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Capitolo VIII
L
a sera stessa eravamo pronti per attuare il nostro piano
Preparammo scrupolosamente gli abiti da mettere e decidemmo cosa dire
per strada nel passeggio. Uscimmo e cominciammo a parlare di frivolezze
da fdanzati, Susan era quasi irriconoscibile per chi la conosceva solo di vi-
sta: era abbigliata con un abito di tessuto beige molto costoso, di classe ed elegante,
con unampia gonna e una grande scollatura nella quale era posta una collana di
perle, portava degli orecchini dargento fnemente decorati con piccoli brillanti, era
abbellita da un grande cappello che le nascondeva in parte il volto e infne limman-
cabile ombrello. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza laiuto della sarta
con cui lavorava.
Io, invece, portavo il solito abito da sera elegante da uomo con un cappello e il Ti-
mes sotto il braccio passeggiavamo allegri.
Arrivammo alla via designata e cominciammo a vedere che le botteghe iniziavano
a chiudere, passeggiammo indiferenti parlando della prima Expo che si stava svol-
gendo al Palazzo di Cristallo alla quale partecipavano venticinque paesi del mondo,
delle nuove scoperte geografche, della regina Vittoria e del suo ultimo fglio Ar-
turo, nato l1 Maggio del 1850. Ci fermammo davanti casa di Matthew, l demmo
un paio di occhiate in giro, ma non vedemmo nessuno passare nella via illuminata
da fochi lampioni. Stavamo per tirare fuori la lama di metallo, quando ci ferm la
sarta di fronte che ci squadr sospettosa.
Fece cenno a Susan di avvicinarsi alla fnestra. Lei, occultando lo spavento in modo
stupefacente, si avvicin garbatamente e, senza far trapelare alcun senso di disa-
gio, le chiese con voce leggermente alterata che cosa volesse; la signora rispose: <<
Ah che cosa non vedono i miei occhi da tanto tempo, una ragazza cos afasci-
nante e cos bella, abbigliata in modo eccelso da rigorose mani di sarta ma chi
sei tu dolce fgliuola, che bussi alla porta del signorino a questora?>>.
Mia sorella le rispose educatamente: << Oh, mia dolce signora, come mi lusinga
ebbene s, sono mani di sarta quelle che mi hanno abbigliato, stento a credere che
lei lo abbia compreso subito>>
Io ascoltavo da lontano.
Continu: << Per la seconda domanda, vi rispondo che sono la nuova giovane ra-
gazza di Matthew Egli ha avuto un problema ed ritornato a Londra prima del
previsto lo vedete, l, vicino al pianerottolo di casa, stavamo entrando>>
La signora la interruppe, annu cordiale e scherzosa guardandomi, io salutai agi-
tando la mano col giornale cercando di non far vedere bene il viso, poi disse : <<
Non ti preoccupare, terr il vostro segreto tale salutatemi il vostro signorino
Matthew>>.
Aveva capito tutto.
Eravamo stati scoperti, ma eravamo felici di avere in un certo senso unalleata,
pensai che la donna avesse capito il nostro intento di entrare a casa per concludere
quella faccenda, per ci chiese che cosa eravamo venuti a fare. Susan le raccont la
storia brevemente, lei fu subito dei nostri. Un po gof, cercammo di forzare la ser-
ratura della fnestra con il pezzo di metallo sflato poco prima dallombrello, non ci
riuscimmo n al primo, n al secondo tentativo. Fortunatamente non cera nessuno
in strada, la sarta aveva chiuso la fnestra del piano terra e ci fece cenno che dopo
poco ci avrebbe raggiunto, non comprendevo per quale motivo.
Nel frattempo, non ci eravamo accorti di un uomo che camminava a passo veloce
e felpato per la strada; noi cercavamo ancora di aprire linfsso ma non ci riuscim-
mo, ad un tratto mi accorsi che unombra stava passando di l: era un agente della
polizia.
Susan cominci a disperarsi, rimise la lama nellombrello e mi fece cenno di far
fnta di passeggiare come prima. Lagente intravide che ci aggiravamo con fare so-
spetto, e ci ferm.
Noi, subito scossi, ci fermammo. Lui ci riprese: << Giovani cosa fate in questa
strada da soli a questora della notte? Potrebbero nascondersi pericoli ovunque
ho saputo di un caso di due giovani trovati sgozzati nel Tamigi voi che ne pensa-
te? Non vi preoccupa passeggiare di notte? Non temete il peggio?>>.
S, noi temevamo che potesse andare peggio di cos.
Riprese: << Or dunque vi ho colto nellatto di fare qualcosa?>>.
Io risposi pronto:<< B, ci ha colti nellatto di ritornare a casa>>.
<< A questora?>> ribatt.
Susan rispose: << Sa siamo andati a teatro e abbiamo fatto tardi forse un reato
agente?>>
<< No, per ora e a quale opera siete andati a prendere parte ?>>
Io stanco risposi velocemente: << Siamo andati a sentire unopera lirica di Robe-
spierre>>
Lagente mi guard scherzoso e mi rispose malizioso: << Ah s?>>.
Mi girai verso mia sorella che a sua volta guard a terra rassegnata.
Lagente furbo mi disse: << Bene, bene, bene cosa facevate veramente?>>
<< Stavamo passeggiando tranquillamente in questa via, e ci eravamo accorti che
una sarta qui vicino possedeva dei bei capi di abbigliamento posti in vetrina, ovve-
ro questi>> disse Susan sforandosi gli abiti e aggiunse << non avevamo i soldi per
acquistarli e quindi decidemmo di rubarli>> disse triste.
Io speravo sinceramente che lagente abboccasse alla bugia, e pregai molto perch
fosse cos.
Lagente rammaricato e arrabbiato rispose: << Cos giovani e gi furfanti! Ma bra-
vi ora vinsegno io leducazione>>.
Ci accompagn alla casa della sarta e buss violentemente con la mano sinistra,
mentre con laltra mi teneva il braccio.
