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Lideologia continua. Intervista a Slavoj iek Ius sanguinis o ius soli? Riflessioni sulla storia politica della cittadinanza in Italia

La fabbrica del soggetto neoliberista

di PIERRE DARDOT e CHRISTIAN LAVAL Dopo aver ricevuto una buona accoglienza oltralpe, da poco apparso in Italia La nuova ragione del mondo. Critica della razionalit neoliberista di Pierre Dardot e Christian Laval. In gran parte ispirato allimpostazione di lavoro inaugurata da Michel Foucault, il libro offre una delle pi acute ricostruzioni delle vie attraverso cui le idee neoliberiste sono giunte a permeare le pratiche di governo dellestablishment occidentale. In questa sede il lettore trover, per gentile concessione delleditore DeriveApprodi, un estratto del capitolo tredicesimo del libro. Gli autori presenteranno in Italia in libro il 20 febbraio nella Sala Zuccari del Senato.
LARTICOLO IN PDF

La concezione che vede nella societ unimpresa costituita di imprese non pu non generare una nuova norma soggettiva, che non corrisponde pi esattamente a quella del soggetto produttivo delle societ industriali. Il soggetto neoliberista in via di formazione di cui vorremmo ora tratteggiare alcune delle caratteristiche principali in relazione con un dispositivo di prestazione e godimento che loggetto di numerose ricerche. Non mancano oggi le descrizioni delluomo ipermoderno, incerto, flessibile, precario, senza gravit. Queste ricerche preziose, e spesso convergenti, allincrocio tra psicanalisi e sociologia, rendono conto di una nuova condizione delluomo, che si rifletterebbe secondo alcuni fino alleconomia psichica stessa. Da una parte numerosi psicanalisti dichiarano di avere in cura pazienti affetti da sintomi che testimoniano di una nuova era del soggetto. Il nuovo stato soggettivo spesso rapportato nella letteratura clinica a categorie vaste come lera della scienza o il discorso capitalista. Il fatto che una prospettiva storica si sostituisca a una strutturale non stupir i lettori di Lacan, per il quale il soggetto della psicanalisi non una sostanza eterna n una costante trans storica, ma leffetto di discorsi inscritti nella storia e nella societ[1]. Dallaltra, in campo sociologico, la trasformazione dellindividuo un fatto innegabile. Ci che viene designato il pi delle volte con il termine ambiguo di individualismo fa riferimento talvolta a mutazioni morfologiche, nella tradizione di Durkheim, talvolta allespansione dei rapporti mercificati, nella tradizione marxista, tal volta ancora allestensione della razionalizzazione a tutti i campi dellesistenza, secondo un filo pi weberiano. Psicanalisi e sociologia registrano dunque ciascuna a suo modo una mutazione del discorso sulluomo che pu essere rapportata, come in Lacan, da un lato alla scienza e dallaltro al capitalismo: proprio un discorso scientifico che dal XVII secolo comincia a enunciare cosa sia luomo e cosa debba fare ed proprio per fare delluomo quellanimale produttivo e consumatore, quelles sere di fatiche e bisogni, che un nuovo discorso scientifico ha cercato di ridefinire il metro umano. Ma tale quadro assai generale ancora insufficiente per spiegare come una nuova logica normativa abbia potuto imporsi nelle societ occidentali. In particolare, non mette a fuoco le

