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Dino Campana

Inediti

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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Inediti
AUTORE: Campana, Dino (1885 1932)
TRADUTTORE:
CURATORE: Falqui, Enrico
NOTE:
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
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TRATTO DA: Inediti / Dino Campana ; raccolti a cura di Enrico Falqui. - Firenze:
Vallecchi, stampa 1942. - 345 p., [7] c. di tav. : ill. ; 20 cm.
CODICE ISBN: non disponibile
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 9 ottobre 2008
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DINO CAMPANA

INEDITI
RACCOLTI A CURA DI

ENRICO FALQUI

VALLECCHI EDITORE
1942

Inediti

Dino Campana

IL TEMPO MISERABILE CONSUMI

Inediti

Dino Campana

Il tempo miserabile consumi


Me, la mia gioia e tutta la speranza
Venga la morte pallida e mi dica
Prtiti figlio.
Un dopopranzo, sdraiato sull'erba
Pieno di cibi e di languore, anch'io
Alla donna insaziata e battagliera,
E ben lontana,
Avrei fatto dei versi deliziosi:
Mi rose e avvelen fin dall'infanzia
Una cucina perfida e nefanda
Il gusto fine.
La morte magra e seria ha nella voce
Un'armonia che pure io gusto tutta
Ma il mondo grasso l'ha scomunicata
E la disprezza
I ricchi son potenti al giorno d'oggi
Fanno le leggi e decretan la fame
Ai poveretti che cercan nel mondo
Un ideale
L'ideale emaciato e affievolito
Va con occhi infantili ed incosciente
Vende [- - -]
Pei lupanari
Per non toccarlo s'alzan la sottana
Le donne. I bruti nno violato l'ora
Sacra che passa e che dar un domani
Fulgido enorme
I frenetici i pazzi su dal suolo
Nascono come funghi dopo pioggia
E ai loro tuoni di teatro buffo
Rispondono profondi
I gravi rospi e le ranocchie tenere
In melopea, dal lume della luna
Madreparlacea sopra la putredine
Inebriati
O Morte o morte vecchio capitano
Ischeletrito stendi le falcate
Braccia e portami in stretta disperata
Verso le stelle
O muto e cieco reduce, tra il marmo
Delle tue braccia suoni la mia testa
Eletrizzata esausta come corda
Che si dirompe

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Dino Campana

SPADA BARBARICA

Inediti

Dino Campana

Voi che rompete le onde della sera


Colla punta del piede, in sul balcone
...............................
O se avessi sirena
Una sol goccia del vostro sudore
Sulla lingua ardente, una sol goccia.
Ma la vostra fronte marmorea
Ma il vostro taglio scarlatto
Mi irridono metallici
Vergine inacessibile una goccia...
...............................
Idolo, nel mio sangue di cristiano
Io sento la vertigine colare
Idolo, il fuoco della distruzione
Mi prende. Sulla vostra testa mozza
Idolo il vostro sangue pagano
Paradisiaco sangue io bever
Il vostro sangue magnifico e aborrito
Il vostro sangue dolce e soffocante
Il vostro sangue che odora di muschio
Il vostro sangue tappeto regale
Dove si smorza il passo della vita
Goccioler lampeggiante
Stilla di verit eterna
Clessidra degli eroi e degli dei.
Ho una lama lucente
Che vince lo splendore dei vostri occhi,
Che fredda vorace vuol spegnere
Il suo splendore nella gola vostra
E ritornarsene vittoriosa
Di un trofeo di rossi diamanti
Di rossi diamanti che corrono
Su per il filo terribile folgoranti
E passano come meteora
E cadono silenziosamente
Nel grembo della terra genitrice
Oh che il tuo corpo mi versi
O donna le sue primavere
Pi dolci in un fiotto che grava
Lambente i miei piedi severi
Con un tardo singhiozzo soffocato
Con un tardo singhiozzo soffocato:
Ed io camminer sopra il tappeto
Rosso e movente, come un re in esilio
In un sogno di regno sopra i cieli.

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Dino Campana

UNA STRANA ZINGARELLA

Inediti

Dino Campana

Tu sentirai le rime scivolare


In cadenza nel caldo della stanza
Sopra al guanciale pallida a sognare
Ti volgerai, di questa lenta danza
Magnetica il sussurro a respirare.
La luna stanca andata a riposare
Gli ulivi taccion, solo un ubriaco
Che si stanca a cantare e ricantare:
Tu magra e sola con i tuoi capelli
Sei restata. Nel cielo a respirare
Stanno i tuoi sogni. Volgiti ed ascolta
Nella notte gelata il mio cantare
Sulle tue spalle magroline e gialle
I capelli vorrei veder danzare
Sei pura come il suono e senza odore
Un tuo bacio acerbetto e sorridente
E doloroso e l'occhio rilucente
troppo bello, l'occhio perditore.
Sicuramente tu non sai cantare
Ma la vocetta deve essere acuta
E perforante come il violino
E sorridendo deve pizzicare
Il cuore. I tuoi capelli sulle spalluccine?
Ami i profumi? E perch vai vestita
Di sangue? Ami le chiese?
No tu temi i profumi. Il corpicino
troppo fine e gli occhi troppo neri
Oh se potessi vederti agitare
La tua animuccia tagliente tremare
E i tuoi occhi lucenti arrotondare
Mentre il santo linfatico e canoro
Che dovevi tentare
Spande in ginocchio nuvole d'incenso
Ringraziando il Signore
E non lo puoi amare
Christus vicisti
L'avorio del crocifisso
Vince l'avorio del tuo ventre
Dalla corona non s dolce e gloriosa
Nera increspata movente
Nell'ombra grigia vertiginosa
E tu piangi in ginocchio per terra colle mani sugli occhi
E i tuoi piedi lunghi e brutti
Allargati per terra come zampe
D'una bestia ribelle e mostruosa.
Che sapore avranno le tue lacrimucce?
Un poco di fuoco? Io vorrei farne
Un diadema fantastico e portarlo
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Dino Campana
Sul mio capo nell'ora della morte
Per udirmi parlare in confidenza
I demonietti dai piedi forcuti.
Povera bimba come ti calunnio
Perch hai i capelli tragici
E ti vesti di rosso e non odori.

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Dino Campana

TRE GIOVANI FIORENTINE CAMMINANO

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Dino Campana

Ondulava sul passo verginale


Ondulava la chioma musicale
Nello splendore del tiepido sole
Eran tre vergini e una grazia sola
Ondulava sul passo verginale
Crespa e nera la chioma musicale
Eran tre vergini e una grazia sola
E sei piedini in marcia militare.

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Dino Campana

OSCAR WILDE A S. MINIATO

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Dino Campana

O citt fantastica piena di suoni sordi...


Mentre sulle scalee lontano io salivo davanti
A te infuocata in linee lambenti di fuoco
Nella sera gravida, tra i cipressi.
Salivo con un'amica giovane grave
Che sacrificava dai primi anni
All'amore malinconico e suicida dell'uomo:
Ridevano gi per le scale
Ragazzi accaniti briachi di beffa
Sopra un circolo attorno ad un soldo invisibile.
Il fiume mostruoso luceva torpido come un serpente a squame;
Salivamo, essa oppressa e anelante,
Io cogli occhi rivolti alla funebre febbre incendiaria
Che bruciava te, o nero alberato naviglio
Nell'ultime febbri dei tempi o citt:
Odore amaro d'alloro ventava sordo dall'alto
Attorno al bianco chiostro sepolcrale:
Ma bella come te battello bruciato tra l'alto
Soffio glorioso del ricordo, gridai o citt,
O sogno sublime di tendere in fiamme
I corpi alla chimera non saziata
Amarissimo brivido funebre davanti all'incendio sordo lunare.

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Dino Campana

FIRENZE CICISBEA

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Dino Campana

Scampanava la Pasqua per la via


Calzaioli, le donne erano liete
Quel giorno ed innocenti le fanciulle
Di sotto ai cappelloni ultima moda,
E ingiovanito mi sembrava il duomo...
Ed i piedini andavano armoniosi
Portando i cappelloni battaglieri
Che armavano di un'ala gli occhi fieri
Del lor languore solo, nel bel giorno.
Il cannone tuon ma non riscosse
Le signorine che andavano a messa
E continuava il calmo cicaleggio.
Una colomba si librava molle.

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Dino Campana

FIRENZE VECCHIA

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Dino Campana

Ho visto il tuo palazzo palpitare


Di mille fiamme in una sera calda
O Firenze, il magnifico palazzo.
Gi la folla riempito la gran piazza
E vocia verso il suo palazzo vecchio
E beve la sua anima maliarda.
La confraternita di buona morte
Porta una bara sotto le tue mura:
Questo m'allieta questo m'assicura
Della tua forza di contro alla morte:
Non bruciano le tue ferree midolla
I tempi nuovi e non l'amaro agreste
Delle tue genti: in ricordanze in feste
L'spero sangue sotto a te ribolla.
O ferro o sangue o fiamma tutto fuoco
Che brucia la vilt dentro le vene!
A te dai petti e dalle gole piene,
Di gioia e forza un'inesausta polla!

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Dino Campana

AD UN ANGELO DEL COSTA

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Dino Campana

(S. Giovanni in Monte. Bologna.)


L'anima della primavera triste
Lo ricerca nel quadro dove sogna
Lunghi e funerei sogni nella luce
Turchina che piove dai vetri
Istoriati delle eterne istorie
Vertiginose nel silenzio
Egli sorto pel sogno che non muta
Cogli occhi bassi e colle labbra aperte
Su dai suoni infantili di viola,
Su dolce, verde paesaggio, in sogno
risorto a sognare il divin sogno.
Invano invano o umana primavera
Tu te ne sali in accecanti luci
I gradini del tempio tormentosa
Soffiando ai morti soffii inquieti
E in strane e tronche voci per il tempio
Invano ti dibatti; non saluta
L'ali di fiamma tue
Essere amaro e turbolento
O dolore insaziabile e fecondo.
Rabbrividisce la sua carne assorta
Rabbrividisce il pube dolcemente.

