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Inediti
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Inediti
AUTORE: Campana, Dino (1885 1932)
TRADUTTORE:
CURATORE: Falqui, Enrico
NOTE:
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/
TRATTO DA: Inediti / Dino Campana ; raccolti a cura di Enrico Falqui. - Firenze:
Vallecchi, stampa 1942. - 345 p., [7] c. di tav. : ill. ; 20 cm.
CODICE ISBN: non disponibile
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 9 ottobre 2008
INDICE DI AFFIDABILITA': 1
0: affidabilit bassa
1: affidabilit media
2: affidabilit buona
3: affidabilit ottima
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
REVISIONE:
Andrea Pedrazzini, andreacarlo.pedrazzini@fastwebnet.it
PUBBLICAZIONE:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
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DINO CAMPANA
INEDITI
RACCOLTI A CURA DI
ENRICO FALQUI
VALLECCHI EDITORE
1942
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Dino Campana
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Dino Campana
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Dino Campana
SPADA BARBARICA
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Dino Campana
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Dino Campana
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Dino Campana
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Dino Campana
Sul mio capo nell'ora della morte
Per udirmi parlare in confidenza
I demonietti dai piedi forcuti.
Povera bimba come ti calunnio
Perch hai i capelli tragici
E ti vesti di rosso e non odori.
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FIRENZE CICISBEA
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FIRENZE VECCHIA
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BOBOLI
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POESIA FACILE
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DONNA GENOVESE
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SPECIE DI SERENATA
AGRA E FALSA E MELODRAMMATICA
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FURIBONDO
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Abbracciata io l'aveva.
Mentre affannoso delle cieche ebbrezze
Sul limitare cieco brancolavo
E accelerati colpi replicavo
Sopra la porta di eterne dolcezze:
All'improvviso sopra la mia schiena
S'alz e ricadde martellando sordo
E ritmico il suo piede. Fu il ricordo
Dell'attimo fuggente, nella piena
Fantastica l'appello della morte.
Ardendo disperatamente allora
Raddoppiai le mie forze a quell'appello
Fatidico e ansimando la dimora
Varcai del nulla e dell'ebbrezza, fiero
Penetrai, nel fervore alta la fronte
Impugnando la gola della donna
Vittorioso nel mistico maniero
Nella mia patria antica nel gran nulla.
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CONVITO ROMANO-EGIZIO
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DOMINUS
O Balaal, Balaal
Breve la notte ride la speranza
Ardono come rose i miei doppieri
Risplendono le tue corna lunari.
BALAAL
Ora tu vieni o bruna
Amica Lidia col silenzioso
Tuo passo inghirlandata dall'oblo
Per lo sterile fianco e per la bocca funerea.
Nelle coppe fiorite il vin scintilli
Immoto e nella notte un lungo fremere
Passi nel cielo
LIDIA
La mia bocca un serpente che riposa
Ma il mio cuore mi brucia di mistero
Che i fianchi lunghi e sinuosi torce
E che l'ebbrezza risolleva a volo
Nella voluta lenta la vertigine
Attorce i cuori, infino che il delirio
Li annebbia delle lacrime di sangue.
Ecco, contro i terrori della notte
Io sola m'alzo ed ai fragori strani
Del cembalo
Rompo il silenzio e chiamo alta la bocca:
Uomini riscuotete via l'ebbrezza
Sfoderate le spade scintillanti
E levatele in alto. In uno specchio
Abbarbagliante io sia centuplicata
Ed il mio ventre splenda come stella
GLI UBRIACHI
O luna che ci abbeveri di sonno.
La vesti di splendore sovrumano
Il triangolo sacro a lei nell'ombra
Lasci; o tu sublime ancella del destino
Tu coppiera di sogni deh la forza
Rendici per levarla alta nel cielo.
LIDIA
Luce, luce; o cimbalo risuona come un crotalo
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E che i profumi stendano un velario
Variopinto di sopra alle mie chiome
E che un'aurora
Miracolosa sorga nella notte.
Io sar il sole sopra il mare verde.
Uomini il sogno svanito
Uomini viene l'aurora.
CORO
Le coscie bronzine s'imbiancano
E gli occhi son madreperla
I suoni lontani e monotoni
Carezzano il cuore fanciullo
E noi berremo alle fonti
Eterne della vita come il sole
Ci scalderemo al suo seno inesausto.
Alziamoci
Il sacro triangolo, o uomini,
aperto soffuso alla luce.
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PROSA FETIDA
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Dino Campana
Laa Nunziaaaca nel vedere
Il suo sesso disprezzato
Infuriata da vedere
S' levata e l'ha scossato
Non si dorme sulle panche
O poveta cappellone
Porta fuori le tue ciancie
E la sbornia sul groppone
E il decino t'un lo paghi?!..
