritenuta legittima dalla comunit internazionale quella agita da parte di Stati (la guerra). Elementi del contesto internazionale attuale che lo identificano come post-westfaliano: a) il principio dell'ingerenza umanitaria: tale principio non nasce oggi, ma oggi si sta sviluppando. OGGI IL CONTESTO INTERNAZIONALE E' SOGGETTO AD UNA GRANDE INCERTEZZA NORMATIVA.

08.03.2011

L'ATTUALE CONTESTO INTERNAZIONALE DAL PUNTO DI VISTA DEL CRITERIO DEL POTERE
QUANTE E QUALI SONO LE GRANDI POTENZE OGGI? La risposta multipolare: alcuni sostengono che le grandi potenze internazionali sono: 1. USA; 2. Russia; 3. Cina; 4. UE. I sostenitori dell'ipotesi multipolare pensano che l'unipolarismo ci sia stato subito dopo la fine della Guerra Fredda, ma che sia finito quasi subito. La risposta bipolare: alcuni sostengono che le grandi potenze si stanno riducendo a 2 (USA e Cina), in opposizione al G20 (espressione di un multilateralismo fittizio, in cui in realt ci sono potenze che non contano nulla). La risposta unipolare: la risposta che oggi prevale nel dibattito e sostiene che la politica internazionale dominata dagli USA. La Cina non pu infatti essere considerata al pari degli Stati Uniti. Questa la chiave scelta dagli Stati Uniti per interpretare il contesto internazionale dopo la fine della Guerra Fredda.. NB: nell'attuale contesto internazionale convivono spinte alla concentrazione del potere e spinte alla sua deconcentrazione. Le ipotesi di maggior peso sono quella multipolare e quella unipolare. Si riscontra qui dunque la contemporanea tendenza all'unificazione ed alla diversificazione.

PERCHE' OGGI E' COS DIFFICILE DEFINIRE LA CONFIGURAZIONE DEL POTERE? Fino a 30 anni fa era sempre stato facilissimo capire quali fossero le grandi potenze; oggi invece non c' consenso su questo.

La fine della configurazione bipolare del potere pu condurre a: 1. il ritorno ad una condizione storica normale di multipolarismo: in quest'ottica l'unipolarismo visto come una "patologia" del sistema internazionale; 2. l'unipolarismo: l'opzione che si poi verificata. Le culture politiche degli attori: influenzano il loro modo d'interpretare il contesto internazionale. Es: gli europei preferiscono il multipolarismo e cos interpretano l'attuale contesto internazionale; mentre gli americani hanno una preferenza per l'unipolarismo. Non a caso le teorie statunitensi hanno una forte tendenza a vedere un rapporto simbiotico tra egemonia ed ordine internazionale. Nelle teorie prevalenti negli USA l'ordine internazionale sempre il prodotto di un'egemonia, di una struttura verticale. Al contrario la cultura politica europea ha visto l'ordine internazionale come prodotto non dell'egemonia ma dell'equilibrio. OGNUNO TENDE A VEDERE NEL SISTEMA INTERNAZIONALE QUELLO CHE GLI PIACE. Le spinte contrastanti: se si fa tanta fatica a capire se ci si trova in un contesto unipolare o multipolare anche perch tendenze sia all'unipolarismo sia al multipolarismo effettivamente convivono. Elementi a favore dell'unipolarismo: 1. nell'attuale contesto internazionale ci sono attori che sono superpotenze in qualche campo delle relazioni internazionali (es: la Cina una grande potenza economica, l'UE una grande potenza economico-monetaria, la Russia una superpotenza militare l'unica in grado si lanciare una sfida non su un piano di parit, ma almeno significativa agli USA). Tuttavia l'unica potenza che dispone di potenziali elevati di tutti i tipi sono gli Stati Uniti, in quanto essi sono una superpotenza economica, monetaria, commerciale, militare e culturale. Il soft power: nessuna potenza pu competere con l'attrattiva culturale esercitata dagli USA. Una delle ragioni per cui Cina e Russia non possono essere considerati al pari degli Stati Uniti che non hanno niente da dire. Al contrario l'URSS esercitava un grandissimo soft power, disponendo di un linguaggio universale (al contrario della Russia attuale, che non ha un modello culturale da esportare). Il soft power cinese: negli anni '70 la Cina esercitava un grande soft power nel Terzo Mondo, proponendo il modello dei non allineati. Oggi invece la Cina non propone alcun modello, non vincola i suoi aiuti a nulla. Forse proprio in questo sta l'attrattiva culturale cinese: nel fare affari e non chiedere nulla. 2. La supremazia militare degli USA: gli Stati Uniti dispongono di una forza militare neanche lontanamente paragonabile agli altri Stati. Essi spendono per la difesa quanto tutti gli altri Stati messi insieme. Ci non mai stato visto nel modello westfaliano. Inoltre gli USA utilizzano la loro forza. 3. Dopo il collasso dell'URSS, gli USA sono rimasti l'unico attore in grado di agire su scala globale. Ci non significa solo che gli Stati Uniti sono presenti in tutte le regioni (questo lo anche l'UE), ma che sono potenzialmente decisivi (mentre l'UE non decisiva nemmeno in Europa). Non mai possibile, in una politica estera, non tenere conto della superpotenza americana. 4. I candidati al ruolo di grande potenza multipolare sono in condizioni molto peggiori oggi rispetto a 20 anni fa. Il Giappone: in crisi da 20 anni;

L'UE: ha registrato una perdita di coesione e di legittimit delle decisioni delle istituzioni rispetto agli anni '90. La Cina: sarebbe ridicolo proiettare nei prossimi anni i tassi di crescita che ha avuto negli ultimi mesi. Questo perch si trattato di una crescita fortemente squilibrata dal punto di vista sia economico sia sociale. L'India: vale lo stesso discorso fatto per la Cina. La Russia: vale lo stesso discorso fatto per la Cina. GLI USA NON STANNO BENISSIMO, MA SONO IN CONDIZIONI DECISAMENTE MIGLIORI RISPETTO ALLE ALTRE GRANDI POTENZE. 5. La politica di sicurezza americana: ha come obiettivo fondamentale il fatto di mantenere la supremazia sugli altri attori, quindi l'unipolarismo. Ci stato espresso in modo diversi dall'amministrazione di Bush padre, Clinton, Bush figlio (con estrema arroganza) e Obama. Chiunque avrebbe questo obiettivo al posto degli Stati Uniti, quindi non ha senso considerarlo un atto di arroganza. Elementi a favore del multipolarismo: esistono 2 interpretazioni del multipolarismo: a) l'interpretazione estrema: sostiene che l'attuale contesto internazionale gi multipolare, perch: 1. l'esistenza contemporanea di molteplici gerarchie del potere: al di fuori della dimensione militare (in cui ci sono ancora residui di unipolarismo) la transizione da unipolarismo a multipolarismo gi avvenuta. Basti pensare alla dimensione economica: oltre agli USA, attori importanti sono la Cina, l'India, l'UE, il Brasile. Da ci deriva il suggerimento di molti teorici dagli anni '70 a questa parte di non ricercare nell'attuale contesto internazionale un'unica gerarchia monolitica del potere, poich ne esistono tante quante sono i campi rilevanti. Inoltre le risorse sono difficilmente trasferibili da una dimensione all'altra, poich non esiste un equivalente nel campo politico del denaro in quello economico. ---> SCARSA FUNGIBILITA' DELLE RISORSE. 2. Se si esclude la dimensione militare (in cui il potere americano cresciuto), la differenza di potere tra gli USA e gli altri attori rilevanti del sistema si ridotta negli ultimi 20 anni. 3. Argomento realista: secondo i realisti ci sar un prossimo travaso della potenza economica a quella militare. Le grandi potenze economiche prima o poi diventano grandi potenze militari, poich dispongono di grandi risorse. Infatti inizialmente le potenze non possono permettersi d'investire sul campo militare, perch devono consolidarsi economicamente. Tuttavia esse in seguito riconoscono che, per mantenere la potenza economica raggiunta, necessario uno sviluppo militare. Fino a qualche anno fa la Cina si mostrata estremamente prudente nel travaso del potere dalla forza economica a quella militare ed attualmente sta conducendo una politica ostile a qualunque coinvolgimento militare. Ci ha portato alcuni studiosi (tra cui Mearsheimer) a dubitare dell'inevitabilit di tale passaggio. I realisti replicano a quest'obiezione sostenendo che le condizioni di costrizione del sistema impongono agli attori di cambiare prima o poi le loro preferenze. Per provare ci essi utilizzano il precedente storico degli Stati Uniti: inizialmente quest'ultimi non avevano intenzione d'impegnarsi militarmente in Europa, per non dissipare risorse. Tuttavia alla fine dell' '800 gli USA hanno dovuto trasformarsi in una grande potenza militare. 4. Il multipolarismo coerente con la spinta alla diversificazione culturale: quest'ultima lo

favorisce, aumentando la capacit di attrazione e la legittimit delle grandi potenze regionali che si ergono a campione locale. b) L'interpretazione moderata: sostiene che il sistema internazionale attualmente e provvisoriamente unipolare. Infatti spesso nei testi si trovano le espressioni "parentesi unipolare" o "momento unipolare" ad indicare la provvisoriet di tale configurazione del potere. Questo in quanto l'unipolarismo non avrebbe la capacit di riprodursi, ma sarebbe un sistema anomalo, che contiene in s delle contraddizioni, le quali conducono alla sua fine. Tali contraddizioni sono 3 e sono state segnalate gi alla fine degli anni '90. In un contesto unipolare il destino della superpotenza coicide con quello dell'intero sistema, quindi il declino degli Stati Uniti con il collasso del sitema mondiale. Queste fragilit dell'unipolarismo hanno trovato infinite conferme. Le debolezze strutturali dell'unipolarismo: 1. il sistema unipolare quello con il maggiore grado d'indeterminatezza, poich il Paese pi forte non ha idea della provenienza della prossima minaccia o di quale sia il tavolo pi importante su cui giocare. Da ci deriva il pensiero di Waltz, secondo il quale la politica estera della superpotenza destinata ad essere capricciosa, poich, non sapendo quale sar la prossima minaccia, essa cercher una formula semplificativa eccessiva, fino a diventare demenziale e cambiare in continuazione politica, gettando tutti gli altri attori nel panico. Es: il rapporto con la Federazione Russa: gli Stati Uniti hanno cambiato 4 o 5 volte la loro politica nei confronti del nemico sconfitto. Il rapporto con la Cina: gli USA hanno continuamente oscillato da una politica all'altra. Lo Stato asiatico stato considerato un amico dall'amministrazione Clinton ed un nemico da quella Bush figlio. La politica americana in Medioriente. 2. La solvibilit e sostenibilit economica: gli USA, per la struttura stessa del sistema, si sono trovati in una trappola mortale per le potenze egemoni, ovvero ad essere costretti ad assumersi pi impegni di quelli che possono sostenere. Questa tendenza presente in tutti i sistemi, ma particolarmente spiccata in quello unipolare. Da ci deriva la crisi fiscale a cui sono soggette le superpotenze. Gli Stati Uniti sono consapevoli di avere un problema economico. Es: la polemica principale sulla guerra in Iraq riguarda il fatto che essa venuta a costare molto pi di quanto previsto. 3. Il deficit di legittimit: il sistema unipolare condanna la potenza leader a soffrire di un deficit di legittimit, poich essa si trova in una posizione che provoca la diffidenza altrui. Alcuni studiosi americani hanno sostenuto di stare vivendo una nemesi storica, in quanto i padri fondatori avevano insegnato che: ogni potere eccessivo prima o poi un potere abusato; bene diffidare di ogni potere eccessivo. Dunque normale che tutti gli attori diffidino degli USA, come anche che quest'ultimi abusino del loro potere.