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Dino Campana

BOBOLI

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Dino Campana

Nel giardino spettrale


Dove il lauro reciso
Spande spoglie ghirlande sul passato,
Nella sera autunnale,
Io lento vinto e solo
Ho il profumo tuo biondo rievocato.
Dalle aride pendici
Aspre, arrossate ne l'ultimo sole
Giungevano i rumori
Rauchi gi di una lontana vita.
Io su le spoglie aiuole
Io t'invocavo: o quali le tue voci
Ultime furon, quale il tuo profumo
Pi caro, quale il sogno pi inquieto
Quale il vertiginoso appassionato
Ribelle sguardo d'oro?
Si udiva una fanfara
Straziante salire; il fiume in piena
Portava silenzioso
I riflessi dei fasti d'altri tempi.
Io mi affaccio a un balcone
E mi investe suadente
Tenero e grandioso
Fondo e amaro il profumo dell'alloro:
Ed ella mi presente
(Tra le statue spettrali nel tramonto)

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Dino Campana

SONETTO PERFIDO E FOCOSO

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Dino Campana

Io voglio nel sonetto pastorale


Te luccicante nelle bionde anelle
Te dal nascente tuo sesso ribelle
Inasperita, nuda incatenare;
E con sacro fervore esagitare
L'aroma acerbo delle membra snelle
E piamente sopra la tua pelle
Lunghi e superbi [- -] rievocare:
Per veder gli occhi tuoi torbidi e verdi
Che accese l'angiol che ti dorme accanto
A notte tarda nei sogni infiniti
Dal profondo implorarmi, mentre un tardo
Sospiro apra la bocca mortuaria
Al riso bianco dei denti immortale.

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Dino Campana

POESIA FACILE

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Dino Campana

Pace non cerco, guerra non sopporto


Tranquillo e solo vo pel mondo in sogno
Pieno di canti soffocati. Agogno
La nebbia ed il silenzio in un gran porto.
In un gran porto pien di vele lievi
Pronte a salpar per l'orizzonte azzurro
Dolci ondulando, mentre che il sussurro
Del vento passa con accordi brevi.
E quegli accordi il vento se li porta
Lontani sopra il mare sconosciuto.
Sogno. La vita triste ed io son solo
O quando o quando in un mattino ardente
L'anima mia si sveglier nel sole
Nel sole eterno, libera e fremente.

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Dino Campana

DONNA GENOVESE

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Dino Campana

Tu mi portasti un po' d'alga marina


Nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
Che corso di lontano e giunge grave
D'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
Oh la divina
Semplicit delle tue forme snelle
Non amore non spasimo, un fantasma,
Un'ombra della necessit che vaga
Serena e ineluttabile per l'anima
E la discioglie in gioia, in incanto serena
Perch per l'infinito lo scirocco
Se la possa portare.
Come piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!

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Dino Campana

GUGLIELMINA E MANFREDA AL BALCONE


(SECOLO XIII)

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Dino Campana

Eccoci sole davanti al mistero notturno. La luna


Illumina forse gli amori tristi degli uomini,
Appare velata di lacrime e bruma s come Venere
Sorge dal mare nel primo mattino del mondo
Del mondo sconvolto ancora fumante, con riso
Ahi quanto tenero e triste
Molto da allora corso gi il tempo ma ancora
Venere triste e affanna il tenero seno
Pure dolcezza infinita sentir la stanchezza
Dei nostri esausti cuori che ardono ancora
Per la notte dei tempi [ - - - - - ]
All'anima del mondo, insaziabile.

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Dino Campana

A UNA TROIA DAGLI OCCHI FERRIGNI

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Dino Campana

Coi tuoi piccoli occhi bestiali


Mi guardi e taci e aspetti e poi ti stringi
E mi riguardi e taci. La tua carne
Goffa e pesante dorme intorpidita
Nei sogni primordiali. Prostituta....
Chi ti chiam alla vita? D'onde vieni?
Dagli acri porti tirreni,
Dalle fiere cantanti di Toscana
O nelle sabbie ardenti voltolata
Fu la tua madre sotto gli scirocchi?
L'immensit t'impresse lo stupore
Nella faccia ferina di sfinge
L'alito brulicante della vita
Tragicamente come a lionessa
Ti disquassa la tua criniera nera
E tu guardi il sacrilego angelo biondo
Che non t'ama e non ami e che soffre
Di te e che stanco ti bacia.

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Dino Campana

SPECIE DI SERENATA
AGRA E FALSA E MELODRAMMATICA

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Dino Campana

Sui cerchi concentrici di vite quadrilustri


Pieno di trilli d'angeli corrotti
Sui profili
Dagli occhi pesti e dalle labbra molli
Si libra il melodramma:
Il buffo dalla voce grave e fonda
Dal profilo caprino folgorante
Nell'occhio cavo infernale
Canta una canzon d'amore:
Trilla trilla mora pesta
Presto l'alba, presto desta.
Usignuolo della notte
O greca dal nero profilo
O bocca rossa come una ferita
O troia incommensurabile
Ed amo le tue pose schife
O triglia condita al rag
Di gelsomino biacca e baccal,
O romana delinquente ferina
E te capra languida greca
Dal profilo come bambagia.
E dall'occhio velato e pecorile!
.............................
Io adoro la gaiezza che fa tremare.
Un trillo del basso mi prende
Per le strade deserte.
Gelide incombono le stelle
Cos belle e sole come sui monti nevosi
E va la mascherata grottesca melodrammatica
E va come la vita schernitrice
Nei suoi concerti stonati e che prendono
Una tristezza straziante nelle ultime note stridenti
.........................................
Il basso profondo e infernale la guida
Le donne seguono con ondeggiamenti molli
Le strade suonano al martellare sordo dei passi
La vertigine della fossa mi guarda in silenzio
Il nulla grottesco enorme scende come un vapore
Molle e scipito lento ondeggiante per l'aria.

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Dino Campana

FURIBONDO

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Dino Campana

Abbracciata io l'aveva.
Mentre affannoso delle cieche ebbrezze
Sul limitare cieco brancolavo
E accelerati colpi replicavo
Sopra la porta di eterne dolcezze:
All'improvviso sopra la mia schiena
S'alz e ricadde martellando sordo
E ritmico il suo piede. Fu il ricordo
Dell'attimo fuggente, nella piena
Fantastica l'appello della morte.
Ardendo disperatamente allora
Raddoppiai le mie forze a quell'appello
Fatidico e ansimando la dimora
Varcai del nulla e dell'ebbrezza, fiero
Penetrai, nel fervore alta la fronte
Impugnando la gola della donna
Vittorioso nel mistico maniero
Nella mia patria antica nel gran nulla.

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Dino Campana

CONVITO ROMANO-EGIZIO

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Dino Campana

DOMINUS
O Balaal, Balaal
Breve la notte ride la speranza
Ardono come rose i miei doppieri
Risplendono le tue corna lunari.
BALAAL
Ora tu vieni o bruna
Amica Lidia col silenzioso
Tuo passo inghirlandata dall'oblo
Per lo sterile fianco e per la bocca funerea.
Nelle coppe fiorite il vin scintilli
Immoto e nella notte un lungo fremere
Passi nel cielo
LIDIA
La mia bocca un serpente che riposa
Ma il mio cuore mi brucia di mistero
Che i fianchi lunghi e sinuosi torce
E che l'ebbrezza risolleva a volo
Nella voluta lenta la vertigine
Attorce i cuori, infino che il delirio
Li annebbia delle lacrime di sangue.
Ecco, contro i terrori della notte
Io sola m'alzo ed ai fragori strani
Del cembalo
Rompo il silenzio e chiamo alta la bocca:
Uomini riscuotete via l'ebbrezza
Sfoderate le spade scintillanti
E levatele in alto. In uno specchio
Abbarbagliante io sia centuplicata
Ed il mio ventre splenda come stella
GLI UBRIACHI
O luna che ci abbeveri di sonno.
La vesti di splendore sovrumano
Il triangolo sacro a lei nell'ombra
Lasci; o tu sublime ancella del destino
Tu coppiera di sogni deh la forza
Rendici per levarla alta nel cielo.
LIDIA
Luce, luce; o cimbalo risuona come un crotalo
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Dino Campana
E che i profumi stendano un velario
Variopinto di sopra alle mie chiome
E che un'aurora
Miracolosa sorga nella notte.
Io sar il sole sopra il mare verde.
Uomini il sogno svanito
Uomini viene l'aurora.
CORO
Le coscie bronzine s'imbiancano
E gli occhi son madreperla
I suoni lontani e monotoni
Carezzano il cuore fanciullo
E noi berremo alle fonti
Eterne della vita come il sole
Ci scalderemo al suo seno inesausto.
Alziamoci
Il sacro triangolo, o uomini,
aperto soffuso alla luce.

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Dino Campana

PROSA FETIDA

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Dino Campana

Giovan Pietro Malalana


Tipo strano quanto mai
Nel gran d della Befana
S'ebbe tanti e tanti guai
Che alla sera, stanco morto
E infangato come un cane
Volle bere come un porco
E abbruttirsi colle ciane
Se ne venne per le strade
Strette oscure e misteriose
Dove dietro le vetrate
Se ne stanno Gemme e Rose
Per le scale misteriose
Verticali al Paradiso
Dei soldati e delle spose
Ingannate dal marito.
Gemma e Rosa i fiori in testa
Se lo accolsero ridendo
E Matilde che alla lesta
Su da un piatto sta inghiottendo
Sollev la bocca tinta
E gli disse in un sorriso [:]
Mangio ancora un po' d'aringa
Ed ho subito finito.
Malaccorto ed ubriaco
Si sdrai con mala grazia
Sbadigliando a perdifiato
In sul muso della... Grazia
Che seccata di quell'uomo
Dalla barba gi d'un mese
A squittire prese a buono
Nel suo gergo fredianese.
Il poeta se ne frega
E si sta come un Pasci
Tra le Ur di miglior lega
Del paradiso di All
E alle rose in carta rosa
E alle labbra di carmino
Di madonna l'ulcerosa
Ha gi fatto un sonettino
Stanno zitte le figliole
A veder l'amor nascente
Anche Grazia per la pace!
Biascia l'ultimo accidente.
Il poeta addormentato!
Da quel pazzo che fu sempre
Nel pi bello s' scordato
Che l'amore onnipotente...
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Inediti

Dino Campana
Laa Nunziaaaca nel vedere
Il suo sesso disprezzato
Infuriata da vedere
S' levata e l'ha scossato
Non si dorme sulle panche
O poveta cappellone
Porta fuori le tue ciancie
E la sbornia sul groppone
E il decino t'un lo paghi?!..
Via via cappellone...
Se ne va il poeta stanco
Colla sbornia sul groppone
Per la scala misteriosa
Ridiscende brancolando
Dal di sopra han chiuso l'uscio
E lo stanno massacrando
Alla porta della strada
S'impunzona sospirando...
Dietro i vetri rilucenti
Stan le ciane commentando
Per la strada solitaria
Non un cane. Qualche stella
Nella notte sopra i tetti
E la notte gli par bella
E cammina il poveretto
Nella notte fantasiosa
E pur sente nella bocca
La saliva disgustosa
Sente il tanfo della casa
Ripugnante. Per le strade
Ei cammina e via cammina
Or le case son pi rade
Trova l'erba e si distende
Infangato come un cane
Da lontano un ubriaco
Canta amore alle persiane.

