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SEZIONE II
LE DISPOSIZIONI COMUNI AI PROCEDIMENTI CAUTELARI
PRIMA FASE:
la fase di autorizzazione ha caratteristiche strutturali simili a quelle dell’attività
di cognizione, e si svolge, su domanda dell’interessato, in funzione della
pronuncia di un provvedimento. Tale provvedimento, che ha la forma talora del
decreto e talora dell’ordinanza, ha il contenuto di una pronuncia di
autorizzazione della misura cautelare. Precisamente, con tale provvedimento il
giudice, previo riscontro dell’esistenza dei presupposti e delle condizioni di
fondatezza dell’azione cautelare, autorizza la misura, oppure nega tale
autorizzazione. Nel caso di autorizzazione il provvedimento non assume alcuna
incontrovertibilità e può essere revocato o dichiarato inefficace; mentre in caso
di negazione dell’autorizzazione, la riproposizione dell’istanza non è priva di
limiti. Il provvedimento autorizzativi apre l’adito immediatamente alla seconda
fase.
SECONDA FASE:
la fase di esecuzione, detta ora di attuazione, della misura cautelare ha
caratteristiche strutturali assimilabili a quelle dell’esecuzione forzata. Rispetto
ad essa il provvedimento autorizzativi sta in un rapporto assimilabile a quello
che sussiste tra titolo esecutivo ed esecuzione forzata.
TERZA FASE:
la fase di impugnazione è una novità che consente un controllo sul
provvedimento autorizzativi la cui attuazione può incidere durevolmente e
talora irreparabilmente sulla situazione tra le parti.
PRIMA FASE
Art.669/bis: FORMA DELLA DOMANDA
La domanda si propone con ricorso depositato nella cancelleria del giudice
competente.
Il ricorso deve contenere i requisiti generali di cui all’art.125 cpctra cui:
- la procura;
- le condizioni proprie dell’azione cautelare (fumus boni iuris e periculum in
mora);
- il provvedimento cautelare richiesto;
- l’indicazione, nel caso di domanda ante causam, degli elementi
individuatori della proponenda azione per il merito.
COMPETENZA
Art. 669/ter:COMPETENZA ANTERIORE ALLA CAUSA
1° comma: prima dell’inizio della causa di merito la domanda si propone al
giudice competente a conoscere del merito.
[il ricorso deve essere sottoscritto dal difensore munito di procura. Di regola
questa procura riguarda solo il procedimento cautelare, che è autonomo da
quello di merito. La competenza del giudice rimane anche se dopo la
proposizione del ricorso l’azione venga esercitata in sede penale. Nei casi in cui
è competente la corte d’appello in primo e unico grado, la competenza spetta
al collegio.]
2° comma: se competente per la causa di merito è il giudice di pace, la
domanda si propone al tribunale.
3° comma: se il giudice italiano non è competente a conoscere la causa di
merito, la domanda si propone al giudice, che sarebbe competente per materia
o valore, del luogo in cui deve essere eseguito il provvedimento cautelare.
4° comma: a seguito della presentazione del ricorso il cancelliere forma il
fascicolo d’ufficio e lo presenta senza ritardo al presidente del tribunale, il
quale designa il magistrato a cui è affidata la trattazione del
procedimento.[questa trattazione spetta dunque sempre ad un giudice unico,
salvo i casi in cui il giudice di primo grado operi sempre in veste collegiale.]
PROCEDIMENTO.
Art.669/sexies
1° comma: il giudice, sentite le parti[con la pronuncia di un decreto da
notificarsi alla controparte], omessa ogni formalità non essenziale al
contraddittorio, procede nel modo che ritiene più opportuno agli atti di
istruzione indispensabili in relazione ai presupposti e ai fini del provvedimento
richiesto, e provvede con ordinanza all’accoglimento o al rigetto della
domanda.[nulla sembra impedire l’intervento del terzo che si assume
pregiudicato dal richiesto provvedimento cautelare. Il carattere è quello di un
procedimento sommario, nel senso che per la prova del fumus boni iuris e del
periculum in mora il giudice può basarsi solo sui documenti forniti dalle parti o
assumere solo quando occorre sommarie informazioni senza alcuna particolare
formalità, o può fondarsi su fonti di semipiena probatio. Le prove così raccolte,
nel giudizio di merito, varranno solo come argomenti di prova. Quanto ai
documenti, è indubbio che la parte contro la quale sono prodotti è onerata al
disconoscimento e/o alla querela di falso, ma è altrettanto indubbio che la
sommarietà del procedimento non consente lo svolgimento neppure del
giudizio di verificazione che può però essere proposto in via principale. C’è
pienezza del contraddittorio, salvo quanto disposto dal secondo comma dove si
consente al giudice di provvedere inaudita altera parte.]
