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IL LATINO

da lingua degli agricoltori a lingua dei vincitori

BELLA ITALIA
Cum consedissemus, Agrasius Vos, qui multas perambulastis terras, ecquam cultiorem Italia vidistis? inquit. Ego vero, Agrius, nullam arbitror esse quae tam tota sit culta. Primum cum orbis terrae divisus sit in duas partes ab Eratosthene maxume secundum naturam, ad meridiem versus et ad septemtriones, et sine dubio quoniam salubrior pars septemtrionalis est quam meridiana, et, quae salubriora, illa fructuosiora, ibique Italia, dicendum magis eam fuisse opportunam ad colendum quam Asiam, primum quod est in Europa, secundo quod haec temperatior pars quam interior. Nam intus paene sempiternae hiemes, neque mirum, quod sunt regiones inter circulum septemtrionalem et inter cardinem caeli, ubi sol etiam sex mensibus continuis non videtur. Itaque in oceano in ea parte ne navigari quidem posse dicunt propter mare congelatum.
Varrone, De re rustica, I, 2, 3-4

Dopo che ci fummo messi a sedere Agrasio disse: Voi che avete viaggiato per molti paesi, ne avete mai visto uno coltivato meglio dell'Italia? "Io invero", disse Agrio, "penso che non ce ne sia nessuno che sia cos ben coltivato in tutte le sue parti. Per prima cosa infatti l'orbe terrestre stato diviso da Eratostene in due emisferi, uno dei quali - in maniera del tutto conforme all'ordine naturale - esposto a sud, l'altro a nord. Ora poich, senza dubbio, la parte settentrionale pi salubre di quella meridionale ed pur vero che i luoghi pi salubri sono anche i pi fertili, e in questa parte vi l'Italia, bisogna dire che essa fu sempre pi adatta alla coltivazione che non l'Asia. Prima di tutto perch situata in Europa, secondariamente perch ha un clima pi temperato delle regioni al centro di questo continente. Nell'interno dell'Europa infatti vi quasi un continuo inverno. N deve far meraviglia, per esservi regioni situate fra il circolo polare artico e il polo nord, dove il sole non si vede anche per sei mesi consecutivi. Pertanto dicono che in tale parte non si pu nemmeno navigare nell'Oceano perch il mare ghiacciato.

VANTAGGI DELLA VITA DI CAMPAGNA


Viri magni nostri maiores non sine causa praeponebant rusticos Romanos urbanis. Ut ruri enim qui in villa vivunt ignaviores, quam qui in agro versantur in aliquo opere faciendo, sic qui in oppido sederent, quam qui rura colerent, desidiosiores putabant. Itaque annum ita diviserunt, ut nonis modo diebus urbanas res usurparent, reliquis septem ut rura colerent. Quod dum servaverunt institutum, utrumque sunt consecuti, ut et cultura agros fecundissimos haberent et ipsi valetudine firmiores essent, ac ne Graecorum urbana desiderarent gymnasia.
Varrone, De re rustica, II, 1-2

Non senza ragione se quei grandi uomini, che erano i nostri antenati, preferivano i Romani di campagna ai Romani di citt. E come in campagna quelli che se ne stanno nel cascinale sono considerati pi pigri di quelli che passano il tempo nei campi occupati in qualche lavoro agricolo, cos essi reputavano quelli che trascorrevano la vita nella citt meno attivi di quelli che vivevano in campagna. Perci divisero l'anno in maniera che un giorno su otto potessero occuparsi delle questioni della citt, nei sette rimanenti potessero dedicarsi ai loro campi. Fino a che seguirono questa norma, ottennero un doppio vantaggio: che grazie alla loro cura avevano le campagne fertilissime e grazie alla buona salute erano pi robusti, e non sentivano il bisogno di palestre greche in citt.

UN POPOLO DI CONTADINI
Cos scriveva Varrone nellanno 37 a.C., allaprirsi dellet di Augusto, nel suo trattato sulla campagna De re rustica: esaltava lItalia come terra della fertilit che, quasi per dono divino, produceva il pi e il meglio di ogni altra. Nessuna societ ha mai portato nello spirito e nei costumi, come quella romana, le tracce di un cos profondo e radicato attaccamento alla terra. La sostanza contadina permea di s la lingua, il diritto, la religione e persino la struttura organizzativa dello Stato. Ed anche quando la civilt dei Romani progred e la vita cittadina e le attivit urbane sembrarono aver sopraffatto e svalutato il lavoro dei campi, essi continuarono a sentirsi e a definirsi un popolo di contadini.

Saturnia Tellus nel rilievo dell'Ara Pacis, Roma

LA LINGUA: UN FILO TRA PASSATO E PRESENTE


La lingua di un popolo, ed in particolare il lessico, riflettono levoluzione di un popolo, la sua storia, la sua struttura sociale, economica, la sua trasformazione culturale. Il percorso di una comunit nei secoli viene costantemente registrato e fissato dal processo di adeguamento linguistico: si abbandona ci che superato, antiquato, inadeguato, e si crea un nuovo patrimonio espressivo che risponda alle nuove esigenze dei tempi.