Via via cappellone...
Se ne va il poeta stanco
Colla sbornia sul groppone
Per la scala misteriosa
Ridiscende brancolando
Dal di sopra han chiuso l'uscio
E lo stanno massacrando
Alla porta della strada
S'impunzona sospirando...
Dietro i vetri rilucenti
Stan le ciane commentando
Per la strada solitaria
Non un cane. Qualche stella
Nella notte sopra i tetti
E la notte gli par bella
E cammina il poveretto
Nella notte fantasiosa
E pur sente nella bocca
La saliva disgustosa
Sente il tanfo della casa
Ripugnante. Per le strade
Ei cammina e via cammina
Or le case son pi rade
Trova l'erba e si distende
Infangato come un cane
Da lontano un ubriaco
Canta amore alle persiane.
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Dino Campana
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Dino Campana
Sera d'estate.
Costeggi l'Arno illuminato dai fanali tenendo la bambina per mano, travers il ponte che
metteva nella citt magnificamente illuminata, coronata dai contorni graziosi e neri dei suoi alti palazzi e delle sue torri e penetrarono nella sala. Due orientali giovani brune e nude erano intorno a un
bracere che dava fumi rossastri. Le fiamme pallide dei ceri torno torno sui candelabri ne erano impallidite. Un ventilatore che ronzava in alto agitava il profumo in striscie che si svolgevano e avvolgevano lentamente e ritmicamente nel silenzio reso pi profondo dalle forme immobili delle orientali. Attraverso il profumo ricco leggero ondeggiante appariva tratto a tratto una chitarra solitaria
sospesa sui drappi delle pareti. La statua di un arcangelo colla spada in mano, un antico quadro nerastro, una donna pensierosa, Eva, che porgeva il pomo ai suoi figli, apparivano e sparivano negli
sfondi. La bambina si era trovata improvvisamente sola. Si era avvicinata istintivamente allo splendore del bracere e fissava il profumo che nasceva oscillando, mentre il fuoco si scoloriva e si arrossava ancora. Portava gli occhi alle due forme brune e ferine. Il ronzio la stordiva. Le onde che cingevano le due orientali e le si avvicinavano lentamente e magneticamente le portavano un profumo
terribile, mistico e soffocante di carne femminile e di fiera che le sollevava i capelli d'angoscia. Oscuri presentimenti in un'altra sua vita le brillavano a tratti nella mente lasciandola cogli occhi sbarrati. Un suono improvviso e velato di chitarra sorse ad un tratto e la ritenne tutta. Una bruna, distesa
ai piedi dell'altra, tentava accordi acerbi e monotoni, lontani e irritanti. L'altra si alz e ball colle
bande dei suoi capelli in mano che la coronarono come la notte. Si arrestava a tratti col piede avanti,
coprendosi del nero padiglione dei suoi capelli, spiando nell'oscurit, chiamando i suoni, e riprendeva la danza nell'ebbrezza funebre lentamente crescente.
Quando gli ultimi accordi secchi e acerbi si spensero e le due forme scomparvero la bambina
vinta sent un'amara nostalgia. Si accasci e chiuse gli occhi abbandonandosi ai suoi sogni. Ed ecco
che un angelo bruno dal volto femminile, dalle labbra rosse e gli occhi di velluto si inginocchi davanti a lei e la baci. Il suo collo era delicato come di cigno, i suoi capelli portavano l'odore dell'infinito. I vestiti cadevano dal corpicino acerbo di lei; ella si sent colla schiena contro il suo petto, le
braccia tese, la testa rovesciata sul suo collo e la bocca rosea aperta. I loro capelli ondulati e frammisti scendevano in strette infinite, armoniose come l'ebbrezza delle loro anime. Le pareva di essere
trasportata come in un soffio verso cieli lontani e metallici, splendenti dei colori pi delicati dei fiori, e anelava di svanire. Le pareva di sentire il suo cuore cullato da profumi di una potenza magica
nella solitudine dell'infinito e aspettava che il suo cuore si addormentasse. Cosa era la vita, cosa era
la morte? Le parve di udire un soffio sul suo corpo trasumanato, come l'ultima carezza dei suoi lontani amori di bambina che lasciava sulla terra; le parve di sentire l'angoscia vana [;] delle mani invisibili in vano tremanti e disperate la richiamavano... e si affond lentamente, disparve nel nulla, nell'infinita bellezza.
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ERMAFRODITO
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BUENOS AIRES
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MARRADI
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LA CREAZIONE
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LA FORZA
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MANFREDA
Due forme ho gi viste aggirarsi
Sotto la forca dell'impiccato
Ed una geme e piange
E l'altra bramisce e impreca.