2° comma: quando la convocazione della controparte potrebbe pregiudicare
l’attuazione del provvedimento, provvede con decreto motivato [è da
escludere la reclamabilità di questo decreto, salvo che non contenga la
fissazione dell’udienza] assunte ove occorra sommarie informazioni. In tal caso
fissa, con lo stesso decreto, l’udienza di comparizione delle parti davanti a sé
entro un termine non superiore a 15 gg assegnando all’istante un termine
perentorio [in caso di non rispetto si ha inefficacia. È possibile la rimessione in
termini.] non superiore a 8 gg per la notificazione del ricorso e del decreto. A
tale udienza il giudice, con ordinanza, conferma, modifica o revoca i
provvedimenti emanati con decreto.[anche in questo caso il contraddittorio va
cmq instaurato il più presto possibile in udienza ravvicinata destinata al
riesame in contraddittorio del provvedimento, quale che sia il suo contenuto,
anche di rigetto.]
3° comma: nel caso in cui la notificazione debba effettuarsi all’estero, i termini
di cui al comma precedente sono triplicati.
La legge non prevede in questo procedimento la proponibilità del regolamento
preventivo di giurisdizione, che sembra improponibile anche sotto il profilo
sistematico. Infatti, se il processo è gia pendente, la proposizione dell’istanza di
regolamento di giurisdizione non impedisce al giudice di pronunciarsi sulla
richiesta di una misura cautelare previa delibazione di cui all’art.367
sull’infondatezza dell’eccezione. Se il processo è sospeso la possibilità di
pronunciare la misura cautelare è prevista dall’art.669 quater comma 2.
PAR.44 IL PROVVEDIMENTO DI RIGETTO. IL PROVVEDIMENTO DI
ACCOGLIMENTO.L’INEFFICACIA. LA REVOCA E LA MODIFICA IN CORSO
DI CAUSA. L’ATTUAZIONE. IL RECLAMO.
Di norma il provvedimento ha la forma dell’ordinanza,mentre assume la forma
del decreto solo nel caso di provvedimento emesso inaudita altera parte,
destinato ad essere confermato, revocato o modificato dalla successiva
ordinanza. Ciò si verifica non solo nel caso di cui all’art.669 sexies comma 2,
ma anche nelle ipotesi di rigetto immediato della domanda per motivi di rito,
ma anche per motivi di merito.
CONTENUTO
Art.669/septies: PROVVEDIMENTO NEGATIVO
1° comma: l’ordinanza di incompetenza non preclude la riproposizione della
domanda.[la cassazione è orientata per l’inammissibilità del regolamento di
competenza, infatti ha configurato l’eccezionale ammissibilità del regolamento
di competenza ad istanza di parte, nella sola situazione propria del
regolamento d’ufficio, ossia nel casa che anche il giudice dichiarato
competente dalla prima pronuncia declinatoria, si dichiari a sua volta
incompetente. Così come non è ammesso il regolamento di giurisdizione. C’è il
reclamo.]L’ordinanza di rigetto non preclude la riproposizione dell’istanza per il
provvedimento cautelare quando si verifichino mutamenti delle circostanze o
vengano dedotte nuove ragioni di fatto o di diritto.[ compresa l’utilizzazione di
nuove prove. Ci si può avvalere di ragioni non dedotte ma deducibili. Si delinea
così una preclusione che non coincide con l’incontrovertibilità propria del
giudicato e che proprio per questo motivo non dovrebbe consentire il ricorso
per cassazione.][ quindi è pronunciato sempre con ordinanza]
2° comma: se l’ordinanza di incompetenza o di rigetto è pronunciata prima
dell’inizio della causa di merito, con essa il giudice provvede definitivamente
sulle spese del procedimento cautelare.[ questa disposizione deve ritenersi
applicabile in tutti i casi di rigetto, ma anche in quelli di accoglimento in cui per
errore o per altro motivo, sia stata emessa pronuncia sulle spese. Si ritiene che
con questa pronuncia possa essere emessa anche condanna per responsabilità
aggravata exart.96 cpc].
