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Cicerone

La vita Nacque nel 106 nella campagna arpinate, presso lisola del Fibreno. Comp leducazione a Roma, dove attese agli studi oratorii e filosofici; cos veniva acquistando, oltre alla scienza retorica e giuridica, quel sapere filosofico che pi tardi giudicher indispensabile alla formazione delloratore. Inizi presto anche a scrivere (ricordiamo un trattato retorico in due libri, il De inventione). Addestrato, cos, agli studi letterari, retorici, giuridici e filosofici, provveduto della facolt di esporre e delleloquenza, era pronto per entrare nel foro. Lepisodio che lo rivel, allet di 26 anni, fu in una orazione contro il liberto di Silla Crisogono: sotto Silla la reazione aristocratica aveva, con le proscrizioni, reso legale lassassinio di avversari politici. Nell81 alle proscrizioni era stato dato termine, ma nell80, Sesto Roscio, un ricco e nobile cittadino di Ameria era stato ucciso, e il suo nome era stato scritto nelle tavole, gi decadute, della proscrizione. In pi si era chiamato in giudizio il figlio con laccusa di parricidio (e fra gli accusatori cera appunto Crisogono); Cicerone lo difese vincendo la causa. La sua era una eloquenza ancora troppo effervescente; per correggerla, si rec in Oriente, alla scuola rodiese in particolare, per limitare la fastosa maniera del dire che era detta asiatica. Tornato a Roma nel 77, cominci il cursus honorum: candidato alla questura nel 76 fu eletto nel 75 per la questura siciliana di Lilibeo; nel 70 fu fatto edile per il 69. Intanto si misurava nel foro nel processo contro Verre, il quale, tornato dalla pretura in Sicilia, si era arricchito sulle spalle dei siciliani che lo accusavano di concussione. Cicerone fu laccusa e vinse ancora. Questo non ci deve far pensare che Cicerone in questo periodo era per i populares; egli fu sempre espressione del ceto finanziario che si proponeva di portare i suoi fautori alle pi alte cariche dello Stato. Egli vagheggi sempre la conciliazione di questo suo ordine, dei cavalieri, con la nobilt senatoria (e questo, quindi, in opposizione al mondo dei populares). Le orazioni contro Verre sono un alto esempio di oratoria, anche se a volte suscitano monotonia perch si parla sempre di uno stesso uomo che ha commesso una serie di delitti tutti nella stessa maniera. Fra ledilit e la pretura (66), Cicerone prosegu la pratica di avvocato appoggiando, tra laltro, la proposta di Manilio che conferiva a Pompeo il comando della guerra mitridatica con pieni poteri. Nel 64 fu eletto console, mentre il capo dei rivoluzionari, Catilina, soccombeva per pochi voti. Come console fu fiero avversario della parte democratica, difendendo anche i decreti eccezionali del Senato che col titolo di provvedimenti per la salute pubblica, si riducevano ad una usurpazione dei poteri pubblici ed a una sommaria repressione della parte avversa. Sotto il consolato di Cicerone si preparavano le elezioni consiliari per lanno dopo; con brogli e illegalit Catilina fu ancora battuto. Accusato di preparare una rivolta armata e accusato in Senato da Cicerone, Catilina fugg da Roma. I congiurati furono successivamente arrestati e condannati a morte.
