You are on page 1of 38

Roberto Cattaneo

OHNE FAHNEN
SENZA NESSUNA BANDIERA
Vaterlandsloser
dai ricordi di Maria Fasanella

Hittnau sta adagiata lungo le pendici di una collinetta quasi interamente ricoperta di pini, proprio nel punto in cui la ripidit del colle si interrompe e si forma una corta ansa pianeggiante. L sotto, alla base della collina, situata Pfaffikon, la cittadina dove mio padre lavorava e dove io frequentavo la scuola molto pi! grande di Hittnau e possiede ampie strade ricc"e di nego#i , maga##ini e uffici. Hittnau aveva allora venticinque case in tutto e nessun nego#io, se si fa ecce#ione per la latteria sociale e una piccola $onditorei. Per il resto, solo case. La nostra era la pi! grande del villaggio, l%unica composta da tre piani. &nc"e se non era certo la pi! gra#iosa. Herr Hoffmann l%aveva fatta costruire una do##ina di anni prima, per s' e per i suoi tre figli, dopo aver ereditato da suo padre quel poco di fortuna c"e il vecc"io aveva fatto in &rgentina. Per questo motivo la casa aveva tre piani, per poter destinare un piano ad ogni figlio. (a poi i figli divenuti grandi se n%erano andati via. )utti e tre, uno abitava a *urigo, in centro, un altro era andato a vivere in +ermania e il ter#o francamente non ricordo, ma credo c"e vivesse anc"e lui all%estero. Cos, in quella grande casa di tre piani era finito col viverci da solo, insieme a -rau Hoffmann naturalmente. (a poco tempo dopo, quando si accorse di quanto gli veniva a costare anc"e soltanto per riscaldarla tutta, Herr Hoffmann si convinse a concederne una parte in affitto. .el distretto di Pfaffikon stavano allora giungendo centinaia di famiglie dall%/talia, e la fame di appartamenti in affitto era tale da invogliare anc"e uno come lui, c"e un po% diffidava degli stranieri, ad affittare due dei tre piani della casa. Cos,, aveva riservato per s' e la moglie l%intero ultimo piano, e aveva ristrutturato gli altri due sottostanti, ricavandone due appartamenti gemelli per piano. C"e avevano una sala molto grande, una cucina ampia e comoda, una grande camera da letto matrimoniale e una cameretta per la prole. Pi! un piccolo bagno, c"e aveva piastrelle verdi sul pavimento, piastrelle verdi ai muri fino all%alte##a di un metro e venti, lavandino, ta##a e una vasca da bagno in ferro. .iente bid, la cui esisten#a era allora sconosciuta, tanto a lui quanto a noi. &ll%epoca noi abitavamo al primo piano, e a fianco a noi viveva la famiglia Caporaso c"e veniva dalla 0icilia. /l piano terreno era abitato dai -emia, calabresi, mentre nell%altro appartamento, quello pi! buio perc"' guardava dalla parte della montagna, ci vivevano i Vinciguerra, c"e venivano da &ragona in 0icilia. -orse Herr Hoffmann non aveva calcolato bene c"e la contropartita alle sue cospicue entrate per gli affitti di quattro appartamenti sarebbe stata la perdita della tranquillit sua e di sua moglie. La sua vita era stata fino ad allora scandita dai ritmi ossessivamente ripetitivi della classica famiglia svi##era. La signora Hoffmann era sempre occupata dalla cucina e dalle puli#ie della casa, il signor Hoffmann, quando era libero dal lavoro, stava sempre nella sua biblioteca a classificare i francobolli e a leggere riviste, e i tre figli crescevano da soli, gestivano da soli i tempi per i compiti di scuola e quelli per il gioco, e qualunque cosa facessero la facevano sempre silen#iosamente. Parlavano poco tra loro, e quando capitava tenevano un tono di voce basso e quieto pi! c"e parlare sussurravano tra loro. 1ra invece gli Hoffmann si trovavano a convivere con quattro famiglie di italiani, di meridionali per l%esatte##a, c"e parlavano in continua#ione, anc"e

contemporaneamente l%uno con l%altro, e con volumi di voce c"e in 0vi##era erano abituati a sentire solo in bocca agli ambulanti al mercato. 2 poi c%erano i bambini, tanti e tutti urlanti sen#a interru#ione. / Caporaso ne avevano due, un masc"io e una femmina c"e all%epoca avevano meno di dieci anni. / -emia erano due fratelli soli, c"e avevano lasciato le famiglie in Calabria perc"' non erano ancora trascorsi tre anni da quando erano emigrati in 0vi##era, e i Vinciguerra avevano tre figli. 2 poi c%eravamo noi, anc"e noi in tre, io, mia sorella maggiore e mio fratello pi! piccolo. & quel tempo noi vivevamo nella casa di Hittnau da poc"i anni. 1 meglio, eravamo vissuti l, anc"e in preceden#a, ma allora eravamo invisibili. (uti, ci muovevamo come ombre, in casa camminavamo scal#i e in punta di piedi. La nostra presen#a invisibile in quella casa dur3 soltanto due mesi, poi ci cacciarono.

PARTE PRIMA 1.
Pap arriv3 a Pfaffikon quando l%inverno stava volgendo al termine. 2ra sera tardi quando scese dal treno insieme ad altri due italiani. .on aveva la valigia di cartone come negli stereotipi dell%immigrato, la sua era una valigia di pelle nera, comprata per l%occasione in un nego#io di Rionero un mese prima, e costata quanto una settimana di pran#o e cena per tutta la famiglia. 4%altra parte ne valeva la pena, il viaggio doveva essere l%ini#io di una svolta nella vita, non solo sua ma anc"e di tutti noi, quindi era importante presentarsi nel migliore dei modi all%appuntamento con il destino, e la valigia era, insieme al biglietto del treno, il primo passo concreto verso il futuro. Peccato, per3, c"e si era subito macc"iata, pap se ne accorse quando scese dal treno. 4entro la valigia c%erano poc"i indumenti, troppo poc"i per un soggiorno c"e sarebbe durato tanto, ma bisognava far posto agli alimenti da portare con s' nella sua nuova vita, tra i quali c%era una bottiglia di olio di oliva. C"e disgra#iatamente si era rotta per via degli scossoni del treno, e l%olio si aveva impregnato tutto, valigia e contenuto. La sua valigia era di pelle, ma tutto il resto era conforme ai canoni pi! classici dell%immigra#ione. C%era il buio quando scese dal treno, c%era la neve ai bordi delle strade, e c%era soprattutto il freddo. 5n freddo fino ad allora sconosciuto, spietato come se volesse ad ogni costo rifiutarti l%accoglien#a. Ho pensato spesso a come doveva sentirsi pap in quei momenti, sradicato dalla sua Lucania e scaricato in quelle corte pianure circondate da montagne immense, dopo un interminabile viaggio su treni inospitali e freddi, gremiti di persone, solo uomini e tutti, come lui muti. 2 con la famiglia lasciata a Rionero in Vulture, in un luogo ormai tanto lontano da l,, da sembrargli l%altro capo del mondo. .ostro padre non ci raccont3 mai nulla del suo arrivo e della sua prima notte in 0vi##era, e il suo silen#io mi parl3 sempre della sua sofferen#a e della nostalgia c"e subito lo prese della sua famiglia. 0ono certa c"e la sua prima notte in

quelle terre, ospitato provvisoriamente nel letto di una di quelle #immer c"e all%epoca molte famiglie private affittavano ai nuovi arrivati, l%avr passata sen#a c"iudere occ"io. &vr certamente riflettuto sulla sua decisione di emigrare all%estero, c"e non era avvenuta, per lui come per tutti quelli c"e la presero, per una libera scelta, ma per necessit. +li anni c"e pap trascorse al paese prima di risolversi a migrare, furono un susseguirsi di lavori saltuari, di bracciantato agricolo stagionale sottomesso ai capricci del caporalato. L%unica occasione di un lavoro stabile gli venne offerta da un suo #io, #i% Peppino 2 %u passannanz, c"e a quel tempo faceva il galoppino per conto di un importante uomo politico democristiano, il pi! influente dell%intera 6asilicata. 7 0e passi dalla nostra parte e diventi un nostro attivista 7 gli propose un giorno #i% Peppino 7 l%onorevole te ne sar grato. Vedrai, ti trover immediatamente un posto fisso, magari come guardia del Corpo forestale 8 7 (a mio padre era di convinta fede socialista, e per di pi! era un galantuomo. & mamma disse, e lo fece una sola volta, c"e se avesse accettato non avrebbe pi! potuto guardare dritto negli occ"i i suoi figli. La sera del suo arrivo, pap non cen3, era troppo tardi per la cena. Le famiglie svi##ere cenano solitamente alle sei del pomeriggio e quando lui arriv3 alla casa della famiglia 6runner c"e gli aveva messo a disposi#ione la #immer, si erano gi fatte le nove. /l suo primo pran#o da immigrato fu a me##ogiorno in punto del giorno dopo, ad una mensa imbastita in fretta e furia nell%a#ienda meccanica c"e l%aveva reclutato. +i, ma cosa mangiare, si c"iese. 0i mise disciplinatamente in fila indiana dietro ai tanti operai con il vassoio in mano, e non apr, bocca quando, giunto il suo turno, la signora della mensa gli porse un piatto c"e conteneva qualcosa. Prima di guardare il contenuto del piatto, mio padre osserv3 quella donna alta quasi quanto lui, bionda e con i capelli corti, c"e a tutti metteva nel piatto la stessa cosa, in silen#io e sen#a guardare nessuno in faccia. Compiva movimenti ripetitivi e automatici sen#a prendervi parte, c"e a lui ricordavano gli stessi automatismi di quelle macc"ine c"e aveva visto all%opera nella fabbrica durante la mattinata. Pap non avrebbe comunque potuto parlare perc"' non conosceva neppure una parola di tedesco. 9uando finalmente spost3 lo sguardo sul suo piatto, vide un lungo serpente fumante c"e pareva una salsiccia calabrese, ma di un colore pi! c"iaro. Cervelat 8 7 gli disse con la bocca piena un operaio italiano c"e lavorava l, da qualc"e mese. Lui l%assaggi3, non era male, la carne era molle, saporita, ma non era piccante. )rascorse la sua prima giornata in fabbrica visitando tutti i reparti produttivi. 5n capo, un maestro come lo c"iamavano gli italiani, un Abteilungsleiter per gli svi##eri, uno dei poc"i c"e conosceva qualc"e parola d%italiano, l%aveva condotto nelle diverse officine e gli aveva mostrato tutto il processo produttivo. +irando per i reparti, pap aveva notato molti visi di operai c"e gli parevano familiari, volti con baffi neri, capelli neri, sguardi un po% assonnati, visi di italiani come lui. Verso la fine del pomeriggio, il maestro aveva condotto pap in un ultimo

reparto e gli aveva detto : 2cco, qvesta la ofi#ina dove tu lavora 8 7 &lle ;< in punto pap concluse la sua prima giornata di lavoro in 0vi##era. 2ra frastornato per tutte le cose nuove c"e aveva visto e per la girandola di volti sconosciuti c"e si erano alternati davanti ai suoi occ"i. La giornata era stata un susseguirsi di immagini c"e la sua mente rifiutava di fissare nella memoria, la testa era s, stata presente in tutte le a#ioni della giornata, ma era come se tutto ci3 c"e aveva fatto quel giorno l%avesse fatto un%altra persona. Lui si era limitato a osservare quell%altro dall%esterno. )orn3 a piedi, erano poc"e centinaia di metri, alla casa in cui gli avevano affittato la camera provvisoria. )rov3 il suo compagno di camera c"e si stava vestendo dopo aver fatto una doccia. 4ecise di farsela pure lui. 9uando viveva al paese non si lavava molto spesso, anc"e perc"' non c%era il bagno in casa e tutti noi dovevamo lavarci alla fontana del cortile, oppure al lavatoio quando non c%erano le donne a lavare i panni. (a dove si 3 trovava ora era tutto diverso, non aveva finora incontrato una sola cosa c"e fosse simile alla sua vita di prima. .e concluse c"e a quel punto era giusto cambiare anc"e le sue abitudini in materia di puli#ia, e and3 a farsi la doccia. .el bagno in comune not3 un semplice tubo di ottone c"e sporgeva da una parete, poco sotto il soffitto, e vide una vecc"ia tela cerata non pi! trasparente da tanto era sporca, c"e pen#olava dal soffitto fino a toccare terra. 0i infil3 sotto la cerata e apr, il rubinetto, l%acqua scese dapprima fredda, poi divenne via via pi! tiepida. /l getto d%acqua c"e scendeva da quell%unico tubo era molto potente, e gli lev3 il sudore e la stanc"e##a era come stare sotto la cascata di un torrente. Le lacrime scendevano sul suo viso pi! lentamente dello scroscio d%acqua, ma pi! calde, e scivolavano via rapide. .el corridoio all%esterno del bagno si poteva udire soltanto il frastuono del vecc"io impianto idraulico, non i suoi sing"io##i. 4ovette farsi for#a per scendere nella cucina al piano terra per la cena. &vrebbe voluto c"iudersi nella sua camera e stare solo tutta la notte a pensare e a ricordare i visi della moglie e dei suoi figli lasciati al paese. (a solo non era, aveva un compagno di camera, e per di pi! aveva fame quindi scese. &lla lunga tavola della cucina della famiglia 6runner erano in quattro seduti con lui. Cenavano solo gli immigrati, i 6runner avevano gi mangiato un%ora prima e soli, non si misc"iavano con gli stranieri. Conobbe gli altri tre ospiti della casa, conobbe i loro nomi e la loro provenien#a ma li scord3 quasi subito, tranne quello del suo compagno di stan#a, -rancesco, c"e veniva da 0alerno e con cui aveva gi scambiato prima qualc"e parola. -rau 6runner port3 subito quattro grossi boccali di birra, reggendone due per mano e maneggiandoli con peri#ia. Pap la ringra#i3 e la guard3, sembrava la sorella maggiore della donna della mensa, era del tutto simile a lei, solo pi! vecc"ia di qualc"e anno. Poi la signora serv, ad ognuno quattro piatti, dentro cui c%era un cervelat, identico a quello mangiato a me##ogiorno, contornato da un pugno di patate saltate e due spicc"i di cavolo.