inflessioni che la storia del soggetto occidentale ha potuto subire negli ultimi tre secoli, e meno ancora le trasformazioni in corso che possono essere messe in relazione con la razionalit neoliberista. Il nuovo soggetto, se di nuovo soggetto si tratta, deve essere colto nelle pratiche discorsive e istituzionali che alla fine del XX secolo hanno prodotto la figura delluomo-impresa, o soggetto imprenditoriale, favorendo limposizione di una fitta trama di sanzioni, incentivi e coinvolgimenti che generano comportamenti psichici di un tipo nuovo. Portare a compimento lobiettivo di riorganizzare da cima a fondo la societ, le imprese e le istituzioni tramite la moltiplicazione e lintensificazione dei meccanismi, delle relazioni e dei comportamenti di mercato, tutto questo non pu non implicare una trasformazione dei soggetti. Luomo benthamiano era luomo calcolatore del mercato e luomo produttivo delle organizzazioni industriali. Luomo del neoliberismo competitivo, completamente immerso nella competizione mondiale. Di questa trasformazione si parlato continuamente nelle pagine precedenti. Si tratta ora di descriverne pi sistematicamente le forme molteplici. Il soggetto plurale e la separazione delle sfere Da dove cominciare? Per molto tempo, il soggetto occidentale che chiamiamo moderno stato sottoposto a regimi normativi e registri politici insieme eterogenei e conflittuali gli uni rispetto agli altri: la sfera del costume e della religione delle societ del passato, la sfera della sovranit politica, la sfera degli scambi commerciali. Il soggetto occidentale viveva dunque in tre spazi diversi: quello delle occupazioni e delle credenze di una societ ancora rurale e cristianizzata, quello degli Stati nazionali e della comunit politica, quello del mercato monetario del lavoro e della produzione. Tale ripartizione stata fluida sin dallinizio, e la posta in gioco dei rapporti di forza e delle strategie politiche consisteva proprio nel fissarne o modificarne le frontiere. Le grandi lotte che riguardavano la natura stessa del regime politico ne danno unespressione curiosamente condensata. Pi importanti, ma pi difficili da af ferrare, sono le progressive modificazioni dei rapporti umani, le trasformazioni delle pratiche quotidiane indotte dalla nuova economia, gli effetti soggettivi delle nuove relazioni sociali nello spazio commerciale e delle nuove relazioni politiche nello spazio della sovranit. Le democrazie liberali sono state sistemi dalle tensioni molteplici e dalle spinte divergenti. Senza entrare in considerazioni che oltrepassano i nostri scopi, possiamo descriverle come regimi che permettevano e rispettavano entro certi limiti un funzionamento eterogeneo del soggetto, ovvero assicuravano al contempo la separazione e linterconnessione delle diverse sfere della vita. Tale eterogeneit si manifestava nella relativa indipendenza delle istituzioni, delle regole, delle norme morali, religiose, politiche, economiche, estetiche e intellettuali. Ci non significa che le caratteristiche di equilibrio e tolleranza esauriscano la natura del movimento che le ha animate. Due grandi spinte parallele sono coesistite: la democrazia politica e il capitalismo. Allora luomo moderno si sdoppiato: il cittadino con i suoi diritti inalienabili e luomo economico guidato dallinteresse, luomo come fine e luomo come mezzo. La storia di questa modernit ha consacrato uno squilibrio verso il secondo polo. Se si volesse privilegiare lo sviluppo, anche se contrastato, della democrazia, come fanno certi autori[2], si perderebbe di vista lasse principale che, ciascuno a suo modo, Marx, Weber e Polanyi hanno messo in evidenza: lo spiegamento di una logica generale dei rapporti umani sottomessi alla regola del profitto massimale. Non tralasceremo a questo punto tutte le modificazioni generate nel soggetto proprio a partire dallo stesso rapporto mercificato. Marx, insieme ad altri ma forse meglio di altri, ha evidenziato gli effetti dissolutivi del mercato sui legami umani. Con lurbanizzazione, la mercificazione dei rapporti sociali stata uno dei fattori pi potenti dellemancipazione dellindividuo dalle tradizioni, le radici, lattaccamento familiare e le personali fedelt. La grandezza di Marx stata mostrare che tale libert soggettiva veniva al prezzo di una nuova forma di assoggettamento alle leggi impersonali e incontrollabili della valorizzazione del capitale. Lindividuo liberale poteva s, come il soggetto di Locke proprietario di se stesso, credere di godere di tutte le sue facolt naturali, dellesercizio libero della ragione e della volont, poteva s proclamare al mondo la sua irriducibile autonomia: restava pur sempre un ingranaggio dei grandi meccanismi che leconomia classica aveva cominciato ad analizzare. Questa mercificazione espansiva ha assunto nei rapporti umani la forma generale della contrattualizzazione. I contratti volontari impegnano persone libere: contratti pur sempre garantiti dagli organismi sovrani si sono cos sostituiti alle forme istituzio nali dellalleanza e della filiazione e, pi in generale, alle vecchie forme della reciprocit simbolica. Il contratto divenuto pi che mai il suggello di tutte le relazioni umane. Di modo che lindividuo ha sempre pi sperimentato nel suo rapporto con gli altri la propria piena e intera libert di impegno volontario, percependo la societ come un insieme di rapporti associativi tra persone dotate di diritti sacrosanti. questo il nocciolo di quello che chiamiamo individualismo moderno. Si trattava, come spiega Durkheim, di una bizzarra illusione, dal momento che nel contratto c sempre qualcosa di pi che il semplice contratto: senza lo Stato come garante, non esisterebbe alcuna libert personale. Ma si pu anche aggiungere, con Foucault, che dietro il contratto c sempre qualcosa di diverso dal contratto, o ancora che dietro la libert soggettiva c sempre qualcosa di diverso dalla libert soggettiva. una concatenazione di processi di normalizzazione e di tecniche disciplinari che costituiscono quello che potremmo chiamare dispositivo defficienza. I soggetti non si sarebbero mai convertiti spontaneamente alla societ industriale e commerciale con la sola propaganda del libero scambio, n con le sole attrattive dellarricchimento personale. Si saranno dovuti ideare e applicare, tramite una strategia senza stratega, i modelli di educazione dello spirito, di controllo del corpo, di organizzazione del lavoro, di abitazione, di riposo e di svago che erano la forma istituzionale del nuovo ideale delluomo, al contempo individuo calcolatore e lavoratore produttivo. il dispositivo defficienza ad aver fornito alle attivit economiche le risorse umane necessarie, ad aver