La sarta ci apr e sussultando chiese: << Cosa comanda agente>>
<< Mia cara signora, ho beccato questi due giovani qui vicino che si aggiravano
con fare sospetto nellatto di sfuggire senza rimorsi alla giustizia afermavano di
essere andati a teatro a vedere Robespierre che cantava>> accenn una risatina con
fare di superiorit, che fu ricambiata con preoccupazione dalla sarta << poi hanno
confessato di aver rubato questi abiti che indossano, dalla sua vetrina, vero?>>.
La sarta and a controllare la vetrina del negozio e tornando disse: << assolu-
tamente vero mascalzoni! Come vi permettete a rubare le mie fatiche?! Non vi
denuncer alla polizia ma per insegnarvi leducazione vi costringer a lavorare per
me per qualche tempo, altrimenti c sempre il commissariato>> indic lagente,
il quale rispose: << Sempre disponibile, madame>>.
Lagente le fece cenno di seguirlo, si misero in un angolo e lui aferm: << Madame,
non mi sembra il caso che teniate sotto la vostra ala protettrice due individui del
genere>>. La sarta rispose con un sorriso << Vossignoria mi lusinga, ma mi sem-
brano bravi giovani, unesperienza del genere li raddrizzer, non vi preoccupate>>.
<< Allora arrivederci, madame>>.
<< Arrivederla>>.
E fece per andarsene.
La donna torn allentrata e ci fece accomodare, ci guard curiosa e ci chiese chi
avesse tirato fuori la storia di Robespierre. Susan mi indic spudoratamente diver-
tita, e ci mettemmo a ridere.
La sarta ci disse: << Dopo poco laccaduto sarei uscita ad aiutarvi>> allora io di-
spiaciuto le dissi: << Abbiamo provato in tutti i modi, ma non ci siamo riusciti>>
<< Forse non avevate il pezzo di metallo giusto>> disse, e tir fuori dalla tasca ve-
locemente una chiave. Noi stupiti e straniti ci mettemmo a ridere, << Ma come ha
fatto?>>
<< Io ero la badante del signorino Matthew, quandera un fanciullo, or dunque
poco tempo fa mi diede la chiave di casa in consegna, perch sono la sua donna di
fducia>>.
Felici la ringraziammo, feci per prendere la chiave dalle mani della donna, ma lei la
ritir indietro divertita,
<< Vorrei venire anchio>>.
Capitolo IX
A
ttraversammo la strada e ci ritrovammo tutti sul pianerottolo, la don-
na introdusse la chiave nella serratura e gir lentamente gli ingranaggi.
Susan sussult per lo stupore, io fremetti per la curiosit e la donna ac-
celer.
Si sent il rumore che sbloccava laccesso alla casa, ed entrammo.
Un fuoco mi ardeva il cuore, il desiderio di sapere mi atterriva, ma ero felice di sa-
pere che stavamo arrivando ad un punto di svolta, ad una meta.
Ci addentrammo in quella foresta di mobili.
Ripensai alle parole della lettera: le troverai se cercherai in casa il rifesso della
verit, dovevo cercare uno specchio, ma quale?
A prima vista sembrava che la casa ne contenesse decine, ma quale era quello giu-
sto?
Ci dividemmo per cercare una qualche soluzione, ma non trovammo lo specchio
descritto, controllai stanza per stanza, ma non trovai nulla.
Improvvisamente mi ricordai di un quadro che avevo visto nella casa di Julie: il ri-
tratto di Frederick. Comera la stanza in cui posava?
Riferii alle donne quel che pensavo e mi risposero che forse avevo centrato il luogo
in cui poteva trovarsi lo specchio.
Dissi: << Se non erro, mi rammento che la stanza era piena di mobili forse era
presente un tappeto, ma mi ricordo in particolare che in quel piccolo salotto vi era
un grande specchio rococ dorato con ampie volute al di sopra>>.
Cercammo ancora quel salotto, ma non trovammo niente che potesse ricondursi
alla mia descrizione. Entrai in una saletta non troppo grande, ma ben decorata e
ammobiliata con una scrivania, tante librerie ricolme di libri e volumi possenti e
altrettanti quadri.
Non so perch, ma mi sembr familiare. Accesi alcune candele di un lampadario
soprastante con dei fammiferi trovati su di un mobile, e mi accorsi che esso era
grande, pesante e di cristallo <<come quello del ritratto>> esultai.
Chiamai le donne, che intanto stavano parlando della sarta con cui lavorava Susan,
e loro arrivarono.
Dissi loro: << Sono certo che questa la stanza in cui sono sepolte dal tempo le
lettere e il diario>>
<< Cerchiamo>> disse Susan.
<< Mi sento abbastanza sicuro da poter dire che lo specchio si trovava sulla parete
alla mia destra, ovvero quella perpendicolare alla scrivania di fronte a me>>.
Indirizzammo i nostri sguardi stanchi ora alluno ora allaltro, e poi ci rimettemmo
alla ricerca. Su quella parete era poggiata una pesante libreria. Togliemmo i libri
dagli scafali e spostammo lentamente e con fatica il mobile possente, la sarta rima-
se a guardare.
Appena spostammo la libreria ci parve di vedere unombra sul muro. Stava l im-
mobile dove una volta era posto lo specchio, era un alone giallastro che conservava
entro i suoi domini una parete pi chiara non logorata dal tempo.
Chiesi a Susan se vedesse qualcosa, ma non trov niente di insolito. Cominciai a
cercare fessure sul muro, sul pavimento, attorno allalone, ad un certo punto strap-
pai il tessuto che ricopriva le pareti, nel punto in cui era pi chiaro, cio dove ri-
siedeva lo specchio un tempo. Si rivel un muro di legno, non di mattoni come era
solito nella zona.
Bussai leggermente e mi sorpresi nello scoprire che era vuoto dietro le tavole. Diedi
un calcio e rimbomb il colpo nellambiente dietro, probabilmente vuoto, ne diedi
un altro e sinfranse il legno circostante.