09.03.2011

IL CONTESTO INTERNAZIONALE SECONDO IL CRITERIO SPAZIALE


Ogni contesto internazionale ha un determinato ordinamento spaziale. Es: durante la Guerra Fredda il mondo era diviso in blocchi, c'era il muro di Berlino; la centralit europea si esprimeva negli Imperi coloniali. L'attuale contesto internazionale sta assistendo ad una riorganizzazione dello spazio. L'ordinamento dello spazio bipolare era definito e intangibile (infatti la dimensione spaziale, per alcuni decenni, usc dalla riflessione teorica, in quanto non problematica). In pochi anni si passati da un regime in cui lo spazio era intangibile ad uno in cui invece estremamente fluido (es:negli ultimi 20 sono scomparse URSS, Cecososlovacchia e Jugoslavia e sono nati altri Stati; l'allargamento dei sistemi regionali il Grande Medio Oriente).

La globalizzazione: si tratta di un termine che mescola 2 tradizioni storiche opposte: 1. il piano economico-commerciale: nella seconda met del '900 non c'era un unico sistema economico, ma i pi importanti erano almeno 3 (il sistema economico americano, quello sovietico e quello cinese). Quando si parlava d'interdipendenza, si ci riferiva al solo mondo occidentale. Oggi invece la globalizzazione si compiuta, l'interdipendenza totale. 2. Il piano diplomatico-strategico: nella seconda met del'900 il mondo era completamente immerso nella Guerra Fredda; mentre oggi il grado di unificazione (quindi di globalizzazione) diminuito. Infatti attualmente lo spazio diviso nei vari sistemi regionali, molto diversi tra loro. OGGI RISPETTO A 20 ANNI FA IL CONTESTO INTERNAZIONALE E' MOLTO PIU' GLOBALIZZATO SUL PIANO ECONOMICO-COMMERCIALE, MA LO E' MOLTO MENO SU QUELLO DIPLOMATICO-STRATEGICO.

Luoghi comuni da sfatare: 1. la metafora della globalizzazione sembra avere in se' l'idea che la globalizzazione stia crescendo. 2. L'idea che la globalizzazione sia un fenomeno degli ultimi 20 anni o perlomeno che in questo periodo abbia subito un'accelerazione. In realt il vero "secolo gobale" stato il XX, in ogni dimensione: a) il punto di vista diplomatico-strategico: LA GUERRA: il '900 stato il secolo di 2 guerre mondiali e della Guerra Fredda (che aveva indubbiamente una dimensione globale). Le dimensioni spaziali di queste guerre non hanno precedenti: le guerre mondiali sono un'espressione di mondializzazione. Se ci sono guerre mondiali perch gi prima della guerra c'erano delle interdipendenze diplomatiche modiali. Una guerra mondiale una guerra che si combatte (o si rischia di combattere nel caso della Guerra Fredda) ovunque, la cui posta in gioco globale (l'egemonia mondiale). LA PACE: anche le paci nel '900 sono globali: ancora nei trattati di pace successivi alle guerre napoleoniche nel 1815 pace mondiale significava pace europea. Invece nel Trattato di Versailles del 1919 previsto l'assetto di tutte le regioni del mondo, non solo di una.

b) Il punto di vista ideologico: la democrazia liberale da un lato ed il comunismo dall'altro si presentano come soluzioni mondiali ai problemi di tutti, non solo a quelli dell'Europa. Si tratta di uno scontro tra ideologie universalistiche. C'era la presunzione di trasparenza, si pensava che tutto fosse comprensibile, esattamente il contrario di quello che avviene oggi. I conflitti venivano infatti sempre narrati nello stesso modo, mettendo in gioco sempre gli stessi capitali simbolici. Es: oggi non si capisce quasi nulla di quello che sta accadendo in Libia, poich i linguaggi, i sistemi politici e le culture sono diverse. Se questo fosse avvenuto negli anni '70 si avrebbe avuto la pretesa di capirci tutto. Tuttavia con la perdita di tale presunzione si persa anche la possibilit di far circolare i conflitti, ottenendo partecipazione, consenso e simpatie. c) Il punto di vista istituzionale: nel '900 le istituzioni finiscono per assomigliarsi, si universalizza la forma Stato: tutti i sistemi regionali sono dominati dalla stessa forma politica. La politica internazionale prende ovunque la stessa forma. Inoltre nel XX secolo si affermano le prime organizzazioni internazionali universali e non solo europee. Esse sono chiamate a rappresentare l'universalit (il fatto che la comunit internazionale ormai globale).

COSA RESTA E COSA RESTERA' DELLA GLOBALIZZAZIONE DEL '900? 1. Le relazioni economico-commerciali: la globalizzazione negli ultimi 20 anni aumentata. 2. Le tecnologie dei trasporti e dell'informazione: lo sviluppo di queste tecnologie costituisce di per s un vettore di globalizzazione. Es: internet.

3. Le istituzioni: le istituzioni internazionali oggi sono in crisi, ma simboleggiano comunque l'unit della comunit internazionale, hanno anche un ruolo cerimoniale. Es: le UN rappresentano il fatto che esiste un'arena internazionale nella quale discutere delle varie questioni senza obbligatoriamente ricorrere alla forza. 4. La politica estera degli USA: un grande elemento di connesione strategica nell'attuale contesto internazionale per 2 motivi: I 3 spazi comuni strategici (mare, aria e spazio) sono dominati dagli Stati Uniti. Tali spazi sono importanti perch sono i vettori della proiezione del potere. Inoltre gli USA sono contemporaneamente presenti e potenzialmente decisivi in tutti i contesti regionali. Essi sono l'unico attore concretamente in grado di globalit. Le varie aree regionali oggi sono tenute insieme dalla presenza americana: quest'ultima l'unico elemento che esse hanno in comune. Essendo gli Stati Uniti l'unico vero elemento di connessione del sistema internazionale, qualora essi entrassero in crisi e non avessero pi la capacit di operare come attori fondamentali nelle diverse aree regionali, queste andrebbero ognuna per la propria strada. IL DECLINO AMERICANO CAMBIEREBBE TOTALMENTE LO SPAZIO DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI.

QUAL E' LA RAGIONE DELL'ENFASI POSTA SULLA GLOBALIZZAZIONE DAL DISCORSO PUBBLICO? 1. La preferenza per l'unit del mondo, diffusasi da alcuni decenni. Questa un'utopia del mercato ed diffusa nelle culture politiche di Europa (basti pensare all'UE) ed USA. 2. La globalizzazione d per scontata la coestensione tra spazi economici e spazi politici. Questo in realt non mai avvenuto, ma anzi c' una tensione permanente tra le 2 dimensioni. Es: oggi in atto una crisi della rappresentanza democratica, perch le opinioni pubbliche non avvertono pi dove viene presa la decisione importante per loro. Questo si verifica ogni qualvolta la distanza tra spazio economico e politico si fa eccessiva.

QUALI SONO I FATTORI DI CRISI DELLA GLOBALIZZAZIONE DEL '900? 1. Le interdipendenze diplomatico-strategiche: GLI ATTORI: nella 2a met del '900 le differenze tra i vari sistemi regionali erano palliate dalla presenza contemporanea di 2 potenze antagoniste. Queste hanno esportato in parte i loro conflitti in tutte le aree del mondo. Oggi invece gli attori rilevanti in una regione non lo sono nelle altre (es: Israele ed Iran sono grandi poteze in Medio Oriente, ma sono totalmente irrilevanti in Asia Orientale). LE VICENDE: le dinamiche conflittuali di una regione non hanno niente a che vedere con quelle di un'altra. LE ALLEANZE: durante l'epoca bipolare erano fisse (i "blocchi"), oggi invece gli allineamenti in un'area sono totalmenti indipendenti da quelli delle altre regioni.

LE CONNESSIONI STARTEGICO-DIPLOMATICHE: a) il meccanismo verticale: il timore dell'escalation, la paura che un conflitto locale ne potesse innescare uno globale. Es: la crisi di Cuba. Oggi non esiste pi un meccanismo di questo tipo. b) Il meccanismo orizzontale: il timore che una brutta figura in una regione possa fare apparire meno credibile anche nelle altre regioni. Es: il conflitto in Vietnam per gli USA. Il motivo per cui gli Stati Uniti s'impegnarono tanto fu dimostrare quanto era serio il loro impegno alla Francia (impiegarono 60000 uomini per sostenere un alleato secondario). Oggi l'effetto domino funziona solo a livello regionale. Es: la caduta di Mubarak ha indebolito gli alleati degli Stati Uniti in Yemen ed Arabia Saudita, ma non preoccupa gli alleati americani in Europa. La Corea: riflette la trasformazione da dinamiche gobali a dinamiche regionali nel corso del '900: tra '800 e '900 la penisola coreana fu il luogo di scontro tra Russia e Giappone, che si dividevano le spoglie della Cina. 1950: la guerra di Corea segna la militarizzazione della Guerra Fredda. Essa ha l'effetto di permettere il riarmo tedesco. Le attuali crisi coreane: sono peggiori rispetto a quelle passate, perch la Corea del Nord si nuclearizzata. Tuttavia qualsiasi cosa possa avvenire avr conseguenze sul piano economico, commerciale, ambientale, ma non diventer una guerra globale. NB: NEL '900 LE DINAMICHE GLOBALI HANNO PREVALSO SU QUELLE REGIONALI, MENTRE OGGI AVVIENE IL CONTRARIO.

2. Il linguaggio: attualmente si dispone di un solo linguaggio universale: quello della democrazia liberale. Non essendoci almeno 2 linguaggi non c' dunque pi spazio per il conflitto universale sul bene comune. Ci significa che la capacit di circolazione, comprensione e replicazione dei conflitti drasticamente diminuita. Es: la questione palestinese: dal punto di vista dei mezzi di comunicazione, grazie ad Internet, oggi possibile seguire in modo capillare gli avvenimenti. Dunque si potrebbe pensare che l'opinione pubblica senta tale conflitto come pi vicino a s rispetto a 20 anni fa. Tuttavia invece accade esattamente il contrario, poich le persone non hanno i mezzi per comprendere gli avvenimenti, non esistendo pi i linguaggi comuni. Le rivendicazioni del movimento palestinese sono le stesse da sempre, ma, quando questo utilizzava il linguaggio comunista per raccontare il conflitto, le opinoni pubbliche lo comprendevano. Oggi invece Hamas ricorre al capitale simbolico islamico, che funziona nel mondo islamico, ma non al suo esterno. Perci il conflitto israelo-palestinese si allontanato dalle opinioni pubbliche. Negli anni '60/'70 non si capiva nulla del conflitto israelo-palestinese, ma si pensava di capirlo. Oggi invece si riconosce chiaramente di non avere i mezzi necessari alla compresione. Quando ciascuno impiega il proprio linguaggio per raccontare il proprio conflitto, sorgono problemi di traduzione. L'effetto contagio: dove c' un linguaggio comune, oggi molto pi rapido rispetto al passato, soprattutto grazie ad Internet (es: le rivoluzioni che stanno avvenendo in Medio Oriente). Tuttavia tale contagio non va oltre l'area regionale, perch i mezzi di comunicazione non eliminano il

problema della traduzione.

3. Le istituzioni: nonostante l'universalit della forma Stato, ci sono differenze enormi nel grado di statualit tra i vari Paesi (es: i failed States). Le organizzazioni internazionali regionali: IL NUMERO: negli ultimi 20 anni sono proliferate. Esse non contraddicono necessariamente l'impianto universale delle UN (anzi queste promuovono lo sviluppo di organizzazioni regionali), ma segnalano che sta crescendo la consapevolezza che ogni regione ha problemi propri. Da qui la necessit di organizzazioni regionali, perch ogni area deve risolvere questioni almeno in parte diverse da quelle di un'altra. L'ETEROGENEITA': alcune organizzazioni internazionali sostengono la supremazia del principio di sovranit, altre quella del diritto d'ingerenza. Es: l'incriminazione del presidente sudanese Bashir (?) fu voluta da Europa, USA e Canada; ma trov l'opposizione della Lega Araba e dell'Unione Africana (che sono centrate sul principio di sovranit). L'attuale ingerenza in Libia: l'Unione Africana (il cui maggiore esponente il Sudafrica) contraria all'influenza occidentale in Libia, in nome del principio di sovranit. Si stanno moltiplicando le missioni di pace regionali: le diverse regioni si stanno abituando ad amministrare da s la pace e la guerra. Es: la Somalia nel '93 era oggetto di una missione delle UN: oggi invece di una missione totalmente africana.

