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IN VETTA AL KILIMANJARO PER AIUTARE LE GIOVANI VITTIME PALESTINESI DELLOCCUPAZIONE. LIMPRESA DELLA 17ENNE CHE HA CONQUISTATO LA CIMA UHURU (LIBERT) MALGRADO LA GAMBA PERSA ALLET DI 3 ANNI DOPO ESSERE STATA TRAVOLTA DA UN BLINDATO ISRAELIANO
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IMPRESE DI COSCIENZA
Yasmin Najjar racconta come ha conquistato la montagna pi alta dAfrica e cosa lha spinta fino in vetta. La Scalata della speranza, per realizzare i sogni dei ragazzi che come lei hanno perso un arto per colpa della guerra
Una veduta del Kilimanjiaro e Yasmin Najjar impegnata in alcune fasi della Scalata della speranza (foto Palestine Childrens Relief Fund - Pcrf). Nellaltra pagina, donne al lavoro nel laboratorio della cooperativa Silver Tent e, al centro, alcune delle loro creazioni
KILIMAN
di MICHELE GIORGIO
BURIN (CISGIORDANIA)
IL VULCANO DORMIENTE
Dalla campagna di Burin, Yasmin Najjar, nei suoi 17 anni di vita, non aveva visto colline pi alte di quelle che dominano e proteggono Nablus, la citt dove scappano i giovani del suo villaggio in cerca di lavoro e di svago. Le montagne vere le avevo solo viste in tv. Non ho viaggiato molto, qualche gita con la mia famiglia, giretti occasionali a Ramallah e in altre citt (dei Territori occupati, ndr), tutto qui, dice Yasmin con un sorriso. Ma la vita, si sa, talvolta ti porta a fare cose che non immaginavi di poter realizzare solo il giorno prima. E la ragazzina di Burin, una adolescente come tante altre, si ritrovata a compiere unimpresa da "alpinista" finita sulle pagine dei giornali di mezzo mondo: ha scalato i quasi 6000 metri del monte Kilimanjaro, la vetta pi alta del continente africano. Altro che le basse, seppur stupende, colline di Nablus e della Cisgiordania! Unimpresa davvero eccezionale perch realizzata con un arto amputato, grazie anche a una protesi fornita da una start up ticinese, la Swissleg. Yasmin disabile dallet di tre anni. Fu investita da un veicolo dellesercito israeliano di fronte a casa sua. I medici furono obbligati ad amputarle la gamba sopra il ginocchio. Un dramma che ha fortificato il suo carattere e accresciuto la sua voglia di fare e di conoscere. Ad accompagnare Yasmin nella spedizione verso la vetta dellAfrica, stato un altro ragazzo palestinese, Mutassem Abu Karsh, di Gaza, anchegli con un arto amputato, il risultato di un bombardamento israeliano. Entrambi hanno piantato in cima al Kilimamjaro la bandiera palestinese. Dopo quella scalata tanto faticosa, stato emozionante sventolare la nostra bandiera cos in alto,
spiega Sosebee. La vocazione del Pcrf, prosegue, non solo quella di garantire cure mediche a bambini e ragazzi ammalati. Vogliamo contribuire a dare una mano in vari modi ai ragazzi arabi. Tanti di loro hanno talento, sono intelligenti, pronti alle novit e ad aprirsi alle nuove tecnologie. Per molti di loro per la vita segnata da guerre e tragedie immense. Climb of Hope vuole dare una opportunit a tanti di questi ragazzi oltre a concentrare lattenzione del mondo sulla vita di migliaia di giovani che sono
vittime di conflitti. La campagna ha gi raccolto oltre 100 mila dollari, soldi che serviranno a pagare terapie mediche specialistiche per i ragazzi del Medio Oriente resi disabili dalla guerra e per avviare iniziative di valorizzazione dei giovani palestinesi e arabi. Il Pcrf aggiunge Sosebee - impegnato in diversi Paesi della regione e negli ultimi anni si spesso occupato di bambini rimasti feriti non solo a Gaza e in Cisgiordania ma anche in Iraq, Libano e Siria. un grosso impegno che svolgiamo
grazie a donazioni che in gran parte arrivano da semplici cittadini e allaiuto volontario di medici di ogni parte del mondo. Quelli italiani danno un contributo eccezionale. Gli allenamenti per Yasmin sono durati un anno. Devo ammettere che soprattutto allinizio ho avuto momenti di debolezza riconosce la ragazza gli esercizi da fare erano pesanti, non facili da portare a termine con una protesi. Ho dovuto macinare chilometri su chilometri, portando pesi per abituarmi allo zaino che mi avrebbe accompagnato durante la scalata del Kilimanjaro. Tutto ci mentre le mie compagne di scuola apparivano piuttosto scettiche sulle mie possibilit. Eppure, pi loro provavano a scoraggiarmi, con affetto, dallintraprendere unimpresa che consideravano pericolosa, pi io mi caricavo e andavo avanti. In fondo le capivo, mi avevano sempre visto come una disabile. Alla fine ho avuto ragione io, sono riuscita a dimostrare che in realt non sono disabile e che posso fare tante cose che loro non sono in grado di compiere. Un grosso aiuto a Yasmin venuto dalla famiglia. In casa nessuno ha mai avuto alcun dubbio sulle mie possibilit, mi conoscono, sanno che sono caparbia, quando mi metto un cosa in testa poi riesco sempre a farla, esplode in una risata Yasmin sotto gli occhi della madre un po imbarazzata. Dopo un anno di fatica e sudore, e il trasferimento ai piedi
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NJARO
di CHIARA CRUCIATI
GERUSALEMME
del Kilimanjaro, il 17 gennaio arriva il grande giorno. Linizio della scalata. Assieme a Yasmin e Mutassem ci sono Suzanne al Houby e altri 14 scalatori di professione arabi e occidentali, altri partecipanti ben allenati e, naturalmente, Steve Sosebee, deciso a vivere insieme ai "suoi ragazzi" unesperienza umana con un forte contenuto politico. Ho avuto timore ma mai paura, sapevo che lostacolo pi grosso sarebbe stata la fatica dice Yasmin, Mutassem e io ci siamo sempre aiutati con lo sguardo durante la salita, ci siamo incitati a vicenda per superare le difficolt. Ma non abbiamo mai avuto alcun dubbio, sapevamo che alla fine ci saremo ritrovati in cima al monte. I figli della vita Ad accompagnare il gruppo di scalatori lincoraggiamento del poeta palestinese Ibrahim Nasrallah. Questi ragazzi senza gambe ci dicono: noi siamo i figli della vita, i figli di un popolo che da un secolo combatte per la libert e questo popolo non sar mai sconfitto ha scritto Nasrallah ho sentito in me stesso una profonda trasformazione. Ho voluto conoscere meglio quei due ragazzi e, attraverso loro, una generazione che lesercito israeliano ha cercato di privare dellinfanzia, bambini a cui lesercito israeliano tenta di chiudere i percorsi di speranza che genitori e nonni hanno cercato di aprire per loro con tanti sacrifici. Durante la scalata Yasmin ha avuto modo di conoscere le sue possibilit fisiche e caratteriali. Ci sono stati tanti momenti difficili, quelli in cui pensi a quanto lontana casa, tua mamma, la Palestina e capisci che tutto quello importante e ti manca. Per aggiunge - in quei momenti sai anche che stai vivendo unesperienza unica, un passaggio verso una nuova vita. Ha solo 17 anni Yasmin e gi parla come una adulta, pianifica il suo futuro. Mi piacerebbe studiare in Europa, magari in Germania, un paese che mi appare organizzato e dove un ragazzo pu costruire il suo futuro, ci dice, chiedendoci poi informazioni sulle universit italiane. Il richiamo della
IL VIAGGIO
montagna per forte, lesperienza del Kilimanjaro per Yasmin non dovr rimanere unica. Voglio scalare lEverest, s, hai capito bene, come ha fatto Suzanne al Houby, sono sicura di potercela fare, anche con un arto amputato. solo una questione di allenamento, proclama sotto lo sguardo preoccupato della madre. Ora per il sogno dellimpresa futura lascia spazio alla gioia per la scalata compiuta. Quando abbiamo raggiunto la vetta del Kilimanjaro ho provato emozioni indescrivibili, una gioia immensa ricorda Yasmin, sfogliando sul suo laptop le centinaia di foto scattate in quei giorni Mutassem, Mutassem, siamo arrivati in cima, siamo in cima, urlavo felice con la voce rotta dalla fatica. Poi mi sono seduta, ho sventolato la bandiera palestinese e pensato ai ragazzi vittime della guerra. Spero di avere contribuito ad aiutarli.
Donne e lavoro, un connubio che in Palestina assume caratteristiche diverse da quelle del mondo arabo. Perch qui, alla societ patriarcale tradizionale si aggiunge un ostacolo in pi: loccupazione israeliana. Le donne, ancora oggi ultimo avamposto della resistenza, in grado di reggere sulle spalle famiglie e comunit disgregate da arresti e divisioni, trovano spesso le porte del mercato del lavoro sbarrate. Lavorano, ma soprattutto in nero, e nonostante lelevato tasso di scolarizzazione (oltre il 57% dei laureati palestinesi donna), firmare un contratto di lavoro non poi cos scontato: salari pi bassi, meno opportunit di carriera, professioni quasi inaccessibili. E un tasso di occupazione che tra i pi bassi del mondo arabo: solo il 17,1% delle donne residenti nei Territori ha un lavoro legale: oltre il 60% risucchiato nel mercato nero, nel settore agricolo e nelle aziende familiari. Ma c chi si organizza per conto proprio. Sono le donne beduine, dalla Cisgiordania al deserto del Naqab: cooperative al femminile, nate per rendere pi indipendenti le donne e ridare vita alla tradizione beduina. Arriviamo ad Anata, villaggio lungo il Muro di Separazione, prima del 2002 parte del Comune di Gerusalemme e ora in Cisgiordania. Negli anni molte famiglie della trib beduina Jahalin si sono trasferite nelle case del villaggio, altre continuano a vivere nelle baracche di alluminio nei campi. Per sostenere la comunit, dal 2011 le donne di Anata hanno preso in mano il progetto della Ong italiana Vento di Terra: la Silver Tent (Tenda dArgento), cooperativa artigiana di gioielleria beduina. Nel piccolo laboratorio, alcune ragazze preparano orecchini, bracciali, collane, attorniate da scatole di ogni dimensione con allinterno il materiale necessario: alluminio, seta, argento, rame, pietre colorate e perle. La cooperativa nasce dallidea di fornire alla comunit di Anata uno progetto di sviluppo economico, non un mero progetto umanitario ci spiega Inam Whaidi, manager della Silver Tent Vento di Terra ha tenuto un corso di formazione, poi abbiamo avviato la produzione. Oggi sono le donne a gestire tutto: con il denaro derivante dalle vendite nel mercato equosolidale italiano, paghiamo gli stipendi e investiamo in nuovi materiali. La comunit ci appoggia anche perch abbiamo ripreso in mano la nostra tradizione artistica, lantica gioielleria beduina. Dalle mani delle giovani escono forme che ricordano il profondo
legame con la natura, foglie, cerchi, quadrati, fiori. E, accanto al desiderio di fare della tradizione il cuore della cooperativa, lobiettivo lautodeterminazione della donna: Nella mentalit beduina, non normale che una donna esca di casa e vada a lavorare continua Inam Sono ancora poche le donne che lavorano con noi, ma ci allargheremo con calma, magari facendole prima lavorare da casa per poi provare a portarle nei laboratori della cooperativa. Obiettivo simile quello di un altro gruppo di donne beduine. Ci spostiamo oltre il Muro di Separazione. Siamo a Lakiya, una delle sette township costruite dal governo israeliano per raccogliere le comunit beduine palestinesi dei villaggi non riconosciuti e oggi minacciati di definitiva espulsione dal Piano Prawer. Fondata nel 1982, Lakiya una delle citt pi povere dellintero Stato di Israele. Qui, alla fine degli anni 90, nata Sidreh, organizzazione no profit volta al miglioramento delle condizioni di vita delle donne beduine. Come? Con educazione e lavoro. Corsi di matematica, arabo, storia, per far tagliare il traguardo del diploma a chi non ce lha; corsi sui diritti delle donne e sulle violenze domestiche per aumentare la consapevolezza della comunit; e infine una cooperativa della lana. Qui 70 donne producono tappeti, cuscini, borse, portafogli fatti a mano lavorando la lana delle pecore awasi. Nel negozio accanto alla cooperativa, i colori accesi della tradizione beduina fanno mostra di s, accanto ai gomitoli di lana in attesa di essere trasformati dalle mani delle donne di Lakiya. Abbiamo diviso le donne in sei gruppi, ognuno segue una fase della produzione ci spiega Hura, una delle responsabili di Sidreh Dalla filatura alla preparazione per la tintura; dalla colorazione alla tessitura fino alla cucitura finale. Non stato facile iniziare, molte famiglie non vedono di buon occhio che una donna esca di casa per lavorare. Ma, vuoi per le difficolt economiche, vuoi per i compromessi trovati, oggi lavorano con noi 70 donne. Garantire un salario rende le donne pi indipendenti dal marito o dal padre. Il contesto non dei migliori: le donne sono costrette a rifugiarsi in impieghi considerati "femminili", come linfermiera, linsegnante e la donna delle pulizie. A monte la generale mancanza di lavoro dovuta al crollo della produzione palestinese, ma anche regole sociali che influenzano le donne stesse: sono molte quelle che preferiscono dedicarsi alla casa, invece di bussare a porte che resteranno sbarrate. Per aprirle, c chi usa lana e pietre colorate.