In ogni lingua, dunque, coesistono in ciascun momento della storia i germi del nuovo e i residui del passato, ed il lessico ne il principale depositario. Leconomia romana, dalla fondazione della citt e per tutto il periodo repubblicano, si bas essenzialmente sulla pastorizia e sullagricoltura e proprio questo carattere agricolo delle origini si riflesso nella formazione di numerosi vocaboli latini: la tendenza a legare strettamente verba e res ha cos prodotto una sorta di concretezza linguistica che ha trovato espressione nella creazione di parole pregnanti che riconducevano sempre alloggetto o al gesto, persino per termini che interessavano lattivit speculativa. In molti casi poi, questi termini hanno avuto una continuazione nel linguaggio moderno, anche se spesso con un notevole spostamento di significato. Esaminiamo ora alcuni degli esempi pi significativi.

SCENA CAMPESTRE
Raffigurazione proveniente dal mosaico della villa romana di d'Orbe-Boscaz. II a.C. Da notare il realismo con cui sono raffigurate la rete che assicura le biade al carro e le alte ruote del veicolo adatte a terreni cedevoli.

VERBI

cernre setacciare, da cui osservare con attenzione, considerare, in italiano trova seguito in cernita e poi discernere
delirare uscir dal solco (lira) per i latini, per noi vorr dire uscir di senno, quindi farneticare

stipulari era latto di spezzare la stipula il filo di paglia, che sanciva laccordo raggiunto da due contadini sul prezzo di una vendita; il termine sopravvive nellitaliano con lo stesso significato
colre, che in un primo tempo valeva spingere laratro, coltivare la terra, estese il suo significato allambito morale di avere cura , rispettare, venerare riferito allamicizia, agli studi, alla pace, alla virt e alla religione, sempre per presupponendo la fatica e lesercizio continuo che accompagna il lavoro dei campi. Il derivato italiano, cultura (come patrimonio specifico di conoscenze, o linsieme dei valori, delle tradizioni e dei costumi di un popolo), ha finito col perdere, nellaccezione comune, quel senso di cura specifica, attenta e continua che era proprio collegato alla sua origine contadina sapre avere sapore aveva anche il significato di essere saggio. Il sapiente, dunque, colui che riesce a sentire il sapore delle cose e della realt

serre mettere in fila, connettere, intrecciare diede origine non solo alla parola series fila, sequenza, serie, ma anche al nome con cui il latino designava la conversazione e il linguaggio umano in genere, sermo, letteralmente un intreccio di parole tra interlocutori scribre aveva probabilmente il significato originario di incidere, grattare che alla base del termine scrobis fossa, scavo, solco

VERBI

pangre piantare riferito ad unazione prettamente concreta (ad es. piantare un chiodo, un palo nel terreno o altro), ha assunto anche il valore astratto di fissare, stabilire una volont, un accordo, e pactum patto, cio cosa fissata fra pi parti, il neutro sostantivato del suo participio pactus fissato, stabilito intellegre comprendere, intendere, da cui scaturiscono direttamente i nostri intelligente, intelletto ecc., aveva come suo primo significato quello di raccogliere tra (inter + legere) e quindi scegliere i frutti della terra putare in latino aveva il significato iniziale di potare, pulire, nettare, e soltanto in seguito trasmigr per associazione di pensiero a quello di calcolare, contare e poi a quello metaforico di ritenere, reputare, credere, pensare

ducre far andare, andare, usato in origine per il pastore che guida il gregge, pass poi ad indicare lazione del comandare, da cui dux comandante
castrare tagliare riferito a piante o, nel caso di animali, amputare, castrare, era un termine strettamente connesso alle consuetudini del mondo agricolo-pastorale. Nel tempo, per, fu utilizzato anche in ambito militare: infatti durante le soste i soldati si trinceravano dentro un campo fortificato, realizzato secondo schemi rigorosamente prestabiliti ritagliando con unapposita serie di protezioni una porzione quadrangolare di terreno entro cui attendarsi in sicurezza. Da qui deriv il nome plurale di castra per indicare laccampamento e di castrum inteso come fortino, cio luogo fortificato e protetto

BOTTEGA DI POLLIVENDOLA.
Rilievo del II sec. d.C. proveniente da Via della Foce, scavi di Ostia Antica. Ostia. Antiquarium Ostiense.