14.03.2011

L'ATTUALE CONTESTO INTERNAZIONALE SECONDO IL CRITERIO CULTURALE (O IDEOLOGICO)


Nell'attuale contesto internazionale c' una tensione permanente tra elementi di unificazione e divesificazione. Nella dimensione del potere ci si esprime nella contemporanea presenza di elementi di unipolarismo sul piano militare e di multipolarismo su quello economico. Nella dimensione geopolitica invece ci emerge da un lato in ci che resta e si approfondisce della globalizzazione del '900 e dall'altro nei segni di scomposizione della comunit internazionale in sistemi regionali. Questa stessa tensione emerge anche nel campo culturale-ideologico: elemento di unificazione: la fine del sistema bipolare ha provocato la riunificazione ideologica, dopo la frattura aperta nel 1917 dalla Rivoluzione bolscevica, dapprima in Europa poi nel mondo. Nel 1991 l'URSS crolla e la lacerazione ideologica del '900 viene riassorbita. Es: per tutto il '900 il termine "democrazia" ha avuto 2 significati diversi; oggi invece, con la riunificazione ideologica, tale parola assume un solo significato. Elemento di frammentazione: negli ultimi 20 anni si assistito ad una ripoliticizzazione delle differenze culturali.

Il 1979: Questo doppio movimento si addensa nel 1989-91, ma delle tracce si colgono gi prima: alcuni studiosi hanno indivuduato nel 1979 la data di nascita di queste tendenze. Questo importante per non creare eccessiva coerenza storica, facendo discendere tutto dalla fine del bipolarismo. In quest'anno: 1. nello UK le elezioni vengono vinte da Margareth Tatcher; 2. in USA Ronald Reagan vince le elezioni presidenziali; 3. in Italia c' al potere Craxi, che perseguiva la riunificazione del discorso ideologico del '900; 4. l'URSS invade l'Afghanistan: quest'atto viene interpretato come l'ultimo episodio della

tendenza aggressiva dell'Unione Sovietica; in realt ne rappresenta la pietra tombale. Quel poco che restava di credito come potenza ideologica all'URSS si perde completamente con l'invasione afghana: l'Unione Sovietica si presenta come una potenza imperialista; 5. avviene la prima visita di un Presidente cinese negli USA: il segno di una svolta verso la deideologizzazione delle relazioni internazionali. La Cina fino a met anni '70 si presentava come la vera depositaria dell'ideologia anti-capitalista (in contrasto con l'URSS); nel '79 invece essa d segnali di apertura nei confronti del sistema economico internazionale; 6. la Rivoluzione islamica in Iran: espressione della politicizzazione delle differenze culturali. L'ayatollah Khomeini spesso insistito sulla completa estraneit dell'Iran rispetto al conflitto bipolare: USA ed URSS sono 2 declinazioni dell'Occidente. Dopo il 1991: avvenimenti fondamentali: 1. fine del conflitto ideologico in Europa. 2. La Cina si reinserisce nel sistema capitalistico mondiale. Es: l'ingresso sella Cina nel G20. 3. La 2a grande ondata di radicalismo islamico: la 1a ondata successiva al 1967. Non detto che il mondo islamico sia destinato a declinare i propri conflitti con il capitale simbolico dell'Islam (es: non l'ha fatto dopo la decolonizzazione). Ci avviene quando falliscono gli altri linguaggi: infatti i primi movimenti islamici di massa sono successivi alla sconfitta di Nasser, quindi dei movimenti nazionalisti e socialisti nel mondo islamico. La seconda ondata invece si colloca dopo la sconfitta di Saddam Hussein nel 1991: questi viene umiliato dalla truppe americane. In seguito a tali accadimenti non si diffonde il liberalismo nel mondo islamico, ma prevale l'altra alternativa: se il nazionalismo ed il socialismo (quindi le grandi leadership laiche che cercano di sconfiggere l'occidente imitandolo) non funzionano, se il 2 Nasser (come si presentava all'epoca Saddam Hussein) stato ancora sconfitto, allora bisogna attingere al capitale simbolico che in passato ha permesso di sconfiggere l'Occidente.

La tesi della fine della storia: teoria sostenuta dallo studioso nippo-americano Francis Fukuyama nel 1989. Egli sostenne che il 1989 non chiude solo il bipolarismo ed il '900, ma un'intera fase storica. L'interpretazione del '900: secono Fukuyama la vicenda che ha pi segnato il '900 stata il confronto tra democazie e totalitarismi (quello fascista e quello comunista), vinto dalle prime. L'interpretazione del 1989-91: il 1989 segna la riunificazione del mondo, la fine della storia nel senso che non ci sono pi alternative credibili alla democrazia liberale, quest'ultima ha vinto. L'attuale sistema internazionale pi o meno omogeneo rispetto al passato? Secondo Fukuyama l'attuale sistema internazionale perfettamente omogeneo: la storia finita proprio perch ha bisogno di eterogeneit, mentre quest'ultima non c' pi. Lo spazio: Fukuyama prende infatti per buona la teoria della pace democratica. Egli non si aspetta la fine dei conflitti ingenerale, ma la fine dei conflitti armati. Infatti la democrazia ed il mercato si sono imposti e progressivamente si estenderanno ovunque. Dunque, se vero che le democrazie

non si fanno la guerra tra loro, democrazia e mercato sono anche la soluzione del problema per eccellenza della politica internazionale: la guerra. Le obiezioni: alcuni sostengono che le guerre in ex-Jugoslavia o in Caucaso hanno contraddetto le teorie di Fukuyama, ma non cos. Infatti lo studioso sostiene che l'attuale contesto internazionale diviso in 2 grandi spazi: 1. lo spazio in cui mercato e democrazia si sono gi imposti: lo spazio della fine della storia e comprende Europa, America e Giappone. Qui la storia finita; 2. lo spazio ancora provvisoriamente impantanato nella storia: spazio che non ha ancora trovato la soluzione alla guerra (mercato e democrazia) e che vivr ancora conflitti armati fino a quando non vi giunger. NB: lo spazio in cui la storia finita esercita una forza centripeta sul quello in cui ancora democrazia e mercato non si sono affermate. Il primo destinato a prevalere sul secondo. Il conflitto: il conflitto nel XXI secolo sar tra chi asseconda il movimento della storia (chi capisce che la soluzione della storia nel mercato e nella democrazia) e chi anacronisticamente tenta di resistervi. Secondo Fukuyama il movimento della democrazia irresistibile.

La tesi dello scontro delle civilt: teoria sostenuta da Samuel Huntington, che trova la sua prima formulazione in un articolo del 1993. Lo studioso rovescia completamente la tesi di Fukuyama. PERCHE' IN SOLI 4 ANNI SI SVILUPPA UNA TEORIA COMPLETAMENTE OPPOSTA A QUELLA DI FUKUYAMA? Fukuyama scriveva nel periodo di euforia dovuta alla vittoria della Guerra Fredda. Ne '93 invece ha un grandissimo successo una teoria pessimista come quella di Huntington perch: 1. nel 1989-93 proliferano i conflitti etno-nazionali; 2. si disgrega la Jugoslavia; 3. avvengono le barbarie in Jugoslavia; 4. hanno luogo conflitti etno-nazionali cruentissimi nell'ex-URSS; 5. nel 1991 scoppia la Guerra del Golfo. In questo contesto la teoria della fine della storia non sembra reggere quella che viene al contrario percepita come un'accelerazione e la tesi di Huntington invece arriva proprio nel momento giusto, perch: 1. all'inizio degli anni '90 si diffonde l'idea che il motore dei nuovi conflitti sono le differenze culturali. I conflitti etno-regionali in ex-Jugoslavia e nell'area sovietica si nutrono di capitali simbolici identitari. 2. Nel 1992 si verifica la grande rivolta di Los Angeles: in 2 notti muoiono quasi 100 persone. Sembrano riemergere tutte le tensioni etniche del secolo precedente. La preoccupazione di Huntington cosa rester della societ americana se riemergessero tutte le tensioni etniche? L'interpretazione del '900: secondo Huntington la vicenda principale del XX secolo la deoccidentalizzazione. L'interpretazione del 1989-91: tale triennio segna la fine dell'ultima guerra civile occidentale, quindi la fine della fase occidentale delle relazioni internazionali. Ci si deve dunque aspettare che le culture non occidentali tornino ad essere produttori di storia. L'attuale sistema internazionale pi o meno omogeneo rispetto al passato? Secondo Huntington

l'attuale contesto internazionale eterogeneo. Ci sono e ci saranno ancora grandi conflitti sul bene comune, ma questi saranno declinati secondo linguaggi incomunicabili. NB: Huntington e Fukuyama concordano sul fatto che entrare in un sistema eterogeneo una pessima notizia. Il primo sostiene infatti che un sistema internazionale eterogeneo votato al conflitto: non c' solo coesistenza fra le civilt, ma conflitto. Questo perch la coesistenza di eguali aggregati di potere, costruiti su principi incomunicabili, conduce necessariamente al conflitto. Lo spazio: secondo Huntington ci saranno tanti spazi (problematici) quante saranno le civilt. I 2 spazi che individua Fukuyama non sono equivalenti: uno (quello della fine della storia) prevale sull'altro. Al contrario Huntington vede all'opera una forza centrifuga: ciascuno si stringe attorno alle proprie differenze culturali, allontanadosi dal centro occidentale. Il conflitto: il conflitto principale del XXI secolo sar tra l'Occidente (in posizione difensiva) e tutti gli altri. Il primo tenter di difendere quel che rimane delle proprie prerogetive, mentre gli altri lo aggrediranno. I Paesi in bilico: Huntington individua alcuni Paesi che appartengono storicamente ad una civilt, ma che, per iniziativa delle proprie leardership politiche, stanno muovendosi in direzione della civilt occidentale. Egli cita 3 casi, tra cui: 1. Turchia; 2. Russia.

Queste 2 tesi sono speculari, ma trovano entrambe conferme storiche: La tesi della fine della storia: 1. ci che manca all'attuale contesto internazionale sono delle repliche altrettanto universali alla proposta di mercato e democrazia. Nel '900 la democrazia liberale aveva come avversario un discorso altrettanto universale, ora non pi. Si manifesteranno dunque resistenze isolate, ma non abbastanza forti da opporsi alla democrazia liberale. 2. Fukuyama si aspettava che la democrazia liberale esercitasse una grande forza centripeta sul resto del mondo ed effettivamente ci avvenuto: rispetto agli anni '80 il grado di apertura delle economie e quello di democratizzazione e liberalizzazione dei vari regimi aumentato (nel 1980 le democrazie costituivano il 20% degli Stati, oggi invece il 40 %). Tale forza centripeta stata al centro delle politiche di allargamento delle principali organizzazioni internazionali. Es: l'idea che si potesse utilizzare il successo del mercato e della democrazia per attrarre gli altri stata impiegata in: le politiche di allargamento dell'UE; le politiche di allargamento della NATO; le politiche di condizionalit degli aiuti nel campo degli aiuti allo sviluppo. 3. Negli anni dell'amministrazione Bush si cercato di utilizzare la democrazia come criterio di accesso alla comunit internazionale; mentre in precedenza la statualit era una condizione sufficiente per godere pienamente di tutti i diritti. L'amministrazione Bush ha sostenuto che potessero essere pienamente inseriti nella comunit internazionale solo gli Stati democratici, tutti gli latri Paesi godranno di alcuni diritti, ma non di altri.

Oggi l'amministarzione Obama ha provvisoriamente abbandonato tale politica.