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Cera anche Cesare, probabilmente, a favore dei catilinari, ma non pot prendere posizioni risolute per il pericolo di vita. Nellanno 60 Pompeo, Cesare e Crasso costituiscono il primo triunvirato. Sono anni in cui Cicerone prosegue la sua attivit di avvocato, ma sono anche gli anni in cui costretto allesilio per le accuse del tribuno Publio Clodio, che aveva il favore di Cesare ed era un acceso sostenitore della parte democratica. Clodio fece approvare una legge in cui venivano mandati in esilio coloro che avevano fatto condannare qualcuno senza giudizio popolare. Cicerone, sia pure non nominato, era chiaramente condannato, per cui and in esilio prima a Tessalonica e poi a Durazzo. Pot ritornare a Roma dopo quasi due anni nel 57 a.C., e subito la sua parola risuon nel foro contro Clodio (che gli aveva fatto abbattere la casa dopo lesilio). Tra le orazioni contro Clodio ricordiamo in particolare quella in difesa di Celio, prima amante e poi acerrimo avversario di Clodia (sorella di Clodio, e amante anche di Catullo). La sua attivit oratoria si esplica pienamente in questi anni, anche se la sua orazione forse pi perfetta, in difesa di Milone che aveva ucciso Clodio (52), non fu fortunata. Nel 51 va come proconsole in Cilicia, mentre a Roma si sta preparando lo scontro tra Pompeo e Cesare. Egli non voleva uno scontro armato: i pompeiani vedevano in Pompeo il generale della repubblica e il salvatore del Senato; i cesariani vedevano in Cesare il liberatore del popolo; Cicerone invece vedeva una contesa di regno che sarebbe in ogni modo finita con la caduta della repubblica e della potest senatoria. Quando Cesare marci contro Roma, Cicerone non volle accettare incarichi militari sperando un giorno di poter essere il mediatore di pace e salvatore di Roma. Si dichiar, comunque, per Pompeo. Dopo la sconfitta di questi a Frsalo, Cicerone rifiut di seguire i pompeiani e si ritir a Brindisi affidandosi al vincitore. Cesare gli attest la sua stima e Cicerone riprese la sua vita a Roma. Si ritiene che questo sia stato il periodo meno nobile di Cicerone, ma forse egli solo cap, nella disfatta di Pompeo, che quello era il momento di cedere. A Roma (47) egli visse ritirato tra i suoi libri, sperimentando la clemenza di Cesare verso i vinti. Sono anche gli anni delle afflizioni domestiche (gli muore la figlia prediletta Tullia). Ha anche la possibilit di far sentire ancora la sua potenza oratoria nei giudizi contro i vecchi pompeiani (che egli difende); ma intanto sentiva sempre pi forte il fastidio per la potenza di Cesare sempre pi assoluta e per la sua inattivit politica. Nel 44 a.C. Cesare era assassinato: non sappiamo se egli partecipasse attivamente alla congiura, certo tra i congiurati cera il suo amico Bruto ed egli fu probabilmente lispiratore morale della congiura. In ogni caso le speranze fondate sulla morte di Cesare svanirono presto, quando Antonio prese la direzione del governo e Cicerone fu costretto a fuggire da Roma. Riprese, invece a scrivere. Tornato a Roma contro Antonio pronunci le famose 14 orazioni dette filippiche (a ricordo della somiglianza delle orazioni di Demostene contro Filippo). Egli sperava nellaiuto del giovane Ottaviano, che intanto aveva offerto il suo aiuto al Senato e aveva battuto a Modena Antonio. Ma dovette ben presto ricredersi quando Ottaviano
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torn a Roma per impadronirsi a forza del consolato, e si alleava con Antonio, formando (con Lepido) il secondo triumvirato. Bruto e Cassio, insieme agli altri repubblicani ribelli, tentarono ancora di contrastare i capi cesariani in difesa della repubblica, ma furono sconfitti. Quando furono compilate le liste di proscrizione, il nome di Cicerone fu scritto nella lista di Antonio. Veniva ucciso nel 43 a.C.. Egli non conosce il silenzio: quando non parla, scrive. Le accuse mosse contro di lui di incoerenza politica e doppiezza morale, non sono giuste perch muovono dal presupposto che egli fosse un uomo di Stato invece che un avvocato. In campo politico egli fu un conservatore che aveva bisogno di una oligarchia repubblicana che gli desse modo di svolgere le sue grandi facolt oratorie e gli permettesse di soddisfare la sua fame di gloria. Egli non aveva le qualit delluomo di stato, ma quelle dellottimo avvocato capace di sostenere allo stesso modo ottime e pessime cause. Non un uomo risoluto Cicerone, perch se nella sicurezza del successo si esalta, davanti al pericolo egli si smarrisce: aveva bisogno di combattere avversari di grandi importanza, non