3° comma: la condanna alle spese è immediatamente esecutiva ed è
opponibile ai sensi degli artt.645 e ss cpc in quanto applicabili, nel termine
perentorio di 20 gg dalla pronuncia dell’ordinanza se avvenuta in udienza o
altrimenti dalla sua comunicazione. [le sezioni unite hanno optato per
l’opponibilità solo dopo l’esaurimento del procedimento di reclamo o la
decorrenza dei relativi termini. L’opposizione va proposta innanzi all’ufficio
giudiziario al quale appartiene il giudice che ha pronunciato il provvedimento e
col rito proprio della causa di merito. È applicabile anche ai provvedimenti di
accoglimento.]
INEFFICACIA
Art.669/novies: INEFFICACIA DEL PROVVEDIMENTO CAUTELARE
1° comma: se il procedimento di merito non è iniziato nel termine perentorio
di cui all’art.669/octies, ovvero se successivamente al suo inizio si estingue, il
provvedimento cautelare perde la sua efficacia.[in caso di impugnazione di
detto provvedimento l’eventuale riforma e/o annullamento potrà essere fatta
valere quale motivo di appello della sentenza]
2° comma: in entrambi i casi, il giudice che ha emesso il provvedimento, su
ricorso della parte interessata, convocate le parti con decreto in calce al
ricorso,dichiara, se non c’è contestazione [quindi anche in caso di mancata
replica o comparizione all’udienza], con ordinanza avente efficacia esecutiva,
che il provvedimento è divenuto inefficace e dà le disposizioni necessarie per
ripristinare la situazione precedente[comprensive della responsabilità
aggravata ma non necessariamente del risarcimento dei danni]. In caso di
contestazione l’ufficio giudiziario al quale appartiene il giudice che ha emesso il
provvedimento cautelare decide con sentenza provvisoriamente esecutiva [a
conclusione di un procedimento ordinario di cognizione, ma autonomo da
quello di merito. La legge non precisa qual è l’organo competente per questa
pronuncia, ma il riferimento all’ufficio giudiziario indice a ritenere che, in caso
di contestazione, il provvedimento vada pronunciato dal collegio], salva la
possibilità di emanare in corso di causa i provvedimenti di cui all’art.669/decies
[ossia i provvedimenti di revoca o modifica. Ad opera del giudice istruttore, nel
giudizio di merito introdotto popola pronuncia del provvedimento e salvi i casi
di cui al secondo comma dell’art.669/decies].
3° comma: il provvedimento cautelare perde altresì efficacia se non è stata
versata cauzione di cui all’art.669/undecies, ovvero se con sentenza anche non
passata in giudicato[il provvedimento perde efficacia se la sentenza è idonea a
produrre gli effetti anticipatori], è dichiarato inesistente il diritto a cautela del
quale era stato concesso. In tal caso i provvedimenti di cui al comma
precedente sono pronunciati nella stessa sentenza o, in mancanza, con
ordinanza a seguito di ricorso al giudice che ha emesso il provvedimento.
4° comma: se la causa di merito è devoluta alla giurisdizione di un giudice
straniero o ad arbitrato italiano o estero, il provvedimento cautelare, oltre che
nei casi previsti dal primo e dal terzo comma[ossia mancato inizio del giudizio
di merito o mancato versamento della cauzione], perde altresì efficacia:
1) se la parte che l’aveva richiesto non presenta domanda di esecutorietà in
Italia della sentenza straniera o del loro arbitrale entro i termini
eventualmente previsti a pena di decadenza dalla legge o dalle
convenzioni internazionali;
2) se sono pronunciati sentenza straniera, anche non passata in giudicato, o
lodo arbitrale che dichiarino inesistente il diritto a tutela del quale il
provvedimento era stato concesso. Per la dichiarazione di inefficacia del
provvedimento cautelare e per le disposizioni di ripristino di applica il
secondo comma.
REVOCA O MODIFICA
La revoca si basa su mutamenti sopravvenuti, mentre il reclamo contesta
l’originaria concedibilità del provvedimento.