Susan mi consigli di fermarmi: non era casa nostra, ma non le diedi ascolto, ero
troppo provato. Diedi un ultimo calcio e si apr innanzi alla nostra vista una scala
che scendeva incauta nel buio.
Vedemmo la sarta che strabuzzava gli occhi per il sonno e le consigliammo di an-
darsene a letto, le avremmo detto tutto il resto lindomani mattina; lei acconsent
grata e ci lasci le chiavi dicendo di fare attenzione alla casa e limitare i danni.
Scendemmo la scala lentamente, Susan accenn di aver paura e quindi le rimasi
accanto e ci inoltrammo nel buio insieme. Scendemmo piano, senza fare rumori, i
tanti gradini di pietra, io portavo con me una lanterna ad olio ancora funzionante,
trovata su una libreria della stanza. Continuammo a scendere: le scale si facevano
pi ripide, i muri trasudavano fredda umidit, il muschio aveva colonizzato gran
parte dei muri e la ruggine cominciava a corrodere il ferro di alcune grate. Ci tro-
vammo innanzi a una porta di legno molto spessa, aveva delle grandi strisce di ferro
che la attraversavano orizzontalmente, anchesse arrugginite; cercammo di aprirla
ma era inutile. <<Chiss se la sarta ha pure le chiavi di questa>> dissi ridendo.
<< Non fare lo stupido, sono sicura che la sarta non ne sa niente, penso che saranno
difcili da trovare e smettila di ridere! Cosa c che ti provoca riso?>>
<< Niente solo il fatto che le chiavi sono appese dietro di te>>.
Susan si gir e scoppi in una fragorosa risata.
Presi la chiave e la introdussi nellantica serratura che stridette, girai due volte e si
apr.
Entrammo sembrava un normale salotto arredato con gusto antico, accesi un
paio di lanterne ad olio che stavano su due tavolini ad aspettare che qualcuno le
usasse: funzionavano ancora.
Esplorammo un po la stanza, era quasi interamente ricoperta di teli che difende-
vano il mobilio dalla polvere e dallumidit, curioso presi un paio di teli e li gettai a
terra, Susan fece lo stesso. Scoprimmo quadri, scrivanie, vetrine, tavolini, armadi,
divani e lo specchio rococ del ritratto!
Susan si stup della scoperta: << Sembra che il salone del ritratto sia questo tu che
ne pensi? Forse stato trasferito quaggi>>
Io ero fermo al cospetto dello splendido specchio rococ. Susan mi richiam pi
volte, ma io ne ero attratto a tal punto da non comprendere cosa dicesse. Cominciai
a ridere nervosamente e poi mi risvegliai dal trans grazie ad uno schiafo di mia
sorella che nel frattempo si era preoccupata e mi disse spaventata: << James, ce ne
andiamo?>>
<< No, sto bene, sto bene vediamo cosa c dietro lo specchio, veloce, tra poco
lalba almeno credo>>
<< Daccordo, ti do una mano a sollevarlo>>
<< Grazie, Susan ti voglio bene>>, lei sorrise e mi aiut a sollevare lo specchio.
Lo posammo a terra, dietro lo specchio cera nulla!
<< Non capisco>> disse Susan.
Cominciai a dare in escandescenze: << Ma che cosa vuole da noi! Abbiamo fatto
tutto quello che desiderava farci patire! Non capisco perch, ma perch?! Basta!
Per me il caso chiuso! Non minteressa pi niente di nostra madre, che cosa ha
fatto nella vita non ci riguarda>>
<< Come no? Non sai quello che dici!>> rispose Susan disperata.
<< Invece s, Susan stiamo inseguendo morti, sono solo morti!>> ribattei arrabbia-
to, mentre piangevo disperatamente.
<< Non sai quello che dici! Come osi dire cose simili non ti vergogni?!>> rispose
Susan che piangeva come non mai.
Mi avvicinai a lei furioso, lei si scost e si appiatt sul muro, la inseguii, mi parai
davanti a lei piangendo, eravamo molto vicini, e ad un certo punto battei atroce-
mente un pugno sulla parete accanto al suo viso le piansi sopra e la abbracciai per
trovare conforto, scivolammo lentamente sul pavimento.
Mi risvegliai qualche ora dopo, credevo fosse mattina, Susan ancora dormiva.
Aspettai pazientemente il suo risveglio al suo fanco, ero rannicchiato contro il
muro con la testa che guardava il softto. Ancora una lacrima rigava il viso di mia
sorella dormiente, dissi tra me e me: <<cosa ho fatto>>.
Pensai e ripensai alla nostra vita: << Ma quel Frederick cosa vuole da noi d in-
dizi e poi non c niente cosa vuole che facciamo ancora?! Non ci posso credere,
come mi sono comportato povera Susan il fatto che ero esausto, provato e de-
lusoNon ero io quello di ieri non ero io non ero io che gusto amaro che ha
il rimorso! Appena Susan si sveglia le chiedo cosa vuole fare se vuole continuare
le ricerche se desidera ancora provarci faccio scegliere a lei>>.
Stavo pensando profondamente quando sentii un lieve sospiro di Susan, si era ap-
pena svegliata mi domand assonnata: << James, che successo?>>
<< Niente, solo un momento di debolezza>>
<< Ma tu>>
<< Non ti preoccupare tutto fnito sono calmo>>
<< Va bene, ti credo mi sono spaventata non ero pronta a una simile reazione
da parte tua>>
<< S, non ero io>>
<< Ci ho pensato su forse hai ragione, stiamo inseguendo solo fantasmi>>
<< Non lo dire neanche per scherzo stavo delirando in ogni caso tu, senza ba-
dare a me, cosa vuoi fare?>>
<< Non lo so non ne ho la pi pallida idea sono molto delusa, penso che lo sia
anche tu>>
<< Gi>>
<< Non mi sorprende che nostra madre non ci abbia detto niente, questa storia non
ha senso>>
<< No, purtroppo il senso ce lha, e ce lha anche troppo chiaro... >>
<< E qual ?>>
<< Per ora non lo so, ma tutto ha un senso primo o poi lo scopriremo, dipende
se tu vuoi continuare le ricerche>>
<< Ci devo pensare il fatto che questa storia andata fn troppo avanti per non
essere conclusa>>
<< Hai ragione>>
Mi alzai da terra e mirai qualche minuto la stanza mi assal di nuovo la rabbia e
diedi un calcio allo specchio, causa delle nostre delusioni. Esso sinfranse in mille
pezzi e il legno tarlato e dorato si spacc alzando una coltre di polvere e di segatura
mai vista prima.