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Dino Campana

AMBIENTE PER UN DRAMMA

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Dino Campana

Sera d'estate.
Costeggi l'Arno illuminato dai fanali tenendo la bambina per mano, travers il ponte che
metteva nella citt magnificamente illuminata, coronata dai contorni graziosi e neri dei suoi alti palazzi e delle sue torri e penetrarono nella sala. Due orientali giovani brune e nude erano intorno a un
bracere che dava fumi rossastri. Le fiamme pallide dei ceri torno torno sui candelabri ne erano impallidite. Un ventilatore che ronzava in alto agitava il profumo in striscie che si svolgevano e avvolgevano lentamente e ritmicamente nel silenzio reso pi profondo dalle forme immobili delle orientali. Attraverso il profumo ricco leggero ondeggiante appariva tratto a tratto una chitarra solitaria
sospesa sui drappi delle pareti. La statua di un arcangelo colla spada in mano, un antico quadro nerastro, una donna pensierosa, Eva, che porgeva il pomo ai suoi figli, apparivano e sparivano negli
sfondi. La bambina si era trovata improvvisamente sola. Si era avvicinata istintivamente allo splendore del bracere e fissava il profumo che nasceva oscillando, mentre il fuoco si scoloriva e si arrossava ancora. Portava gli occhi alle due forme brune e ferine. Il ronzio la stordiva. Le onde che cingevano le due orientali e le si avvicinavano lentamente e magneticamente le portavano un profumo
terribile, mistico e soffocante di carne femminile e di fiera che le sollevava i capelli d'angoscia. Oscuri presentimenti in un'altra sua vita le brillavano a tratti nella mente lasciandola cogli occhi sbarrati. Un suono improvviso e velato di chitarra sorse ad un tratto e la ritenne tutta. Una bruna, distesa
ai piedi dell'altra, tentava accordi acerbi e monotoni, lontani e irritanti. L'altra si alz e ball colle
bande dei suoi capelli in mano che la coronarono come la notte. Si arrestava a tratti col piede avanti,
coprendosi del nero padiglione dei suoi capelli, spiando nell'oscurit, chiamando i suoni, e riprendeva la danza nell'ebbrezza funebre lentamente crescente.
Quando gli ultimi accordi secchi e acerbi si spensero e le due forme scomparvero la bambina
vinta sent un'amara nostalgia. Si accasci e chiuse gli occhi abbandonandosi ai suoi sogni. Ed ecco
che un angelo bruno dal volto femminile, dalle labbra rosse e gli occhi di velluto si inginocchi davanti a lei e la baci. Il suo collo era delicato come di cigno, i suoi capelli portavano l'odore dell'infinito. I vestiti cadevano dal corpicino acerbo di lei; ella si sent colla schiena contro il suo petto, le
braccia tese, la testa rovesciata sul suo collo e la bocca rosea aperta. I loro capelli ondulati e frammisti scendevano in strette infinite, armoniose come l'ebbrezza delle loro anime. Le pareva di essere
trasportata come in un soffio verso cieli lontani e metallici, splendenti dei colori pi delicati dei fiori, e anelava di svanire. Le pareva di sentire il suo cuore cullato da profumi di una potenza magica
nella solitudine dell'infinito e aspettava che il suo cuore si addormentasse. Cosa era la vita, cosa era
la morte? Le parve di udire un soffio sul suo corpo trasumanato, come l'ultima carezza dei suoi lontani amori di bambina che lasciava sulla terra; le parve di sentire l'angoscia vana [;] delle mani invisibili in vano tremanti e disperate la richiamavano... e si affond lentamente, disparve nel nulla, nell'infinita bellezza.

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Dino Campana

ERMAFRODITO

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Dino Campana

Ermafrodito baci le sue labbra allo specchio


In un quadro profondo
Nerastro appare rosea, biaccosa la carne di lui sullo sfondo
Di Ermafrodito in spasimi molli affogato
Dal paese della chimera eterno e profondo
Dove perdesi l'anima fantasticando
M'apparve affacciato alla superficie del mondo
Ermafrodito risveglio che inanell l'acque insaziabile di giungere al fondo
Ermafrodito in spasimi molli affogato.
Dal fiume maledetto dove non canta la vita
Ti levi talvolta pur nelle notti lunari ed appari
Alla finestra mia colla madreperlacea luna
E stai come uno spettro vigilando il mio cuore
Che si consuma alla luce funerea lunare
La primavera anche ti amica talvolta
E passi lontano coi venti odorosi pei prati
Brucia il cuore al poeta mentre riguardano i bovi;
Ma sempre sopra al mio letto vigila la bocca stanca e convulsa
Il vago pallore del volto e delle tue bionde chiome.

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Dino Campana

BUENOS AIRES

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Dino Campana

Il bastimento avanza lentamente


Nel grigio del mattino tra la nebbia
Sull'acqua gialla d'un mare fluviale
Appare la citt grigia e velata.
Si entra in un porto strano. Gli emigranti
Impazzano e inferocian accalcandosi
Nell'aspra ebbrezza d'imminente lotta.
Da un gruppo d'italiani ch' vestito
In un modo ridicolo alla moda
Bonearense si gettano arance
Ai paesani stralunati e urlanti.
Un ragazzo dal porto leggerissimo
Prole di libert, pronto allo slancio
Li guarda colle mani nella fascia
Variopinta ed accenna ad un saluto.
Ma ringhiano feroci gli italiani.

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Inediti

Dino Campana

MARRADI

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Inediti

Dino Campana

Il vecchio castello che ride sereno sull'alto


La valle canora dove si snoda l'azzurro fiume
Che rotto e muggente a tratti canta epopea
E sereno riposa in larghi specchi d'azzurro:
Vita e sogno che in fondo alla mistica valle
Agitate l'anima dei secoli passati:
Ora per voi la speranza
Nell'aria ininterrottamente
Sopra l'ombra del bosco che la annega
Sale in lontano appello
Insaziabilmente
Batte al mio cuor che trema di vertigine

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Inediti

Dino Campana

LA CREAZIONE

51

Inediti

Dino Campana

Fuor dal cervello enorme e prodigioso


Iddio gettava in bronzo i suoi pensieri
Le forme formidabili ed eterne
Gettava della vita e il mondo sorse
Gli uomini l'adorarono briachi
Dell'aspro succo della verde vita
Vissero e cadder sotto l'occhio immane
Alla sera del giorno portentoso
Sorse il pensiero nelle razze esauste
I vivi sospirarono, la luna
Baci il sepolcro e suscit un'ebbrezza
Finch il pensiero sceso nell'inferno
Ne bevve fiamme tanto portentose
Che di contro alla morte ed agli dei
Sublime gitt il carro del destino

52

Inediti

Dino Campana

UNE FEMME QUI PASSE

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Inediti

Dino Campana

Andava. La vita s'apriva


Agli occhi profondi e sereni?
Andava lasciando un mistero
Di sogni avverati ch' folle sognare per noi
Solenne ed assorto il ritmo del passo
Scandeva il suo sogno
Solenne ritmico assorto
Pass. Di tra il chiasso
Di carri balzanti e tonanti serena sparita
Il cuore or la segue per una via infinita
Per dove da canto a l'amore fiorisce l'idea.
Ma pallido cerchia la vita un lontano orizzonte.

54

Inediti

Dino Campana

LA FORZA

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Inediti

Dino Campana

Sorvola in cerchio altissimo le costellazioni


E ridiscende sulla potenza torpida dei mari
Che gravita immane sopra del seno del mondo
Erotta dalle sue correnti sorde
La livida scintilla elettrica
Illumina il portento umano
Che pilota la vita nel suo seno
Bruciano insaziabili le fornaci interne del mondo
Ancora
Il corpo dell'uomo si tende e distende,
Un balocco formidabile di raziocinio umano
Irraggia la sua volont pei cieli
L'energia doma bramisce immane nel motore
Tremano sulle scranne barocche i monarchi belluini
Si sfiancano troni ed altari cementati di sperma
Purifichiamo le donne sotto del peso dei mari.

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Dino Campana

LE FIGLIE DELL' IMPICCATO

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Dino Campana

MANFREDA
Due forme ho gi viste aggirarsi
Sotto la forca dell'impiccato
Ed una geme e piange
E l'altra bramisce e impreca.
E l dormono di notte
Sotto i cespugli neri colle serpi
E il giorno anche talvolta cantano
E appaiono a tratti di dietro gli sterpi.
L'altra sera seguendo uno stuolo di corvi
Mi fu attratto l'occhio laggi
Era verso la sera. Un fuoco guizzava
E due forme in ridda pazza
Agitavan le braccia intorno alla forca.
Io gridai e il mio grido si perse
1. - La monaca trista si voltol in terra
Nei sacri panni e mand calci e squassava
Il ventre: Il demonio convulso
S'arrovellava dentro le vene
E non fu pi luce dentro di lei
2. - O regina salvatemi, o regina io mi dono,
O regina copritemi
Del vostro manto o regina
GUGL[IELMINA]
Sei come notturna acqua canora
Che si versa dal cuore della terra,
Trema canta e ristora;
Per spegner la mia sete inquieta
Giunse la tua novella:
Cristo tornato e vive sulla terra
tornato a salvare ancora il mondo
Per mano della donna che sa tutte
Le speranze le pene ed i conforti.
tornato a parlare al secol triste
Per la mia bocca
Io sono Guglielmina
Di Boemia regina
E regina del celo.
Poi che il padre volle
Che per la donna il mondo fosse salvo
E mi mand per promulgare il verbo
E fondare il suo regno, il terzo regno.
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Inediti

Dino Campana
Io sono Guglielmina
Di Boemia regina
E regina del celo.
2. - Le vostre parole sono come luce di stella dolce e lontana
Che guardavo bambina e vegliava sempre su me,
E il suo raggio non fu mai potuto discernere
E sempre affatic il mio pensiero
Io non son forse degna
. . . . . . . . . . . . .
Alzati e guarda la luna
Risplendere sopra il tuo duomo
In una sera magnifica
(L'estate avr purificato i cieli
Gli arabeschi chiuderanno
In sarcofago
Sotto ai cieli fosforei
Il miracolo sublime)
Io sar ritta tra i ceri
Incoronata in fondo
Tra le navate trionfali
Sul popolo enorme prostrato
Davanti la grande scalea
Svanente tra le brume lunari
Davanti l'infinito
Della forza e del sogno

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Inediti

Dino Campana

O POESIA POESIA POESIA

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Inediti

Dino Campana

O poesia poesia poesia


Sorgi, sorgi, sorgi
Su dalla febbre elettrica del selciato notturno.
Sfrenati dalle elastiche silhouettes equivoche
Guizza nello scatto e nell'urlo improvviso
Sopra l'anonima fucileria monotona
Delle voci instancabili come i flutti
Stride la troia perversa al quadrivio
Poich l'elegantone le rub il cagnolino
Saltella una cocotte cavalletta
Da un marciapiede a un altro tutta verde
E scortica le mie midolla il raschio ferrigno del tram
Silenzio un gesto fulmineo
Ha generato una pioggia di stelle
Da un fianco che piega e rovina sotto il colpo prestigioso
In un mantello di sangue vellutato occhieggiante
Silenzio ancora. Commenta secco
E sordo un revolver che annuncia
E chiude un altro destino

