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MAIA
VOLUME PRIMO
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LIBRLS
PROPRIET LETTERARIA
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TuTtH'DIRiTtI'SONQ'RISeR-
VAT-PeR-TuTtM-PAESP@M-
PRESO'IDReGNQ'DI*SVE-
ZIA'E'NORVeGIA
*&>
GABRIELE'D'ANNUNZIO
g^fttfi^INDICE
DELLE POESIE CONTENUTE IN QUESTO PRIMO VOLUME
ALLE PLEIADI E AI FATI L'ANNUNZIO
<$>2 8
Di > z BRO
^ rtl^LRIMO <&\>
MAIA
LAUS VITiE
La Sirena del Mondo
I giacigli
pag. 23
26
I risvegli
27
29
3
33 34
36
Le Atlantide
Il
pag. 38
39 41
43 43 48 49
52 52 55
$j
58
6
La vela
L'approdo a Patre
Gli angiporti Il pastore dell'Ida La meretrice di Pirgo
63
64
65
67
68
69
Macedone e la Tindaride
e l'oleandro
L'ultima onta
Il cipresso
7
73
74
76
Alcibiade
77 77
70
80
Pindaro
La valle sacra
Preghiera al Cronide Il responso
Il
84
89 90
dono di Zeus
Eos
L'Alfeo
pag. 92
Ippodamia Il Bacchophoro
Preghiera a
93 96 t o 1
Erme
nave
Ritorno
alla
03 126
1
La cicala
L'amore dei monti
miti superstiti L'apparizione apollinea
I
127
128 1 30
1
32
Corda tument
L'auspicio
135 138
Le Armonie
Ver blandum
II
141 143
fuoco delfico
147 148
56 1 60
1 1 1
fanciullo
Thanatos
Lo specchio di Lais
Pegaso domato
62
164
166
1
67
sorriso egineta
Le ghirlande marine
La strada
Il Il
pag. 271
tumulto
gran demagogo
I ribelli
La gran doglia
II
pane e la fame
Riapparizione di Demetra
L'altro pane
283
284
286
287
290 292
La quadriga imperiale
Felicit
Encomio dell'opera
Saluto al Maestro Preghiera alla Madre immortale
294 297
302 312
^'fjpZS^
LORIA AL
IaTiN
CHE
disse ''Na-
vigare
E NECESSARIO; NoN
E NECESSARIO
LUI SIA GLOVIVERE,, RIA IN TuTTo IL MARE!
O Mare, accender sul solitario
monte che addenta
e artiglia te (leone
5"
un
timone
e ^ a polna della
che ha
Il
la tortile
ricurvo
fu la
onde fu bella contra il flutto la prua sotto il baleno della nube che vinto avea la Stella,
ardere voglio avverso il Mar Tirreno, l'ornamento superbo e il rude ordegno, le Pleiadi invocando al ciel sereno.
Crepiter nel fuoco il salso legno, su la cervice del leon proteso; e taluno vedr di lungi il segno
insolito e dirj
Non un iddio ma
qual dallo scoglio
il
il
Laerte
vide tristo crollarsi per l'interno della fiamma cornuta che si feo voce d'eroe santissima in eterno.
" N dolcezza di figlio... Galileo, n men vali tu che nel dantesco fuoco il piloto re d'Itaca Odisseo.
al
paragone fioco
e debile il tuo gesto. Eccita i forti quei che for la gola al molle proco.
L'ancora che s'affonda ne' tuoi porti non giova a noi. Disdegna la salute chi mette s nel turbo delle sorti.
Ei naviga
i
spirito insonne.
Di latin sangue
degna del
le
fiamma antica,
Questo vigile fuoco ti nutrica il mio vto, e il timone e la polna del vascel cui Fortuna fu nimica,
o tu che col tuo cor la tua carena contra i perigli spignere fosti uso dietro l'anima tua fatta Sirena,
infin che
il
Udite, o agricoltori, alzati nei diritti solchi, e voi che contro la possa dei giovenchi, o bifolchi, tendete le corde ritorte come quelle del suono tese nelle antiche lire, e voi, femmine possenti in oprare e partorire,
alzate su le porte,
"il-
o vita, o morte,
uditemi! Udite l'annunziatore di lontano che reca l'annunzio del prodigio meridiano onde fu pieno tutto quanto il cielo nell'ora ardente! V'empir di meraviglia ;
v'infiammer
il
un grido immenso
Ornate di purpuree bende il giogo oneroso, delle pi fresche erbe gli alari che il fuoco ha rso nel fervido camino ;
sospendete alla trave arida la ghirlanda aulente, coronate la fronte del toro, il vaso lucente,
la pietra del confino.
mio canto vi chiama a una divina festa ecco, il mio canto versa
DITE,
udite,
figli
del
Mare, udite
il
grande annunzio
bilante
"12"
nudi nell'ombra cerula delle vele mentre vibra come nella selva il curvo legno per ogni fibra da poppa a prora e il pino dischiomato che per l'alto sai viaggia pur anco geme in lunghe lacrime la selvaggia gomma onde il cuor gli odora, uditemi ! Io vi dir quel che da voi s'attende, le vostre sorti auguste, la deit che in voi splende e il Mar che divino ancra.
Gittate
le reti
L' Annunzio
su i giardini del
Mare
cogliete
il
ove fremono
esigui, e le
ippocampi, cavalli
meduse trapassano in torme leni come in aere nube; cogliete i fiori equorei, molli come le piume, dolci come le ciglia chiuse;
fioritene ogni albero, fioritene ogni antenna,
il
timoniere alla barra, il gabbiere alla penna, piloto che sa i cieli, e i bracci dell'ancora tenace che sa gli abissi,
il
e le escubie, occhi della nave aperti e fssi verso i lontani veli ove s'asconde l'isola felice o la tempesta ! Il mio canto vi chiama a una divina festa.
L Annuii
ZIO
f7
Echihadi tonante nella calma d'estate verso la nave. Il giorno spegneasi entro quell'acque, fumido; come una pira ardea Paxo; Achelo, pensoso di Deianira e del divelto corno dalla forza d' E racle nell'iterata lotta, respirava per la sua vasta bocca nel mare e sola la sua brama era intorno. padre fecondatore dei piani, re violento, atroce sposo, testimonio eterno sei tu. Menti la voce che grid: " Pan morto!
Ma pieno era
il
il
giorno,
maestro dell'opre eccellenti, lo specchio umani, l'amico delle fonti, la chiara faccia, il puro occhio che vede tutte le cose (udite, udite!); e tutto
Sole,
il
infaticabile degli
il
silenzio dei piani l'adorava offerendo al suo fuoco le messi attrici delle stirpi, i mietitori genuflessi dalle consacrate mani,
e le falci
terribili,
onde l'acqua trasuda, simili alle fronti madide nella fatica, tramandati dai padri nella forma immortale, e i rossi carri aspettanti il peso cereale
fermi presso la bica,
e le e la
seguaci, e le criniere
L' Annun^
zio
IENO era
il
giorno, o
figli,
minente ;
e tutto il silenzio dei mari l'adorava of" ferendo suo fuoco l'aroma
al
immobile,
dell'alga
vagabonda,
promontorio fulvo come leone in agguato con proteso l'artiglio, il golfo dominato dalla citt che dolora nelle sue mura ansiosa, e i vitrei meandri
delle correnti, e
i
che solo
il
vento esplora.
Tutto
L'attesa del prodigio gonfiava questo cuore come il cuor del mondo. Era questa carne mortale impaziente
di risplendere,
mio
come se d'un sangue fulgente ne rigasse il pondo. La sostanza del Sole era la mia sostanza. Erano in me i cieli infiniti, l'abondanza
l'astro
dei piani,
il
Mar profondo,
*5-
L' Annun-* balen, rison la parola solare : u II gran Pan non morto ! zio Tremarono le mie vene, i miei capelli, e le selve, le messi, le acque, le rupi, i fuochi, i fiori, le belve. 44 Il gran Pan non morto
!
Tutte le creature tremarono come una sola foglia, come una sola goccia, come una sola favilla, sotto il lampo e il tuono della parola. " Il gran Pan non morto!
IL terrore sacro
dell' Universo.
si
Ma
marono,
chini
vivente;
Tutte le creature udirono la voce ma non gli uomini cui l'ombra d'una croce
umili la fronte. Ed io, che l'udii solo,
stetti
con le tremanti u creature muto. E il dio mi disse: tu che canti, io son l'Eterna Fonte. Canta le mie laudi eterne. Parvemi ch'io morissi e ch'io rinascessi. Morte, o Vita, o Eternit! E
dissi
44
Canter, Signore.
Dissi;
montagna ed il pomo
son
le
tue
L'Annunzio
Canter l'uomo che ara, che naviga, che combatte, che trae dalla rupe il ferro, dalla mammella il latte, il suono dalle avene.
degli eroi,
guerra delle
stirpi, la
magnifico di colui che intride la farina e di colui che versa nel vaso l'olio d'oliva e di colui che accende il fuoco ; perocch i cuori umani, come per un lungo esiglio, hanno obliato queste tue glorie, Signore, e che il
giglio
dei
campi
un gaudio
eterno.
il
dio
mi disse
"O figlio,
canta anche il tuo alloro.
ja
8* C
DELLE
tam
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L AU D I
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VQ)
Zi
vaVVV
rn
MAIA
^
LAUS VITAE
dono
come una spada fedele, come una ruggente face, 5 come la gorgna, come la centurea veste
o Vita, o Vita,
dono
io
d' oblio,
offerta agreste,
come un'acqua chiara, come una corona, come un fiale, come il miele
bocca separa dalla cera tenace
la
;
che
21
,aus
Vit*
mia sete crudele, alla mia fame vorace, alla mia sete e alla mia fame d'un giorno, non dir io 20
tutta la tua bellezza
?
30
Chi
di te
35 Ah,
il
tutti
suoi
tirsi
mio desiderio
te,
scosse
verso di
o Vita
folti,
!
suoi
tirsi
^22
"
Laus Vitae
u ^^
Mondo
deI
del
impure
60
70
'23'
Laus Vftae
80
la
lo
85 Tutto fu ambito
e tutto fu tentato.
95 Invidiai l'uomo che erige un tempio e l'uomo che aggioga un toro, e colui che trae dall'antica
forza dell'acque 100 le forze novelle,
"24"
Laus V'hx
muti
Tutto
fu
ambito
tanto era l'ardore che il sogno eguagli Tatto. Laudato sii potere
t
sopra
le
mie
il
sorti
trono della mia speranza, io che nacqui in una stanza di porpora e per nutrice 120 ebbi una grande e taciturna donna discesa da una rupe
e ascendo
roggia
Laudato
sii
intanto,
o tu che apri il mio petto troppo angusto pel respiro 125 della mia anima! E avrai da me un altro canto.
'25'
Laus Vitae
44
la luce e
il
mondo. Quanti
*
furono i miei giacigli ! Giacqui su la bica flava udendo sotto il mio peso
giacigli
140
marmo,
sotto
145 sotto
le pergole,
le tende,
sotto le querci.
Mi persuase
il
150
il il
i sonni canto della trebbia, canto dei marinai, canto delle sartie al vento,
26
'
155
LausVitae
gi.
nell'aia.
culla.
I risvegli
lieve lido
180
suscitaron nel
mio vigore
.27-
Laus Vitac
assalto.
pel selvaggio,
coperti di rugiade
come
bruchi villosi
195 in fondo alle corolle, m'annitrirono su i vnti che parean recarmi il sentore
ippmani favolosi forte come un beveraggio. 200 Cant: "Ben venga maggio
degli
I
chiaro la teoria
coronata
di canestre
205
e per l'anima
mia
Quante voci, quanti richiami, quanti inviti nell'aurore 210 belle! ebbi altri risvegli.
Ma
"28-
Laus Vitae
che giacersi
215 potessero con meco e con la mia donna la forza e la grazia, la crudelt e la froda, la volutt e la morte. 220 Tra l'una e l'altra colonna pendeva una cortina grave che copria d'ombra il rito infecondo e la carne sazia,
225 quando
concubina seduta su la proda mi guatava in silenzio con i suoi occhi instrutti nella cui notte ingombra 203 io vedea passar gli antichi mostri e gli eterni lutti.
la
tremenda e bella,
ond'ei
teme
e spera.
Ella s'avanza
240
vittoriosa,
'29'
LausVitae
245
che di tutti i lor beni fan conviti al suo passare. Attonito trasale il re dolce, e la sua speranza ride al suo timore; che non sapea di tanta gioia e di tanta fame
ricchi
i
suoi schiavi,
250 non
n
s tanto possente
ti
saziai
Fiumi perigliosi
260 precipitarono ruggendo
sopra di te perduta. Fosti talora
talora
come inerte
parvemi
ch'io sentissi
gleba; e
30
270
in te serpere ignote
radici e udissi
Laus
Vitae
lunge
stridere su la cote
forse
una
scure.
Le donne
<
come le contrade
piane ove scorre un fiume; furonvi donne per lume
un cielo immite;
furonvi altre con mani smorte che spensero ogni pensier forte senza romore;
2 95 altre con mani esigue e pieghevoli, il cui gioco lento parea s'insinuasse
Laus Vitae
d'amore sino
alle midolle,
con le nari
come
inquiete alette,
315 io le conobbi.
profumo.
Il
suono
3*
Laus Vit
profumi,
vostre mute effusioni che pur vincono i torrenti nella rapina la voce avr da me un canto 335 pi glorioso*
!
Ma
Furonvi
su
colli
Gli agi
ad accoglier l'aria
come labirinti
con una porta sola 350 e mille ambagi,
non le lega;
355
vi furono bevande,
"33"
Laus Vitae
frutti,
e le melancolie.
l'altre
La
notte
d'estate
muti
365 baleni che facean del cielo estremo una fucina ardente! Nessuno comprender mai
perch nel semplice atto
io
umano
margine
delle fonti:
opache cime
'34
Laus Vita
385
della notte.
Non canto,
390
Toro;
ed Orione in corsa veniva armato d'oro su le tristi sorelle; 395 ed Erigone pura, in disparte e con elle, versava anche i suo pianto. Cos viveva la gran notte, qual la mir dai monti Orfeo.
e sacra,
invoc:
come quando
u
l'apollinea prole
405
madre
410
e terrestre, generatrice
di tutte le cose,
'35'
Laus Vitae
persuasiva, m'odi ! Eran nel mio petto gli inni. intenti i miei occhi
Ma
e vivido su la vulcania
H
f"*
e tita -
425
confine del cielo, te anche arde e torce il desiderio onde anelo come s'io morissi ? Per quale amante ? Per quale dominio ? Per quale morte ?
al
435
o tra le spade,
sciogliere
una cintura
forte
cingono
gli
antichi
mari n
!
Laus Vitae
Immobile su la
io
soglia
445
confuse,
ove dormivano i servi, gemeva a quando a quando vana 450 come una lira senza nervi. E parve a un tratto, lontana
con la sua doglia senza ritomo, lasciarmi
nella solitudine solo.
455
460
agit
E io dissi
"
Ti coglier come un pomo, 465 ti spremer alla mia sete, alla mia sete perenne. E d'essere un uomo pi non mi sovvenne,
-37"
Laus Vitae
470
475
il mio cuor palpitava su la terra e nel cielo con un palpito si grande. E io dissi : " figlie d' Atlante, Atlantide corona ardente delle Pleiadi, o Taigete, o Elettra, o Celeno,
poi che
Le Atlantidi
480
per tendere le braccia, per volont di chiamare, per amor dei nomi divini
Il
silenzio era
vivo
una foglia cadde, 49 un calice si schiuse, trabocc una fonte, una lingua lamb l'acqua, un'orma calc l'erba, un balzo ruppe uno stelo, 495 un foco vano rig l'aria, un odor si diffuse
-38-
Laus Vitae
500
Una bellezza,
indicibile io senta
come i simulacri esangui; poich ogni cosa attraeva il mio gesto 510 ma il mondo parea vanire. u Che vuoi ? che vuoi ? Dalle mie stesse vene
pareami essere attorta l'anima come da mille angui
515 con torride e gelide spire. " Che vuoi ? che vuoi ?
Il
dono
di
E un lampo discoperse
Dioniso
la vite meravigliosa,
con
le radici
immerse
'39
Laus Vit*
Ah, poter di
crre
un pugno d'astri
pareami fosse
530
nella
mia mano
fatta onnipossente
me fervea
d'una dea
540
data all'adolescente per gioire e morir quivi. Gli acini eran vivi d'inesausto calore
alle
fendesse
il
primo
miei giovini denti 550 mai polpa d'opimo frutto avesser morso n mai bevuto agreste sorso le mie labbra sanguigne. L'odore di tutte le vigne
e che
i
40
555
LausVitae
e di tutti
mosti il sapore,
autunni feraci
i
ebbi le
vendemmie spumanti
canti
il
di tutti gli
suono
Lesbo
il
passo del
lidio coturno,
Allora,
come una
statua
570
espressa,
D dono
di
Afrodite
silenziosa
biancheggi nell'ombra
terribile; e trasalii.
Non dissi
u
:
O donna
Ma
Non chiesi:
'41'
Laus Vitae
me f avea"sola
mondi
il
Non dissi
590
il
"Parlai
Ma mi volsi a ghermire
suo corpo discinto, che fresco sentii quasi fosse balzato da polle rupestri. N per baciarla
molle ;
mi volle
600
sotto la specie dell'Eterno! notte in cui viver mi parve 605 figurato nel violento
mito che divennemi un segno sacro per le vie della Terra ove tolsi tutti i miei beni
!
^42
Laus
Vitae
nell'onda'prodiera,
Verso T Eliade
santa
coi
compagni molto a
me fidi
in un'alba d'estate
620 ventosa,
dall'apula riva
Forza
630
perfetta.
E incontrammo un Eroe.
Ulisse,
L'incontro
d'Ulisse
acque di Leucade, sotto rogge e bianche rupi 635 che incombono al gorgo vorace, presso l'isola macra come corpo di rudi
'43'
Laus Vitae
640
precinto.
ei nel
Lui vedemmo
su la nave incavata.
E reggeva
pugno la
il
scotta
pileo
645
marinai coprvagli il capo canuto, la tunica breve il ginocchio ferreo, la palpebra alquanto Tocchio aguzzo ; e vigile in ogni
testile dei
magnanimo
cuore.
660
vaste corna e di nervo duro che teso stridette come la rondine nunzia
di
665 del
'44'
Sol con quell'arco e con la nera sua nave, lungi dalla casa d'alto colmfgno sonora d'industri telai, proseguiva 670 il suo necessario travaglio
contra l'implacabile Mare.
Laus Vitae
"
e
O Laertiade n gridammo,
il
cuor
ci
per una virt furibonda il fegato acerrimo ardeva "o Re degli Uomini, eversore
di
680
le
meravigliosi perigli conduci il legno tuo nero ? Liberi uomini siamo e come tu la tua scotta 685 noi la vita nostra nel pugno tegnamo, pronti a lasciarla in bando o a tenderla ancra. Ma, se un re volessimo avere,
te solo
vorremmo
te che sai mille vie.
il
capo.
Laus
Vitae
fanciulli,
non volse egli il capo canuto; e l'aletta vermiglia del pleo gli palpitava al vento su l'arida gota cheil tempo e il dolore
aveano di solchi venerandi, " Odimi io gridai
solcato
sul
44
700
clamor dei
cari
compagni
odimi, o
Re di tempeste!
il
Ma
720
ed eglino ergevano il capo quasi dubitando che un giogo fosse per scender su loro
^46
"
intollerabile.
E io tacqui
;
Laus Vitae
725
E in me solo credetti.
Uomo, io non credetti ad altra
virt se
non a quella
730
E me
io fui, al
mio
solo disegno*
O pensieri, scintille
735
dell'Atto, faville del ferro percosso, belt dell' incude!