Susan mi riprese: << James, inutile che ti comporti cos ormai tutto fnito
non vedo dove possiamo cercare la verit>>. Toss e si copr gli occhi con le mani
a causa della polvere.
Porsi la mano a Susan per rialzarsi, quando mi attirarono un paio di scartofe sul
pavimento vicino allo specchio infranto, le raccolsi e lessi la copertina: Propriet di
Peter Nools, Diario della mia vita scritto nel Settembre del 1826
Ci guardammo intensamente e sorrisi. Poi mi accorsi di un dettaglio, sotto era in-
ciso con lettere rosse 28 Febbraio 1795 - 13 Dicembre 1836 Sapeva la data della
sua morte?
Capitolo X
A
prii il diario, un brivido gelido mi attravers la schiena. Lessi ad alta
voce la prima pagina sulla quale era scritto: Tutto quel che credi che sia
vero e giusto in realt falso e sbagliato, tutto quel che credi che sia par-
ticolare e vivace in realt normale e monotono, tutto quel che credi che
sia tuo e solo tuo in realt di tutti quanto di nessuno, quel che credi che sia bello
e per sempre in realt ripugnante ed efmero cos la mia vita: falsa, incerta,
efmera e inutile.
Girai pagina rammaricato e dispiaciuto, mi stupii: era strappata.
Ne girai unaltra, unaltra, unaltra e unaltra ancora, erano tutte strappate.
Mi voltai verso Susan che mi disse stupita: << Che cosa signifca?>>
<< Non lo so, ma non mi sembra niente di buono.>>
<< In che senso?>>
<< Tutto quel che stato strappato sicuramente rivelava verit che non facevano
comodo al deturpatore forse stato lo stesso Frederick?>>
<< Non credo le cose che aveva scritto non gli facevano comodo? Non ha sen-
so>>
<< Gi e allora chi?>>
<< Bisognerebbe ragionarci su davanti ad una tazza di t>>
<< Sistemiamo tutto.>>
Riordinammo un po lo scompiglio che avevamo portato alla casa: mettemmo lo
specchio infranto in un angolo della stanza, chiudemmo la porta a chiave come la-
vevamo trovata, sistemammo alla meno peggio le tavole di legno rotte, Susan ricuc
velocemente il tessuto sulla parete con quel che aveva trovato in casa e rimettemmo
a posto la libreria.
Chiudemmo casa e ci dirigemmo dalla sarta, era lalba, un lieve tepore ci invadeva
i sensi, la luce del primo sole scaldava mente, corpo e anima.
Bussammo alla porta e ci apr subito la sarta che ci accolse curiosa:
<< Buongiorno ragazzi, che bello rivedervi senza lagente alle calcagna volete
una tazza di latte fumante?>>
<< Io preferisco il t se non le dispiace>> rispose Susan.
<< Nessun problema, in realt avevo preparato il t, ma pensavo che dei giovani
come voi bevessero cose pi sostanziose.>>
<< Non si preoccupi, ce la caviamo anche senza>> risposi.
Lei annu e ci port il t su di un vassoio di legno, cera anche limmancabile tazza
di latte
<< Se volete il t dovrete metterci un po di latte, ve ne prego: sembrate pallidi e
scossi, un po di sostanza non vi pu far altro che bene.>>
<< Va bene, la ringrazio per le sue preoccupazioni>> rispose Susan mentre sorseg-
giava il t caldo.
Dopo poco ci chiese: <<Allora come andata l sotto cosa avete trovato?>>
<< Posso andare a prendere lo zucchero?>> domand mia sorella.
<< Certo tesoro, guarda in cucina sulla mensola a destra secondo ripiano c
anche del miele se ti piace>>
<< Grazie>> e and in cucina.
<< Allora>> mi domand << avete trovato qualcosa di utile per la vostra ricerca?>>
<< Niente che non sapessimo gi, anzi, mi sa che sappiamo di pi noi rispetto a
Frederick>>
<< Non penso>> rispose la sarta << Frederick ne sapeva una pi del diavolo.>>
<< Lo conosceva?>>
<< Certo, chi non lo conosceva?>>
<< Io sto parlando dal punto di vista personale, non del lavoro>>
<< Anchio>> riprese << Frederick qui lo conoscevano tutti, ma la sua vita per-
sonale per il quartiere era un intreccio tra leggenda e fantasia sai, erano girate
parecchie voci tra la gente del popolo che trattavano di suo fglio una diceva che
laveva avuto in dono da satana perch aveva fatto un patto losco, unaltra diceva
che il bambino, poich non si sapeva come lavesse avuto, laveva rubato a qualcuno.
Tutte stupide voci ma neanche io, che lavoravo come balia a suo tempo, sapevo
della provenienza del bambino>>
<< Che mistero!>> risposi stupefatto nel frattempo era ritornata Susan dalla cu-
cina.
<< Trovato lo zucchero?>> chiese la sarta.
<< S, s, gi messo grazie>>
<< Allora che facciamo ora?>> chiesi a mia sorella.
<< Non lo so>>
<< Perch non rinunciate? Avete avuto gi abbastanza delusioni da quel che sen-
to non vorrei che ne subiate altre>> disse la donna.