La tesi dello scontro delle civilt: 1. la deoccidentalizzazione: durante la decolonizzazione i popoli ex coloniali, per liberarsi, fanno propri i linguaggi e le istituzioni dell'Occidente, ma questa fase sar superata nel momento in cui tali Paesi formeranno le proprie lites nelle universit locali. Questo esattamente ci che sta avvenendo attualmente nella sponda sud del Mediterraneo, dove si stanno sviluppando dei forti movimenti studenteschi che si oppongono alle lites che continuano a formarsi all'estero. 2. Il rafforzamento dei linguaggi locali: ha trovato spazio nel vuoto identitario apertosi in diverse aree del mondo dagli anni '90. Tale vuoto stato provocato da: a) il fallimento dei linguaggi precedenti: il fallimento in questione pu avere diversa natura: il fallimento dei regimi: il sistema non funziona, quindi il loro linguaggio si estremizza. Es: - il regime di Mubarak in Egitto; - il regime di Ben Al in Tunisia. Il fallimento in un conflitto. Es: - ci che accaduto ad Arafat quando divenuto evidente che non sarebbe riuscito ad ottenere risultati dai negoziati di pace. il grado elevatissimo di corruzione. Es: - l'Autorit Nazionale Palestinese (Al Fatah) in questo senso un disastro: Hamas viene votata non solo dagli islamici, ma anche dai cristiani, contro la corruzione di Al Fatah. Quando un linguaggio fallisce, si cercano gli altri linguaggi disponibili. b) Il successo dei regimi: il successo di un modello, non pu non avere conseguenze culturali. Il Paese si convince che le ragioni della sua riuscita sono al suo interno e non al suo esterno. Es: - la Cina: sostiene che il suo successo deriva dall'etica confuciana. c) la trasformazione delle differenze culturali in punti di forza: quello che sta cercando di fare la Cina in Asia, in competizione con gli USA. La Cina sta infatti cercando di puntare sul fatto di essere un Paese asiatico, quindi con pi interessi in comune con gli altri Stati dell'area asiatica rispetto agli USA, in modo da conquistare l'egemonia nella regione.

Queste 2 opposte tendenze di fatto convivono, in particolare nel processo di democratizzazione: il fatto che migliaia di persone rivendichino ovunque maggiore democrazia sostiene la tesi di Fukuyama. Tuttavia il momento iniziale di tale processo (le elezioni) quello in cui le differenze culturali possono essere attivate. Questo esattamente quello che diceva Huntington: alle elezioni vincer chi si presenter come il pi anti-occidentale. Tale fattore fece fallire il progetto di Bush di democratizzazione del Medio Oriente ed all'origine

dell'atteggiamento estremamente prudente tenuto da Obama nei confronti della crisi libica. DA UN LATO LA DEMOCRAZIA SEMBRA IL MONUMENTO ALL'OCCIDENTALIZZAZIONE DEL MONDO; DALL'ALTRA ESSA ATTIVA TUTTE LE SPINTE ANTI-OCCIDENTALI POSSIBILI. Questo quello che l'Occidente tema accada nella sponda sud del Mediterraneo.

La politica americana: gli USA si offrono come potenza contro-bilanciatrice in tutte le aree regionali, quindi tutte le potenze preoccupate dell'egemonia di uno Stato in un'area hanno un forte incentivo a saltare sul carro degli Stati Uniti. Gli USA da un lato hanno la necessit di ridurre i propri impegni all'estero, in quanto eccessivamente costosi; dall'altro temono, cos facendo, di perdere credibilit presso gli alleati, gettalndoli tra le braccia dell'egemone regionale.

15.03.2011

IL CONTESTO INTERNAZIONALE ATTUALE SECONDO IL CRITERIO ISTITUZIONALE


Anche nel campo delle istituzioni s'incontra la stessa tensione fra tendenza all'unificazione e propensione alla diversificazione. Infatti da una parte si registra una crescita della domanda di una governance universale per risolvere i problemi globali; dall'altra le attuali istituzioni internazionali stanno franando. La politica europea: come sostiene Schmitt, intessuta di istituzioni. Es: diplomazia; guerra in forma istituzionale.

La crisi delle istituzioni westfaliane: il '900 segnato dalla crisi delle istituzioni: 1. la crisi di effettivit: emergono problemi riguardo la dimensione sovrastatuale. Non infatti possibile rimanere confinati nella dimensione Stato-centrica: necessaria una forma di coordinamento globale. 2. La crisi di legittimit: le istituzioni, oltre che utili, devono essere viste anche come plausibili e giuste. Es: dopo la I Guerra Mondiale si verifica una crisi di: la guerra come strumento della politica e come giuridicamente limitata; la diplomazia segreta, che viene indicata come colpevole del conflitto da Lenin e Wilson. 3. La crisi costituzionale: cosa deve essere al vertice dell'ordinamento? La II Guerra Mondiale mette in discussione l'idea che, per ottenere l'ordine, si debba lasciare ai singoli Stati piena libert interna, quindi che non si debba ingerire negli affari interni degli Stati. Oggi questo principio non pi plausibile, l'ordine internazionale non pu avere un prezzo cos alto. ---> Conflitto SOVRANITA' vs INGERENZA.

Le diverse risposte alla crisi delle istituzioni: 1. realisti: le istituzioni non contano nulla (Waltz); 2. la proliferazione istituzionale: le vecchie istituzioni non hanno pi valore, bisogna crearne di nuove. Il risultato di questa tensione una sorta di progetto costituente.

Modello westfaliano vs modello proposto dalle UN: QUALI SONO I SOGGETTI DELL'ORDINAMENTO INTERNAZIONALE? 1. Modello westfaliano: i soggetti dell'ordinamento internazionale sono tutti e solo gli Stati, indipendentemente dalla giustizia che esercitano e dal loro regime politico. (Schmitt) 2. Modello proposto dall'ONU: i soggetti internazionali sono innanzi tutto gli Stati, ma non solo: ci sono anche le organizzazioni internazionali e gli individui in quanto titolari di diritti. Inoltre non tutti gli Stati sono titolari in eguale misura dei medesimi diritti. (Carta dell'ONU) ESISTONO PRINCIPI GENERALI COGENTI? 1. Modello westfaliano: no, ne andrebbe del principio di sovranit; 2. Modello proposto dall'ONU: s, esistono dei principi che s'impongono coattivamente, ai quali nessuno pu derogare. ESISTE LO SPAZIO PER I TRIBUNALI INTERNAZIONALI? 1. Modello westfaliano: no, perch i tribunali internazionali sarebbero in contrasto con il principio di sovranit e con l'anarchia internazionale. 2. Modello proposto dall'ONU: s, necessario uno spazio per garantire l'accertamento e l'applicazione del diritto internazionale. LA GUERRA E' LEGITTIMA DAL PUNTO DI VISTA DEL DIRITTO? 1. Modello westfaliano: s, perch: le Guerre Mondiali sono il nocciolo della sovranit; la guerra tiene in piedi l'anarchia internazionale; se la guerra non fosse legittima, si dovrebbe attribuire ad un unico soggetto il potere (es: il Papa) e questo esattamente ci da cui si fuggito. 2. Modello proposto dall'ONU: no, la guerra legittima solo come autodifesa. La guerra non pu essere cominciata; necessaria l'autorizzazione di un organo di sicurezza collettiva: il Consiglio di Sicurezza dell'ONU. NB: il modello westfaliano e quello proposto dall'ONU sono 2 tipologie di ordinamento politico giusto: il modello westfaliano: giusto un ordinamento pluralista. Ci sono tanti sovrani eguali fra loro e non esiste un potere centrale. Il modello proposto dall'ONU: nasce dopo le Guerre Mondiali, poich si capisce che non si pu pagare un prezzo cos alto in nome del plralismo politico.

L'attuale contesto internazionale: a met strada tra il modello westfaliano e quello proposto dall'ONU; la transizione verso quest'ultimo non ancora completa. Chiuso il bipolarismo, si registrano delle spinte verso la globalizzazione istituzionale: 1. la moltiplicazione delle relazioni internazionali (economiche, finanziarie, ecc...), che sfuggono al controllo statale, quindi che spingono a cercare soluzioni alternative alla struttura statale. Es: la crisi finanziaria mondiale del 2008; il problema ambientale; il timore periodico di pandemie; il terrorismo globale. 2. Periodi di contaminazione globale, che condannano all'interdipendenza. Quest'ultima non una scelta, ma una dannazione. Es: lo shock petrolifero del '73; lo scoppio della centrale nucleare di Chernobyl nel '86; la crisi asiatica del '97; l'11 Settembre 2001; la crisi finanziaria mondiale del 2008; lo scoppio della centrale nucleare di Fukushima pochi giorni fa.

Motivi che spiegano il successo delle spinte verso il globalismo: 1. Il sistema internazionale attuale gerarchico e dominato da una sola potenza, che ragiona su un piano globale. Tale fattore amplificato dal fatto che gli USA hanno sempre ragionato in termini di potenza mondiale: ci perfettamente coerente con la loro natura. 2. La cultura politica europea e statunitense: universalistica. Es: Es: l'UE: si giustifica come superamento dell'anarchia internazionale europea che ha condotto alle Guerre mondiali. il tema dei diritti umani; la democrazia come soluzione universale; l'idea di mercato, che ha in s una vocazione per l'universalit.

3. La diffidenza verso l'anarchia internazionale.

Spinte verso la diversificazione istituzionale: la crisi delle istituzioni westfaliane il frutto di 2 processi opposti: 1. la crisi di logoramento: logoramento della convivenza westfaliana classica laddove tale modello era pi consolidato. In questo caso gli Stati sono forti, perch solo un istituzione forte pu permettersi di cedere alcune prerogative ad un'altra. Es: l'UE rappresenza un modello di convivenza post-westfaliano. 2. La crisi di non-consolidamento: l'attuale contesto internazionale vede una proliferazione di

Stati falliti o Stati in via di fallimento. Es: ci quello che si teme accada in Libia: se non ci fosse pi Gheddafi si renderebbe necessario un intervento. La crisi delle istituzioni internazionali create per supplire alla crisi del modello westfaliano: Es: la pessima perfomance di tutte le organizzazioni internazionali di sicurezza nella gestione e prevenzione dei conflitti: - la gestione multilaterale della guerra in Jugoslavia; - la gestione multilaterale della guerra in Somalia; - la totale mancanza di qualunque gestione del genocidio in Ruanda; - l'assenza dell'ONU dal conflitto israelo palestinese. La reazione alla crisi economico-finanziaria del 2008: le istituzioni internazionali hanno fallito, sono andate in panico. Basti pensare al frettoloso passaggio dal G8 al G20.

Le ragioni della crisi del tessuto internazionale multilaterale: 1. l'anacronismo storico: le organizzazioni internazionali sono sorte nel 1945 55 e sono figlie di quel contesto storico. Ci non significa che esse non possano essere adattate ad un nuovo contesto, ma l'adattamento difficoltoso: il bipolarismo era infatti un contesto determinato, che favoriva la stabilit delle istituzioni; oggi al contrario lo scenario internazionale indeterminato e necessita di flessibilit (questo era uno dei punti di forza dell'analisi dell'amministrazione Bush). L'analisi dell'amministrazione Bush: sosteneva che delle istituzioni create per limitare la flessibilit fossero inefficaci. 2. L'unipolarismo: le istituzioni del multipolarismo stanno a stento nel contesto unipolare: nessun attore o coalizione pu infatti sanzionare quello pi forte. Le istituzioni multipolare richiedono un equilibrio di potere (Bull). Inoltre chi pu parlare a nome della comunit internazionale? Formalmente l'ONU, in pratica chi pu agire (dottrina Bush). Da qui nasce il conflitto basilare tra l'ONU e gli USA. Es: quando gli Stati Uniti intervengono nella guerra in Jugoslavia nel 1995 (dopo 2 anni di vari tentativi dei Paesi europei per sedare il conflitto) e poi fanno firmare la pace nel loro territorio (a Dayton), essi affermano la propria supremazia. La proliferazione nucleare: chi vigila su di essa: l'ONU che ne ha il diritto ma non i mezzi oppure gli USA che ne hanno i mezzi ma non il diritto? Il momento della transizione egemonica: quando la potenza egemone declina ed i potenziali sfidanti crescono, il momento buono per firmare accordi internazionali? Secondo Gilpin il momento peggiore possibile per stringere accordi, perch la ricerca del consenso rende pi difficile trovare un'intesa. CI SI ASPETTA UNA CRESCITA DELLA DOMANDA DI ISTITUZIONI INTERNAZIONALI REGIONALI, CHE RISOLVANO OGNUNA I PROBLEMI DELLA PROPRIA AREA.