di grande potenza, e il suo attacco trae ardimento dallammirazione e dal consenso degli altri. OPERE DI ELOQUENZA E DI ORATORIA a. Cicerone maestro di eloquenza In Grecia la retorica aveva avuto per primo sistematico maestro Gorgia da Lentini. La retorica (arte del persuadere) faceva parte della sofistica, cio di quella nuova dottrina che aveva accentrato la sua indagine intorno alle finalit umane ed ai mezzi per conseguirle: visto che il conseguimento del potere politico era considerato il supremo fine delluomo, la parola era lo strumento per il suo raggiungimento. Cos la retorica si era ampliata da semplice arte del dilettare, ad arte del persuadere (non solo con lartificio poetico e fiorito della parola, ma anche con lartificio dialettico del pensiero). In tal modo era possibile dimostrare tanto il vero, quanto il non vero. Contro questarte si era scagliato Socrate che invece poneva come scopo specifico di questarte la ricerca e determinazione di ci che giusto e buono. Nei secoli successivi la retorica restava inserita nella filosofia e non aveva una distinta struttura che facesse s che rispondesse tanto alle esigenze della filosofia, quanto alle necessit pratiche. La retorica divenne disciplina viva e strumento valido di arte oratoria, quando pass ai grandi e aperti contrasti della vita pubblica di Roma. Oratore e teorico dellarte oratoria fu Cicerone. Giovanissimo compose i due libri del De inventione (che una delle cinque parti della retorica insieme alla dispositio, elocutio, memoria e pronuntiatio). Era comunque unopera priva di originalit; solo pi tardi Cicerone doveva unire gli elementi della dottrina con quelli dellesperienza e produrre unopera viva e nuova sullarte del dire. b. De Oratore libri III
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Loratore deve possedere oltre che le qualit naturali, dottrina, esercizio e scuola. , inoltre, indispensabile il sapere filosofico in modo che loratore possa considerare genericamente, definire e giudicare ci che bene e ci che male, giusto e ingiusto nella vita degli uomini. Cicerone congiunge filosofia e retorica, ma riduce nel giusto limite della pratica utilit e possibilit il contributo della filosofia, affermando la necessit del sapere in chi voglia persuadere e dimostrando che lufficio della retorica non la ricerca della verit mediante una pura attivit dello spirito, ma la conquista dellopinione altrui attraverso larte della parola. Questa arte della parola non ha preso, ma ha dato norme alla retorica, perch stato lartificio a nascere dalleloquenza e non il contrario. Le regole della retorica sono quindi norme suggerite dallesperienza del dire e sono utili e necessarie a chi voglia esercitare e perfezionare quellarte. unarte che non si apprende (perch le sono necessarie certe qualit naturali che non si imparano con lo studio). Loratore dovr conciliarsi il favore di chi lo ascolta eccitando pi il sentimento che la riflessione. La bont della esposizione consiste non solo nel dire con propriet (latine) e chiarezza (plane) ma nella frase ornata ed armoniosa (ornate) e nella variet e temperanza di stile (apte congruenterque dicere). Lelocuzione perde il suo valore se non sostenuta dallazione che anima della parola, e consiste nella maniera del porgere e del profferire. Lopera in forma di dialogo (tra Crasso e Antonio che sono i due massimi esponenti delle due opposte tendenze), ed nella parte tecnica di essa Cicerone lorganizzatore di un sistema che gli deriva da varie fonti. c. Brutus Dopo la pubblicazione del De oratore, Cicerone ebbe contro la schiera degli oratori atticizzanti a cui la sontuosit delloratoria ciceroniana poteva apparire asianesimo. Col Brutus (46) oppose tutta la tradizione oratoria romana alla schiera degli atticisti moderni. Anchessa in forma dialogica e comprende una storia delloratoria romana divisa in due grandi periodo: - antico in cui la prosa oratoria giunge alla potenza espressiva di Caio Gracco e alla bellezza artistica di Crasso; - moderna che arriva sino a Cicerone, dove loratoria raggiunge il suo massimo splendore. Loratore atticista, descritto da Cicerone, semplice, imitatore del parlare comune; cura leleganza e la purezza della lingua, la chiarezza della frase; rifugge da qualsiasi teatralit di gesto. Questo stile, sdegnoso di sussidi retorici, doveva apparire al pubblico uno stile magro e meschino. Cicerone vuole dimostrare che il modello dellatticismo non pu essere un solo oratore come Lisia (a cui gli atticisti romani riconoscevano unicamente i caratteri schietti dellatticismo), ma anche altri oratori furono attici.