<< Siamo andati troppo oltre per rinunciare James ed io abbiamo deciso di con-
tinuare, vero James?>> e mi guard.
<< Gi non mi sembra saggio lasciare tutto cos, molto probabilmente litighere-
mo un paio di altre volte, ma mi sembra per una buona causa.>>
<< In ogni caso non stato cos inutile andare l sotto, abbiamo trovato i brandelli
del diario di Frederick, gi qualcosa>> disse Susan rincuorante.
<< In efetti guardi, non le pare strano>> domandai alla sarta mentre le porsi il
diario continuai << c scritta la data della sua morte sulla copertina in basso.>>
<< Hai ragione, alquanto bizzarro per, giovani miei, questa scritta stata inci-
sa dopo la sua morte si capisce, almeno, a me sembra evidente>>
<< Ma da chi?>> aggiunsi.
<< Avrete pane per i vostri denti bambini miei volete altro t?>>
<< No grazie>> rispondemmo in coro.
Salutammo la sarta che ricambi il saluto con una promessa: << Giovani, nel caso
in cui doveste avere bisogno di me, io sono sempre qua salvo che il Signore non
mi chiami a s.>>
La ringraziammo e ce ne andammo per la nostra strada.
Passeggiammo senza sapere dove andare, pensammo e ripensammo alla scritta.
<< Secondo me lha scritta qualcuno che lo odiava a tal punto da strappare le sue
memorie e incidere fnemente la data della sua morte senza rimorsi>> dissi, guar-
dando mia sorella.
<< Secondo me stato qualcuno che detestava il successo di quelluomo>> ri-
spose.
<< Pu darsi ma chi?>>
<< Ti ricordi la vicina di casa della signora Leborn? Era strana ci chiedeva cose
bizzarre e ci squadrandoci con lo sguardo non ispirava grande fducia>>
<< Gi la signora Erin ma perch eri cos incuriosita dal suo nome e dalla sua
vita?>>
<< Ah James, hai una memoria di ferro, per ti manca un po di materia gri-
gia>>. La guardai arrabbiato.
<< Non ti scaldare, sono sempre tua sorella, se ti dico questo solo per il tuo
bene>>
<< S, per il mio bene dirmi che sono ignorante davvero?>>
<< Hai ragione, scusami...>>
<< Per favore, vorresti darmi ora delle delucidazioni?>>
<< Erin un nome irlandese, in gaelico signifca proveniente dallIrlanda, infatti
proviene da Naas indovina dov?>>
<< In Irlanda?>>
<< Ma che sei bravo non pensavo che fossi cos esperto in geografa! Anche laltra
sera quando accennavi alle scoperte geografche, avevi detto che la Spagna lave-
vano scoperta da poco e tante altre corbellerie non vedevi che ridevo mentre le
dicevi?>>
<< Non mi umiliare cos>> risposi vergognato.
<< Daccordo, torniamo a noi s, pu essere stata Erin poich ci ha posto doman-
de bizzarre riguardanti proprio la famiglia Nools ma come ha fatto a trovare il
diario e a incidere sopra la data della morte di Frederick?>>
<< Non lo so>> risposi, << Dovremmo ritornare nuovamente a Parigi a chiedere
informazioni pi utili>>
Nel frattempo intravedemmo unanziana che si avvicinava era la sarta?
Venne verso di noi e ci disse sconvolta: << James, Susan, ho pensato a una cosa>>
<< Cosa?>> chiese Susan.
<< Ho un brutto presentimento sapete, questa mattina mi sono giunte voci che
dei vicini di Matthew hanno udito vari rumori in casa sua si sono sorpresi perch
il signorino non presente, in questo momento a Parigi, come voi sapete>>
<< Allora?>> chiedemmo preoccupati
<< Allora un investigatore andato in perlustrazione della zona lagente di ieri
sera gli ha riferito che vi aveva visto in strada di notte, il resto della storia la sa-
pete hanno perlustrato la casa di Matthew, il quale tra non molto sar avvisato
dellaccaduto, hanno cercato prove di uneventuale rapina ma non hanno trovato
niente di rilevante
Dopo che ve ne siete andati, linvestigatore mi ha bussato alla porta sperando di ve-
dervi io preoccupata gli ho detto stupidamente che vi avevo mandato alla ricerca
di un tessuto pregiato nello Yorkshire
Non mi hanno creduto e anchio mi sono sorpresa delle baggianate che gli avevo
detto pensano che centriate in qualche modo con una rapina non ancora provata
a casa del signorino comunque adesso sono alla ricerca di voi due>>
<< Non ci posso credere>> risposi.
<< Io volevo aiutarvi e>>
<< Non si preoccupi, quello che ha fatto per noi sufciente a perdonarla innume-
revoli volte>> rispose, dolce, Susan.
<< Vi piace la Francia?>> ci chiese << La partenza per le diciotto in punto.>>
Capitolo XI
I
l 16 Luglio 1851 ritornammo nuovamente in Francia, sbarcammo come al
solito a Calais e chiedemmo passaggio a una carovana di zingari che doveva
passare da Parigi. Ci accolsero immediatamente, talvolta le persone pi povere
sono anche le pi cortesi.
Dopo non molto, arrivammo a Parigi. Fortunatamente ci lasciarono vicino Mon-
tmartre, dove la nostra casetta aspettava ancora di essere vissuta per lultimo mese
e mezzo.
La notte non fu molto piacevole, avevo preso la febbre e stavo delirando, ero caldo
e stremato, invocai la Provvidenza ad assistermi durante la malattia. Non avevo an-
cora capito che lei mi aveva gi teso una mano salvatrice: Susan.
In quei giorni di malessere cercai di distrarmi con la lettura, lessi in poco tempo
Ivanhoe, I puritani di Scozia, LOdissea, e Frankenstein.