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ENERGIE ALTERNATIVE
Chi si ricorda del Boxel? Un furgoncino rosso a trazione elettrica che si aggirava per le strade di Bologna a partire dal 1986 (fino alla met degli anni novanta) costruita da Paolo Pasquini, geniale progettista e inventore di numerosi brevetti. Nel 1987 aveva partecipato a una gara internazionale a Parigi, nelle stradine del Bois de Boulogne, arrivando sesto, unico veicolo italiano su trenta provenienti dal mondo intero. Il fattore pi importante era la giusta coniugazione tra velocit e durata della batteria. La sua aveva una maggiore durata e meno carico. Lo leggiamo nel libro a firma di Franco degli Esposti, Il sapere delle mani, dedicato allartigianato e le sue storie, pubblicato nel 1990. Per arrivare a quella macchina elettrica Pasquini aveva investito lintero ricavato dal regolare irregolare guadagno dalla produzione del cosiddetto barilotto, anchesso di sua invenzione: il dispositivo per bloccare il vetro scorrevole nelle auto brevettato allet di 21 anni e venduto alle maggiori case automobilistiche in Europa. Fabbricazione rigorosamente in casa. Come? I singoli pezzi preparati da stampatori e artigiani trovati in provincia arrivarono nei grandi pacchi a casa per poi essere assemblati, uno per uno, racconta Agnese Cammelli, la terza moglie che abbiamo raggiunto al telefono. Paolo lo conosceva da tempo, poi verso i 35 anni si sono ritrovati e lei si ricorda bene che di tanto in tanto chiamava gli amici per fare tutti assieme i barilotti. La macchina a trazione elettrica stata lopera della sua vita. Da sempre rapito dalla questione della mobilizzazione (forse perch il padre, invalido di guerra, aveva difficolt a camminare, suppone la nostra interlocutrice) e dal campo elettrico, sin da giovane et si era dedicato al progetto sapendo dentro di s che prima o poi la macchina a motore sarebbe stata da superare per eccessivo consumo di energia e il troppo inquinamento nelle citt, soprattutto. Attirato dallurbanistica durante gli studi di architettura a Firenze, vi si era dedicato con anima e cuore per fare un passo avanti, trovare un compromesso, una sintesi pi giusta tra mobilit, citt e ambiente. E ancora: Bisogna ridare dinamicizzazione, fluidit alla mobilit in citt, per non farla morire. Parole sue dette allautore del succitato libro. Il suo incubo era veder fermarsi le cose, per cui progettava ininterrottamente, anche sui tovaglioli di carta in osteria, per
Un ricordo di Paolo Pasquini, inventore di auto a trazione elettrica. Il Museo del patrimonio industriale di Bologna gli ha dedicato unintera sezione
migliorare la sua creatura, pensando bene la struttura base da cui costruire macchine da usare in citt e anche macchine da corsa. Nacque cos la P-488, dove la P sta per Paolo, il numero 4 per le quattro ruote motrici e 88 per lanno di costruzione - ci rivela Agnese Cammelli. Da domenica 16 marzo far bella vista di s presso il Museo del patrimonio industriale di Bologna nella nuova sezione a lui dedicata: a due anni dalla morte prematura per tumore arriva, come spesso accade, il riconoscimento postumo della sconfinata creativit e del potenziale inventivo. Si inaugura con liniziativa Paolo Pasquini (1946-2011) - genio e passione che prevede un incontro alle ore 17,30 nellauditorium con larchitetto Antonio Bonomi e il pilota e collaboratore, Andrea Pavoni Coppola, con successiva visione del filmato realizzato da questultimo: Il coraggio del Boxel. Lo faceva per divertimento - ci dice ancora Agnese Cammelli - a volte sembrava un bambino contento dei suoi giocattoli, altre poteva trasformarsi in grande dittatore per far eseguire i suoi progetti tecnici che rimasero per lo pi dei prototipi, perch per entrare nella grande produzione lui non aveva gli strumenti. Era un vero inventore, e mi viene in mente Walt Disney che non si fermava mai (al contrario della major che porta il suo nome e ha messo in cantiere un film danimazione dopo laltro), perch lui, una volta realizzata lidea era gi oltre, proprio come i suoi personaggi alla ricerca di un mondo migliore. Cos era Paolo Pasquini, descritto come una persona meravigliosa, un vulcano di idee, un nottambulo capace di trascinare qualche amico in avventure inenarrabili, un folletto che fa entrare gli altri nel suo immenso immaginario. Andrea Pavone Coppola, amico e pilota nelle gare, ricorda i mirabolanti retroscena della cronoscalata Bolzano-Mendola nel libriccino con poetiche memorie degli amici pubblicato lanno scorso in occasione della mostra organizzata a Palazzo Pepoli, dove gi aveva annunciato di voler arrivare in fondo alla realizzazione della loro elettrica avventura con un piccolo film. Il padre di Paolo era produttore di altoparlanti di alta qualit con unazienda florida, finch i cinesi negli anni ottanta rovinarono il mercato, quando gi durante la guerra aveva costruito le radio ricetrasmittenti che circolavano nellambito della resistenza, sapere ereditato a sua volta dal proprio padre che aveva collaborato con Marconi. Una generazione di spiriti creativi nel mondo tecnico. Lultima fatica di Pasquini era il veicolo agricolo a trazione elettrica per il progetto Ramses, a cura di Toufic El Asmar, agronomo alluniversit di Firenze
e di Ugo Bardi, per creare un nuovo modello di meccanizzazione in ambito agricolo basato su veicoli a batteria elettrica e risorse di energie rinnovabili (per chi vuole approfondire c il sito www.theoildrum.com dedicato a informazione su energia e futuro). Ramses un acronimo che sta per Renewable agricultural multiporpose systems for farmers (sistemi multifunzionali agricoli a energia rinnovabile per contadini) ma rinvia anche alla parola antica egiziana che significa nato dal dio sole Ra. Pasquini era stato contattato per collaborare a questo progetto complesso in cui sono coinvolti quattro paesi europei (Italia, Polonia, Spagna e Gran Bretagna) e tre sullaltra sponda del Mediterraneo (Giordania, Marocco e Libano). Ed in questultimo, a 35 km da Beirut, che in campo perfettamente funzionante il primo prototipo dal 2009 presso il monastero Mar Sarkis e Bakhas. Ha laspetto di una vecchia Ape, raggiunge i 45 km orari e pu essere usato per innaffiare, seminare, essere daiuto nella raccolta, ecc. Nella lunga descrizione per non compare mai il nome del suo progettista, come costruttore indicata la sigla Oelle. Lui ci aveva investito tutto e disse che voleva soltanto le royalties in caso di vendita, ma poi non apparve nemmeno il suo nome, ammette con tristezza la sua ultima compagna di vita. Infatti soltanto in fondo allarticolo online menzionato compare una foto della prima presentazione a Modena nel 2008, dove si vede Pasquini in mezzo ai due autori del progetto e nella didascalia menzionato come vehicle designer. Una delegazione era andata in Libano nel settembre scorso per vedere quel prototipo in azione, e va benissimo! Un altro progetto era una macchina elettrica per muoversi nei grandi cimiteri, silenziosa, per rispetto di quei luoghi. Grande successo, poi non fu messa in produzione. Alla Fiat avevano acclamato il suo Boxel come macchina geniale, e nemmeno il Comune di Bologna che gli aveva comprato il progetto per farne fabbricare oltre un centinaio poi non laveva pi tutelato per far s che potesse entrare in una produzione pi ampia.
fino alle 17.30 a Palazzo Fabroni via S.Andrea 18, Pistoia. I ricordi sono confusi nel dettaglio ma limpressione generale ancora nitida. I gruppi californiani erano piuttosto lontani da noi, pi algidi e controllati, pi rivolti verso il grande Oriente, pi belli (mi dice Solari di essere stato colpito dallavvenenza delle due biondissime attrici del gruppo Soon 3) e disciplinati, mentre noi italiani eravamo un disordinato drappello di provocatori. Mentre gli americani lavoravano negli spazi deputati del teatro, noi invadevamo con le nostre azioni la tranquilla Pistoia facendo saltare la luce dei lampioni e appiccando fuochi poco purificatori qua e l. Se per loro le rivolte di Berkley erano gi lontane nel tempo, noi eravamo nel pieno dello scontro generazionale con tutte le istituzioni, contro i padri, contro la cultura ufficiale, il teatro ufficiale, contro la centralit del testo, contro ogni forma di rappresentazione. Sembra un controsenso ma non lo perch a ripensarci adesso una delle peculiarit di quella nostra avanguardia, o post-avanguardia come la definirono, consisteva proprio nellessere e non nel rappresentare. Essere il corpo dellazione, essere corpo non solo mistico, di pi, corpo che portava nellazione il sentire, malessere e gioia, ironia, energia, corpi insoddisfatti alla continua ricerca di s, provocazioni, contatti e scontri, un corpo barbaro che seguiva impulsi propri di sensibilit espressiva, corpi perennemente in bilico, perdite dequilibrio e sfide alla gravit, corpi parlanti senza parole, che le parole se le mangiavano per risputarle scomposte, attori senza personaggi in cui immedesimarsi. Erano azioni irripetibili, eventi unici, erano stati di coscienza nello spazio, nella luce, con la musica, gli oggetti. I nostri corpi attraversavano rischiosamente tutto ci perch le parole e i significati li avevamo smantellati, nella scomposizione Cageana, nei giochi surrealisti, e la citt era il rifugio situazionista, teatro dei nostri gesti volutamente inconsulti, da cui emergevamo per poi tornare a mimetizzarci, come tanti uomini della folla dellamato e spesso citato Edgar Allan Poe. Ricordo poi che durante la rassegna ci furono momenti violenti le ragazze di the a tre tirarono delle lattine di coca cola piene sul pubblico, una centr il giovane critico Carlo Infante, 3 punti e infinite discussioni. Eravamo su altro piano, sfide, fisicit e scontro col pubblico, mi dice Ippolita Avalli; e poi un'altra violentissima e bellissima performance di Benedetto ed Esmeralda Simonelli unincredibile combattimento tra uomo (Benedetto tutto fasciato ) e macchina (guidata, in un campo sterrato, zeppo di cartacce svolazzanti, come un autoscontro impazzita da Esmeralda ), una delle cose pi potenti e belle che ho visto. Ci portavamo dentro la violenza di quegli anni pazzeschi, il desiderio di non soccombere, di non lasciarci imprigionare, di scardinare un linguaggio ipocrita, di esprimere tutto il malessere e tutta lenergia compressa.