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Inediti

Dino Campana

O L'ANIMA VIVENTE DELLE COSE

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Inediti

Dino Campana

O l'anima vivente delle cose


O poesia deh baciala deh chiudila come il sole di Maggio
Non vana come i sogni dei mattini
Torpidi. Scintilli il tuo pensiero
Sulle forme molteplici
Che muovono cantano e stridono
Eletrizzate nel sole
Anima oscura del mondo
Son le tue forme molteplici
Che tratte dal sonno alla vita
Ora avviluppano il mondo
Io confitto nel masso
Ti guardo o dea forza
Tu mi sferzi e mi sciogli e mi lanci
Nel tuo fremente torbido mare
O poesia siimi tu faro
Siimi tu faro e porter un voto laggi
Sotto degli infrenati archi marini
Dell'alterna tua chiesa azzurra e bianca
L dove aurora fiammea s'affranca
Da un arco eburneo, a magici confini
Genova Genova Genova

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Inediti

Dino Campana

O POESIA TU PI NON TORNERAI

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Inediti

Dino Campana

O poesia tu pi non tornerai


Eleganza eleganza
Arco teso della bellezza.
La carne stanca, s'annebbia il cervello, si stanca
Palme grigie senza odore si allungano
Davanti al deserto del mare
Non campane, fischi che lacerano l'azzurro
Non canti, grida
E su questa aridit furente
La forma leggera dai sacri occhi bruni
Ondulante portando il tabernacolo del seno:
I cubi degli alti palazzi torreggiano
Minacciando enormi sull'erta ripida
Nell'ardore catastrofico

65

Inediti

Dino Campana

I MIEI VERSI SONO MERAVIGLIOSI;


A QUALCUNO

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Inediti

Dino Campana

I miei versi sono meravigliosi; a qualcuno


Potr sembrare tutta robetta da fiera
una grande illusione; sono fatti
Di tutto quello che vi piacer
Un buon figliolo poi non obbligato
A farsi dei vestiti tutti i giorni
Lui ci ha un modello, vi mostra il suo corpo
Ed arrangiatevelo a volont
Non lo sapete fare? Voi volete
Un piatto di gi belle scodellato?
Se ci pensate vi vergognerete
Per la vostra e la nostra dignit
Effe Ti Marinetti a un certo punto
Dice: la sarta mi ha fatto un vestito
Apposta per la guerra, quella sarta
Che specializza la specialit
Lo porto sempre e si sar stracciato
Ma non per questo cessa d'esser bello
E dove manca vengono in aiuto
Fumo ed amore per la libert.
Io cos nel mio piccolo ho vestito
Quel che ho potuto e che mi conveniva
Son mancante, stracciato, ebben guardate
S' brutto quello che trasparir
Il cuore dei poeti ben talvolta
Bello gi da s stesso e voi potreste
Ben saperlo se solo voi credeste
O aveste un pochettin di umanit.
I miei versi sono meravigliosi; a qualcuno
Potr sembrare tutta robetta da fiera
una grande illusione, sono fatti
Di tutto quello che vi piacer.

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Inediti

Dino Campana

NELLA PAMPA GIALLASTRA


IL TRENO ARDENTE

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Inediti

Dino Campana

Nella pampa giallastra il treno ardente


Correva sempre in corsa vittoriosa
E travolto vertiginosamente
Il vergine infinito, senza posa
Mi baciava sul viso, e il continente
Grottesco e enorme cambiava la posa immantinente, senza posa
Cos il mio libro: ed ecco che:
Ecco che viene colle gambe storte
Il mio sonetto a voi per salutare
Accettatelo bene per le rare
Virt che porta nelle rime attorte.
E quando venga l'ora della morte
Ritorni la vostr'anima a brucare
A voi che cose peregrine e rare
Accarezzaste nelle gambe storte
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Io cerco una parola
Una sola parola per:
Sputarvi in viso, sfondarvi, [.......]
Merda per ora
Al chimico che scoprir di meglio
Sia dato il premio Nobel:
Una parola dinamite fetida
Che immelmi lo scarlatto del vostro sangue porcino
E vi stritoli la spina dorsale
E moriate nel viscidume vomitorio melmoso delle vostre midolla

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Inediti

Dino Campana

PARTI BATTELLO SUL MAR REDIMITO

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Inediti

Dino Campana

Parti battello sul mar redimito


Della corona delle ferree navi
Parti e solleva la tua croupe enorme
Al coito eroico del destino tuo.
Le primavere dolci di rimpianti
Ridon e piangon sulla terra verde:
Fumano a antiche statue ciminiere
Enormi tristi eaculanti
Tra un martellar di passi sul selciato
Nero e profondo come una miniera
E una libera piazza al tram in corsa.
(Il cuore sopra del furente ardore
Invoca una sua nuova primavera
Tutto acre di rimpianti e di vendetta.)
Parti battello verso l'infinito
Puro ch l'onde alla tua corsa sacra
S'aprano in ala come le ali d'albatro
Real marino.
Ti scortino i profumi
Varii ed arcani delle terre antiche
Ed i profumi vertiginosi della
Vergine natura
E gli occhi puri e feminei
Del divino fanciullo dell'India
Ritto a prora s come Venere sulla conchiglia
Benedicano la tua speranza infinita.

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Dino Campana

UOMO, SIN DAI PRIMEVI TORBIDI

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Inediti

Dino Campana

Uomo, sin dai primevi torbidi


La tua maschia figura
Sul fondo azzurro del mar tremolante
S'oscura.
Ma non oggi la morte attorno sui campi
Il vitale frastuono
Te cinge potenza raccolta e pensosa
L'antico tuo trono
In lunghe ombre lambe forza
O pastore del gregge infinito
Del mondo fenomenale.
La donna sotto gli archi a riguardare
buono, della citt fremente,
Sogni composti dell'onde plurifeconde sue,
Sfinge silenziosa ridente elastica
Trascivolante su rabescati colori
Ma te uomo sullo stridore violento
In mezzo alla via scabra
Dove bramisce e geme serpentina la forza
Al palpito alato del sole e del vento
Per l'antica e feconda volutt,
Nell'antica e feconda volont
A te congemini.

73

Inediti

Dino Campana

UMANIT FERVENTE SULLO SPRONE

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Inediti

Dino Campana

Umanit fervente sullo sprone


Che discende sul mare
Umanit che brilla e si consiglia
Sotto l'azzurro dell'infinit:
Passano l'ore, vengono i prodigi
Suoi gi dal celo
E tace e ondeggia l'umana famiglia.
Si stirano le bimbe come i gatti
Di sopra al mare dell'umanit
Inverso la commossa aeroplanata
Infinit.

75

Inediti

Dino Campana

LONTANE PASSAN LE NAVI

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Inediti

Dino Campana

Lontane passan le navi


Nere perfide silenziose
Ma la tua bocca insaziabile
Le chiama in ruggito violento
Cannone furia appiattata
Fumida roggia che abbaglia
Cannone potenza in agguato
Sul mare che ride e abbarbaglia
Furore della terra
Che chiami sui mari infiniti
Le antiche potenze a raccolta
Lampo fumido come un sogno
Vivo e terribile sulla rovina
Voce inconscia di libert
Amore titanico eroico
O voce rombo del cuore del mondo
Come il mar ti sorride
Ringiovanito, come la terra, e fresca
Aspra e acerba e balza ed anela tra il fumo
Che rode e scioglie la sua giovinezza
Acre aspera urgente insaziata.

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Inediti

Dino Campana

IL PORTO CHE SI ADDORME,


IL PORTO IL PORTO

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Inediti

Dino Campana

Il porto che si addorme, il porto il porto


Il porto nell'odor tenue svanito
Di catrame vegliato dalle lune
Elettriche, sul mare appena vivo
Vi si addormentan stanchi i vagabondi
Sotto le nube delle ciminiere
Ancor fumanti, ancor congiunte al celo
Abbracciandosi nell'odor del mare
Che culla i loro sogni e i loro amori
la forza che dorme, la tristezza
Inconscia delle cose che saranno
la vita che cullasi nel ritmo
Affaticato. Sta la negra nube
Sopra e si stende
Dal vomito silente
la vita che cullasi nel ritmo
Affranto, di tra il dolce scricchiolo
De i cordami ciacula riposa
La testa stanca e sente il mar profondo
Nero movente di sotto la chiatta
E le stelle si spengono e la luce
Elettrica lo fiede nel cervello
Venere morta
l'ora che il marinaio di guardia
Spia il ladro avanzarsi fermo
E pensa alle genti lontane su mare su terra
Prima del colpo fatale
l'ora che il gatto rognoso
Che il mare nemico spruzz sulla spiaggia
Guarda con occhi vuoti il nero giuoco dell'onde
l'ora che pei vichi fondi odoranti
Di stoccafisso passan le mandle
Davanti alle bambole semigiudaiche in trono
D'avarizia e di prostituzione
l'ora che roco s'affanna
Il giornalaio a cantar la novella
Sotto i portici e scoiattolano con occhi di gatti
I finocchi tra il vociare assorto e lo striscio dei piedi
l'ora della rivolta voluttuosa
Del lupo e della lupa umani
Sacra al giudeo ed alla prostituta
All'infamia insaziata del mondo

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Inediti

Dino Campana

PIAZZA S. GIORGIO

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Inediti

Dino Campana

Irraggia lo splendore orientale


Genova nelle donne dalla testa
Sibillina, dal carco profumato
Della lor chioma grave lungo attorta
Genova in sogno tra il brusio confuso
Genova marinara che fa festa
Sotto la torre orientale
Tra le terrazze viridi
Sulla lavagna cinerea,
Dilaga la piazza rombante
In verso il mare che addensa le navi inesausto
Rosso ride l'arcata palazzo dal portico grande
Come le cateratte del Niagara
Canta ride svaria ferrea la sinfonia
Feconda urgente verso l'aperto mare
Canta il tuo canto o Genova