E l dormono di notte
Sotto i cespugli neri colle serpi
E il giorno anche talvolta cantano
E appaiono a tratti di dietro gli sterpi.
L'altra sera seguendo uno stuolo di corvi
Mi fu attratto l'occhio laggi
Era verso la sera. Un fuoco guizzava
E due forme in ridda pazza
Agitavan le braccia intorno alla forca.
Io gridai e il mio grido si perse
1. - La monaca trista si voltol in terra
Nei sacri panni e mand calci e squassava
Il ventre: Il demonio convulso
S'arrovellava dentro le vene
E non fu pi luce dentro di lei
2. - O regina salvatemi, o regina io mi dono,
O regina copritemi
Del vostro manto o regina
GUGL[IELMINA]
Sei come notturna acqua canora
Che si versa dal cuore della terra,
Trema canta e ristora;
Per spegner la mia sete inquieta
Giunse la tua novella:
Cristo tornato e vive sulla terra
tornato a salvare ancora il mondo
Per mano della donna che sa tutte
Le speranze le pene ed i conforti.
tornato a parlare al secol triste
Per la mia bocca
Io sono Guglielmina
Di Boemia regina
E regina del celo.
Poi che il padre volle
Che per la donna il mondo fosse salvo
E mi mand per promulgare il verbo
E fondare il suo regno, il terzo regno.
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Dino Campana
Io sono Guglielmina
Di Boemia regina
E regina del celo.
2. - Le vostre parole sono come luce di stella dolce e lontana
Che guardavo bambina e vegliava sempre su me,
E il suo raggio non fu mai potuto discernere
E sempre affatic il mio pensiero
Io non son forse degna
. . . . . . . . . . . . .
Alzati e guarda la luna
Risplendere sopra il tuo duomo
In una sera magnifica
(L'estate avr purificato i cieli
Gli arabeschi chiuderanno
In sarcofago
Sotto ai cieli fosforei
Il miracolo sublime)
Io sar ritta tra i ceri
Incoronata in fondo
Tra le navate trionfali
Sul popolo enorme prostrato
Davanti la grande scalea
Svanente tra le brume lunari
Davanti l'infinito
Della forza e del sogno
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PIAZZA S. GIORGIO
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Allucinate in aurora
Elettrica inumana risplendente
Alla prora per l'occhio incandescente.
Un passo solitario,
Un'ombra di un'ombra sui quais.
La citt stava sepolta
Nella luce uniforme fiammeggiante
E le navi angosciate
Mi suadevano all'ultima avventura
Nella notte di Giugno
Vasta terribile e pura
Ritorno inesorabilmente a te
Riscossa dal tuo sogno
Acqua di mare amaro
Che esali nella notte:
Verso le eterne rotte
Il mio destino prepara
Mare che batti come un cuore stanco
Violentato dalla voglia atroce
Di un Essere insaziato che s'inquieta
Della sua forza terrifica ardente:
Nave che soffri e vegli
Coll'occhio disumano
E al destino lontano
Sempre sopra del vano
Ondeggiare tu pensi
E m'arde e m'arde il cuore
Nella notte serena
Che tutta per voi piena
Di fremiti di tombe.
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SPIAGGIA, SPIAGGIA
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Spiaggia, spiaggia.
Giunse il battello e riposa
Nel crepuscolo e l'anima divina
Costella di elettriche lune
Gli alberi
Il paesaggio mitico
Di navi all'infinito:
Dal battello capace
Ascendono i tesori della sera
Calida di felicit:
Ininterrottamente.
Triangoli magici
Di lampade elettriche
S'incastonan nel crepuscolo
I viaggiatori oziano sul molo
I bambini rincorronsi sul molo
Son giunti al porto di felicit.
Il battello si scarica
Ininterrottamente
Instancabilmente
Ha finito il suo compito e s'accende
Delle luci d'argento
La bandiera calata
Il mare e il cielo d'oro
Splende sugli alberi felicit
A frotte s'avventurano
I viaggiatori alla citt sonante
Che stende le sue piazze e le sue vie
La poesia mediterranea
S'arronda in pietra di cenere
S'ingolfa pei vichi antichi e profondi.
Fragore di vita
Gioia intensa e fugace
Velario d'oro di felicit
il cielo ove il sole ricchissimo
Lasci le sue spoglie preziose,
E la citt comprende
E s'accende
E la fiamma titilla ed assorbe
I resti magnificenti del sole
E intesse un sudario d'oblio
Divino per gli uomini stanchi.
Perdute nel crepuscolo tonante
Ombre di viaggiatori
Vanno per la Superba
Terribili e grotteschi come i ciechi
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QUANDO GIOCONDA
TRASVOL LA VITA
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DALL'ALTO
GI PER LA CHINA RIPIDA
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SULLE MONTAGNE
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(Genova)
Nostra Donna Maria della Fortuna
Volge benigna i suoi divini sogni
Sovra le menti che preghiera aduna.