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Capita ancora oggi. Il signor passeggero sale a bordo del taxi, saluta, e quando a rispondere una voce femminile ha una reazione di stupore. Durante il tragitto fioccano domande: come mai lei, donna, ha scelto questo mestiere; ma non pericoloso, cosa ne dicono il compagno o la famiglia... Domande che nascono da un pensiero, maschile, di fondo: il taxista uno di quei mestieri naturalmente delegati agli uomini. Dal volante del taxi alla cloche di un aereo, le cose non andrebbero diversamente. Anzi: lo stupore, con laggiunta di una certa, timorosa, diffidenza, crescerebbe in maniera esponenziale. La cabina di un Boeing, si sa, luogo deputato al sesso forte. Solo un gallonato comandante in grado di decidere, intervenire, affrontare unemergenza. Quanto alle donne, sono apprezzate nei panni che meglio sanno indossare a novemila metri di altezza. Quelli delle hostess sempre gentili, premurose, eleganti, sorridenti fino al limite dellincolumit mascellare. A smontare un pregiudizio sempre vivo, inutile anche dal punto di vista storico, sul ruolo della donna nellaviazione civile e militare, contribuisce la mostra Laltra met del cielo. Lepopea delle donne volanti, alla Biblioteca dellArchiginnasio di Bologna. Realizzata in collaborazione con il Museo Francesco Baracca di Lugo, e curata da Mauro Antonellini, Angelo Emiliani e Paolo Varriale, espone una trentina di ritratti di aviatrici, accanto a un ricco repertorio di documenti. Come si usa dire, cominciamo dallinizio. Cio dallepoca dei pionieri, coloro che seguirono la pista aperta dai Fratelli Wright nel 1903, quando riuscirono a far decollare un aliante da 16 cavalli verso il cielo di Kill Devil Hill, nei dintorni di Kitty Hawk, Carolina del Nord. Il volo dur una manciata di secondi e raggiunse la vertiginosa altezza di quaranta metri. Probabilmente, in mezzo al pubblico dei curiosi, ci saranno state anche donne, trepidanti e spaventate da tanta audacia. Di certo, l8 luglio 1908, in Italia, a Torino, Thrse Peltier sedeva accanto a Lon Delagrange, pilota dellaereo costruito dai fratelli Gabriel e Charles Voisin. Il 22 ottobre del 1909, sola ai comandi di un Voisin, c Elyse Roche, cui lAeroclub di Francia conferir l8 marzo, prima donna al mondo, il brevetto numero 36. Soffermarsi sulla figura di Elyse serve a comprenderne lanimo votato allavventura. Figlia di un idraulico parigino, fin dallinfanzia aveva mostrato grande passione per le automobili e le motociclette. Durante un breve periodo calc le scene sotto lo pseudonimo di Raymonde de Laroche, mantenendolo anche in seguito. Le due ali entrarono nella sua vita quando Wilbur Wright, era il 1908, mostr le meraviglie del volo agli abitanti della Ville Lumire. Elyse/Raymonde riusc a stringere
Dalle aviatrici di inizio secolo, alle astronaute, ai piloti di linea: ritratti e storie affascinanti che iniziano con un vero salto nel vuoto
amicizie nella cerchia degli aviatori e dei costruttori, aprendosi cos una strada che la vedr girare lEuropa, esibirsi davanti allo zar Nicola II, vincere gare e premi. Rovescio della medaglia furono i numerosi e gravi incidenti in cui rimase coinvolta. Lultimo, fatale, il 18 luglio 1919, durante un corso per divenire la prima donna collaudatrice. In fase di atterraggio, laereo sperimentale da lei pilotato si schiant al suolo. Il 14 maggio 1911, Vittorio Emanuele III consegna alla belga Hlne Dutrieu il trofeo della Settimana di Aviazione di Firenze, vinto dopo aver battuto con il suo Beriot sei colleghi maschili nella gara di velocit. Breve la gloria della giornalista americana Harriet Quimby, prima pilota ad attraversare in volo la Manica, il 16 aprile 1912, quinta in assoluto a
LA MOSTRA
compiere limpresa. A tre mesi di distanza morir in un incidente nei dintorni di Boston. La strada dellaviazione femminile continua ad allargarsi grazie alla tedesca Melli Beese, alla britannica Hilda Beatrice Hewlett, alla russa Lydia Vissarionovna Zvereva. LItalia, dopo Therse, non era rimasta a guardare. Su un monoplano Caproni, il 3 gennaio 1913, Rosina Ferrario supera tutte le prove e riceve dallAeroclub dItalia il brevetto numero 203. La diffidenza maschile, non priva di un malcelato disprezzo, era per ben lontana dallessere superata. I commenti negativi si sprecano, i richiami al vero mestiere di moglie e mamma sono tuttaltro che rari, sia da parte degli addetti ai lavori che dei compagni o fidanzati. Lo scoppio del primo conflitto mondiale fa cadere il velo gi sottile dellipocrisia. Uomini al fronte e, giocoforza per i governi, donne nelle fabbriche e negli uffici. Ma non sugli aeroplani. Se non travestendosi da uomo, e divenire sotto mentite spoglie pilota da ricognizione. Questa la scelta della russa Nadedza Degtereva, scoperta quando rimane ferita in combattimento. Meno difficolt ebbe Natalia Bervy, pilota militare numero uno dellArmata Rossa, che dai cieli combatteva le forze della controrivoluzione. Finita la guerra, pregiudizi e atteggiamenti ostili continuano. Ma laltra met del cielo persevera. Viaggiando tra le nuvole, divengono celebrit le italiane Gaby Angelini e Carina Negrone, la moscovita Lydia Vladimirovna Litvyak, in Turchia Sabiha Gken figlia adottiva di Kemal Ataturk. Ben pi sofferto il brevetto dellafroamericana Bessie Coleman, che riesce a conseguirlo,
ma in Francia, realizzando un duplice record: prima pilota americana e prima persona di colore in volo sugli States. La Guerra Civile spagnola vede avversarie delle forze franchiste le aviatrici catalane Dolores Vives Rodn e Mari Pepa Colomer. Nel
secondo bagno di sangue che coinvolge il pianeta, le donne con le ali entrano a far parte delle forze armate di molti Paesi: tre i reggimenti arerei sovietici esclusivamente femminili; migliaia i voli disarmati dallInghilterra nel mondo della Womens Section Air Transport Auxiliary e dellamericana Wasp (Womens Airforce Service Pilots) che si fregia di un distintivo disegnato da Walt Disney; due i nomi di spicco della Germania nazista, Hanna Reitsch e Beate Kstlin-Uhse. La prima comanda il razzo pilotato Messerschmitt 163 e la versione pilotata della bomba V1, mentre la Uhse si ritrova nellabitacolo del Messerschmitt 262, progenitore dei Caccia a reazione impiegati in operazioni belliche. Il pianeta, almeno a linee macroscopiche, ritrova la pace. E le donne aviatrici quel posto dietro le scrivanie che gli uomini continuano a pensare pi adatto a loro. Ci non impedisce, il 18 maggio 1953, a Jackie Cochran, di fregiarsi del titolo di prima donna a infrangere il Muro del Suono. E a Valentina Tereshkova il 16 giugno 1963, di indossare, per prima, la tuta da astronauta. Dove e quante sono oggi le signore dei cieli? LItalia elenca Fiorenza De Bernardi, pilota di linea commerciale in Italia dal 1967; Daniela Giordano, guardiamarina dal 2002; Ida Stefania Irmici, pilota dellAeronautica Militare dal 2005. Ma pi che i tempi moderni contano gli anni del passato. Le immagini della Mostra ci consegnano ritratti di donne che rifiutarono di sacrificare e nascondere la loro bellezza accettando compromessi virili; donne che, di fronte allobbiettivo fotografico sorridono, pensano, guardano oltre. Katherine Stinson, brevetto conseguito nel 1915, abbraccia lelica del suo aereo. Il viso di Elsa Andresson, brevetto svedese numero 203, classe 1897, esprime dolcezza e determinazione. I lineamenti di Carina Negrone sono stravolti dalla fatica dopo la conquista, nel 1935, del primato mondiale femminile di quota per idrovolanti, 12.043 metri di altezza. Ha viso di bambina Amelia Heart, figlia del Kansas inghiottita dalle onde del Pacifico a 39 anni insieme ai tanti record conquistati. Paura di volare il titolo di un romanzo di Erica Yong. Mai e poi mai, le signore delle nuvole lo avrebbero letto.
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SPORT
GIOCHI DI POSIZIONE
detto Nanu (quasi un Paolo Rossi in sedicesimo) e vicino a lui una forza della natura, luomo del contropiede e delle conclusioni pi squassanti, lineffabile bon vivant Preben Elkjaer Larsen. Quando il Verona vince il campionato, la grande stampa, legata alla tiratura e perci al tifo maggioritario, finge di lodare Bagnoli ma in realt lo bolla di passatista e di catenacciaro, titolo da sempre nefando per litalica demagogia. Solo Brera gongola e scolpisce su Repubblica il ritratto di un tecnico di piglio schietto e talora burbero, mai insensato o cattivo aggiungendo, neanche a dirlo, che si tratta di un pragmatico di caratteristica indole lombarda. In realt, il Verona fa girare la palla a centrocampo e aspetta loccasione per il contropiede per in difesa alterna la zona alla classica marcatura a uomo. Bagnoli tutto meno che un dottrinario, se la stessa estate dello scudetto, intervistato da Gianni Mura al mare di Cesenatico (LOsvaldo in riva al mare, ora nella ricca antologia muriana Non gioco pi, me ne vado, Il Saggiatore 2013), gli confessa: Io non mi innamoro di un modulo cos per innamorarmi, faccio giocare la squadra in base alle caratteristiche dei giocatori. (...) Una squadra fatta di equilibrio. Adesso devo solo parlare molto pi di prima per spiegare com e come non , la rava e la fava. Lexploit naturalmente irripetibile e Bagnoli, che non ha mai promesso nulla, se ne va al Genoa per un altro biennio, culminante nellaccesso alla semifinale di Coppa Uefa: il Grifone battuto dallAjax ma prima ha eliminato il Liverpool espugnando addirittura Anfield Road con due gol di Pato Aguilera. A un certo punto per Bagnoli si profila la panchina del Milan e pare sia proprio Gianni Brera a fare il suo nome al presidente ma gli si fa notare da cotanto megalomane, con una certa compunzione, che impossibile assumere un notorio comunista. (In effetti il tecnico della Bovisa, per sua stessa ammissione, un uomo di sinistra ma ha sempre votato socialista seguendo lesempio del padre). Invece va allInter e per lui linizio della fine, nonostante un ottimo secondo posto nel campionato 92-93. Se al benservito del 6 febbraio 94 risponde con il ritiro dal mondo del calcio, evidente che da tempo il suo bilancio, morale e professionale, andato in rosso e che non ne pu pi. Questi ultimi ventanni sono di riserbo pressoch assoluto, lHellas gli ha dato un tessera donore e capita talvolta che vada allo stadio ma rigetta, con coerenza e persino con ostinazione, ogni proposta di ritorno. Parla meno di sempre, concede rarissime interviste ma in una molto bella, rilasciata ad Alberto Costa del Corriere della Sera l11 novembre del 2006, dice di essere stato deluso specialmente dai giovani calciatori, che pretendevano tanto e davano poco e, a proposito di s e del suo addio al calcio, si limita a rilevare che quando un insegnante non sopporta pi i suoi allievi, allora meglio che smetta. Come sappiamo, Osvaldo Bagnoli non si limitato a proclamarlo, ma lha fatto. E da autentico maestro, altro che Special One.
di MASSIMO RAFFAELI
Troppo facile dire che nel calcio di oggi uno come Osvaldo Bagnoli sembrerebbe un extraterrestre, troppo facile spendere tutti gli aggettivi delletica a proposito di uno come lui. Tuttavia cos, nellodierno football professionistico uno come Osvaldo Bagnoli rimane leccezione che conferma la regola, tuttora vigente e anzi dilagante, sia dellopportunismo sia di una disinvoltura morale e professionale talora molto prossima alla repellenza. Se nel calcio esiste uno Special One, sul serio non pu essere che uno come lui, pure se il termine gli far spavento. I giornali hanno gi scritto come il 6 febbraio di ventanni fa, appena esonerato dallInter dopo un rocambolesco rovescio interno con la Lazio, Bagnoli disse basta e non mise pi piede in un campo da calcio. Eppure aveva solo cinquantotto anni, eppure era stato lultimo allenatore a vincere lo scudetto con una provinciale, il magnifico Hellas Verona del 1985, battendo un record che da allora nessuno ha saputo eguagliare. Ma Bagnoli resta un uomo laconico, renitente ai proclami non per alterigia ma per un senso innato della misura, quasi per un istinto di normalit che per lui evidentemente inderogabile. Nato a Milano nel 1935, quartiere della Bovisa, in via
Intelligenza tattica e modestia, per lallenatore, in grado di portare allo scudetto il piccolo Verona. E di ritirarsi senza rimpianti giusto ventanni fa
fronte gli si increspa di rughe profonde (Gianni Brera, che per lui stravede, lo chiama Schopenauer), ha il naso aquilino, soffre di sinusite cronica e porta la casquette degli operai pure quando c il sole. Il primo incarico a Verbania, dove ha appena smesso di giocare, seguono la Solbiatese, il Como, il Rimini e il Fano in un crescendo di risultati che sempre corrispondono a delle promozioni e dunque, virtualmente, a altrettanti scudetti. Il pubblico allinizio non si entusiasma ma prende comunque ad amare quelluomo piccolo e magro, dal profilo schietto e tagliente, un individuo che non ride volentieri e preferisce, quando pu, esprimersi in dialetto. Fano il vestibolo del grande calcio, nella stagione 78-79, e l Bagnoli gi Bagnoli: il poeta fanese Marco Ferri, per
esempio, senza avere ricordi specifici ha memoria di un uomo stimatissimo sia come allenatore sia come persona, chi scrive lo rammenta camminare silenzioso per i vicoli del centro storico, una figura schiva e quasi inapparente. Dopo Fano, due ottimi campionati al Cesena e quindi Verona, dove resta un decennio, dal 1981 al 90. Gli affidano una squadra di seconda fila, quasi un bricolage di esordienti e calciatori altrove rifiutati, ma lui costruisce uno squadrone. Nella stagione dello scudetto, il portiere Garella, non un prodigio di eleganza ma imperioso nelle uscite; poi i terzini Volpati e Marangon (questultimo un mancino incostante ma estroso) e al centro Fontolan con un libero di nitido stile, Tricella; in mezzo al campo, insieme col tedesco Briegel, massiccio e deterrente, piazzato davanti alla difesa, con funzioni di centromediano metodista, Antonio Di Gennaro, uno dei giocatori pi classici e pi regolarmente sottovalutati di quegli anni; da tuoni e fulmini senzaltro lattacco dove sulla destra agisce Pietro Fanna, un tornante infaticabile ma capace di rifinire e concludere, al centro Giuseppe Galderisi
I centri storici delle citt, in cui si concentravano le molteplici attivit del terziario, erano affollati e assediati dalle macchine. Andava in voga una categoria di persone, quella dei temporeggiatori, che stazionava lungo il corso e sulla piazza principali. Giovani di ventanni dediti alla pratica della posa si allineavano sul marciapiedi davanti alle vetrine dei bar e, braccia incrociate o mani in tasca, aspettavano. Per ore, consumando il pacchetto rigido di sigarette da dieci che spuntava dai blue jeans e con esso le mattinate-pomeriggi-sere. A fine giornata si spostavano allinterno dei bar incollandosi alle manopole del flipper o brandendo le stecche del biliardo. La posa (si restava fermi, posati appunto) non era soltanto unattesa per larrivo di qualcuno, magari lamico che si aggiungeva al gruppo, ma un modo del guardare e dellessere guardati. Dal punto di osservazione prescelto fluiva imbellettata la gente da passeggio e scorrevano petulanti le auto. Un comandamento: farsi trovare in posa al cospetto di quella parata che la citt riproponeva ogni giorno. E ogni giorno al centro, non solo la domenica, spirava una godibile aria di festa. Guai, fra i posatori, a saltare una messa in scena dellevento. Sfumava unoccasione. Cosa fruttava quelloccasione, oltre alla visibilit? Era questa, la visibilit, che soprattutto si cercava di coltivare. Una e pi occasioni, invece, si cominciavano a perdere restando tutto il giorno in posa, bruciando pacchetti da dieci di Muratti e tormentando i flipper che andavano in tilt. Si era consapevoli, gi al momento, del tempo sprecato, ma essendone succubi risultava difficile invertire la piega. uno sport, rispondevano i posatori a coloro che domandavano il fine di quellatteggiamento passivo. E lo sport della posa faceva proseliti, che rimpiazzavano chi mollava la postazione per raggiunti limiti di sopportazione. Poi il terziario (negozi, uffici, cinema) ha fatto fagotto, insediandosi nelle periferie che sono divenute posticci centri moderni senza i segni (vantaggi?) della modernit, portandosi dietro folla e traffico. I centri storici svuotati di funzioni e chiusi alle macchine, novelli musei allaperto, rivivono di notte, dopo essere passati dai bagliori al neon dei bar ai led soffusi dei pub. Succedutesi le generazioni, e dilatatasi let giovanile, i ventenni della posa hanno lasciato la piazza ai trentenni-quarantenni della movida. Ma forse ancora lo stesso sport.