La prima lettera c"e pap ci scrisse giunse a Rionero a met aprile. La port3 +iovanni il postino, detto %u paso doble per via di una poliomielite contratta da bambino c"e lo aveva lasciato #oppo. +iovanni non si limit3 a imbucare la lettera nella cesta c"e fungeva da cassetta della posta, ma c"iam3 mia madre gridando : 7 Carmela, Carmela 8 0cendete subito, arrivata una lettera di vostro marito 87 0cendemmo tutti le scale di corsa, mia madre mentre correva si aggiust3 i capelli dietro la nuca. .on c%era motivo di farlo, ma in quel suo gesto c%era tutta l%ansia e la solennit del momento. Pap non aveva mai scritto lettere prima di allora, la sua grafia era goffa e incerta, la grammatica e la sintassi suonavano come un pianoforte scordato. (a il suo cuore ci parlava e raccontava le sue speran#e. .ella sua lettera non descriveva la sua vita di ogni giorno in quel posto in me##o ai forestieri, ma la vita c"e ogni giorno sognava di fare. Cara Carmela, io sto bene e spero c"e anc"e tu stai bene e i bambini stanno bene. 9ui tutto va bene la gente qui ospitale e cordiale e tutti sono amici anc"e il lavoro va ben non si fatica tanto e la paga buona e il tempo un po% pi! freddo, pi! c"e da noi ma non fa poi cos, freddo e io mangio bene due volte al giorno...... (entre nostra madre leggeva a voce alta ci3 c"e pap raccontava di se e dei luog"i in cui viveva, nelle teste dei miei fratelli e nella mia si materiali##ava l%immagine di un posto simile all%idea c"e avevamo dell%2den, dove il sole splendeva sempre, anc"e di notte, le 4 persone e le cose avevano colori vivaci e gli alberi erano sempre caric"i di frutta. .on avrebbe pi! scritto, continuava la lettera, perc"' presto sarebbe arrivata l%estate e ad agosto lui sarebbe tornato a casa per quasi un mese, perc"' le fabbric"e in quel periodo dismettono il lavoro e lasciano tornare gli emigranti. La lettera terminava con una frase c"e suonava strana alle orecc"ie di noi bambini ma anc"e a quelle di nostra madre : =ti voglio bene, &ntonio>. Prima di allora pap non aveva mai detto alla mamma =ti voglio bene>, quella era la prima volta c"e lo faceva. .on c"e non gliene volesse, tutt%altro, ma il suo pudore di uomo, la sua paura di mostrare debole##e, c"e nella cultura in cui eravamo immersi non venivano ammesse in un masc"io, gli avevano finora impedito di pronunciare quella frase. Lo faceva soltanto ora perc"' era lontano, ora era molto importante c"e lei lo sapesse. 4a quel sottile e gi rugoso viso della mamma scendevano due lacrime, due fili soltanto bagnati di gioia. 0ubito dopo, lei infil3 quella lettera sotto il suo cuscino, dove vi rimase per oltre un mese. La prima lettera di pap aveva creato in casa un clima di euforia c"e dur3 diversi giorni. (a riguardava soltanto me e i miei fratelli, non nostra madre, c"e era l%unica in grado di leggere un po% di verit in me##o a tutte quelle bugie. 9uando arriv3 la sera, sentii mamma c"iamare mia sorella Caterina. Cater, dove stai ? 7 Lei non rispose, e mamma ci riprov3 : 4ove sei Cater, ? 7 0ono qua. 7 disse lei.

9ua dove ? 7 9ua sono 8 7 (a c"e maniera di rispondere 8 4ove qua ? @ Ho detto c"e sto qua 8 7 6ada Cater,, se non vieni e mi dici dove stai mamma s%arrabbia....7 0to qua 8 0otto la fica nera 8 7 (ia sorella aveva risposto a mamma con un modo di dire in uso dalle nostre parti sotto la fica nera non "a un significato sconcio, come l%origine della parola pu3 lasciare intendere. 0i usa questa espressione quando non si vuole essere disturbati per nessuna ragione. /nfatti mamma non la c"iam3 pi! e si rivolse a me : 7 (ari%, vai tu a casa di #i% -ilomena a% mamma, ci dici c"e non stesse pi! in pensiero c"e pap "a scritto c"e sta bene 7 . *ia -ilomena, %a cimiciacc"ia, era la sorella di pap e abitava in una vecc"ia casa alla periferia opposta del paese. 2ra il tramonto, il cielo era scuro e a tratti le nuvole rovesciavano secc"iate d%acqua sul paese. /o non ci volevo andare da #ia -ilomena, c"iesi alla mamma di mandarci Caterina, ma lei fu irremovibile : Ci devi andare tu, (ari%, proprio tu. )ua sorella.... tua sorella in questo momento non pu3. 7 5scii di casa piangendo, con malavoglia e con la paura c"e cominciava a farsi strada dentro di me. La casa di #i% -ilomena stava parecc"io lontano da noi, le strade erano deserte e un vento gelido e continuo ring"iava per i vicoli del paese. (i incamminai con un passo veloce, ma le gambe mi tremavano e dovevo stare attenta a non inciampare sui ciottoli. La paura cresceva ad ogni passo, avevo il terrore di incontrare la (alombra, ma gli ordini della mamma dovevano essere eseguiti. &ppena mi vide, *i% -ilomena sorrise e mi url3 : 5 7 (ar,, bella, benedica 8 )rase in casa a% #ia 8 Veni 8 7 /o le raccontai della lettera di pap e lei fu felice di avere sue buone noti#ie. Poi mi fece sedere e mi c"iese di rimanere un po% con lei, ma io guardando fuori dalla finestra avevo visto c"e la notte era scesa e si era fatto un buio c"e non prometteva niente di buono. -ui quasi in preda al panico, inventai a #i% -ilomena una scusa e me ne scappai. Le stradine di ciottoli del paese erano deserte, cupe, risc"iarate solo da qualc"e rara luce di lampione. Camminavo pi! veloce c"e potevo e guardavo continuamente verso l%alto perc"' avevo il terrore di essere g"ermita dalla (alombra. La (alombra una donna vecc"ia, brutta e altissima, pi! alta delle case a due piani. 9uando arriva l%imbrunire, soprattutto nelle sere di tempo cattivo, si mette spesso seduta sopra le case del paese. 2% talmente alta c"e riesce a sedersi appoggiando una coscia sul tetto di una casa e l%altra sul tetto della casa accanto. 0ta cos, per ore e ore, e intanto osserva la gente c"e passa sotto di lei, lungo le strade del paese. &lle persone adulte non fa nulla, a lei interessano solo i bambini. 2 quando prende di mira un bimbo c"e passa, la (alombra sen#a sollevarsi in piedi allunga dai tetti delle case le sue grandi braccia, le sue mani ossute arrivavano presto fino a terra e in quel mentre le sue grosse dita pelose afferrano il bambino e lo

trascinano via. 4ove, non lo sa nessuno, o almeno nessuno a me l%"a mai raccontato, ma certo c"e diversi bambini del paese sono spariti tra le mani della (alombra. Per questo stavo correndo verso casa, gli occ"i fissi a guardare i tetti delle case e il cuore traboccante di paura. 2 intanto pensavo c"e io, se fossi stata al posto della mamma, mai avrei fatto uscire la mia bambina al tramonto e con il tempo cattivo, proprio quando per i quartieri circolava quella brutta strega della (alombra. 2 non mi consolava per nulla sapere c"e mia madre aveva di certo infilato un paio di forbici dentro il mio letto, come faceva sempre in questi casi. Lei ci aveva spiegato c"e quando un bimbo si trova fuori casa nel buio della sera, necessario mettere nel letto del bambino un paio di forbici, infilate sotto le sue coperte o sotto il cuscino. 0olo cos, 7 diceva lei 7 si allontana il malocc"io e si evita al bambino qualunque pericolo finc"' non torna a casa. 7 (a queste creden#e non aggiungevano coraggio a quel poco di mio c"e avevo e c"e era grande quanto una fogliolina di garofano. Correvo forte, non ci misi pi! di cinque minuti per tornare a casa, ma durante quella corsa il tempo mi sembrava c"e non passasse mai. /nvece il tempo pass3 rapidamente e arriv3 agosto, e pap, come aveva promesso, torn3 a casa. .on era mai stato cos, a lungo lontano da noi, e noi da lui, e quando arriv3 alla sta#ione di Rionero si trov3 un esercito di persone ad accoglierlo. 2ravamo davvero tanti, ma non tutti erano l, per pap, perc"' oltre a lui arrivavano altri uomini di Rionero c"e erano immigrati, c"i in +ermania, c"i in 6elgio e c"i in 0vi##era. 9uando il treno si ferm3 con il solito furioso stridore del ferro delle ruote c"e frusta il ferro delle rotaie, non vedemmo subito pap. 0ul marciapiede la folla di persone si agit3 facendo voci, si udivano nomi gridati forte : 0alvatore, -rancesco, -ilippo... 8 2 &ntonio, c"e era pap. 2ra sceso dal treno per ultimo e stava immobile, le valigie posate a terra e lui ritto, ma con le spalle curve sembrava un soldato c"e torna dalla guerra. .on una, ma due erano le valigie, quella di pelle nera, c"e si era fatta molto pi! logora di quando era partito, e una borsa strana, di tela lucida bianca con strisce rosse e blu. /o non riuscii ad abbracciarlo subito, perc"' gli si erano fatti intorno mia madre, mia #ia -ilomena e suo marito -ilippo 6 'u vascelott i loro figli grandi e i gemelli figli dell%altra #ia 6eniamina, suo marito +iuseppe 'u surde e suo fratello Carmine, insomma una vera e propria trib! di parenti, alle spalle dei quali stavamo i miei fratelli ed io, fermi e in silen#io. Pap aveva portato con s' poc"i indumenti, qualcosa di pi! di ci3 c"e indossava. (a la sua valigia nera era #eppa, lo si capiva da quanto pesava. Ci disse c"e aveva portato da Pfaffikon tanti regali per noi, per mia madre, me e i miei fratelli. .on vedevamo l%ora di essere a casa per aprire i regali di pap. -u la prima cosa c"e facemmo appena entrati in casa. Ci precipitammo sulla valigia nera urlando di gioia, sen#a neppure dare a nostro padre il tempo di togliersi gli abiti con cui aveva viaggiato. Pure la mamma sembrava una bambina, saltellava ridendo e

ripeteva : 7 C"e m%"ai portato &nto% ? C"e m%"ai portato ? 7 0tavano tutti attorno a quella valigia e io non riuscivo neppure a toccarla. &llora tentai di aprire l%altra, la valigia di tela c"e non avevo mai visto prima. 9uando se ne accorse, pap mi ferm3 con voce decisa : (ar,, non toccare a% pap, quella non roba nostra. 7 Perc" non nostra, tu l%"ai portata. 7 gli dissi io /o l%"o portata ma non per noi. (e l%"anno consegnata due amici c"e lavorano con me e c"e non "anno potuto tornare al paese. 5no lo conosci anc"e tu, mio cugino 6artolomeo %u sve##, quello c"e abita l%ultima casa del paese. L%altro non lo conosci, uno di &tella. 0i c"iama 0alvatore, %u treple. 4omani mattina devo andare dalle loro famiglie e consegnargli sta% roba. Voi per3 non la toccate 7 (a pap perc"' tu sei tornato e loro due no ? 7 c"iese mia sorella Caterina .on tutti tornano 7 le rispose lui. 7 0olo quelli c"e "anno un contratto fisso come me possono tornare tre settimane per le vacan#e, e poi risalire e riprendere il lavoro. 9uelli c"e sono stagionali invece non li lasciano andare, poveracci. 7 Lasciammo la valigia di tela sen#a pi! nemmeno guardarla, anc"e se non avevamo capito c"i erano questi stagionali. 2rano prigionieri ? 4ovevano stare in carcere per una stagione ? .on gli c"iedemmo nulla, eravamo troppo eccitati per i regali. (amma aveva finalmente aperto la valigia e cominciava a tirar fuori quello c"e c%era dentro. 4apprima ne uscirono due camicie di pap, un paio di pantaloni, mutande, maglie e cal#ini, poi mamma tir3 fuori un sacc"etto di carta, grosso e pesante. Conteneva delle tavolette di cioccolata, saranno state almeno una do##ina e di tante forme diverse. C%erano le tavolette piatte c"e si vendevano pure da noi, anc"e se noi ne compravamo qualcuna soltanto a .atale, ce n%erano altre c"e parevano dei piccoli panettoni ripieni di crema bianca e avvolti in una carta stagnola color oro e nero. Poi ne vedemmo alcune avvolte in un cartoncino giallo c"e aveva la forma di un triangolo, una barra lunga e triangolare. -u il primo c"e aprimmo per via di quella forma strana, dentro c%era una fila di cioccolato fatta di tanti spicc"i triangolari, proprio come le torri merlate del castello del paese. (a c%era dell%altro. C%erano dei piccoli sacc"etti colorati, con delle scritte in una lingua c"e non comprendevamo, e scuotendoli sembrava contenessero riso, o c"icc"i di frumento. .o, no 7 disse pap 7 .on riso, n' frumento, sono minestre di verdure. 4a noi li c"iamano potage, si buttano nella pentola con l%acqua bollente, si sciolgono e dopo poc"i minuti puoi mangiare una minestra di verdure, o di fagioli, o lenticc"ie 7 0ono buone pap ? 7 gli c"iese Caterina. 6e"... veramente quelle c"e prepara mamma sono pi! buone, per3 queste si lasciano mangiare 7. (i sorprese un po% sapere c"e quelle scatole di polvere granulosa potessero contenere 7 minestre buone, ma mi sorprese ancor pi! sentire pap c"e diceva =da noi....> Percepivo una stonatura in quella frase. 4a noi significa qui a casa nostra, al

paese nostro. (a c"e, questa non era anc"e casa di pap ? 2 allora perc"' lui non aveva detto =da loro> invece c"e =da noi>? C%erano altri regali per mamma e per noi. Per me c% era una giacc"etta di un bellissimo colore rosso acceso, c"e si allacciava con una cerniera lampo ed era di un tessuto strano, come la tela cerata del tavolo della cucina. /ndossandola, produceva un forte fruscio, simile al rumore del vento contro i rami del salice. 7 2% una giacca a vento, (ari%. Lass! le c"iamano cos,. 5na giacca a vento di nailonn. 7 mi spieg3 pap c"e aveva notato il mio stupore. 9uando la valigia di pap fu vuota, mamma spar, dietro la tenda della camera da letto, e si ripresent3 con in mano il regalo comprato per pap : una giacca nuova di lana, con un disegno spigato, color grigio fumo. .ostra madre l%aveva comprata nel pi! bel nego#io del paese con i soldi c"e aveva risparmiato e messo da parte, settimana dopo settimana, dall%ini#io dell%anno. 7 +ra#ie Carme%, ma davvero bellissima 8 7 disse pap. 7 (i mancava proprio una bella giacca da mettere la domenica quando vado alla c"iesa di Pfaffikon per incontrare i nostri paesani. 7 (a quando fece per indossarla, mamma si mise a strillare : 7 .ooo, c"e fai ? .on la provare 8 Lascia subito quella giacca.... 7 La guardammo tutti stupiti, e anc"e un po% spaventati. (a c"e aveva da gridare ? Pap non stava facendo nulla di male, voleva soltanto provare la giacca nuova per guardarsi allo specc"io e capire se la misura era giusta. Lei rest3 in silen#io per qualc"e minuto, con gli occ"i di tutti puntati sul suo viso. Poi, con quella sua calma da contadina nei mesi invernali, spieg3 : 7 2% venerd,. &vete capito ? 1ggi venerd, 8 7 2 c"e c%era da capire sul fatto c"e oggi fosse venerd, ? C"e c%entrava il venerd, con la giacca di pap ? 7 C%entra, c%entra 7 riprese lei c"e aveva intuito la nostra confusione. 7 4i venerd, non si provano gli abiti nuovi, porta male. Volete forse attirare il malocc"io su questa famiglia ? 1ggi venerd,, la giacca non si indossa, punto e basta. .e possono arrivare tante disgra#ie. &nt3, domani sabato, la giacca te la provi domani come e quando vuoi 8 7 La sera a casa nostra fu grande festa. (amma aveva con#ato bene la tavola da pran#o, con una tovaglia bianca di cotone comprata per l%occasione al mercato, e aveva tirato fuori i piatti della dote di no##e, c"e noi ancora non avevamo neppure visto. +i vedere la tavola apparecc"iata in quel modo fu una sorpresa per noi bambini, da mesi abituati al rigore pi! severo. Per tutto il tempo c"e pap aveva vissuto all%estero, ed erano passati sei mesi, neppure una volta noi avevamo pran#ato alla tavola apparecc"iata. La mamma e noi consumavamo i pran#i e le cene seduti sulle panc"e davanti al camino,