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Inediti

Dino Campana

HO SCRITTO. SI CHIUSE IN UNA GROTTA

82

Inediti

Dino Campana

Ho scritto. Si chiuse in una grotta


Arsenio fortissimo disegnatore
Dipinse quadri piccoli e grotteschi
E tese l'anima in affreschi
Per desolare l'immensit
Della sua furia policroma
Attese i gnomi e le fate;
Cantava il ruscello ecc.
Io mi domando. Ha ci senso comune
Qual cosa mi tortura e mi sospinge
All'assurdo. il bisogno della morte
Perch su tutto chiamo distruzione?
Ci pensavo nel porto questa sera
Nel porto enorme carico di navi
Il tramonto aranciato mi ha dato lo spasimo
Della febbre malarica
Oh avere un cielo nuovo, un cielo puro
Dal sangue d'angioli ambigui
Senza le zuccherine lacrime di Maria
Un cielo metallico ardente di vertigine
Senza i miasmi putridi dei poeti e delle fanciulle
Che accolga il respiro vergine violento e sublime della prateria
Dove il tramonto bruci in fiamma vera
Col solo aroma purificatore della forza
Nuova, infinita, intatta; un cielo dove
Frati e poeti non abbiano fatto
La tana come i vermi
questo che io voglio e lancerei
Le navi colossali
Verso il paese nuovo (non putrida patria)
Le navi sferrate sul mare senza colore
S senza colore alla fine. Come infinitamente stupido
L'azzurro infinito
Chiudiamo gli occhi o squarciamo il pavone bastardo
Anche il mare hanno imbastardito
Come il sangue che oggi sa di miasma
Hanno mai pensato che odor salutare ha il sangue nella prateria vergine
Il ferro per fortuna si copre di ruggine o li stritola
Schiacciamo una volta gli infami decrepiti
Certamente ben questo che vorrei

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Inediti

Dino Campana

PEI VICHI FONDI TRA


IL PALPITO ROSSO

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Inediti

Dino Campana

Pei vichi fondi tra il palpito rosso


Dei fanali, sull'ombra illanguidita
Al vento di preludio di un gran mare
Ricchissimo accampato in fondo all'ombra
Che mi cullava di venture incerte
Io me n'andavo nella sera ambigua
Nell'alito salso umano
Tra nimbi screziati sfuggenti
In alto da ogive orientali
Col caro mare nel petto
Col caro mare nell'anima
Or tremo. L'apparizione fu ineffabile
Una grazia lombarda in alto sale
Ventoso dolce e querula sala
(Vicendavano infaticabilmente
Nuvole e stelle nel cielo serale)
L'accompagnava un vecchio combattente
Ischeletrito da sorte nemica
Dallo sguardo diritto, umile ed alto:
Giovent, giovent ravvolta in veli
Luminosi, tradita dalla sorte
Giovinetta trafitta che invermiglia
Il sangue sulle labbra orribilmente
O stretta al magro padre sola figlia.
Di sotto il manto rosso del fanale
Io l'attesi e la vidi che sul labbro
Sul labbro del suo viso macilente
Le risplendeva un carminio spettrale
O vita sarcastica atroce
O miseria nefanda intravista
All'angolo di un vico lubrico nella sera ambigua
Al palpitare inquieto dei fanali
Animatrice delle vampe fantastiche
Di luce ed ombra vanenti col vento,
Di rumori cupi e di silenzii in risacca
Pei vichi stretti vivo solo il rosso
Dei fanali le stelle s'avvicendan
Colle nubi ed il vecchio si consiglia
Per salire alla piazza in alto ardente
Di luci e lampi a lui stretta la figlia
Nel silenzio caldissimo ambiguo
Della notte voluttuosa
Scuotevasi il mare profondo:
Era caldo il silenzio sullo sfondo
Le navi inermi, drizzate in balzi
Terrifici al cielo
85

Inediti

Dino Campana
Allucinate in aurora
Elettrica inumana risplendente
Alla prora per l'occhio incandescente.
Un passo solitario,
Un'ombra di un'ombra sui quais.
La citt stava sepolta
Nella luce uniforme fiammeggiante
E le navi angosciate
Mi suadevano all'ultima avventura
Nella notte di Giugno
Vasta terribile e pura
Ritorno inesorabilmente a te
Riscossa dal tuo sogno
Acqua di mare amaro
Che esali nella notte:
Verso le eterne rotte
Il mio destino prepara
Mare che batti come un cuore stanco
Violentato dalla voglia atroce
Di un Essere insaziato che s'inquieta
Della sua forza terrifica ardente:
Nave che soffri e vegli
Coll'occhio disumano
E al destino lontano
Sempre sopra del vano
Ondeggiare tu pensi
E m'arde e m'arde il cuore
Nella notte serena
Che tutta per voi piena
Di fremiti di tombe.

86

Inediti

Dino Campana

SPIAGGIA, SPIAGGIA

87

Inediti

Dino Campana

Spiaggia, spiaggia.
Giunse il battello e riposa
Nel crepuscolo e l'anima divina
Costella di elettriche lune
Gli alberi
Il paesaggio mitico
Di navi all'infinito:
Dal battello capace
Ascendono i tesori della sera
Calida di felicit:
Ininterrottamente.
Triangoli magici
Di lampade elettriche
S'incastonan nel crepuscolo
I viaggiatori oziano sul molo
I bambini rincorronsi sul molo
Son giunti al porto di felicit.
Il battello si scarica
Ininterrottamente
Instancabilmente
Ha finito il suo compito e s'accende
Delle luci d'argento
La bandiera calata
Il mare e il cielo d'oro
Splende sugli alberi felicit
A frotte s'avventurano
I viaggiatori alla citt sonante
Che stende le sue piazze e le sue vie
La poesia mediterranea
S'arronda in pietra di cenere
S'ingolfa pei vichi antichi e profondi.
Fragore di vita
Gioia intensa e fugace
Velario d'oro di felicit
il cielo ove il sole ricchissimo
Lasci le sue spoglie preziose,
E la citt comprende
E s'accende
E la fiamma titilla ed assorbe
I resti magnificenti del sole
E intesse un sudario d'oblio
Divino per gli uomini stanchi.
Perdute nel crepuscolo tonante
Ombre di viaggiatori
Vanno per la Superba
Terribili e grotteschi come i ciechi

88

Inediti

Dino Campana

SONETTO DI VITTORIA COLONNA

89

Inediti

Dino Campana

Il bel paggetto dal corpo ondulato


andato nella stanza che rinchiuse
In un velario di luce le sue fuse
Forme di bronzo e un gemito attardato
Gentile e grave e ricco cuor d'amante
Si offerse vivo alle carezze ignude...
Poi nella notte lentamente schiuse
Il suo segreto pel mio cuor tremante
Oppresso dall'amore e dal mistero
Il suo atroce segreto di fanciullo
Part dalle sue labbra lento e nero:
L'uccisi con un colpo alla mammella
Nella notte: rimorso e catturato
Alzai la testa e ricercai la stella
Avvelenata sotto cui son nato.

90

Inediti

Dino Campana

QUANDO GIOCONDA
TRASVOL LA VITA

91

Inediti

Dino Campana

Quando gioconda trasvol la vita


Qual bianca nube per gli aperti cieli
Di sopra della tacita infinita
Marina in sogno nei lontani veli?
Forse fu il sogno di un momento arcano
D'aurea luce di bronzo e di verdura
Che accese l'angosciata creatura
Alla sanguigna volutt del vano.
Pianser le fonti, risero i poeti?
Parlarono le sfingi sui frontoni?
Stieder gli umani nuovamente proni,
In albero fluirono i cinedi?
Tutto ora posa in un silenzio vano
falso il nulla perch dorme informe.
Ah! la vita barocca pluriforme
A tradimento mi titilla piano

92

Inediti

Dino Campana

DALL'ALTO
GI PER LA CHINA RIPIDA

93

Inediti

Dino Campana

Dall'alto gi per la china ripida


O corridore tu voli in ritmo
Infaticabile. Bronzeo il tuo corpo dal turbine
Tu vieni nocchiero del cuore insaziato.
Sotto la rupe alpestre tra grida di turbe rideste
Alla vita primera, gagliarda d'ebbrezze.
Bronzeo il tuo corpo dal turbine
Discende con lancio leggero
Vertiginoso silenzio. Rocciosa catastrofe ardente d'intorno
E fosti serpente anelante col ritmo concorde del palpito indomo
Fuggisti nell'onda di grido fremente, col cuore dei mille con te.
Come di fiera in caccia di dietro ti vola una turba.

94

Inediti

Dino Campana

FINE DEL QUADERNO

95

Inediti

Dino Campana

SULLE MONTAGNE

96

Inediti

Dino Campana

Dalla Falterona a Corniolo (Valli deserte)


Andare andare : l'anima divina
S'annebbia: le caligini del Fato
Premon: non dunque mai per la reclina
Fronte l'ala del tuo bacio affiorato
O bellezza o tu sola. Andare, andare!
E il borgo apparve in mezzo a la montagna
E su le rocce torreggiava bianco
E grigio, e a lui nel mio pensiero alterno
Fluiron le correnti della vita...
O se come il torrente che rovina
E si riposa ne l'azzurro eguale,
Se tale a le tue mura la proclina
Anima al nulla nel suo andar fatale,
Se a le tue mura in pace cristallina
Tender potessi, in una pace eguale
E il ricordo specchiar di una divina
Serenit perduta, o mia immortale
Anima!...
Ma riscosso mi volsi verso il mare:
La tua pace mi punse come un serpe:
Gridai: le mie ghirlande sian conserte
Nel dolor d'infinite morti amare...

97

Inediti

Dino Campana

LA MESSA A S. MARIA DELLA FORTUNA

98

Inediti

Dino Campana

(Genova)
Nostra Donna Maria della Fortuna
Volge benigna i suoi divini sogni
Sovra le menti che preghiera aduna.
Ne la chiesa, gravata gli archi d'oro
Tra le colonne in porfido, a l'altare
Ove splendono quattro fiamme d'oro
Languida scende ne l'aquilonare
Cappello, ricca femminile turba
A l'altare del Dio per adorare.
Come scivola ai venti l'augurale
Forma di che affacciato a le fortune
L'inquieta prora ha il sogno suo navale:
Discioglie la ondulante teoria
Ne l'immoto profilo al morto Iddio
In mitica bellezza trionfale.
Nostra Donna Maria de la Fortuna
Volge benigna i suoi divini sogni
Sovra le menti che preghiera aduna.
Tale per gli archi d'oro del passato
Passa la larva di un antico sogno
Nel nulla. E ai suoi confini inconscio agogno
Trascina cieca il cuore insaziato.