prodotto senza sosta le anime e i corpi adatti a funzionare nel grande circuito della produzione e del consumo. In una parola, la nuova normativit delle societ capitaliste si imposta tramite una normalizzazione soggettiva di un tipo preciso. Foucault ha fornito una prima cartografia, peraltro problematica, di questo processo. Il principio generale del dispositivo defficienza non tanto, come stato detto anche troppo, un addestramento del corpo quanto una gestione delle menti. O forse bisognerebbe dire che lazione disciplinare sul corpo stata solo un momento e un aspetto del modellamento di una certa modalit di funzionamento soggettivo. Il Panopticon di Bentham in effetti particolarmente emblematico di tale modellamento soggettivo. Il nuovo governo degli uomini penetra fino al loro pensiero, lo accompagna, lo orienta, lo stimola, lo educa. Il potere non pi soltanto volont sovrana, ma, come dice giustamente Bentham, si fa metodo obliquo o legislazione indiretta, destinata a pilotare gli interessi. Postulare la libert di scelta, suscitarla, costituirla praticamente, presuppone che gli individui siano guidati come da una mano invisibile a fare le scelte che saranno proficue per ciascuno e per tutti. Sullo sfondo di questa rappresentazione non si trova tanto un grande ingegnere, sul modello dellOrologiaio supremo, quanto una macchina idealmente autonoma che trova in ogni soggetto un ingranaggio pronto a soddisfare i bisogni della catena complessiva. Ma lingranaggio bisogna fabbricarlo e mantenerlo. Il soggetto produttivo fu il capolavoro della societ industriale. Il problema non era soltanto aumentare la produzione materiale, bisognava anche che il potere si ridefinisse come essenzialmente produttivo, come uno stimolatore della produzione i cui limiti sarebbero stati definiti solo dagli effetti della sua azione sulla produzione. Questo potere essenzialmente produttivo aveva per controparte il soggetto produttivo: non solo il lavoratore, ma il soggetto che in tutti i campi della sua esistenza produce benessere, piacere, felicit. Molo presto leconomia politica ha trovato corrispondenza in una psicologia scientifica che descriveva uneconomia psichica a essa omogenea. Gi dal XVIII secolo meccanica economica e psico-fisiologia delle sensazioni si pro mettono amore eterno. questo senza dubbio lincrocio definitivo che disegner la nuova economia delluomo governato dai piaceri e dai dolori. Governato e governabile dalle sensazioni: lindividuo considerato nella sua libert un irriducibile briccone, un delinquente potenziale, un essere mosso prima di tutto dal proprio interesse. La nuova politica si inaugura con il monumento panottico innalzato alla gloria della sorveglianza di ciascuno da parte di tutti e di tutti da parte di ciascuno. Ma perch, domander forse qualcuno, sorvegliare i soggetti e massimizzare il potere? La risposta veniva da s: per la produzione della massima felicit. Intensificazione degli sforzi e dei risultati, minimizzazione delle spese inutili, questa la legge dellefficienza. Fabbricare uomini utili, docili nel lavoro, inclini al consumo, fabbricare luomo efficiente, ecco cosa si delinea, eccome, gi dallopera di Bentham. Ma lutilitarismo classico, a dispetto del suo formidabile lavoro di demolizione delle vecchie categorie, non venuto a capo della pluralit interna al soggetto[3] come della separazione delle sfere cui corrispondeva tale pluralit. Il principio di utilit, la cui vocazione omogeneizzante era esplicita, non riuscito ad assorbire tutti i discorsi e tutte le istituzioni, proprio come lequivalente generale della moneta non riuscito a introdursi in tutte le attivit sociali. proprio il carattere plurale del soggetto e la separazione delle sfere pratiche a essere oggi in questione. La modellizzazione della societ attraverso limpresa Il primo passo, come si detto, stato linvenzione delluomo del calcolo che esercita su se stesso lo sforzo di massimizzazione dei piaceri e delle pene reso necessario dallesistenza di rapporti interessati tra gli individui. Le istituzioni servivano a formare e inquadrare i soggetti refrattari a questo tipo di esistenza e a far convergere interessi diversi. Ma i discorsi delle istituzioni, a cominciare da quello politico, erano lungi dallessere univoci. Lutilitarismo non si imposto come unica dottrina legittima, tuttaltro. I principi sono rimasti misti, e alla fine del XIX secolo nelle relazioni economiche hanno fatto la loro comparsa considerazioni sociali, diritti sociali, politiche sociali che hanno limitato in modo significativo la logica accumulatrice del capitale e hanno contrastato la concezione strettamente contrattualista degli scambi sociali. La costruzione degli Stati nazionali ha continuato a inscriversi nelle vecchie espressioni della tradizione legista e in forme politiche estranee allordine della produzione. In una parola, la norma dellefficienza economica stata circoscritta da discorsi difformi, la nuova razionalit delluomo economico rimasta mascherata e confusa dal groviglio delle teorie. Al contrario, il momento neoliberista caratterizzato da unomogeneizzazione del discorso delluomo intorno alla figura dellimpresa. La nuova figura del soggetto opera ununificazione senza precedenti delle forme plurali della soggettivit che la democrazia liberale tollerava e di cui sapeva servirsi alloccorrenza per perpetuare la propria esistenza. Diverse tecniche contribuiscono ormai alla fabbricazione del nuovo soggetto unitario, che chiameremo indifferentemente soggetto imprenditoriale o soggetto neoliberista, o, pi semplicemente ancora, neo-soggetto[4]. Non abbiamo pi a che fare con le vecchie discipline votate ad addestrare il corpo e piegare le menti con la forza per renderle pi docili, metodologia istituzionale gi da tempo in crisi. Il problema oggi governare un essere la cui soggettivit deve essere integralmente coinvolta nellattivit che gli assegnata. Con questo scopo, necessario riconoscere tra le sue parti costituenti quella irriducibile del desiderio. Le grandi professioni di fede sullimportanza del fattore umano che pullulano nella letteratura del neo-management devono essere lette sotto la luce di un nuovo tipo di potere: non si tratta pi tanto di riconoscere che luomo nel lavoro resta pur sempre un uomo, che non si riduce mai allo statuto di oggetto passivo, quanto di vedervi il soggetto attivo che deve partecipare totalmente, impegnarsi pienamente, dedicare tutto se stesso allattivit professionale. Il soggetto unitario quindi il soggetto del coinvolgimento personale completo. Lobiettivo del nuovo potere la volont dellindividuo di realizzarsi, il progetto che si vuole portare avanti, la motivazione che anima il collaboratore dellimpresa, in