Ne la chiesa, gravata gli archi d'oro
Tra le colonne in porfido, a l'altare
Ove splendono quattro fiamme d'oro
Languida scende ne l'aquilonare
Cappello, ricca femminile turba
A l'altare del Dio per adorare.
Come scivola ai venti l'augurale
Forma di che affacciato a le fortune
L'inquieta prora ha il sogno suo navale:
Discioglie la ondulante teoria
Ne l'immoto profilo al morto Iddio
In mitica bellezza trionfale.
Nostra Donna Maria de la Fortuna
Volge benigna i suoi divini sogni
Sovra le menti che preghiera aduna.
Tale per gli archi d'oro del passato
Passa la larva di un antico sogno
Nel nulla. E ai suoi confini inconscio agogno
Trascina cieca il cuore insaziato.
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Dino Campana
Giovane donna, il vostro cappello rosso ondulato sul vostro viso fiorente, i vostri occhi
neri mi invitano a riflessioni strane e ambigue.
Che mai cercate nei miei occhi? I miei occhi furono i miei fari nel mio cammino. Videro
piansero e si spensero. Un pittore amante mistico volle conservarli ancora alla luce di giorni che
non vedono. forse ci che vi ammalia ancora?
Certo i vostri occhi non vedono, certo la vostra carne non vive... Io vidi molti occhi come i
vostri che mi passarono innanzi e sparirono come fari che si spengono. Le modulazioni elastiche del
vostro corpo che portano il segreto della vita vissero realmente per dileguarsi. Ed io sono rimasto
solo con voi. Voi mi sorridete ma tanto lontana. Voi non potete discendere a me, n io salire fino a
voi.
Che cercate dunque? Cercate il mio secreto? cos lontano che io pi non lo ricordo.
Rest un secreto anche per il pittore che mi dipinse. E il mio secreto gli fu caro ed egli me ne ha
velata. Voi non allontanerete il velo.
Non lo allontaner. Non lo saprei: e ci mi riuscirebbe a dolore. Dolente sarei di non
potervi vedere cos. Voi non vedete la vita intorno a voi fermata in fioriture ridenti. Solo per voi
oggi essa mi cara. Voi mi siete come il ricordo di una soverchiante dolcezza antica dissepolto in
musiche maestrali.
Vedo che vi attristo.
Io amo questa tristezza; l'amo come la gioia pi pura. Per questa tristezza io vi amo: con
tutti gli amori frementi e gloriosi che passarono in onde sul vostro capo di bimba e di cui vi
adornaste come delle rosse onde del vostro cappello. Voi sembrate ora sorridere come una fanciulla.
Fanciulla io fui sempre e voi siete ben ardito di una triste fantasia. Io nulla volli. Amai.
Tutti conobbero il mio sorriso e la grazia dei miei occhi. Ora non so pi sorridere, pur lo vorrei.
Molte cose oscure, molte tristezza ha suggellato il pittore nella mia bocca. Egli mi turbava bench
non mi amasse, n io lo sapessi amare.
Amavate qualche cosa in lui?
S. Egli era come uno specchio profondo dove temevo di guardare per non sorprendere la
mia immagine conturbata in atteggiamenti ignorati. Io meravigliando fremevo. Egli mi aveva presa
inconsciamente la miglior parte di me stessa, la parte immortale. Il mio destino sbocciava roseo e
magnetico dagli sfondi neri davanti ai miei sguardi fissi. Io temevo allora i suoi occhi che mi
rapivano inconsciamente a me stessa. Ma tutto era vano. Avrei voluto andarmene. Ma la mia
immagine abbozzata mi avrebbe irriso come uno scheletro. Aveva incatenata la mia anima, n mai
pi mi avrebbe reso la libert. Io l'imploravo a volte collo sguardo: il suo sorriso mi impauriva. Un
giorno baciandomi la mano mi don una rosa. Me la posi in seno. Mi pareva di sentirla piano
appassire. Temetti di vederla apparire l sotto la sua mano. Egli non lo fece. Quando ci alzammo
egli la guard con tristezza, mi parve. E il suo sguardo sal al mio volto. Egli era conturbato. Fiori
per la vostra vita, mi disse, fiori belli e fuggitivi come la vostra vita; null'altro che fiori per voi. Io vi
scongiuro di perdonarmi se io sono la nube che tarda sullo splendore del vostro giorno. Di
perdonarmi se io vi amo in dolore . Era la sua anima che gli saliva alla bocca. Io sentii allora la
tristezza del suo destino. Molti dolori salirono a conturbarmi la vista e un singhiozzo si era formato
nella mia gola che ruppe inaspettatamente. Egli mi abbracci. Bevve sulla mia bocca le mie lacrime
e i miei baci. Ed ebbi paura della mia volutt!