E contemplai, di contro
a
il
740
la patria
di quella incoercibile
E veder parvemi
le
tetto
750
^47'
Laus Vitae
tauri, e
l'economa Eurinme,
755
Or la figlia d'Icario
guatava la torma dell'oche clamose beccare dal truogo 760 il biondo fromento, e niuna
aquila calata dal
II
rimpianto di Penelope
monte
Ma
765
il
talamo vasto,
tutto di legno d'olivo lavorato di man dello sposo, confitto con chiovi d'argento saldamente al ceppo natio che abbarbicato era con ferme
stirpi alla
il
770
durezza
terrestre,
anco una volta deserto si stava, e per sempre, sotto la pelle bovina j"]^ cui rodean le vigili tarme. " Deh, un qualche iddio mi rapisca, o mi fieda Cintia d'un telo
!
Rammaricavasi acerba
la
moglie incorrotta.
E la casa
780
di strepitosi chieditori
-48-
sonante e di danze e conviti ripensava ella nel tristo suo petto. E improvviso a rancore pestifero cedea la pi che ventenne costanza 785 Fatta era l'alta reina
!
Laus Vitae
simile a
femmina
ancella,
790
il
pi ricco e valente
il
figlio
795
Polibo Eurmaco o il figlio d' Eupite Antino, e seco passata io fossi ad altra dimora, pi tosto che attendere l'uomo cui solo
talamo grato la tolda a sciogliervi il cinto dell'onda !
800
Telemaco
re
dei porcari
governava
porcari.
pallido adipe,
recato avea
e la brace perch
e ugnesse e
si
scaldasse
il
ammollisse
nervo
'49'
Laus Vitae
cresceva e pe' lombi e nel collo del savio Ulisside. partiva il suo letto
adorno con una florida fante 815 ei che, ospite imberbe, mirato avea splendere Elena a Sparta e ricevuto il bel peplo da Elena e bevuto il nepente di Elena alla mensa ospitale.
di belle coltrici
fati,
contra gli iddi sempiterni, contra tutte le Forze che hanno e non hanno pupilla, che hanno e non hanno parola,
50
Laus
Vitae
840
il
Itaca dura di rupi, l'ombra che tu protendesti nell'occaso del Sole tal fu per l'anima mia
Caduto
Nelle anse
placavasi
Same sonore
bccine quando il dio cessa d'enfiarle col labbro salino. Simili a sarisse di bronzo
nel
macigno
il
confitte
855
lacrimabili cipressi,
interrotto
gemito amaro,
ferire.
parevano pronti a
Scorgeasi la glauca Zacinto lungi, e il Gliene, e la costa 860 crassa cui nutre di molta rapina il selvaggio Achelo.
Salir vidi
un placido fumo
che coronan col segno del buon lottator la Petrosa ; 865 e dolsemi il cor dentro al petto,
^
51*
Laus
Vitae
che pel sangue mi corse pensier della madre lontana, pensier delle dolci sorelle
870
e del
mio focolare.
il
E m'apparve
bel
terna
875
di carene di travi
monte nevoso
che ha forma d'ubero pieno. E la tomba m'apparve sul poggio 880 chiomante di pini, ove il padre riposa le sue grandi ossa ond' io m'ebbi tempra s dura.
Le
tre sorelle
menta
seconda
5*
robusta qual fu giovinetta la figlia di Rea, della madre sostegno ridente, o mie dolci
sorelle,
Laus Vit*
non io vi obliai
favellate
900 e di me voi
mia
credendo il fratello suo caro, 9x0 per sempre perduto; n pi oserebbe toccarmi n dirmi parola di pace. E bagnerebbe di pianto
le incolpabili
mani
915 materne, alla misera donna pregando l'oblio del suo nato. E lo stranier che merca
e froda al publico sole,
il
falso
immonda,
marinaio rissoso che batte il fanciullo e il vegliardo, parrebbero a quella men empii del caro fratello perduto !
'53'
Laus Vitae
Gniti d'un grembo, d'un sangue, d'un atto d'amore noi siamo,
940
945
implacato. E le mie virt, i miei viziit i miei delitti, i miei gaudii letiferi, i miei operosi tormenti, le occulte mie glorie, i sogni indicibili, tutto il fiume rapace del mio essere tingemi i polsi di quel vostro azzurro s lieve!
di desiderio
ove nacqui,
950
in
tema star sorridente dinanzi alla vostra allegrezza come il viandante che sosta e parco di chiare parole
'54'
che agli ospiti cela il suo stato. tu, o madre mia forte, 955 che mi generasti con tante grida nel mese fecondo che da Marte si noma, entrando il Sole nel segno 960 dell' Ariete durocozzante, mentre passavan sul nostro tetto col volubile nembo i pllini di primavera, tu subitamente svelato 965 m'accoglierai tutto qual sono nella luce del tuo dolore.
Laus Vitae
Ma
j^q
a ya m3i _
dre mortale
Qual
madre!
970
soffio
dell'immenso
mondo
975
in
me sentirai vorticoso,
senza terrore, e tutto saprai, pur quello che ignoto mi sta nel profondo, pur quello che sta nel Futuro, inspirata 980 di conoscenza celeste,
E mi dirai
t'
: <*
O figlio,
s
ho fatto di vita
breve
55'
Laus Vitae
e d'insaziabile cuore!
990
di
O Solitaria,
o Dolorosa, o Paziente, non sono io forse il tuo grido ? 995 II tuo inconsapevole grido che, riconosciuto, si spande su gli uomini e reca ai pi puri la tua speranza divina. madre, sia gloria al tuo capo! tooo Queste la mia tristezza diceva parole, nell'ombra d' Itaca aspra di rupi. E parve dal mare profondo
salirmi al petto
una forza
le
1005
silente, in cui
palpitavan
amiche
Pleiadi,
quando a notte
56
Laus Vitx
AL golfo corintio,
dal cuore dell' Eliade
il
vento
cangi
di
gli oleastri
d' Itaca,
pieg
f*
cipressi
il
vcnto av _
Same,
simile
mare
verso
Pan,
l'ora grande.
Sole era al colmo dei cieli 1020 ignudo; e tutto era chiaro
d'intorno, presso e lontano; e l'anima
dell'incorruttibile
il
il
legno garriva.
1030
II
legno
gemeva cricchiava
la
rombava;
verga bicorne
batteva
1035
di libert sotto
pennata pugni
di
ghermitori tenaci;
'57'
Laus Vitae
paranco. E l'aurica vela fu gonfia d'un alito immenso, pi bella di tutte le cose d' intorno apparite, pi di noi che l'aprimmo 1045 libera, pi pura e innocente del cielo, una vergine forza, un desiderio pudico, un arco acceso d'amore pel suo segno, un candido spirto 1050 tra il duplice Azzurro tutt'ala!
1040
al
La
vela
1055 io memore fossi che sol nella lotta la gioia. Parea che l'aspra tua verginit palpitasse presente nell'ombra 1060 della gran randa solare, e che tu vigilassi
co' tuoi occhi cesii l'alterna
'58'
Laus Vitae
E la verga biforca
passava rombando fischiando sopra le nostre fronti
1075 chine; e tutta la ben costrutta compagine sotto lo sforzo risonava come una cetra
percossa; e l'opposto bordo attignea quasi l'acqua 1080 come avido labbro che sia per bevere il sale. Era l'opra
inazzurravano a poppa, cangiate in elisia corona; 1090 Oxia pareva un'ara ancor rosea della ecatombe, l'raxo un trofeo di Titani.
s'
Oh peristrofe gioiosa
'59'
Laus Vitac
O dio Sole.
tu l'ardi ed ella s'irrora. Antico tu sei. ella sempre recente. Tu due e due volte trasmuti' la faccia del mondo. ttto ma la stagione che in lei cresce diversa* non estate
non primavera,
ma una
felicitpi novella.
E io dissi:
O Ineffabile* o Ignoto.
!
nome per te troveranno miei canti futuri. U20 il nome e la lode per sempre
il
,.
*6o*
U25
Laus Vitac
tendeva
al lito ricurvo,
mare*
O Eliade, e io credetti
che dal tuo grembo di marmo avuto avrei finalmente il figlio che invoco immortale!
1135
Torrido
soffio affocante
qual fiato di mille fornaci su l'acqua del porto oleosa e corrotta; lezzo di tetre
cloache, di putridi frutti,
L'approdo a Patre
d'umani
sudori ;
terribili pietre
consunte dal
traffico
immondo,
1x45 riarse da Sirio, insozzate dall'escremento dell'ebre ciurme, dei cavalli, dei buoi stupiti ancor barcollanti
in lungo rullio di
tempesta
ormeggi pi tristi
raus Vitae
tale
artefice di
e di vestimenta soavi.
U05
Alzato
preti
u 75
tuniche sparse d'untume nauseabondi, al loquace inesperto sorridean d'un perfido riso pettinando con l'unghie
ricurve le luride barbe.
'62-
LausVitae
Oh
quadriga trionfale,
1185 deit astata, spica
terrestre e
nel
fermo
rilievo
inconsunto,
propagata bellezza
1190 di acropoli vittoriose!
ma
s'accesero
fari
libico soffio si
spense
siderei fochi
incoronarono i monti
e s'ud lontana la voce
del mare di l dai macigni a 1 * * moli, noi tristi ridendo dei 1205
-..
CjIi
.
angiporti
_,.
e cantando
il
seguimmo
angiporti graveolenti
'63'
Laus Vit*
12 io
in cerca di meretrici.
lupanare
t
u La resina geme dai pini 1215 dell'Ida, ove Paris pascendo i buoi sogna Elena di Sparta
che ancora
I
ei
II
pastore del-
f Ma
!
1220 ignudo,
bracati,
battellieri
1225
vile,
bardassoni pi molli
del porto, la
per
mezza dramma.
E gli sguardi
64"
come
Laus Vit*
1240 Quivi,
al dir del buon prossenta, giunta era una donna di Pirgo formosa, nel fiore degli anni.
nella
La meretrice di
Pirgo
e la
donna
di
Pirgo
ci
apparve nell'ombra
molte mammelle
1265 "
O femmina ela,
'65"
9
Laus Vitae
non nel Minyeio d'Omero, neir ingiocondo Anigro che scorre tra il Minthe e il Lapttha,
bagnasti il fior di tue membra ? 1270 Ridemmo in giovine coro. Ella gustar Tattico sale non seppe, e scagli contra noi l'ingiuria e i sandali. Allora
ci
1275
putrido legno. Repente brancol nell'acre tenebra ver noi una mano
di
novella ?
Ristemmo, perplessi.
Al breve bagliore
scorsero
i
Mira ?
-66-
di belva,
LausVitae
senza cigli ingombro di sanie 1300 e lacrimoso di sangue, i millenni! d'onta e di lutto oppressero il cuor mio vivente.
d'infinita tristezza,
cognita gente,
di sbito
apparsomi in fondo
i
13x0
Ma risero
io
compagni.
<.
La dramma
posi ridendo una dramma. Mormor ella parole buie tra le vacue gencive
1315
di
1320
un de' gradi
Oh dolce,
mirar le vergini
stelle!
67^
Laus Vitac
a Elena figlia del Cigno, che fatta serva millenne d'una meretrice di Pirgo.
La
vecchiezza
* Elena
*33 Vidi il pastor frigio su V Ida pascere col flauto l'armento all'ombra dei pini chiomosi, innanzi che in talamo eburno ei s'avesse Elena di Sparta.
l
335
E disse
il
compagno H L'estremo
1
Eroe cui ella soggiacque nomavasi, come l'ido rapitor suo primo, Alessandro. Su quella zona terrestre 1340 che si protende arenosa tra il Mediterraneo Mare e il Mareotide Lago, il giovine Eroe la premette ;
e fu la lor prole Alessandria.
van balbetto faticoso grammatico! Io dissi " 1350 meco : Se ancra l'impronta dei lombi divini rimane
e
il
del calvo
-68-
andr andr adorante. Parlava la voce del sogno. X Z55 u Vot l'Eroe la sua vasta
io
Laus Vftac
ponto.
le sorti
3"5
n Macedone
la
I37O SU l'Arcipelago azzurro, dalla Citt nascitura come da corno inesausto. E vennegli Elena per l'acque dai lidi argivi incurvati l 375 secondo la forma del labbro ledo ; sorridendo gli venne Elena di Sparta che Achille bram ; venne a lui col nepente la bianca Tindaride; venne 1380 recando nel cinto il profumo dell'Eliade caro al signore
Tindaride
^69"
Laus Vitae
dell* Asia.
la
su le fondamenta fatali. fu quegli l'es tremo 1385 Eroe cui ella soggiacque.
e notti, tra
dai centurioni di
Roma,
Punsero l'ispide barbe la sua mammella rotonda che dava la forma alle coppe
1395 d'avorio pei conviti dei re. Nel suo ventre convulso
ruggire s'ud la lussuria
tombe,
Soffi
dovunque il suo
fiato
70*
1410 Accrebbe
Laus Vitae
murene
e roscidi di purulenza.
1415 Vecchia d'indicibil vecchiezza, tent se le mille sue rughe servir potessero a qualche pi mostruosa lascivia;
L'oItima
onta
nett dai vmiti i letti, gitt nel rigagno del vico 1425 le rosse urine e lo sterco, spezz il suo ultimo dente per rodere gli ossi ed i tozzi contesi alla cagna scabbiosa.
femmina ela,
grande canizie.
opere infami
grande canizie:
'71'
Laus Vitx
455
di
Febo la
sanie cruenta.
presso
il
mare
come la sirena delusa che virt non ebbe d'attrarre 1465 ai carmi la nave d'Ulisse
!
"
72
"
grappoli sparsi in su
l'aie
-Laus Vitae
al sole,
come
1470
il
cipresso
meditabonda bellezza,
e Tolean-
commisto
1475
su
al
palmite
ricco,
dro
in contro al zaffiro
dei
sublime
monti creati
alle soglie
Pan!
14 8 o
1485
per inghirlandar la mia Musa che ama danzare e lottare, che tratta l'incudine e il sistro, che onora la grazia e la forza, che loda il pastore e l'eroe ; t'elessi, Oleandro, ti colsi per redimir le mie tempie
di rose e d'alloro in
un ramo.
!
1490
d'Olimpia,
tempio
di
Zeus Cronide,
"
73
'
10
Laus Vitae
divinit. Elio
nomato
1500 per noi, Elio d'Eurifaessa. Ed eramo senza parola, tacenti, ma d'una celeste melodia pieni il petto
mortale.
1505
aerei
venivan messaggi
per l'aere; e noi tendevamo l'orecchio, attoniti, ai suoni di Pan, Disse un de' cari
E d'improvviso tutta
la valle
echeggi di fragore
1515
1520
**
E ci volgemmo. E vedemmo
tra
74
d'uomini, di cavalli,
Laus Viti
1525
di carri
condotta da mille Vittorie che armavano il cielo d'un fremito aquileo, nube
1530 in aura
44
di giovinezza.
535
la forza dell'Eliade,
mossa
stirpe
il
1545
Nasso
di tutte
di Srifo
d'Andro,
i
potenti di terra lontana, i tiranni sicelii, i re di Cirene, 1550 i grandi oligarchi delle citt di Tessaglia e quei di Metaponto di Velia
le Cicladi ; e
'75'
Laus Vhae
di Sibari di
Posidonia
ambivan
1555
l'ulivo selvaggio!
votive:
decime tolte
al bottino,
arche di cedro e d'avorio, tavole i tripodi i vasi 1560 le lampade d'oro e d'argento, i tori e i cavalli di bronzo,
le le
i
avvolti in
trapunti,
gli olii.
1565 la pece
atleti,
gli
armati
575
f* c ^ an trionfali
metalli.
O
noi
Temistocle insonne,
Temistocle
diede,
*
ben saldo
76*
Laus
Vitac
tempra nel
ferro.
Pericle
nome
d'Ebe giovinetta ridente; 1590 te anche vedemmo, che avevi nel gesto nel passo nel verbo
nella cesarie ornata
l'ordine divino
la
onde fulge
pura colonna
Ma Alcibiade, lo snello
pantre versicolore che Dioniso amico
Alcibiade
1600 eccita col batter del piede, l'auriga che al carro dall'asse
d'oro agitava i cavalli pi rapidi, chiamammo per nome. Grandissime offerte 1605 ei seco recava, ricchezze insigni, per dare per dar grandemente. Io gli chiesi " alla Vita che tanto
ti
,,
"77"
Laus Vitae
u Dar la mia statua scolpita dalle mie mani.,, " E qual gioia ti parve pi fiera ? " La gioia
d'abbattere il limite alzato. " Qual fu il tuo buon dmone ? u II rischio, 16x5 il rischio dagli occhi irretorti, " La buona virt ? u Il pie leggero,
Ospite,
il
E gli strateghi
gli
i
navarchi
alunni
forme, coloro che foggiavan la sorte 1625 d'un popolo vivo, coloro che animavan l'umida argilla col pollice nudo, coloro che trasfiguravan gli aspetti dell'Essere con l'eloquenza, 1630 E vedemmo Erodoto
di tutte le
al
consesso
come i ilari
-78-
Laus Vitae
immensa
Il
quattordici atleti.
fulgore
Ode
lungo
Ecco il bello Efarmosto d'Opunte, Ergo tle d'Imera, Psaumida di Camarina. Ecco Agesia Siracusano
stadio.
1660
E d'improvviso apparve
flammeo di porpora eoa, pari a inestinguibile vampa,
nella moltitudine solo,
Pindaro
pi solo dell'aquila a
sommo
1665 del monte, il monarca degli Inni "Aquila, aquila,, io dissi " onde torni s radiante?
79
,aus Vitae
gli astri,
del Deserto e
sale del
Mare,
1675 e il
1680
Aquila, onde vieni?,, "Dal Sole. Battei Tali su la cervice del suo corsiere pi bianco per affrettar la sua corsa all'ultimo Vertice azzurro.
VII.
greggi
1690
diNaupatto
giungendo
pinifero;
ammirammo
Cronio
La
valle
ai piedi del
ma una bellezza
come un canto
sacfa
virginea
1695
'80-
una sbita pace nel cuore, e il tumulto si tacque. E sol riudimmo vegnente 1700 dai gioghi d'Arcadia il messaggio di Pan che conduce ne' tempi il Ritorno eternale.
c'indusse
Laus Vita?
1705
vivere come i seni 1710 delle vergini intatte che cantano il canto partnio !
Un melodioso respiro
parea muovere i grandi lineamenti all'intorno 1715 e, come per una bocca
dischiusa,
il
visibile
suono
Alfeo violento
medesimo letto
corso rapace.
obliando
il
"81*
LausVitae
immensa, cantava
*73
solido regge
il
tuo Coro
E, poi che
Cronio
la
notte
1745
Cldeo breve
dove si mesce
all'Alfeo tortuoso,
verso le pietre infrante 1750 che mute dormivan sul suolo augusto, simili a torme di atleti dalle bianche
82
Laus Vitae
1755 d'ecatombeone
giacenti.
eroica meditante
come in quell'ora di
1780
sogni
,aus Vitae
parea m'occupasse la carne mortale. Guardai le mie mani ignude e di pallido marmo a ^ lume del cielo. cono l 7^5 * e
^
i
fra
sogni creati
immobile innanzi
ceneri delle
alle accolte
\
ecatombi
795
sei
Preghiera al Cronde
1800
grido iterato
sconvolse ? Lo scaltro ti vinse, che il muscolo e l'adipe ascosi 1805 avea nella pelle del toro per sottrarre l'ostia al Potente
il
cuto
'84"
LausVitae
ai
lamentevoli
figli
1815 del
la
piaga la piaga stridente ahi pi venerabile sembra che la solitaria tua fronte onde balz Tunica nata 1820 Pallade Atena dagli occhi chiari vergine prode
artefice
meditabonda
forti
nemica del
del
cieco
tumulto
combattimento ordinato
al sicuro trionfo
!
che reca
1830 della febbre, dell'agonia, della putredine ha vinto l'ambrosia della tua chioma
su' tuoi grandi pensieri ondeggiante, o Generatore
1835 incorruttibile.
i
servi,
liberati servi
inclini al sentier
consueto
-85-
Laus
Vitae
ignavi agognan pur sempre 1840 il servaggio, scagliano contro a te la saliva e l'ingiuria.
il
appesta fin l'aer montano intorno alla scitica rupe 1845 onde il tuo Nemico furace
monte
tu sorridevi,
1860 nella tua superbia, pi puro dell'aerea rugiada per che ciascun tuo desio si mirasse perfetto nell'atto e ciascuna tua stilla 1865 di sangue fosse un'eterna volont protesa a un supremo Ordine e sol d'armonia
86
si
tua
Laus Vitae
1870 Zeus,
dell'
Uom
pi bella dell'Uom crocifisso la croce, segno del Fuoco 1875 primiero ch'espressero gli Arii
dal
ma
cinerei servi
'
1885 sonore e le
nel
falci
corusche
domani
Travaglia travaglia la Notte, o Re folgorante Sovverti la tenebra Fendi il pallore Tu solo mondare la Terra 1895 dal cumulato escremento
! !