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d. Orator Insieme al Brutus, laltro scritto di critica storica ed estetica composto a sostegno del sistema oratorio esposto nel De Oratore, Cicerone scrisse lOrator. Questo testo nella prima parte un compendio del De oratore, nella seconda offre il primo trattato sul ritmo prosastico. Loratore dotato di grande ingegno e cultura, conoscitore degli affetti umani, dialettico e filosofo, che sappia ben adoperare tutti gli stili, dovr anche, oltre che scegliere bene le parole, disporle in maniera che il periodo si apra e si chiuda ritmicamente. Nel De oratore Cicerone aveva detto che la parola delloratore deve piegarsi al piacere dellorecchio e ai moti dellanimo, e che gli elementi della orazione quanto pi sono utili tanto pi sono belli. Nel Brutus aveva dimostrato che la stessa natura abbraccia e chiude un pensiero con un determinato giro di parole, e questo periodo, combinato con parole adatte, ha una cadenza armoniosa. Gli elementi ritmici del nostro linguaggio non procedono da riflessione ma sono costituiti da un fenomeno naturale del senso acustico. Quando questarmonia ebbe eccitato lorecchio e lattenzione degli uomini, essi poterono notare il carattere generale del ritmo e seguire quellarmonia. Ci avvenne con Trasimaco di Calcedone. Cicerone stabilisce cos la legge ritmica della clausola, che determina e stabilisce le combinazioni di sillabe lunghe e brevi che meglio convengono alla chiusura delle frasi e dei periodi. Egli comunque fiss solo alcuni tipi di clausole, foggiando una teoria ritmica che spesso disattende nella sua pratica di scrittore. e. Stile Con Cicerone la parola si emancipa quasi dallattivit dello spirito. Essa spesso sostituisce lazione, anzich accompagnarla. Cicerone un ordinatore delle parole e i suoi periodi hanno una struttura ben precisa. La sua prosa un prodotto naturale e spontaneo di assimilazione ed elaborazione letteraria. Infatti essa non si trova nel suo spirito, ma scaturisce da una molteplicit di fonti letterarie per raccogliersi in un unico fiume. Privo di profonda vita spirituale, egli un prodotto della cultura letteraria ed un ricercatore del successo. Ha una grande ricchezza oratoria ed padrone dellespressione parlata. Non ama la ricercatezza e preferisce i costrutti pi consueti. Nei trattati tecnici sullarte del dire ha avuto il merito di fissare latinamente la terminologia retorica. Non sacrifica mai la chiarezza alla brevit. OPERE POLITICHE Ad eccezione dellOrator e del De Officis, Cicerone nelle opere retoriche e filosofiche, preferisce la forma dialogica (cosicch tutti i personaggi che parlano paiono concorrere alla scoperta di una verit incerta sino allultimo, ed una forma
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che Cicerone deriva dai greci: da Platone ricava il metodo socratico che fa muovere da un concetto per arrivare allopposto; da Aristotele deriva la consuetudine di spezzare in parti distinte e in pi libri largomento). Manca, comunque, la freschezza della frase, il dialogo vivo (sembra che ognuno parli per s). I suoi trattati sono comunque il pi vasto e prezioso monumento di informazioni erudite e filosofiche che lantichit latina ci abbia lasciato. a. De re publica Scritto nellanno 55, un dialogo in sei libri in cui vari personaggi intervengono per disputare sulla ottima costituzione dello stato. Nel concepire lopera Cicerone pens alla Repubblica di Platone, ma, a differenza di quellopera, Cicerone idealizz uno Stato reale. Lo Stato platonico poteva prendere forma solo in un villaggio, dove sarebbe stato possibile realizzare per un momento una specie di Stato personalmente concepito, remoto dai contatti e dalle necessit del vivere sociale. In una "amplissima" repubblica come Roma, i principii di quel villaggio, potevano essere indicati come propositi, ma non come leggi e norme. Il dialogo si suppone svolto in tre giorni (ogni due libri comprendono un giorno) del 129. I libro: Cicerone parla della miglior forma di governo, che non nessuna delle tre canoniche (monarchia, aristocrazia, democrazia), ma una quarta forma che era costituita col moderato temperamento di tutte e tre (che egli trova nellordinamento della repubblica romana). II libro: La repubblica di Roma sorta per virt di molti uomini e nel corso di parecchie generazione (e non per lattivit di un solo legislatore come in Grecia). III libro: Argomento del terzo libro la giustizia (se esista una giustizia che sia fondamento del pubblico governo, o se invece siano base alle leggi sociali lutilit e la prepotenza). IV e V libro: Si parla delle istituzioni dellantica Roma. VI libro: il famoso Somnium Scipionis, in cui esposta, tramite appunto il sogno di Scipione, la dottrina dellimmortalit dellanima. b. De Legibus Segue, come supplemento al De re publica. Dalle fonti sembra che fossero 5 libri, ma noi abbiamo frammenti solo di tre libri. Cicerone, risalendo alle sorgenti naturali del diritto, afferma, contro linstabilit della morale umana, la immutabilit del giusto e dellingiusto, e la preesistenza del diritto razionale e naturale. Affermati questi principi, Cicerone passa alla legislazione romana, e trova nelle XII tavole il tipo della buona legge cos come aveva trovato nella costituzione di Roma la miglior forma di repubblica. OPERE FILOSOFICHE