In pagina ritratti, azioni e allenamenti di Osvaldo Bagnoli (a sinistra in alto calciatore, jolly di centrocampo in maglia gialloblu dal 1957 al 1960)
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I FILM
AMICI COME NOI
DI ENRICO LANDO, CON PIO D'ANTINI, AMEDEO GRIECO. ITALIA 2014
SINTONIE
illustrazioni di Paura e delirio a Las Vegas il romanzo Hunter S. Thompson poi messo in scena da Terry Gilliam). Johnny Depp qui nelle vesti di intervistatore. IL RICATTO
DI EUGENIO MIRA, CON JOHN CUSACK, ELIJAH WOOD
A CURA DI SILVANA SILVESTRI CON ANTONELLO CATACCHIO, ARIANNA DI GENOVA, GIULIA DAGNOLO VALLAN, MARCO GIUSTI, GIONA A. NAZZARO, CRISTINA PICCINO
IL FILM
LEI
DI SPIKE JONZE, CON JOAQUIN PHOENIX, SCARLETT JOHANSSON, AMY ADAMS, ROONEY MARA, OLIVIA WILDE. USA 2013
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Fuggire dalla citt di provincia (in questo caso Foggia) ci sono tanti modi per farlo. Pio e Amedeo si decidono quando Pio che sta per sposare Rosa scopre sul web foto piccanti della sua ragazza. UN FIDANZATO PER MIA MOGLIE
Camilla lascia la Sardegna per Milano per coronare la sua storia damore con Simone, ma dopo due anni sono gi in crisi. Una seduta di psicoterapia li fa ritornare sui loro passi proprio alla vigilia dellappuntamento in tribunale. THE GRAND BUDAPEST HOTEL
Tom Selznick un giovane e talentuoso pianista ritiratosi dalle scene da anni a causa di un attacco di fobia da palcoscenico. Nel momento in cui si appresta a dare il via al concerto che segner il suo attesissimo ritorno sulla scena, Tom trova scritto sul suo spartito il messaggio "Sbaglia una nota e morirai". Seduto al pianoforte, il giovane pianista cos costretto a suonare un brano difficilissimo e, allo stesso tempo, a cercare di smascherare il cecchino che gli parla attraverso l'auricolare. LA BELLA E LA BESTIA
confidano con Amelio signori che tratteggiano la loro vita come fosse un film, alternando i siparietti che la tv degli anni sessanta esprimeva, le riviste, i film. Da Torino alla Sicilia, a Napoli, a Roma, per terminare con celebrit che esibiscono il loro stile (la grazia di Paolo Poli, la genuinit di Ninetto Davoli, lironia perfetta di John Francis Lane) e sullo sfondo Pasolini, bersaglio prediletto di unomofobia martellante e Sandro Penna e Mario Mieli (non solo dobbiamo battere, ma anche combattere). (s.s.) IDA
DI PAWEL PAWLIKOWSKI, CON AGATA KULESZA, AGATA TRZEBUCHOWSKA. POLONIA DANIMARCA 2013
Le avventure di Gustave H, un portiere leggendario in un famoso hotel di Praga tra le due guerre mondiali, e Zero Moustafa, il ragazzo della hall, il suo amico pi fidato. Nel cast anche Edward Norton, Owen Wilson, Tilda Swinton, La Seydoux, (il protagonista Gustave), (Moustapha), Jude Law, Bill Murray, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jeff Goldblum, Harvey Keitel e i costumi di Milena Canonero. Orso dargento a Berlino. JACK RYAN - L'INIZIAZIONE
DI E CON KENNETH BRANAGH, CON CHRIS PINE, KEVIN COSTNER. USA 2014
La nuova avventura di Jack Ryan (Chris Pine), celebre personaggio di Tom Clancy, inizia quando Jack (Chris Pine) lavorava a Wall Street come analista finanziario. Ryan viene reclutato dallagente della Cia (Kevin Costner), per indagare su un affare di terrorismo finanziario. Jack deve raggiungere Mosca per affrontare un uomo daffari russo (Kenneth Branagh). JIMMY P.
Gans probabilmente il nome pi interessante del cinema transalpino degli ultimi decenni. Ci non toglie che La bella e la bestia progetto nel quale ha riversato generosamente tutte le sue energie non convinca del tutto. Gans fatica chiaramente a gestire lequilibrio tra la fiaba rispetto alle immersioni nel fantastico barocco nel quale il melodramma si manifesta a tratti con grande convinzione. Se il modello (Cocteau) inarrivabile, il film in ogni caso privo della follia caratteristica del cinema che Gans ha realizzato finora. (g.a.n.)
Siamo nel 1962, il regime stalinista si intreccia a un cattolicesimo assoluto, al silenzio del rimosso, ai processi politici. Ida, una novizia, scopre di essere ebrea e di avere una zia magistrato del socialismo reale (la chiamavano Wanda la sanguinaria). Nello specchio di due femminilit agli antipodi, una religiosa, laltra atea, una arroccata alla fede laltra laltra al cinismo sembra di ripercorrere piuttosto il cinema polacco degli anni Sessanta riportandone nelle sue inquadrature atmosfere, volti, tempi interiori. un film postmoderno ma senza nostalgia che dellirriverenza e della scabrosit dei suoi riferimenti non prende nulla se non la forma. (c.pi.) IL SUPERSTITE
La Los Angeles del futuro vista da Skike Jonze un panorama levigato di modernit benevola, Premiato con lOscar per la migliore sceneggiatura originale Lei il quarto lungometraggio in quindici anni del regista dalla filmografia eccentrica che ha come fonti della sua ispirazione la solitudine, limpossibilit di comunicare veramente con il resto del mondo, il mistero dellidentit, lo scollamento dalla realt, il potere dellimmaginazione (Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee). Lei sembra essere pi vicino alal libert narrativa del Paese delle creature selvagge. Con in pi molto Philip Dick. Jonze che non assolutamente attratto dalle macchine trae un oggetto di anti-sci-fi in cui tutto plausibile, terreno. Ed in quellaccetttazione dolcissima e profondamente triste che sta il suo scarto, il potere del film. Come un Cyrano de Bergerac del terzo millennio Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) scrive bellissime lettere damore per conto altri. Spesso le sue parole li accompagnano e li tengono uniti per anni. molto meno abile quando si tratta della sua vita privata, la recente separazione dalla moglie lo ha lasciato in uno stato di depressa catatonia. Tutto cambia con larrivo sul mercato dellOs1 il primo sistema operativo dotato di intelligenza artificiale. Il suo personale si chiama Samantha, ha la voce di Scarlett Johansson (nel doppiaggio di Micaela Ramazzotti). A Spike Jonze Love Story il sottotiolo originale del film. (g.d.v.)
CHOC
DI JHONNY HENDRIX HINESTROZA, CON KARENT HINESTROZA, ESTEBAN COPETE. COLOMBIA 2011
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TIR
DI ARNAUD DESPLECHIN, CON BENICIO DEL TORO, MATHIEU AMALRIC. USA 2013
Adattamento del libro di Georges Devereux, etnopsichiatra di origine ungherese naturalizzato francese. Jimmy Picard, un indiano Blackfoot che ha combattuto in Francia nella seconda guerra mondiale, stato ricoverato in ospedale militare nel Kansas, per un insieme di sintomi (vertigini, cecit temporanea, perdita dell'udito). Gli viene in aiuto un antropologo e psicoanalista francese, specializzato in culture dei nativi americani e tra loro nasce uno speciale rapporto di amicizia. NOI 4
Poggia lintera struttura narrativa sulla protagonista, Choc, una guerriera che attraversa ogni giorno un mondo di miseria e di violenza. Ha due figli e un marito ubriacone. Il suo nome deriva dalla regione in cui vive insieme agli altri afrocolombiani maltrattati, emarginati dal razzismo. Il regista che da l proviene, li racconta nel suo film desordio presentato alla Berlinale, persone che sembrano non avere accesso allimmaginario e lo fa con una storia che dichiara una ricerca controllata tra documentario e finzione. (c.pi.) 12 ANNI SCHIAVO
Esordio presentato alla Semaine de la critique a Cannes 2013, autentico tour de force formale, il film gioca con grande spregiudicatezza lindeterminazione dei piani del racconto secondo la lezione del documentario di creazione degli ultimi anni. Realizzato sulle coste dello Aberdeenshire un racconto di mare che richiama Conrad e Melville. Dopo aver perso il fratello in mare, Aaron deve subire il disprezzo della comunit di pescatori. (g.a.n.)
Come trasformare un light show in un videoclip, con la firma di uno dei maestri del genere. Bono e compagni si esibiscono dal vivo (la dimensione pi adatta agli U2) davanti al pubblico, investiti da giochi di luce e avvolti da immagini (scintille, getti dacqua, sagome, ecc.) proiettate su un immenso schermo concavo di quasi 180. Carrellate aeree e campi medio-lunghi, che esaltano lenvironment zeppo di folla, si alternano in un rapidissimo montaggio a primi piani e piani medi. Tutto in un raffinatissimo bianco e nero. In sottofondo si ascoltano le urla e i suoni ambientali che rendono tutto pi autentico ma soprattutto danno limpressione della diretta. Alcune inquadrature sono state realizzate in un secondo tempo senza pubblico, ma leffetto generale quello di un music video accuratamente pianificato e realizzato quasi in tempo reale, in cui il tocco di Romanek si avverte netto. Eccome. PER SEMPRE
IL REGISTA
CARLO MAZZACURATI
BOLOGNA CINEMA LUMIRE (PIAZZETTA PASOLINI 2/B) FINO AL 14 APRILE
Lomaggio della Cineteca di Bologna a Carlo Mazzacurati che della Cineteca stato presidente dal 2012 fino alla sua recente scomparsa si tiene fino al 14 aprile con la retrospettiva completa dei suoi film compresi i quattro documentari, alla presenza di moltissimi ospiti. La rassegna, intitolata Fantastic Mr. Carlo (dal titolo di uno dei suoi film preferiti, Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson) curata dalla moglie Marina insieme ai suoi amici attori, produttori, sceneggiatori. Oggi Fabrizio Bentivoglio presenta La lingua del Santo insieme ad Alessandro Pesci, direttore della fotografia del film; domenica 16 Unaltra vita introdotto dallo sceneggiatore Franco Bernini, gioved 20 Il Toro presentato da Roberto Citran, lo scenegggiatore Stefano Rulli e lo scenografo Leonardo Scarpa. Antonio Albanese venerd 21 alle ore 20 Vesna va veloce; Maya Sansa mercoled 9 aprile alle ore 20 Lamore ritrovato; Isabella Ragonese domenica 13 aprile alle ore 18 lanteprima dellultimo film, La sedia della felicit; a chiudere la rassegna, luned 14 aprile alle ore 20, Giuseppe Battiston presenter La passione. Fino al 18 marzo anche al cinema Trevi di Roma prosegue la rassegna dedicata al regista.