parole povere il desiderio, sotto tutti i nomi che gli si possono attribuire. Lessere desiderante non solo il punto di applicazione del potere, la propaggine dei dispositivi di controllo dei comportamenti. Perch lo scopo delle nuove pratiche di fabbricazione e gestione del soggetto far s che lindividuo lavori per limpresa come farebbe per se stesso, sopprimendo cos ogni sentimento di alienazione come ogni distanza tra lindividuo e limpresa che lo assume. Egli deve migliorare la propria efficienza, intensificare i propri sforzi, come se lautocontrollo venisse spontaneamente, come se questa con dotta fosse imposta dallinterno dallordine imperioso del deside rio a cui non c modo di resistere. Le nuove tecniche dellimpresa di se stessi arrivano senza dubbio al colmo dellalienazione pretendendo di sopprimere il sentimento dellalienazione: obbedire al proprio desiderio e allAltro che ci sussurra da dentro la stessa cosa. In questo senso si pu definire il management moderno come un governo lacaniano: il desiderio del soggetto il desiderio dellAltro. Proprio a questo tende la costruzione dei numi tutelari del mercato, dellimpresa e del denaro. Ma questo soprattutto reso possibile da tecniche raf finate di motivazione, incentivo e stimolazione. La cultura dimpresa e la nuova soggettivit La governamentalit imprenditoriale dipende da una razionalit complessiva che trae la propria forza dal suo particolare carattere inglobante, poich permette di descrivere le nuove aspirazioni e le nuove condotte dei soggetti, di prescrivere le modalit di controllo e influenza che devono essere esercitate su di essi nei loro comportamenti, di ridefinire gli obiettivi e le forme dellazione pubblica. Dal soggetto allo Stato passando per limpresa, uno stesso discorso permette di definire luomo per come vuole realizzare la propria esistenza ma anche per come deve essere guidato, incitato, formato, potenziato (empowered) per raggiungere i suoi obiettivi. In altri termini, la razionalit neoliberista produce il soggetto di cui ha bisogno servendosi dei mezzi per governarlo affinch si comporti davvero come unentit in competizione che deve massimizzare i risultati esponendosi ai rischi da affrontare e assumendosi la totale responsabilit di eventuali fallimenti. Il governo di s nellera neoli berista si chiama impresa. E dunque il governo di s imprenditoriale non coincide anzi, molto di pi con la cultura dimpresa di cui abbiamo parlato pi sopra. Certo la valorizzazione ideologica del modello dellimpresa ne fa parte, certo limpresa presentata sempre come il luogo di maturazione dellindividuo, come lorganismo nel quale possono finalmente congiungersi il desiderio di realizzazione, il benessere materiale, il successo commerciale e finanziario della comunit di lavoro e il loro contributo alla prosperit generale della popolazione. Cos il nuovo management ambisce a superare sul piano immaginario la contraddizione segnalata a suo tempo da Daniel Bell tra i valori edonisti del consumo e i valori ascetici del lavoro[5]. Ma cedere a tale seduzione sarebbe un grave errore. Cos come la filantropia del XVIII secolo accompagnava con parole dolci la realizzazione delle nuove tecnologie di po tere, gli argomenti umanitari ed edonisti della moderna gestione degli uomini accompagnano ladozione di tecniche volte a produrre forme di assoggettamento nuove e pi efficaci. Queste, per quanto nuove, sono impregnate della pi sorda e classica delle violenze sociali caratteristiche del capitalismo: la tendenza a trasformare il lavoratore in semplice mercanzia. Lerosione progressiva dei diritti riconosciuti al lavoratore, linsicurezza instillata poco a poco in tutti i salariati tramite le nuove forme di occupazione precarie, provvisorie e temporanee, la maggiore facilit del licenziamento, lindebolimento del potere dacquisto fino allimpoverimento di interi settori delle classi popolari, sono altrettanti elementi che hanno rafforzato considerevolmente la dipendenza dei lavoratori dai loro datori di lavoro. In un contesto di paura sociale ladozione del neomanagement nelle imprese stata molto pi facile. A questo proposito, la naturalizzazione del rischio caratteristica del discorso neoliberista e lesposizione sempre pi diretta dei salariati alle fluttuazioni del mercato per via dellindebolimento delle protezioni e dei meccanismi di solidariet collettiva, sono due facce della stessa medaglia. Riportando i rischi sui lavoratori, producendo una percezione pi acuta del sentimento del rischio, le imprese hanno potuto esigere da loro una disponibilit e un impegno ben pi significativi. Ci non significa che il neomanagement non abbia nulla di nuovo, e che il capitalismo sia in fondo sempre uguale a se stesso. La grande novit sta al contrario nel modellamento con il quale gli individui vengono preparati a sopportare le nuove condizioni imposte, nel fatto che essi stessi contribuiscono con il proprio comportamento a inasprire e cristallizzare tali condizioni. In una parola, la novit sta nelleffetto a catena per cui i soggetti intraprendenti, una volta prodotti, riproducono a loro volta, allargano, rafforzano i rapporti di reciproca competizione, imponendosi cos, nella logica di un processo autorealizzatore, un adattamento soggettivo crescente alle condizioni sempre pi dure che essi stessi hanno prodotto. quello che sfugge a Luc Boltanski e ve Chiapello in Le nouvel esprit du capitalisme[6]. Analizzando lideologia che, secondo la loro definizione, giustifica ladesione al capitalismo[7], tendono a prendere per oro colato ci che il nuovo capitalismo stesso ha detto di s nella letteratura manageriale degli anni Novanta. Certo va sottolineato come tale letteratura abbia recuperato un certo tipo di critica della burocrazia, dellorganizzazione e della gerarchia, servendosene per attaccare il vecchio modello di potere fondato sulla gestione di titoli, di statuti e di carriere. Ed altrettanto importante evidenziare fino a che punto lapologia dellincertezza, della reattivit, della flessibilit, della creativit e della rete costituisca una rappresentazione coerente, gravida di promesse, che favorisce ladesione dei lavoratori salariati al modello connessionista del capitalismo. Ma limitarsi a questi aspetti significa considerare soltanto limmagine seduttrice e strettamente retorica delle nuove modalit di potere. Significa dimenticare che queste ultime costituiscono tramite tecniche specifiche una soggettivit particolare. In una parola, sottovalutare laspetto propriamente disciplinare del discorso manageriale, prendendo troppo alla lettera il suo argomentario. A questa sottovalutazione corrisponde la sopravvalutazione dellideologia della crescita individuale in una tesi tutto sommato assai unilaterale,