99

Inediti

Dino Campana

IL CAPPELLO ALLA REMBRANDT

100

Inediti

Dino Campana

Giovane donna, il vostro cappello rosso ondulato sul vostro viso fiorente, i vostri occhi
neri mi invitano a riflessioni strane e ambigue.
Che mai cercate nei miei occhi? I miei occhi furono i miei fari nel mio cammino. Videro
piansero e si spensero. Un pittore amante mistico volle conservarli ancora alla luce di giorni che
non vedono. forse ci che vi ammalia ancora?
Certo i vostri occhi non vedono, certo la vostra carne non vive... Io vidi molti occhi come i
vostri che mi passarono innanzi e sparirono come fari che si spengono. Le modulazioni elastiche del
vostro corpo che portano il segreto della vita vissero realmente per dileguarsi. Ed io sono rimasto
solo con voi. Voi mi sorridete ma tanto lontana. Voi non potete discendere a me, n io salire fino a
voi.
Che cercate dunque? Cercate il mio secreto? cos lontano che io pi non lo ricordo.
Rest un secreto anche per il pittore che mi dipinse. E il mio secreto gli fu caro ed egli me ne ha
velata. Voi non allontanerete il velo.
Non lo allontaner. Non lo saprei: e ci mi riuscirebbe a dolore. Dolente sarei di non
potervi vedere cos. Voi non vedete la vita intorno a voi fermata in fioriture ridenti. Solo per voi
oggi essa mi cara. Voi mi siete come il ricordo di una soverchiante dolcezza antica dissepolto in
musiche maestrali.
Vedo che vi attristo.
Io amo questa tristezza; l'amo come la gioia pi pura. Per questa tristezza io vi amo: con
tutti gli amori frementi e gloriosi che passarono in onde sul vostro capo di bimba e di cui vi
adornaste come delle rosse onde del vostro cappello. Voi sembrate ora sorridere come una fanciulla.
Fanciulla io fui sempre e voi siete ben ardito di una triste fantasia. Io nulla volli. Amai.
Tutti conobbero il mio sorriso e la grazia dei miei occhi. Ora non so pi sorridere, pur lo vorrei.
Molte cose oscure, molte tristezza ha suggellato il pittore nella mia bocca. Egli mi turbava bench
non mi amasse, n io lo sapessi amare.
Amavate qualche cosa in lui?
S. Egli era come uno specchio profondo dove temevo di guardare per non sorprendere la
mia immagine conturbata in atteggiamenti ignorati. Io meravigliando fremevo. Egli mi aveva presa
inconsciamente la miglior parte di me stessa, la parte immortale. Il mio destino sbocciava roseo e
magnetico dagli sfondi neri davanti ai miei sguardi fissi. Io temevo allora i suoi occhi che mi
rapivano inconsciamente a me stessa. Ma tutto era vano. Avrei voluto andarmene. Ma la mia
immagine abbozzata mi avrebbe irriso come uno scheletro. Aveva incatenata la mia anima, n mai
pi mi avrebbe reso la libert. Io l'imploravo a volte collo sguardo: il suo sorriso mi impauriva. Un
giorno baciandomi la mano mi don una rosa. Me la posi in seno. Mi pareva di sentirla piano
appassire. Temetti di vederla apparire l sotto la sua mano. Egli non lo fece. Quando ci alzammo
egli la guard con tristezza, mi parve. E il suo sguardo sal al mio volto. Egli era conturbato. Fiori
per la vostra vita, mi disse, fiori belli e fuggitivi come la vostra vita; null'altro che fiori per voi. Io vi
scongiuro di perdonarmi se io sono la nube che tarda sullo splendore del vostro giorno. Di
perdonarmi se io vi amo in dolore . Era la sua anima che gli saliva alla bocca. Io sentii allora la
tristezza del suo destino. Molti dolori salirono a conturbarmi la vista e un singhiozzo si era formato
nella mia gola che ruppe inaspettatamente. Egli mi abbracci. Bevve sulla mia bocca le mie lacrime
e i miei baci. Ed ebbi paura della mia volutt!
Non so se debbo chiedervi perdono...
No. Di questi ricordi pu inghirlandarsi la memoria di una donna. Silenzio... (Esce di
dietro al quadro.) Ed eccomi a voi...
(Entra ed egli indietreggia. Quando gli d un poco di spalle egli l'afferra e la trascina. Essa
si abbandona come morta.)

101

Inediti

Dino Campana

LA GENOVESE

102

Inediti

Dino Campana

Tu mi portavi un po' d'alga marina


Nei tuoi capelli ho accolto odor di vento
Sui tuoi ginocchi tu bronzina a te
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sui miei ginocchi tu bronzina, quale
Lieve bronzina quale
Liev'ombra di necessit: te cingendo, che va:
Per l'anima tua sciolta
Tu sciolta un incanto sereno
Cos come i sogni che porta
Scirocco sul mare Tirreno.

103

Inediti

Dino Campana

TRAGUARDO

104

Inediti

Dino Campana

A F. T. Marinetti
Dall'alta ripida china
Movente precipite turbine
Vivente nocchiero
Come grido del turbine.
Bolgia rocciosa di grida di turbe
(Sosta) Al traguardo dal turbine
Un bronzeo corpo nel lancio leggero.
Oscilla muto de la vertigine stretta tra rocce: la via
Bianco serpente calpesto dai piedi del turbine
S'annoda si snoda (tra fuga lenta di grida le rocce)
Rientran lo sguardo vertigine, brune.

105

Inediti

Dino Campana

NOTTURNO TEPPISTA

106

Inediti

Dino Campana

Firenze nel fondo era gorgo di luci di fremiti sordi:


Con ali di fuoco i lunghi rumori fuggenti
Del tram spaziavano: il fiume mostruoso
Torpido riluceva come un serpente a squame.
Su un circolo incerto le inquiete facce beffarde
Dei ladri, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente
Pi aspro ai cipressi le siepi
Pi aspro del fremer dei bussi,
Che dal mio cuore il mio amore,
Che dal mio cuore, l'amore un ruffiano che inton e cant:
Amo le vecchie troie
Gonfie lievitate di sperma
Che cadono come rospi a quattro zampe sovra la coltrice rossa
E aspettano e sbuffano ed ansimano
Flaccide come mantici.

107

Inediti

Dino Campana

VECCHI VERSI

108

Inediti

Dino Campana

(San Petronio. Bologna.)


. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le rosse torri altissime ed accese
Dentro dell'azzurrino tramonto commosso di vento,
Vegliavano dietro degli alti palazzi le imprese
Gentili del serale animamento
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Esse parlavano lievi e tacevano; gli occhi levati
Invan seguendo la sca sconosciuta nell'aria
De le parole rotte che il vicendevole vento
Diceva per un'ansia solitaria.

109

Inediti

Dino Campana

BASTIMENTO IN VIAGGIO
(GI: FRAMMENTO)

110

Inediti

Dino Campana

L'albero oscilla a tocchi nel silenzio.


Una tenue luce bianca e verde cade dall'albero
Il cielo limpido all'orizzonte, carico verde e dorato dopo la burrasca.
Il quadro bianco della lanterna in alto
Illumina il segreto notturno: dalla finestra
Le corde dall'alto a triangolo d'oro
E un globo bianco di fumo
Che non esiste come musica
Sopra del cerchio coi tocchi dell'acqua in sordina.

111

Inediti

Dino Campana

ARABESCO-OLIMPIA

112

Inediti

Dino Campana

A Giovanni Boine.
Oro, farfalla dorata polverosa perch sono spuntati i fiori del cardo? In un tramonto di
torricelle rosse perch pensavo ad Olimpia che aveva i denti di perla la prima volta che la vidi nella
prima giovent? Dei fiori bianchi e rossi sul muro sono fioriti. Perch si rivela un viso, c' come un
peso sconosciuto sull'acqua corrente la cicala che canta.

Se esiste la capanna di Czanne pensai quando sui prati verdi tra i tronchi d'alberi una
baccante rossa mi chiese un fiore quando a Berna guerriera munita di statue di legno sul ponte che
passa l'Aar una signora si innamor dei miei occhi di fauno e a Berna colando l'acqua, lucente come
un secondo cadavere, il bello straniero non pot pi a lungo sostare? Fanfara inclinata, rabesco allo
spazio dei prati, Berna.
Come la quercia all'ombra i suoi ciuffi per conche verdi l'acqua colando dei fiori bianchi e
rossi sul muro sono spuntati come tra i fiori del cardo i vostri occhi blu fiordaliso in un tramonto di
torricelle rosse perch io pensavo ad Olimpia che aveva i denti di perla la prima volta che la vidi
nella prima giovent.

113

Inediti

Dino Campana

TOSCANIT
(GI: A BINO BINAZZI)

114

Inediti

Dino Campana

A Bino Binazzi.
Perch esista questa realt tu devi tendere una volta gialla sopra il velluto nero e le trecce di
una trecciaiola che intreccia pagliuzze d'oro.
Non accendere i carboni della passione: essi ti risponderanno col fuoco elementare delle carte da gioco. Ma se piuttosto intendi il battere di tamburi con cui il poverello Giotto accompagnava
le sue Madonne sii certo che i doppii piani ti daranno la soluzione della doppia figurazione che lo
spirito e l'orgoglio aspetta.

115

Inediti

Dino Campana

A M[ario] N[ovaro]

116

Inediti

Dino Campana

(Domodossola 1915)
Come delle torri d'acciaio
Nel cuore bruno della sera
Il mio spirito ricrea
Per un bacio taciturno.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Se l c' un rosso giardino
Che cosa il bianco con il turchino?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sull'Alpe c' una scaglia di lavoro
Del povero italiano non si sa.
Tra i pioppi
Al margine degli occhi bruni della sera
Se c' una pastorella non si sa
Che pare far vane le torri
Al taglio di un pioppo che brilla:
Italia.
Ma come torri d'acciaio
Nel cuore bruno della sera
Il mio spirito ricrea
Per un bacio taciturno.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Hai domati i picchi irsuti
Hai fatto strada per le montagne
Con poco canto con molto vino
Sei arrivata vicino
Fin dove si poteva arrivar.
Senza interrogare la giubba rossa delle stelle
Hai sfondato finch si poteva arrivare
Finch sei andata a riposare
Laggi nello straniero suol.
Italia non ti posso lasciare
La scaglia dell'italiano senza cuore
Brilla: stai fida l'onore
Te lo venderemo con una nuova verginit.
L'edera gira le torri
la vigna della tua passione
Italia che fai processione
Con il badile prendi il fucile ti tocca andar
Fora la giubba rossa delle stelle
Questa volta con il cannone
117

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Inediti

Dino Campana
Italia che fai processione
Prendi il fucile guarda il nemico ti tocca andar.
Guarda il nemico che poi non t'importa
Ti sei fatta a forzare la pietra
Prendi coraggio se batti la porta
Questa volta ti si aprir.
Cara Italia che t'importa
Ti sei fatta a forzare la pietra
Prendi coraggio questa volta
Che la porta ti si aprir.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Nel paesaggio lente si spostano le rondinelle
Il paesaggio costituito dal ponte in riva al secondo fiume
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L'oro e l'azzurro dei tramonti decrepiti si cambiato in verde
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Ma come torri d'acciaio
Nel cuore bruno della sera
Il mio spirito ricrea
Per un bacio taciturno

118

Inediti

Dino Campana

PROSA IN POESIA

119

Inediti

Dino Campana

Un verde bizantino
Sopra un occhio dorato
Descrivo le lastre a quadri
Dell'isola Maddalena
Per scale di granito
Ci sono i vecchi lampioni
E pure si trova le femmine
All'isola Maddalena
Per scale di granito
Un organetto che sona
E signorine donate
A un vecchio bon sangue italiano
Un verde bizantino
Sopra un occhio dorato
Sopra le lastre a losanga
Dell'isola Maddalena
La Giuseppina si affaccia
tutta vestita di rosso
La casa di granito
E sona l'organetto
Sotto l'insegna di ruggine
Sopra le lastre a losanga
Dell'isola Maddalena
Nel rantolo dell'ancora
Che stanca le bandiere
Si stanca sul granito
Sopra le lastre a quadri
Dell'isola Maddalena
Coll'ombra dell'occhio dorato
L'abete che riparte
Con cingoli di carene
Dell'ancora portandosi
Solo il segnale la sera
Ch' stanca la bandiera
Ai monti lontani di Aggius
Ondeggia la rossa bandiera
Nel rantolo dell'ancora
Sotto i lampioni la sera.