Non so se debbo chiedervi perdono...
No. Di questi ricordi pu inghirlandarsi la memoria di una donna. Silenzio... (Esce di
dietro al quadro.) Ed eccomi a voi...
(Entra ed egli indietreggia. Quando gli d un poco di spalle egli l'afferra e la trascina. Essa
si abbandona come morta.)
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LA GENOVESE
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TRAGUARDO
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A F. T. Marinetti
Dall'alta ripida china
Movente precipite turbine
Vivente nocchiero
Come grido del turbine.
Bolgia rocciosa di grida di turbe
(Sosta) Al traguardo dal turbine
Un bronzeo corpo nel lancio leggero.
Oscilla muto de la vertigine stretta tra rocce: la via
Bianco serpente calpesto dai piedi del turbine
S'annoda si snoda (tra fuga lenta di grida le rocce)
Rientran lo sguardo vertigine, brune.
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NOTTURNO TEPPISTA
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VECCHI VERSI
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BASTIMENTO IN VIAGGIO
(GI: FRAMMENTO)
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ARABESCO-OLIMPIA
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Dino Campana
A Giovanni Boine.
Oro, farfalla dorata polverosa perch sono spuntati i fiori del cardo? In un tramonto di
torricelle rosse perch pensavo ad Olimpia che aveva i denti di perla la prima volta che la vidi nella
prima giovent? Dei fiori bianchi e rossi sul muro sono fioriti. Perch si rivela un viso, c' come un
peso sconosciuto sull'acqua corrente la cicala che canta.
Se esiste la capanna di Czanne pensai quando sui prati verdi tra i tronchi d'alberi una
baccante rossa mi chiese un fiore quando a Berna guerriera munita di statue di legno sul ponte che
passa l'Aar una signora si innamor dei miei occhi di fauno e a Berna colando l'acqua, lucente come
un secondo cadavere, il bello straniero non pot pi a lungo sostare? Fanfara inclinata, rabesco allo
spazio dei prati, Berna.
Come la quercia all'ombra i suoi ciuffi per conche verdi l'acqua colando dei fiori bianchi e
rossi sul muro sono spuntati come tra i fiori del cardo i vostri occhi blu fiordaliso in un tramonto di
torricelle rosse perch io pensavo ad Olimpia che aveva i denti di perla la prima volta che la vidi
nella prima giovent.
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TOSCANIT
(GI: A BINO BINAZZI)
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Dino Campana
A Bino Binazzi.
Perch esista questa realt tu devi tendere una volta gialla sopra il velluto nero e le trecce di
una trecciaiola che intreccia pagliuzze d'oro.
Non accendere i carboni della passione: essi ti risponderanno col fuoco elementare delle carte da gioco. Ma se piuttosto intendi il battere di tamburi con cui il poverello Giotto accompagnava
le sue Madonne sii certo che i doppii piani ti daranno la soluzione della doppia figurazione che lo
spirito e l'orgoglio aspetta.
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A M[ario] N[ovaro]
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Dino Campana
(Domodossola 1915)
Come delle torri d'acciaio
Nel cuore bruno della sera
Il mio spirito ricrea
Per un bacio taciturno.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Se l c' un rosso giardino
Che cosa il bianco con il turchino?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sull'Alpe c' una scaglia di lavoro
Del povero italiano non si sa.
Tra i pioppi
Al margine degli occhi bruni della sera
Se c' una pastorella non si sa
Che pare far vane le torri
Al taglio di un pioppo che brilla:
Italia.
Ma come torri d'acciaio
Nel cuore bruno della sera
Il mio spirito ricrea
Per un bacio taciturno.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Hai domati i picchi irsuti
Hai fatto strada per le montagne
Con poco canto con molto vino
Sei arrivata vicino
Fin dove si poteva arrivar.
Senza interrogare la giubba rossa delle stelle
Hai sfondato finch si poteva arrivare
Finch sei andata a riposare
Laggi nello straniero suol.
Italia non ti posso lasciare
La scaglia dell'italiano senza cuore
Brilla: stai fida l'onore
Te lo venderemo con una nuova verginit.
L'edera gira le torri
la vigna della tua passione
Italia che fai processione
Con il badile prendi il fucile ti tocca andar
Fora la giubba rossa delle stelle
Questa volta con il cannone
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Inediti
Dino Campana
Italia che fai processione
Prendi il fucile guarda il nemico ti tocca andar.
Guarda il nemico che poi non t'importa
Ti sei fatta a forzare la pietra
Prendi coraggio se batti la porta
Questa volta ti si aprir.