^87^
,aus Vitae
puoi,
come la stilla di latte espressa dal fico immaturo 1900 Galassia che immensa biancheggia.
1905 Risollevar Olimpo e poi risorridi alla Terra. E, come a sua donna l'amato offre una cintura pi bella, rinnova per lei l'orizzonte 1910 cui volgere io possa la prora scolpita cantando il mio canto
,,
tremante artefice innanzi al compiuto 1920 simulacro, attesi nel tuono il consentimento divino. Ma silenzioso fu il cenno
,,
m fece.
E, come
il
mio petto
-88-
1925
Laus
Viti
1930
1935
E dissi
Per togliere tutti i miei beni, per cogliere tutti i miei pomi, improbe fatiche sopporto, mostri multiformi combatto
Il
responso
se trasfigurarli
non
sai,
Aedo,
in fanciulli divini.
'$9'
LausVit*
campani d' un gregge 1955 sonavan tra i marmi abbattuti. Subitamente si tacque
i
in
me l'audace tumulto,
desiderio e
mutato
gi,
l'orizzonte in cintura
il
Ritorno eternale.
il
M dono *
Zeus
:
un
fanciullo pastore
m'apparve,
in
1970
il
975 Volto avea Boote l'obliquo timon del plaustro fra i Trioni.
S lucida era la notte che gli arbori su le colline
90
"
che parea,
come il fiume,
Laus Vitae
gli
come Furto
eri
!
2000
in silenzio.
ai
Ed eramo volti
all'
monti d'Arcadia,
indizio
del d nascituro.
il
fanciullo
fiore del
sonno
2005
Caddegli
ramicello selvaggio
Laus
Vitae
avvolgere
Notte il lembo del suo primo velo. D'amore tremai come s'ella
al pie della
VIII._
2020
E*
2 2 5
Stendere tu suoli il tuo velo su la mia febbre animosa. Ti guardo allor che il periglio presente, ti guardo allor che mi stringe il dolore, 2 3 ti guardo allor che m'accingo a scuotere l'anima mia come arbore troppo gravato di frutti maturi, u e dico i II mio giorno incomincia 2 35 con ineffabile gaudio
entro me udendo il respiro lene del divino fanciullo.
^92"
suo gregge 2040 nell'Alti. E come dal cavo crtice sgorga la copia del miele e liquida cola gi pel tronco insino alla ceppa : la flava ricchezza adunata
lasciai tra
il
dormente,
Laus
Vitae
2045
dall'api
sembra una
gomma
umani
t
dono
agli
platano sterile 2050 e quasi apparia stirpe d'oro prodotta co' i rami e le frondi
ricco
il
naturalmente alla luce. Tacito partimi, nudato i piedi, per mezzo la bianca 2 55 strage dei marmi, scendendo
a riva.
E la veste di lino
Mi scinsi.
erami grave.
acqua scagliandomi nella corrente del mitico Alfeo ! Correva quel fiume in gran letto ghiaioso ardente consparso
di platani di tamerici
L'Alfeo
2065
d'oleandri selvaggi ;
'93'
Laus Vitae
accompagnavano il
croscio
2070
2075
mi ricorse
2080
2085
rapina sonora, ma essere quella rapina, ma perdere il limite umano, espandersi fino all' alpestre origine, correre a valle dal monte, ritorcersi in lunghi
alla
campi
schiume
2090
detergere
il
gregge, di
2095
il
'94'
goccia crescere
mpeto e brama,
Laus
Vitae
contro
il
"
Tnai estremo dirime innumere stirpi, 2105 termine d'imperi il profondo Istro, il settemplice Nilo
terrestri,
trasmuta le arene
in
immense
biade e specchia ardui sepolcri. sol tu sei regnatore 2tio nel mito, bel re cristallino! I pi grandi beve per sempre T inevitabile ponto. Morte informe in plaghi estingue tanta forza irrigua. Tu solo,
Ma
2115
palpitante nelf amarezza, tu solo persisti e trascorri, puro qual nascesti dal fonte, al segno del tuo desiderio 2120 lontano. Alfeo d' Aretusa, ch'io sia come te nel mio mare!
mi mossi
simulacri
"95"
Laus
Vitae
che il
Pio pellegrino,
e
il
rose
agno'
celeste,
talor
Ippodmia
Tmpio
giacente,
2x45
io vidi te sola
Pelope e i quattro cavalli, orrendo virgineo silenzio chiuso nella gravezza del dorico peplo. Constretta 2150 nelle pieghe rigide come
tra
nelle ferree dita del
eri,
Fato
i
o
il
figlia d'
Enomo.
folti
Ma
'96-
uve
Laus
Vitae
flammeo
gi.
corsieri
2160
E non ebbe
non il
terribile
L'imagine in
te ritrovai
2170
che
di s
m'accese e m'accende,
vestimento ordinato,
i
urna
di tutti
mali,
97
"
J3
Laus Vit*
dell'Ombra
cui l'arte
m' fisa
in te raffiguro,
Ippodmia.
2185 Tra l'eroe preparato e la fremente quadriga tu stai, piena il fianco regale di fertilit spaventosa,
tuoi chieditorc
di premerti, al
2205
gi,
t'affaticano
il
grembo
2210 propagansi
l'odio fraterno
-98-
e la libidine incesta
Laus Vit
e i lagni
e l'ebriet dell'eccidio
e i singulti e
gli ululi
2215
O Ippodmia, e lungi
alla
me trionfatrice dell'alta
2225
Coronatemi il capo! All'Eliade io do la mia vita.,,
Ilio!
Pelope, Ifigenia,
moltitudine in arme, florido prato verso il bosco sacro 2235 d'Artemide. " Per la mia patria e per tutta l'Eliade io muoio! degli Argivi alcun non mi tocchi. Tender la gola in silenzio. Ed Achille, preso il canestro,
alla
andando pel
Ma
'99"
Laus
Vitae
2245
In alto, per l'incolpato Etra, per la via de' venti e degli astri, la suora d' Apolline reca 2250 nelle candide braccia la nata del sangue d' Atreo, o Ippodmia, lei dormiente adagia su i gradi del tempio 2255 turico fatta pi bella Tal, figlia d'Enomao, che stai tra l'eroe preparato e i quattro corsieri anelanti, videro i miei occhi novelli
1
2260
illuminarsi l'antico
Un'armonia inaudita
congiunse allora nel sogno la rigidit del tuo marmo
2265
in
100
'
Ma la parola dell'uomo
2270
tarda in seguir dagli abissi
ai vertici
Laus
Vitae
l'avvolgimento
2275
2280
dell'anima alata. Espressa in ardore di suoni non ho la figura che nutro della mia midolla pi forte, o Statua s eulta pel fronte sereno del Tmpio, n detto perch la tua fredda pietra si muti ai miei occhi nella sostanza infiammata
cui l'arte
soffio
rigiugnersi le parentele
obliate, sotto l'incauta
prole ansare
il
L'ERMEprassitelo
sul fulcro
quadrato
mi parve
H Bacchophoro
desiderabile amsio,
mi fui
-
101-
Laus Vitae
di grandezza, e di lutto.
2300 cedevole.
Il
nitido capo
2305
e dell'ombre era ambiguo tra il sogno e la vita, siccome quel del pasto r duplice alato che guida le anime all'Orco e il rapito armento al suo antro. Dai ginocchi agli meri in ritmi
robusta eran degni del dio ena gnio. Gravando 2320 sul pie manco il peso del corpo divino, ei reggeva col braccio inflesso il pargolo ignudo. Ei giovine assunto alla forma perfetta portava il nascente 2325 germe inteso a spandersi in gioia,
*
102
Laus Vitae
Cosi per visibili segni raffigurata mi parve 2330 nel Divenire Eterno
l'immortalit della Vita.
Preghiera
a Erme
2340
Pleiade dai sandali belli dal crin di giacinto, che invoco fra le sue sorelle celesti, odimi, o Criseotarso, Amico degli uomini. Scendi dal fulcro quadrato, armati del ptaso il capo,
allaccia gli aurei talari
2345
lunga clamide, l'arpe lunata, la borsa capace, e vieni tra gli uomini. Sei pur sempre il lor nume operoso, 2350 il dio dal gran cuore, l'artiere infallibile. Vieni!
la
103
Laus
Vitae
benigno
2355
mercatori in piazza, intorno alle biade deir Attica magra, la Terra oggi un'agora immensa
solleciti
ove non
si
tendono
reti
2360
di belle parole
m a guerra
2365 duci inesorabili e insonni dal breve motto che scrolla cumuli enormi di forza.
Sul flutto dell'oro ondeggian le sorti dei regni. 2370 Come l'aere l'acqua ed il fuoco,
O Infaticabile, e sonvi
2375
terre novelle, agitate
dall'alito
aspro dell'antico
104
degli atti. Il
verbo
una lama
Laus
Vitae
mento
l'ansia
2390
di selce
masticano
qual foglia
a s
il
amara d'alloro.
che
si
precipita sopra
la vita e l'assale
2400
e la copre e si la feconda reluttante o sommessa. Passan talora su le rosse citt nuvole di speranze,
quasi tempesta di
ali;
2405
e s'empion d'un
degli
eh'
il
uomini maraviglioso,
2410 paiono
alla cresciuta
IO5
'
14
Laus Vitae
II
gli spazii
e respinto per
sempre
2415
2420
femmine, meglio
ciurma
il
242 5
al celeste la
unta di olio
d'oliva.
E non
regola
il
flauto n
canto
il
eguale;
ma una potenza
simile al sano cuore nel petto dell'uomo, pulsa in quelle ossature polite e circola in ogni
M'odi. Il gesto del paziente ilota, che trita la spelta o il latte agita nel secchio
"
106
244
scardassa le lane,
s'immilla ne* ferrei bracci nelle ruote dentate ne* lunghi cuoi serpentini che per girevoli dischi trascorrono propagando l'impulso ai congegni sottili onde l'informe sostanza
esce trasfigurata
Laus Vitx
2445
2460
sudore d'Efesto, su la piastra imposta all'incude profuso, ornai vano, o Erme; che nelle fucine,
Il
o divide le fibre
2465
distende
il
metallo
107
"
Laus Vit*
ammassato in
solidi pani.
lacertoso
2475
Ciclope scagli contra Ulisse tuo caro, invisibile pugno solleva e precipita in ritmo
agevolmente come
il
Gioco
di fanciullo era a
poppa
2480
del nautico pino il chenisco, f anitrella scolpita nella curva trave spalmata perch galleggiasse in eterno.
2495
onde
creasi la
propulsante
virt dell'ali
marine
108
Laus Vit*
eurpi
bsfori i sacri
sempre
del
Cinnamomo trapassa.
2515 Lascia l'iperbreo lito ove non pi danza e canta Apolline dall'equinozio
di
al
primavera insino
2520
di
la
sua scia grande orla i lembi mondo che t'appariva 2525 nel volo, o Alipede, quale
di quel
'
109-
Laus
Vitae
macedone clamide
stesa.
ove Elio sommerge i cavalli, trapassa ad attingere un altro 2530 mondo che sotto altre stelle si giace in duplice forma, simile a un'ala d'uccello e simile a un'orsa poggiata
2 535
fe
certo piloto
2540
disegna nell'acque un cammino ben cognito a tutte le prore, s che traccia su traccia persistevi qual nelle vie frequenti il solco dei carri.
Egemonio, m'odi. Nel mare il certame dei regni. Il mare implacabile prende
2545
e scevera, senza
nel
fallire,
antico, nudrito di
ma di nascimenti fecondo,
2 550 pi della terra bello,
pi della terra sicuro. 1 morti non rende, ma rende l'amore a chi l'ama tenace. La Speranza che stette
'UO'
LausVitae
compagna
aguzzato
palpebra rossa arrovesciavano i vnti, 2560 or fatta donna imperiale Thalassia nomata su i vnti.
2565
Il
ripercuote
Mediterraneo
Mare
2570
Bccine di mille Tritoni non vincono il chiaro clangore della sua tromba di bronzo. 2 57 5 L'odono i popoli forti : cantando l'inno dei Padri, spingon rivali nel flutto ruggente le navi di ferro; che necessario navigare,
Laus
Vitae
dalle
2590
ferace d le quadrighe
magnifiche, i bene bardati corsieri dal pie di tempesta. Ne* tuoi stadii Tasse tutt'oro guizza come folgore in nube. 2595 La Rapidit dalle nari di fiamma par su le tue mete
lasciar vestigia d'incendio.
agli Elleni.
2605
Laus
snelli
Vitac
Governano ordigni pi
2615 che
il
ma
i
Scrutano lo spazio ventoso, piani i fiumi i monti 2620 che valicheranno. Obbedisce il pulsante metallo al tocco infallibile. Foschi son gli intenti volti, notturni
2630
desiderio feroce
2640
nei sogni
come in guaine
U3
'
15
Laus
Vitac
2645
2650
Sbita s'aderge in orgoglio 2655 la stanchezza dell'uomo e guata la porpora immensa del cielo, ove come in sanguigna promessa di vita pi bella par che s'addentri col peso 2660 la creatura dell'uomo.
Cade la notte.
O perla,
o lacrima d'Esper ardente! S'accendono i fari. Nei porti le ciurme si scagliano all'orgia. 2665 Le citt splendono di febbri
LausVitae
2675
nettunii pascoli; emerge lungi perfetta nei segni, narra gli eventi, conduce
i
le
imprese, congiunge le
i
stirpi,
2680
infervora
Ma
del viatore,
divampa
la
Gloria
-115-
Laus Vitx
accosciata
come la Sfinge
occulte sorgenti
i
dei fiumi o su
mari di
gelo.
militari
degli spaventosi
cammini.
2710
O Citaredo primo,
bene che supera tutti dsti all'uomo quando la cava testudine nata nei monti facesti sonora, le canne
tu
il
2715 trasverse inserendo nei fri tra l'un margine e l'altro, poi sul graticcio spandendo
la pelle di bue,
configgendo
2720
a sommo del guscio i due bracci, questi poi giugnendo col giogo.
minuge
2725
di agnelli
bene attorte.
Laus Vitac
seppe
di legni
d'avorii di metalli
profonda orchestra occultata, ove non pi la thymle 2740 santa occupa il centro del cerchio n pi presso Tara l'aulete
la
accompagna
corale.
danza
2745 E non
il
n il sinuoso velario
acceso dai raggi s'allarga su la moltitudine intenta ; ma simile ad alto sepolcro
2750
2755
s'ergono e spumano,
117
il
rugghio
Laus
Vitae
tuono avvicendano a corsa, di procella tumide in vasti cumuli precipitando con un rapimento improvviso; 2760 come nei boschi le prime faville accendono i coni
e
il
2765
2770
serpeggian pe' vepri, gli arbusti mordono, il cuor selvaggio attingono carco d'aromi, conflagrano subitamente fragorose verso la nube, irraggian per tutta la valle il fulgore e il terrore;
cos dall'orchestra
prorompe
l'impeto sinfoniale.
2775
Maestro dei Sogni, m'odi. E i Sogni inani, i tuoi lievi simulacri della quiete, le tue mute imagini erranti, giganteggiano a un tratto con volti di bragia,
hanno violenti
2785
<fei
desiderili
il
E T Amore,
a'
Laus
Vitae
o Erme,
triste
giovinetto cnidio
capegli
2790
che sono un unguento stillante; languisce in un freddo sudore; poi vuota la tazza che gli offre
la
Padre d'Ermafrodito,
tutti
Noi anche,
d'
ahi
si
Eternit
sognammo
compimento,
sorella
Laus
Vitae
2815
O Psicagogo, se all'Ade
squallido condurre dovessi tu l'anima mia, se condurre dovessi tu l'Ombra del mio canto su l'asfodelo prato incontro a Saffo sublime
dal crin di viola che forse
2820
vedendo in me trasparire
E direbbemi alate
parole la tua maraviglia: " Ombra, per la luce soave onde vieni, sosta, ch'io miri da presso la tua opulenza. 2830 Come arbore sei, che curvato abbia lungamente i suoi rami nel lidio Pattlo e gravato ne sorga e s mesca il metallo 2835 re g a k a ^ a polpa dei frutti.
2840
di ci
ed
la
la
Ma innumerevoli sono
le
Laus
Vitae
che pur non sembran pesare alla levit del tuo passo. Ombra, non sar che tu getti questa abondanza all'oblio. 2850 Non varcherai la riviera. Qui farai sosta con meco. Proteggerti vuole il Parente della Cetra ; che forse
talor ti sovvenne del dio 2855 Intercessore ed alcuna
dottrina apprendesti da
lui.
Di congiugnimenti maestro
fui, di
concordie divine
colono fende
la scorza
dell'arbore e v'incastra la
marza
vene
16
acciocch in essa
si alligni:
2870
la
pianta inframmessa
* 121 -
le
Laus Vit*
sparge nell'altra e s'appiglia ; vigoreggia il succhio, il sapore del frutto si fa generoso: cosi, con arte inserendo
2 ^75nella mia sostanza diverse deit, m'accrebbi di varia potenza, molteplice ed uno.
122
"
Ma da due comunanze
2900
m'ebbi pi gran copia di forze segrete e di gioie profonde
e di visioni sublimi,
Laus Vit*
cui era
devota la schiera
2 910
M'accomunai col
Silenzio
2915
ornato, dell'insidiosa facondia. Ermarpcrate fui, col dito premuto sul labbro
eloquente; ma tenni ai miei piedi il vigile gallo che col grido annunzia l'aurora.
2920
me, tutto
abbracciai,
uomini
se
cumulata
Laus Vitae
nell'anima tua giovenile. Per ci ti concedo che sosti 2930 sul lito del fiume torpente e d'umane cose favelli col dio. Non bevere Tonda
obliosa;
ti
ma,
se la sete
2935
il
Core, di
2940
E io ti direi rispondendo:
"
O Intercessore benigno,
2 94 5
poich tu concedi ch'io teco favelli alla riva del Lete, io tutte le cose dell'uomo
ti
Ermerote
2950
io
ti
chiamer, Ermerote,
bel sangue
commisto d'Amore.
Tu conducevi Euridice
per 2 955
asfodilli, e Orfeo t'era innanzi coronato di cipresso e di mirto il capo suo d'oro.
124
Laus
Vitae
2965
man di colei che traevi dall'Ade su i cari vestigi? E obliato non hai ogni altro tremito di carne mortale tu che i miseri uomini ignudi avvincevi ai supplizii ? Intorno era sacro silenzio,
2970
Ed ei si volse, ei si volse,
Orfeo
si
volse!