Ogni due o tre giorni Susan mi comprava un libro al mercato del colle, diceva: <<
Quando stai male, non c rimedio migliore di stare a letto a riposare, per la mente
che cerca del cibo, non c niente di meglio di un buon libro cos ti costruisci la
cultura che non possiedi>>
Passato qualche giorno cominciai a sentirmi meglio. Consigliai a Susan di andarsi
a svagare un po in citt, se lo meritava; lei acconsent felice.
Ogni pomeriggio usciva a farsi lunghe passeggiate nei parchi per poi tornare a sera
inoltrata.
- Giovani miei, ora vi racconto tutto quello che mia sorella mi ha raccontato a sua
volta e a suo tempo circa un paio di passeggiate che fece in citt se lei non avesse
proferito parola con me di tutto ci, io avrei perso unoccasione importante per ri-
solvere complicati intrighi nella mia mente che mi avrebbero torturato fno ad oggi.
-.
Un giorno successe qualcosa di imprevisto, torn a casa rintontita, abbagliata e con
la testa tra le nuvole.
Le chiesi: << Cosa succede? Mi sembri strana stai bene?>>
<< >>
<< Susan?>>
<< Oh ss, s, s, s sto bene, sto bene>>
<< Coshai?>>
<< Niente>>
<< Susan lo so che hai qualcosa, si vede lontano un miglio.>>
<< Va bene, ti racconto quello che mi accaduto oggi mentre passeggiavo te lo
ricordi quello che ti avevo detto?>>
<< A che proposito?>>
<< Te lo ricordi quando ti ho detto mentre passeggiavamo che avrei voluto incon-
trare il ragazzo dei miei sogni?>>
<< Ebbene?>>
<< Lho incontrato come ti avevo detto io, in un parco allimbrunire - inizi
a raccontare- Stavo passeggiando nel Jardin du Luxembourg, felice e immersa nei
miei pensieri, quando dun tratto un giovane attira la mia attenzione era seduto
sul bordo della fontana a leggere un quotidiano. Era alto, snello, biondo, sembrava
una brava persona mi sono avvicinata a lui con indiferenza, ma mi ha notata e
mi ha salutata incuriosito una volta ricambiato il saluto mi sono avvicinata lui,
non so come, si forse imbarazzato, ha perso lequilibrio, ed caduto nella fonta-
na mi ha fatto ridere
Mi ha risalutata e ha detto tra s e s, anche se io lho sentito: << Sono proprio gofo
con le donne>>
<< Vuoi una mano?>> gli ho chiesto.
<< S, grazie>> e lho aiutato ad alzarsi
<< Vuoi andare a prendere una tazza di t in un bistr qui vicino?>>
<< Daccordo, grazie mi ci vuole proprio>>
<< Abiti qua vicino? Se vuoi puoi andare a cambiarti gli abiti a casa prima di anda-
re sei bagnato fradicio>>
<< Veramente abito lontano da qui in ogni caso non ci sarei voluto andare>>
<< Perch?>>
<< Vorrei stare il pi possibile con te prima che fnisca il giorno>>
Poi un attimo di silenzio
<< Eccoci qua, arrivati>> ho esultato.
<< Bene>>
Siamo entrati nel bistr, ci siamo seduti, abbiamo ordinato e abbiamo continuato a
parlare sorseggiando il t
<< Io mi chiamo Susan tu?>>
<< Pierre>>
<< Che bel nome francese sei francese? Perch parli molto bene linglese>>
<< B, s mio padre inglese ma mia madre francese, infatti>>
<< Ho capito tua madre ha scelto il tuo nome vero?>>
<< S il tuo?>>
<< In che senso?>>
<< Chi lha scelto?>>
<< Veramente non lo so>>
<< Chiedilo ai tuoi genitori e poi fammi sapere>>
Una lacrima mi ha rigato il viso in quel momento
<< Sono orfana di entrambi i genitori una maledetta pestilenza me li ha tol-
ti>>
<< Vieni dallIrlanda?>>
<< S>>
<< Lo so, stata dura e spietata>>
<< Io e mio fratello stiamo cercando di non ricordarla pi James James! Od-
dio, scusami devo andare ho mio fratello a casa con la febbre scusami, ci rive-
dremo?>>
<< Domani, stesso posto stessa ora?>>
<< Daccordo>>
E poi sono venuta qua per badare al mio fratellino malato.
<< Ho capito>> dissi << Ti sei innamorata>>
<< Gi ti ho comprato un altro libro, tieni>>
<< Il gatto nero di Edgar Allan Poe?>>
<< Oggi cera questo me lhanno consigliato tutti.>>
<< Lo legger lo rivedrai anche domani quindi?>>
<< S>>
<< Sono felice per te.>>
<< Buonanotte>>
<< Buonanotte.>>
Passarono uno o due giorni nello stesso modo io stavo a casa e mia sorella mi
curava, verso il pomeriggio Susan usciva e incontrava questo Pierre, il quale soli-
tamente le portava qualcosa: poteva essere una scatola di cioccolatini, un mazzo di
fori, o talvolta abiti rafnati ed eleganti.
Un pomeriggio, per uscire da casa, si mise un abito di pregevole fattura regalatole
ovviamente da Pierre. Passarono le ore ma Susan non tornava. Solitamente ritor-
nava verso le otto, otto e mezzo al massimo, in quel momento erano le dieci e mi
dovetti preparare la cena, anche se ero un po barcollante e confuso da una lieve
emicrania.
Quella notte non torn. Ero vivamente preoccupato per la sua incolumit, ma mi
sembrava in buone mani, almeno credevo.
Torn la mattina successiva: arriv al pianerottolo, buss lievemente e poi apr len-
tamente la porta io la aspettavo coricato su un fanco con gli occhi persi nel nul-
la
Entr in camera, mi vide e disse: << Tutto bene? Scusami non sono tornata ieri in
tempo mi perdoni James?>>
<<>>
<< James lo so che sei arrabbiato ma perch ti comporti da fanciullo? Per la tua
et non che ridic>>
<< Io mi sono preoccupato per te, molto, anche troppo>> la interruppi violen-
temente. << Non lo conosci neanche questo Pierre, non sai niente di lui e tu ti
permetti di starci insieme tutta la notte?!>>
<< James, ma che dici?>> mi rispose singhiozzando.