mangiando da un unico piatto, la spasetta, un piattone pieno di sole verdure e legumi e dal quale ciascuno di noi prendeva con la forc"etta i propri bocconi. Pap era lontano da casa e noi eravamo obbligati a fare cos,, altrimenti la gente, se lo avesse saputo, avrebbe sparlato di noi. (amma ci spiegava c"e avrebbero detto c"e noi ci comportavamo da ingrati se avessimo continuato a fare la vita comoda di sempre, intanto c"e quel povero cristo stava solo e lontano a fare sacrifici per mantenerci. 0oltanto la domenica, ma nemmeno sempre, ci si sedeva attorno alla tavola da pran#o, 8 sen#a per3 stendervi sopra la tovaglia, e in ogni caso mangiando dalla spasetta. (a quella sera c%era anc"e pap, e allora tutto cambiava, la tavola ben apparecc"iata, con ognuno il suo piatto e le posate belle. &nc"e il cibo era tutto diverso, mamma aveva cucinato per l%occasione il pollo ripieno c"e noi non mangiavamo dal giorno della parten#a di pap, e poi c%era l%agnello fatto al forno con le patate e tante verdure estive. (angiammo tutti in silen#io, ascoltando pap c"e tra un boccone e l%altro non smetteva di parlare, alternando racconti sulle meraviglie del paese in cui viveva a domande sulla vita del paese nostro : c"i era morto, c"i si era sposato e quanti bambini erano nati. /l giorno dopo pap usc, presto di casa per andare a consegnare alle famiglie la roba c"e gli amici rimasti in 0vi##era gli avevano c"iesto di portare poi avrebbe incontrato quelli della Commissione per la processione della (adonna della neve, ai quali avrebbe versato la sua offerta in denaro. La (adonna della neve era il santuario del paese, c"iamato cos, per via di un quadro c"e raffigurava una (adonna con attorno un paesaggio innevato. 2ra anc"e la patrona del paese, e tutti gli anni al ;A agosto veniva celebrata la festa della (adonna con una solenne processione. 4a qualc"e anno, per3, da quando molti uomini erano emigrati all%estero, la festa era stata anticipata di alcuni giorni, in pratica si faceva il secondo sabato di agosto. 9uesto perc"' parecc"i emigranti tornavano al paese nel mese di luglio e a met agosto erano gi ripartiti. L%anticipo della festa non era dovuto solo a un fatto di cortesia c"e le autorit e il parroco rivolgevano agli emigranti, permettendo loro di partecipare alle celebra#ioni e ai riti : era anc"e un interesse economico. / paesani c"e lavoravano all%estero tornavano con le tasc"e piene dei soldi c"e aveva risparmiato vivendo spesso in condi#ioni incivili anc"e a confronto con la miseria c"e avevano conosciuto prima di migrare, come ad esempio quelli costretti a vivere nelle baracc"e. La Commissione incaricata di organi##are i festeggiamenti della (adonna della neve. c"e era solita girare per le case del paese c"iedendo ad ogni famiglia qualc"e contributo per le spese, non aveva tardato ad accorgersi c"e gli emigranti c disponevano di maggior denaro c"e non le famiglie dei poveri braccianti rimasti a Rionero. -u deciso allora di anticipare di qualc"e giorno la festa della (adonna per poter raccogliere le offerte di tutti gli emigranti con il risultato c"e le feste si erano fatte anno dopo anno pi! ricc"e. &rrivavano complessi musicali importanti, qualcuno noto perc"' le loro can#oni si sentivano per radio, e poi c%erano, nella pia##a e lungo il viale, tante bancarelle c"e vendevano ogni genere di cose c"e a noi piacevano moltissimo : dolcetti, lupini, nocciole e le carrube molto amate

dai bambini oltre c"e dai cavalli. La Commissione non badava a spese, con le offerte dei cittadini pagava tutto. Pagava tutto, tranne i botti. / botti, quelli erano a parte, dovevano essere acquistati dai fedeli stessi, erano il compenso per le gra#ie c"e si c"iedevano alla (adonna. )utti in paese domandavano favori alla (adonna della neve a cui erano molto devoti, alcuni erano favori piccoli, come quello di un figlio c"e venisse promosso a scuola, altri erano favori pi! importanti, come la guarigione di un parente malato, o il tetto della casa c"e non crollasse. 2 a seconda dell%entit del favore ric"iesto, si prometteva alla (adonna l%acquisto di una propor#ionale quantit di botti c"e sarebbero stati sparati in suo onore il giorno della festa, durante la processione. Cos,, ad esempio, la guarigione da un mal di denti faceva circa dieci botti, il matrimonio di una figlia in cui tutto andasse per il verso giusto faceva almeno trenta botti, un inverno mite per la campagna erano oltre ottanta botti. 9 .on aveva importan#a se il favore c"iesto alla (adonna venisse poi esaudito o meno, comunque andassero le cose l%impegno all%acquisto della quantit di botti promesso alla (adonna veniva sempre rispettato. &nc"e perc"' l%anno successivo ci sarebbe stato bisogno di c"iedere ancora favori alla 0anta, e nessuno avrebbe mai osato presentarsi a lei in difetto, a causa di una promessa non mantenuta. 2 cos, il giorno della festa era tutto un susseguirsi, da mattino fino a sera tardi, di esplosioni e rimbombi di botti di ogni tipo. &lle quattro del pomeriggio la processione si muoveva partendo dalla c"iesa della (adonna, al centro del paese, fino a giungere all%antica c"iesetta di periferia, davanti al cimitero una do##ina di uomini con indosso un saio grigio reggevano sulle loro spalle il catafalco sopra cui era stato collocato il quadro della (adonna della neve. La quale stava immobile avvolta nel suo mantello stellato, ondeggiando per gli scossoni del trasporto e con lo sguardo distratto rivolto alla folla c"e intorno a lei gridava, pregava, si inginocc"iava al suo passaggio. 2 sparava botti. Le settimane passarono rapidamente, e presto arriv3 il BC di agosto. /l giorno dopo pap sarebbe ripartito per Pfaffikon. /l tempo era volato, sembrava ieri c"e nostro padre era sceso dal treno a Rionero, e adesso si allontanava di nuovo da noi e c"iss per quanto tempo. La sera prima della parten#a, io e i miei fratelli non ci rendemmo conto c"e dal mattino dopo saremmo di nuovo rimasti sen#a padre, eravamo ancora troppo piccoli per avere un senso dello spa#io e del tempo c"e andasse oltre il passato e il presente. /o avevo solo otto anni e me##o all%epoca, mia sorella Caterina ne aveva dodici e mio fratello .icola cinque. Per3 percepivamo il clima di triste##a e di ansia c"e si respirava a casa nostra quell%ultima sera. (amma non aveva aperto bocca per tutto il giorno, aveva lo sguardo basso e di tanto in tanto si asciugava con un fa##oletto gli occ"i umidi, dicendo c"e era raffreddata. Pap aveva preso noi tre in disparte, uno alla volta, e ad ognuno aveva raccomandato di comportarsi bene a scuola e a casa, obbedendo sempre alla mamma. Ci lasci3 anc"e una piccola somma di denaro, a me erano toccate tremila lire, una cifra c"e avevo avuto tra le mani soltanto una volta, quando mamma mi aveva mandato a ritirare la carne dal

macellaio il giorno prima dell%arrivo di pap. Ci accorgemmo c"e quella non era una sera come un%altra solo quando sul letto grande fecero la loro comparsa le due valigie, aperte e vuote. (amma e pap, a turno, infilarono nella valigia ogni genere di cose da mangiare : alcuni pacc"i di pasta, olio d%oliva, stavolta in contenitori di plastica, salamelle e salsicce, pecorino e caciocavallo, conserve di pomodoro e pane grosso. 2 vino nostro del paese, in due contenitori di plastica. (io padre avrebbe portate tutto con s' in 0vi##era, e io non capivo c"e bisogno c%era di portarsi dietro tutta quella roba c"e pesava tanto, se lui aveva detto c"e lass! dove viveva mangiava tutti i giorni molto bene. .on poteva comprarsi la pasta, i salumi, il formaggio e l%olio nel nego#io c"e aveva vicino a casa ?

2. Partito pap, tornammo a fare la vita ritirata, quasi monastica, c"e eravamo tenuti a fare in sua assen#a. 6andita l%allegria, limitate le uscite, ripristinate le cene sulla panca davanti 10 al camino beccando il cibo dalla spasetta, ci comportavamo come se dovessimo osservare un lutto. +li sguardi dei vicini di casa e dei parenti erano sempre vigili e sempre pronti a giudicare. & ottobre, mamma approfitt3 della lontanan#a di pap per far batte##are .icola, c"e aveva quasi sei anni. (ia madre era religiosissima, una vera donna casa e c"iesa, ma oltre alla fede nel 4io cristiano ne aveva un%altra e forse ancora pi! solida, riposta in quell%intreccio di creden#e pagane e riti magici c"e una caratteristica della nostra terra. /n materia di religione, o di religioni, i conflitti tra lei e mio padre furono frequenti e spesso con toni esasperati. Pap non era ateo, a modo suo era credente credeva in una presen#a superiore c"e aveva creato la terra, il sole e i pianeti, un dio dai contorni indefiniti e non rintracciabili nelle scritture, nelle predic"e, n' nei dipinti sacri. /l suo era il dio della terra, del raccolto e delle stagioni credeva nella natura, non nella C"iesa cattolica. La terra, le stagioni e la natura esistevano da sempre, da prima ancora c"e il cattolicesimo vedesse la luce, mentre la C"iesa era venuta dopo, e nella fede di mio padre era vista come un%intrusa. Pap, perci3, odiava l%istitu#ione ecclesiastica, era genuinamente anticlericale, e come tale si teneva lontano dai sacramenti. 2 desiderava c"e anc"e i suoi figli ne stessero alla larga. &nc"e mia sorella ed io fummo batte##ate quando gi frequentavamo le scuole elementari, dopo anni di continue liti tra i nostri genitori, e il nostro battesimo fu il risultato della tenacia di mamma, della sua indomabile insisten#a. Lei us3 tutti gli argomenti c"e la mente umana possa immaginare per convincere mio padre, dai giudi#i dei parenti e dei vicini, al trattamento discriminatorio c"e avrebbero sub,to a scuola i loro figli se non batte##ati. &lla fine pap cedette, prima per il battesimo di Caterina poi per il mio, ma solo perc"' stremato dalla perseveran#a di mamma, non certo perc"' si fosse lasciato convincere. &nc"e

mamma, per3, era uscita esausta da tutte quelle interminabili lotte per ottenere c"e venissimo batte##ati, ragion per cui con .icola adott3 un sistema diverso : suo marito era lontano da casa e quando sarebbe tornato avrebbe semplicemente appreso c"e il figlio era stato batte##ato. 9ualunque cosa avesse avuto da ridire, ormai la cosa era fatta. (a l%argomento principale c"e mamma impieg3 per persuadere pap a farci batte##are fu la paura c"e qualcuno di noi, se disgra#iatamente fosse morto, sarebbe diventato un munacedd. 4alle nostre parti quando un bambino muore sen#a essere stato batte##ato, il suo spirito si trasforma in %u munacedd, ed destinato a vagare per sempre e in totale solitudine nel limbo. /l limbo dei munaceddi non un luogo lontano da noi, come invece sono, nell%immaginario popolare, il paradiso e l%inferno il loro limbo sta sulla terra, pi! precisamente nei bosc"i dove, durante il giorno, si tengono ben nascosti : tra i rami degli alberi, nei cavi delle vecc"ie querce o pi! spesso sotto terra. / munaceddi escono dai loro rifugi solo di notte, e vengono in me##o a noi. )utti quelli c"e ne "anno visto uno almeno una volta, e io sono tra questi, sono concordi nella loro descri#ione. 0ono esseri molto piccoli, in pratica "anno la stessa dimensione del bambino c"e erano il giorno della loro morte non conservano, per3, le stesse sembian#e c"e avevano da vivi, an#i, i volti dei munacedd sono tutti identici tra loro : "anno un viso piccolo da bambino, con i lineamenti regolari e dolci, e due occ"i vivaci e furbi. /ndossano tutti un%ampia tunica c"e li copre dal collo fino ai piedi e portano lo stesso cappello, un copricapo largo e pi! grande di loro, le tese ampie come quelle di un sombrero ma con 11 le estremit afflosciate, e la cupola a forma di cono molto alto c"e si piega sulla sommit. 4i notte pu3 capitare a c"iunque di incontrare un munacedd , nei bosc"i dov% il loro limbo o lungo le strade, ma pi! frequentemente sono loro stessi c"e fanno visita alle persone. Hanno una natura bi##arra e dispettosa, e la loro attivit notturna consiste nel provocare dispetti agli esseri umani. 0ono capaci di ogni genere di molestie, ma in nessun caso pericolose perc"' non lo fanno per cattiveria ma soltanto per gioco. Riescono comunque ad essere terribilmente fastidiosi. +li sc"er#i e le beffe c"e combinano alle persone vanno dal rovesciare bicc"ieri pieni d%acqua o di vino, a nascondere le c"iavi di casa nei posti pi! impensabili, a far cadere i tronc"i di legna accatastati dai contadini, a spalancare nelle fredde notti invernali le finestre delle camere da letto. 5na notte c"e dormivo nel mio letto sola, perc"' Caterina si era fermata a casa della nonna, venne a farmi visita 'u munacedd. (i svegliai nel cuore della notte perc"' improvvisamente avvertii un gran freddo : mi accorsi c"e le mie coperte, an#ic"' averle addosso, stavano arrotolate alla base del letto. (i ricoprii e ripresi a dormire. 4opo poc"i minuti, di nuovo ebbi un gran freddo, mi risvegliai e vidi c"e mi ero nuovamente scoperta. (i ritirai addosso le coperte, ma stavolta rimasi sveglia e con gli occ"i aperti. Restai immobile per qualc"e minuto, finc"' sentii c"e le coperte si sollevavano leggermente e pian piano scivolavano indietro. Capii c"e era una burla del munacedd e mi al#ai a sedere sul letto. / miei