AGGETTIVI

egregius era colui che esce dal gregge (grex), quindi che si distingue
mediocris, da cui litaliano mediocre, significava colui che sta a met di un monte (in lat. e in oscoumbro ocris valeva per monte scosceso), e dunque collocato tra due estremi, spesso il buono e il cattivo felix, fecundus fertile, fecondo, produttivo riguardava in origine lo stato felice, la qualit positiva di un terreno; fu esteso poi anche ad altre realt rivalis da rivus rivo, ruscello, fonte, che ha trovato continuazione nellitaliano rivale. Cosa ha a che fare un antagonista, un concorrente con il rivus, il ruscello? La risposta che per i romani il rivalis era colui che aveva in comune con altri luso di un canale nei campi, e che spesso diventava una persona a cui contendere luso dellacqua probus, aggettivo usato per indicare la pianta che cresce dritta, passato poi al significato etico di retto, buono, probo

Stadera in bronzo. Bilancia, et romana. Ostia. Antiquarium Ostiense.

SOSTANTIVI

ltamen letame, il concime che arricchisce e rende prospero il terreno, si legato allaggettivo laetus fecondo, pingue, prosperoso
forum la piazza romana, il luogo cio deputato a tutte le funzioni politiche, mercantili e, in parte, religiose, nel linguaggio contadino designava soltanto il recinto intorno alla casa colonica pecunia denaro, ricchezza, pecunia da pecus bestiame, rivela, invece, il preponderante carattere pastorizio delleconomia romana robur significava in origine quercia e poi pass ad indicare anche forza cohors dal significato originario di recinto o cortile (e quindi delle persone l contenute) gi in epoca romana era passato a quello di decima parte della legione, finendo poi con lindicare, nellitaliano coorte, una schiera, un gruppo numeroso di combattenti manipulus, in origine fuscello di grano che sta nel pugno di una mano, and poi a designare una piccola schiera di soldati (dai cento ai duecento), restringendo infine, nel passaggio in italiano, ancora di pi il suo significato in quello di piccolo gruppo di uomini

cribrum, in latino, era il setaccio; dal suo diminutivo cribellum derivano crivello e crivellare
stirps affonda le sue radici (linguistiche) nell ambito agricolo dato che in origine significava tronco dellalbero e soltanto in una seconda fase and ad assumere il significato di stirpe, schiatta

SOSTANTIVI

fiscus , originariamente cesto e quindi cassa dello Stato o dellImperatore; da qui derivano, oltre allitaliano fisco, i diminutivi dialettali fiscella, fiscina, che mantengono quel primo significato di paniere versus, che indicava in origine i solchi tracciati nel campo dallandirivieni dellaratro, fu esteso poi alla righe di scrittura, mentre la superficie scritta fu indicata con il termine che, in viticoltura, designava un settore di terreno piantato a filari, pagna, dalla radice del verbo pangre conficcare intervallum intervallo, distanza originariamente indicava lo spazio vuoto tra due pali (inter + vallus) e da qui poi la palizzata difensiva (vallum) eretta lungo il perimetro dellaccampamento

Riproduzione di un aratro. Roma. Museo della civilt romana.

UN MODO DI DIRE UN MODO DI PENSARE


Lantica lingua latina, dunque, espressione della natura essenzialmente pratica del popolo romano, al contrario della lingua greca che prediligeva luso di astratti verbali (come avviene daltronde nelle lingue moderne), amava esprimersi attraverso i dati dellesperienza concreta. Cos si preferiva dire e scrivere Caesar occisus, presentando davanti agli occhi dellascoltatore o del lettore limmagine di Cesare ucciso, cio un atto reale, concreto, anzich usare una pura e asettica astrazione concettuale quale potrebbe essere luccisione di Cesare; oppure ab urbe condita, dalla citt fondata anzich dalla fondazione di Roma. Anche in questo caso limpiego della forma verbale serviva a dare il giusto rilievo alloperosit umana che aveva reso possibile il compimento di una cos grande impresa qual era per gli antichi la fondazione di una citt. Il medesimo intento si ritrova in molte altre espressioni tipicamente latine, quali consule Cicerone per dire durante il consolato di Cicerone, oppure duce Hannibale che vale sotto la guida di Annibale presentando viva limmagine del grande condottiero cartaginese a capo dei suoi soldati. Lingua chiara, limpida sintetica, il latino non si perde in superflui giri di parole: cerca nella frase il verbo da cui risalire al soggetto per poi espandersi nei vari complementi: tendenzialmente non dice che una malattia uccide un uomo, ma lapidariamente morbo decessit mor per una malattia. Il reale, la res si impone, lastratto abbandonato, o tuttal pi si ricorre al neutro sostantivato: cos il bene e il male sono lhonestum e il turpe.
La bellezza, limmediatezza e lefficacia rappresentativa dellespressione oraziana Graecia capta ferum victorem cepit, non trova confronto anche nella pi ricercata traduzione italiana.

SCHIAVI CHE PIGIANO LUVA


Bassorilievo romano, II sec. d.C., Venezia, Museo Archeologico.

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