La donna
2980
Mirasti i due volti, e quegli occhi? Euridice! Orfeo! Notte eterna. Ah parlami di quel dolore,
di quella bellezza,
E poi fa
125'
Laus
Vrtae
**
ORNAMMO
corata.
alla
parve, leggera
le
le
2 9 95
k cav
le cubie
ee
bozzelli
e tutti
gli
attrezzi minuti,
membra
una gabbia intesta giunco una bella cicala del regno di Pelope Eburno. E cautamente sospeso
*
126
"
3010 avca quella nassa terrestre a poppa, e spravi steso un ramoscello di pino
reciso nell'Alti; e
iq ascolto
si
Laus Vit*
stava
3 ol 5 l'anacreontica lode.
su l'acqua oleosa del porto tacevasi attonita all'ombra 3020 dell'ingannevole fronda; che il suo luogo la cima dell'arbore o l'asta di Atena. E noi ridevamo il deluso. " Or tentala dunque col dito!,,
all'alba.
ma l'alpi d'Etolia
3030
u
la
invano aspettando
navarca,
335 Elena
le
figlia del
Cigno
127
Laus
Vitae
pensava taluno di noi sciogliendo la randa solare che ben da noi stessi tramata
3040
ci
parve, col
il
E vidi
in
3045
II
ci
mattutino spiro
volse alla porta del golfo
i
corintio, tra
due promontorii
affrontati
come molossi
ma d'improvviso irretiti
in
3055
petti; e riconoscerne
volti
nome
128
Il
Laus
Vitae
3070
e tanto la vela era bella d'armoniale virtude che parea la scotta sua forte dovesse, pulsata da un plettro,
rendere un suono di lira. ad ogni istante gli aspetti dei monti eran nuovi, pi dolci 375 P*u as P r** se un'argentina conca appariva o un anfratto ceruleo, l'anima nostra vi si profondava per gli occhi bramosa d'attingerne l'imo 3080 come il natatore si scaglia dall'alto nell'onda ch'egli ama e sommerso tocca la sabbia
3085 e nell'avidit,
ai precordii
ci
saliva
un'ansia intermessa
piegando
al
cammino ritroso ?
conoscere e d'adorare
de' cari
3090 Taluno
compagni " Non vedremo la bocca dicea: dell'Eveno, e non il suo guado; non il regno di Deianira, non in Calidne la caccia
I29
>
J7
LausVit*
delle Melegridi
il
pianto.,,
Volgevansi a poppa gli sguardi per la scia lunga virente. E l'odore dell'ecatombe
3100 sentimmo,
la forza di
vedemmo l'Etolia
Meleagro
avvinta al tizzo dal Fato, e Deianira nel fiume 3105 torcersi abbrancata da Nesso, Ercle con la saetta
intrisa nel fiele_dell'Idra
passare
il
polmone ferino.
Miti superstiti
3115
dei
3120
che tolse i tuoi numi alle fronti de' tuoi templi in ruina per trarli mtili e freddi
'I30'
Laus
Vitae
Ma
e di passione furente,
sono
il
3130 Vivi palpitar li sentimmo sul nostro cuore umano stringendoli; e ancra in segreto ci dissero qualche inattesa parola e ci diedero un'arme 3135 per meglio combattere o un ritmo ci appresero novo per meglio gioire. Verremo
di gleba, in gleba, di selce
3140 inchinando
cuor nostro umano su la deit che l'assempra ? Ahi, l'ora breve e il vento
il
volubile,
3145 finch la carena sia salda; e a consumabile tizzo la nostra sorte anco avvinta. Ma ad ogni approdo intera
tu sarai nel nostro fervore 3150 qual sei nel tuo triplice mare!
E, come
gi. il
Laus
Vitae
scomparsa a ponente Naupatto dei Locri, a ostro Egio achea, 3155 ci apparve su Tacque il promontorio Andromche
simile a
Il
un leone sopito
3165 alide dell'alidore celeste risponder con lungo gemito, guizzare i delfini sotto la poppa, i falchi stridere per entro i forami 3170 della rupe aurata. E la voce di prua mise un grido: "Il Parnasso!,,
L'apparizione
apollinea
d Apollo apparita;
dominatore
ne avesse
3180
la
ai nostri
Laus
Vitae
a similitudine d'uomo ma qual forse il videro un tempo sul verde limite dei paschi i primi pastori 3190 proteggere i tauri e i cavalli misteriosa bellezza levata in sostanza serena.
gran maraviglia.
Sospeso era il Giorno sul nostro capo. Tutte le cose tacevano con un aspetto
3200
Qual coro avea chiuso il suo canto remoto negli echi del mare? Qual coro traeva il respiro
3205 per dare principio al suo canto? Coro di Sirene o di Parche?
di
Tiadi o di
Muse? Il
silenzio
era
come il silenzio
Laus
Vitae
Tutta la vita era a noi quasi tempio lieve senz'ombra, ch'entrammo non pi morituri.
seno
criso.
3230
Come
dietro la negra
suo culto,
navigatori cretesi:
precordii,
uomini suole avvenire quando negra nave s' ormeggi?,, 3240 Seduti a poppa in corona
noi
Laus
Vitae
degni d'aver patria in Egina con l'ombelico melato di gomma, bionde uve sugose, 3250 vini chiari aulenti di pino
rinfrescati in vasi d'argilla
ha tutte
le estati di
3255
riccain dolci
al
Semelio effrenato,
la
3265 Nisa,
Corda tument
fervere
sentimmo
l
forte
35
Laus
Vitae
3270
danza
ai corsali tirreni
chiaro silenzio
adorammo
rompere
Laus
Vitae
3300
io
udii stridor lieve l'aria fendere. Tesi l'orecchio in ascolto; e vennemi al labbro
quando
3305
il
sorriso,
m'era. "
tu vinci! la stridula voce oscill qual canna fenduta nel vento; poi prese pi forza,
3310 palpit, si fece canora, da poppa a prua chiaramente s'ud sopra il croscio dell'acque. " La cicala! Udite, compagni, la cicala che canta! 3315 gridai divenuto fanciullo
nell'allegrezza.
E tutti
E, senza strepito, quivi 3320 stemmo intenti come dinanzi a famoso aedo; si nova ci parve sul mare la voce
agreste e
s
novo l'aspetto
"
137
18
Laus
Vitae
che non ha carne e non sangue e ignora i mali e il dolore, simigliante quasi ai Superni. Negra ma d'una cinerina lanugine ell'era coperta, 3330 che lucea qual serica veste; e grand'occhi avea due, protesi, ma tre pi piccoli, rossi come le bacche cruente d'autunno, in esiguo corimbo 3335 a sommo del capo; e lunghe ali di tenue vetro nervute
di foschi t'Aicvif
il torace sparso di mcule, fatto di anella il mirabile addme.
3345
e guider la Cicala
3350
-138'
Laus
Vitae
3355
in cella di giunco
marino.
mano, il palischermo attrezzammo a vela latina. 3365 Ciascun de* compagni a vicenda
a
govern
la scotta
o il timone.
i
Le baie le conche
recessi
3370
or chini su l'acqua ove l'ombra nostra era un miracolo verde, or sottovento seduti
fuori
banda sopra gli scalmi coi piedi immersi nel sale, or tratti per la gomenetta 3375 dell'ancora dietro la poppa
levigava la carne con una carezza innumerevole, or al fondo sopra le stuoie supini un sonno ch'era ogni volta in 3380 una volutt sconosciuta.
nella scia che
ci
'*39-
Laus
Vitae
Acqua marina,
mollezza,
33^5 profondit,
riso d'abisso,
Dicemmo
E desiderammo ancorare
per quivi obliar nostri amori 3395 scrutando le mille figure
dell'acqua.
Ma l'ancoraggio
il
limite fu superato.
gemme,
ceppaie
345
lunghe
erbe ove abbonda la greggia 3410 dei pesci, io compresi quel nome
"I40'
che i pescatori tirreni usan per lode alla valle del mare onde traggono prede pi ricche: Armonia!
Laus
Vitac
3415
Noi non gittammo le reti, non adoprammo le nasse non prendemmo il grongo di carne soave, n lo scombro
;
Le Armonie
tondo
al
di cerula pelle
3430
i i
vostri cipressi, e
ciriegi
3435 improvvisa
il
lanoso Febbraio e con la sua tepida forza rivrsagli il capo e gli chiude le plpebre con le sue dita
-
141
Laus
Vitac
che auliscono di rosmarino, per baciarlo in bocca e fuggire. Bellosguardo, io certo dimane verr ne* rosai che tu porti
carichi di rose'ancor chiuse.
Ma
O collina
3455
fiori dell'erica, tanto sono leggiere le selve de tuoi querciuoli vestite ancor della fronda autunnale che un poco rosseggia e per entro
3460
vi
si
scorge
il
tenero verde!
come
lichene.
E sta Vincigliata
Odo
colpi iterati
dei ronchetti,
odo le cesoie
142
dei potatori.
Uomini veggo
Laus
Vitae
3470
le scale ai tronchi,
Tanta
Ver hUadum
e splendono i buoi tra gli olivi e tra gli oppi: chiuse han le froge
nelle gabbie di giunco
3480 perch
vermene
3485
che sorgon per nesto in corona dalle piaghe dei tronchi spalmate di mstice roggio.
Il
Ma
34 90
suono
ma e nelle glebe
3495
H3
Tane Vtt
colei
3500 che su ciascuna sua tempia ha un candido segno, una nera zona a mezzo il petto pugnace?
la cingallegra
selvaggia
San Miniato,
35*5
3520
ma la Vallombrosa remota
tutta di violette
divine, apparita in
un valco
colli
s'insena
ah
144
Laus
Vitae
dormente,
esala.
onde quest'anelito
Rovezzano il rombo
farina;
ma pe' solchi
tremano i fili del novo 3535 fromento e con lor treman l'ombre, e non si distingue il fil verde
dall'ombra sua cerula, e tutto un tremolio verdazzurro che parmi aver quasi ai precordii. E certo la noce bronzina o 354 che nel cipressetto riluce
m'
che
^
cara, e
Torma essiccata
3545
come in
celletta di
bugno.
3550 Molto al mio cuore son care le cose che odo, che veggo ;
e forse tutti
i
roseti
'
H5 '
Laus
Vitae
^
fi
suono che vien di Rimaggio di Candeli di Monteloro, anche amer per una nova 3560 imagine, o Primavera, che or mi nasce guardando
te sopra le file degli oppi.
Simili a concave
mani
di nodose dita son gli oppi, 3565 che reggono tenui sfere
3570
tu vi trascorri sopra e le tocchi traendo da ciascuna fila un accordo s dolce che dal ciel sgorgar fa Espero, la lacrima prima,
cristalline; e
O Primavera, o Poesia,
in questa dolcezza m'indugio per consolarmi e sorrido, E certo laggi, nella casa che biancheggia a mezzo del colle, gli infermi sorridono anch'elli
3575
davanzale che
si
il
Sole
riscalda ; e dietro
hanno i letti
3580 ove
Ma
146
'
Laus
Vitae
3585 mi brucia, mi crucia. E il rinato pane che trema ne* retti solchi non mi vale quel lembo
di suol rossastro fra crudi
ove struggemmo col fuoco armati forti 3590 per profumar nostra sera.
sassi,
li
fuoco delfico
la stoppia e gli
Biancheggiano
di quella
gli
escrementi
caverna montana
sitibondi
3595
dove
fredda che quando la bevvi 3600 mi dolse la nuca pel gelo* Fedradi ardenti
da
capri dell'ansio
Laus
Vitae
videro
il
vermiglio avvenire.
mammelle corrose
3620
3625 d'azzurro ?
Non la pietra
umbilicale dell'Orbe
tra
chiomati di fronde e
Vedute io le avea,
nella sera
LeCastalidi
3635 purpurea, silenziose emergere dalla durezza dell'antro. Miste alla roccia,
3640
si
tacevano in cerchio
occhi
fisi, il
Laus Vitx
le Castlidi; e gli
Passato
Presente il Futuro con un solo sguardo abbracciando. 3645 Prigioni del sasso per sempre eran elle? I piedi leggeri che tessuto aveano in figure
di
danza la
fresca bellezza
i
del
mondo,
3650
mi sparvero.
libere nel
Ma le rividi
3665 d'umida
zolla e di foglie.
nove
Laus
Vitae
lacere
pepli, sconvolte
3670
le
3675
e di pianti, tumultuose di forze atroci e d'amori ineffabili, piene i polsi di ritmi discordi.
Venivano dai porti inferni ove tutte le lingue umane suonan fra tutti
i
3680 domato; venivano dalle citt di lucro ove la vita cupida senza schiuma
e senza sudore s'affretta su le rotaie corusche,
3685
stride su la
gmina lama
aveano i canti
feroci
3690
della
bevuto aveano
inni
150
Laus
Vitae
gittato
le
avea Calliope
tavolette cerate
stilo,
3705
e lo
la
Melpomene
maschera dalla gran bocca, Urania la sfera celeste, Euterpe i due flautijeburni,
Terpsicre il chiaro eptacordo, 3710 Tlia Tellera, Erato il mirto, Tannunziatrice Clio il breve infinito volume, Polinnia una foglia d'alloro gi morduta nella sua corsa 3715 per temprar con l'aonio aroma il lezzo febbroso delle moltitudini folte
E venivano a stormo
Vergini figlie di Zeus com'aquile senza nido, 3720 affaticate dal peso
le
Laus
Vitae
colonne d'un tempio crollante {lineamenti solenni del Passato nel lor pensiere verecondo. Ed erano ardenti 3730 di fecondit, agognanti di generare una gioia
una potenza e un amore sovrumani per l'Uomo, di trarre una vita divina
3735
che gorgogliava nell'Orbe come quel fiume di bronzo in quella fornace di gloria.
E su la cima d'un'alpe,
3740
che non era Libtro
ni Parnasso n Elicona, si posarono ansanti nell'imminenza dell'opra. Non intonarono l'inno. Coro d' Apolline stette D 3745
silenzioso nell'alba,
fiso allo spettacolo
immenso.
Passavano senz'ombre
3750
le
fiamma.
152
3755
del
ai
marmo,
sacre ai colossi
Laus Vit*
templi
ai teatri novelli,
favi
nidi parlavano.
3760 "Euplete!
di
Eurtria!,, S'udiva
377
l'ornamento
del
esatto,
3775
su la cieca materia; l'ordegno tenea su l'ordegno la vece dell'uomo. Il supplizio carnale era bandito per sempre, il Dolore assumendo
l'aspetto d'un re soggiogato.
3780
riti
153 '
20
Laus
Vitae
3785
perfette, nell'innocenza
Miti innovati.
Un immenso
desiderio di festa
3790 traeva gli uomini, franchi dalla notte e dalle fatiche, alle pianure ove i morti eran sepolti, lungh'essi i fiumi paterni che al mare 3795 portano su Tonda perenne firn mortalit delle stirpi feraci. Tutte le braccia, pronte a crear la bellezza, volsero le fiaccole al suolo 3800 spegnendole innanzi alla Luce raggiante per tutte le cime.
sonava
3805
di rugiada.
E l'attesa
della Poesia palpitava nelle moltitudini come l'innumerevole riso del desio marino che s'alza 3810 con le mille labbra dell'onda verso il Sole per divenire
154
Laus
Vitae
3820
del
volo, dall'alpe
3825 balzarono a
un attimo
stettero
simili a costellazione
fulgore
il
Mare
(oh soavit dell'eterna grandezza!) si volsero avvinte per le flessibili mani 3835 in quell'atto lor consueto che usavan danzando al cospetto di Apolline. E niuno vide se risero o piansero. Vidi
ben
io
3840
Inclinate
\55'
Laus Vitac
alte
le
nove antiche
Sorelle.
La decima
Mosa
3850
nell'alba, la
monte
E da prima
ma credetter forse che il fiato d'una primavera improvvisa 3855 li soffocasse d'amore, e ne tremarono. Io la vidi E mi parve che il sangue
m'abbandonasse e corresse fumido sotto i piedi 3860
della
i
fiamma.
come il flutto
-156-
decumano, o Antica, o Novella, 3870 m'odi per i giorni e per l'opre, m'odi per le mie notti insonni gik calde di te non creata! Per la mia febbre, per gli astri,
pei vulcani, pei lampi, per le meteore, per tutto 3875 ci che arde, per la sete
del Deserto e
il
Laus
Vrtae
sale del
Mare,
odimi, Euretria, Energia! Io son teco il supplice, senza 3880 pianto e senza ramo d'ulivo.
Toccarti
i
ginocchi
non oso.
Chiederti non oso che m'abbi per l'aedo tuo primo ma sol per il tuo messaggero. 3885 Io sar colui che t'annunzia. ff
la fronte
fu nel
mio petto il
sussulto
vita
con subito balzo verso il mistero dell'ombra. E da me partito era il sogno; che mormorare il vento
3895
scorsi
tramontare nel
cielo
Laus
Vitae
bianche Fedradi. Oh pronto 3900 risveglio! M'alzai dalla terra leggero, con limpidi occhi.
le
Lavai la mia fronte nell'acqua castalia, ne bevvi nel cavo delle mie mani; alacre e puro
3905
salii
pel
le
cammino
solenne
verso
galli
galli
cantarono
l'alba.
ove inerte Tonfalo santo 3 9 2 5 Se una Volont si sollevi armata d'un grande disegno,
dell'arcana chiostra
pietra oggi
!
'
158
solo in essa
il
centro dell'Orbe.
Laus
Vitae
XII.
pur dolci,
mi consoler di tanto
che il vento salmastro disperse, con la polve delle ruine con la cenere dei sepolcri,
Memfi,
3940
nel
d'antlopi e di melagrani,
altrove, altrove, nelle acque
dell' napo, nelle
latomie
3945
Selinunte ove una vasta di colonne dorica stirpe vive di luce, e altrove, altrove mi conobbi figlio del Sole.
di
Ma nessun cielo, nessun mare, nessun deserto, nessuna 3950 arsura, nessuna abbondanza
moltiplic la vitale
virt della
mia giovinezza
'159-
Laus Vitac
cosi fieramente.
di Sisifo duro, di bei tiranni,
O Corinto,
Amphithakssia
3960
Efira, nudit di
sapienza di meretrici, ozio armonioso, o Morente cui il ruvido console diede 3965 fi Fuoco per ultimo drudo
tempio ?
sul fianco
3975
dell'Acrocorinto quel miele selvaggio ch'io discopersi? o salsero le Oceanine al tramontar della luna, poi eh' ebber finito il lor pianto amaro sopra i tuoi lutti,
3980
cantava "prestami
"
fior tuoi
160
tuo rossore, eh' i' mi vesta scenda al lido e strugga d'amore! Siede tra le sette colonne 3985 la madre dal nero grembiule ? " Come sono squallidi i monti! cantava " vento li combatte, o pioggia. N vento n pioggia. 3990 Li passa Caronte co' morti.
e
il
Laus Vitae
Thnatos,
il
fosco fanciullo
H fanciullo
Thnatos
3995 che
delicate e sopra le tarde plpebre de' tuoi goditori, o Doriese, premendo le guaste ghirlande cadute
4000
su' tuoi
sempre
poi l'ebbi al mio fianco, velato. 4005 E, da poi ch'io l'ho meco, ei sembra rendere pi rosse le rose del mio piacere, pi profondo il suon del mio riso, pi forti i miei denti. Estinta la face 4010 ch'ei porta, ma sotto il suo sguardo pi fervidi ardono i miei fuochi.
' l6l
*
2J
Laus Vitx
4020
vino sentendo continuo scendere dal vertice il fiato della dea su te troppo ignito onde si sciogliean gli unguenti ne* tuoi nerazzurri capelli e ti colavan per le tempie
pulsanti di cupidigia
laceravano e i nervi
il
4030
morso
spezzavano sibilando.
4035
Lo specchio
di Lais
Lais offerto alla dea. 44 Poich vedermi non voglio qual sono e vedermi qual fui
non posso, a Te sacro il mio disco, 4040 dea di non caduca bellezza,.