occ"i abituati all%oscurit lo videro immediatamente : stava ai piedi del letto, sospeso a me##%aria e rideva silen#ioso. Riuscii a rimanere calma, sapevo cosa avrei dovuto fare in questi casi : per prima cosa mantenere la calma e poi cercare di strappargli il cappuccio. 0i sa c"e quando al munacedd viene strappato il cappello, quello cambia completamente atteggiamento. 4a dispettoso e molesto diventa umile e piagnucoloso, perc"' sa c"e sen#a il suo cappello non potrebbe girare di notte, e sarebbe costretto a restare rintanato nel bosco sen#a poter mai mettere il naso fuori. Per questo si trasforma, piange e ti implora in ginocc"io di restituirgli il suo cappello, e ti fa mille promesse ti promette c"e ti ubbidir ciecamente, c"e lui sar il tuo servitore per tutta la vita, 9ualcuno racconta c"e, dopo avergli strappato il cappello, 'u munacedd arriv3 a promettergli c"e l%avrebbe accompagnato nel bosco per indicargli il luogo dov%era nascosto un ricco tesoro c"e lui aveva scoperto. .on bisogna mai credere a queste promesse, 'u munacedd promette ma non mantiene. .on tenuto a farlo, perc"' uno spirito del limbo e come tale sa di non dover dipendere da nessuno non "a nessuno, n' 4io n' 0atana, cui rendere conto delle proprie a#ioni, compresi gli spergiuri. Pu3 anc"e giurarti c"e ti far pi! ricco di un re, ma non appena rientra in possesso del suo cappello torna ad essere il giullare di prima, e per di pi! ti deride perc"' gli "ai creduto. 0eduta sul mio letto davanti al munacedd, lo guardai e gli sorrisi. Lui seguitava a ridere e a spostarsi da un angolo all%altro del letto con la rapidit di un lampo. 0empre sorridendo, gli feci cenno con la mano di avvicinarsi a me, e quello, dapprima incerto, si avvicin3 per un istante, ma subito dopo torn3 volando alla base del letto. La cosa si ripet' altre due volte, io lo invitavo, lui arrivava ma dopo un attimo si ritraeva. Capii presto c"e quella era una competi#ione impari, perci3 mi tirai nuovamente addosso le coperte e cercai di riprendere a dormire. 5n attimo dopo ero ancora sen#a coperte. (i misi di nuovo a sedere sul letto, lo guardai e lo supplicai di lasciarmi dormire, gli dissi c"e l%indomani avrei dovuto al#armi presto per andare a scuola. Per tutta risposta, quello mi fece una sonora pernacc"ia e ini#i3 a volteggiare intorno a me, si spostava velocissimo avanti e indietro, a destra e a sinistra. 12 Per un centesimo di secondo lo ebbi di fronte, e la mia mano scatt3 a prendere il suo cappuccio. Riuscii a toccarlo e a calarglielo sul viso, ma non ad afferrarlo. &vrei potuto continuare cos, fino all%alba, quando i munacedd debbono rientrare nel bosco, sen#a c"e sarei riuscita a strappargli il cappello. Perci3, stanca di quel gioco assurdo, mi al#ai e andai nel letto di mamma. (i strinsi a lei c"e non si svegli3 neppure, e mi accorsi c"e 'u munacedd cos, com%era venuto se n%era andato.

/l battesimo a .icola fu la sola trasgressione c"e si concesse mia madre. 4urante i lung"i mesi di lontanan#a di pap, mamma non ebbe neppure bisogno di resistere alla tenta#ione di avvicinare altri uomini, nonostante fosse giovane, aveva da poco superato i trentanni, e c"e le occasioni non le

mancassero. Lei non conobbe mai la tenta#ione, perc"' voleva sinceramente bene a pap e per nessuna ragione avrebbe potuto tradirlo. (a non l%avrebbe mai fatto neppure se non l%avesse amato cos, tanto, perc"' ad impedirglielo sarebbe bastato il suo orgoglio, il suo senso del ruolo c"e la obbligava ad esporre con fiere##a all%intero paese il suo comportamento di donna fedele. L%atteggiamento c"e tenne mamma, nella sua condi#ione di sposa e madre di tre figli, non era poi cos, scontato. .elle vallate del Vulture, c%erano state in passato tante donne c"e pur trovandosi nella stessa sua situa#ione non ne possedevano le medesime virt!. / mariti di queste, emigrati all%estero, scrivevano raramente alla famiglia a casa, nella maggior parte dei casi per la ragione c"e si trattava di analfabeti c"e dovevano tutte le volte trovare il compaesano c"e sapeva scrivere e avesse la pa#ien#a di farlo sotto dettatura. & differen#a di pap, inoltre, molti di loro non tornavano alla famiglia in occasione delle feste o nel periodo feriale, a volte perc"' non ottenevano il permesso, pi! spesso perc"' erano emigrati in paesi pi! lontani c"e non la 0vi##era, magari si trovavano addirittura oltre oceano e quindi il viaggio presentava maggiori difficolt, sia economic"e c"e di tempo. Le loro mogli rimaste a casa finivano sovente con il sentirsi, dopo qualc"e anno, delle vedove. &nc"e se quasi tutte ricevevano di tanto in tanto delle somme di denaro dal marito lontano, la loro condi#ione ricordava pur sempre quella della vedova. Col passare del tempo, molte di queste vedove di fatto finivano con l%identificare la propria situa#ione con quella di altre donne della vallata, alle quali era capitato c"e il marito emigrato si era fatto una nuova famiglia nel paese lontano se ne contavano parecc"i di questi casi, e quando ci3 succedeva le mogli cessavano di avere noti#ie dai mariti e pi! o meno contemporaneamente di ricevere il denaro per far vivere la famiglia. /l pensiero c"e anc"e a loro sarebbe toccato lo stesso destino si incuneava lentamente nelle teste di tante donne c"e vivevano nella condi#ione di abbandono, oltre c"e nei loro cuori, fino a diventare un c"iodo fisso. /n qualc"e caso questa persuasione era in realt un alibi c"e la donna si costruiva per non avere rimorsi per il tradimento del marito il giorno in cui avrebbe ceduto alla tenta#ione di far entrare un altro uomo nel suo letto. /n paese di storie come queste se ne conoscono parecc"ie, e tutte avevano come protagonista le giovani spose e la loro necessit di poter provare ancora i piaceri sessuali dopo i lung"i anni di assen#a del marito. /l bisogno, infatti, non era quello di costruirsi una nuova famiglia con un marito nuovo, cosa c"e sarebbe stata oltretutto difficile sul piano legale. Per loro si trattava pi! prosaicamente di dare sfogo alla propria naturale esuberan#a legata alla giovane et, e allo stesso tempo di ritrovare il piacere di essere ancora corteggiate, desiderate, amate. 4i sentirsi ancora donna. 13 (a ci3 c"e quelle mogli non mettevano prudentemente nel conto, al momento di ini#iare una rela#ione con un altro uomo, era la possibilit di rimanere incinte. 2 cos, fu inevitabile c"e molte di loro dessero poi alla luce un figlio, al quale sovente misero lo stesso nome del marito emigrato, nel tentativo di attenuare cos, la propria colpa. &ccadeva a volte c"e dopo diverso tempo il marito tornasse a casa, magari perc"' aveva deciso di restarci per sempre oppure perc"' voleva ritornare all%estero portando la famiglia con s' e veniva a scoprire c"e nel frattempo la sua famiglia era cresciuta di numero, c"e si era aggiunto un bimbo nuovo

c"e portava il suo stesso nome. /n quasi tutti i casi in cui ci3 si verific3 non successe nulla. L%emigrante ritornato a casa, dopo le prime rea#ioni di furiosa gelosia e di rabbia per il tradimento, a cui facevano seguito disperate scene di pentimento e di vergogna della moglie, finiva sempre con l%accettare la nuova realt e restava, oppure ripartiva, insieme alla moglie e ai figli, compreso l%ultimo nato, non suo. / lucani sono s, meridionali, ma non sono come gli altri. Hanno un senso del bene e del male e un concetto di famiglia c"e non si riconoscono del tutto con quelli della religione, n' con i costumi sociali e morali dell%/talia del sud. 2 "anno un senso dell%onore c"e sfugge a qualunque paragone con altri popoli meridionali. L%onore, secondo i lucani, non coincide con l%onorabilit, an#itutto la considera#ione c"e loro "anno di se stessi, non quella c"e gli altri "anno di loro. Per il popolo lucano l%onore viene dopo gli affetti e dopo l%istinto innato di offrire prote#ione a c"i pi! ne "a bisogno.

3. Pap stava seduto, an#i sdraiato, su una poltrona strana, di un tipo c"e non aveva mai visto prima. 2ra molto larga, due adulti magri avrebbero potuto starci seduti insieme sen#a darsi troppo fastidio, e aveva lo sc"ienale altissimo, c"e finiva al di sopra della sua testa. 0trano 7 pens3 7 io sono abbastan#a alto, oltre un metro e settanta, ma queste poltrone le "anno fatte per gente di almeno due metri 8 Per3 stava davvero comodo, e questo lo rilass3. Herr Hoffmann invece era in piedi davanti a lui, intento a riempire due bicc"ierini di un liquore rosato c"e scendeva lentamente lungo il vetro. Porse un bicc"iere a pap, al#3 il suo e disse solenne : 7 Prosit 8 7 e bevve tutto d%un fiato. &nc"e pap disse 7 prosit 8 7 ma bevve il liquore sorseggiandolo, voleva capirne bene il sapore. 2ra alcolico, e parecc"io anc"e, forse grappa di prugne. /l salotto in cui si trovava era quello di casa Hoffmann, a Hittnau, ed era una sala grande, quasi quanto gli stan#oni dove i casari del nostro paese producevano i formaggi aveva un grande tappeto al centro e diversi mobili, tutti di legno scuro, sopra i quali stavano appoggiati tanti piccoli oggetti, alcuni in legno, altri in terracotta, in vetro e in bron#o. 1gni tanto pap metteva mano alla tasca del cappotto solo per assicurarsi c"e i soldi c"e aveva portato con s' ci fossero ancora. 2rano diverse banconote in -ranc"i, c"e facevano una somma importante, e smarrirla sarebbe stato una sciagura. 9uei soldi servivano per pagare a Herr Hoffmann l%affitto anticipato di tre mesi per l%appartamento al primo piano di quella grande casa. &ppena ritornato a Pfaffikon a fine agosto, nostro padre si era messo a cercare una casa 14 sufficientemente grande per ospitare la mamma e noi. L%aveva dapprima cercata a Pfaffikon, il paese in cui viveva dal giorno del suo arrivo e dove lavorava, ma

non era riuscito a trovare nulla c"e andasse bene per lui, e quelle rare volte c"e gli mostrarono un appartamento c"e gli piaceva, il pre##o dell%affitto era troppo alto. Cos, si era messo a cercare fuori dal paese e dopo qualc"e settimana gli avevano parlato di una casa in quel minuscolo villaggio, Hittnau, adagiato a met della collina, costantemente coperto di neve durante l%inverno, ma verde e soleggiato in primavera e in estate. /l proprietario, il signor Hoffmann, sembrava una persona cortese. +li disse, in un italiano abbastan#a comprensibile : Caro &ntonio, tu vedrai c"e starai bene qui. La casa grande, ben riscaldata, poc"i passi e c% la fermata della Posta, prendi bus e arrivi a tua fabbrica 7. (a s, 7 gli rispose pap 7 la casa mi piace. 2 anc"e il villaggio. 2% molto piccolo, niente nego#i, per3 esposto bene al sole. 9uando c% 8 7. 2ra la fine di ottobre, pap ricordava c"e in quel periodo a Rionero qualcuno faceva ancora i bagni nel torrente, ma l,, nel Cantone di *urigo, era ormai pieno inverno e la neve era gi scesa tre volte. Herr Hoffamn intu, e disse : (a certo, qui non come da voi c"e avete tanto sole tutto l%anno. Per3 anc"e noi in buona stagione abbiamo sole. 2 poi qui da me non sarai solo, sotto di te vivono famiglie di italiani, avrai compagnia 7. 0, 7 rispose pap 7 salendo "o incontrato qualc"e pais, qualc"e faccia d%italiano. Ci faremo compagnia 7. )u per3 &ntonio devi comportarti bene. .on fare come qualc"e italiano c"e vive qui in casa mia. 0ai cosa fa qualcuno ? (angia arance e poi butta bucce dalla finestra .ello giardino sotto non si vedono, perc" cadono in neve, ma quando neve si scioglie tutto lo giardino pieno di bucce dell%arancio. )u non fare questo 8 7. Poco dopo passarono a firmare il regolare contratto d%affitto, c"e avrebbe avuto la durata di tre anni a partire da novembre. Pap tir3 fuori dalla tasca i soldi c"e aveva pattuito e li porse al signor Hoffmann c"e li lasci3 sul tavolino della sala. &l#andosi, pap pos3 sul medesimo tavolo la pesante borsa di tela c"e aveva portato con s' e c"e aveva fino allora tenuto in me##o i suoi piedi, e disse al suo nuovo padrone di casa : 7 9uesti sono per voi, Herr Hoffmann. Prego, gradite i prodotti della nostra /talia 8 7 Hoffmann apr, la borsa, ne trasse una bottiglia di olio d%oliva, una di vino, una conserva di pomodoro, un pe##o di pecorino e una soppressata di cavallo. Rimase per qualc"e minuto sen#a riuscire a parlare, guardando fisso le cose c"e aveva allineato sul tavolino, poi con un%espressione di gioia e di stupore insieme gli disse : 7 (a &ntonio, io non so come ringra#iare te D. tutto questo magnifico, questa roba molto buona, noi qui non abbiamo cose buone come queste. +uarda, c% anc"e olio delle oliva..... tu sai c"e olio delle oliva qui non eiste ? 9ui noi usiamo solamente burro. &ntonio, io...... io davvero ringra#io te, tu mi fai felice D io sono molto contento c"e tu diventi mio vicino di casa. 2 mio amico 8 7 -u quella sera c"e mio padre si fece il suo primo amico svi##ero.

2 cos, pap trasloc3 dalla camera c"e condivideva con un altro immigrato a

Pfaffikon alla casa in quel villaggio a met collina nel quale i pini secolari erano pi! numerosi delle case. 0istem3 nel nuovo appartamento i suoi effetti personali, c"e stavano tutti nella sua valigia nera, occupando una piccola parte dell%armadio in legno di pino c"e si trovava nella 15 camera pi! grande, quella con il letto matrimoniale, e ini#i3 a fare puli#ie di fino e piccoli lavori di manuten#ione. 4i l, a poco sarebbe arrivato .atale, un .atale speciale per la nostra famiglia perc"' stavolta pap non sarebbe tornato al paese, ma saremmo andati tutti noi da lui. 9uando mamma un mese prima ce lo disse, io e mia sorella gridammo per la gioia di rivedere pap e per l%emo#ione per quel viaggio cos, importante. 2ra il primo vero viaggio della nostra vita e la meta ci pareva lontanissima, quasi all%altro capo del mondo. .icola, nostro fratello pi! piccolo, si spavent3 e si mise a piangere quando sent, le grida di entusiasmo mie e di Caterina, lui era ancora troppo piccino per capire cosa stava per succedere. /o e mia sorella invece cominciammo subito a liberare la fantasia e a sognare il nostro prossimo viaggio, a bordo di treni c"e correvano veloci nella notte, per proseguire poi su slitte trainate da cavalli bianc"i c"e scivolavano sulla neve 8 Continuammo a immaginare il viaggio in ogni momento delle nostre giornate, fino al giorno prima della parten#a a scuola ne parlammo immediatamente con la maestra e con i compagni, i quali ci guardavano con invidia per l%avventura c"e avremmo avuto la fortuna di vivere. 1gni sera prima di addormentarci, Caterina ed io ci confidavamo i nostri sogni su quel viaggio, abbracciate nel letto c"e insieme condividevamo, parlando sottovoce per non farci udire dalla mamma c"e non voleva c"e stessimo sveglie a c"iacc"ierare. 7 -initela %a mamma con le vostre stupidaggini, e mettetevi a dormire 8 7 gridava lei dal suo letto oltre la tenda. 2ra quasi impossibile parlare sen#a essere uditi da mamma. La nostra casa era costituita da un unico grande locale situato al piano rial#ato di una costru#ione bassa e lunga, inserita in una piccola corte abitata solo da contadini. 0otto il nostro stan#one c%era un piccolo amme##ato c"e veniva utili##ato come ripostiglio, ma anc"e come servi#io igienico per la nostra famiglia. /l grande locale era stato suddiviso mediante tendoni spessi, lung"i dal soffitto al pavimento. 2ntrando, sulla destra si trovava la cucina con un ampio camino, e sulla sinistra la sala da pran#o con un tavolo tondo e un divano tutto questo costituiva la met dello stan#one, l%altra met era c"iusa da una prima tenda, dietro la quale stavano le camere da letto : a sinistra quella di mamma e pap e a destra, divisa da una seconda tenda, quella in cui dormivamo io e mia sorella su un letto grande, e mio fratello su un lettino pi! piccolo. .ella notte, ogni piccolo rumore, anc"e un leggero mutamento del respiro, era udibile da ciascuno degli abitanti della casa. 9ualc"e giorno prima della parten#a aiutammo mamma a preparare la roba c"e avremmo portato in viaggio. / vestiti per lei e per noi erano quelli pi! pesanti c"e avevamo, ma erano ridotti al minimo indispensabile. 6isognava lasciar posto nelle valigie al cibo c"e avremmo portato a pap, le salsicce, i formaggi, l%olio, il vino, il pane casereccio.