21/22/23.03.2011

LA POLITICA ESTERA AMERICANA I RAPPORTI CON GLI AMICI


Anche una volta deciso che, in un determinato tavolo, meglio esserci, quindi impegnarsi, meglio stare all'interno di contesti multerali permanenti (es: Alleanza Atlantica, ONU) oppure meglio occuparsene da soli e con alleati occasionali? ---> MULTILATERALISMO vs UNILATERALISMO (tematica fondamentale durante l'amministrazione Bush). NB: tutti i contesti multilaterali permanenti dell'attuale sistema internazionale sono di origine americana. La prospettiva europea: l'alternativa tra unilateralismo e multilateralismo sempre stata vista dagli europei come uno scontro ideologico: l'unilateralismo egoista, mentre il multilateralismo generoso. Il dibattito americano: in esso non c' traccia dello scontro di filosofie europee. Il dibattito americano anzi centrato sui costi: costa di pi l'unilateralismo o il multilateralismo? NB: il dilemma centrale della politica estera americana capire come mantenere l'egemonia senza dissanguarsi.

Il multilateralismo: vantaggio: agendo insieme agli altri, si dividono i costi. Su questo aspetto hanno insistito Clinton ed Obama; svantaggio: il risparmio in realt solo apparente. Infatti, agendo in contesti multilaterali, si finisce per assumersi molti pi impegni di quanto si farebbe in uno scenario unilaterale. Ci stato sostenuto dai repubblicani e G.W. Bush.

Unilateralismo: significa gestire l'odine internazionale "tenendosi le mani libere" (espressione di George W. Bush). Questa era la politica che gli USA hanno sempre seguito prima della Alleanza Atlantica.

Vantaggio: gli impegni di politica estera si riducono moltissimo rispetto ad un contesto multilaterale, perch non si prende parte a tutti quegli impegni a cui, in uno scenario multilaterale, si partecipa solo per tenere in piedi le istituzioni (es: Alleanza Atlantica). Ci esattamente quanto sostenuto da Bush. Svantaggi: 1. l'unilateralismo costoso, perch non si dividono i costi delle varie iniziative. Se ci non un problema quando le cose vanno bene, lo diventa invece quando le cose vanno male (es: gli USA hanno dovuto sobbarcarsi da soli tutti i costi del fallimento della guerra in Iraq del 2003). 2. Si rischia di apparire come i soli egemoni. Kissinger, poco prima dell'intervento americano in Kosovo, disse che agli USA non interessava la vicenda Jugoslava. Tuttavia i critici di questa posizione sostennero che tale intervento serviva a rafforzare l'immagine di egemone benigno degli Stati Uniti, quindi a far abbassare le difese dei suoi alleati.

I RAPPORTI CON I NEMICI


Gli obiettivi di politica estera degli USA: 1. evitare l'emersione di un altro potenziale antagonista globale; 2. evitare l'emergere di egemonie ostili in aree d'interesse primario. COME E' POSSIBILE FARE CIO'? 1. L'engagement: evitare che le potenze diventino ostili, coinvolgendole in processi cooperativi, istituzioni ed imprese comuni. Questa la posizione di Clinton ed Obama. Es: Obama riapre a Cina, Russia ed Iran. Vantaggio: si evita sul nascere l'emergere di dinamiche competitive evitabili. Svantaggio: se si cerca di coinvolgere una potenza che in realt ha intenzioni aggressive, si fornisce una manifestazione di debolezza. Es: appeasement. 2. Evitare che le potenziali potenze diventino tali. Questa la strategia che alcuni suggeriscono di adottare nei confronti di Cina e Russia, in modo da far capire loro che le si tiene sotto osservazione. Vantaggi: non si danno segni di debolezza; aumenta la capacit dissuasiva.

Svantaggio: si rischia di innescare dinamiche competitive, di mettere l'altro in una posizione di antagonismo anche quando questi non lo sarebbe. Es: l'amministrazione Bush si inimicata l'Iran. Una volta deciso di adottare questa strategia ci sono 2 possibilit: a) il contenimento: la strategia che gli USA hanno perseguito nei confronti dell'URSS. Es: il "Dual Containement" (doppio contenimento) adottato nei confronti di Iran ed Iraq nel Golfo Persico. Vantaggi:

si tratta di una strategia consolidata; una strategia semplice: si dice al nemico "non devi fare questo"; si ottiene il risultato senza passare per la diplomazia. Svantaggio: il contenimento non risolve il problema, ne argina solo le conseguenze. Es: Iran ed Iraq sono trattenute, ma rimangono potenze ostili. Il contenimento costosissimo. b) Il Roll Back: vantaggi: risolve il problema: il nemico non c' pi. Es: ci quello che dice Bush nel 2003: Clinton non ha risolto il problema contenendo Saddam Hussein per 8 anni, invece con la guerra lui elimina il problema. Costa meno del contenimento: con questo argomento Bush convice gli elettori ad approvare la guerra contro l'Iraq. Non a caso una delle espressioni usata dall'allora Segretario alla Difesa Marshall fu "guerra leggera". Svantaggi: diminuisce la legittimit dell'egemonia americana; appare militarista ed arrongante; si sa come iniziano le operazioni militari, ma non come finiscono. L'errore di Bush: l'errore di valutazione di Bush fu di pensare che, siccome le guerre condotte dagli USA negli anni '90 sono state vinte e condotte a costo quasi zero, anche quella in Iraq dovesse andare cos.

IL CAMBIAMENTO DELLA POLITICA ESTERA AMERICANA SOTTO L'AMMINISTRAZIONE BUSH


L'amministrazione Bush: arriva alla Casa Bianca con lo scopo di cambiare la politica estera americana. Bush sosteneva che Clinton, per 8 anni, si era limitato ad adattare le politiche della Guerra Fredda al nuovo contesto internazionale.

Documento del Dipartimento della Difesa americano del 30 Settembre 2001: documento di pi di 100 pagine, scritto prima dell'11 Settembre da alcuni degli intellettuali di riferimento dell'amministrazione. In esso si trovano: 1. i rapporti con gli amici: tutte le amministrazioni del dopo Guerra Fredda hanno interpretato lo scenario internazionale come un contesto unipolare; ma l'amministrazione Bush in pi afferma che gli Stati Uniti hanno un'eccezionale libert d'azione e che intende sfruttarla. Da ci deriva la sua intenzione di rivedere le alleanze e l'antipatia dell'Europa nei suoi confronti. Egli pensava infatti che gli Stati Uniti potessero scegliere di volta in volta gli alleati migliori in base alla missione. A tal proposito il Segretario alla Difesa Rumsfeld disse una frase significativa: "Non sar pi la coalizione a dettare la missione, ma sar la missione a dettare la coalizione". Ci vuol dire che gli USA non hanno pi intenzione di prendere parte a missioni solo perch fanno parte della Alleanza Atlantica; ma che sceglieranno le missioni che interessano (es: l'Iraq nel 2003) ed in base a questa sceglieranno gli alleati.

2. I rapporti con i nemici: l'amministrazione Bush sostiene che tutte le partnership create dall'amministrazione Clinton non sono servite a nulla, poich i potenziali nemici si sono rafforzati alle spalle degli USA. Quindi bisogna trattare Russia e Cina come quelli che sono: potenziali competitors. 3. L'uso della forza militare: l'amministrazione Bush sostiene i liberali hanno ragione: l'unipolarismo essenzialmente militare. Negli altri campi ci sono dei competitors, ma nella dimensione militare lo strapotere americano indiscusso. Dunque perch non usarlo? Durante tutti gli anni '90 si scoperto che questo potere funziona, perch tutte le volte che lo si utilizzato si sono ottenuti gli effetti desiderati. 4. I rapporti con l'Europa: nei documenti americani si utilizzano 3 termini per indicare i rapporti di alleanza: partner: soggetto con il quale si coopera per ragioni d'interesse ad hoc; alleato: soggetto con il quale si coopera per ragioni d'interesse all'interno di un'alleanza permanente; amico: soggetto con il quale si coopera e con cui si hanno molti interessi in comune. L'Europa fa senza dubbio parte di quest'ultima categoria, ma non pu continuare ad ottenere quello che vuole ad un prezzo cos basso. Secondo l'amministarzione Bush bisogna ripensare il concetto di globalit: ovviamente gli USA devono mantenere il loro ruolo globale, ma l'epicentro del mondo si spostato. Se si guarda dove sono oggi le installazioni militari all'estero, dice l'amministrazione Bush, si scopre che la maggior parte di esse sono ancora in Europa e Corea. Ci non ha pi senso, perch il centro nevralgico degli affari mondiali non pi il Vecchio Continente: l'Europa importante e rester tale, ma il baricentro delle relazioni internazionali si spostato verso l'Asia. Dunque i rapporti degli Stati Uniti con l'Europa vanno rivisti, perch essa non ha pi la stessa importanza che aveva durante il conflitto bipolare. Quest'analisi il motivo principale delle antipatie europee nei confronti di Bush. 5. L'11 Settembre 2001: l'amministrazione Bush offre un'interpretazione molto forte di quest'avvenimento. All'indomani dell'11 Settembre infatti si pone subito il problema di come definire tale accadimento: un atto criminale o una dichiarazione di guerra? L'amministrazione Bush opta per la seconda ipotesi: guarda all'11 Settembre come ad una ripetizione di Pearl Harbour. Tale riferimento ha la funzione di una dichiarazione di guerra; tant' che si diffonde l'espressione "dopo dopo Guerra Fredda", a significare che il dopo Guerra Fredda finito e che iniziato un altro conflitto. In tutti i documenti successivi all'11 Settembre fino ad oggi, l'America viene definita come un Paese in guerra. 6. Il concetto di ordine internazionale: Bush sostiene di doversi liberare di un'errore concettuale dell'amministrazione Clinton, ovvero pensare che, come all'epoca del bipolarismo, il mantenimento dell'ordine internazionale coincidesse con la difesa dello status quo. Infatti se durante la Guerra Fredda vigeva il principio d'intangibilit (poich c'era il rischio di un'escalation nucleare), nell'epoca post-bipolare non pi cos. Anzi, in certi contesti, dove lo status quo non funziona, l'unico modo per ottenere l'ordine alterarlo (es: in Medio Oriente lo status quo non funziona, perch continua a produrre crisi e guerre; dunque esso va cambiato). Una volta capito che lo status quo non funziona, bisogna capire cosa di preciso non va. C'erano molte possibili risposte: Bush rintraccia la causa ultima del fallimento

dello status quo nella natura interna dei regimi politici. L'ordine un bene cos alto da poter essere perseguito anche in violazione del diritto internazionale e gli USA sono l'unico Paese che ha i mezzi per farlo, quindi non pu essere sottoposto agli stessi vincoli di tutti gli altri.