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Cicerone considerava i suoi scritti filosofici come continuazione della sua attivit pubblica in favore dello Stato. Suo proposito era non lasciare alcuna parte della filosofia greca che non fosse illustrata nella letteratura di Roma. Le sue opere filosofiche non sono il frutto di una meditazione personale: sono piuttosto una ripresa della filosofia greca (in particolare di quella che egli sentiva pi vicina allanimo dei romani, pi vicina alla pratica che alla speculazione del pensiero). Egli si dedic a scrivere di filosofia solo negli ultimi anni della sua vita, da quando fu costretto ad appartarsi dalla vita politica. Nella filosofia trov conforto delle sventure pubbliche private (il divorzio da Terenzia, la morte della figlia Tullia, il fallimento del secondo matrimonio). La filosofia concepita come guida allazione morale e sociale: Cicerone tratta soprattutto problemi di vita pratica, trascurando problemi puramente speculativi. Il suo fine quello di dare a Roma un corpus di testi filosofici: fino ad allora gli unici testi disponibili a Roma erano sintesi dei libri epicurei. Cicerone quindi organizz, ridusse e ordin i materiali greci, esponendo le varie dottrine secondo un proprio criterio di scelta: per questo motivo si suole parlare di eclettismo ciceroniano. Le dottrine che egli espone sono quelle delle scuole pi diffuse: la stoica, lepicurea, la peripatetica (aristotelica), laccademica (platonica). A parte la costante avversione per lepicureismo, Cicerone su molti problemi non si pronuncia a favore delluna o dellaltra dottrina ma si limita ad esporre le varie teorie. Dalla scuola accademica egli ricava lidea che bisogna cercare la verit nel libero dialogo delle opinioni. Sul terreno morale egli inclina per lo stoicismo, da cui deriva il fondamentale concetto di humanitas: gli uomini, posti ad un livello superiore rispetto a tutte le creature grazie alla ragione e alla parola, pur nella loro diversit hanno una natura comune. Questa coscienza della comune natura impone alluomo il dovere di rispettare i propri simili e di porre la propria opera al loro servizio. Altro aspetto dellhumanitas la valorizzazione della cultura come carattere distintivo delluomo. La cultura ha come fine il miglioramento delluomo, per questo lhumanitas si forma raccogliendo leredit di sapienza tramandataci dagli antichi. Infine lhumanitas si concretizza nel decoro, nella cortesia, nella raffinatezza dei modi, nella capacit di vivere in societ tra gli uomini. Questa armonia si raggiunge quando si valorizzano in modo equilibrato tutte le facolt umane. a. Paradoxa - Academica Del 46 una strana operetta (Paradoxa stoicorum ad Marcum Brutum) dove espone ed illustra 6 strane proposizioni degli stoici. Lanno dopo compose due dialoghi di dispute accademiche (Catulus e Lucullus), di cui poi fece una seconda edizione con altri interlocutori. Di queste 2 edizioni ci rimasto il secondo libro della prima (Academica priora) ed il primo della seconda (Academica posteriora). Argomento il problema della conoscenza: Cicerone segue la massima della nuova Accademia secondo cui la verit esiste ma giace occulta alluomo che deve avere per guida la verosimiglianza (e non la verit che inconoscibile).
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b. De finibus bonorum et malorum E lopera filosofica migliore di Cicerone. Vi si tratta del problema del sommo bene e del sommo male secondo le varie scuole filosofiche: Cicerone confuta la teoria epicurea e concorda con quella storica che esalta la ragione. c. Tusculanae disputationes E in forma di dialogo, immaginato nella villa di Cicerone a Tuscolo. Si tratta del problema della felicit, toccando argomenticome la morte e la tolleranza del dolore. Vi si afferma che solo la virt pu rendere luomo felice. d. De natura deorum Vi si tratta il problema teologico discutendo le dottrine delle varie scuole. Cicerone d la preferenza alla dottrina accademica (platonica), secondo cui la divinit trascendente. e. Cato maior, de senectute E un dialogo tra Catone, Lelio e Scipione, in cui viene fatto lelogio della vecchia contro le accuse mossele. f. Laelius de amicitia E un dialogo che esalta lamicizia. g. De officiis Libro dedicato al figlio di Cicerone, il pi importante trattato di morale romana. Vi si parla dei rapporti tra utile e onesto, mirando a mostrare che essi non sono mai in contrasto tra loro. LETTERE Le lettere di Cicerone, pubblicate dopo la sua morte, furono divise in 4 gruppi: 1) Epistulae ad familiares 2) Epistulae ad Atticum (rivolte allamico intimo dello scrittore) 3) Epistulae ad Quintum fratrem 4) Epistulae ad Marcum Brutum. Le lettere sono importanti perch ci danno importanti notizie su uno dei periodi pi importanti della storia romana e perch, essendo pensate non per la pubblicazione, usano uno stile colloquiale e diretto.
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