(amma dovette recarsi da un nostro lontano parente, cumpare Rocco u% cumuniste, c"e faceva il cal#olaio ad &tella per comperare a poco pre##o una grossa valigia di cuoio, o forse di cartone, perc"' l%unica c"e ci era rimasta a casa non bastava a contenere tutta la roba c"e avremmo portato con noi. Partimmo una mattina poco dopo l%alba di un giorno di met dicembre, non ricordo quale. Ricordo solo c"e era ancora buio, faceva molto freddo e alla sta#ione non c%era nessuno a salutarci. Ci aveva accompagnato )orquato %u pesciaiul, con il suo carretto tutto di legno, ruote comprese, c"e lui utili##ava per portare il pesce e c"e spingeva ad una velocit c"e era difficile stargli dietro. 0ul carretto stavano le due grosse valigie insieme a .icola c"e ancora dormiva, mentre io, mamma e Caterina gli correvamo appresso. 16 )orquato scaric3 i bagagli e .icola sul marciapiede della sta#ione e ci salut3 sbrigativamente. La littorina c"e ci avrebbe portato a -oggia arriv3 poc"i minuti dopo e si arrest3 davanti a noi, con il suo rumore di ferraglia esausta, pi! terrificante di un temporale. 4ire c"e il viaggio fu lungo sembra un%ovviet, in realt mi sembr3 c"e durasse quanto un%intera fase della mia vita. /l treno, l%espresso per *urigo sul quale salimmo alla sta#ione di -oggia, era uno spaccato di mondo completo, delimitato dalle due porte all%ini#io e alla fine del vagone, e abitato da un%infinit di persone variopinte, uomini, donne, parecc"i raga##i, an#iani. 5n piccolo universo in cui la vita scorreva con tutti i suoi momenti lieti e tristi, simile, in fondo, alla vita reale di tutti i giorni. +uardavamo le facce della gente intorno e leggevamo sui loro visi la speran#a. 2 intanto mangiavamo di continuo. (amma apriva spesso una delle due valigie in cima alla quale aveva sistemato il cibo per il viaggio, e ci passava due fette di pane casereccio, con dentro del pollo, oppure la mortadella, o le melan#ane sottolio. Poi ci addormentavamo sdraiati sopra di lei c"e stava costantemente seduta, da una parte .icola, la testa appoggiata sulla coscia di mamma, e dalla parte opposta io o mia sorella con la testa sull%altra coscia sua. 4opo qualc"e ora di sonno ci svegliavamo e andavamo a sgranc"irci le gambe nel corridoio, c"e era strapieno di raga##i giovani, molti dei quali non avevano il posto a sedere negli scompartimenti e si erano sistemati l,. 4ormivano seduti con la sc"iena appoggiata alla parete, e per andare al bagno a fare pip, bisognava scavalcare parecc"ie gambe distese per terra. /o avevo allora nove anni, ma Caterina ne aveva quasi tredici ed era una raga##a molto sviluppata per la sua et. / raga##i, in piedi o sdraiati per terra, la guardavano a lungo quando passava, e una volta uno le disse : 7 0ignorina, perc"' non guarda fuori dal finestrino ? Ha visto c"e bel panorama ? 7 Lei ingenuamente si al#3 in punta di piedi per guardare fuori, la sua gonna si sollev3 e in quel momento il raga##o le mise una mano sulla gamba, con un fare sc"er#oso, uno spirito un po% da caserma, s,, ma tutto sommato innocente. (ia sorella si gir3 di scatto e gli moll3 un ceffone sulla guancia del raga##o colorandogliela di un rosso ciliegia, poi torn3 di corsa nello scompartimento. 2ra una conseguen#a degli insegnamenti di mamma, c"e aveva messo in guardia noi raga##e fin da piccole sulle cattive inten#ioni degli uomini, e sulla necessit di c"iuderci a riccio di fronte alle loro atten#ioni. (amma rimase quasi sempre seduta, si al#3 soltanto per andare in bagno per i

suoi bisogni, oppure quando il treno si ferm3 a (ilano e dai finestrini vedemmo degli uomini c"e vendevano bibite ai viaggiatori. Lei ci concesse di comperare tre ga##ose e corse in bagno per togliersi di dosso i soldi. 0i era cucita una tasca nelle mutande, dove aveva nascosto tutto il denaro, per paura c"e glielo rubassero. 4opo un giorno e me##o di viaggio, il nostro treno arriv3 alla sta#ione di *urigo c"e era gi buio pesto. Pap ci attendeva, ma non lo scorgemmo subito perc"' la banc"ina era #eppa di persone, soprattutto uomini, in attesa dei loro familiari. 9uando lo vedemmo la gioia di abbracciarlo prese il posto della stanc"e##a per il viaggio, e quando i festeggiamenti finirono ebbi finalmente il tempo di guardarmi intorno. La sta#ione di *urigo era qualcosa di gigantesco, niente a c"e vedere con la sta#ioncina di Rionero. C%erano luci dappertutto, in alto sul soffitto, ai lati, davanti a noi, ed erano luci 17 gialle molto forti. Ci incamminammo verso il binario dove fermava il treno locale per Pfaffikon, pap davanti a noi per farci strada, spingendo un carrellino c"e aveva le ruote di gomma come le automobili, sopra il quale stavano le nostre valigie. /o notai c"e i colori erano scomparsi, tutto era diventato di colore marrone sotto quelle forti luci gialle. La mia gonnellina rossa era marrone, il cappotto a##urro di mia sorella era diventato marrone, anc"e lo scialle di mamma c"e era grigio sembrava marrone. /l treno per Pfaffikon era pi! corto ma molto pi! lussuoso di quello con cui eravamo arrivati dall%/talia, e anc"e pi! silen#ioso. 0cendemmo dopo circa venti minuti e camminammo tutti e cinque, pap sempre davanti, per un tempo c"e a causa della stanc"e##a mi parve eterno. C%era la neve tutto attorno a noi, tanta neve. .on sul marciapiede c"e era perfettamente pulito, ma sui prati e sugli alberi del viale. 7 &desso arriviamo alla gast"aus dove lavora il mio amico (atteo 7 ci disse pap. 7 Lui ci porter a casa con il furgone del ristorante, arriveremo in un attimo 7. Ci volle un po% pi! di un attimo, il furgone arrampicava lungo una salita ripida, sbuffando e cigolando, e metro dopo metro la neve si faceva sempre pi! alta. -inc"' la macc"ina si ferm3 davanti a una casa di tre piani, una casa strana con la parte bassa della facciata in muratura e quella alta di legno scuro. La casa sembrava isolata, alcune finestre erano illuminate ma tutto intorno c%era il buio nero delle notti sen#a luna. 7 0iamo arrivati 7 disse pap con un sorriso d%orgoglio. 7 9uella casa nostra, bambini voi vivrete qui 87 Lo udii solo io, Caterina e .icola dormivano, e pap li port3 in casa tutti e due in braccio, mentre il suo amico (atteo portava le valigie. &ppena entrammo e fu accesa la luce, vidi una cosa c"e mi lasci3 a bocca aperta : in un angolo dell%ingresso c%era un piccolo pino, un albero di natale addobbato con oggetti di varie forme molto colorati, piccoli gatti e cani, maialini, topini. Rimasi imbambolata a guardarlo, non avevo mai visto prima un albero di natale all%interno di una casa da noi nelle case si faceva il

presepe, e poi si allestivano due o tre grossi alberi di .atale pieni di palle colorate, ma soltanto nelle pia##e del paese. 1ltretutto quelle appese all%albero nella casa di pap non erano palle, ma animaletti ricoperte di carta stagnola di tutti i colori, c"e al tatto erano molli. 7 4entro sono ripieni di cioccolata di tutti i gusti 7 mi spieg3 mio padre. Poi nostro padre ci disse c"e quel posto si c"iamava Hittnau, ma noi bambini non fummo capaci di pronunciare bene quel nome se non dopo qualc"e settimana.

/o avrei presto scoperto c"e la vita in quel posto era per noi una magnifica vacan#a. .on c%era la scuola, la mamma volle sempre fare da sola tutti i lavori di casa sen#a farsi aiutare da me e da mia sorella, e il paesaggio c"e vedevamo dalle finestre era incantevole. Per noi cresciuti nel Vulture la neve non era certo una novit, ma l, ne era caduta assai pi! c"e da noi, si vedevano le stradine pulite del paese, con la neve accumulata ai bordi alta quanto gli ulivi delle nostre campagne. 2 tutt%intorno c%era silen#io, l%aria era fredda e muta, non si udivano voci n' grida come capitava ad ogni momento al nostro paese, neppure in lontanan#a. 0olo qualc"e raro abbaiare di cani. La mattina del primo giorno a casa di pap, appena al#ati io, Caterina e .icola ispe#ionammo subito la casa. 2ra davvero grande, noi non avevamo mai vissuto in un appartamento c"e aveva ben due camere da letto, una per i genitori e una separata per i figli. Vicino all%ingresso c%era una cucina con tanti mobili appesi alle pareti, dove poteva 18 pran#are tutta la famiglia unita. C%era anc"e un bagno grande, una meraviglia a confronto con lo scantinato umido di casa nostra. 2 proprio dal bagno ci giunsero le grida di .icola : 7 /l telefono 8 C% anc"e il telefono in questa casa 8 7 Pap corrug3 la fronte stupito. 7 (a quale telefono ? io non "o il telefono qui... 7 2 giunto in bagno, seguito da mia sorella e da me, scoppi3 a ridere : 7 .ico% ma c"e dici %a pap ? 9uesto non un telefono, la doccia 8 &ssomiglia a un telefono , ma vedi tutti questi buc"ini ? 2cco, da qui esce l%acqua, serve per lavarti quando non vuoi entrare nella tino##a 7. /l pomeriggio pap ci port3 tutti fuori casa, faceva freddo ma c%era un sole basso e sen#a colore c"e anc"e se non scaldava, almeno rendeva la giornata luminosa. Lui volle c"e scendessimo a piedi fino a Pfaffikon, il paese c"e stava sotto la collina e dove lui andava tutti i giorni per lavorare. Per la verit, a piedi scesero soltanto lui e la mamma, perc"' essendo la strada all%andata tutta in discesa, lui sistem3 noi bambini su una slitta avuta in prestito dal signor Hoffmann, e piano piano ci fece scendere sulla neve, tenendo stretto in mano il cordino della slitta con il quale rallentava la velocit. & quei tempi Pfaffikon era abitata da meno di cinquemila persone, dei quali circa settecento erano immigrati italiani. 2ra una cittadina gra#iosa, adagiata sulle rive di un lag"etto, il Paffikersee, fatta tutta di case basse, ognuna con tanti vasi di fiori alle finestre, anc"e d%inverno. Possedeva un%antica e austera

c"iesa protestante, di rito riformato svi##ero, con un alto campanile, e una pi! modesta c"iesa cattolica. /n periferia stavano le fabbric"e, c"e erano soltanto quattro ma tutte grandi e dove lavoravano gli italiani c"e vivevano nella #ona. Ci fermammo poco, solo il tempo di comperare un pollo e un po% di cervelat per la cena, e tornammo subito a Hittnau. /l percorso stavolta era in salita ed era faticoso, ma avevamo tutti un grande entusiasmo per le tante novit c"e stavamo vedendo, e arrivammo alla nostra nuova casa sen#a avvertire la fatica. &ppena entrati in casa, pap c"iamo me e Caterina : 7 4ovete andare alla latteria del paese 7 ci disse. 7 0ta alla fine della strada, dopo una serie di villette tutte uguali non vi potete sbagliare, la troverete subito. L, vi fate dare %a pap due litri di latte, ma non abbiate paura, voi non parlate, dovete solo porgere questa al signore c"e vende il latte e lui gi sa c"e ve la deve riempire 7. 2 ci mise in mano una grossa gavetta di alluminio c"iusa da un coperc"io a vite, e una moneta c"e luccicava come l%argento. /o e Caterina uscimmo di casa e corremmo su per la stradina c"e portava al centro del paesino. 2ravamo emo#ionate all%idea di fare quella piccola spesa c"e al nostro paese avremmo fatto annoiandoci e soltanto per obbedire ai nostri genitori, ma l, in quel posto nuovo diventava un%avventura. Correvamo ridendo, ma improvvisamente ci fermammo, proprio all%ini#io della fila di villini di cui ci aveva parlato nostro padre. -uori dalla prima casetta, appoggiati alle recin#ioni di legno c"e ne delimitava i confini, stavano fermi in piedi cinque bambini, i primi c"e incontravamo dal nostro arrivo in 0vi##era. &vevano pi! o meno la mia et, tre erano masc"ietti e due femmine, ma erano diversi da noi. 0en#a parlare, io e Caterina ci guardammo pensando la stessa cosa : c"e erano diversi. Loro ci fissavano in silen#io, e noi altrettanto. &vevano tutti e cinque i capelli biondi, o castano c"iaro, ed erano vestiti diversamente da noi. )utti, anc"e le femmine, portavano i pantaloni lung"i, gli stivali di gomma e maglioni di lana molto colorati, mentre io e mia sorella avevamo stivaletti pi! corti, a met gamba, la gonna e i cal#ettoni di lana c"e ci 19 arrivavano alle ginocc"ia. / nostri cal#ettoni sembravano aver catturato la loro atten#ione e anc"e la loro ilarit, perc"' si misero a ridere facendo commenti in quella lingua c"e noi non capivamo. Li superammo camminando piano, sen#a guardarli in faccia, e passammo oltre. Loro ci seguirono, con risatine sempre pi! rumorose e commenti a voci pi! alte. (entre camminavamo, noi davanti e i bambini svi##eri dietro a breve distan#a, i cani presero ad abbaiare contro di noi convulsamente. 1gni villino aveva il suo giardino e ogni giardino il suo cane, a volte piccolo e a volte grosso non avevo mai visto cos, tanti cani nei giardini delle case, e la cosa c"e non capivo era perc"' i cani abbaiassero a me e mia sorella, ma non ai bambini svi##eri. &ppena io e Caterina superavamo il recinto di un villino, i cinque bambini c"e ci seguivano passavano davanti al cane c"e aveva abbaiato contro di noi, ma a quel punto la bestia smetteva di latrare. 2 cos, anc"e con il cane del giardino successivo e quello dopo ancora. (i stavo c"iedendo se i loro padroni avessero addestrato i cani ad abbaiare soltanto ai figli degli italiani, quando arriv3 la