<< Cosa dico ma sentila non lo capisci allora?! Cosa avete fatto per tutta la
notte?>>
<<>>
<< Susan!!! Cosa avete fatto stanotte?!>>
<< Oddio, abbiamo parlato e>>
<< Per tredici ore di fla avete parlato bene, benissimo>>
<< Ma cosa vuoi da me cerco solo afetto da anni che non so pi cos lamo-
re>>
<< Ebbene>>
<< Abbiamo goduto lamore>> e si mise a piangere
<<>>
<< Cosa ho fatto?>> dissi tra me e me. << Devo controllarmi di pi, Susan trop-
po fragile.>> Allora la abbracciai, mi pianse addosso quel che non aveva pianto in
questi anni per laridit che si era creata nel suo cuore per la mancanza dellamore,
che acqua che d vita
<< Scusami>> le dissi.
<< Cerco solo amore James, cerco solo amore perch mi dici questo? Non me lo
merito, non me lo merito per nulla da giorni che bado a te da mattina a notte
fonda perch dici cos?>>
<< Non lo dir pi ma penso che stia approfttando di te>>
<< O sono io che sto approfttando di lui, James>>
Capitolo XII
I
l giorno dopo acconsentii che Susan andasse a trovare Pierre lei mi ringra-
zi tenendomi le mani e baciandole, mi commossi per lamore che spinge una
donna ad amare un uomo.
Passarono giorni e giorni, io ormai stavo benissimo, potevo correre da Mon-
tmartre fno a Lione di continuo senza fermarmi. Esplodevo di energie. Ricomin-
ciai a pensare alla vicenda che avevamo vissuto a Londra, alla sarta, a Matthew e
agli agenti che stavano cercando di incastrarci senza pudore per un crimine mai
commesso
Susan non ripercorreva mentalmente tutto ci, era felice, contenta e spensierata,
penso che non desse pi tanto peso a questi fatti. Quel pomeriggio era purtroppo
abbastanza piovoso, anche se a tratti, non era una bella giornata per essere Luglio,
era il ventuno o forse il ventidue comunque, come al solito diedi delle ore di li-
bert a Susan per andare a trovare quel dongiovanni di un Pierre
Verso il crepuscolo sentii bussare nervosamente alla porta. Erano le sette e mezza,
non poteva essere Susan, e perci mi preoccupai della strana visita.
Aprii la porta sospettoso, era mia sorella bagnata fno ai piedi dalla pioggia che
piangeva disperatamente, singhiozzava raucamente e piegata si teneva il ventre.
<< Susan che succede?! Stai bene?! Qualcuno ti ha fatto del male?!>> Arranc stri-
sciando sul pavimento per qualche metro
<< James>> mi rispose con una voce rauca << prendi e serviti pure il male che
ti pu fare la genteJames, James>> disse questo tremando convulsamente, un
occhio le lacrimava. Poi si ferm di scatto
<< Susan?! Sorella vero, non meritavi tutto questo, non meritavi questa vita, io
non ti merito, nessuno ti merita allinfuori del Signore, che non pu portarti via da
me cos O Susan, Susan>> dissi piangendo.
La girai al contrario e le tolsi mani e braccia da sopra il basso ventre, che mani di
mostro avevano orribilmente ferito.
Da un taglio le uscivano fotti di sangue scuro e denso, le tamponai la ferita e chia-
mai aiuto gridando a squarciagola, si afacciarono dal balcone un uomo di mezza
et ed una donna, che sentendo le voci chiamarono a loro volta altre persone. Fu
trasportata in ospedale allHotel- Dieu, dove le suore Agustiniane ci dissero che
dovevamo aspettare qualche ora prima di una risposta concreta.
Pregai e scongiurai il Signore Ges Cristo, quasi volessi arrivare a lui e al frma-
mento attraverso un fragile ponte di speranza pronto a spezzarsi al venir meno del
respiro di Susan, amata sorella, costretta a vivere in un mondo brutale che non la
meritava. Passarono le ore, senza accorgermene pass tutta la notte, il sole timido
dellaurora stava cercando di sorgere tra le nuvole, improvvisamente mi venne in-
nanzi una suora, la quale mi disse:
<< Giovine, mi dispiace per la tua cara sorella, si vede che una brava e dolce ra-
gazza>>
<< Come sta?>>
<< Meglio, meglio deve ancora riposare, sono sicura che con altre preghiere e con
Dio al suo fanco ritorner a camminare>>
<< Grazie al cielo, lode a te o Cristo Gloria al padre, al fglio e>>
<< No ragazzo, non ora tua sorella vuole un po di conforto, entra nella sua ca-
mera poi le pregherai accanto quando sar il momento giusto.>>
<< Grazie, suor?>>
<< Suor Marianne, non devi ringraziare me, devi ringraziare il Signore ora vai,
veloce e tieni questo, li ho presi per te dal giardino>> e mi diede un mazzo di
fori profumati e ricoperti di una lieve rugiada mattutina.
Entrai nella camera di Susan. Lei giaceva su un letto.
Era coperta da un lenzuolo e da una copertina di lana, cera molta umidit nella
stanza dove erano presenti crocifssi, rosari e bibbie.
Susan mi guardava in silenzio con occhi grandi e lucidi
<< Questo presente per te>> e le feci vedere il mazzo di fori, lei sorrise.
<< Li metto qua cos li vedi>> feci per metterli in un vaso con lacqua, ma Susan
mi riprese
<< Quello un calice di Acqua Santa, James sei sempre il solito maldestro>>
<< Ti tornato il buon umore vedo.>>
<< Ti devo parlare>>
<< Dimmi>> e mi sedetti accanto a lei.