-
162
E sotto
le cui
venerandi
Laus
Vitae
cipressi l'etra
dormiva;
di
armati
carca.
dissi
4050
Bel fanciullo
" a le solo
s'incurvi.
Il
cavallo
al fonte.
fremito
di froge,
4065
aere
celati nell'adito.
Osammo
Laus Vitae
diffuso intorno a
t.
indomita Pgaso,
volo!
4075
Arte, Arte mia bella, nudrita con Tirna midolla e col sangue pi puro, guarda il nepote
di Sisifo
come s'accosta
mato
4080
stringendo cauto nella mano il fren d'oro e subitamente la imbriglia con fulminea destrezza
alla fiera alata
e serra le redini in
pugno
4085
senza lentarle e resiste : s'impenna, recalcitra, batte l'ali ventose il cavallo magnifico: la vergine bocca offesa dal valido ordegno sbuffa schiumeggia annitrisce:
inforca la schiena
4095
fonti.
Pur dato mi
la
fosse oggi,
mentre
primavera m'affanna,
164*
dato
mi fosse varcare
(forse oggi
Laus
Vitac
l'aere e su l'Acrocorinto
si
veste
come
Lais della tunica ti ria brevemente, sapendo 4 105 che la nudit pi bella ) quivi fermare il volo e in uno sguardo abbracciare
i
due golfi,
la sitibonda
Argolide,
gli
arcadi gioghi,
4 no
Danza
Sunio e il Laurio e
quella,
anima mia, eh' la tua sposa 4115 diletta, che non canterai
perch troppo a dentro ne tremi.
O Tebe, di te mi sovviene,
grande oplite del Tumesso, fauce della Strage latrante 412 o da sette bocche nel piano,
di te
mi sovviene, Cadma;
4125 aMelanippojnonpelgrido
di
,aus Vitae
Coro
Le fonti tebanc
salci;
Baciammo le donne
4150
alla fonte di
si
i
166"
ove l'uccisore
si
di
Lato
Laus
Vitae
morta
fu la sua
madre polluta.
E
4160
il
Citerone, senza
strepito di
faci di pino,
silenzii
4165
E tu eri
La tos
intesto
di
4170
come canestro vimine, all'ombra del largo cappello tessalico, chiusa nelle innumerevoli pieghe dell' imtio come in un fiore
di mille ptali.
O forse
4175
la
cotogna,
e
malloli svlti
inanellati d'elettro,
gli
anemoni al vento
d'Argo
di
Palamede e lo stagno
**
167
"
Laus Vitse
Lerna, in vista alle bianche 4185 vette del Partnio ? Tirinto, citt di rupi adunate, ventosa del soffio d'Ercle che triturava co* vasti molari i tuoi bovi ancor lordi
eli
L'acropoli
erclia
4190
di brgia, e crudigni, se
mai
tue pietre che soffregate dai dorsi lanosi di tante pecore nei secoli lenti 4195 si polirono come l'avorio
dell'else
dei tuoi rei Poi per la profonda feritoia guardar voglio il mare
4200
Ma
4205
Cassandra io diedi una pura sorella; che forse nomarsi 4210 dovea col tenue nome
di
alla
Perseia
Spoglia tu
metallo
168
fnebre,
la
ma io ti profusi
Laus Vitae
sua grande chioma tutt'oro. Ella ne ammanta e irraggia 4215 la Fonte Perseia ove bevve la morte vi tremola e piange la polla per entro in eterno. Cos la vede il mio sogno. 4220 Giova, o Atride, che ne sien certe queste mie pupille mortali ?
:
4230
Egina tricoste,
delizia
M sorriso egineta
4235
mandorli ch'io non vedo fiorire ? o pel bronzo che Onta fondeva s ricco?
densi, pe'tuoi
4240
opliti
169
'
22
Laus
Vita-
morenti in fronte
al
tuo tempio ?
424C
4250
Salamia, isola di Aiace Telamonio, falce di luna petrosa che mai non tramonta sul mare n mai nel ricordo degli uomini, gloria di rostri, vittoria volante con triplo remeggio sul sangue salmastro, penso alla tua ora divina
quando i trierti in
silenzio
4255
udire Pallade
armata
4260
scendere sopra la prua, e Serse era in trono sul monte, e di repente dai petti ellni proruppe il peana, squillarono tutte le trombe, rimbomb per tutte le rupi
il
grido dell'Eliade?
il
" Questo
!
combattimento supremo
4265
mare
bianche e fino agli orli ricolme non di rugiada ma di caldo mosto, son le Cicladi belle. Simile allo strepito primo
170
4270
Laus
Vitae
quando la campagna
si
tace
4275
sopra l'anima ardente Sifno, Citno, Srifo, Nasso! Ceo, che imita in sua forma
:
A
a
Ceo dalle leggi eccellenti come gli inni delle sue lire,
4285
4290
4295
che vestiti d'azzurro e di monili vagammo quivi ascoltando i cantari delle donne ionie che nude
s
le braccia
lavavano i lini
in trgoli tutti di
marmo.
Laus
Vitae
Vedendo bagnare un bel velo, 4300 non dell'irto eufrbio archilo e hi o noi ricordammo i cruenti
aculei
ma l'unico fiore
:
4305
offre a
Era il velo
ci
crinale.
Andro
apparve su Tacque
repentino
scroscio della
nube d'agosto,
pur con alcun filo commisto di porpora forse venuta a lei dalle psche di Giaro :
quell'erte
trame
Ma
di cordari e di calafati,
4320
tra pescatori di
spugne
e conciatori di pelli artiera di vele e d'ormeggi, bianca a pie di fulve montagne, odor di fasciame unto a caldo
172
Lslvls
Vitx
4335
4340
dorate dal sole attraverso la pelle e le vene insino ai precordii, dorate insino alla conca segreta del pube. E il miei delle vigne famose indolcisce ogni punta
di ciano,
delle lor
mammelle protese.
il
Volutt, volutt
d' Ariadne e di
Dioniso
4350 commisti sul carro che aggioga la maculosa pantera cui l'Amore die per sorella una nudit constellata
dai segni del bacio crudele !
4355 Tra il
Cretico
Mare e il Mirteo
Laus
Vitae
schiumeggia
amaritudine d'ulve
4360
e di veneficii e di pianti,
4365
la carne
malvagio, non spenta per anche che giunta fu all'ossa come il fuoco al legno del pino! Ah belle da presso e di lungi
le Cicladi, e
molto a
me dolci.
rffio,
4375
per compier con soli i miei remi " periplo delle tue rupi sante, poich non potei combattere nelle tue acque
com'Eschilo al fianco d' Aminia che die primo il colpo di rostro, n come il giovinetto 4380 Sofocle condurre la danza
degli efebi intorno al trofeo,
'174'
43 8 5
$ UT
Laus
Vitae
4390
le gole di File,
notturno
gioghi vette
Citerone,
gli aridi
4395
elicnii, tutte le
4400
4405
lontane cui l'aria e la luce intessono vesti pi belle che la veste del croco dello smilace e del narcisso, impallidivano incontro all'aspro tuo lineamento ch'era come il guatare di Pallade quando ella indaga di sotto al suo casco corintio le schiere ordinate nel campo e pesa il coraggio dei petti, s che al vile trema lo stinco
nello schiniere di
bronzo
ma la virt si rischiara
4410
nel forte che
-x 75
Laus
Vftae
XIII.
4420
Ma
il
^ ta fa sikn
dove Demetra
si
assise
crucciosa,
e isteril la terra.
4425
come
4430
agli epopti
la spiga di
mieteva
silenzio.
grano in
mi signific la grandezza,
della,
solitudine sacra.
4435
176"
imperiale. "
O Uomo,
mola
Laus Vhx
premuta
il
tuo pane.
4445
Guardai
le
le pietre
come glebe,
colonne
gli
come covoni.
informe
Poi
4450
chiomata
nato
4460
d'una terribile forza perch crescesse oltre l'umana misura e non pi ritenesse nel petto cresciuto il respiro misero, l'ansia faticosa
del gregge.
Per
ci
nottetempo
4465
177
'
23
Laus Vitae
4470
fiamma,
Ma Metanira spiava
447*; con l'occhio obliquo Spiava la femminetta regina
dalla fronte bassa quell'opra
La femminetta
regina
4480
si
percosse ella
"figlio
ti
Demofoonte,
!
4485
la straniera e a
ignita di
cess,
E la femminetta al fanciullo
piangente die tepida pappa.
4500
imboccalo, ingozzalo dunque col tuo buon cucchiaio di bosso, gonfialo d'orzo e di siero finch vmiti. Se d'ambrosia l'ungea la straniera, tu stilla per lui la sanie succulenta dalle pi crasse carogne. E palpalo con le tue mani
sudaticce, fiutalo
Laus
Vitae
quando
4505
il
suo ventre
fluisce,
precedette
tuo mento. Regina, conosco l'antico l 5 tuo ceffo e il tuo nome novello. 45
l'ignobilit del
come l'Iniziato
reduce dal tenebrore profondo ov'eragli apparsa,
4520
in
la spiga
Laus
Vitae
che Persefoneia non avea cinti al suo capo notturno, ondeggiavano al vento di contro al zaffiro marino, s forte che di taluno 453 sparivano i petali come estinti dal soffio e appariva la regia corona sul gambo u solinga, fiori
dei
fiori,
O bei
parlii,
4535
454
cavalcato dagli acquedotti roggi e dai centauri villosi che guidano il gregge con l'asta;
4545
E mi levai, al conspetto
di
del
II
vto romano
il
pieno
cercai
455
dell'altra
mia patria,
il
sul suolo
vestigio dell'ampia
180^
Laus
Vitae
Potenza
di
Roma
XIV.
^OI scendemmo verso i due laghi salsi ove i novizii giungendo
si
purificavano.
Ed oltre
Pel valico
tra
i
dell' Egalo,
pini
leandri
mentastri
4565
pellegrinammo a un'altura
pi del Callcoro santa per noi pellegrini gik ebri di tanta vita sublime. suscitava ogni nostro passo una nube di aromi che ci empieva il petto ansioso d'una volutt troppo ardente. E pi d'una volta l'angoscia dell'amore mi vinse; e mi soffermai senza forza, credendo che il velo degli occhi
4570
4575
L'Olivo a Co,ono
fosse
44
un albeggiare d'olivi.
Laus Vitae
era come clamide attorta da man che la lavi sul sasso. 4590 " Padre miserabile Edipo, torri di citt sono lungi, quanto veggo. La voce
virginale, nudrita
di amare radici, parea che pel veglio in s ritenuta avesse la sola dolcezza della fonte, ornai gk lontana, dal dio conceduta alla sosta
4595
del
4600
4605
dell'anima mia fu vissuta perch quell'ora splendesse. Grido la mia bocca non ebbe. Non fu nominato quel nome. Il coro di Sofocle puro
s'alz dagli olivi palldi!.
terrestri,
^182-
4610
LausVitae
molto
fruttifera,
immune
sono
le iddic
sue nutrici.
4625
benda
4630
Parnte fu l'antistrfe. " Sotto f Urania rugiada quivi continuo fiorisce di bei corimbi il narcisso,
delle
il croco aureo splendente ; n mai languono le insonni 4635 fonti del Cefso errabonde, ma continue rigano Tacque limpide fecondatrici la terra dal sen spazioso;
ghirlanda, e
183 -
Laus
Vitae
n mai
4640
dipartono i cori delle Muse, e non Afrodite che tratta le redini d'oro.
si
Nell'inviolabile selva
4645
4650
4655
4660
che grandemente fiorisce, fronda l'Olivo...,, Anima mia, non tremare. La nostra gioia pi fiera la nostra conquista pi grande noi non le canteremo. Quel che ci disse colei che coronata di viole non ridiremo ai vnti. Serberemo il miei dell'Inietto e il vin del Parnete, odorato con la bionda ragia del pino pentlico, per i conviti occulti ove sia nostro lume e nostra allegrezza lo sguardo di quelli occhi cesii che sai.
Lascia
4665
la sua fronte nell'alto Etere, e inclinati su i lembi della sua tunica ornati
184*
Laus Vitae
Le ghirlande
marine
4670
non ci ardimmo, ah di
lieve
4675
bellezza che parveci entrasse in noi non pel varco dei sensi com' entra un puro pensiero. Flero, tutto l'azzurro
ma
come
in
un lebte d'argento
fa sitibondi
ci
4680
In contro
il
al faro di Psittlia
4690
che in pugno alla dea Polide pose il remo in vece dell'asta, forse Temistocle quivi dorm su lo scoglio rugoso
finch l'acque di
Salamina
non
si
ripresero l'ossa
4695
185
24
Laus
Vitae
col
sangue dell'
4720
pavonazza, la squamma d'un gambero, un fin laberinto. Ma forse veduto egli avea
sul Mare Mirteo Saffo morta e virato in prua paventando
"186"
Laus
Vitae
473
O Spata,
mi sovviene delle tue tombe venerande. Padre di templi fulvi come il grano maturo,
Pentelico, de' tuoi pastori
4735
nii
sovviene selvaggi
474
o sotto le tende di cupa cnape simili a quelle che vidi nel muto Deserto. Nel tuo teatro, o Torco, dinanzi all'isola lunga cui die la Tindaride il nome,
tra moltitudini d'erbe
4745
a rapire
e
il
bel cacciatore
475
Laurio, lungi a' tuoi pozzi oscuri, alle tue fornaci, alle scorie del tuo metallo, scoprimmo una roccia rosea come il corpo d'un'Evia bagnato
di
L'Evia impietrata
mosto; ed era
si
bella
-187-
Laus
Vitae
scendemmo
anche pi bella
4760
prendesse,
parlammo
di lei
4765
carne che fosse vivente laggi senza letto d'amore, viveano tutte le coste, dal Sunio al Pireo, nella sera.
4770
Sunio, un mercatore fenicio fui guardandoti, un montanaro d'Ircania portato alla guerra su nave di Medi, un Bitinio
II
Sunio
4775
Propntide in commercio d'acnito, un frumentiere del Chersoneso, un vinaio di Ghio fui guardandoti, ed ebbi
della
4780
-188-
e alfine
il
Geresto d'Eubea,
Laus
Vitae
4785
dell'argentifero lido,
conio
dell' eponima
dea.
Promontorio
fra tutti
4790
si
sciolga
4795
II
sale
mordace
il
cancella
dalla colonna
dorico, nel
solco
4800
al
domato dall'attica
aquila precipitosa
Maratona, Maratona,
dall'ali irsute di lance,
sul fronte
gran turbe di
mnico d'aratro
189
Laus
Vitae
L'alloro di Ma-
come la testa
4815
una
selce che
avea
forma
di
4820
483
le
compagni.
L'ultimo ap-
4835
nostro periplo compiuto.,, E Delo fu l'ultimo approdo ; ma la cicala d'Apollo nella sua gabbia di giunco
<
P rocJo
190^
Laus
Vitae
4840
ramoscel soave
di
figlia del
alla prole
crine,
chiamano Delo
4845
i
i
mortali,
ma nell'Olimpo
4850
L'infranta strofe dell'ode tebana, come un'altra ruina sublime, era innanzi
alla
nostra tristezza.
Nell'inno dell'Omeride,
Leto
4855
4860
intorno alla palma, i ginocchi sul prato ponto nello sforzo: alfine Apolline irruppe
dal lacerato
grembo
dee anche Ilita la tardi venuta d'Olimpo, 4865 conclamarono); e i canti e le danze e i giochi e le gare
confortatrici,
Laus Vitae
4870
adunati a' piedi del Cinto sonavano. E stava seduto quivi incontro al Sole oriente
il
cieco
Omerde,
in
un
cerchio
Io
dissi:
sterile
4875
degli
4885
disadorna. Bolliva
4890
gittovvi Aristide
le
il
Giusto
4895
dei
tempi l'isola
al
nuta
Laus
La sterilit
i
Vitac
pelasgo che senza approdare veleggiava in vista del Cinto. u Niuno giammai le tue rive
toccher, niuno
Delo
giammai
4900
t'onorer; n credo
che tu
sii
di pecore
n di vendemmie ricca n d'arbori verde le disse 4905 Leto affaticata dal peso del nascituro. Deserta
e
nuda
l'isola
ardeva,
sposo.
Trarre sapr dal tuo grembo aspro le abondanze e le gioie il fecondatore di rupi.
4915 E, intorno
all'ara construtta
sorsero
le
templi le stoe
i
esedre
granai
le
apotche.
Mediterraneo
'
Mare
193
"
25
Laus Vitae
adorna
di fiori
con uomini liberi ai remi, onusta di grano schiavi oleosi. di con ciurma 493 Da Alessandria a Bisanzio, da Rodi a Creta, da Ostia a Lmpsaco, da Siracusa a Laodica, da Mileto
la strongile
del Mediterraneo
Cinto
4940
monumento superbo
alla
4945
sua potenza navale. Da Ulisse ad Antioco Epifne, i re v* approdarono. Il quinto Filippo Macdone v'ebbe
la stoa tetrgona, insigne
Nicia v' entr sopra un ponte splendente di ori, con un popolo bianco
di seggi e di statue.
495
di musici. I
Tolomei
M94-
ismisurate.
La rosa
Laus
Vitae
vi stette la
Lupa di Roma.
E nessuno vi nacque
da utero umano, e nessuno
vi
mor in carne
Il
corrotta.
4960
L'isola
mondata
fu d'ogni
putredine.
dio luminoso
la faccia indicibile.
Intorno
4970
all'ara dei
Corni
la
danza
fingea con
il
ambagi infinite
4975
Laberinto cretese. L'efebo e la vergine i ricci recisi avvolgeano ai virgulti e ai fusi per quelli deporre
sopra
le
di
Tempe,
Laus
Vitae
la forza
dell'anima ellna tu ogni tua pietra m' appare chiusa qual seme in gleba, si che alcuna delle perfette
ne* luoghi famosi, o feba,
fa che io
su
le
bel dio!
Ecco, noi sciogliamo le vele 5000 a dipartirci. Il periplo compiuto. Navigheremo verso Messna falcata, verso la vorace Caribdi. Da questa patria a un'altra
5005
veleggeremo, colmi
di vita
i
precordii,
spumanti
5010
di vincere, poi
che
apprendemmo
Laus
Vitae
peana nelle acque di Salamina, nei piani di Maratona, e a correre dando l'assalto. 5015 Vivemmo, divinamente
a cantare
il
5020
5025
purgarono tutto il tuo suolo, noi anche disseppellimmo i nostri cadaveri informi e li scagliammo all'abisso, e dietro di loro gittammo pietre pesanti ed obbrobrio per consegnarli all'abisso.
Deliaca
Lex
ripeti a
me l'unica legge
:
SII
PURO.
Laus
Vitac
5040
mander sacri doni. Narravano i Delii che a quando a quando sacri doni,
involti in paglia di grano,
5045
giungessero dal paese degli Iperborei in Iscizia; e che dalla Scizia, trasmessi di popolo in popolo, verso
5050
sul Golfo Adriatico e poi ad austro, primieramente raccolti in Dodona da Ellni, scendessero nelPEubea 5<>55 c l u *nc^ s ^ no a Carsto ;
(
da banda l'isola
recati fossero a
di Andro, Tno
o in dure,
5065
ti
mander similmente
198
Laus Vitx
Ma
ti
il
5070
quando passato
i
fu sopra
turbine di Mitridate : da Ostia romana, ov'Enea 575 del sangue di Drdano prese
il
gi tu su le concave navi
il
fascio
5085 per chiudere il dono mio primo. Conosco il luogo; e, s'io penso
che lo rivedr,
mi s'allevia
perch gi, riodo il Ponente 5090 che su la via de' Sepolcri, sul tempio della Magna Madre,
verso la selva laurntia soffia traendo la morte
e la vita, la
memoria
un
l
595
e la speranza. Ivi
-
giorno,
99"
Laus
Vitac
marmo
5100 della Porta Marina mirabili spiche ondeggiare non certo nate da semi cui sparsi avesse man d'uomo.