7. La guerra preventiva: Bush effettua il passaggio dalla dissuasione alla guerra preventiva. Prima la forza era intesa come strumento di dissuasione, ora invece come mezzo per raggiungere certi obiettivi. In un documento pubblicato dall'amministrazione Bush nel 2002 si trova la "dottrina della guerra preventiva". In esso si trova anche la legittimazione di tale dottrina, segno che gli USA, nonstante sia il Paese pi forte, sentono il bisogno di fornire una legittimazione sia strategica sia giuridica del loro operato. In tale documento si afferma che gli Stati Uniti non stanno violando il diritto internazionale, poich non hanno inventato nulla di nuovo, ma hanno solo riadattando un vecchio istituto dell'ordinamento internazionale: la legittima difesa preventiva (che poi in italiano stata tradotta come "guerra preventiva"). Il diritto internazionale ha sempre riconosciuto il diritto di colpire in anticipo, a condizione che ci sia una minaccia immediata. Qui sta la novit dell'amministrazione Bush: egli toglie il requisito dell'immediatezza della minaccia. Questo infatti non ha pi senso, in quanto, con il terrorismo, non si pu mai sapere quanto la minaccia sia immediata (es: il 10 Settembre 2001 non si sapeva che la minaccia fosse immediata). Tuttavia togliendo il requisito dell'immediatezza della minaccia la differenza tra legittima difesa preventiva e guerra preventiva scompare. 8. La guerra globale al terrore: l'amministrazione Bush considera la guerra globale al terrore l'architrave della politica estera degli Stati Uniti; tutto ci che preoccupa gli USA viene interpretato in questa chiave: la missione principale dell'America la guerra globale al terrore. Viene dichiarata una mobilitazione militare permanente. Questa concezione del contesto internazionale ha delle conseguenze: a) una maggiore insofferenza da parte americana rispetto ai "lacci istituzionali" internazionali: gli USA stanno combattendo una guerra, pensano di non poter essere limitati. b) Si esaspera la preferenza dell'amministrazione Bush per le alleanze flessibili. c) Bush propone una visione esclusiva della comunit internazionale: egli pensa che l'eguaglianza formale fra gli Stati, indipendentemente dal loro regime politico, vada superata,in quanto essa si dimostrata poco efficiente sotto tutti i profili. Gli unici Stati che hanno che hanno diritto di prendere pienamente parte alla comunit internazionale sono quelli democratici. d) Bisogna investire nelle aree d'instabilit potenzialmente pericolose per gli USA: l'equilibrio in Europa funziona, essa tranquilla, quindi paradossalmente meno importante. Il Vecchio Continente capisce subito che tale posizione non negoziabile: quando gli Stati Uniti, nel 2003, chiamano gli alleati europei ad intervenire in Iraq, questi non si possono tirare indietro (ma lo fanno comunque), poich gli USA avevano appena risolto il conflitto in Kosovo al posto loro. ---> Strappo tra USA ed EU. Nell'Agosto del 2003 la Alleanza Atlantica prende il comando della missione in Afghanistan: dopo aver detto di no agli americani sull'Iraq, gli europei vanno in Afghanistan per salvare la Alleanza Atlantica, in quanto non possono nuovamente negare il loro aiuto agli Stati Uniti. e) L'aumento degli impegni americani all'estero, dunque delle spese. Questo quando tutti i presidenti americani del Dopo Guerra Fredda (Bush compreso) si erano proposti ed avevano promesso agli elettori di ridurre tali impegni, quindi le spese. f) Una delle cose che fu maggiormente rimproverata dai repubblicani all'amministrazione Clinton fu di aver speso troppo in politica estera e soprattutto di aver speso in posti sbagliati, non strategicamente importanti. Bush costretto a fare marcia indietro: egli capisce infatti che gli Stati non governati, i failed States sono i pi pericolosi. Es: bisogna continuare ad occuparsi della Somalia non per fare assistenza sociale alla popolazione

somala, ma per evitare che questo Paese diventi una culla per il terrorismo.

La guerra contro l'Iraq: viene presentata dall'amministarzione Bush come il banco di prova di tutta la sua dottrina. Non vero che tale guerra stata condotta solo per impossessarsi del petrolio: gli USA volevano imporre un modello democratico per la regione. Se si fosse trattato invece solo di ottenere il petrolio, agli Stati Uniti sarebbe bastato sostituire Saddam Hussein con un generale amico. Gli USA iniziano la guerra nel Settembre 2003 e, secondo i loro piani, sarebbe dovuta durare pochissimo. In realt fu un disastro, poich nessuno degli obiettivi politici che gli Stati Uniti si erano posti stato realizzato e ci ha pesato moltissimo sulle elezioni che hanno segnato la vittoria di Barack Obama. Il conflitto infatti andato fuori controllo: sta costando moltissimo in termini economici e di vite umane, mentre Rumsfeld l'aveva presentato come una "guerra leggera", e sta durando tantissimo, evocando lo spettro del Vietnam.

La 2a amministrazione Bush: per tutti questi motivi l'amministrazione Bush entra in crisi. Fattori di rottura rispetto alla 1a amministrazione: 1. vengono pensionati i padri dell'amministrazione (il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld ed il suo braccio destro); 2. entrano a far parte dell'amministrazione Condoleeza Rice ed altri politici di orientamento diverso rispetto ai precedenti; 3. vengono abbandonati gli obiettivi classici dell'amministrazione Bush: la democratizzazione in Medio Oriente: viene abbandonata per effetto di: - le elezioni in Palestina; - il disastro in Iraq. Viene abbandonata la tematica del Medio Oriente. 4. L'amministrazione cerca l'aiuto degli alleati. Fattori di continuit con la 1a amministrazione: 1. continua l'antagonismo con le potenze emergenti (Cina, Russia, Brasile).

L'AMMINISTRAZIONE OBAMA
Obama non ha molta libert di movimento, quindi la sua riflessione politico-strategica molto pi modesta rispetto a quella dell'amministrazione Bush; non si pensa nemmeno di cambiare il sistema alla radice.

Vincoli ai quali sottoposta l'amministrazione Obama: 1. la crisi economica: aumenta ulteriormente la domanda di riduzione degli impegni americani all'estero. Questa una delle ragioni delle esitazioni che Obama sta avendo riguardo l'intervento in Libia; 2. l'Iraq: Obama deve gestire il ritiro dall'Iraq e la sua ricostruzione; 3. l'Afghanistan: Obama deve gestire il "pantano dell'Afghanistan".

Le novit dell'amministrazione Obama: l'amministrazione Obama ha pubblicato solo l'anno scorso (con 1 anno di ritardo) i propri documenti programmatici e ci significativo dell'imbarazzo in cui si trova. 1. L'analisi della situazione americana: Bush cercava di dipingere la situazione americana con toni ottimistici, facendo un po' quello che fece Reagan: nel momento di maggiore difficolt, si voleva che gli USA avessero fiducia. L'amministrazione Obama invece fa esattamente il contrario: sostiene che gli Stati Uniti sono in crisi, che l'unico modo per evitare il declino ridurre gli impegni internazionali e risistemare l'America al proprio interno. 2. La guerra globale al terrore: Obama non parla di guerra globale al terrore, ma anzi critica questa nozione. Egli pensa si tratti infatti di un errore teorico (perch il terrore non esiste) e politico (perch il terrore, anche nella misura in cui esiste con Al Quaeda, non una problematica degno di una grande potenza). La politica di Obama improntata alla realpolitik. 3. Gli impegni internazionali: Obama persegue ostinatamente una riduzione (non un taglio) degli impegni internazionali e soprattutto una nozione pi prudente di ordine internazionale. Questo significa un riequilibrio del peso tra ordine e giustizia, mentre Bush subordinava continuamente l'ordine alla giustizia o quanto meno dava per scontato che fossero la stessa cosa. 4. Il modo di guardare l'Europa: l'orientamento di Obama molto pi multilaterale rispetto quello di Bush. Tuttavia bisogna tenere presente che gli americani intendono il multilateralismo in modo diverso rispetto agli europei (che lo intendono quasi come una sorta di multipolarismo). Per gli USA il multilateralismo un modo di rendere economicamente sostenibile l'egemonia americana. 5. L'atteggiamento nei confronti dei competitori: se Bush aveva scelto di agire sulla potenza (evitare che i potenziali competitors diventino potenti); Obama sceglie di agire sull'ostilit, evitando che le potenze antagoniste diventino ostili, coinvolgendole. Es: gli USA hanno intessuto un reticolo di relazioni talmente stretto con la Cina da indurre gli europei a denunciare una sorta di G2; il tentativo di coinvolgere sempre la Federazione russa; il tentativo di riprendere buoni rapporti con le potenze dell'America Latina. Obama ha tentato una strategia di engagement anche con le potenze emergenti su scala regionale (es: con l'Iran e la Corea del Nord), ma non ha ottenuto risultati e questo uno delle elementi che gli viene pi spesso rimproverato. 6. Il soft power: Obama consapevole di possedere una capacit carismatica che a Bush difettava completamente, quindi decide di investire nuovamente sul soft power americano. Obama ha deciso di giocare la carta della personalizzazione della politica. Tuttavia questo soft power, puntando su argomenti come democrazia e mercato, entra in conflitto con il tentativo di engagement dei potenziali nemici. Tale soft power era infatti spendibile durante l'amministrazione Bush, coerentemente con il suo orientamento esclusivista, a cui non interessava mantenere buoni rapporti con i potenziali competitors. Obama invece si trova in difficolt, poich consapevole che, appellandosi al linguaggio politico

americano, allontanerebbe le potenze emergenti. Es: ad Obama stato spesso rimproverato di richiarmarsi il minimo sindacale alla democrazie ed ai diritti umani. Questo perch, se si vogliono coinvolgere gli altri, non si pu al tempo stesso offenderli (come faceva Bush). Questo il motivo per cui oggi con la retorica dei diritti umani appare pi coerente la Francia di Sarkozy, piuttosto che gli Stati Uniti di Obama. Il bilancio dell'amministarzione fino ad oggi: non particolarmente positivo, poich non si ancora riusciti a dare una soluzione soddisfacente al problema dell'Afghanistan. Su quest'ultimo Obama ha impiegato molto ad inventare una strategia ed alla fine ne ha trovata una inevitabilmente contraddittoria: bisogna aumentare la forza militare impiegata, per poi poter iniziare il ritiro dal Luglio 2011. Tuttavia questi 2 elementi, dal punto di vista militare, non possono coesistere: non si pu dire al nemico che si passer all'offensiva e che questa durer 6 mesi, perch sarebbe come dirgli di nascondersi per 6 mesi e poi attaccare.

L'ALLEANZA ATLANTICA
La Alleanza Atlantica sta attraversando una profonda crisi: 1. ha faticato a trovare un posto nella guerra in Afghanistan, ci riesce solo nell'Agosto 2003, mentre il conflitto era iniziato nel Dicembre 2001; 2. non riesce a trovare un posto in Iraq, perch divisa al proprio interno; 3. non ha mai trovato un posto nella politica mediorientale. Es: il conflitto israelo palestinese; quando si trattato d'intervenire in Libano nel 2007, per porre fine agli scontri tra Ezbollah ed Israele, sono entrati in gioco i Paesi europei; sta trovando difficolt oggi nell'inserirsi nell'intervento in Libia.

Le ragioni della crisi: l' Alleanza Atlantica un'istituzione consolidata, di lunga durata; che comprende Paesi che hanno tra loro rapporti non solo economici ma anche politici, che hanno una posizione politica affine). Allora quali sono le cause della crisi? 1. L'eccezionalit: l' Alleanza Atlantica un'alleanza assolutamente eccezionale, non ha simili nella storia. Dunque l'Alleanza Atlantica, come tutti i prodotti eccezionali, fragile. Motivi di eccezionalit della Alleanza Atlantica: a) la durata: il Patto Atlantico stato firmato nel 1949 e l'Alleanza Atlantica del 1950. b) Il numero dei membri: la Alleanza Atlantica ha 28 membri. Pi membri significa pi interessi diversi. c) La diversit geografica dei membri: normalmente Paesi cos lontani nello spazio hanno percezioni della realt diverse, preoccupazioni diverse. d) L'alleanza permanente: l' Alleanza Atlantica un'alleanza permanente, quando di solito nella storia le alleanze sono ad hoc. e) L'obiettivo: la Alleanza Atlantica nasce con lo scopo di durare, non dura 60 anni per caso. f) L'istituzionalizzazione: per durare cos a lungo nel tempo, l'Alleanza Atlantica si dotata di un altissimo grado d'istituzionalizzazione. Normalmente le alleanze sono semplici promesse di mutua assistenza militare; l'Alleanza Atlantica invece, in capo ad un anno, si trasformata nella NATO.