prima palla di neve. Colp, mia sorella sulla gamba, tra il cal#ettone di lana e la gonna, nell%unico punto non coperto da un indumento. Caterina grid3 =a"i 8> ma non si volse indietro, si mise a correre e io dietro lei. / bambini ci rincorsero, ridevano forte e parlavano tra loro, sentii in particolare i masc"ietti gridare : 7 0pag"etti 8 $inder cinq 8 *igeunerin 8 7. Cominciai subito a imparare i termini con cui i loro genitori c"iamavano gli immigrati italiani, e c"e i bambini non facevano altro c"e ripetere. La seconda e la ter#a palla arrivarono a me, una sulla sc"iena e l%altra sul collo. / bambini avevano pressato parecc"io la neve e quelle palle dure facevano male noi corremmo sempre pi! forte circondati dall%abbaiare isterico dei cani e con le palle di neve c"e ci piovevano addosso, accompagnate dalle risate e dalle grida in tedesco dei bambini. -inalmente arrivammo alla latteria ed entrammo tutte e due trafelate. La latteria era un unico ampio locale, occupato per la gran parte da tre enormi bidoni di acciaio lucido c"e dovevano contenere latte, davanti ai quali c%era un lungo bancone dietro cui stava un uomo alto e massiccio con una grande barba bianca. +uardai ammirata quella faccia e quell%enorme barba, me lo immaginai vestito di rosso, del tutto simile a babbo natale. L%uomo invece aveva un pesante grembiule bianco sotto il quale portava una camicia rosa. .on gli dicemmo nulla, gli porgemmo la nostra gavetta cos, come ci aveva spiegato nostro padre, lui la prese e con un mestolo c"e aveva un manico lung"issimo riemp, la gavetta. &nc"e lui non parlava, ci guardava fisso e sorrideva, scuotendo a tratti la testa. .ella latteria la cosa c"e ci colp, di pi! fu l%odore intenso del latte, un profumo dolce e forte, c"e a noi ricordava i fiori dei mandorli. 5scimmo da l, con la nostra gavetta piena e ci guardammo negli occ"i. 7 2 se quei bambini stanno ancora l ad aspettarci per tirarci altre palle di neve ? 7 mi c"iese Caterina. .on conoscevamo strade alternative a quella fatta all%andata, perci3 non avevamo scelta. Ci incamminammo cercando di fare il minimo rumore, imitando il passo dei gatti, e quando giungemmo in vista della villetta dove avevamo incontrato i raga##i vedemmo c"e stavano ancora l,, seduti sul muretto di recin#ione, ma il loro numero era sceso a tre, le due femmine e un solo masc"ietto. 0tavolta non si mossero quando passammo davanti a loro, si limitarono a fissarci, gli stessi sguardi curiosi e ironici di prima. /o mi sentii rassicurata, e li volli guardare negli occ"i, mentre Caterina camminava a testa bassa. .on sembravano poi cos, diversi, erano bambini come noi il mio sguardo incroci3 a lungo quello della bimba c"e aveva i capelli di 20 un biondo c"e pareva oro, e gli occ"i a##urri come il cielo italiano. Lei improvvisamente mi sorrise, mostrando denti bianc"issimi, ma percorsi da fili c"e non avevo mai visto prima fili di ferro c"e sembravano voler legare i denti tra loro. &nc"e io le sorrisi, sen#a smettere di camminare, e proprio quando stavamo per oltrepassarli vidi c"e la bambina bionda si era al#ata in piedi e gridava : 7 0piele mit uns 7. .on capii ovviamente quelle parole, ma non mi erano c"iare neppure le inten#ioni della bimba. Ci stavamo allontanando da loro e la sentii ripetere lontano : 7 0piele

mit uns 7. 2ntrati in casa avevo ancora il suono di quelle parole nelle orecc"ie, corsi da mio padre e gli c"iesi : 7 Pa%, una bambina bionda mi "a gridato spilemituns, o qualcosa di simile, c"e significa ? 7 -ui molto contenta quando pap mi rispose c"e significava gioca con noi.

9uella sera stessa e la mattina successiva bevemmo latte in gran quantit. Piacque a tutti quel latte fresc"issimo c"e aveva un sapore diverso dal nostro latte lucano, e un delicato profumo di fiori di campo. Verso sera pap disse a me e a Caterina c"e dovevamo tornare alla latteria e comprare altri due litri di latte. Come la sera prima ci diede una moneta, ma stavolta ne aggiunse un%altra, dello stesso metallo ma pi! piccola. Ci spieg3 c"e era una monetina da me##o franco e ci disse : 7 Con questa moneta entrate in una piccola pasticceria c"e sta proprio di fronte alla latteria. -uori c% un%insegna con scritto 6ackerei7$onditorei 6ac"mann 7 Poi aggiunse guardando me : 7 (ari% ricordati a % pap il suono di queste parole : bac"erei konditorei. 2ntrate l,, troverete una signora bionda e grassa, sempre sorridente. +li date questa monetina e lei vi dar qualc"e caramella 7. &l solo sentire la parola caramella, mio fratello .icola strill3 c"e voleva venire anc"e lui con noi. Pap e mamma acconsentirono e partimmo tutti e tre. /o desideravo incontrare i raga##i del giorno prima, soprattutto la bambina bionda c"e mi aveva c"iesto di giocare con lei, ma quando arrivammo davanti alla fila di villini non vedemmo nessuno. Come il giorno prima, i cani presero ad abbaiare quando ci trovammo a passare davanti ai loro giardini, e Caterina dovette prendere .icola in braccio perc"' era spaventatissimo da quei furiosi latrati. La voglia di caramelle era tanta c"e prima di prendere il latte entrammo nella konditorei. &nc"e quel nego#io era piccolo, ma ben arredato, con pannelli di legno di pino attorno alle pareti e tanti scaffali su cui era esposta una quantit mai vista prima di pane, dolci, torte e caramelle. -rau 6ac"mann entr3 dal retrobottega e ci vide. La sua bocca grande, con le labbra colorate di rosso scarlatto, si allarg3 in un sorriso c"e pareva un cielo nero pieno di stelle bianc"e. 7 1o", piccoli bampini italiani 7 ci disse in un italiano stentato ma comprensibile. 7 Cosa volere piccoli bampini ? 7 .oi non aprimmo bocca, non perc"' pap ci aveva detto di non parlare, ma per timide##a. Caterina le porse la monetina da me##o franco e indic3 lo scaffale delle caramelle. 7 &aa", volere buone caramelle 8 /o d subito tante buone caramelle a bravi bampini italiani 7. Prese un foglio di carta, spessa come quella dei macellai, e lo arrotol3 a forma di imbuto pareva un cono gelato, ma molto pi! grande. Poi le sue grosse dita si misero a raccogliere

21 caramelle di ogni tipo e ad infilarle dentro il cono, e smisero solo quando il cono fu pieno fino all%orlo. -ece il giro del bancone e porse a me il grosso imbuto pieno di caramelle. Pesava davvero tanto e io mi c"iesi come fosse possibile c"e con una semplice monetina potessimo avere cos, tante caramelle, quando al paese nostro con una moneta da cinquanta lire il drog"iere ce ne dava al massimo sette o otto. 7 &vete freddo bampini italiani ? 0tate in casa al caldo, qui non c% il sole del vostro paese, se prendete freddo voi ammalati, verste"en ? 7 Prima di lasciarci uscire, con le sue mani enormi ma leggere come le ali di una farfalla diede una care##a a ciascuno di noi, e a .icola anc"e un bacio sulla fronte. 5scimmo dalla $onditorei col nostro cartone pieno di caramelle, felici come raramente lo eravamo stati. 2ntrammo nella latteria di fronte, assaporando ancora una volta quel forte odore di latte appena munto, e ne uscimmo con la nostra gavetta piena. Lungo il ritorno, quando passammo davanti ai villini vedemmo la bambina bionda. 2ra sola, seduta sui gradini di casa sua. 9uando ci vide si al#3 e ci venne incontro. /o mi fermai di fronte a lei, mentre .icola e Caterina si tennero un po% pi! distanti. Lei mi sorrise, di nuovo vidi quei denti bianc"issimi e quello strano filo c"e li imprigionava. /o ricambiai il sorriso e le porsi il cartoccio con le caramelle. .essuna delle due parl3, lei allung3 una mano, ne prese una, la scart3 e la mise in bocca, poi batt' un paio di volte le mani sul suo petto, dicendo : 7 /c" /ngrid. /ngrid 7 ripet per essere sicura c"e avessi capito. (a io avevo capito benissimo, feci il suo stesso gesto e le dissi : 7 (aria 7. /ngrid divenne poi la mia migliore amica, e lo rimase per i venti anni successivi, fino a quando emigr3 in &ustralia con suo marito. Cominciammo a giocare insieme dal giorno dopo. /o andai da lei nel tardo pomeriggio portando la mia bambola di pe##a, l%unica c"e possedevo. La trovai c"e mi aspettava fuori dal cancello di casa sua, come se ci fossimo messi d%accordo per un appuntamento. Le misi in mano la mia bambola e lei disse : 7 0c"oen 8 7. Poi mi fece segno con le mani di aspettarla l,, entr3 in casa sua e ne usc, poco dopo con quattro bambole nelle mani. 2rano bellissime, molto pi! della mia, una in particolare attir3 la mia atten#ione : aveva il rossetto sulle labbra, le guance colorate di rosa ed era vestita con una gonnellina sco##ese rossa e gialla. 5na gonna cos, bella non l%avevo mai avuta neppure io. Ci sedemmo sui gradini giocando con le nostre bambole, io parlavo in italiano e lei mi rispondeva in tedesco. .essuna delle due sapeva cosa stesse dicendo l%altra, eppure ci capivamo perfettamente. Lei ad esempio cap, subito c"e la bambola con la gonna sco##ese era quella c"e pi! mi piaceva. 9uando, dopo un po%, dissi a /ngrid c"e si era fatto tardi e dovevo tornare a casa, lei si al#3 in piedi, raccolse le sue tre bambole e mi mise in mano quella con la gonna sco##ese. &ll%istante io feci di no scuotendo la testa, e anc"e lei scosse la testa, ma per dirmi di s,. Credo c"e avessi gli occ"i umidi per la gioia di quel regalo inaspettato, gli occ"i a##urri di /ngrid erano asciutti e mi sorridevano. Le diedi un bacio di felicit sulla guancia, un bacio simile a quelli c"e davo a mia madre

quando, dopo una sgridata, tornava a sorridermi prendendomi in braccio e dicendomi : 7 0ei la coccolina di mamma tua 8 7.

22

4. Poco tempo dopo venne .atale, il primo della mia vita c"e passavo lontano da casa. La sera della vigilia cenammo in sala, ma sen#a tutto quel pesce c"e mangiavamo nelle vigilie passate al paese, e c"e i miei genitori comperavano per la ricorren#a dopo mesi di risparmi. & tavola c%era il solito cervelat di pollo, gli sc"ubling c"e erano pi! o meno la stessa cosa, ma cucinati bolliti an#ic"' alla griglia e serviti con i crauti, e di pesce soltanto un po% di baccal c"e aveva portato con noi dal paese. )erminata la cena, mamma si prepar3 al rito natali#io per scacciare il malocc"io dalla famiglia. 2ra tradi#ione c"e la sera della vigilia di .atale mia madre imponesse a tutta la famiglia di recitare la preg"iera per allontanare il malocc"io. 4a qualc"e anno, io odiavo quel genere di pratic"e e avrei fatto qualunque cosa pur di non parteciparvi. (a la mamma era inflessibile, diventava addirittura violenta quando io protestavo c"iedendo di poter andare a dormire, mi minacciava e giungeva a darmi uno dei suoi rari sc"iaffoni se insistevo. 9uella sera poi, celebrare quel rito in una casa c"e non sentivamo ancora nostra e in un luogo cos, diverso e distante dalle nostre tradi#ioni, sembrava un contrasto troppo stridente, un po% come andare a un funerale con un vestito rosso. (a pap e Caterina, c"e erano ormai rassegnati alla celebra#ione annuale della cacciata del malocc"io e vi assistevano sempre in religioso silen#io, quando videro la mia espressione di disgusto mi fecero segno di non aprire bocca. Cos, mamma pot' ini#iare. Riun, tutti noi intorno al tavolo della cucina, ci fece fare il segno della croce e recit3 la sua preg"iera : )rei t%"anno affascinat, l%uocc"ie, u% core e la ment trei te volene aiut, padr, figl e spirete sant. Ripet' la preg"iera, o la cantilena come la c"iamavo io, per nove volte, facendosi il segno della croce ad ogni recita della preg"iera, come prescriveva il rituale poi si stacc3 dalla tavola e sputa##3 per nove volte, tre volte a destra, tre a sinistra e tre verso l%alto, disegnando nell%aria a colpi di sputo una croce immaginaria. 2cco, ora il malocc"io era stato allontanato dalla nostra famiglia, e quella smorfiosa di mia sorella mi disse spa#ientita : 7 Hai visto c"e non successo niente ? .on era meglio c"e seguivi la cerimonia sen#a fare tante storie ? 7 /l giorno di .atale, fu mamma a comprendere meglio di tutti la straordinariet di quel primo giorno di festa lontani da casa, e organi##3 il pran#o con una cura minu#iosa.