120

Inediti

Dino Campana

SDRAIATA NEL CARRETTINO

121

Inediti

Dino Campana

Sdraiata nel carrettino


Con il zio prete vicino
Bellezza ecclesiastica
Eletto giardino
Occhi a mandorla e sensuale
Che la bocca non si vede
Che il seno non si scorge
Dietro le ruote del tuo carrettino
Sono come un bambino
La fronte scritta sotto la fratina
Che hai gli occhi pallidi come una bambina
Il viso muscoloso seta pallida
Nel riso della prima giovent
Penso dove consista la tua bellezza
Questa sera davanti al giardino
Occhi a mandorla naso sensuale
Che la bocca non si vede
Che il seno non si scorge
Grassa canonichessa sdraiata nel carrettino
Con il zio prete vicino
Che la bocca non si vede
Che il seno non si scorge
Il viso muscoloso seta pallida
Nel riso della prima giovent.

122

Inediti

Dino Campana

FABBRICARE FABBRICARE
FABBRICARE

123

Inediti

Dino Campana

Fabbricare fabbricare fabbricare


Preferisco il rumore del mare
Che dice fabbricare fare e disfare
Fare e disfare tutto un lavorare
Ecco quello che so fare.

124

Inediti

Dino Campana

LIRICHE PER S. A.

125

Inediti

Dino Campana

I piloni fanno il fiume pi bello


I piloni fanno il fiume pi bello
E gli archi fanno il cielo pi bello
Negli archi la tua figura.
Pi pura nell'azzurro la luce d'argento
Pi bella la tua figura.
Pi bella la luce d'argento nell'ombra degli archi
Pi bella della bionda Cerere la tua figura.

126

Inediti

Dino Campana

Sul pi illustre paesaggio


Sul pi illustre paesaggio
Ha passeggiato il ricordo
Col vostro passo di pantera
Sul pi illustre paesaggio
Il vostro passo di velluto
E il vostro sguardo di vergine violata
Il vostro passo silenzioso come il ricordo
Affacciata al parapetto
Sull'acqua corrente
I vostri occhi forti di luce.

127

Inediti

Dino Campana

Vi amai nella citt dove per sole,,


Vi amai nella citt dove per sole
Strade si posa il passo illanguidito
Dove una pace tenera che piove
A sera il cuor non sazio e non pentito
Volge a un'ambigua primavera in viole
Lontane sopra il cielo impallidito.

128

Inediti

Dino Campana

In un momento,,
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perch io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
P. S. E cos dimenticammo le rose.

129

Inediti

Dino Campana

CHIACCHIERATA SERALE

130

Inediti

Dino Campana

Forse se qui non avesse abitato il mio amore io non avrei scoperto... Pure abitando il mio
amore qui...
inutile descrivere ci...
Cio un mazzo di fiori secchi all'angolo con una grande insegna sulle vetrate ed io guardare
le vetrate in punta di piedi se qui se qui fosse il mio amore, e non c'era.
La via era scura e stretta all'angolo della grande piazza.
Riprese. Perch descrivere tutto ci? Pure per quanto secco fosse quel mazzo di fiori senti
una gran pace venire sopra di me.
Cos passavamo davanti alle grandi lettere nere dell'insegna colorata e quando ci volgemmo
dalla vetrata ci parve una ragazza leggera e bianca passare davanti al cristallo e forse agli angoli
della bocca chiusa e amorosa davanti all'insegna dell'albergo dell'Agnello per la via scura e stretta
in curva all'angolo della grande piazza. Era il granito delle tombe la rosa centifoglie mentre a noi
le stelle parevano spuntare ad una ad una dietro i giocattoli giganteschi delle Alpi.

131

Inediti

Dino Campana

DAI PROSPECTUS

132

Inediti

Dino Campana

Si sente suon di tamburi alle porte della vita. Al Paszkowski un dolce noioso sereno
sulla vecchia pietra col vento che mette in follia le bandiere troppo fitte. Le signorine del magistero
siedono con noi giovani poeti che scegliamo l'aviazione. I camerieri a pause lente camminano
stanchi. Oltr'Arno si affaccia un cielo sovraccarico di vecchissimi nuvoli tra le loggie e le dolci
parole Firenze arieggia una mascherata di nudo di bianco e di viola col sole delle bandiere verdi
verdi verdi.

Sulla panca dell'ospedale trovo: Cara mama. L'artista ingenuo ha fatto accanto sulla panca il
ritratto ingenuo della sua mamma stecchita abbandonata un occhio su e l'altro gi. Accanto sulla
panca incomincia nella lettera un mistero che non sa spiegare:
Cara mama
Nella chiesa del mio paese gli arcipreti cantano con voce di bue. L'Italia siede nel porto
d'Ostia sotto l'arco d'oltremare volta al limo del Tevere la faccia, ed eternamente giovane tra ortaggi
mitologici passeggia col suo passo di belva niciana.
A mezzogiorno nel vecchio chiostro a lunette imbiancate con affreschi di santi insulsi la
voce dei caporali rintrona terribilmente. Al rombo del cannon. Il treno coi vagoni decorati di frasche
sportive arriva. I vagoni rossi coi nostri soldati. Dentro una persona gentile, certo una donna, ha
messo dei mazzi di gigli che riempiono d'odore tutto il vagone. Il treno parte, cantano, la Falterona
gira, sul solco, l'odore del giglio. Il treno batte con dei preaccordi di chitarra, per scalatura abrupta
dei colli un grido di tre note lungamente canta.

133

Inediti

Dino Campana

LA DOLCE LOMBARDIA
COI SUOI GIARDINI

134

Inediti

Dino Campana

La dolce Lombardia coi suoi giardini


Il monte Rosa
un grande macigno
Ci corrono le vette
A destra e a sinistra all'infinito
Come negli occhi del prigioniero.
grigio il cielo, laggi si stendono
Al piano
Infinitamente
I pennacchi tremuli delle betulle
Come un tabernacolo gotico.
Il cielo pieno di picchi
Bianchi che corrono,
Ma la Forra di San Gaudenzio
Instaura un panteon aereo
Di archi dorici di marmo.
Sugli spalti una solitaria
Cerca l'amore.
L'aspro vino mi ha riconfortato
E dal baluardo un azzurro
Sconfinato
Posa sulle betulle,
Panteon aereo di colonne
Sopra un giardino di Lombardia.
Settembre solare denso
Dove le betulle emergono nel
Piano
Lontano
Il macigno bianco.

135

Inediti

Dino Campana

SORGA LA LARVA DI ANTICO SOGNO

136

Inediti

Dino Campana

Sorga la larva di antico sogno


Dai confini del nulla ed a quel sogno
Tutto il mio tardo cuore incatenato.
Sventoli, contro il vento
Battagli: i cigli lungi
Traenti in arco tendi
Sotto il morione nero
Che una penna commenta....
Ridente in grazia ovale
Pi fine del velluto
Incedi ingenua ardita
Agile come vela
Nel vento sui sassi di Pr.
Nel vento che ti ha presa
I lunghi passi accelera:
Nel vento di scirocco
In strana serenata
Udrai forse novella
Questa notte dal mare:
Supina sul tuo letto
Pensare nel languore
Catastrofi lontane
Mentre colle sue antenne
E le sue luci un grande
Cimitero il tuo porto
Ti sembri e ti spaventi
Il naufragio e l'amore.
. . . . . . . . . . . . . . . . .
Ne la notte voluttuosa
Scuotevasi il mare profondo
Caldo ambiguo il silenzio sullo sfondo
Le navi inermi drizzavansi in balzi
Terrifici al cielo
Allucinate di aurora
Elettrica inumana, risplendente
A la poppa ne l'occhio incandescente.
Un passo solitario
Un'ombra di un'ombra sui quais:
La citt giace sepolta
Ne la luce uniforme fiammeggiante
E le navi angosciate
Mi suadono all'ultima a ventura
Ne la notte di Giugno
Vasta terribile e pura....
Acqua di mare amaro
Che esali ne la notte
Verso le eterne rotte
Il mio destin prepara:
137

Inediti

Dino Campana
Mare che batti come un cuore stanco
Violentato da la voglia atroce
Dell'Essere insaziato che s'inquieta
E si quieta ne la forza sola....
Mi sperda con te o nave,
Nave che soffri e vegli
Coll'occhio disumano
E al destino lontano
Sempre sopra del vano
Ondeggiare tu pensi....
Cos chiusi il mio patto
Ne la notte serena
Su l'inquieta piena
Tomba enorme del mare.

138

Inediti

Dino Campana

GENOVA

139

Inediti

Dino Campana

O citt fantastica, o gorgo di fremiti sordi!


Mentre sulle scalee lontano io salivo davanti
A la tua notte torbida lambita di luci fuggenti
E lento tra le spente teorie
Degli uguali cipressi, le grandi spente faci, salivo
Salivo guidando l'affranta
Giovane al chiostro bianco nel fremito amaro dei lauri
Ridevano gi per le scale
Su un circolo incerto inquiete forme beffarde,
Il fiume mostruoso
Torbido riluceva come un serpente a squame.
Quand'ella in pallore anelante
Fisa rivolta, le labbra convulse, le amare
Labbra protese a te nero turrito naviglio nel mare del fuoco
A te nell'ultime febbri dei tempi consunte, o citt,
E sia questo amore omicida
Gridai....

140

Inediti

Dino Campana

O SICILIANA PROTERVA OPULENTA


MATRONA

141

Inediti

Dino Campana

O siciliana proterva opulenta matrona


A le finestre ventose del vico marinaro
Ne la citt corsa di suoni di navi di carri
Classica mediterranea femina dei porti.
Pei grigi rosei de la citt di ardesia
Sonavano i clamori vespertini
Seguivano i rumori quieti ne la notte serena:
Dietro delle finestre lucenti come stelle
Passavano le ombre de le famiglie marine
Nel salido odore del vento
E la melodia di lontani canti sperduti
Correva le vene de la citt mediterranea
Sempre pi lenta e ambigua ne la notte fonda.