che fa derivare il nuovo spirito del capitalismo dalla critica artista sessantottina. Ora, quello che le evoluzioni del mondo del lavoro fanno emergere sempre di pi, proprio limportanza decisiva delle tecniche di controllo nel governo delle condotte. Il neo-management non antiburocratico. Rappresenta una fase nuova, pi sofisticata, pi individualizzata, pi competi tiva della razionalizzazione burocratica, e non che per un effetto dillusione se si appoggiata alla critica artista del 68 per assicurare il mutamento da una forma di potere organizzativo a unaltra. Non siamo usciti dalla gabbia dacciaio delleconomia capitalista di cui parlava Weber. Per certi versi, si dovrebbe dire piuttosto che a ciascuno viene imposto di costruire, per conto proprio, una piccola gabbia dacciaio individuale. Il nuovo governo dei soggetti presuppone in effetti che limpresa non sia prima di tutto una comunit o un luogo di crescita, ma uno strumento e uno spazio di competizione. Essa presentata innanzitutto come luogo ideale di tutte le innovazioni, del cambiamento permanente, delladattamento continuo alle variazioni della domanda del mercato, della ricerca delleccellenza, della perfezione. Viene cos imposto al soggetto di conformarsi interiormente, con un lavoro costante su se stesso, a questa immagine: deve badare costantemente a essere il pi efficiente possibile, a dimostrarsi totalmente dedito al proprio lavoro, a perfezionarsi in un continuo apprendistato, ad accettare la maggiore flessibilit richiesta dai cambiamenti incessanti imposti dal mercato. Esperto di se stesso, datore di lavoro di se stesso, inventore di se stesso, imprenditore di se stesso: la razionalit neoliberista spinge lio a mutare per rinforzarsi e sopravvivere nella competizione. In qualsiasi attivit va vista una produzione, un investimento, un calcolo dei costi. Leconomia diviene disciplina personale. Margaret Thatcher ha dato la formula pi trasparente di questa razionalit: Economics are the method. The object is to change the soul[8]. Le tecniche di gestione (valutazione, progetto, normalizzazione delle procedure, decentralizzazione) permetterebbero di oggettivare ladesione dellindividuo alla norma di condotta che gli imposta, di valutare tramite le griglie e gli altri strumenti di registrazione del dashboard il suo coinvolgimento soggettivo, pena sanzioni quali il licenziamento, la riduzione del salario, il rallenta mento della carriera[9]. Sotto il totale arbitrio, naturalmente, di una gerarchia incaricata di manipolare categorie psicologiche che ga rantirebbero lobiettivit della misura delle competenze e delle prestazioni. Lessenziale, tuttavia, non lattendibilit della misura, ma il tipo di potere esercitato in profondit sul soggetto invitato a offrirsi senza riserve, a superare se stesso per limpresa, a motivarsi sempre di pi per meglio soddisfare il cliente, e dunque costretto, dal tipo di contratto che lo lega allimpresa e dalle modalit di valutazione a cui sottoposto, a dimostrare il proprio coinvolgimento personale nel lavoro. La razionalit imprenditoriale presenta lincomparabile vantaggio di riunire tutte le relazioni di potere nella trama di un unico discorso. Il lessico dellimpresa cela in s un alto potenziale di uni ficazione dei diversi regimi di esistenza, il che spiega perch i governi labbiano ampiamente adoperato. Permette in particolare di riallacciare gli scopi della politica portata avanti con tutte le componenti della vita sociale e individuale[10]. Limpresa non dun que soltanto un modello generale da imitare, ma anche una certa attitudine da stimolare nel bambino e nello studente, unenergia potenziale da sollecitare nel lavoratore, un modo di essere che allo stesso tempo prodotto dei cambiamenti istituzionali e produttore di migliorie in tutti i campi. Stabilendo una corrispondenza strettissima tra il governo di s e il governo delle societ, limpresa definisce una nuova etica, ovvero una certa disposizione interiore, un certo ethos da incarnare per una sorveglianza di s che le procedure di valutazione devono rafforzare e verificare. In questo senso si pu dire che il primo comandamento delletica imprenditoriale aiutati da solo, in altre parole unetica del selfhelp. Qualcuno forse puntualizzer, giustamente, che unetica del genere non nuova, che si ritrova gi nel capitalismo delle origini. Se ne trova la formulazione gi in Benjamin Franklin e meglio ancora, un secolo dopo, in Samuel Smiles, autore del best-seller mondiale Self-Help, pubblicato nel 1859. Questultimo puntava essenzialmente sullenergia dellindividuo che doveva essere lasciata pi libera possibile. Ma si limitava alletica individuale, la sola determinante ai suoi occhi. Non immaginava, allora, che il self-help potesse essere altro che una forza morale che ciascuno doveva sviluppare per s, e soprattutto che sarebbe diventato una modalit di governo politico[11]. Era anzi convinto del contrario, fondandosi su una rigida separazione della sfera privata dalla sfera pubblica: Il governo di fuori importa, relativamente, ben poco, al governo di dentro[12]. La grande novit della tecnologia neoliberista sta nel mettere direttamente in relazione la maniera di governare gli uomini alla ma niera delluomo di governare se stesso. Pierre Dardot, filosofo e docente, autore, spesso insieme al collega Christian Laval, di saggi su Marx, Hegel e il capitalismo globale. Di recente pubblicazione in francese, la prestigiosa monografia Marx, prnom Karl (Gallimard 2012). Christian Laval, sociologo, svolge attivit di ricerca presso luniversit di Parigi X. Dal 2004, anima insieme a Pierre Dardot il gruppo di ricerca Question Marx. NOTE [1] A volercisi soffermare, si potrebbe mostrare come Lacan abbia indicato a diverse riprese nei suoi scritti e nei suoi seminari limportanza della svolta utilitarista nella storia occidentale. Cfr. J. Lacan Scritti, a cura di G. Contri, Einaudi, Torino 1974, p. 116. [2] Cfr. supra la discussione del punto di vista di Marcel Gauchet nel capitolo 5.