Voleva c"e quel primo .atale in una terra straniera fosse quanto pi! possibile uguale a tutti gli altri .atali trascorsi al nostro paese, in /talia. Pens3 ad un pran#o identico a quello c"e preparava a Rionero in quell%occasione, e in buona misura riusc, nel suo intento. 9uel giorno ci scordammo i cervelat e gli sc"ubling. (amma prepar3 una lasagna con la carne, il baccal stagionato e il pane casereccio, ormai quasi secco. 2 per pap una bottiglia del nostro vino del Vulture. La mattina appena al#ati, c%era stato lo scambio dei regali c"e stavano allineati sotto l%albero : per noi c%erano soprattutto indumenti pesanti, una giacca a vento per .icola, un paio di magnifici stivali per Caterina e per me un maglione di lana e una gonna pesante sco##ese. .on aveva gli stessi colori della gonna della bambola, ma i miei genitori avevano notato quanto mi piacesse il regalo c"e /ngrid mi aveva fatto , e avevano pensato di regalarmi una gonna simile. 23 &nc"e noi fratelli avevamo dei regali per pap e mamma. 9ualc"e giorno prima di .atale c"iedemmo a mamma qualc"e soldo per comperare un regalino per pap, e qualc"e soldo a pap per un regalino a mamma, e un pomeriggio scendemmo tutti con lo slittino a Pfaffikon, dove c%erano tanti nego#i. Ci accompagn3 /ngrid, c"e conosceva il paese e ci faceva da interprete, anc"e se lei non sapeva una parola d%italiano per3, tutte le volte c"e io le spiegavo una cosa, lei la capiva perfettamente. /ngrid ci port3 nel maga##ino di un certo Herr Habner, c"e faceva l%idraulico, ma c"e insieme alla madre aveva sistemato nel suo maga##ino una fila di banconi su cui erano esposti articoli per la casa. Comprammo una serie di sei bicc"ieri flute per il vino, tutti colorati con pallini rossi, blu e gialli, e quello era il regalo per mamma, poi andammo in un nego#io per fumatori e comprammo una pipa per pap. 0cegliemmo quella c"e costava meno, ma era comunque molto bella, meglio di quella c"e lui usava da anni e c"e ormai era tutta consumata. & pran#o non eravamo solo noi cinque, eravamo in sei. 0i era aggiunto compare &gostino %u prevete, un amico c"e pap aveva invitato per non fargli passare il .atale da solo, cos, lontano da casa sua. &gostino era un giovane di trentacinque anni originario del nostro stesso paese, il =compare> gli derivava dal fatto c"e suo padre era stato il testimone di battesimo di mia sorella Caterina, mentre il soprannome, il prete, gli era stato affibbiato perc"' non era sposato, ma nemmeno gli era mai stata attribuita una fidan#ata. Pap ci aveva spiegato, prima c"e lui arrivasse, c"e anc"e &gostino era emigrato per poter lavorare e pure lui era capitato a Pfaffikon, qualc"e mese prima. &gostino per3 era stato meno fortunato, perc"' mentre pap aveva un rapporto di lavoro fisso come operaio in una fabbrica, lui il lavoro l%aveva trovato come muratore con un contratto stagionale. 4i conseguen#a, non lavorando tutto l%anno non poteva permettersi una casa in affitto, non tanto per motivi economici, ma perc"' in 0vi##era nessuno affittava case agli stagionali. 9uindi fu costretto a vivere nelle baracc"e allestite per i muratori, quasi tutti italiani. .ella baracca, un enorme stan#one con il soffitto basso, gli era stato assegnato un posto letto, accanto a molti altri immigrati in un angolino della baracca era stato collocato un fornello a gas e un tavolo di legno con delle sedie, perc"' gli occupanti potessero cucinarsi qualcosa. /l riscaldamento della baracca, c"e aveva come pareti delle semplici tavole di legno, era affidato a una sola stufa a kerosene c"e serviva per l%intera popola#ione del dormitorio, e quando non bastava, cio sempre d%inverno, ci si aiutava con numerose coperte. &gostino non aveva altro spa#io intimo se non quello costituito dal suo letto e da un piccolo armadio di ferro. / servi#i igienici stavano all%esterno

della baracca, dentro un casottino sen#a finestre e sen#a luce elettrica. /l racconto c"e pap ci fece, poco prima c"e &gostino arrivasse, ci mise addosso tanta triste##a e a me tanta voglia di scappare via, di tornarmene al mio paese. )utti noi fummo felici di ospitare &gostino almeno nel giorno di .atale. Poco dopo lui buss3 alla porta e quando gli aprimmo ci trovammo davanti un giovane di media statura, molto bello e con un cespuglio di capelli incolti, neri come le notti del Vulture. &pr, bocca per salutarci, mostrando due file di denti bianc"issimi e forti come quelli di un lupo, e sul suo viso apparve un sorriso timido, c"e avrebbe tenuto immutato per tutta la durata del pran#o teneva il cappello in mano ed era vestito da vecc"io, anc"e se sembrava pulito a dovere. /l pran#o fu ottimo, tutti si complimentarono con mamma, era da cos, tanto c"e non mangiavamo cose buone della nostra terra c"e quasi ci sembrava di assaggiare quei cibi per la prima volta. (algrado gli sfor#i di mamma per farci sentire come se stessimo trascorrendo il .atale al paese nostro, tutte le volte c"e guardavo fuori dalla finestra della sala da pran#o e vedevo quel paesaggio nordico, io mi rendevo bruscamente conto c"e 24 non stavamo a casa nostra, e allora mi prendeva la nostalgia per i precedenti .atali. (i mancavano gli amici, i compagni di scuola, le mie numerose e affettuose #ie c"e venivano spesso a trovarci, i rumori e le voci del mio paesino, gli odori dei suoi vicoli. -inito il pran#o, il gruppo si scompose, la mamma in cucina a lavare i piatti aiutata da mia sorella, mio fratello .icola a scorra##are per casa con il triciclo di ferro c"e aveva ricevuto in regalo quel giorno. /o rimasi seduta a tavola mangiando banane, un frutto esotico c"e, c"iss perc"', in 0vi##era abbondava quasi quanto i cervelat. &scoltavo pap e &gostino c"e c"iacc"ieravano, naturalmente in dialetto lucano. 0entii c"e parlavano di politica, &gostino diceva di essere comunista, e sentii mio padre ribattergli c"e, per3, in Russia non si viveva bene, perc"' lo 0tato comunista impediva alla gente di andarsene all%estero. (i allontanai perc"' mi annoiavano quei discorsi c"e non capivo, anc"e se, riflettendoci sopra, pensai c"e il mondo doveva essere tutto strano. Perc"' in quella Russia c"e &gostino tanto decantava e c"e a mio padre piaceva poco, non si lasciavano uscire le persone dal paese, e al contrario da noi, in /talia, si obbligava la gente a uscire, ad andare all%estero per poter lavorare. Poco dopo suon3 in campanello, e Herr Hoffmann entr3 sfoggiando un sorriso esagerato, da masc"era di carnevale, con la moglie al seguito. Pap era diventato molto amico del suo padrone di casa e l%aveva invitato a passare insieme il pomeriggio di .atale. Herr Hoffmann reggeva in mano una bottiglia della sua grappa di ciliegie, mentre -rau Hoffmann teneva due grosse torte nelle sue mani : una magnifica sc"Ear#Ealde di cioccolata fondente e una karottentorte, c"e si usava preparare per i bambini. Herr Hoffmann si sedette tra mio padre e &gostino, vers3 subito la grappa nei bicc"ieri e tutti e tre ini#iarono a c"iacc"ierare, non pi! in dialetto lucano e non pi! di politica. /l grasso signore svi##ero disse a pap : 7 Caro &ntonio, "o finito il pran#o con il tuo formaggio pecorino, uuu" squisito 8 2 "o bevuto il vino c"e mi "ai portato dall%/talia, aa"" c"e deli#ia 8 La nostra birra buona, ma il tuo vino fantastico 87

-rau Hoffmann era c"iaramente impacciata, portava sul viso lo stesso sorriso stereotipato c"e aveva quando era entrata dalla porta, i suoi occ"i erano immobili come quelli di un pesce, e parevano non guardare niente e nessuno. La poverina gi parlava poco di suo, qui da noi era ancora pi! silen#iosa poic"' non sapeva una parola d%italiano, ma mia madre la mise rapidamente a suo agio portandosela in cucina e facendole segno di tagliare le torte per noi bambini. C"e mangiammo come se fossimo a digiuno da settimane. -u, in fondo, un bel giorno quel mio primo .atale in 0vi##era, un giorno pieno e intenso. Verso il tramonto uscii di casa sola e andai a cercare /ngrid. &rrivata fuori di casa sua, non la trovai l, ad aspettarmi, stava dentro insieme ai suoi genitori, ai fratelli e forse ad altri invitati. (i appoggiai alla staccionata della sua villetta e cercai di guardare dentro non riuscii per3 a vedere niente, le tendine erano tirate e i vetri appannati. Vidi per3 c"e la luce era accesa, e sentii c"e dentro stavano parlando. Le voci erano tante, ma i toni erano sempre quieti, quasi sommessi. 2 dalla casa arrivava anc"e un suono leggero, una musica dolce, molto melodica, un canto natali#io c"e pareva provenisse da una distan#a infinita. Rimasi un po% di tempo l,, sola, davanti alla casa della mia amica, con il buio c"e aveva ormai cancellato tutti i colori tranne il bianco della neve, ascoltando quella musica dolce e malinconica. .on avevo pi! freddo. 25 +ennaio fu un mese freddissimo, la temperatura scese fino a quindici gradi sotto#ero e cadde tanta neve, fino a raggiungere i due metri. 4i giorno restavamo sempre dentro casa, c"e, come tutte le case delle &lpi svi##ere, era riscaldata molto bene. 5scivamo solo una volta al giorno per andare a comprare il latte, qualc"e volta il pane e le caramelle da -rau 6ac"mann, c"e ce ne dava sempre in quantit smisurata. 9ualc"e settimana dopo .atale il clima famigliare cominci3 a mutare, io me ne accorsi subito ma non ne capivo il motivo. .on era successo nulla di grave, noi bambini non avevamo combinato nessun guaio, eppure pap e mamma si erano fatti pi! c"iusi e taciturni, sia tra loro c"e con noi. 0pesso la sera dopo cena pap e mamma se ne stavano soli in cucina e parlavano a voce bassa, e bastava c"e io o mia sorella entrassimo nel locale perc"' loro si #ittissero all%istante. 0i respirava parecc"ia tensione in casa e noi ne eravamo influen#ati, .icola sempre pi! spesso gridava o piangeva, io e Caterina stavamo con i nervi a fior di pelle. &ll%ini#io io davo la colpa al clima, al grande freddo c"e limitava le nostre uscite, le passeggiate e gli svag"i. (a poi mi resi conto c"e il freddo non c%entrava nulla, c"e i problemi erano altri e ben pi! importanti. -inc"' l%ultima sera di gennaio pap riun, tutti quanti noi in salotto, e ci parl3. 7 0apete 7 disse rivolgendosi a noi bambini, e con il tono di voce calmo c"e usava quando parlava di una cosa riflettuta a lungo, 7 Voi raga##i siete venuti qui da me ai primi di dicembre insieme alla mamma gra#ie a un permesso provvisorio. 0i c"iama visto turistico, viene dato dagli 0vi##eri a quelli c"e vengono per fare una

vacan#a, e dopo poco tempo se ne tornano da dove sono venuti 7. Prese fiato perc"' ci3 c"e stava per dirci era una cosa delicata e seria. 7 Voi tre e la mamma la prossima settimana dovreste tornare in /talia. 9uel permesso scaduto e non potete restare qui. (a la mamma ed io ci abbiamo pensato tanto, lei non vorrebbe tornare a Rionero lasciandomi solo, e io, solo, qui non ci voglio pi! stare. Perci3 noi abbiamo preso una decisione : voi non tornate a casa, vi fermate qui. Per sempre 7. Restammo tutti e tre immobili come pietre, non capivamo bene il senso di ci3 c"e ci aveva detto. Cosa voleva fare pap, cosa ci sarebbe successo ? Ci aspettavamo c"e lui continuasse a parlare, c"e si spiegasse meglio, ma lui era ammutolito. &llora continu3 la mamma. 7 Vedete bambini, la legge svi##era non ci permette di rimanere perc"' vostro padre lavora qui da meno di un anno e dovrebbe continuare a rimanere solo. 0oltanto dopo due anni e me##o di lavoro qui, lui pu3 portare tutta la famiglia. .oi quindi dovremmo aspettare ancora un anno e pi! perc"' la famiglia sia di nuovo tutta unita in questo paese. 2 noi non ce la sentiamo di lasciare qui pap tutto solo, vero ? 7 &ncora non avevamo afferrato la portata di quella loro decisione, eravamo confusi. 7 & me l%idea non dispiace 7 ini#i3 Caterina. 7 9uesto posto mi piace di pi! del nostro paese, qui tutto pi! bello, tutto pi! ricco, ci sono tante belle cose c"e al paese nostro non esistono. 2 poi questa casa pi! bella e pi! comoda della nostra 7. /o invece non ero affatto convinta. C"iesi : 7 (a mamma, e come facciamo per la scuola ? 7 7 6e", la scuola pu3 aspettare, a% mamma. Per ora non potete certo frequentare le scuole qui, perc"' dobbiamo tenere nascosta a tutti la nostra presen#a qua, e l%ultima cosa c"e potete fare ' andare a scuola. (a vedrete, tra un anno, al massimo due riprenderete la scuola in questo paese. /ntanto sapete c"e facciamo ? 1gni giorno 26 studieremo la lingua di qua, il tedesco, con l%aiuto di pap c"e un po% gi lo conosce 7. 7 2 tutti i miei amici del paese, le #ie, i nostri parenti ? 7 mi ostinai io. & quel punto pap mi prese in braccio e mi disse : 7 Vedi (ari%, la decisione c"e io e tua madre abbiamo preso, prima o poi l%avremmo comunque dovuta prendere. /o "o fatto una scelta, quella di emigrare in

questo posto, perc"' qui c% lavoro e si guadagna, mentre al paese nostro lavoravo due settimane al mese, mi spaccavo la sc"iena e non avevo mai soldi per far vivere con dignit voi, la mia famiglia. (ar,, io al paese non ci torno, io qui ci sto per sempre. 2 c"e cosa facciamo ? /o me ne sto sempre qua e voi vivete sempre laggi!, e ci si vede due volte l%anno ? (a si pu3 vivere cos, ? /o qui da solo, sen#a di voi non ci voglio pi! stare. .oi siamo una famiglia, (ari%, e dobbiamo stare insieme 7. 7 Ha ragione tuo padre, piccola @ riprese la mamma. 7 )ra un anno e me##o tuo padre avrebbe avuto il permesso per farci vivere qui regolarmente, tutti insieme. Comunque eravamo destinati a stabilirci qui, ora si tratta solo di anticipare i tempi 7. 7 (a @ dissi io 7 se noi non possiamo vivere qui con il permesso regolare, allora come ci viviamo ? 7 Pap mi mise a sedere accanto a lui sulla poltrona, era sereno perc"' capiva c"e mi stava convincendo. 7 0entite %a pap 7 continu3 guardando tutti noi 7 dovrete stare molto attenti. Ci saranno nuove regole : non dovrete uscire di casa durante il giorno, vi porter3 fuori io quando torno dal lavoro, dopo c"e "a fatto buio in casa dovrete stare sempre in silen#io, non al#ate mai la voce, soprattutto non affacciatevi alla finestra della sala perc"' fuori passa la gente, potrete affacciarvi solo alle finestre delle camere da letto c"e guardano sul bosco. 0e tu Caterina devi c"iamare tua sorella o tuo fratello non gridare i loro nomi da un locale all%altro, ma vai nella stan#a dove si trovano e gli dici quello c"e gli devi dire. Le posate e i piatti c"e lavate non li sbattete, adagiateli dolcemente. )ra di voi parlate sempre sottovoce, non accendete la radio e quando giocate fatelo in silen#io. &n#i porter3 in soffitta il triciclo nuovo di .icola, perc"' questo gira per casa ululando come la sirena dei pompieri 8 7 & sentire le raccomanda#ioni di pap, a mamma erano venuti gli occ"i lucidi. 7 Lo so, bambini miei, non sar facile, ma dobbiamo farcela. 4ovete pensare c"e vivremo per un po% come ombre, saremo come i piccoli degli uccellini c"e stanno nel nido, non si muovono mai da l,, la la loro mamma c"e va e viene dal nido per portargli il cibo 7.