Italia, 2014, 415, musica: Ligabue, regia: Cosimo Alem, fonte: Mtv
IL VINO E LA FESTA
ENOTICA
ROMA, FORTE PRENESTINO 14-16 MARZO
DI STEVE MCQUEEN, CON CHIWETEL EJIOFOR, MICHAEL FASSBENDER, BRAD PITT. USA 2013
Giacomo (Francesco Bracci) ha gli orali degli esami di terza media, una giornata molto particolare per lui. I suoi genitori sono separati da tempo, il padre un artista bohmien, la madre ingegnere. Si incontreranno separatamente nella caotica e afosa citt, finch un bagno al tramonto riunir tutti i vari componenti della famiglia. Dal regista di Scialla! PER NESSUNA BUONA RAGIONE
Solomon Northup, magnifico violinista african american nato libero nello stato di New York, amato e rispettato da tutti, rapito da due mercanti di uomini senza scrupoli, spogliato dei suoi documenti e venduto come schiavo. Siamo nel 1841, la sconfitta del sud schiavista ancora lontana. Solomon rimarr dodici anni nelle piantagioni di cotone tornando libero con l'aiuto di un bianco (Brad Pitt). Lidentit postcoloniale elemento centrale nell'opera di Steve McQueen. (c.pi.) FELICE CHI DIVERSO
Vincitore del festival di Roma (distribuisce Tucker). Protagonista Branko (lattore Branko Zavrsan di No Mans Land che per questo ruolo ha effettivamente preso la patente adeguata) che ha lasciato il suo lavoro di insegnante in Croazia per fare il camionista. Tir si colloca sul bordo della distinzione tra realt e finzione rimescolando nellinquadratura i confini di entrambe. La verit in quella macchina da presa che rimane sempre nellabitacolo del camion, road movie dentro un mondo da ricostruire. (c.pi.) 300 LALBA DI UN IMPERO
Buio in sala, un proiettore mostra immagini di un film ambientato negli anni 30. In realt siamo negli studi di Cinecitt e Ligabue si aggira, con una certa indifferenza, per diversi set di film in costume, tra scenografie di cartapesta e troupe in azione, mentre qualche sequenza allude al testo della canzone, che parla dei genitori del cantautore di Correggio. Un clip di mestiere, piuttosto deja v, anche se pulito nella sua costruzione. ELECTRIC BARBARELLA
Uk, 1997, 430, musica: Duran Duran, regia: Ellen von Unwerth, fonte: Mtv
Si racconta la storia spericolata di Ralph Steadman artista, illustratore, caricaturista inglese (sue le
Una struggente storia dItalia rivissuta da parte di personaggi che oggi sfiorano la vecchiaia, una giovinezza resuscitata dalle foto sparse, spesso passata in epoca fascista, dove la parola omosessuale non poteva neanche essere pronunciata. La visione umanista di Amelio dimostra anche qui la sua forza e delicatezza. Si
Scatenato, divertente, diretto dallisraeliano Noam Murro, fumettone ultraviolento e ultrasexy. Non n un sequel n un prequel del fortunato 300 di Zack Snyder, ma una sorta di film parallelo. Il condottiero Temistocle cerca di coinvolgere tutti i greci in una guerra contro i persiani. Meno fantasy del precedente, con meno elementi mostruosi, tutto il film costruito sulle grandi battaglie navali e sulla tensione sessuale tra i due nemici, il supermacho Temistocle e la cattivissima Artemisia. (m.gi.)
Lontano dai fasti degli anni 80, la band anglosassone ha comunque continuato a sfornare dei promo bizzarri come questo per il singolo Electric Barbarella. Camera a mano, zoomate nervose, saturazione cromatica (i colori un po acidi anni 90) ci mostrano in alternanza i Duran Duran che eseguono il brano in playback con gli stessi intenti a domare in un loft un automa femmina, bionda e sexy, la Barbarella elettrica della canzone per lappunto, pronta a soddisfare tutte le loro voglie, svolgendo le funzioni di moglie, amante e domestica. Ma, come sempre accade, questa bambola di carne va in tilt combinando guai. Pur muovendosi nel registro della parodia e del surreale, il video appare come maschilista (il fatto che a dirigerlo sia una donna non migliora le cose) e ci si domanda perch nel finale la rivolta della donna-oggetto contro il maschio che la pretenderebbe docile e perfetta non sia pi nettamente radicale. Manca cio la morale.
La quarta edizione del festival Enotica si tiene nelle 100 celle sotterranee del Forte Prenestino centro sociale occupato e autogestito, con degustazioni di un centinaio di vignaioli e contadini e un ricco programma di spettacoli dal vivo: cinema, cabaret,concerti, mostre, dj set. Protagonista il vino critico, di provenienza certificata, che non speculi sul prezzo, che rispetti lecosistema e che non sia filtrato e deviato dalla produzione agricola industriale di massa. Sabato 15: degustazioni di vini dalle 15 alle 22, ore 22 la performance Le frattali di Julia a cura di Lilith Primavera e Giulia Anania, dalle ore 23 concerti: Wogiagia (Reggae), The Bluebeaters, a seguire djset a cura di Mario Dread. Domenica 16 degustazione dalle 14 alle 22, ore 13 concerto Bad Old Boys, ore 14 djset a cura di Ciccio dj, ore 17 concerto Vino Veritas. Il progetto nasce nel 2008, ma il suo percorso inizia nel 2004 1 2006 con le due edizioni romane di Critical Wine nato dallincontro tra Luigi Veronelli, lanarcoenologo e i movimenti sensibili ai problemi dellambiente. Ingresso 5 euro, domenica sottoscrizione libera fino alle ore 14, dalle 14 in poi sottoscrizione 3 euro.
IL CONVEGNO
STREGHE, SANTE, GUARITORI
RELATORI CERCANSI PER CONVEGNO A LECCE
MAGICO
Un convegno sulla figura del guaritore, delluomo o della donna medicina, organizzato dalla Sissc (Societ Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza), si terr a Lecce dal 28 al 30 agosto. Chi fosse interessato a partecipare con una relazione deve far pervenire un abstract del proprio intervento entro il 6 aprile allindirizzo mail sisscaltrove@gmail.com. Si tratti di un piccolo villaggio di epoca neolitica, di un borgo medievale o anche di una grande metropoli, uno dei punti di riferimento della societ sempre stato colui o colei in grado di curare o, meglio, prendersi cura, della salute fisica e psichica degli altri. I termini strega e santa sono la risultante del contesto culturale nel quale si inserivano le pratiche di guarigione connesse alluso delle erbe e dei medicamenti, alla preghiera o a un magnetismo personale. Il convegno si svilupper su due assi tematici: un asse antropologico e uno farmacologico sugli aspetti pi rilevanti della farmacopea di streghe, sante e guaritori in relazione alla raccolta e alluso dei semplici, alla creazione e gestione di vere e proprie farmacie connesse alla tradizione scritta e orale. (m.d.f.)
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Tra poche settimane il rock compie i suoi primi sessant'anni. La data ufficiale riguarderebbe Rock Around the Clock di Bill Haley e, in seconda battuta, That's All Right di Elvis Presley. In realt la genesi del sound giovanile per eccellenza risulta assai pi complessa e articolata, poich riguarda, fra debiti e prestiti artistico-intellettuali, l'intera storia della popular music statunitense, cos come si delinea nella prima met del XX secolo, soprattutto negli stretti legami con le nuove sonorit afroamericane. Il rock in tal senso nasce simbolicamente molto prima del lancio definitivo del rocknroll, codificato dai due cantanti bianchi, mediante altri quattordici esempi nella continua rielaborazione delle culture nere, dal blues al gospel, dallo swing al boogie, dal jump al r'n'b. Andiamoli a scoprire in ordine cronologico inverso.
1954 Il 19 luglio esce That's All Right, il primo singolo che l'ex camionista di Tupelo Elvis Presley (1935-1977) registra due settimane prima al Sun Studio della Sun Records; assieme a Scotty Moore (chitarra elettrica) e Bill Black (contrabbasso), Elvis alla voce e allo strumento acustico celebra il primo grande rituale rock, con il brano che molti considerano l'inizio di una lunga storia. Produce Sam Philips. In quelle stanzette, ora museo visitatissimo, Presley fa capolino gi nell'estate del 1953 e poi nel gennaio successivo, ma solo per registrazioni private. Le prime volte che That's All Right, dal ritmo battente, viene programmato nelle emittenti locali, i benpensanti della middle class bianca s'indignano: Chi quel negro che canta in un programma di musica country?. Va ricordato che all'epoca le classifiche, le trasmissioni, le vendite di dischi sono ancora divise per ordine razziale e non tematico. The Pelvis -
Sessantanni fa nasceva il fenomeno che ci ha cambiato la vita. Un cocktail di vecchi stili subito cos nuovi, imprevedibili
consapevole o meno - rompe un tab, anche se non tutta farina del suo sacco, a partire dalla canzone medesima. Nellaprile dello stesso anno, un ragazzo grassoccio del Michigan, Bill Haley, incide con il suo gruppo The Comets Rock Around the Clock, un brano composto due anni prima da Max C. Freedman e James E. Myers; un blues in 12 misure accompagnato per da uno swing anche un po' country and western (quello che pi avanti si chiamer rockabilly). Il pezzo il lato b del 45 giri Thirteen Women (and Only One Man in Town) a tempo medio: entrambi passano inosservati. Ma, quando nel 1955 il regista Richard Brooks decide di usarlo per i titoli di testa del suo nuovo film Il seme della violenza (Blackboard Jungle nell'originale), sul disagio giovanile in una scuola newyorkese, Rock Around the Clock balza di colpo al primo posto delle classifiche americane e inglesi. Bill Haley (1925-1981) accompagnato da una band simil jazz con tanto di sax tenore e steel guitar, anche se il celebre solo allo strumento elettrico dello sfortunato Danny Cedrone (1920-1954), tra le prime vittime della nascente cultura rock: muore infatti misteriosamente dieci giorni dopo la session di Rock Rattle and Roll, altro successo dei Comets. Nell'anno tutto chiaro di
Presley e Haley, c' un brano all black, ascrivibile al genere rhythm and blues che, grazie al veloce incedere, anticipa le susseguenti mosse sia del doo-wop sia del rock bianco nelle voci a contrappunto (i tipici coretti usati, in altro modo, anche dai Beatles), ma con grinta e senza romanticismi; si tratta di Hearts of Stone, scritta quasi di getto da Eddie Ray e Rudy Jackson, due membri dei Jewels, ex Marbles (gruppo spiritual), di stanza a San Bernardino (California) e omonimi di una coeva vocal band femminile. Come spesso capita agli original, Hearts of Stone passa inosservata a Los Angeles, ma viene subito ripresa da Otis Williams and The Charms, che ne fanno una hit sull'East Coast, suscitando diverse polemiche per non citare, sul disco, gli autori del pezzo. 1952 Quando nel 1956 Elvis incide l'ennesimo successo, Hound Dog, pochi si ricordano che quella melodia sincopata venne per la prima volta lanciata, quattro anni prima, da una navigata cantautrice blues, Willa Mae Big Mama Thornton (1926-1984), di Montgomery, Alabama; la versione molto black di quest'ultima decisamente migliore, dall'intro quasi gospel alle cadenze r'n'b, pur non appartenendo direttamente alla cultura afroamericana: si tratta infatti di una canzone scritta dai giovanissimi Jerry Leiber e Mike Stoller (all'epoca entrambi diciannovenni), che si riveler il duo pi fecondo nella storia del rock. E dunque questa Hound Hog, l'originale, interpretata da una voce forte, roca, potente in performance live cariche di genuina passione, surclassa quelle pur notevoli dei rocker coevi come Little Richard, Jerry Lee Lewis, Gene Vincent e Everly Brothers. Big Mama verr poi riscoperta grazie a Ball and Chain coverizzata da Janis Joplin nel 1967. 1951 Registrato a inizi marzo da Sam Phillips per la Sun Records a Memphis (Tennessee), a scrivere e interpretare Rocket 88 secondo Peter Gulranick il primo r'n'r della storia e comunque il brano pi influente sui futuri sviluppi del genere stesso - un giovane nero di Clarksdale, Ike Turner (1931-2007) per una formazione chiamata Jackie Brenston and His Delta Cats (solo in un secondo tempo Turner preferir riproporre il brano a proprio nome, come Ike Turner's Kings of Rhythm). Rocket 88 - il titolo si riferisce alle automobiline-giocattolo della Oldsmobile - si ispira a Cadillac Boogie di Jimmy Liggins e a Rocket 88 Boogie di Pete Johnson (il quale a sua volta ne rivendica la paternit originaria) rispettivamente del 1947 e 1949. Al di l dei prestiti musicali Rocket 88 davvero