Tvere torvo 5105 fra deserti argini; e le negre navi dalle cubie dipinte di minio, cariche di molte botti, navigavano contro corrente per ormeggiarsi 5U0 all'ombra del Sasso Aventino; e venia sul soffio il cantare dei marinai di Sicilia
il
e dei garzonetti
5115 son forse
campani
come i fanciulli
medesime nate
5120 tra que' due stipiti eretti della Porta Marina ritrover, per mandarti
involto in quel misterioso frumento il mio primo dono.,,
"
200
5^5
Laus
Vitac
parola.
Ed eramo tutti
in silenzio.
5130
poppa raccolti,
5 l 35
ritto
gambe sue
snelle
5 l 45
con
gli
occhi chiarissimi
i
il
solco.
In
verit, fra
il
compagni
5150
pi pallido. Quasi esangue appariva il suo volto; ma i suoi biondi capelli sorgevano senza mollezza su la robusta ossatura della fronte nata a cozzare contra l'impedimento;
egli era
*
20l
>
26
Laus Vitae
e di virtuoso rilievo 5155 su' chiarissimi occhi era l'arco dei sopraccigli, sobria
la
Atlante
nella
metpe d'Olimpia.
sorrise.
Ei ne
gli
Ma certo
cielo.
stelle in
5170
che
gli
ellesponti e
gli euripi,
5175 nell'inviluppo
terrestre
centenni e mirato
*
il
volume
'
202
infinito dell'acque
Laus
Vitae
palpitar d'astri qual cielo 5185 irriguo e l'alba levarsi dai silenzii possente come per un giorno eternale.
nuova
5 l 95
o di Frigia
aroma
5200
remote nell'anima sua voluttuosamente odoravano. Ei sorridea dinanzi all'olivo d'Atena 5205 pensando la smisurata
fronda opulenta di fiori piume che tutti vincono i monili di Serse.
di frutti di
5210
'203'
Laus
Vitac
il
salto
aureo di Afrodite conclusa. dolce compagno, ebro e folle d'immensit, ti rivedo 5220 lacre all'alba sul ponte,
il
mattutini, vigile
il
come
5225
gallo, sempre operoso, Ulisside! Il tuo piede scalzo rivedo sul nitido ponte,
il
ampia e certa,
dal
maschio
il
e divergente
pollice,
pie corritore
204
Laus
Vitae
Compagno diletto, che mai mi fosti grave e mai con l'ombra tua mi togliesti il mio sole,
non pi dunque presso il timone
5255 seduto su
del
fascio di corde
io ti legger
l'avventura
Re di tempeste Odisseo
che dopo le nove giornate ventose approd nella terra 5260 dei mangiatori di loto, che mangiano il fiore del loto che fa obliare il ritomo
a chi la dolcezza, ne prova ?
Ahim, ti scordasti il ritomo 5265 tu anche, ma non per quel fiore soave, e mai pi tornerai
col tuo passo certo e leggero verso di noi che t'attendemmo
'205
Laus
Vitac
lungamente e sperammo
limpida voce
5270
di udir la tua
ombra;
con silenzioso ardimento t'addentravi nella foresta letale, obbedendo al tuo fato
bagn l'erbe e i fiori dell'umo 2 5 ^5 di l dall'ultima orma che stampata avevi col piede
veloce; sicch
tuo corpo, ove spegneasi 5290 il pronto vigore latino, occupar valse anco un tratto di terra ignota, o Ulisside.
il
Gloria a te Ricordato
!
sarai se
5 2 95
A te gloria
"
Mirteo, presso
del
la
ruota
Laus Vrt*
timone
in quel punto,
su le gambe tue snelle di corritore nervose 5300 e del lungo stadio, guatare con gli occhi chiarissimi il solco.
ritto
E t'era non molto discosto un altro compagno di stirpe 5305 migrante, dei vizii umani
esperto e del valore, e degli odii, duro in oprare
e combattere, aspro in trattare
la pelle infetta dei grcggi t
L'altro Ulisside
come compiuto
dimore, la
del
sferza untuosa
5320
fetido.
E amava d'amore
una
terra lontana,
anch'egli
all'urto
la terra ignita
207^
Laus Vitac
5330
e in silenzio attende l'audace per farsi alla gola una torque di candidi ossi novella. certo anch'egli in quel punto travagliato era dal suo
grande amor periglioso; che tutti avevamo una febbre di sogni nel sangue e donata l'anima a grandezze lontane.
5335
come
l sul Ionio
5340
e d'avorio
come le ricche
5345
5350
Pi d'ogni altro monte splendeva Marpesso, onde gli Ellni tratto avean la candida carne de' loro iddiu Lungi, l'Eubea l'Attica il Peloponneso tutta f Eliade santa
il
ma
5355
LausVitae
da Mantina
5360 da
tutti
campi
sacri
alle
melodioso un clamore
discorde:
il
lagno dei
vinti,
53^5
1
il
scnerno dei vincitori, canto amebo della guerra. Ebri d'antiche bellezze e di nuove, dalle soglie del venerabile Olimpo
verso primavere ed estati
future, avidi di
canto.
canto amebeo
Diceano
o
iddii,
vinti:
O iddii,
la
II
proteggete
il
nostra
della
Guerta
terra se
mai v'offerimmo
bianco
!
5380
m sacrificio
209
27
Laus
Vitae
precipitano sopra
5385
che amaste, cui foste per s lungo tempo benigni. Ah! Ah! Udite, udite
la stirpe
dietro la polve
messaggera
5390
di
gambiere
Gli iddi son coi vittoriosi! 5400 Pascere Ares noi vogliamo con la vostra carne cruenta. Zeus non v'ode, non v'ode l'ippico Re, non Apollo. La spada a due tagli l'estrema
I vincitori:
5405
luce fa su
la
gli
210
per fendervi il cranio curvato, per frangervi ambo i ginocchi. terra! terra! Gli iddi non v'odono. La citt vostra, 5415 con Toro la porpora i vasi
Laus
Vitae
di
Diceano
vinti :
u Sciagura
i
54 2 o Gli
iddii disertano
templi
ci
5425
Ah t per questo nascemmo, per esser calpesti, premuti come il grano sotto la mola come nel frantoio l'oliva come l'uva nel tino, per esser pan d'ossa trite, olio di midolle, vin rosso
di
5430
vene al banchetto feroce Gli iddii son co' vittoriosi anche vili. Il cielo su noi
"211-
Laus
Vitae
H v nc itori: Molesto
i
fumoso
Vociferar contra
Voliamo, voliamo,
cavalli
545
di belle criniere,
carri
su i petti e su
La polvere, la sitibonda
sorella del fango,
ha bevuto
nera.
A terra A terra
!
Voi
i
siete
carri.,,
54"
la via
su cui passano
Diceano i vinti
u Eccoci a
terra,
Se
gli iddii
ne nascemmo
in giorno nefasto!,,
212
"
vincitori:
"Non siete
siete cose
Laus
Vitae
da noi possedute,
dei letti.
men buone
5475
se qualche
rampollo risorga
5480
abbiamo
reciso.
54^5
Ma
di pargoli, ululo di
madri!
Ardete le
le torri,
la citt,
ma fate che
lasci le
il
il
gregge
misero
mura
suo lutto!,,
e lungi nasconda
-213'
Laus
Vitae
come cuccioli.
5500
delle
Il
grembo
madri noi scruteremo col fuoco, e non rimarranno germi nelle piaghe fumanti.,,
***
sorelle
che
tessano vesti
5505 soavi aspettando il ritorno ? "* " Gi corse il Messo. Ora annunzia che vincemmo. Ed elle infiammate
gittano le spole e Sien grandi sciamano la strage e le prede!
* * *
5510
rechino alla
sonno ?
55x5 dicono : ^ Se il germe rinasca malvagio, tu crescimi forte e schiantalo ancra e per sempre! u *** Non madri avete al focolare ? ** L'arme pesarono ammonendo :
5520
Voliamo voliamo,
di fuoco, sul
214
XVI.
Laus
Vitae
VITA, o Vita,
dono terribile del dio, ^ come una spada fedele, come una ruggente face,
il
assai pi crudele canto che nella pace delle citt funeste s'ode, quando arde il bitume o splende la selce sotto il Cane vorace 5535 nelle vie diritte ove passa il carro che non ha timone n giogo, e non corsieri
L/altio canto
5540
ma rapidit senz'acume
che bassa scivola, immune tra la ferrea fune sospesa
e
il
5545 Conosco la
smarrita per quell'aria atroce, ceco quando non ha pi voce la bocca convulsa che occlude
*
215^
Laus
Vitae
la cenere dei
sogni
fiele
masticata nel
rigurgitante, e dalle
nude
come la sbigottita
5560 rondine cui V infantile carnefice strappa le piume
di nascosto, e
come
5565
si
matura
al sole d'agosto.
557 v
a cn * usa tra mura di forni, tacita piazza combusta, sordo asfalto, lastre roventi
*
5575
che il tacco gli addenti ove il cuoio rossigno si torce sformato dall'ignobile passo consueto. Ombra, ombra del vinto 5580 s trista su le sporche mura,
*
216
come la menzogna campa e lucra, trista come il suo vizio segreto, come il suo rimorso, la sua paura, come o 55 5 come la sua vergogna
trista
callosa ond'ei
Laus Vftae
Mane, Manie
silenziose,
** Mane meridiane
passo degli
sciacalli
559
insetti che
hanno
il
lucore
deiracciaio azzurrato,
5535
io
e di cruore vermigli,
cigli
che non ha tregua nel sonno poi che il sonno fu ucciso vi guardai fiso aspettando
;
c he vi
scagliaste
i
come doghi
217
28
Laus Vitse
mostruose
intravidi,
anime come
altre
di
sacchi flosce,
puttane marce di lue, 5615 altre come piaghe orrende, fatte informi e nane dal gran taglio diritto, simili al combattente ch'ebbe le due cosce
5620
e tuttavia
rimane
sul
mezz'uomo
con le
tra
il
5625
di virilit ricacciata
in
fondo
ventre, l dov'era
insanabili, al
mio male
silenzio
eran fraterni
e per la sete, 5635 perch taceano e avean della sete mortale. cessai di guardare.
le
labbra
-2l8<
Tenni
gli
occhi inclinati
Laus Vitae
al riverbero
bianco
5640
con
E
il
sentii flettere e
5645
cuore cos quasi dolce cader senz'armi su l'immonda via qual giumento che pi non vuol trarre le some, mi fermai nel trivio deserto e dissi al mio cuore il mio nome.
sonora col
la
sibilo
chiama
5655
mio sangue
lo
II
trivio
mi
ridivenne
5660
e
i
in tutti
certo vigore
si
5665 Guardai
nemico Dolore
LausVitae
per scagliarmeli addosso e stampargli segni cruenti su la gota pallida. Il cuore son come bronzo percosso.
^_ Q
O lastrico accecante,
spigoli crudi dei
muri
5675
dove
mendicante ostenta
l'ulcera e la
man tesa;
sul
5680
spandendo
le
davanzale
5685
5600
sue mammelle come pasta che liviti; lenta discesa dell'ombra gi dalla statua deforme che glorifica il demagogo brutale ; o lastrico senz'orme, oscenit del luogo P u klico, lordume del trivio, per voi conobbi un'ebrezza amara che non ha l'eguale,
Sentii l'odore d'un abisso
invisibile e onnipresente,
il
pestifero fiato
-
220
Laus
Vtae
ove
era
la tristezza
dell'uomo
come la nave
57
dalla
prua bene sculta che con l'elica guasta perduta nel polipaio immenso, nell'immenso tedio dell'Oceano ardente
sotto
il
575
Tropico, e
non cammina
sinch lentamente
muore nel
fetore
Vesperi
di
primavera,
crepuscoli d'estate,
57 x 5
Le citt
ribili
ter-
5720
polverosa che nera fermenta sotto le suola fendute onde si mostra jj miserevole piede
221'
Laus
Vitae
5725
tumulto della strada ingombra ove tutte le fami e le seti irrompono a gara
d'avidit belluina
573 P cr k
f rza cne
i
impera
beni col ferro, da voi sorgere io vidi non so quale orrida gloria.
e partisce
5735
Gloria delle citt quando a vespro s'arrestano le miriadi possenti dei cavalli che per tutto il* giorno fremettero nelle vaste
terribili,
e s'accendono
5745
k case mostruose
dalle cento e cento occhiaie,
umana scintillando
575 d'una luce pi bella
.che la luce degli astri,
e ne'
cieli
rossastri
222
Laus Vite
quando su
i
le vie
arse cadono
larghi
lembi
Sera con un odor molle di morte, 5760 e s'accendono su le porte delle taverne i fanali rossi che versano il sangue
violacei della
fuochi della lussuria brillano negli occhi senili della grigia larva che insegue per l'ombra la vergine impube
e
i
e la libidine incide
sul
muro!
Febbre delle citt terribili, quando il sole come un mostro colpito dal tridente marino palpita ai limiti delle acque 5780
'223'
Laus
Vitac
n una immensit di sangue e di bile moribondo, e nel duolo del del profondo
i
fari
C7QO
su
si
l'alte scogliere,
e le ciurme straniere
precipitano all'orgia
frenetiche
come baccanti,
il
__g
di crapula e d'oro
la
polpa dei
i
suicidi
fosforescente
come
viscidume
su
salsi lidi
il
delle
meduse morte)
con mille tentacoli molli che sfiorano tutte le porte e palpano i miseri e i folli,
*
224
"
5810
il
Laus
Vitae
amara
Alba delle
terribili,
citt
Speranza volante su
ali
5830
recenti
come
fiori nati
si
dominio
del
Mondo!
2*
'225'
Laus
Vitae
XVII.
iHI fu che mangi
gif escrementi su la piazza, publica, in pani? Ezechiele, il profeta n profeta
co-
belluino, figliuol
il
d'uomo,
profago
le
i
nazioni
re vani,
magnificenze e d'obbrobrio, di sacrificii e d'amore, manger gli escrementi 5855 su le vostre piazze sonore colui che vorr far giudicii per esaltarvi nell* inno, per abominarvi nell'ira, per stringervi in patto di pace ?
226
"
Caccer
la
fame
il
Laus
Vitae
e chiamer
frumento
5870 Aprir
gli
antichi sepolcri
d'estate
lo
potranno sotto
sguardo
?
materno i
fanciulli robusti
5875
II
Presente in travaglio.
Afflitto io
non
dissi a
me stesso:
Ma s bene
E non Ezechiele,
il
il
Caldeo
il
5885
impetuosamente
la Sibilla di Persia,
5890 decrepita
suo chiuso manto, che leva le mani rugose e china la fronte longeva a deciferare con gli occhi velati da secolo tanto 5895 l'angusto quaderno ov' stretta
in
227
La us
Vitae
la
non
a
non questa
rispose
mia quando supino 5900 sul pavimento mi giacqui con l'anima mia furibonda.
nell'ora
vnti fratelli
5905
vnti fratelli nell'alto, che mi risposero in coro e in disparte, col grido e col silenzio, con lo sguardo e col gesto, nel grande
di
sacrario sonoro.
O Sistina,
lor nido,
5910 rifugio pi
che
le
solitario
ove
l'aquile
hanno
5915 dominio
per la sete di chi sale, di violenza e di dolore immortale, sublimit del Male,
rapimento carnale
degli spirti verso novelli
5920
cieli di
potenza e
di gloria,
Per venire a
te
primamente,
<
228"
5925
Laus
Vitae
Via
la
vermiglia
macchia
e al sole splendente
Oh meriggio di primavera!
5930 Le taverne eran piene
di carradori feroci, di
rauche voci,
di
bestemmie
occupava
la via
romana.
5940
il
profumo dell'asfodlo
La via romana
"
229
Laus
Vitae
5955
che cresce o che langue; mentre il carrador nello strame de' suoi giumenti, ne' velli 1 5960 de suoi castrati ronfia o canta d'amor canto infame e l'urto del carro sciaborda
il
vin nei
barili cerchiati,
il
rame.
come le meretrici,
5970 stanco di
l'ernie
nascoste e le varici
e le inconfessabili piaghe
5975
che maneggia
dal
il
coltello
5980
e dalla
lama fissa.
230
il
1'
Laus
Vitac
5985
pugnace, 5990 pareva addensarsi nei torvi bovari, nei btteri armati
dell'ariete
d'un'asta ch'
un
fu la bassarica foglia.
S fulva ebber certo la barba, 5995 s ebber villoso il torace gli antichi predoni del Lazio.
6000 pesante, dal ventre mai sazio, dalla chioma lucida e folta
Quivi l'animale
umano
Laus
Vitae
inconsapevole e vero.
Quivi divinai
s
la
divina
resistente la forza
di
spadoni
6020
pi forti perch pi carnali. II pregio e il mistero del sangue sentii mirando su le lastre t
nel solco dei carri, brillare
il
6025
II
vestbolo
sil-
vano
dell'uomo :
E vi fioria l'asfodlo
6035 a pie dei tronchi
e
ch'
il
scagliosi,
l'anemone violetto
rapido fiore del vento.
di l dai tronchi,
multiforme
Laus
Vitac
6040
cipressi del
Monte Mario
E un profumo di fieno
e di libert, quasi un fiato pnico, venia dal deserto.
mie
sorti
fatali
e sitibondo di gloria,
io v'entrai
seguendo mia
stella.
'233'
30
Laus
Vitae
combattente caduto
nella vertigine
della morte,
immensa
col viso
6075
muto ed eterno, non sente il nemico pi quand'ei che senza riscatto gli preme con le ginocchia lo sterno ma sol sente l'anima forte che l'abbandona e nell'atto
rivolto al ciel
di partirsi infinita col
6080
peso di tutta la vita gli pesa e di tutta la morte ? Che mai la sua visione
solitaria in
mezzo al deserto
6085 ruggente della guerra, quand'ei non sa la cagione ma vede che certo soltanto
il dolore e giusta la terra poich foglie e pianto e ogni carne 6090 pi sanguinosa raccoglie ?
ancor
mi dolevano; e i raggi
in
6095
il
tumulto erano
"
me
234 '
Laus
Vitae
che
che
le attanaglia.
E io era
morte
solare,
O ruota d'Issione
La *>ta del-
Rivolgeasi tutta la volta come ruota sopra di me, 6115 e il dolor mio n'era l'asse
stridente e risfavillante.
ciel disperato sopra di me era come ruota di ferro 6120 trattata da un'ira gigante. E come le festuche e le scorze e il fimo e la polve e la melma dintorno alle ruote dei plustri
Tutto quel
di bellezza
l nella carraia
romana,
'235-
Laus
Vitae
umana
mali e tutte le colpe 6130 e tutte le cieche speranze trascinati erano e franti
tutti
i
E io dissi morendo:
44
6135 vec^ k tue speranze le tue colpe i tuoi mali nelf inesorabile giro ? Anima mia, vedo in te
le
6140
le
i
le reliquie del
mio martro?,,
6145 Supino giacente il mio corpo non avea pi ombra nel mondo. L'immobilit del dolore
era la
mia
sola grandezza.
'236'
Laus
Vitae
vivevano
n
di
oltre la vita
6160 anzi chiuse in un vestimento d'impenetrabile ardore che allo stillar dell'onda amara qual rogo alla piova crepitava senza perire. 6165 Ed elle cantavano un canto, entro di me, sopra di me, pi forte che tuono di lire,
forte di
s
alto
lamento
dell'Ocano anelo.
6175 " Luce del dolore io dissi " ti bevo Luce del dolore,
!