Cara Italia che t'importa
Ti sei fatta a forzare la pietra
Prendi coraggio questa volta
Che la porta ti si aprir.
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Nel paesaggio lente si spostano le rondinelle
Il paesaggio costituito dal ponte in riva al secondo fiume
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L'oro e l'azzurro dei tramonti decrepiti si cambiato in verde
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Ma come torri d'acciaio
Nel cuore bruno della sera
Il mio spirito ricrea
Per un bacio taciturno
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Inediti
Dino Campana
PROSA IN POESIA
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Inediti
Dino Campana
Un verde bizantino
Sopra un occhio dorato
Descrivo le lastre a quadri
Dell'isola Maddalena
Per scale di granito
Ci sono i vecchi lampioni
E pure si trova le femmine
All'isola Maddalena
Per scale di granito
Un organetto che sona
E signorine donate
A un vecchio bon sangue italiano
Un verde bizantino
Sopra un occhio dorato
Sopra le lastre a losanga
Dell'isola Maddalena
La Giuseppina si affaccia
tutta vestita di rosso
La casa di granito
E sona l'organetto
Sotto l'insegna di ruggine
Sopra le lastre a losanga
Dell'isola Maddalena
Nel rantolo dell'ancora
Che stanca le bandiere
Si stanca sul granito
Sopra le lastre a quadri
Dell'isola Maddalena
Coll'ombra dell'occhio dorato
L'abete che riparte
Con cingoli di carene
Dell'ancora portandosi
Solo il segnale la sera
Ch' stanca la bandiera
Ai monti lontani di Aggius
Ondeggia la rossa bandiera
Nel rantolo dell'ancora
Sotto i lampioni la sera.
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Dino Campana
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Inediti
Dino Campana
122
Inediti
Dino Campana
FABBRICARE FABBRICARE
FABBRICARE
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Inediti
Dino Campana
124
Inediti
Dino Campana
LIRICHE PER S. A.
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Inediti
Dino Campana
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Inediti
Dino Campana
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Inediti
Dino Campana
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Inediti
Dino Campana
In un momento,,
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perch io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
P. S. E cos dimenticammo le rose.
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Dino Campana
CHIACCHIERATA SERALE
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Dino Campana
Forse se qui non avesse abitato il mio amore io non avrei scoperto... Pure abitando il mio
amore qui...
inutile descrivere ci...
Cio un mazzo di fiori secchi all'angolo con una grande insegna sulle vetrate ed io guardare
le vetrate in punta di piedi se qui se qui fosse il mio amore, e non c'era.
La via era scura e stretta all'angolo della grande piazza.
Riprese. Perch descrivere tutto ci? Pure per quanto secco fosse quel mazzo di fiori senti
una gran pace venire sopra di me.
Cos passavamo davanti alle grandi lettere nere dell'insegna colorata e quando ci volgemmo
dalla vetrata ci parve una ragazza leggera e bianca passare davanti al cristallo e forse agli angoli
della bocca chiusa e amorosa davanti all'insegna dell'albergo dell'Agnello per la via scura e stretta
in curva all'angolo della grande piazza. Era il granito delle tombe la rosa centifoglie mentre a noi
le stelle parevano spuntare ad una ad una dietro i giocattoli giganteschi delle Alpi.
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Dino Campana
DAI PROSPECTUS
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Dino Campana
Si sente suon di tamburi alle porte della vita. Al Paszkowski un dolce noioso sereno
sulla vecchia pietra col vento che mette in follia le bandiere troppo fitte. Le signorine del magistero
siedono con noi giovani poeti che scegliamo l'aviazione. I camerieri a pause lente camminano
stanchi. Oltr'Arno si affaccia un cielo sovraccarico di vecchissimi nuvoli tra le loggie e le dolci
parole Firenze arieggia una mascherata di nudo di bianco e di viola col sole delle bandiere verdi
verdi verdi.
Sulla panca dell'ospedale trovo: Cara mama. L'artista ingenuo ha fatto accanto sulla panca il
ritratto ingenuo della sua mamma stecchita abbandonata un occhio su e l'altro gi. Accanto sulla
panca incomincia nella lettera un mistero che non sa spiegare:
Cara mama
Nella chiesa del mio paese gli arcipreti cantano con voce di bue. L'Italia siede nel porto
d'Ostia sotto l'arco d'oltremare volta al limo del Tevere la faccia, ed eternamente giovane tra ortaggi
mitologici passeggia col suo passo di belva niciana.