Art.669/decies
1° comma: salvo che sia stato proposto reclamai sensi dell’art.669/terdecies,
nel corso dell’istruzione [quindi mai prima dell’inizio del giudizio di merito, ma
per tutto il corso di questo fino alla rimessione o riserva in decisione e non
nella pendenza o nella proponibilità del reclamo] il giudice istruttore della
causa di merito può, su istanza di parte, modificare o revocare con ordinanza il
provvedimento cautelare, anche se emesso anteriormente alla causa, se si
verificano mutamenti nelle circostanze o se si allegano fatti anteriori di cui si è
acquisita conoscenza successivamente al provvedimento cautelare. In tale
caso,l’istante deve fornire la prova del momento in cui ne è venuto a
conoscenza.
[sembra possibile impugnare in sede di reclamo il provvedimento di revoca o
modifica]
Nulla inoltre sembra impedire la revoca in appello, in tal caso il relativo potere
spetterebbe al collegio. È da escludere che la revoca possa essere disposta
d’ufficio.
2°comma: quando il giudizio di merito non sia iniziato o sia stato dichiarato
estinto, la revoca e la modifica dell’ordinanza di accoglimento, esaurita
l’eventuale fasi di reclamo proposto ai sensi dell’art.669/terdecies, possono
essere richieste al giudice che ha provveduto sull’istanza cautelare se si
verificano mutamenti nelle circostanze o se si allegano fatti anteriori di cui si è
acquisita conoscenza successivamente al provvedimento cautelare. In tale caso
l’istante deve fornire la prova del momento in cui ne è venuto a conoscenza.
3° comma: se la causa di merito è devoluta alla giurisdizione di un giudice
straniero o ad arbitrato, ovvero se l’azione civile è stata esercitata o trasferita
nel processo penale, i provvedimenti previsti dal presente articolo devono
essere richiesti al giudice che ha emanato il provvedimento cautelare.[che è il
giudice monocratico, anche se il provvedimento era stato pronunciato dal
collegio, in sede di reclamo].
SECONDA FASE
ATTUAZIONE
Art.669/duodecies
Salvo il disposto degli artt.677 e ss cpc in ordine ai sequestri, l’attuazione delle
misure cautelari aventi ad oggetto somme di denaro avviene nelle forme degli
artt.491 e ss in quanto compatibili [ossia le forme del pignoramento. Ciò con lo
scopo di rispettare la par condicio creditorum, il che conduce a ritenere il
richiamo come comprensivo delle disposizioni in tema di intervento di terzi],
mentre l’attuazione delle misure cautelari aventi ad oggetto obblighi di
consegna, rilascio, fare o non fare avviene sotto il controllo del giudice che ha
emanato il provvedimento cautelare [e non dunque il giudice che lo ha
modificato], il quale ne determina anche le modalità di attuazione [con
ordinanza reclamabile] e, ove sorgano difficoltà o contestazioni, dà con
ordinanza i provvedimenti opportuni, sentite le parti. Ogni altra questione va
proposta nel giudizio di merito.
TERZA FASE
IMPUGNAZIONE
La natura non decisoria e provvisoria dei nuovi provvedimenti dovrebbe
escluderne l’impugnabilità, poiché si tratta di provvedimenti destinati ad essere
superati ed assorbiti dalla pronuncia sul merito, la cui fruttuosità sono destinati
a tutelare. Per questo i provvedimenti di cui trattasi non sono impugnabili col
regolamento di competenza. Ma poiché i tempi lunghi del giudizio di merito
protraggono l’efficacia dei provvedimenti spesso pronunciati in un affrettato
clima di tensione, il rigore dei principi deve cedere alla più impellente esigenza
di consentire un più ponderato riesame di questi provvedimenti.
Il legislatore del 1990 ha introdotto il nuovo istituto del reclamo contro i
provvedimenti cautelari, configurandolo come una impugnazione in senso
ampio, ma con caratteristiche proprie; ciò in funzione di una nuova pronuncia
nell’esercizio degli stessi poteri da parte di un giudice che è diverso da quello
che ha pronunciato il primo provvedimento, perché opera in una composizione
sempre collegiale, ancorché talora nell’ambito dello stesso ufficio giudiziario; e
tutto ciò con l’attribuzione alla nuova pronuncia della portata di sostituirsi alla
prima. Anche questa nuova pronuncia ha il carattere della provvisorietà, che ne
implica, oltre che la revocabilità e la modificabilità in pendenza del giudizio e
l’inammissibilità di altri mezzi di impugnazione, la naturale caducazione per
effetto della pronuncia negativa sul merito.