semiologicamente il primo moderno rocknroll per i requisiti fondanti che rimarcheranno un sound identitario: il jump blues sviluppato, il vocalismo entusiasta, il pianoforte martellante, l'assolo di sax tenore (del diciassettenne Raymond Hill), la batteria in due quarti e soprattutto i suoni della chitarra distorta; la leggenda vuole che il sound nasca per caso dopo un guasto all'amplificatore caduto dal tetto dell'auto su cui si trova la band che, attraverso la Highway 61, viaggia dal Mississippi verso Memphis; il tentativo di riparare il cono, mediante giornali appallottolati, produce involontariamente un suono deformato, che piace subito a Phillips e lo usa tale e quale. Ike invece sostiene che l'ampli nel bagagliaio, ma s'inzuppa d'acqua piovana; il risultato comunque identico. 1949 Scritto assieme al fido Dave Bartholomew, il cantante/pianista neworleanese Fats Domino (86 anni il 26 febbraio scorso) registra il brano The Fat Man il 10 dicembre al Cosimo Matassa's J&M Studio sulla celebre Rampart Street nell'ex capitale del jazz che ora sta vivendo una rinascita musicale grazie a un'originale miscela r'n'b da parte di vocalist e gruppi. La melodia di fatto una variazione su Junker Blues di Drive'em Down (alias Wilie Hall) impiegata anche in seguito per le celebri Lawdy Miss Clawdy di Price Lloyd e Tipitina del Professor Longhair. Il costante
energico pianismo boogie di Domino (a cui si deve altres un divertente scat che imita la tromba sordinata) sovrasta l'intero sound che pur s'avvale di un settetto con tre sassofoni. Per diversi musicologi The Fat Man rock molto prima che il termine venga coniato, giacch Fats gioca su una linea stripped-down fra ritmi aggressivi e tempi terzinati. 1947 Nel 1954 Good Rockin' Tonight il secondo singolo di Elvis Presley, che per viene accolto freddamente da pubblico e
prima volta consapevolmente il termine, bench la frase rocking and rolling sia un'espressione secolare, gi dall'Ottocento, degli afroamericani per indicare sia i balli sfrenati sia l'attivit sessuale; e sotto quest'ultimo aspetto anche il testo di Rock and Roll non fa eccezione. Il rocknroll, nella variante rockabilly, ha sicuramente radici bianche, che nel brano del 1947 Move it on Over vengono incrociate con le 12 battute del blues nero grazie all'estro del maggior esponente della country music, Hank Williams: ci sono il blues, il boogie-woogie, il tipico western swing (l'assolo di violino) in una canzone che servir da modello a Rock Around the Clock e a tanti altri brani. Del resto, da allora, i due grandi universi sonori americani, che molti vorrebbero separati o incomunicabili, sono per sempre aperti a reciproci scambi musicalculturali come mostrer ancora due anni dopo lo stesso Williams (1923-1953) nella cover di Lovesick Blues (classico di Rex Griffin), un blues che diventa il maggior successo country di ogni tempo, con un personaggio tristemente noto come il primo musicista bianco morto per overdose. 1946 Il primo successo di Elvis Presley (That's All Right) viene scritto e interpretato nel 1946 da Arthur Crudup, un ragazzone del Mississippi noto via via anche come Big Boy, Elmore Jones, Percy Lee (1904-1974). Dopo un passato di cantante gospel, poi chitarrista in stile Delta Blues, a Chicago a seguire l'onda dell'imperante rhythm and blues, il cui That's All Right aprir le porte al rocknroll: l'espressione that's all right mama si trova gi nei blues del 1926 di Blind Lemon Jefferson, mentre le musiche servono a Crudup per un altro singolo dal titolo I Don't Know It. Nel marzo 1949 That's All Right inoltre il primo disco di r'n'b a uscire nel nuovo formato a 45 giri, con uno squillante vinile arancione. Scritta da Vaughn Horton, Denver Darling e Milt Gabler, e registrata da Louis Jordan & His Tympany Five in gennaio, Choo Choo Ch'Boogie rest in classifica fino ad agosto (un exploit bissato da brani simili, da Caldonia a The Honeydripper) ed un raro esempio di composizione da parte di un terzetto bianco di country music, che si rif al boogie-woogie, bench alla fine la simpatica performance risulti il prototipo del jump blues su tre accordi. Choo Choo Ch'Boogie verr poi ripresa da Bill Haley nell'album Rock'n'Roll Stage Show e da numerosi artisti sia pop sia jazz. Da allora fino al 1951 altri brani vengono indicati come nascite del rock: Chicken Shack Boogie di Amos Milburn (1947), Rock the Joint di Jimmy Preston (1947), Boogie Woogie Dream di Albert Ammons (1949) e How High the Moon di Les Paul e Mary Ford (1951).
1942 Non un caso che il geniale vibrafonista Lionel Hampton (1908-2002) negli anni Cinquanta abbracci la causa del rocknroll (salvo poi tornare al jazz dopo appena un lustro) e introduca per primo il basso elettrico nelle proprie chiassose big band. Il brano in questione, Flying Home scritto assieme a Benny Goodman e Eddie DeLange e registrato a nome Lionel Hampton and His Orchestra, per alcuni critici americani un rocknroll ante litteram, perch esprime tutta la rabbia giovane, che simbolicamente viene racchiusa e poi espansa dall'assolo al sax tenore del diciottenne Illinois Jacquet (destinato poi a una brillante carriera di jazzman tra jump blues e honky tonk), un assolo fuori arrangiamento di una spontaneit incredibile. 1938 A New York il 30 dicembre, per la Vocalion, il collaudato duo Big Joe Turner & Pete Johnson registra il blues Roll 'em Pete, antesignano del rock grazie al fuoritempo da boogie-woogie, al canto mezzo gridato, ai versi blues; c' altres uno dei primi esempi di pezzi anticonvenzionali, che s'accompagna all'uso del ritmo costante, quando invece pezzi simili ce l'hanno casuale (il tipico effetto shuffle). All'inizio degli anni Trenta Johnson (1904-1967) un vigoroso pianista jazz a Kansas City, mentre Turner (1911-1985) lavora come barista in un club, improvvisando e urlando rime blues a contorno delle note sulla tastiera. Sempre nel 1938 la coppia invitata dal talent scout John Hammond per il primo concerto From Spirituals to Swing alla prestigiosa Carnegie Hall di New York. In seguito Turner scriver classici come Chains of Love, Sweet Sixteen, Shake Rattle and Roll. Tra il 1938 e il 1940 la cantante/chitarrista Sister Rosetta Tharpe (1915-1973) vanta ben quattro brani in classifica, diventando subito la original soul sister della musica su vinile, in un genere, come lo spiritual, fino ad allora rigorosamente connesso alle funzioni religiose: ma grazie a dischi come This
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Train, Strange Things Happenin' Every Day, Up Above My Head, Down by the Riverside e Rock Me, i temi evangelici hanno ora un sound innovativo che punta al jazz swingato grazie al sostegno della big band di Lucky Millinder a livello di arrangiamento; tuttavia sia la voce grintosa sia la chitarra elettrificata, dall'intro tagliente ai bei riff martellanti di Rock Me, posseggono gi molto del rock futuro. La stessa Tharpe, a differenza di una Mahalia Jackson tutta casa e chiesa si presenta dal vivo come un'audace popstar. 1927 Match Box Blues di Blind Lemon Jefferson - classico blues in 12 battute che arriva dal Deep South, addirittura sul finire del XIX secolo - giustamente ritenuto alla base di tutta la musica popolare americana: non a caso gli storici indicano questo brano del cantante/chitarrista texano Blind Lemon Jefferson (1893-1929) di fondamentale rilevanza per la nascita dello stesso rnr; tra i primi a incidere blues rurale per solo voce e chitarra, gi dal 1925, Blind Lemon Jefferson influenza musicisti come Robert Johnson, T-Bone Walker, B.B. King, Son House, Lightnin' Hopkins, Leadbelly, a loro volta corteggiati musicalmente dai vari Rolling Stones, Yardbirds, Cream, Animals, Taste, Led Zeppelin nella creazione del british rock. Sul piano melodico il blues rurale a connotare
Nellaprile del 1954 usciva Rock Around the Clock di Bill Haley and The Comets. Pochi mesi dopo fu la volta di Elvis e della sua prima hit, Thats All Right
maggiormente il rock, ma a livello ritmico le fondamenta vanno rintracciate nei pianisti boogie che gi negli anni Venti infiammano le serate delle comunit afroamericane dai rent parties ai frequentatissimi localacci di infimo ordine. Poi con la riscoperta del genere, anche le jazz band bianche sfrutteranno il filone e un pezzo
come In the Mood della Glenn Miller Orchestra resta a tutt'oggi il boogie pi suonato nella storia (persino in versione liscio romagnola), diretto antenato del rock soprattutto a livello di ballo acrobatico. Su tutti il brano Honk Tonk Train Blues di Meade Lux Lewis a rappresentare meglio lo stile. Un brano la cui nascita data all'inizio del Novecento quando alcuni pianisti neri texani inventano uno stile bluesistico, veloce, saltellante, ritmato, per intrattenere gli avventori dei saloon localizzati tra gli accampamenti dei lavoratori e i cantieri delle ferrovie (talvolta anche sui treni suona un pianista); ed ecco imitate alla tastiera le sonorit e i rumori di un convoglio a vapore; ai tempi il genere viene via via chiamato fast blues, rolling blues, the dozen, shuffle, fino al singolo Pinetop's Boogie Woogie (1928) di Clarence Smith in cui spiega come ballare il boogie; ma sulla fortuna della parola Smith non sapr mai niente, perch mor poco dopo, venticinquenne, colpito da una proiettile vagante durante una sparatoria.
In queste pagine: in alto Meade Lux Lewis; in basso a sinistra Sister Rosetta Tharpe; qui a sinistra Elvis Presley e Fats Domino; a destra, in piccolo Big Mama Thornton, sotto Bill Haley and The Comets, allangolo Blind Lemon Jefferson
critica, quest'ultima forse ha in mente la versione originale di tendenza jump blues, edita e cantata dal proprio autore Roy Brown (1925-1981) da New Orleans: una song di proposito grezza e swingante, dove forse per la prima volta in maniera consapevole appare il termine rock nel famoso ritornello: Well I heard the news, there's good rocking tonight! (letteralmente Ho sentito le novit, c' del buon rock stanotte). Sar per, un anno dopo, la cover di Wynonie Harris - abbastanza simile alla precedente, con un bel sax ossessivo in evidenza - con l'incipit preso da When the Saints Go Marchin' in nello stile di Louis Armstrong a scalare la top ten rnb sino a posizionarsi al numero 1 e rimanere in classifica per sei mesi. Rock and Roll di Wild Bill Moore la prima canzone con un'espressione divenuta poi internazionale, anche grazie a un programma radiofonico del dj Alan Freed che a Cleveland (Ohio), consigliato o meglio sponsorizzato dal negoziante di dischi Leo Mintz, cap l'effetto positivo del nuovo sound fra i teenager bianchi; la trasmissione chiamata The Moon Dog House Rock 'n Roll Party usa per la
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RITMI
STORIE TRA PROTESTE E DIBATTITI
LURNA IN VINILE
di GUIDO MARIANI RIV, rest in vinyl, riposa in vinile. Perch passare leternit in una tomba o in unurna cineraria quando la vostra memoria potrebbe essere associata alla musica? La societ britannica And Vinyly (www.andvinyly.com) da ormai quattro anni offre ai propri clienti la
possibilit di custodire le proprie ceneri in un disco in vinile perfettamente funzionante. Dopo la cremazione le ceneri vengono pressate in un disco trasparente che suona su ogni comune giradischi. Il costo di circa 3.500 euro, meno di un comune funerale. C anche la possibilit di stampare pi copie ognuna delle quali con un po di resti del caro estinto. Il fondatore di And Vinyly si chiama
di FRANCESCO ADINOLFI
Da sempre l'hip hop (dal pi militante a quello da classifica) convive con la storia politica della comunit da cui scaturito. Icone come Malcolm X, Huey Newton, Martin Luther King, Rosa Parks e molte altre per anni hanno vagato di brano in brano trasformando i pezzi in un veicolo di consapevolezza etnica e culturale. Ora qualcosa si sta incrinando. Grandi polemiche ha suscitato di recente una rapper come Nicki Minaj che su Instagram ha postato la storica immagine di Malcolm X che, arma in pugno, controlla dalla finestra se il nemico alle porte. Erano giorni di minacce con il leader nero sotto sorveglianza da parte degli agenti federali. In occasione dell'uscita del singolo Lookin Ass Nigga (neri che guardano il sedere delle ragazze), la rapper ha sovraimposto alla foto il titolo del pezzo. Anatema. Da un lato le scuse ufficiali di Nicki Minaj che ha subito rimosso l'immagine, dall'altro un attacco vario e variegato proveniente dalla comunit nera. La rapper si difesa rilevando come il pezzo se la prenda con quei neri che la guardano ancheggiare trasformandola in mero oggetto sessuale. Tutti nigga (la parola pi detestata in ambito afro-americano viene ripetuta per 42 volte nel pezzo) da abbattere. E non a caso la ragazza compare con le stesse armi di Malcolm X e fa fuoco sul maschio. Secondo riviste come Spin si trattato di un atto di profondo femminismo; se anche fosse l'iconografia altamente ed esplicitamente sessualizzata finisce per reiterare lo stereotipo. Il video di Minaj, infatti, non si discosta dalla sequela di clip ipersessualizzati a cui il rap ha abituato negli ultimi anni. Subito si sono attivate organizzazioni come change.org. In particolare Kevin Powell ha esortato anche la casa discografica Universal a stop disrespecting Malcolm X, black history and black people. Gli fa eco il reverendo Charles E. Williams II, pastore della Historic King Solomon Baptist Church. In particolare la chiesa quella in cui Malcolm X pronunci i noti discorsi Message to the Grassroots e Ballot or the Bullet in Detroit. Spiega il reverendo: Come osi Nicki Minaj, o qualunque sia il tuo nome. Perch sappiamo che quello non il tuo vero nome, perch tu