A mezzogiorno nel vecchio chiostro a lunette imbiancate con affreschi di santi insulsi la
voce dei caporali rintrona terribilmente. Al rombo del cannon. Il treno coi vagoni decorati di frasche
sportive arriva. I vagoni rossi coi nostri soldati. Dentro una persona gentile, certo una donna, ha
messo dei mazzi di gigli che riempiono d'odore tutto il vagone. Il treno parte, cantano, la Falterona
gira, sul solco, l'odore del giglio. Il treno batte con dei preaccordi di chitarra, per scalatura abrupta
dei colli un grido di tre note lungamente canta.
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Dino Campana
LA DOLCE LOMBARDIA
COI SUOI GIARDINI
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Dino Campana
Inediti
Dino Campana
Mare che batti come un cuore stanco
Violentato da la voglia atroce
Dell'Essere insaziato che s'inquieta
E si quieta ne la forza sola....
Mi sperda con te o nave,
Nave che soffri e vegli
Coll'occhio disumano
E al destino lontano
Sempre sopra del vano
Ondeggiare tu pensi....
Cos chiusi il mio patto
Ne la notte serena
Su l'inquieta piena
Tomba enorme del mare.
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GENOVA
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STORIE
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I.
Indovinate: Gli aforismi di Nietzsche per Tito Livio Cianchettini (si pubblicano anche su
questo giornale).
Su qual terreno potrebbero intendersi p. es. Baudelaire e Palazzeschi? Povera nostra poesia!
Non vi sembra che un cafonismo molto carducciano possa essere una base solida per i miei
giuochi di equilibrio?
Alcuni credono di dare il senso della loro profondit coll'estensione del loro lazzaronismo.
Metamorfosi di uno scrittore: non fu leone ma elefante. Del resto non mancano le tradizioni,
come vi furono dei poeti negri. Poi perch fossimo fuori della storia bisognerebbe almeno che oggi
vi fosse una storia. Intanto...
L'arte espressione. Ci farebbe supporre una realt. L'Italia come fu sempre: teologica.
Quando un solo italiano, ragazzo s'intende, penser a sputare sulla tomba di Machiavelli?
Viene alle lettere una generazione di ladruncoli. Chi vi insegn l'arte del facil vivere
fanciulli?
Il popolo d'Italia non canta pi. Non vi sembra questa la pi grande sciagura nazionale?
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Dino Campana
Oh parvenu! tu sei la rovina.
Teatro futurista. Scena rovesciata. C' un morto sulla scena. Si alza, riceve una coltellata,
letica, gioca, abbraccia. Questo ci ha fatto pensare ai casi nostri. Si affermava tra i futuristi la
genialit dell'idea scenica. Purtroppo il pubblico pi spiritoso dell'autore.
Sembra veramente che il tempo dei filosofi sia finito e cominci l'epoca dei poeti, l'et
dell'oro scongiurata cos ostinatamente dai filosofi economisti. Nel teatro di cui sopra i poeti hanno
il diritto di morir di fame sulla scena, di fronte al critico neutralista e boche. Il pubblico tace e quasi
acconsente.
Non dare all'uomo nulla: ma togli a lui qualche cosa e aiutalo a portarla. Dopo avermi
squadrato, voltato e rivoltato e fatto i conti in tasca il benevolo poliziotto mi lasci andare
accompagnandomi con un lungo sguardo che mi parve di protezione. certo almeno che per un po'
mi sentii pi leggero. Questo mi succede leggendo un libro: anche leggendo un libro.
Infine confesso: Non amo i meridionali. Questa stata una delle cause della mia rovina. Non
amo gli scolari dei meridionali. Questo mi ha messo in una situazione intollerabile. Passo passo
arrivai al pangermanesimo e alla logica di Louvain. Cherchez... la femme? Non, cherchez la vache.
La causa della guerra europea sono le donne, comme elles ont t, i peggiori parvenu. (Perch una
donna mi disse pitocco quando ero gi coperto di sputi?)
A diciott'anni rinchiusa la porta della prigione piangendo gridai: Governo ideale che hai
messo alla porta ma tanta ma tanta canaglia morale.
Mi sono sempre battuto in condizioni cos sfavorevoli che desidererei farlo alla pari. Sono
molto modesto e non vi domando, amici, altro segno che il gesto. Il resto non vi riguarda.
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II.
Quello che ha prodotto l'impressionismo francese il gaulois, lazzerone che ha preso
coscienza di s colla democrazia, schiavo, incapace di idee astratte, cio aristocratiche. L'odore
umano del gaulois quello che rende la Francia inabitabile agli spiriti delicati. (Nietzsche) Per
un ottimo concime il gaulois, e questi spiriti hanno bisogno di frutti per nutrire il loro sogno.
(Nietzsche)
Psichari. Laforgue.
Verhaeren.
Voici monter en lui le vin de la paresse: soupir d'harmonica qui pourrait delirer.