[3] Come si visto pi sopra (infra, capitolo 3, in particolare la nota 92), il pensiero di John Locke non trascura la differenziazione del soggetto in soggetto dinteresse, soggetto giuridico, soggetto religioso, ecc. A suo modo, linfluenza persistente di questidea, a dispetto dellegemonia dellutilitarismo, testimonia di una certa forma di resistenza alla sussunzione del soggetto sotto il regime esclusivo dellinteresse. [4] Riprendiamo in unaccezione personale il neologismo proposto da Jean-Pierre Lebrun nel suo La Perversion ordinaire. Vivre ensemble sans autrui, Denol, Paris 2007. [5] D. Bell, The Cultural Contradictions of capitalism, Basic Books, New York 1976; trad. it parziale in D. Bell R. Boudon, Le contraddizioni culturali del capitalismo, BDL, Torino 1978, Leconomia della famiglia pubblica, pp. 6-93. [6] L. Boltanski . Chiapello, Le nouvel esprit du capitalisme, cit. [7] Ivi, p. 42. [8] Sunday Times, 7 maggio 1988 (il corsivo nostro). [9] Un certo numero di ricerche hanno insistito in particolare sugli strumenti di gestione volti a fondare labnegazione dei lavoratori dipendenti alle esigenze dellimpresa su meccanismi di identificazione, interiorizzazione e colpevolizzazione. Il management di progetto una maniera morbida di imporre al dirigente e al salariato in generale di provare costantemente la loro fedelt e il loro rispetto delle aspettative di prestazione. Cfr. ad esempio D. Courpasson, Rgulation et gouvernement des organisations. Pour une sociologie de laction managriale, Cahiers de recherches, Groupe ESC Lyon, 1996, e LAction contrainte. Organisations librales et domination, PUF, Paris 2000. [10] Cfr. N. Rose, Inventing Ourselves. Psychology, Power and Personhood, Cambridge Uni versity Press, Cambridge 1996, p. 154. [11] S. Smiles, Aiutati che Dio taiuta!, trad. it. F. Verdinois, Avitabile, Napoli 1912. Largo mento cos riassunto nella prefazione alledizione francese: Nella vita, il benessere e la felicit individuali sono sempre dovuti ai nostri sforzi, alla cura pi o meno diligente che mettiamo nel coltivare, disciplinare, controllare le nostre attitudini, e soprattutto allone sto e coraggioso compimento del dovere, che la vera gloria del carattere individuale. [12] Ivi, p. 4. (2 gennaio 2014) Condividi:

Tag:capitalismo, impresa, neoliberismo, razionalit, soggetto


Scritto gioved, 2 gennaio, 2014 alle 17:54 nella categoria Articoli. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

3 commenti a La fabbrica del soggetto neoliberista


La fabbrica del soggetto neoliberista Il rasoio di Occam MicroMega | alessandrapeluso scrive: 3 gennaio 2014 alle 13:53 [...] La fabbrica del soggetto neoliberista Il rasoio di Occam MicroMega. Share this:TwitterFacebookMi piace:Mi piace Caricamento [...] cccc scrive: 4 gennaio 2014 alle 08:19 Mi sembra che lapprioccio di Dardot e Laval indugi troppo sugli aspetti pi superficiali del discorso foucaultiano senza cogliere il disegno e il proposito sottostanti. Per quanto si sforzino di accreditare a ogni pi sospinto linedita peculiarit del neoliberismo irriducibile alle classiche categorie, la trattazione che ne forniscono quella dellennesima ideologia (e come diceva Deleuze ideologia e repressione sono due pessimi concetti). In pi punti di Nascita della biopolitica Foucault irride i profeti delluomo-impresa e la correlata retorica, quasi che si facesse cattiva poesia, a riprova della marginalit e dellirrilevanza di questo aspetto allinterno del discorso complessivo. La principale preoccupazione di Foucault sembra esser quella di privare di fondamento una visione che si fa strada sul