La Luce
doIorc
dei
a cui
si
precipita ignaro
la
porta sanguigna 6180 del grembo materno col capo proteso, con chiuse le pugna;
che sforza
Laus
Vitae
ove
mammella il latte,
la
amata,
melodia
Di te m'inebrio. Tu m'inondi. Non v' ombra in me se non quanta pu coprirne con agio
il
.
calice riverso
giglio!
62 00 d'un
E di questa io far
un
solitario zaffiro;
con quest'ombra che resta gemma io sublimer pi cerula che il cielo 6205 d'Agrigento, per la fronte
una
della
E la ruota s'arrest
di sbito nel
malvagio
'238'
cui tediano
gridi
Laus
Vitae
6215
E io vidi le creature
tra la vita e la morte.
T*a la vha e
Iamoftc
vegliardi le
madri
le
vergini
guerrieri
i
6220
sacerdoti
patriarchi
6225
letti
libri
roghi le are,
6230
la
il il
spada
la
mensa il fardello,
la
medaglia superba;
dell'infinito terrore!
.239-
Laus
Vitae
d'immemorabile etade,
il
e sotto
flagello
d'inconoscibili
numi.
Colei che avea generato stanca era d'una immensa maternit, come 6245 se dal suo ventre escito fosse il peso delle nazioni maledette, con un travaglio orrendo; e le sue mammelle 6250 eran come l'urne dd fiumi.
silenzii
dei mari primordiali 6255 onde sorger in un giorno del pi remoto Futuro,
donna, da che il primo sangue umano abbever la terra ancor del diluvio melmosa, tutta gravava nel pugno
di
6265
capo
240^
dall'eterna minaccia
Laus
Vitac
6275
che invano pontava la palma il cbito e il ginocchio sul suolo ch'ei dovea
di s far vermiglio,
il
penava
lamentabile sforzo
6280
E fatalit spaventose
propagavano pel mondo, mosse da un gesto, dal lampo
si
d'uno sguardo, dal reclinare d'un volto, dal lembo agitato 6285 d'un manto, dal volgersi ratto d'un pargolo verso la poppa, dal ripiegarsi d'un corpo
senile nell'ultima sosta.
6295
241
<
zi
Laus
Vitae
di
e s'accasciavano al suolo
rombo
della
morte improvviso,
il
periglio,
le
6315
erano come le bestemmie le implorazioni e le grida opposte ai fati avversi, 6320 eran come le bocche urlanti,
gli irti crini, gli
occhi riversi.
6325
242*
Laus
forte.
Vitac
E talor si facea
6330
repente un silenzio pi crudo che tutte le grida;
i
**Pctch siamo
nati?.
E io sussultai di paura
pavimento che freddo come pietra di tomba, 6345 sentendomi l'ossa corrose.
sul
era
profonda
6350
genti dogliose.
Dominavano la sventura
e la colpa, chiarosonanti
come
le
squilli di
tromba,
Volont meravigliose.
"243-
Laus
Vitae
u Perch siamo nati ? dicea la creatura del fango con la bocca sua piena d'ombra
6360
Simile
al
l'uomo, con
il
la strage
servaggio e la fame.
da macello e da soma! Porta su le tue schiene il peso di colui che ti doma e poi senza gemito spira
6370
sotto
il
coltello tagliente.
6375
chi sforza il Mondo a esistere e magnificato l'afferma nelle sue lotte e l'esalta su la sua lira. Taci tu, cosa da mercato,
ingombro gemebondo!,,
244^
di bellezze in travaglio.
Laus Vitac
6385 E,
dalla fronte
nuda
come gli arbori novelli di gemme, noi su la terra 6400 mescere vorremmo la vostra
immortalit con la nostra morte per vincere il Fato! E il coro inerme ed armato
"Sursum
6405
corda!,, rispose,
Le
Sibille
come le ali
6410
della
colomba, poggiati
-245-
Laus
Vitse
cingano
come
umida di visioni
6420
fatidica plpiti
di libert
sopra
il
vento.
Ignuda
le spalle e le braccia
6425
tuo vestimento.
Ma
mi celi,
potere del corno sul fronte di Pan che conduce nei cieli
6435
le
non
seme
del vincitore ?
Ah chi mai
6440
246-
Quando mi guarderai ?
Orfeo sono, senza ghirlande, che pi non attende alle porte dell* Ade quella che due volte perdette! E tu sei troppo grande, o Libica: sul cor tuo forte soffocar puoi anche la Morte.
All'Eritra dissi: " Non m'odi, se parlo. Sei anche pi grande!
Laus Vitae
6445
Tu sdegni
6455
troni.
6460
chioma
della
Grgne.
Pallade ha il suono dei flauti e il canto delle^mille^teste 64 6 5 pei giuochi della nazione. Tu nelle tue vaste orchestre hai tutte le voci, dal rombo
dell'ape al fragor del ciclone.
2 47
La u s
Vitae
(che resse
chiostri
una notte i
clava
6480
e di mistero infinito.
6485
or che
face
6490
inno
alla
Delfica
esule Ocenide, te
che i lombi non anche detersi 6495 hai dall'amarezza salina. Chiusa nella tunica grave or sei, nella lana cui morde
"248"
Laus Vit*
ma ti gonfia il vento del mare dall'omero al pplite il manto 6500 ampio quasi trevo in procella. Tu svolgi dalla sinistra
mano il tuo rtolo santo
che
6505
s'inarca alla
sicura tra
solitaria.
Io ben so che l'onda natale crea questa tua giovinezza e il cristallo de' tuoi grandi occhi.
Fra le mammelle e i
ginocchi,
e dell'alga, l'odore
stiva,
249
"
32
Laus Vitae
mei
6535
curvi su
le
gli
vene dei
6540
me.
Sul litorale i
trevieri
misurando e tagliando le vele in canape aspra, le lor donne i lunghi aghi acuti
6545
nell'ordito spignendo
con la palma armata di piastra, per giugner vivagni di ferzi acconciar guaine a ralinghe e rinforzi e ritrosi e suppunti 6550 ben saldi contro fortuna, via via di costura in costura disser le tue lodi con me.
I costruttori di
navi
6555
LausVitae
armonie la
i
di sinopia
il
legname
calafati la scussa
carena con maglio e scalpello stoppando per Pugner di pece 6565 e di sevo a fuoco di stipa e spalmar di bianca cerussa,
i
mazzi
canapa splendida ai soli novi o torcendo nei trasti 6570 i fili e alla pigna i legnuoli,
la
me.
O Thalassia, Sibilla
6575
di grandi oceaniche sorti,
divinatrice serena
di turbini e di naufragi,
^251"
Laus Vitae
le ceneri crepuscolari,
o sorgere
l'albe cruente
Un Liberatore
come f Agageo
Titano pi grande
Olivo e a Minerva,
gioia
perduta e goder sa nei giorni la belt senza fasto il piacere senza mollezza e comporre sa le sue feste colo divine con lievi corone? forse f occhio tuo fisso contempla V Ombra di Roma
Ma
252
Laus Vita
mondo azioni
6620
virili, se ancra sonvi da vincere mostri, da sciogliere enigmi, da purificare carnai, da costringere petti 6625 umani a gridi d'amore e d'orgoglio verso la Vita, andiamo, andiamo! Se ancra sonvi giardini profondi ove favellare si possa
dei sogni
6630
co'
saggi e
gli aedi,
se fonti
vi
0035
se inni, se
6640
'253-
Laus
Vxtae
6645
6650
sparso e delfebrezza brutale, per ingannar la mia sete di vivete in atti ed in opre, o fresca Ocenide, innanzi ch'io venissi a te, disperato vagai per l'antica via strepitosa di carri lorda d'escrementi e d'avanzi accecante di luce dura. su quella lordura l'anima mia ne' miei sensi
crudeli
perdutamente
il
aspir
divino fiato
6655
d'anemoni e d'asfodli;
trascorse al confino de'
cieli.
6660 quello
cui
l'anima mia
pronta se tu l'accompagni!
profonda innocenza non giova altro guanciale pel sonno d'un'alba ignota
la
cui
-254-
6670
sc
suo braccio robusto. La tiene disgusto mortale dai giacigli acri ove il sudore
del
L aug y^
6675
k
la
6690 non ebbe il sapor della vena. Bevvi a una a una le stille
su la bianchezza del petto che i rovi avean flagellato. Vidi nelle aperte pupille no sguardo pi fiso 695 che il ferreo sguardo del Fato. E le labbra nel mio viso non potean pi ridere e gli occhi
-255-
JLatss Vite
6700
E conobbi l'attesa
nella stanza che s'oscura
[al
quando
lama tagliente,
6705
silenziosamente, posta nella piega impura del lenzuolo, per la vana vendetta; e sul cuor solo che aspetta
e su le
su tutte
misere
carni,
carri,
passan
gli
uomini e i
tra
il
cadavere^ i
ceri;
6720 non
6725 dell'ombra
sotto le verdi
il
sue plpebre, n
giovinetto
"
256'
vento con gli anemoni in bocca, n il flato dei gelsomini quando a vespro piove su gli orti t 6730 n alcuna gelida cosa poteva guarire il mio male ; perch maculato io era pi profondamente che il nato
della pantera.
Laus
Vitac
"735
a foglia.
E l'oscuro giacinto
Crimine irto.
d'amarezza era
preludii della
il
in
me,
"745
Notte,
il
in travaglio, e
pianto pianto
lutto figliale
e in
dune deserte
e tutte le cose di
fiamma
^57
"
33
Laus
Vitae
e la melancola
delle fiumane tortuose ove scorre l'acqua che stilla
6760
Tempo,
6775 Eterna
sei l,
simulando
col rotolo tuo dispiegato l'imagine nautica, Euploia, per acerbare la pena del naufrago che ti si volge,
258
Laus Vitae
me medesmo sepolto.
teschio d'ariete vidi,
E pi e pi biancheggiare
il
6790
E vidi
la
presso nell'ombra
col figlio
madre affannata
stretto al seno, e
l'uomo abbattuto
;
in
e dall'altra
presso
6795
6800
del
maschio la
il
di ricuoprire
mozzo
coppia
LCfOC SCQZa
compagno
che
l'effigie
dell'uno
Tempo
6810 irreparabile e
l'altro
e di tristezza gorgnee
'259'
Laus
Vitae
Medusa anguicrinita
un destino
funesto.
6815 P er
forze tra la
penanti per entro quel turbo, tutte parean cieche al confronto 6820 del gesto con cui quell'eroe pensoso reggeva la zona a sostener la medaglia di conio titanico, pronto per conquistar la corona 6825 a sca gk ars * n ella battaglia.
sei
senza
il
figlio di
compagno Medusa
a riscontro,
6830 che
sempre
fatale volto
260^
Laus
Vitae
e neiropre averti
compagno;
6845
che troppo talor cosa dura non P oter ^ a man fida porre su l'omero dell'eguale.
della solitudine in
per
6850
fisso era in
"Sii solo,, rispose egli a me "sii solo della tua specie, e nel tuo cammino sii solo, sii solo nell'ultima altura. 6855 II cuore il compagno pi forte. Tre volte i guerrieri son pari: liberi davanti al dolore, liberi davanti al periglio, liberi davanti alla morte. ciascuno pronto a s stesso, 6860 ciascuno a s stesso fedele: un arco che ama il suo dardo, un dardo che brama il suo segno, un segno che sempre lontano.
6865
E la libert lo squillo
d'oro,
il
44
Ben
so,
insegni,,
io dissi.
tal
sentenza
"261*
Laus
Vitae
fendermi come spada gli orecchi, nel vento del mare; e il cuor mi balzava nel petto
Coribanti dell'Ida per una virt furibonda 6875 e il fegato acerrimo ardeva. oggi il cuore m'aggreva fattura di Circe omicida, di Circe dalle molt'erbe che inganna con voce soave. 6880 Battermi tent con la verga
come ai
Ma
mura
tenre nel
pugno
la scotta.
E, in verit, fu quella
mi vacill di fiacchezza
e d'ebrezza torbida; quello
fu l'ultimo
mio smarrimento,
6895
supremo.
262^
Laus
Vitae
6900
nova
Delo divina,
6905
mia conoscenza,
da voi mi venne sentenza dura per vivere in terra; e voi siete i miei luoghi santi.
6910 Tutte le colpe e i castighi e le minacce e i vaticinii si oscurarono allora ai miei occhi; e la immane ltbra si fece sonora 6915 di quel peane che udito avea nell'isola d' Aiace. E vidi in carne verace le giovent sovrumane (non tale era Achille sul punto partirsi da Sciro di 6920 e Patroclo Actride prima che agli meri suoi rivestisse
Tarmi funeste ?)
lo spazio
irraggiare
vene
muscoli e
di tutta
'263'
Laus
Vitae
la
6930
6935 quei
fra la certezza e
librati, fra l'atto
mistero presente
e la parola futura.
Ciascuno la sua ossatura 6940 creato avea dall'interno dei suo spirto, artefice ardente del suo simulacro vitale;
e dal tarso allo sterno, dal cbito al ginocchio,
deI cor P
6945
dall'occipite al tallone,
spirto che parli con un fremito d'ale ; 6950 si che il triste pondo animale in verbo mutavasi eterno.
di s
come uno
6955
in
"264^
Laus Vitse
6960
come Polluce, piegavasi in dietro gridando, quasi a lanciare di l da ogni fine raggiunto un disco di ferro in cui fosse inciso un decreto del Fato. 6965 In fiera allegrezza, agitato
Inclito
l'altro
pareva da
l'altro
;
pirrica
danza
con l'alterno urto dei piedi 6970 con la brevit degli accenti segnava i ritmi veementi dell'anima sua predatrice.
E chi, flesso
sedea su
la
il
pplite, lieve
;
gamba sopposta
una sosta
6975
e chi raccolto, in
zona
sul
6980 e
-265'
34
Laus Vxt
6990
nascosto
le
mani profuse
di soporiferi
teneva
le
guatava
ricca rapina,
contratto i muscoli al balzo, quasi leopardo che sia per frangere tergo di toro. H tutto pareva sonoro
7005
dell'alto
peane lo spazio,
rivelasse
una fiamma
di
7010 a
266
il
Lf us Vit$t
7015
L'Esemplare
7020 Quello
il
tutti
e sul ginocchio la
ei
il
mano,
compagno oppresso dal peso, 7035 il forte che ancor non s'affranca.
mole d'umo fecondo, con le gambe conserte
Sotto
di lui sta, quasi
il
di granito e
assiso
titanico veglio
7040
267^
Laus
Vitae
7045
e strapparle sacra
promessa
7055
u veglio della
gleba
7060
mia
fatica vitale,
il
giudice e
custode
futuro della
mia morte.
la sorte
7065
preg buona
7070
tu non obliare giammai; che in ella un indomito nerbo. Forse su quelle povere
-268-
Laus
Vitae
quando, sopra
assiso
il
vinto dolore
come il sereno
7075
eroe che nell'alto contempli, cantar tu potrai dal tuo pieno petto i tuoi dii ne' tuoi templi.
XVIIL
IR giunto quel giorno per l'uomo audace e paziente, che vinse il dolore e il disgusto e la stanchezza e s stesso. E giunto il giorno promesso.
O solstizio d'estate!
La man ritrov, come nido
7085
nel cavo del tronco vetusto, le ricchezze della sua gente;
e,
si
il
come le uova
lasciate
7090
non
s'ud
muovere ala
odor
O solstizio d'estate,
annunzio
della mietitura!
"
269
'
Laus Vitae
disgusto,
7105
il
lezzo della fogna, peste della cloaca, il rutto della mala ebrezza. 7110 Per vincere la stanchezza, volli cose pi pesanti da portare in sentieri
il
la
pi
le
difficili
e costrinsi
7U5
a pi lunga vigilia.
la folta
"270-
l'aspetto terrestre*
Laus
Vitae
Dioniso effrenato, 7130 la mostruosa faccia d'un dio pandmio agitato da una innumerevole danza
di
Dioniso pan-
demio
7135
sanguina van
di stupri
La strada
dio
ampia
quadrighe
di fronte
7145
vi possa procedere
un novo
come budello bovino, ardente qual fiume di lava, 7150 umida qual catacomba, frequente qual molo d'approdo, deserta qual vacua tomba, piena di silenzii e di gridi,
tetra e folle, fnebre e vana,
cos bella io
ti
vidi
Laus
Vitae
7160
Io
ho portati i tuoi
furori,
caricato mi sono
delle tue doglie,
ingombrato
7^5
7170 Lo
spirito del
tumulto
II
tumulto
riverse
7*75
Un
7180
D'acuto lucea
l'ilarit
riso ostile
sanguinaria.
^272
"
7l g 5 della sua fame allegra, pi forte, sempre pi forte, come la ciurma che vara la barca gi. per la sabbia del lido e spignendo la negra 7190 carena d grido concorde. Dalle gole rauche un selvaggio canto rompea tra i palagi senza echi, e le ingiurie gli eran compagnia di strumenti j\qc con sibilo di rotte corde, gli eran segnai di ripresa
il
Laus Vit<e
7200
argentino al colpo del sasso, il rimbombar dei battenti wr tat i su k chiuse porte ;
canto avea fatto lega col sepolcro, avea fatto patto di felicit con la morte*
e
il
n gran j e . magogo
figliuolo di
satollo di vituperio,
che s'era estrutto alto luogo quivi a tener sue concioni ; v 7210 "ft *1 S ran demagogo, nomato con nomi di gloria Prevaricator sin dal ventre e Sacco di saggezza
*
273
35
Laus Vitae
escrementizia e Frogia
7220
cintura
cordella di sparto,
e vittuaglia spartita
luogo di vana bellezza,. E una ventrosa menzogna 7235 sara P osta * n ^ogo di queste vesciche che abbiamo fendute, per nostro ricetto. E tu, sterile Plebe che non partorivi, 7240 concepirai pula
in
e partorirai loppa.
cieli si
ripiegheranno
"
274 '
Laus
Vitae
messagger di
:
salute,
7 Z 5 che dicea " La Canaglia succede all'Uomo per sempre e in pace amministra le grasce,,!
Egli era la sanie coatta in forma di vafro macaco 7260 nascosto nei panni il verdiccio pelo e le chiappe callute. le vocia trici boccute l'adoravano. Dal capo alle piante con gli avidi occhi 7 2 "5 elle parean tutto succiarlo quasi ei fosse tutto pripo.
muraglia equestre
e di lance
7270
irta di
lame
-275-
Laus
Vitac
che laggi l'attendea, pioggia recente avea sparso per le vie l'odore terrestre, calando il sole accecato 7 2 7 7 5 tra nuvole e cupole d'atro piombo gonfio ed immoto) un che di sacro e d'ignoto
(la
7280
gloria,
7290
I belli
grumi
morsi
"
"276
73
Laus Vitx
del
vapore dilaceranti
iterati
o dai tuoni
735
ferro attrito,
73
l
bianchi di farine,
con lorde le mani d* argille o d'inchiostri di sevi o di nitri, con pregne le vesti 7315 di tabacchi o di droghe di farmachi o di toschi, venian delle fucine, venian degli opificii, venian delle fabbriche in opra,
7320
supplicii e
servaggi,
7325
cui
li
asserviva
il
travaglio.
pena diversa
una
277"
Laus
Vitae
733
E la volont di morte
cess dal grido e dal canto:
subitamente
si
fece
taciturna e compatta
7335
dinanzi alla muraglia equestre che l'attendea. S'udiva tintinnire l'acciaro nella bocca
degli inquieti cavalli,
7340
Gli
il
la
vendemmia
sotto
Pugne
7345
cranii fenduti,
cervelli
ma tra
il
l'eterna,
invano
rinati
7355
"278"
Laus
Vitae
perch i prigioni del prode sieri tolti e le prede 7360 del possente sieno riscosse.
7370
terme.
Le fauci belluine
della Folla s'erano aperte
madre
piloni
nuvola melmoso,
la
massa
carnale rigurgitava
7385 schiumava
in
279^
Laus
Vitae
7300
si precipitavan dal cielo, che l'ombra parea pi veloce nel vespero violento. Le torce ruggirono al vento.