non sei vera. Penso che Malcolm direbbe che ti stai comportando come il burattino del padrone schiavista e dico schiavista perch lasci che loro ti facciano tutto. Hai rispetto per te stessa? Sembra di no. Ami te stessa? Sembra di no. Perch se cos fosse non lasceresti mai che un grafico dell'industria musicale possa utilizzare quell'immagine. Quella copertina sollecita una domanda: perch appoggiare una musica che trascura il mio passato e continua ad utilizzare testi misogini umilianti e ora anche modificazioni fotografiche dei nostri eroi afroamericani. Se trovavo orribili i volantini ispirati a Martin Luther King Jr (con la faccia del leader nero che pubblicizza eventi dance) qui davvero un altro schiaffo in faccia. Chi sar il prossimo: Frederick Douglas (ex schiavo e leader abolizionista dell'Ottocento) o Harriet Tubman (ex schiava nota per aver liberato centinaia di neri grazie ai percorsi segreti della Underground Railway,
Lhip hop nero sta cambiando. Con artisti che sviliscono nei nesti e nelle foto eroi culturali come Malcolm X o Harriet Tubman
la ferrovia sotterranea)? Gli risponde Minaj: Chiedo scusa, quella non mai stata la grafica ufficiale n quello mai stato un singolo ufficiale. Ci sono io nel video che sparo ai Lookin Ass Nigga ed capitata questa foto di Malcolm X che fa la stessa cosa per difendere quello in cui credeva. Mi scuso con la fondazione Malcolm X se si sentita offesa per la foto. La parola 'nigga' continua a suscitare ampi dibattiti nella comunit mentre il comportamento del nigga viene apprezzato e lodato. Smettiamola. Di nuovo offro le mie scuse alla famiglia di Malcom X. Per voi ho solo rispetto e adorazione. Ma foto stata rimossa ore fa. Grazie. Di sicuro Malcolm X avrebbe aborrito l'aspetto iconografico di Minaj e non avrebbe accettato scuse. Va, infatti, notato che la sua autobiografia stata spesso accusata di celebrare una mascolinit che minimizza il ruolo della donna in ambito nero. Secondo il leader: ...Guarda le donne in America, giovani e anziane. Ben pochi valori morali gli sono rimasti. Lo vedi da come si vestono e da come si acconciano. I loro valori spirituali sono stati quasi distrutti dall'attenzione riposta nei beni materiali. Parole perentorie, ovviamente non condivisibili, sollecitate negli anni Sessanta (periodo in cui schiavismo e segregazione erano termini e concetti all'ordine del giorno) da una particolare condizione sociale, culturale e psicologica. Per Malcolm X il maschio nero doveva recuperare un ruolo guida volutamente azzerato negli anni della schiavit dal padrone bianco che di proposito smembrava, stuprava e indeboliva le famiglie. Mentre ai maschi era riservato il lavoro nei campi, alla donna (le anziane soprattutto) era demandato il compito di crescere i piccoli. Questo ha rafforzato il ruolo guida della figura femminile in ambito nero anche facilitato dalla maggiore possibilit di reperimento del lavoro e dunque dei mezzi di sussistenza. Non a caso tanti film tratteggiano - anche in maniera stereotipata - forti figure femminili e padri/mariti assenti. Addirittura secondo Malcolm X il nero non pu permettersi di essere omosessuale. Altri tempi, altre storie, altri mondi. Forse. O quantomeno rimossi, al punto che lo scorso anno il rapper Lil Wayne ha paragonato le sue imprese erotiche agli eventi che riguardarono anni fa Emmett Till, martire della furia razzista negli Usa. Lo fa in Karate Chop, brano scritto per l'hip hopper Future. Nel remix del pezzo un verso di Wayne dice: Dagliele a quella fighetta come Emmett Till. Questi fu massacrato di botte e ucciso con un colpo alla testa nel 1955. Aveva 14 anni e si disse che flirtasse con una donna bianca. Il marito di lei e il fratellastro della signora fecero fuori il ragazzo. Anche in questo caso sono seguite le scuse. Recitano: Ho un tremendo rispetto per coloro che, aprendo la strada, consentono oggi agli afroamericani di godere di
A sinistra la foto incriminata di Nicki Minaj, qui in grande la storica copertina dei Boogie Down Productions, sotto Lil Wayne e Emmett Till; vicino Uncle Jam Wants You (1979), copertina dei Funkadelic in cui il leader George Clinton imita la storica foto di Huey Newton. Sotto Simmons, Tubman e la parodia del sex tape su YouTube
quelle libert e opportunit di cui oggi godono. In quanto padre non riesco ad immaginare il dolore che la vostra famiglia ha dovuto sopportare. Lo riconosco, cos come prendo atto della lettera che mi avete mandato tramite i vostri avvocati. Essendo un imprenditore e finanziatore di organizzazioni che aiutano i ragazzi a inseguire i propri sogni, mio preciso compito nobilitare la nostra comunit e non degradarla. Fa sorridere come concetti cos condivisibili seguano
sempre a testi cos irresponsabili, creati con il preciso scopo di aggredire verbalmente chi ascolta; in sostanza conta la rima e non quello che la sollecita. Tendenza tanto pi inquietante se si pensa che proprio in ambito rap le parole pesano pi che in altri generi. Ancora pi grossa l'ha combinata Russell Simmons, fondatore con Rick Rubin, della Def Jam, etichetta al cuore dell'hip hop da cui sono partiti, tra gli altri, LL Cool J, Beastie Boys, Public Enemy. Simmons dirige anche un canale comico su YouTube, l'All Def Digital all'interno del quale ha trasmesso un video in cui un'attrice che interpreta Harriet Tubman intenta a registrare un sex tape per incastrare e ricattare il padrone bianco. Senza parole. Anche lui si scusato. Sono sinceramente dispiaciuto, ha dichiarato. Secondo Jermaine Hall, capo redattore di Vibe, la rivista hip hop, non voglio dire che i rapper di
oggi non conoscano la storia afroamericana, di sicuro rispetto alle generazioni precedenti ne sono meno consapevoli. In passato ci si dovuti confrontare con il razzismo degli anni Settanta o il crack degli anni Ottanta, oggi ci si sta sempre pi allontanando dalle istanze del movimento per i diritti civili. Secondo il rapper Jasiri X c' anche una profonda contraddizione. Molti artisti si appropriano delle icone rivoluzionarie del passato per veicolare immagini anti-establishment. Peccato ricorda l'artista - che sia la stessa industria discografica a supportarle e sdoganarle e peccato che i principi per i quali quei rivoluzionari hanno dato la vita vengano sistematicamente ignorati. Negli anni Settanta/Ottanta Malcolm X era considerato un'icona sacra, frammenti dei suoi discorsi venivano diluiti dai dj dal vivo e in tanti dischi (No Sell Out del batterista bianco Keith Le Blanc un classico). Fondamentale nel 1988 la copertina di By All Means Necessary dei Boogie Down Productions che - con tutti altri intenti - sfoggiava l'immagine utilizzata da Minaj. Nel 1991 Tupac rimava: Nel mio libro di storia non c' Malcolm X, perch?/Perch ha cercato di istruire e liberare tutti i neri. Anche Tubman un classico dell'hip hop, omaggiata da Ice Cube, e cos Till menzionato in Through the Wire di Kanye West. Oggi si cambia e secondo Paradise Gray degli X Clan, storico gruppo afrocentrico anni Ottanta: Il rap da classifica ha perso il rispetto per tutto ad eccezione del denaro. Oggi i rapper minacciano di uccidere chi li offende ma poi si siedono e lasciano che la nostra cultura e la nostra storia vengano umiliate. Quanto ci coster tutto questo?.
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Jason Leach, la sua idea nasce da macabri ricordi dinfanzia con le ceneri dei suoi nonni sparse nellaria e disperse dal vento addosso a chi assisteva alla cerimonia. Un disco conserva la memoria e qualcosa in pi. Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai. Forse non cos male con la giusta colonna sonora. Ma il dubbio rimane: che canzoni scegliereste per leterno riposo? BAD GANG BIG BAND ONE THE A TRAIN (Notami Jazz) La Bad Gang Big Band nasce da un laboratorio di improvvisazione jazz tenuto da Massimo Morganti presso la scuola di musica Alessandro Peroni di Mondavio con l'intento di coinvolgere giovani musicisti di talento in un contesto orchestrale di tipo jazzistico. Citazione dalla loro pagina Facebook, ma la big band merita perch ha un approccio celebrativo - ma non nostalgico degli anni Trenta e Quaranta e soprattutto della magia delle composizioni di Duke Ellington, da Sultry Sunset e a una rivisitazione di It Don't Mean a Thing. (s.cr.) GEORGE DUKE DREAMWEAVER (Heads Up/Egea) Scomparso nel 2013, George Duke - geniale musicista e produttore americano a cavallo tra jazz e r&b - ha terminato poco prima della morte le registrazioni di un ultimo album. Una raccolta dove mette in mostra - se non pi l'ispirazione eccelsa degli inizi - uno straordinario eclettismo distillato in quindici tracce. Molti gli ospiti, tra cui citiamo i bassisti Christian McBride e Stanley Clarke e le cantanti Teena Marie, Lalah Hathaway e Rachel Ferrell. (s.cr.) PAOLO FRESU QUINTET i30! (Tuk Music) Trent'anni: un giovane di belle speranze, pieno di forza aggraziata il Quintetto diretto dal grande Paolo Fresu. Per festeggiare un traguardo di qualit, ispirazione, rigore che ha pochi confronti, e non solo in Italia, nuovo disco e nuovo tour. Il cd parte subito con il passo giusto con Chiaro: uno di quei brani a riff che entrano in testa e non escono pi. E poi libero, elegante divagare in jazz e oltre: ad esempio nello splendido trattamento riservato a When I Am Laid in Earth di Henry Purcell. (g.fe.) KNEEBODY THE LINE (Concord Music) Le coordinate classiche del jazz elettrico vanno un po' strettine al quintetto americano che per il nuovo The Line prova a sposare lo stile con suoni che attingono al pop e all'hip hop. E se a volte la fusione fra generi risulta troppo forzata (o peggio di maniera...) in altri frangenti quando la band si lascia andare, il risultato risulta molto pi convincente. Merito anche dell'incisivo mestiere del bassista Kaveh Rastegar. (s.cr.)
DI GUIDO FESTINESE
JAZZ
INDIE
INDIE ITALIA
JAZZ/2
Se il rock va in trance
Tre chicche dalla Tapete Records. Uno dei dischi che ci ha maggiormente catturato in questo scorcio di 2014: il secondo lavoro dei Brace/Choir, band formatasi a Berlino ma i cui componenti sono per americani. Turning on Your Double un disco di trance rock, quello stile che partendo da una base armonica reitera sulla stessa linea per quasi tutto l'arco del brano, insomma, uno stile in cui bandito o quasi il clich strofa-ritornello-bridge. Emblema ne la seconda traccia, la magnifica e ipnotica Five Fingered Leaf. Il suono dell'organo Farfisa d poi quel sentore di psichedelia onirica che tanto piace in questo momento. Altro lavoro interessante il nuovo di Garrett Hobba, musicista e autore di Seattle, e del suo progetto The Soft Hills. Departure, questo il titolo, un album di canzoni di indie pop rock raffinato con reminiscenze prog alla Porcupine Tree. Tra luci e ombre, tra brani solari e altri crepuscolari. Infine accogliamo il ritorno degli svedesi Next Stop: Horizon, che pubblicano The Harbour, My Home. Anche qui indie pop rock di classe, con qualche deriva verso il blues alla Soulsavers. (Roberto Peciola) WE ARE SCIENTISTS TV EN FRANAIS (100% Records/ Audioglobe) Ci ritroviamo a scrivere la recensione di questo quarto lavoro dei newyorkesi We Are Scientists, e pi andiamo avanti con l'ascolto e meno ne capiamo il motivo. Perch sprecare tempo e parole per un disco di siffatta inutilit? Canzoncine indie pop rock che scopiazzano qua e l, dagli U2 ai Franz Ferdinand passando per i Duran Duran, e di cui non si sentiva la mancanza... (r.pe.)