finire dei 70 che riconosceva nelleconomico una sorta di autonormazione estrinsecantesi nello scambio tra singoli produttori che poteva fornire una sponda per delineare unalternativa al modello sovranista. Lapproccio genealogico serve a confutare tutto ci. Bisogna partire da Sicurezza, territorio, popolazione in cui si evidenzia lo strano connubio tra fisiocratici e potere monarchico. Qui Foucault constata come la scoperta del circuito economico effettivamente presupponga lesistenza di una serie di rapporti tra differenti agenti economici retti da ferree regole interne, da un funzionalismo che assegna ruoli precisi. A una lettura troppo frettolosa che vorrebbe far discendere da ci il principio per cui esistono regole incarnate nel sociale intangibili a qualsivoglia manipolazione esterna, a qualsiasi tentazione demiurgica o sovrana, Foucault obietta che il discorso fisiocratico nasce e si sviluppa proprio per fornire una nuova e pi efficace legittimazione al potere monarchico (perci le interpretazioni di destra alla Geoffroy de Lagasnerie hanno poca ragione di esistere). Sviluppando questa suggestione, Nascita della biopolitica si propone di riconfermare la consustanzialit di politico ed economico mostrando come questultimo abbia funto da fondamento per la ricostruzione dellapparato statale nella Germania del dopoguerra. Ben lungi dal metterne in luce lassoluta novit, Foucault sembra interessato a ricondurre il neoliberismo a precise costanti lungo lasse storico. A venir riproposto con insistenza il problema dello stato, qui siamo pi dalle parti di Negri e infatti non sarebbe male ritirare fuori lo studio su Pasukanis che si poneva proprio di confutare lassimilazione dello scambio economico al rapporto giuridico. La fabbrica del soggetto neoliberista | massimopreti.it scrive: 4 gennaio 2014 alle 23:38 [...] Articolo completo [...]

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Le conseguenze del formalismo: la politica della logica di Paul Livingston In linea con il proposito della presente rubrica, in questo numero di Knots si analizza un libro che definisce un itinerario filosofico in cui si intrecciano filosofia politica di matrice continentale e riflessione analitica sui paradossi semantici e matematici.

Filosofia e guerra nel lavoro di Grgoire Chamayou Nel libro "Thorie du drone" il giovane filosofo francese analizza gli effetti derivanti dalla nuova tecnologia militare del drone, ricostruendone il profilo anche come dispositivo di potere(-sapere) che assicura e rinforza la forma occidentale contemporanea di governo. Che cosa significa essere tedeschi oggi? Alcune riflessioni sulla Germania del dopo-voto In che modo far giocare nellambito politico la creativit dellagire collettivo e il carattere composito dellidentit nazionale? In questa intervista il politologo Ekkerhardt Krippendorff si interroga su questi temi alla luce dei risultati

delle ultime elezioni tedesche.

Fellini #20 Nel ventennale della morte del grande Maestro Federico Fellini, lo vogliamo ricordare parlando di uno dei suoi capolavori maggiori, Casanova.

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Ebrei romani, di nuovo divisi su Israele Renzi e Berlusconi: la democrazia ridotta a farsa Unioni civili, Marino ostaggio del Vaticano? Lista Tsipras, dipende da te. Firma insieme a Camilleri, Flores dArcais, Gallino, Revelli, Spinelli e Viale Elogio dei saperi inutili Claudio Abbado, la cultura e limpegno LEuropa al bivio. Con Tsipras una lista autonoma della societ civile. Appello di Camilleri, Flores dArcais, Gallino, Revelli, Spinelli e Viale Milano, botte al sindacalista. Sono degli illusi, noi non ci fermiamo Berlusconi, partita finale Movimenti autonomi in Europa, ma la candidatura di Tsipras un fatto nuovo

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Dibattito: Addio al postmoderno?


FERRARIS Perseverare diabolico. Dialettica del postmodernismo ACOCELLA Neo-realismo e pensiero debole: il punto di vista di un economista MULA La cultura della transizione VECA N deboli n positivisti ROVELLI Ebbene s, la Terra rotonda TRAVERSA Le insidie nascoste nel "New Realism" PERAZZOLI Tra postmoderno e metafisica FINKIELKRAUT Perch il pensiero debole sempre pi debole GIAMETTA A proposito del New Realism FERRARIO Veritatem facere VIANO L'ossessione del potere TRINCIA Fatti e interpretazioni CARNEVALI Il fallimento del progetto postmoderno DOCX Benvenuti nellera dellautenticit MARTELLI Debolismo, nuovo realismo o scetticismo? SEVERINO Nuovo realismo, vecchio dibattito FLORES D'ARCAIS Per farla finita con il postmoderno BARBERIS La filosofia non abita pi qui D'AGOSTINI Che cosa c dietro il nuovorealismo? FERRARA I postmodernisti si sono pentiti, ma non sanno dove andare ARDOVINO La debolezza della convergenza FERRARIS / VATTIMO Laddio al pensiero debole che divide i filosofi ROVATTI L'idolatria dei fatti BOJANIC Perch serve una prospettiva diversa LEGRENZI La visione che ci restituisce il mondo PELLIZZETTI Baruffe torinesi su favole e verit

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