142

Inediti

Dino Campana

COME DELLE TORRI D'ACCIAIO

143

Inediti

Dino Campana

Come delle torri d'acciaio


Nel cuore bruno della sera
Il mio spirito ricrea
Per un bacio taciturno
Tra i pioppi
Al margine degli occhi
Bruni della sera.
Se c' una pastorella non si sa
Che pare far vane le torri
Al taglio di un pioppo che brilla
Italia.

144

Inediti

Dino Campana

TU TRA LE ROCCIE IL TUO PALLIDO

145

Inediti

Dino Campana

Tu tra le roccie il tuo pallido


Viso traente al sorriso
Da lontananze ignote:
Tu ne la china eburnea
Fronte fulgente, o giovine
Suora de la Gioconda:
Tu de le primavere
Spente, per i tuoi mitici pallori
O regina o Regina adolescente!
O per il tuo ignoto poema
Di volutt e di dolore
Musica fanciulla esangue.
Segnato di linea di sangue
Nel cerchio delle labbra sinuose
Regina de la melodia:
O invano pel vergine capo
Reclino io poeta notturno
Vigilo le stelle vivide nei pelaghi del cielo
Io fido al tuo dolce mistero
Io fiso al tuo divenir taciturno
Oggi una fiamma pallida
Entro i capelli vivente
Sul tuo secreto pallore,
O estate che ardi nei cieli!
Accendi pel suo -corpo eburneo
A la Regina che langue conchiusa dentro i suoi veli.

146

Inediti

Dino Campana

STORIE

147

Inediti

Dino Campana

I.
Indovinate: Gli aforismi di Nietzsche per Tito Livio Cianchettini (si pubblicano anche su
questo giornale).

Su qual terreno potrebbero intendersi p. es. Baudelaire e Palazzeschi? Povera nostra poesia!

Non vi sembra che un cafonismo molto carducciano possa essere una base solida per i miei
giuochi di equilibrio?

Alcuni credono di dare il senso della loro profondit coll'estensione del loro lazzaronismo.

Il sapore dolciastro della letteratura femminile? Ma oggi assai peggio: la femminilit


idealista di se stessa, la democrazia evangelica morfinomane ecc., come i poeti dell'alta societ.
Claudel vi disprezzo. (Potete chiedere il mio indirizzo al giornale.)

Metamorfosi di uno scrittore: non fu leone ma elefante. Del resto non mancano le tradizioni,
come vi furono dei poeti negri. Poi perch fossimo fuori della storia bisognerebbe almeno che oggi
vi fosse una storia. Intanto...

L'arte espressione. Ci farebbe supporre una realt. L'Italia come fu sempre: teologica.

Quando un solo italiano, ragazzo s'intende, penser a sputare sulla tomba di Machiavelli?

Viene alle lettere una generazione di ladruncoli. Chi vi insegn l'arte del facil vivere
fanciulli?

Il popolo d'Italia non canta pi. Non vi sembra questa la pi grande sciagura nazionale?

148

Inediti

Dino Campana
Oh parvenu! tu sei la rovina.

Teatro futurista. Scena rovesciata. C' un morto sulla scena. Si alza, riceve una coltellata,
letica, gioca, abbraccia. Questo ci ha fatto pensare ai casi nostri. Si affermava tra i futuristi la
genialit dell'idea scenica. Purtroppo il pubblico pi spiritoso dell'autore.

Sembra veramente che il tempo dei filosofi sia finito e cominci l'epoca dei poeti, l'et
dell'oro scongiurata cos ostinatamente dai filosofi economisti. Nel teatro di cui sopra i poeti hanno
il diritto di morir di fame sulla scena, di fronte al critico neutralista e boche. Il pubblico tace e quasi
acconsente.

Eloquenza di cavadenti o lirica con effetti di boxe:


Io leggevo tranquillamente in una sua composizione di una maestrina dal cuor di raso (2,50
all'ora), di un signore coi calli l tranquillamente seduto in quella piazza dove passavano dei mesti
bambini che forse non avevano svolto il componimento quando seppi di trovarmi in quella
medesima piazza trapezio dove non si mettono bandiere se non per [......].

Non dare all'uomo nulla: ma togli a lui qualche cosa e aiutalo a portarla. Dopo avermi
squadrato, voltato e rivoltato e fatto i conti in tasca il benevolo poliziotto mi lasci andare
accompagnandomi con un lungo sguardo che mi parve di protezione. certo almeno che per un po'
mi sentii pi leggero. Questo mi succede leggendo un libro: anche leggendo un libro.

Infine confesso: Non amo i meridionali. Questa stata una delle cause della mia rovina. Non
amo gli scolari dei meridionali. Questo mi ha messo in una situazione intollerabile. Passo passo
arrivai al pangermanesimo e alla logica di Louvain. Cherchez... la femme? Non, cherchez la vache.
La causa della guerra europea sono le donne, comme elles ont t, i peggiori parvenu. (Perch una
donna mi disse pitocco quando ero gi coperto di sputi?)

A diciott'anni rinchiusa la porta della prigione piangendo gridai: Governo ideale che hai
messo alla porta ma tanta ma tanta canaglia morale.

Mi sono sempre battuto in condizioni cos sfavorevoli che desidererei farlo alla pari. Sono
molto modesto e non vi domando, amici, altro segno che il gesto. Il resto non vi riguarda.

149

Inediti

Dino Campana

II.
Quello che ha prodotto l'impressionismo francese il gaulois, lazzerone che ha preso
coscienza di s colla democrazia, schiavo, incapace di idee astratte, cio aristocratiche. L'odore
umano del gaulois quello che rende la Francia inabitabile agli spiriti delicati. (Nietzsche) Per
un ottimo concime il gaulois, e questi spiriti hanno bisogno di frutti per nutrire il loro sogno.
(Nietzsche)

Nel giro del ritorno eterno vertiginoso l'immagine muore immediatamente.

L'azzurro il colore della dissoluzione, le ali assomigliano a quelque chose de bleu.


Il bleu del cielo fiorentino, 1'azur mystique de Baudelaire ce n'est pas a.

Psichari. Laforgue.
Verhaeren.

Voici monter en lui le vin de la paresse: soupir d'harmonica qui pourrait delirer.

Nella sera silenziosa quando tutto si fonde e n il cielo n il mare possono parlare
(Nietzsche) in queste sere in cui profondamente dolce la voce dell'organetto, la canzone di
nostalgia del marinaio, dopo che il giorno del sud ci ha riempito du vin de la paresse.

L'arte crepuscolare (era gi l'ora che volge il desio) in cui tutto si affaccia e si confonde, e
questo stadio prolungato nel giorno aiutati dal vin de la paresse che cola dai cieli meridionali e nella
gran luce tutto evanescente e tutto naufraga, s che noi nel pi semplice suono, nella pi semplice
armonia possiamo udire le risonanze del tutto come nelle sere delle stridenti grandi citt in cui lo
stridore diventa dolce (diviene musique enervante et caline semblable au cris loin de l'humain
douleur) perch nella voce dell'elemento noi udiamo tutto.

Il secondo stadio dello spirito lo stadio mediterraneo. Deriva direttamente dal naturalismo.
La vita quale la conosciamo: ora facciamo il sogno della vita in blocco. Anche il misticismo uno
stadio ulteriore della vita in blocco, ma una forma dello spirito sempre speculativa, sempre
razionale, sempre inibitoria in cui il mondo volont e rappresentazione: ancora, volont e
rappresentazione che del mondo fa la base di un cono luminoso i cui raggi si concentrano in un
punto nell'infinito, nel Nulla, in Dio. S: scorrere sopra la vita questo sarebbe necessario questa
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l'unica arte possibile. Primo fra tutti i musici sarebbe colui il quale non conoscesse che la tristezza
della felicit pi profonda e nessun'altra tristezza: una tale musica non mai esistita ancora.
Nietzsche un Wagner del pensiero. La susseguenza dei suoi pensieri assolutamente barbara,
uguale alla musica wagneriana. In ci unicamente nell'originalit barbaramente balzante e
irrompente dei suoi pensieri sta la sua forza di sovvertimento e tutto anela alla distruzione tanto in
Wagner come in lui.

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INDICE

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Quaderno:
I. Il tempo miserabile consumi
II. Spada barbarica
III. Una strana zingarella
IV. Tre giovani fiorentine camminano
V. Oscar Wilde a S. Miniato
VI. Firenze cicisbea
VII. Firenze vecchia
VIII. Ad un angelo del Costa
IX. Boboli
X. Sonetto perfido e focoso
XI. Poesia facile
XII. Donna genovese
XIII. Guglielmina e Manfreda al balcone
XIV. A una troia dagli occhi ferrigni
XV. Specie di serenata agra e falsa e melodrammatica
XVI. Furibondo
XVII. Convito romano-egizio
XVIII. Prosa fetida
XIX. Ambiente per un dramma
XX. Ermafrodito
XXI. Buenos Aires
XXII. Marradi
XXIII. La creazione
XXIV. Une femme qui passe
XXV. La forza
XXVI. Le figlie dell'impiccato
XXVII. O poesia, poesia, poesia
XXVIII. O l'anima vivente delle cose
XXIX. O poesia tu pi non tornerai
XXX. I miei versi sono meravigliosi; a qualcuno
XXXI. Nella pampa giallastra il treno ardente
XXXII. Parti battello sul mar redimito
XXXIII. Uomo, sin dai primevi torbidi
XXXIV. Umanit fervente sullo sprone
XXXV. Lontane passan le navi
XXXVI. Il porto che si addorme, il porto il porto
XXXVII. Piazza S. Giorgio
XXXVIII. Ho scritto. Si chiuse in una grotta
XXXIX. Pei vichi fondi tra il palpito rosso
XL. Spiaggia, spiaggia
XLI. Sonetto di Vittoria Colonna
XLII. Quando gioconda trasvol la vita)
XLIII. Dall'alto gi per la china ripida
Sulle montagne
La messa a S. Maria della Fortuna
Il cappello alla Rembrandt
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La Genovese
Traguardo
Notturno teppista
Vecchi versi
Bastimento in viaggio (Gi: Frammento)
Arabesco - Olimpia
Toscanit (Gi: A Bino Binazzi)
A M[ario] N[ovaro]
Prosa in poesia
Sdraiata nel carrettino
Fabbricare fabbricare fabbricare
Liriche per S. A.:
I piloni fanno il fiume pi bello
Sul pi illustre paesaggio
Vi amai nella citt dove per sole
In un momento
Chiacchierata serale
Dai Prospectus
La dolce Lombardia coi suoi giardini
Sorga la larva di antico sogno
Genova
O siciliana proterva opulenta matrona
Come delle torri d'acciaio
Tu tra le roccie il tuo pallido
Storie
I
II

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