Nella sera silenziosa quando tutto si fonde e n il cielo n il mare possono parlare
(Nietzsche) in queste sere in cui profondamente dolce la voce dell'organetto, la canzone di
nostalgia del marinaio, dopo che il giorno del sud ci ha riempito du vin de la paresse.
L'arte crepuscolare (era gi l'ora che volge il desio) in cui tutto si affaccia e si confonde, e
questo stadio prolungato nel giorno aiutati dal vin de la paresse che cola dai cieli meridionali e nella
gran luce tutto evanescente e tutto naufraga, s che noi nel pi semplice suono, nella pi semplice
armonia possiamo udire le risonanze del tutto come nelle sere delle stridenti grandi citt in cui lo
stridore diventa dolce (diviene musique enervante et caline semblable au cris loin de l'humain
douleur) perch nella voce dell'elemento noi udiamo tutto.
Il secondo stadio dello spirito lo stadio mediterraneo. Deriva direttamente dal naturalismo.
La vita quale la conosciamo: ora facciamo il sogno della vita in blocco. Anche il misticismo uno
stadio ulteriore della vita in blocco, ma una forma dello spirito sempre speculativa, sempre
razionale, sempre inibitoria in cui il mondo volont e rappresentazione: ancora, volont e
rappresentazione che del mondo fa la base di un cono luminoso i cui raggi si concentrano in un
punto nell'infinito, nel Nulla, in Dio. S: scorrere sopra la vita questo sarebbe necessario questa
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Inediti
Dino Campana
l'unica arte possibile. Primo fra tutti i musici sarebbe colui il quale non conoscesse che la tristezza
della felicit pi profonda e nessun'altra tristezza: una tale musica non mai esistita ancora.
Nietzsche un Wagner del pensiero. La susseguenza dei suoi pensieri assolutamente barbara,
uguale alla musica wagneriana. In ci unicamente nell'originalit barbaramente balzante e
irrompente dei suoi pensieri sta la sua forza di sovvertimento e tutto anela alla distruzione tanto in
Wagner come in lui.
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Dino Campana
INDICE
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Inediti
Dino Campana
Quaderno:
I. Il tempo miserabile consumi
II. Spada barbarica
III. Una strana zingarella
IV. Tre giovani fiorentine camminano
V. Oscar Wilde a S. Miniato
VI. Firenze cicisbea
VII. Firenze vecchia
VIII. Ad un angelo del Costa
IX. Boboli
X. Sonetto perfido e focoso
XI. Poesia facile
XII. Donna genovese
XIII. Guglielmina e Manfreda al balcone
XIV. A una troia dagli occhi ferrigni
XV. Specie di serenata agra e falsa e melodrammatica
XVI. Furibondo
XVII. Convito romano-egizio
XVIII. Prosa fetida
XIX. Ambiente per un dramma
XX. Ermafrodito
XXI. Buenos Aires
XXII. Marradi
XXIII. La creazione
XXIV. Une femme qui passe
XXV. La forza
XXVI. Le figlie dell'impiccato
XXVII. O poesia, poesia, poesia
XXVIII. O l'anima vivente delle cose
XXIX. O poesia tu pi non tornerai
XXX. I miei versi sono meravigliosi; a qualcuno
XXXI. Nella pampa giallastra il treno ardente
XXXII. Parti battello sul mar redimito
XXXIII. Uomo, sin dai primevi torbidi
XXXIV. Umanit fervente sullo sprone
XXXV. Lontane passan le navi
XXXVI. Il porto che si addorme, il porto il porto
XXXVII. Piazza S. Giorgio
XXXVIII. Ho scritto. Si chiuse in una grotta
XXXIX. Pei vichi fondi tra il palpito rosso
XL. Spiaggia, spiaggia
XLI. Sonetto di Vittoria Colonna
XLII. Quando gioconda trasvol la vita)
XLIII. Dall'alto gi per la china ripida
Sulle montagne
La messa a S. Maria della Fortuna
Il cappello alla Rembrandt
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Inediti
Dino Campana
La Genovese
Traguardo
Notturno teppista
Vecchi versi
Bastimento in viaggio (Gi: Frammento)
Arabesco - Olimpia
Toscanit (Gi: A Bino Binazzi)
A M[ario] N[ovaro]
Prosa in poesia
Sdraiata nel carrettino
Fabbricare fabbricare fabbricare
Liriche per S. A.:
I piloni fanno il fiume pi bello
Sul pi illustre paesaggio
Vi amai nella citt dove per sole
In un momento
Chiacchierata serale
Dai Prospectus
La dolce Lombardia coi suoi giardini
Sorga la larva di antico sogno
Genova
O siciliana proterva opulenta matrona
Come delle torri d'acciaio
Tu tra le roccie il tuo pallido
Storie
I
II
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