E da presso e da lungi
udiva il clamore, udiva gli ululi e i lagni 7395 orribili della gran doglia nella Citt millenaria. E il clamore era come
io
io
La gran doglia
di
femmina partoriente
si
7400
spasimo grande e morda la verde sua bava e dia del capo e dei pugni
che
torca in
nelle
7405
E dissi
"
Ah quanto ti torci,
fai
misera, e quanta
bava
!
di vituperii e d'ire
7410
di ciuco e la
280
Laus
Vitac
5 sa P ra sollevar la tua fronte chiomata di crin leonino verso la bellezza d'una vita semplice e grande
Chi ti trarr dalle lande 7420 della morte verso il bel monte delle sorgenti ove il destino delle stirpi s'immerge
e
si
rinnovella ?
ti
Un eroe
forse
74*5
come s'inchiodano
ferri
743
Afflitto io
non dissi a
me stesso:
Ma
santa d'Eleusi
fu pallida nella
memoria
in silenzio
M pane e la
fame
La
spica
mietuta
il
7440
nella mistica
ombra mi parve
pane addentato
fame.
36
dall'avidit della
-281
Laus Vrtae
Q mattino di primavera
su la via lavata dall'acqua del cielo! Garrire e brillare di rondini nell'umidore
argentino!
7445
Odor dell'eterno
7450
7455
Selvaggio sguardo materno verso il divino alimento Strida del pargolo fioche per l'aderir della lingua a l palato nell'alidore
!
!
Le turbe assalivano
forni
7460
Traevan
sul lastrico
sacchi
donne
fanciulli,
i
madri,
le vergini,
vecchi,
*
282
tutti ridean
e tutti
Laus
Vitac
solchi.
E un sapor religioso
era certo tn quel
pane
che
tal sacra
ebrezza recava,
7485
L'uomo
l'eguale
7490
dell'uomo dinanzi alla spica mietuta in silenzio o con canti. E questa la sola eguaglianza, questo il gran diritto terrestre che inscritto sta nella zolla. E parvemi, sopra la folla
sazia di
carica
Riapparizione
di
Demetra
7495
Dea
per
la
mia speranza
e fu l'ora
283
Laus
Vftae
notturna della mia Musa quando apparve veste sanguigna alla moltitudine chiusa nell'anfiteatro profondo che fremea di fremito immane,
L'alttopane
tutti,
il
7510
il
il
novello
prodigio del
mondo:
7515 quando
il
che tenne
l'ascia la
e d'ogni vento la gioia, tutte le figure segrete conoscesti tu dell'abisso marino da poppa e da prora.
7525
sollev
come quello
?
284
"
parve misteriosa 7530 come quella che ti guatava e parea farsi cava alla voce tua ripercossa? Entrar sentimmo una possa
ti
Laus
Vitac
7535
ignota in noi, crescere un'ala terr e a l nostro ardimento, un'ansia d'interno titano
distruggere l'impedimento
della corporea chiostra.
.
sostanza progenitrice
dei sangui, l'originaria
7545
753
deve
L'afferrammo
instrutti
7555
dal dio, la
e
dell'Eroe disparito.
-285-
Laus
Vitae
7565
7570
inespugnabili !
Supreme
7575
testimonianze d'un sangue armonioso! Gli olivi che fioriscono a specchio del Mediterraneo Mare ancor vedranno fumare
i
indgeti e
udranno il peana,
quando
restituita
7580
su Tacque sar la pi grande cosa che mai videro gli occhi del Sole: la Pace Romana.
XIX.
7585
del popolo
unanime intenta ;
Laus
Vitae
7590
7595
caudale giuntura delle sue mille e mille vertebre che traversa, come flgore, l'insano sussulto ; e il Pnico, l'occulto suo dio che gli schiaccia la coglia; sua funa e l a sua doglia e e la sua miseria infinita,
la
tra le inesorabili
mura,
E talor discopersi
7600
in alcun volto infoscato
H Desetto
solco del
grano mi fu a noia per la memoria dell'uomo; 7610 e ogni vestigio di piede umano mi parve lordura. E l'immensa aridit pura del Deserto senza vie
^287^
Laus
Vitae
e senza asi,
la sete
le
il
suo fiore
sue
mammelle nude
7620
che fanno bassura in bassura di ombre d'inganno, il muto tremar del suo vento focace quasi battito di febbre, furono il mio rapimento.
e
sterili
m'impregn d'oro
ogni sovrabbondanza molle, ogni pesantezza alleggiata, ogni ingombro distrutto. E nel mio corpo asciutto
7635
la felicit del
fu pi agile che
7640
appresa ad arbusto di mirto, E tutti i miei pensieri furon come corde di cetra aridi; e le volont belle sonarono in me constrette
Laus Vrtae
suonano
nella faretra.
ch'io divenni
mostro biforme,
lo snello centauro
ferro,
di levit senza
orme.
inumani
7655
che parea sangue di pardo. Ed ebbi cos nel mio sguardo l'inconsapevolezza
della purit bestiale,
7660
me ebbi tutto il Deserto. E, scendendo in corsa le dune verso la bassura fallace d'aereo incantamento,
in
Nube
7665 materna
vestito di vento.
7670
visione di dolore
"
289
"
37
Laus
Vitae
e
il
la
Dov'era
dio di procella
le
acque
suo incenso ? Quivi, nel fuoco immenso, non era alcun che gridasse per la giustizia n alcuno 768*; c ^ e P er * a ver ^ ta facesse lite e contesa e digiuno.
carichi del
7600
"^
\\
Messo della
Libert
7695
guarda
dimore su
Il Mar glauco,
Deserto roggio
*
290
77
io
Laus Vitae
in bellezza infinita
775
clangor delle mie mille trombe? Or ora laggi seppellita ho la Sfinge presso le tombe.
77to
ho anch'io la mia Sfinge co suoi enigmi nodosi, e seppelliti anco gli avelli
Seppellita
77
alla covatrice di
risa volubili
tombe,
come
di
7720
avvolgimenti d'aura, roche troppa allegrezza, talora come i canti delle colombe,
tempio carnale
*
291
'
Laus Vitae
7730
Volont, Volutt, Orgoglio, Istinto, quadriga imperiale mi foste, quattro falerati corsieri,
La quadriga
imperiale
prima di trasfigurarvi
in deit operose
che fanno
danze
lor circolari
Parche in ricondurre
7740
resse l'auriga,
7745
con redini tese nei pugni ove serpeggiava la fiamma del sangue sagliente pei fermi cu bt ai bicpiti duri quadriga negli Atti pi puri
:
segno
di
potenza
ai futuri.
argini delle
fiumane
7755
vorticose, in vista
del duplice abisso pel crinale aguzzo dei
*
monti
"
292
Laus Vitae
senza
7760
che crede
al pericolo, e
scampo lo
sbatte sul sasso, gli spezza la nuca e la schiena! ebriet d'ogni vena,
7765
occhio gelido e chiaro nella faccia ardente! levante, a ponente, per ovunque guardai
dall'adamantina cima
del rischio, e
sempre mi
chiesi:
?
7770
salire
Ma
7775
abbattuto.
E l'alta quadriga
7780
7785
esperienza dei mali eia gioia immite del rischio, tutta l'opra d'odio e d'amore dietro di me sparve, fu come sabbia ventosa, fu nulla. E l'anima mia dalla culla dell'eternit parve alzata in quell'ora, con l'innocenza
.293-
,aus Vftse
v
dell'elemento,
7790
pi fiera che qualsa nostr'arte. E corsero a lei d'ogni parte moltitudini di bellezze.
profondo
^
silenzio.
7795
7800
7805
che non pur nel gi. fatto vespero furon mormorate mai dal timor delle labbra n mai nel mistero notturno. E il suo coraggio taciturno le suggeva cupidamente come il fanciullo vorace che sugge gli acini gonfii i miei solare e inghiotte la pelle che il sol fece d'oro
e trita
i
ficini e
il
raspo,
che tutto gli piace. E quel ch' angoscia spavento miseria tra gli uomini, quello 78to
le si
in felicit
Felicit,
non ti
me stesso,
"
2 94
7815
me stesso e
tu venisti a
a terra lontana.
Ma nell'ora meridiana
me d'improvviso,
coi piedi scalzi e col viso
Laus Vitac
7820
la
Musa
mentre tu
t'avvicini,
7825
se
sien pi delicati
del
guaime che nasce nei prati dopo la falce, pi tenui delle prime
foglie che
7830
spuntan nel
i
salce,
e pi lievi sieno
tuoi passi
Tu torni e tu tornerai, 7835 come l'aura intermessa che manca perch va pi lungi,
forse sopra
forse in dietro
di
di capelvenere, forse
7840
madreselva, a vestirsi
di freschezza novella
Laus
Vitae
mio cor non ti chiama 7845 n ti attende. Tu repentina entri e mi guardi con occhi
II
come quel degli occhi onde occhiuto il fior della fava nel mese marzo tra pioggia e chiaria. di 7850
E tu m'assempri l'iddia
parrasia,
riccioli,
7855 Tu
il
tu hai
primo odore del campo marzo, i denti di brina. Ti guardo; e la prima peluria mandorla nova della 7860
di
Ti guardo e le tue dita chiuse son come lo spicanardo che chiuso in mazzi pei forzieri
7870
de tuoi capelli che piega su le tue tempie il favonio ; e come il nido alcionio, che palpita a fiore del sale
col palpito lento e infinito
-296
di tutto
il
mare placato,
fiato.
Laus
Vitae
7875
il
lane del cardo argentino, o Felicit del cor prode. Ed ecco tu torni a me! T'ode la Musa; e il suo volto divino
le
7885
nel volgersi
se
ti
rassomiglia,
non che tra le ciglia sembra ell'abbia il fiore del lino ma in vero il colore marino che rimasto per sempre 7890 nel suo sguardo amico dei flutti.
7895
7900
Noi abbiamo un canto novello perch tu l'oda, questo grande Inno che edificar ci piacque a somiglianz d'un tempio
Encomio delfopera
"297^
38
Laus Vitae
quadrato cui
7905
oper con puro fervore, quasi fosse questa l'estrema opera di s morituro, il monumento al suo spirto
7910
liberato e liberatore.
dell'Orsa e le Parche,
7920
Tre volte sette: la strofe qual triplicata sampogna di canne ineguali risuona con l'arte di Pan meriggiante* Io tagliai le canne lungh'essi
i
febbroso
79^5
la cera
^298^
Laus Vite
da una sagena 7935 logora per lungo esplorare i fondi pescosi, ancor lorda di scaglie, pregna di salso,
Trassi
il
refe
794
il
allo
al vario
795
ai
movimenti segreti
suono
si
fece
acque
foglie
marmi,
7955
brama,
^299-
Laus
Vitae
coro, sicinnide
incomposta.
mestare
con lor mestole ed assi ne* vecchi truoghi di pietra consunta lor polte ed imbratti,
7970
7975
fermata in
italici segni,
rivendicarvi io seppi
7980
Io vi trassi con
della
mano
-300'
Io vi disposi nei modi delf arte cosi che la vita vostra rivel le segrete
Laus
Vftac
7990
radici, le
innmere fibre
la stirpe
Natura sonora.
apparire tra l'una
i
Io
feci
e l'altra sillaba
volti del
mille
Passato tremendi 7995 come sembianze di morti che un'anima sbita inondi. Io dal vostro cozzo faville sprigionai, baleni d'amore 8000 che illuminarono l'ombra del Futuro pregna di mondi.
Splendete e sonate, o parole, Inno che il vasto
in questo
preludio del mio novo canto. 8005 Converse io v'ho novamente in sostanza umana, in viva polpa, in carne della mia carne,
in
8oto su
onde scese
Euretria la
suo messaggero
Decima Musa.
Risonate come le trombe del vento che avea seppellito 80x5 laggi nelle sabbie di fuoco
Laus
Vitae
l'ancpite Sfinge
io voglio al
camusa.
8020
XX. _
8035
Strophia dinanzi la porta del re d'inni Pindaro in Tebe. Duro il Tbumesso, e il suo sprone come ginocchio proteso
8040
Ma
il
tuo
pi del Teumesso, o
Laus
Vitae
glauco pallore, e la Culla sta con Montggioli bianca sopra un dolce golfo d'ulivi.
cor
mi sovvenne
il
Plisto
nel lapidoso
riveder
sentii
Motrone
mi parve; e spirare
le alture e le valli
il
per
8070
il
soffio dell'Eliade,
nume
di
Laus
Vitae
pe' tempi
il
Ritorno eternale.
ciel tra le
8075
attonito, e
il
frondi
era
dell'occhicrula
8080
quivi sedetti su l'erba a meditare, o Maestro, il fato del tuo nascimento. tu eri meco placato nella tua divina vecchiezza ;
E io dissi: u Padre,
il
tuo grande
Luni
ove il Buonarroto ancor rugge 8090 e il Tirreno Mar navigato dalle prue dei Mille injeterno. Prometa materia quest'alpe, insonne altitudine alata,
carne delle statue chiare,
8095
8100 precipita
Da
Laus
Vitae
8105
per sorgere in luce di forme. padre, qui son le tue cune che Michelangelo seppe.
Degna quest'alpe che gli occhi tuoi di fanciul torvo guardata l'abbiano quando la dolce
8110 tua
e
peso
avea sostenuto
sonoro annunciar le tue sorti, onde l'umil casa ancor trema. 8115 Degna che tu la contempli nella tua sera solenne, o eroe che tanto pugnasti
e tanta sementa spargesti campi di guerra fenduti 8120 dall'unco tuo vomere fatto
nei
con
305
39
Laus
Vitae
e v'apristi
Pan
facesse
obliqui calami eterni e diritti Pallade Atena. Or, se tu spiri il tuo vasto 8135 soffio nella bccina forte che tra l'ignavia dei servi
alla
chiam i guerrieri festanti suprema tua giostra, da tutti gli echi dei monti
8145
d'essi le
meschite
infernali,
da
monti
sola
sar ripercossa
di gloria.
voce di vittoria e
Questo dal cor m'ebbi fervore 8150 nel puro silenzio dell'alpe. E dal ferreo Gbberi al Ronco roseo di grecchia, dai boschi di Mommio argentei di pace
ai rugginosi gironi
Dante
306
in
Val
di
Laus Vite
E per tua
8165 risorsero su
i
le
popoli spenti a cantare divine origini e i culti degli avi e la forza dell'armi.
8170
mediator
fra
due mondi.
Enotrio, ora e sempre laudato sii tu fra gli uomini in terra, 8175 perch veruna dell'alte opere che tu operasti eguaglia in altezza il tuo spirto, presente ovunque un servaggio
si scuota, un'augusta memoria 8180 risorga, una giusta potenza si vendicai, un sogno lampeggi, un deso s'armi e combatta. Enotrio, ora e sempre laudato
sii
8185 perch tu superstite regio del gentil sangue, tu vate solare contra il nubiloso
Laus
Vitae
tu fra l'italica gente, e col lauro gianicolense col cipresso del Palatino
sii
8.195 c l gattice
liguri
d'Arno
col salce
di gloria
sieno tessute
perch tu solo, mentre in ogni 8205 capo di strada era alzato letto fornicano o pur banco di baratto o pur falso altare ad officii di vituperio, tu sol ci serbasti nell'ampio 8210 tuo petto il fuoco di Roma per la terza vita d'Italia.
308
"
Laus Vitae
vani come le bocche delle cave maschere inerti cui sospese il vecchio tragedo 8220 per voto a Dioniso muto. Subitamente per entro i lor vani sembra che parli la magnificenza del giorno geniale, con la concisa forza delle inscritte parole 8225 pi fiera su i cuori virili che getto di bronzo, pi acre che punta di stilo rovente. E gli Archi, ecco, aspettano i nuovi 8230 trionfi, perch tu cantasti: " Italia, o Roma quel giorno toner il cielo sul Fro.
i
lor
Toner il
cielo sul
Fro
8235
vile,
nella
8240
nelle solitudini
prone
dell'Agro, nell'imperiale
deserto, da tutte le
tombe;
'39'
Laus
Vitae
8250
chiome
gittata
cuore da spade
immote con l'else deserte, si dissolver come nube 8260 innanzi alla Dea ritornante dal florido mare onde nacque pura come il fiore salino
portata dai zefiri carchi
melodia dove l'antico suo figlio 8265 approd coi fati di Roma
di plline e di
l
e disse
I
8270
cielo sul Fro. grandi Pensieri e le grandi Opere saran coronati, deit novelle, nell'Urbe.
Toner il
dei
numi indgeti,
o Enotrie
Laus Vitae
XXL
CCO, il mio carme si chiude.
Si placa l'ebrezza dei suoni,
8280
il
Ecco, venir veggo pel prato dell'erba il selvaggio silenzio, a me venire qual cauto 8285 satiro su piede caprino con occhi s chiari che sembra
lucergli tra
i
cigli
tremore
qual di linfe tra colocasia. Ei fece pur ieri il suo flauto 8290 secondo la norma del dio
tego,
per una scheggetta di canna che vi s'infisse... Ah, mi manda Teocrito questo silenzio forse la ninfa parr sia ? 8295
!
O
E
il
solstizio d'oro su
il
campi
esperii,
solstizio d'estate.
Si castrino i bianchi vitelli. Si tndano i greggi lanuti. 8300 Si mietano gli orzi e i legumi.
-311-
Laus
Vitae
S'apparecchi l'aia e, conciata con pula e con morchia, si rasi. Non pi pe' forami de' fiari s'ode rimbombevole coro 8305 ma a pena sottil mormorio, segno che l'arnie son piene, colme son di nettare biondo.
mondissimi vasi.
8310 Piedi due fa l'ombra dell'uomo nell'ora sesta. Oh lunghezza del d per oprare e oziare! Fa ventidue nella prima
ora e nell'undecima. grandi 8315 opere tra l'albe e i meriggi, ozii tra i meriggi e gli occasi
!
Oh
Preghiera
al-
** Madreim-
8320
8325
e di esperienza, di
e di dolore, di
gioia,
amore
e di odio, se in te
mi distendo,
8 3 3 quasi arbusto privo di nodi. Eccomi su l'erba supino, col braccio sotto la testa,
col volto nell'ombra, coi piedi
Laus
Vitae
8335
Un sangue infantile m'inonda. Sento un fresco sonno venire. Tu proteggi il sonno dei prodi.
Io vidi Zagtio, che i Titani
co' volti coperti d'argilla
8340
su l'erba
il
rinato
Zagro
bosco dormire. Non vidi mai sonno pi dolce 8345 n pi profondo, o Nutrice. La sua barba d'oro era fatta d'ali d'uno sciame splendente che gli pendea dalla bocca 8350 aperta qual d'amie forame. In miei converso era il patire!
al soglio del
che
mi dai signoria
313 "
40
Laus Vit*
8360
nutre
griderei:
doglioso, perch pi
mi ferva
su l'erba, con muscoli snelli cuore saldo e fronte capace. Pi ragione v' nel mio corpo valido che in ogni dottrina,
8380
Tu proteggi
il
Ecco, al favor tuo m'abbandono. Odo il brulichio del tuo lento guaime, il tuo fulvo pineto con gli aghi e le pine far vaghi 8385 accordi, e sonar come sistri il grande onftuo frumentario. odo anche un rombo lontano
Ma
3*4
che dice? " Son qua, Ulisside, Madre, Madre, fa che pi forte 8390 e lieto io sia, quando la voce del dspota ch'io ben conosco, che udii tante volte, la maschia voce nel mio cor solitario grider " Su, svegliati E Tor. 8395 Sorgi. Assai dormisti. L'amico divenuto sei della terra ? Odi il vento. Su! Sciogli! Allarga Riprendi il timone e la scotta; che necessario navigare, 8400 vivere non necessario.
: !
Laus Vitae
s&
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