NB: Alleanza Atlantica e NATO non sono la stessa cosa. La NATO la struttura organizzativa, la trasformazione istituzionale dell'Alleanza Atlantica. Un Paese pu essere parte dell'Alleanza Atlanza Atlantica senza esserlo della NATO, quindi pu far parte dell'Alleanza senza essere soggetto al comando integrato NATO. Es: questa la politica francese da De Gaulle in poi: la Francia non mette in discussione l'Alleanza, ma rifiuta il comando integrato g) L'alleanza ineguale: l'Alleanza ineguale, fonadata su un'asimmetria di potere. Anche se il Patto Atlantico recita formalmente che tutti i Paesi hanno il diritto di veto (poich le decisioni devono essere prese unanimemente), nella realt non mai stato cos. L'Alleanza Atlantica e la NATO sono sempre state strutture gerarchiche, con gli USA al vertice. h) L'alleanza europea: come evitare che le differenze d'interessi fuori dall'Europa (gli Imperi coloniali) pregiudichino la coesione interna dell'Alleanza dentro l'Europa? Nel 1950 gli USA risolvono il problema escludenedo il resto del mondo dall'Alleanza: l'Alleanza Atlantica era esclusivamente europea, si occupava solo della sicurezza europea. Questo fino al 2001: l'Afghanistan ha radicalmente cambiato l'Alleanza. Gli Stati Uniti ormai non possono pi accettare che l'Alleanza Atlantica rimanga puramente europea. 2. L'alleanza Atlantica un prodotto del sistema bipolare. Dunque, una volta crollato tale sistema internazionale, l'Alleanza entra in crisi. I costi di partecipazione: a) all'epoca del bipolarismo: per gli USA: consistevano nel dover difendere gli alleati europei dall'URSS; per gli alleati minori: consistevano nel dover cedere quote di sovranit agli Stati Uniti. b) Oggi: i costi di partecipazione sono aumentati per entrambe le parti: per gli USA: in epoca bipolare bastava arginare l'Unione Sovietica per proteggere contemporaneamente tutti gli alleati. Oggi invece gli Stati Uniti devono proteggere ogni alleato da un nemico diverso. per gli alleati minori: all'epoca del bipolarismo, partecipare all'Alleanza significava mettere a disposizione degli USA una serie di infrastrutture. Oggi la questione delle basi militari andrebbe ridiscussa, perch, volendo, gli Stati Uniti potrebbero usarle per qualsiasi scopo. Ci invece non stato fatto. Inoltre gli USA non si accontentano pi solo di avere accesso alle infrastrutture degli alleati, ma pretendono che, in cambio della protezione che essi offrono in Europa, gli europei li seguano nelle loro missioni all'estero. Gli americani vogliono questo non perch hanno un problema militare, ma per aumentare la legittimazione dei loro interventi all'estero (ragion per cui si accontentano di contingenti di 200/300 militari).

Gli anni '90: l'Alleanza Atlantica riuscita a mantenere il proprio ruolo centrale per tutti gli anni '90, nonostante il contesto internazionale sia cambiato. La NATO ha dimostrato di essere l'unica istituzione di sicurezza europea efficace. COM'E' RIUSCITA LA NATO A FARE CIO'? 1. Cambiando i propri obiettivi: nel momento in cui scoppiano i conflitti inter-etnici in Jugoslavia e nell'ex-URSS, la missione della NATO diventa essere il custode armato della pace. Nel 1999 la NATO dichiara che i propri obiettivi sono la prevenzione e la gestione dei conflitti.

2. La riunificazione tedesca: negli anni '90 la NATO si vende come l'istituzione di sicurezza comune che avrebbe impedito la rinazionalizzazione della sicurezza. All'epoca questa tematica era molto sentita, poich era appena avvenuta la riunificazione tedesca. La NATO si pone come una controassicurazione rispetto alla riunificazione tedesca: la Germania si riunifica, ma lo fa all'interno della cornice dell'UE e della NATO. 3. Ricoprendo la funzione di ancorare gli USA all'Europa: la NATO assicura che gli Stati Uniti non scelgano volta per volta gli alleati in base alla missione. 4. L'alto grado di istituzionalizzazione: un conto non mantenere una promessa, un conto sfasciare un'organizzazione; c' sempre qualcuno che ha interesse alla sua sopravvivenza. 5. Il carattere egemonico: l'Alleanza Atlantica un'alleanza egemonica, guidata dagli USA: possibile immaginarne una senza uno qualsiasi degli alleati, ma non senza gli Stati Uniti. Nel 1992-93 molti teorici realisti (tra cui Waltz) sostennero la necessit per l'America di sganciarsi dall'Alleanza Atlantica; ma Clinton decise di mantenerla. 2 eventi hanno pesato molto sull'equilibrio dell'Alleanza: a) l'intervento in Bosnia: gli USA intervengono nel 1994, dopo anni di tentativi falliti da parte degli europei; b) l'intervento in Kosovo: nel 1998 gli europei hanno trascinato gli Stati Uniti in Kosovo. Tutt'oggi gli europei si stanno dimostrando incapaci di occuparsi della crisi nella sponda sud del Mediterraneo, in realt non cos difficile da gestire. Il problema principale dell'UE che non ha una volont politica unitaria. 6. La flessibilit: a) militare: la NATO si completamente riorganizzata: un conto avere uno strumento militare pensato per la difesa territoriale, uno conto averne uno pensato per le operazioni a distanza per la prevenzione delle crisi. Il nuovo format militare dell'Alleanza sono i corpi di spedizione. b) Della responsabilit: l'Alleanza ha cercato di redistribuire pi equamente le responsabilit tra i membri europei, non ci si pu aspettare che intervengano sempre gli americani. Es: oggi gli USA stanno cercando di far gestire le crisi mediorientale agli europei. c) L'allargamento della membership: perfettamente riuscito. d) Il nuovo concetto strategico: fino agli anni '90 l'Alleanza Atlantica ruotava attorno all'art. 5 ("un attacco ad un membro dell'Alleanza sar inteso come un attacco a tutti"), dunque le operazioni militari erano intese come difesa territoriale. Negli anni '90 invece la NATO si allarga ed allarga il proprio raggio d'azione: il nuovo concetto strategico viene approvato a Washington durante il bombardamento in Jugoslavia e ruota attorno alle operazioni non art. 5. D'ora in poi le operazioni principali della NATO saranno quelle non art. 5, quindi non operazioni di difesa territoriale, ma operazioni offensive, lontane dal territorio dei Paesi membri, con lo scopo di prevenire i disordini internazionali. DUNQUE LA NATO S'IMPEGNA NELLA PREVENZIONE E NELLA GESTIONE DI TUTTE QUELLE CRISI LE CUI CONSEGUENZE POSSONO PREGIUDICARE LA SICUREZZA DEI PAESI MEMBRI. L'Europa (in primis la Francia) riluttante all'allargamento dell'ambito di competenza della NATO oltre i confini europei. La frattura fra Vecchio Continente e Stati Uniti sar ricomposta dagli eventi (11 Settembre 2001 e la spaccatura all'interno dell'Alleanza nel 2003) e gli europei saranno costretti a cedere. L'ALLEANZA ATLANTICA E' RIUSCITA A SUPERARE LA TRANSIZIONE DAL SISTEMA BIPOLARE A QUELLO SUCCESSIVO, POICHE' E' STATA IN GRADO DI RINNOVARSI E DI

ADATTARSI AL NUOVO CONTESTO.

Difficolt incontrate dall'Alleanza Atlantica nell'adattamento dal sistema bipolare a quello unipolare: 1. i costi: per tutti i membri attualmente l'Alleanza molto pi costosa rispetto al passato. 2. Il raggio d'azione dell'Alleanza: non poteva restare quello del bipolarismo (l'integrit territoriale dei Paesi membri), perch attualmente non c' nessuno che minaccia l'integrit terriroriale degli Stati europei. Quindi la NATO stata da subito consapevole che la propria sopravvivenza era legata all'alllargamento del suo raggio d'azione. Tuttavia non ancora raggiunto un consenso tra i membri su quanto allargare tale raggio d'azione. Nei primi anni '90 si discuteva se allargare il raggio d'azione dell'Alleanza oltre l'Europa: oggi pare ovvio che non pu essere altrimenti. Oggi invece si discute non sulla questione se allargare o meno il raggio d'azione dell'Alleanza, ma su quanto farlo. Alcuni sostengono che la NATO debba essere un'alleanza globale; altri invece affermano che l'Alleanza Atlantica debba essere qualcosa si pi di un'alleanza europea, ma meno di un'alleanza globale. Queste ambiguit sono riesplose con l'11 Settembre 2001 ed il conseguente cambiamento della politica estera americana. 3. Cosa fare? Nel contesto bipolare, la NATO si prefiggeva come scopo la difesa dell'integrit territoriale dei Paesi membri. Durante gli anni '90 invece il fine dell'Alleanza diventa la prevenzione e la gestione delle crisi che possano minacciare la sicurezza degli Stati membri. Dopo l'11 Settembre 2001 ci non appare pi sufficiente agli USA. Il vecchio radicamento europeo dell'Alleanza salta: ci evidente nelle difficolt che sta trovando la NATO nel ritagliarsi un posto nell'attuale missione in Libia. 4. La guerra preventiva: quando gli Stati Uniti passano da una dottrina di deterrenza alla guerra preventiva, pongono agli europei un problema, perch molto pi facile concordare su una politica di deterrenza, che su una di attacco preventivo. Infatti, in caso di una politica di deterrenza, bastava concordare su contro chi tale deterrenza dovesse essere rivolta: in epoca bipolare ovviamente contro l'URSS. Invece, con la guerra preventiva, il Paese leader dell'Alleanza pu scegliere di sferrare un attacco preventivo contro uno Stato da cui gli altri membri non si sentono particolarmente minacciati, quindi preferirebbero rimanerne fuori (es: il caso dell'Iran). Che la guerra globale al terrore avrebbe messo in crisi la NATO si capito subito, perch: a) subito dopo l'11 Settembre 2001, la NATO decide di considerare gli attentati come la fattispecie dell'art. 5. Gli USA rispondono: "Grazie, ma non ci interessa". Questo perch essi non vogliono dare l'impressione di aver bisogno degli alleati per difendersi e vogliono che sia chiaro che stanno esercitando un diritto all'autodifesa, quindi non hanno bisogno del permesso di nessuno per farlo. b) Gli Stati Uniti, dopo l'11 Settembre 2001, si considerano e si dichiarano un Paese in guerra. Tuttavia gli europei non li considerano tali. Da qui deriva lo scontro tra USA ed Europa sul concetto di guerra preventiva: per l'America (che si considera un Paese in guerra) una guerra preventiva non altro che un attacco sferrato in anticipo all'interno di una guerra gi in atto; non si tratta dunque del passaggio dalla pace alla guerra, ma di un modo di condurre efficacemente una guerra che c' gi. Invece per l'Europa (che ritiene di vivere in un contesto di pace) la guerra preventiva rappresenta il

passaggio dalla pace alla guerra. c) I rapimenti e gli omicidi mirati di terroristi: pratica secondo la quale i sospetti vengono prelevati nei vari Paesi e poi portati in qui luoghi in cui la tortura legale (es: la Libia di Gheddafi, Guantanamo), per farli torturare o uccidere. Questa pratica non mai legale, nemmeno in guerra: si tratta di crimini di guerra. Tuttavia gli Stati Uniti sostengono che tali pratiche sono legittime, essendo in guerra. Tanto per cominciare non si parla di rapimento, ma di cattura: in guerra catturare o uccidere un nemico del tutto normale. Per l'Europa invece, che parte dal presupposto della pace, queste pratiche sono totalmente illegittime. d) La mancanza di accordo sulla guerra in Iraq del 2003: la ragione per cui la NATO non entra in questo conflitto la mancanza di accorso tra le due sponde dell'Atlantico.

La missione in Afghanistan: il banco di prova della NATO: l'Afghanistan sta alla NATO come l'Iraq alla dottrina Bush. La NATO ha pi volte dichiarato che sul destino di questa missione di giocher il futuro dell'Alleanza. Questa missione cos importante perch l'unica cosa importante che la NATO abbia fatto negli ultimi 10 anni. COSA HA INDOTTO LA NATO ALLA MISSIONE IN AFGHANISTAN? 1. La sensazione che non ci sia un'alternativa valida all'Alleanza Atlantica: l'ONU e l'UE non sono infatti opzioni praticabili. Dunque la NATO s'impone come l'unica via percorribile per dare sicurezza all'Europa. 2. I costi dell'egemonia: gli USA stanno tentando di rilanciare la NATO, perch convinti che i costi dell'egemonia siano eccessivi, quindi che sia fondamentale disporre di uno strumento istituzionale per la ripartizione di tali costi (la NATO appunto) ---> PUNTO FOCALE DELL'AMMINISTRAZIONE OBAMA. Dal punto di vista militare, la missione in Afghanistan una missione americana, ma importante che gli USA abbiano deciso di metterle il cartello NATO su tale missione, poich cos manifestano la volont americana di salvare l'Alleanza. 3. La ricorrenza delle divisioni intraeuropee: la NATO si pone come la soluzione alle divisioni europee. Es: l'attuale crisi sulla sponda sud del Mediterraneo non europea, ma gli europei hanno deciso di gestirla. Tuttavia, nemmeno una volta stabilito di occuparsene, hanno saputo mettersi d'accordo sulle modalit con cui farlo.