7 (amma, ma i piccoli degli uccellini nel nido non smettono mai di fare voci 8 7 disse ridendo .icola. 7 2cco, saremo come i piccoli uccellini con la differen#a c"e noi non avremo mai voce 7 7 Vivremo come i fantasmiii, c"e si muovono invisibili nelle case trascinando le cateneee 7 disse Caterina mimando con le braccia al#ate l%ondeggiare del fantasma. Ridemmo tutti a quell%immagine di Caterina, anc"e mamma e pap. /l quale concluse : 7 Proprio cos,, vivrete come i fantasmi. (a sen#a catene per favore 7.

.on "o mai saputo come vivessero i fantasmi, so solo c"e noi non vivemmo bene da clandestini. 0embra facile a dirsi, stai in casa tranquilla, leggi tutto il giorno, parli con tua sorella o tua madre, racconti qualc"e favola a tuo fratello pi! piccolo a cui devi stare sempre attenta 27 c"e non si metta a cantare, c"e non c"iami la mamma a voce alta, o c"e non si faccia male perc"' potrebbe piangere. (a il fatto c"e il tempo non passa mai, quando "ai finito di fare questa serie di cose ti accorgi c"e sono passate soltanto tre ore, e a quel punto dovresti ricominciare di nuovo la stessa sequen#a, e poi una ter#a volta. -inc"' arriva l%ora di cena, a quel punto mangi insieme alla tua famiglia, c"iacc"ieri e sc"er#i, ascolti la radio e guardi la televisione, c"e di sera si possono accendere perc"' pap in casa, poi si fa tardi e vai a dormire. (a a letto non riesci a prendere sonno perc"' non sei abbastan#a stanca, ti rigiri nel letto e non smetti di pensare a c"e cosa di diverso potresti fare il giorno dopo. (a non ti viene in mente nulla, perc"' non c% niente di diverso da quello c"e "ai fatto oggi c"e potresti fare domani e allora ti metti a pensare al tuo paese lontano, alle sue verdi vallate, ai gioc"i c"e facevi con i tuoi amici, a quell%aria fresca, gonfia di odori, delle serate di primavera. 2 ti prende di nuovo quella nostalgia per la vita c"e "ai lasciato, c"e tu non avresti mai voluto abbandonare, ma ti "anno costretta a farlo. 2 la stessa cosa succede il giorno dopo e poi la notte dopo. )i domandi quanto durer quell%esisten#a sen#a tempo e sen#a sorrisi, ma cerc"i di non trovare la risposta perc"' se ci pensi, se pensi c"e dovrebbe durare pi! di un anno, ti prende uno sconforto privo di speran#a, e l%unica cosa c"e ti puoi fare piangere. /n quei tristi giorni credo di aver capito cosa si prova a stare in un carcere a scontare una pena, c"iusa tra quattro mura dentro le quali non succede niente, insieme all%unica compagna c"e ti rimane, la solitudine, a contare lo scorrere dei minuti, delle ore e dei giorni. (a noi l, quale pena dovevamo scontare ? 9uale reato avevamo commesso ? /n casa si instaur3 una tensione c"e si poteva tagliare con il coltello, e non bastava la pa#ien#a di mio padre c"e, dopo una giornata di lavoro pesante, la sera trovava la for#a di raccontarci i fatti del suo lavoro, di ridere di qualc"e episodio buffo e di portare tutti noi a passeggiare per le vie buie e deserte del paese.

La cosa pi! difficile da sopportare non erano le giornate vuote c"e avevamo trascorso, ma quelle c"e ancora rimanevano da passare nello stesso modo. 2ra il futuro a spaventarci, pi! del passato o del presente. (a non fu cos,, non ci fu futuro. Per fortuna, o per disgra#ia non so, quella vita non dur3 a lungo.

/ poli#iotti erano due, uno alto, giovane, con due baffi neri sottili, un bel raga##o. L%altro, quello c"e comandava, era pi! an#iano, aveva i capelli bianc"i, era grasso e di statura pi! bassa stavano in piedi sulla porta di casa c"e era rimasta aperta. 2rano entrati in casa nostra un tardo pomeriggio di fine mar#o, cinque minuti dopo c"e pap era tornato dal lavoro e ancora non si era cambiato le scarpe. 0uonarono il campanello una sola volta e rimasero ad attendere c"e qualcuno aprisse. & quel suono eravamo tutti preparati : mia madre e noi bambini avremmo dovuto correre nella camera da letto, c"iudendo la porta dietro di noi e restando in assoluto silen#io. (a quando d%improvviso succede un evento c"e pu3 essere un grave pericolo per la famiglia, anc"e se tu sei preparata a reagire non ti preoccupi di ci3 c"e fanno gli altri, rimani concentrata su te stessa e pensi solo ad eseguire le istru#ioni ricevute prima. Cos, mia madre, io e mia sorella non pensammo a .icola, e quando ci barricammo nella camera ci accorgemmo c"e lui non era con noi. 28 .icola stava nel bagno e si era messo il pigiama. /l bagno era situato in fondo al corridoio, proprio di fronte alla porta d%ingresso cos,, quando i poli#iotti entrarono in casa la prima cosa c"e videro fu quel bambino italiano di sei anni, in pigiama e con la bocca ancora sporca di dentifricio, c"e usciva dal bagno e con una grande calma attraversava il corridoio ed entrava nella camera. (io padre guard3 i poli#iotti c"e stavano osservando .icola, e gli sfugg, di bocca una bestemmia da portuale, per fortuna in dialetto lucano cos, c"e il poli#iotto c"e parlava italiano, quello an#iano, non pot' comprenderla. Parl3 soltanto lui, l%an#iano c"e comandava : 7 0ignor .ardella, noi abbiamo saputo dai vicini c"e lei continua a tenere qui sua moglie e i suoi figli, malgrado c"e il loro permesso di rimannere in 0vi##era gi scaduto da alcune settimane. 7 /l suo tono di voce era calmo e gentile, parlava la nostra lingua lentamente, quasi sillabando ogni parola c"e diceva. 7 9uesto non permesso, signor .ardella, lei sa queste cose, vero ? 7 Pap non fiatava, era pallido, ascoltava e annuiva con la testa. 7 Lei sa signor .ardella c"e lei deve aspettare un altro anno e me##o prima di portare a vivere qui la sua famiglia. (i dispiace, queste la legge, non possibile c"e la sua famiglia resti in questa casa. 7. 0embrava dispiaciuto davvero, sembrava sincero. 7 Lei non deve avere fretta, noi concediamo a lei ancora quindici giorni, anc"e venti se necessario, ma entro questo tempo lei deve rimandare la sua famiglia in

/talia 7. /l poli#iotto giovane non aveva aperto bocca, stava fermo in piedi e guardava mio padre. Pap non fece obie#ioni, non tent3 di giustificarsi. 0i limit3 a dire : 7 Va bene, provveder3 7. / poli#iotti uscirono e noi ci riunimmo tutti in cucina. 2ravamo tristi e spaventati, mamma e Caterina piangevano, .icola si mise pure lui a frignare non appena vide piangere mamma. Pap non era solo scoraggiato, pareva anc"e deluso, scuoteva la testa sen#a parlare, pareva invecc"iato di colpo. 4opo un interminabile silen#io, disse tra s' e s' : 7 .on possibile, non pu3 avermi fatto questo 8 7 .oi tutti lo guardammo negli occ"i, volevamo c"e parlasse e ci dicesse cosa avremmo dovuto fare. (a lui ripeteva soltanto : 7 .o, non possibile, non pu3 averlo fatto 8 7 &llora mamma gli c"iese : 7 Cosa stai dicendo ? C"i non pu3 averlo fatto ? &nto%, a noi ora c"e ci succede ? 7 4opo un altro lungo silen#io, pap disse : 7 Hoffmann 8 2% stato lui 8 .on pu3 essere stato c"e lui 8 7 2 subito dopo riprese : 7 Carmela, voi non siete mai usciti di casa quando io ero al lavoro, vero ? 4immi c"e non siete usciti neanc"e una volta. 7 7 &nto% ma c"e dici ? (ai siamo usciti, mai 8 &bbiamo sempre fatto come ci avevi detto tu, stavamo in casa sen#a fare rumore, fuori di casa nessuno ci mai andato 7. 7 &llora non pu3 essere stato c"e lui a denunciarci : Hoffmann. +li altri, i Caporaso, i Vinciguerra, possono avervi sentiti, si saranno pure accorti c"e voi stavate in casa, ma mai e poi mai sarebbero andati alla Poli#ia a denunciarci, sono immigrati come noi, gente nostra. &llora se nessuno di voi mai uscito di casa in mia assen#a, stato sicuramente Hoffmann 8 7 29 6estemmi3 un%altra volta, e mentre mamma si faceva il segno della croce lui rise nervosamente, aggiungendo tra s' e s' : 7 /l mio amico Hoffmann... 7 0tava passando l%ora di cena, ma nessuno aveva fame. Pap guard3 l%orologio, le sette, sapeva c"e gli Hoffmann cenavano alle sei e me##a, quindi avevano gi finito di mangiare. 0en#a dire nulla a nessuno di noi, usc, di casa e sal, al piano superiore.

Herr Hoffmann indossava la sua abituale tuta da ginnastica verde quando apr, la porta di casa sua. &ppena vide mio padre, il suo grasso faccione si allarg3 ancor di pi!, in un cordiale sorriso.

7 1", &ntonio, come mai a quest%ora ? 2% successo qualcosa ? (a prego entra, non stare l, sulla porta 7. Pap tras,, e appena varcata la soglia, pens3 c"e forse sarebbe stato meglio aspettare l%indomani per parlare con il suo padrone di casa la rabbia c"e aveva dentro di s', unita alla delusione per il comportamento di Hoffmann, era davvero tanta, e dormirci sopra una notte l%avrebbe calmato un po% e gli avrebbe permesso di rimanere pi! lucido nel colloquio con il padrone di casa. (a ormai era entrato, 7 il dado tratto 7 disse a se stesso. 7 1ra devo solo sfor#armi di mantenere la calma. Hoffmann lo fece sedere sulla poltrona del suo salotto, e mentre apriva la madia per prendere la solita grappa di ciliegie, gli disse : 7 &llora &ntonio, dimmi pure. 7 7 -riedric", io ti credevo un amico 8 7 Pap pronunci3 quelle parole con un tono sommesso, gonfio di amare##a, ma al tempo stesso deciso. 2 prosegu, subito : 7 /o credevo c"e tra noi ci fosse non un semplice rapporto tra vicini di casa, o tra padrone e inquilino. Pensavo c"e eravamo diventati amici. 9uante sere, -riedric", ti "o invitato nel mio appartamento a bere un bicc"iere di vino e a fare due c"iacc"iere ? 2 quante volte io sono venuto a casa tua, magari per farti dono dei prodotti della mia terra ? 7 7 &ntonio, io non capisco..... perc"' ini#i il discorso in questo modo ? Certo c"e noi siamo amici, io "o sempre appre##ato la tua compagnia. Perc"' adesso mi dici questo ? 7 Ci fu un attimo di silen#io, pap non sapeva in quale modo accusarlo della dela#ione alla poli#ia. 2bbe per un istante un dubbio : e se non fosse stato lui a denunciarlo ? C"e figura avrebbe fatto ? -u Hoffmann a riprendere il discorso. 7 &", adesso forse "o capito &ntonio. )u ti riferisci al fatto c"e sono andato a dire alla Poli#ia di Pfaffikon c"e tua moglie e i tuoi figli stanno ancora qui, malgrado il permesso di soggiorno scaduto ? 7 (io padre strabu##3 gli occ"i per la sorpresa. 2ra lui stesso a confessare candidamente la dela#ione 8 7 Ho dovuto farlo &ntonio, tu mi capisci vero ? 7 7 .ooo, no c"e non ti capisco 8 7 disse pap al#ando la voce. 2 riprese : 7 C"e bisogno c%era di andarlo a dire alla Poli#ia ? /o davvero pensavo c"e noi due fossimo amici, e invece non era vero 8 .on era vero niente, proprio tu, il mio amico -riedric", denuncia la mia situa#ione alla Poli#ia 8 Cos, loro vengono da me e mi obbligano a rimandare in /talia mia moglie e i miei figli 8 7 30 -riedric" lo guardava sinceramente stupito. 0tava riflettendo, cercava di mettersi nei panni di pap. 7 0cusa &ntonio 7 gli disse dopo un po%. 7 -orse c% un equivoco, ed bene

toglierlo di me##o. Vedi, tu sei davvero mio amico, io considero te uno dei miei migliori amici. (i piace stare in tua compagnia, con te bello parlare di tante cose e tu sei veramente una brava persona, &ntonio 7. +uardava negli occ"i mio padre, c"e sembrava non seguirlo, e continu3 : 7 0,, tu sei veramente il mio ottimo amico &ntonio. Per3, vedi, tu devi rispettare le nostre leggi. /o le rispetto, sempre, come tutte le persone c"e vivono qui. /o voglo c"e anc"e i miei amici rispettino la legge, an#i proprio perc"' voglio bene ai miei amici c"e desidero c"e loro la rispettino. /o non "o nessuna stima per quelli c"e vanno contro la legge, quindi non potrei essere amico di una persona cos,. 2 allora proprio perc"' io voglio continuare a essere tuo amico c"e ti c"iedo di rispettare la nostra legge, capisci ? 7 .o, mio padre non capiva quei ragionamenti. .on riusciva a intravvedere il nesso tra l%amici#ia c"e -riedric" sinceramente gli testimoniava e l%osservan#a della legge svi##era. 4a dove proveniva lui, pens3, non si ragionava in quel modo, in /talia l%amici#ia viene prima della legge, e quando una persona in difficolt, gli amici sono solidali con lui. 0empre, anc"e quando c% di me##o la giusti#ia. Perc"' in 0vi##era l%amici#ia non era al di sopra di tutto ? Per3 le parole c"e Hoffmann aveva appena pronunciato gli rimbal#avano di continuo nella testa. /n ci3 c"e aveva detto, c%era qualcosa c"e lui non riusciva ad afferrare, qualcosa di semplice e di complesso allo stesso tempo. C%era tra lui e -riedric" un diverso concetto di amici#ia e giusti#ia, o meglio del rapporto tra queste due cose..... (io padre non era uomo di cultura, ma come tutti i contadini possedeva un vivace spirito di osserva#ione, c"e non tard3 a farsi vivo. 7 5n momento 7 pens3 dentro di s'. 7 +li italiani in questi casi sono solidali...... oppure complici ? Ci stava arrivando a poco a poco. 9uella sera con Hoffmann lui ebbe il primo vero impatto con un modo di vedere le cose profondamente diverso da quello con cui aveva fino ad allora convissuto era il primo di una lunga serie di confronti con una cultura diversa dalla nostra, con la quale, d%ora in poi, avrebbe dovuto fare i conti. )re settimane dopo, io, mia madre e i miei fratelli salivamo sul treno c"e ci riportava a Rionero. 2ra aprile, la neve non cadeva pi! da diversi giorni e quella scesa prima cominciava lentamente a sciogliersi. Le giornate si erano allungate e di tanto in tanto anc"e il sole faceva la sua comparsa. Hittnau aveva acquistato un aspetto pi! carino e dolce, un aspetto quasi italiano. /l viaggio di ritorno non ci sembr3 pi! lungo dell%andata, ma pi! triste lo fu certamente. Lasciavamo pap solo, e il nostro ritorno a casa non era una scelta nostra, ma un%imposi#ione subita. Per noi era una sconfitta, e sconfitti stavamo tornando al paese. 30 bis

You might also like