PAROLA DI JOHN
C'era in Inghilterra un ragazzino curioso e geniale, alla Quarry Bank School, che a dodici anni inizi a scrivere e disegnare con quella fretta convulsa portata in dote dagli ormoni e dal talento, e che continu a farlo per tutta la sua (breve) vita, interrotta da un colpo di pistola nel 1980. Il ragazzo si trov poi tra le mani una chitarra, e un alter ego che scriveva altrettanto bene di lui, una specie di met complementare, i brani scritti diventarono perlopi canzoni, e canzoni destinate a segnare un secolo breve che breve non stato affatto. Si parla di John Lennon, naturalmente. Di s diceva che, se le piste incrociate e cruciali del destino non lo avessero portato ad essere un Beatle, sarebbe stato un poeta beat. C' da credergli, leggendo e spulciando, andando avanti e indietro tra le pagine fragranti di Skywriting (Il Saggiatore), quello che in effetti, come ben precisa in introduzione Antonio Taormina, l'unico vero scritto autobiografico di Lennon. Dove si capisce che il ragazzo aveva coltivato anche squisite letture molto british, Joyce e Lear, Carroll e Thurber. Quel bordo del non-sense che fa subito intuire i passi del Sergente Pepe o lo sciacquio del sottomarino giallo. Parole come musica, insomma.
Di un altro immenso, carismatico talento delle note scomparso troppo giovane vale la pena di conoscere a fondo le parole scritte, anche perch la forza fisica e sensuale della musica tende a relegare in secondo piano, nella pura logica del flusso ammaliante, il significato di quanto cantato. Invece quanto cantato, oltre ad essere, in epitome, un messaggio secco di libert, ha fior di riferimenti. Il talento Robert Nesta Marley, dal mondo conosciuto, pi semplicemente, come Bob Marley. Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri ripropone ora in nuova edizione Rasta Marley/ Le radici del Reggae di Lorenzo Mazzoni. Sono uscite decine di pubblicazioni su Marley, ma nessun testo come questo scava tra storia e filologia, vocabolario creolo e riferimenti religiosi del movimento Rasatafari nato nell'isola dei Caraibi. Un viatico per la scoperta di chi sia davvero stato, come dicono in Giamaica, Mr. Music: perch quando si affronta un testo di Marley (qui ne vengono analizzati nel dettaglio dodici, in un vero e proprio viaggio di avvicinamento alla filosofia Rastafari) il caso di andare a capire cosa significhi esattamente l'espressione usata, nella Giamaica di chi predicava (e predica) un utopico ma assai motivante ritorno all'Africa e lancia strali contro la moderna Babilonia del danaro e dello sfruttamento, l'Occidente.
ON THE ROAD
The Warlocks
Tra neopsichedelia e indie rock. Carpi (Mo) GIOVEDI' 20 MARZO
(MATTATOIO) Roma VENERDI' 21 MARZO (MUZAK) Lecce SABATO 22 MARZO (OFFICINE CANTELMO)
A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT
Jamaica
Una data per la band electro francese. Roma GIOVEDI' 20 MARZO (LANIFICIO 159)
Camel
Il ritorno della storica band che ripercorre quarantanni di carriera. Torino GIOVEDI' 20 MARZO (HIROSHIMA
MON AMOUR)
Afterhours
La band di Manuel Agnelli torna con un tour in cui riproporranno il loro disco del 1997, Hai paura del buio? Rimini SABATO 15 MARZO (VELVET) Torino MARTEDI' 18 MARZO (TEATRO
DELLA CONCORDIA)
Aristocrats
Il rock strumentale del virtusistico trio. Assago (Mi) GIOVEDI' 20 MARZO (LIVE
FORUM)
Holograms
Di nuovo in Italia la synth punk band svedese. Roma LUNEDI' 17 MARZO (WHITE GALLERY)
Cloud Control
Torna la indie pop band australiana per un'unica data. Torino SABATO 15 MARZO (SPAZIO 211)
Benoit Pioulard
Il cantautore statunitense in Italia. Siena MERCOLEDI' 19 MARZO (CACIO E PERE) Bologna GIOVEDI' 20 MARZO (FREAK OUT) Milano VENERDI' 21 MARZO (AGORA') Sermide (Mn) SABATO 22 MARZO
(CHINASKY)
Nadine Shah
Una data per la cantante e autrice britannica. Milano DOMENICA 16 MARZO (75BEAT)
Gavin DeGraw
Unica data italiana per il rocker. Milano MERCOLEDI' 19 MARZO (MAGAZZINI
GENERALI)
Don Airey
Il tastierista che ha rimpiazzato Jon Lord nei Deep Purple in solo. Torino SABATO 15 MARZO (PEOCIO) Genova DOMENICA 16 MARZO (ANGELO
AZZURRO)
Soulfly
La band di Max Cavalera, ex leader dei brasiliani Sepultura, con il loro grind permeato di suoni etnici. Livorno VENERDI' 21 MARZO (THE CAGE) Pinarella di Cervia (Ra) SABATO
22 MARZO (ROCK PLANET)
Padova GIOVEDI' 20 MARZO (MAME) Firenze VENERDI' 21 MARZO (COMBO) Bologna SABATO 22 MARZO (COVO)
Crossroads
La storica rassegna itinerante Jazz e altro in Emilia Romagna questa settimana ha in cartellone: Collettivo El Gallo Rojo (questa sera, Sala del Carmine di Massa Lombarda, Ra); Alessandro Scala Quartet con ospite Fabrizio Bosso (il 19, Sala del Carmine di Massa Lombarda, Ra); Raul Midn (il 20, La Tenda di Modena); Terez Montcalm Trio (il 21, Teatro degli Atti di Rimini); Ralph Alessi Baida Quartet (il 22, Jazz Club Torrione San Giovanni di Ferrara). COMUNI DELL'EMILIA ROMAGNA SABATO 15 E DA GIOVEDI
20 A SABATO 22 MARZO (VARIE SEDI)
Is Tropical
Il trio electro inglese di nuovo in Italia. Roncade (Tv) VENERDI' 21 MARZO (NEW
AGE)
Rodriguez
Il musicista statunitense di origine messicana si rif alle sonorit degli anni Sessanta e Settanta. Bologna VENERDI' 21 MARZO (TEATRO
AUDITORIUM MANZONI) Milano SABATO 22 MARZO (AUDITORIUM DI MILANO)
Skunk Anansie
La band inglese per l'occasione in un tour acustico. Bergamo MARTEDI' 18 MARZO (CREBERG
TEATRO)
Bastille
Una data per la indie rock band inglese. Assago (Mi) SABATO 22 MARZO (LIVE
FORUM)
Deerhoof
Il loro indie rock influenzato da gente come Sonic Youth e Unwound. Milano MERCOLEDI' 19 MARZO (BIKO) Madonna dell'Albero (Ra)
GIOVEDI' 20 MARZO (BRONSON)
MF Doom
In Italia il rapper e beatmaker inglese per un'unica data. Milano VENERDI' 21 MARZO
(CS LEONCAVALLO)
You Me at Six
L'alt rock rinfrescante della giovane
(12)
TORSETER
In Italia ha appena pubblicato per ElectaKids Perch il cane ha il naso bagnato, un picture-book sullarca di No e unantica leggenda nordica
di YVIND TORSETER
Come molti illustratori, da bambino e per tutta ladolescenza non facevo altro che disegnare. Avevo degli album che riempivo di schizzi. Non ho mai pensato seriamente di intraprendere una strada diversa dallistituto darte. Ho studiato illustrazione nel Kent, in Inghilterra, a met degli anni novanta, in unaccademia molto libera dove tutti avevamo la possibilit di sperimentare diverse tecniche e di sbizzarrirci con vari strumenti espressivi. stato proprio in quel periodo che ho scoperto quanto mi affascinava lavorare con i libri e usare i miei disegni per raccontare delle storie. Dopo laccademia sono tornato a Oslo, dove ho fatto esperienza come illustratore in svariati ambiti. Ma illustrare libri sempre stata la mia attivit preferita. Ho curato le illustrazioni per i testi di diversi autori e realizzato sette albi miei, uno dei quali, nel 2008, stato insignito del Bologna Ragazzi Award, un riconoscimento che mi rende molto felice e orgoglioso. Quando si fa un libro, spesso si sviluppa una stretta collaborazione fra lillustratore, lautore e leditor. Durante la lavorazione, sia il testo che le immagini subiscono dei cambiamenti e talvolta sono proprio queste ultime a narrare la storia al posto del testo. Lobiettivo dare vita a una vicenda che non possa essere riferita in nessun altro modo. Ed importante che testo e illustrazioni contribuiscano entrambi al risultato dinsieme, anche se questo non corrisponde al metodo di lavoro tradizionale. Spesso lartista aggiunge i disegni solo una volta che il testo finito, il che pu anche funzionare, ma penso che sia pi interessante quando testo e illustrazioni nascono insieme, come fossero il risultato di una vera collaborazione. questo che fa la differenza. Quando ho lavorato a Perch il cane ha il naso bagnato?, appena pubblicato in Italia da ElectaKids, lautore, Kenneth Steven, aveva gi scritto il suo testo. Il libro si ispira alla vicenda dellarca di No e a unantica leggenda norvegese che spiega come mai i cani hanno il naso bagnato. Una storia molto carina per un picture book. Ho preparato dei bozzetti, poi abbiamo iniziato a confrontarci con leditor. Sono state apportate delle modifiche sia al testo che alle immagini. Abbiamo cos deciso di accorciare il testo e di raccontare alcune sequenze della storia sotto forma di fumetti. Quindi, testo e illustrazioni vanno letti insieme, contemporaneamente. stato molto divertente lavorarci perch ho potuto inserire numerosi dettagli e piccole storie illustrate allinterno della trama principale. Inoltre, stato interessante realizzare un libro basato su una storia che tutti conoscono. In un certo senso, questo ci ha dato molta libert perch cerano parecchi richiami con cui giocare. Nei miei progetti adotto spesso un approccio essenzialmente visivo, dove il testo molto breve o ad-
tografo per i miei libri. divertente cimentarsi con metodi differenti per creare delle immagini. Per me, il processo creativo molto coinvolgente: mentre lavori, scopri sempre qualcosa di nuovo. Negli ultimi dieci o quindici anni, qui in Norvegia sono stati pubblicati moltissimi libri illustrati interessanti che hanno vinto numerosi premi e sono stati tradotti in varie lingue. Gli illustratori e gli autori amano sperimentare e giocare con questo genere perch visto come uno strumento particolare che pu suggerire diverse interpretazioni. Credo che uno dei motivi del grande successo dei picture books stia nel fatto che molti illustratori sono anche autori dei loro libri. E visto che il nostro ambiente non poi cos grande, ciascuno conosce la produzione dellaltro: cos, pu essere una fonte di ispirazione per i suoi saranno esposti alcuni video inediti che mostrano il suo metodo e lintensa attivit dei suoi atelier pedagogici destinati a grandi e piccoli. Sar disponibile il catalogo Les livres de Katsumi Komagata, curato ed edito de Les Trois Ourses. Lautore, inoltre, realizzer alcuni laboratori durante i giorni della fiera. Komagata nato nella provincia di Shizuoka in Giappone nel 1953. Dopo aver lavorato al Centro giapponese di design di Tokyo e collaborato con studi di design, televisioni e agenzie di comunicazione negli Stati Uniti, tornato in Giappone dove ha fondato
colleghi. Lavorare con i libri illustrati d una grande libert: puoi fare tantissime cose, per esempio creare delle contaminazioni con cartoni animati, graphic novels, ecc. Unaltra ragione fondamentale del boom dei picture books nel nostro Paese che gli illustratori possono contare sul sostegno culturale del governo. Questo significa maggiore libert e pi tempo per approfondire i progetti e sperimentare nuove strade. Non va dimenticato, inoltre, il supporto economico a favore delle case editrici, che consente di pubblicare titoli di qualit senza un elevato rischio commerciale, visto che molti di questi libri comportano ingenti spese di produzione. Penso che siano stati questi i fattori determinanti per lsa crescita delleditoria norvegese. Trad. di Maria Carla Dallavalle lagenzia One Stroke, che pubblicher i suoi libri composti da carte che si complicano nelle forme e nel gioco dei colori, contribuendo ad affinare intelligenza e sensibilit. Komagata ha curato allestimenti e cataloghi di alcune mostre, tra cui quella organizzata in occasione del centenario di Bruno Munari allItabashi Museum di Tokyo nel 2007, e diretto i lavori di miglioramento di spazi pubblici (sezione pediatrica dellospedale universitario di Kyusho). In Italia gi stato ospite, con una mostra a Parma per il Festival Minimondi, nel 2008.
FUMETTI E SURREALISMO
yvind Torseter nato tra i fiordi della Norvegia il 2 ottobre del 1972. Disegna, scrive e fa fumetti. Per i suoi disegni usa sia le tecniche pittoriche tradizionali che quelle digitali. Sempre alla ricerca di nuovi strumenti espressivi, ha una passione per i paperclips tridimensionali. Nei fumetti esplicita linfluenza del surrealismo. Il suo tratto brillante compendio delle tradizioni visive che meglio riassumono larte grafica e lillustrazione di questi ultimi anni, come recita la motivazione del Bologna Ragazzi Award assegnatogli nel 2008 - riconoscibile su edifici pubblici che Torseter ha decorato in Norvegia. Per tre volte - nel 2004, nel 2008 e nel 2010 - si aggiudicato il Best Picture Book Award del Dipartimento di cultura norvegese. In Italia, per Orecchio Acerbo uscito Il buco (2013).
IN MOSTRA A BOLOGNA
Sopra, lillustratore e scrittore yvind Torseter e in alto, alcune sue creazioni. Qui, una illustrazione da Perch il cane ha il naso bagnato