Fattori di crisi della NATO rilevabili nella missione in Afghanistan: 1. la NATO si sta trasformando in una grande alleanza egemonica globale, adattandosi al contesto unipolare: il contribuito degli alleati clamorosamente diseguale sia in termini materiali si a in termini ideologici (gli USA da soli hanno inviato 150000 uomini, pi della somma di tutti gli altri contingenti e si sono assunti la maggior parte dei compiti militari). Stati Uniti, Canada e UK stanno conducendo il 95% delle operazioni. 2. Guerra o pace? La missione in Afghanistan perfetta dal punto di vista giuridico-

istituzionale (infatti non c' stata alcuna spaccatura a riguardo nel mondo politico italiano): essa ha l'autorizzazione dell'ONU e vi partecipano NATO ed UE. Tuttavia questa missione stata definita da alcuni governi come una missione di guerra, da altri invece come una missione di pace. Es: gli USA devono per forza definire la missione in Afghanistan come una guerra per la difesa del loro territorio, perch i contribuenti non accetterebbero mai di pagare cos tanto e di perdere cos tanti uomini per una missione umanitaria. I governi europei (Italia, Germania, Francia, Spagna) invece sono vincolati nel senso opposto: se vogliono mantenere i loro contingenti in Afghanistan devono definire le operazioni una missione di pace. Tutto ci crea un equilibrio instabile tra multipolarismo ed unilateralismo.

23.03.2011

LA POLITICA ESTERA ITALIANA


Le domande fondamentali che si pone la politica estera italiana: 1. come saranno i Balcani tra 20 anni? 2. Come sar il Maghreb tra 20 anni? 3. Che peso avr l'Italia tra 20 anni nel contesto internazionale? 4. Quali saranno le minacce tra 20 anni? Come combatterle?

Elementi di ambiguit della politica estera italiana: 1. l'Italia ha sempre vissuto un'ambivalenza nella sua politica estera, dovuta alla sua posizione geografica. Il fatto di essere una penisola pone la politica estera italiana nel punto di lacerazione tra tradizioni insulari e tradizioni continentali. L'Italia appartiene contemporaneamente all'Europa ed al Mediterraneo, due contesti completamente diversi, che richiedono risorse differenti. 2. L'Italia ha sempre avuto problemi a collocarsi nella gerarchia del potere internazionale, ha avuto una continua incertezza sul proprio rango e sul proprio ruolo. All'Italia stato infatti attribuita la qualifica di grande potenza, quando chiaro che non lo . Anzi, ogni volta che essa ha provato ad aspirare al rango di grande potenza stata punita. D'altra parte l'Italia non nemmeno una piccola potenza. Allora l'Italia si autorappresenta come media potenza. Questa consapevolezza associata al timore continuo del declassamento, che rappresenta una costante della politica estera italiana. Modi in cui l'Italia affronta il timore del declassamento: a) la tendenza al presenzialismo: l'importante dimostrare, a s stessi ed agli altri, che l'Italia c'. Questa strategia sar quella che porter: l'Italia a condurre una politica coloniale senza averne le risorse; l'Italia fascista a fingere di essere una grande potenza; l'Italia repubblicana a gettarsi in tutte le organizzazioni internazionali b) Attaccarsi sempre al carro del pi forte: la Francia prima, Triplice Alleanza poi, la Germania poi e la NATO adesso. Da qui il legame speciale che lega Italia ed USA: lo Stato italiano non solo un alleato degli Stati Uniti, ma quello migliore. Si tratta di una scelta realistica: attraverso l'alleato pi forte, l'Italia acquisisce potere. Problemi che entrambe le strategie danno e che sono una costante della politica estera italiana: a) la tendenza alla dispersione degli obiettivi: esserci per dimostrare che l'Italia c' o esserci perch l'alleato maggiore c', implica l'essere coinvolti in un'infinit di scenari. Es: la scelta di mandare, 10 anni fa (unici in Europa), gli alpini italiani a Timor Est demenza politica. b) La sproporzione tra gli impegni assunti e le risorse possedute: se la regola aurea della

politica estera tenere in equilibrio impegni e risorse, l'Italia a questo equilibrio non si mai nemmeno avvicinata. Es: l'Italia da 2 anni a questa parte sta partecipando ad un numero sempre maggiore di missioni internazionali e contemporaneamente sta riducendo il bilancio per gli esteri e la difesa. Fare queste 2 cose insieme impossibile e toglie credibilit al Paese. c) La politica interna: l'Italia ha quasi sempre sofferto di un quadro politico interno instabile, poco coeso, con una statualit ed un'unit nazionale debole. La politica estera stata spesso interpretata come il capitolo pi importante della diatriba interna. Dunque essa viene condotta cercando di trovare un'ancoraggio interno: gli attuali partiti (che hanno un'identit molto debole) cercano di ricostruire una qualche identit. LA POLITICA ESTERA ITALIANA E' OGGI PER IL 90% POLITICA INTERNA: SI CERCA DI ACCREDITARSI DAVANTO NON AGLI ALTRI PAESI, MA AGLI OCCHI DEGLI ELETTORI.

LA POLITICA ESTERA ITALIANA NELLA SECONDA META' DEL '900


Le caratteristiche della politica estera italiana nella 2a met del '900: dopo la sconfitta nella II Guerra Mondiale, l'Italia abbandona ogni velleit di grande potenza. 1. La diffidenza nei confronti dell'interesse nazionale: per diversi decenni quest'espressione risult impronunciabile, in quanto evocava il passato. 2. Il rifiuto della guerra: emerge una diffidenza generale nei confronti dello strumento militare. Questa caratteristica l'Italia l'ha in comune con l'altro grande Paese sconfitto: la Germania. 3. La penetrazione della politica internazionale in quella interna: dura fino agli anni '80. La Democrazia Cristiana e il Partito Comunista riproducono la divisione internazionale.

Le soluzioni ai problemi: 1. il multilateralismo: i 2 Paesi che hanno avuto pi difficolt nel declinare l'interesse nazionale (Italia e Germania) hanno risolto il problema nel quadro del multilateralismo. L'Italia fa di tutto per entrare in tutte le organizzazioni internazionali (es: il G8). I principali quadri multilaterali sono: a) l'ONU; b) l'UE; c) la NATO. Apparentemente tutti i Paesi europei hanno vissuto questa soluzione, facendo tutti parte di queste organizzazioni. Ma per l'Italia ci ha significato di pi. 2. L'alleanza con gli USA: pur rimanendo sempre un alleato molto fedele degli Stati Uniti, l'Italia ha sempre mantenuto ampi margini di manovra. Non una novit del Governo Berlusconi cercare partner nella sponda sud del Mediterraneo.

LA POLITICA ESTERA ITALIANA DEGLI ULTIMI 20 ANNI


Problemi della politica estera italiana negli ultimi 20 anni: 1. La destrutturazione: sia l'ambiente internazionale (Balcani, Europa e sponda sud del Mediterraneo) sia quello interno si sono destrutturati. 2. Lo spostamento del baricentro delle relazioni internazionali lontano dall'Europa. Es: il passaggio dal G8 al G20 ha segnato una perdita d'importanza dell'Italia. 3. L'UE: da una lato l'Italia entusiasta dell'UE, perch consapevole che senza di essa non potrebbe sopravvivere. Dall'altro invece l'Italia sa che, per essere efficace, l'UE ha bisogno di gerarchizzarsi e teme dunque di essere tagliata fuori dal direttorio europeo. Anche ultimamente sono state prese iniziative congiunte da Francia, UK e Germania, che prefigurano un direttorio europeo da cui l'Italia sar esclusa. Es: quando scoppia la guerra in Jugoslavia, l'Italia stata esclusa dal gruppo di contatto, quando aveva in realt mille ragioni per farvi parte (es: era un Paese confinante con la Jugoslavia); l'Italia stata esclusa dal meccanismo di consultazione sull'Iraq; l'anno scorso Francia, Germania e UK hanno organizzato una conferenza sull'Afghanistan a Parigi, senza dirlo all'Italia, suscitando una risposta ufficiale del governo italiano. 4. Il doppio versante: Europa e Mediterraneo sono 2 versanti opposti, che richiedono risorse differenti. Tali contesti in questo periodo si stanno allontanando ancora di pi. a) l'Europa: rappresenta il massimo dell'istituzionalizzazione della vita internazionale; b) il Mediterraneo: rappresenta il minimo dell'istituzionalizzazione. 5. La crisi del multilateralismo: attualmente in atto una crisi del multilateralismo, che investe sia l'ONU, sia l'UE, sia la NATO. Ci particolarmente rilevante in un Paese che ha investito tutto sulle istituzioni internazionali. 6. La crisi interna: oggi in Italia in atto una crisi dei partiti e ci rilevante perch sono i partiti a gestire poi la politica estera. Tali partiti sono infatti debolissimi. 7. La collocazione geo-politica: l'Italia si trova in una posizione estremamente vulnerabile. 8. La mancanza di risorse energetiche: l'Italia ha un bilancio del Ministero degli Esteri e della Difesa da Paese del Terzo Mondo. 9. La scarsissima coerenza tra gli attori: oggi la politica estera italiana non pi condotta solo dal Governo, ma anche da imprese, Regioni e istituzioni locali. Tuttavia c' uno scarsissimo coordinamento tra loro.

Le principali novit della politica estera italiana del dopo Guerra Fredda: l'Italia uno dei Paesi che pi di tutti ha mutato la propria politica estera negli ultimi 20 anni:

1. il linguaggio: cambiato: oggi si parla quotidianamente d'interesse nazionale. 2. Il recupero dello strumento militare: lo strumento militare, dopo essere stato rimosso per 40/50 anni, tornato ad essere un ordinario strumento di politica estera ed stato impiegato senza imbarazzi. Paradossalmente lo strumento militare diventato il fiore all'occhiello dell'Italia: quando quest'ultima cerca di far sentire la propria voce al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, gioca la carta del numero impressionante di missioni militari a cui ha preso parte. 3. La politica estera bipartisan: la politica estera italiana negli ultimi 20 anni stata bipartisan. L'unica spaccatura si registrata sull'intervento in Iraq. Tale consenso sulle tematiche di politica estera particolarmente elevato se raffrontato a quello passato, quando per 40 anni ci sono state fortissime divisioni su di esse.

LA POLITICA ESTERA DELL'ATTUALE GOVERNO La politica estera dell'attuale governo si pone in sostanziale continuit con quella del precedente. Il timore fondamentale: rimane il declassamento. Le soluzioni: 1. l'alleanza con gli USA: il governo Berlusconi cerca il contatto diretto con gli Stati Uniti per giocare la carta americana con gli alleati europei. 2. Il multilateralismo: consapevole della crisi del multilateralismo, l'Italia sta cercando un posto nei nuovi contesti internazionali. 3. I rapporti bilaterali: sempre a causa della crisi del multilateralismo, l'Italia ha deciso di coltivare rapporti bilaterali. Essa gioca spesso la carta della propria capacit di mediazione con Paesi con i quali gli altri non immaginano nemmeno di poter intrattenere rapporti. Es: Russia; Libia; Algeria; Turchia (l'Italia il maggior sostenitore del suo ingresso nell'UE); Serbia.

La personalizzazione della politica: il pi significativo elemento di novit del governo Berlusconi. Tuttavia essa aumenta la vulnerabilit dei rapporti internazionali.

I problemi principali: 1. conciliare il multilateralismo con i rapporti bilaterali: a volte ci possibile (es: Turchia), a volte invece molto difficile (es: Russia e Libia). 2. La politica estera mercantile: stato detto che la politica estera italiana di tipo mercantile, costruita su pure convenienze energetico-commerciali. Tali ragioni entrano spesso in conflitto con altre, come ad esempio la questione dei diritti umani (es: il caso della

Libia).

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