<< Ieri ero uscita con Pierre come al solito>>
<< Ebbene che successo?>>
<< Ieri ho detto a Pierre che sono incinta>>
<< come fai a saperlo?>> chiesi stranito.
<< Ho un ritardo>>
<< Che successo, era felice?>>
<< S, o almeno credo si comportava un po da bambino, considerando che
pi grande di me non me lo aspettavo comunque, una volta passata qualche ora
a parlare cominciammo a camminare per le strade del centro Ad un tratto in-
contrammo un suo amico per strada che lo salut afettuosamente dicendogli che
laveva cercato ovunque in citt per dirgli che doveva andarsene urgentemente dalla
citt di Parigi poich aveva ricevuto una lettera di qualche giorno prima che lo av-
visava di una rapina in casa sua a Londra indovina chi era?>>
<< Matthew?>>
<< Gie poi lo salut dicendogli ci rivedremo sicuramente molto presto Peter,
alla prossima!>>>>
<< Susan?>>
<< Ho goduto lamore con mio fratello che il Signore mi perdoni>>
<< Non ci posso credere>>
<< Non voglio incontrarlo pi, mi ha mentito lho detto anche a lui, mi sono ar-
rabbiata a tal punto di dargli uno schiafo sul viso>>
<< Lui stato lartefce della tua soferenza?>>
<< S si arrabbiato troppo, non voleva perdermi, ma per poco non mi stava fa-
cendo morire per la sua ira, mi ha scaraventato a terra e mi ha traftto con un pezzo
di ferro appuntito ma non so tuttora cosa fosse o dove lavesse trovato non
me lo aspettavo da parte sua, mi sembrava cos fragile Gli ho detto che solo ora
avevo compreso di essere sua sorella minore, se non mi avesse mentito non sarebbe
successo niente>>
<< Come ha reagito?>>
<< Allinizio non mi credeva, pensava fosse un trucco per non incontrarci pi, per
abbandonarlo, era ancora carico di odio io stavo cominciando a perdere troppo
sangue, gli ho rivelato le cose che so su di lui e la sua famiglia, cose che solo lui pu
sapere cominci a piangere come se un dolore straziante lo trafggesse e comin-
ci a chiedermi scusa mi chiese di perdonarlo Non capiva ancora del tutto la
situazione, era ancora confuso mi ha riaccompagnato in carrozza davanti casa,
gli ho detto che se mi avesse seguito mi sarei tolta la vita davanti a lui non mi
segu solo perch sapeva che lo avrei fatto veramente>>
<< Che cosa devono udire le mie orecchie E il vostro bambino?>>
Mi guard seria
<< Non c pi nessun bambino. Sono divenuta sterile>>
La guardai come per dirle che era stata condannata ingiustamente.
Mi disse: << Lessere sterili come essere una terra arida senzacqua, un mare aspro
e salato senza vita, un monte ostile senza aria, un frutto dolce senza succo, non ho
pi il mio compito, non posso pi ospitare e crescere una vita, sono stata privata del
mio essere mi odio.>>
<< Non dire cos, non colpa tua>>
<< Avevi ragione tu, mi stava usando.>>
<< Non ti preoccupare se hai fede vivrai felice la fede non si pu fermare.>>
<< Non ha limiti vero.>>
<< Ti lascio riposare>>
<< Grazie di tutto>>
<< Figurati, questo e altro per il mio angelo custode.>>
<< Tu sei il mio angelo custode>>
<< Lo siamo entrambi per entrambi, questo che ci d la forza di andare avanti
insieme.>>
<< Hai ragione.>>
<< Guarisci presto>>
Dissi questo e la lasciai riposare in clinica dove rimase a lungo. Io le stavo accanto,
vegliavo su di lei stranamente furono i giorni pi calmi, rilassanti e spensierati
della mia vita, pensavo solo alla totale guarigione di Susan e per questo pregavo per
lei.
Era il 3 Agosto quando mia sorella riprese a camminare meglio. Che dolore mi de-
stava di Domenica quando la vedevo arrancare in stanza per andare nella cappella!
Le giurai che se avessi visto quel Peter non avrei contenuto la mia rabbia.
Susan mi scongiur pi volte che non dovevo cadere nella tentazione della vendet-
ta, mi disse che non portava altro che efmera soddisfazione seguita da un senso di
rimorso fatale che si sconta con la morte.
Dopo la completa guarigione, ritornammo a casa, aprimmo la porta e Susan fu ra-
pita da un senso di sconforto: vide la sua pozza di sangue a terra, o almeno quello
che ne restava una grande impronta di dolore.
Pulii immediatamente la macchia e laiutai ad accomodarsi nel soggiorno, le nostre
esperienze avevano invertito la situazione.
Capitolo XIII
P
ass qualche altro giorno prima che Susan si riprendesse. Mi ritorn in
mente la fgura di Peter, il ragazzo ombra, non lavevo mai visto n sentito,
ma sapevo pi cose sul suo conto di quanto potesse immaginare. Ardevo
ancora di rabbia, una rabbia che bruciava lentamente e atrocemente le mie
carni, ero spoglio della mia bont nei suoi riguardi, ero naufrago, come tanti a que-
sto mondo, in un mare di intolleranza e di delusione.
Dissi a Susan che stavo fremendo allidea di fare una passeggiata in centro, lei mi
disse che non avrebbe potuto ancora camminare perfettamente e per tanto tempo,
ma che ci avrebbe provato.
Camminavamo da una mezzora o forse un po di pi, eravamo scesi dal colle e sta-
vamo entrando nel cuore pulsante della citt.
Entrammo nei Jardin de Tuileries quando mia sorella mi accenn di avere un dolo-
re, ci sedemmo su una panchina di ferro battuto e aspettammo un po.
Vedevo passare decine di persone davanti ai miei occhi, io stavo immobile, aspetta-
vo qualcosa, un sospiro, unimmagine, un segno.
Aspettavo, cercavo negli occhi dei passanti limmagine di mia sorella a terra e sof-
ferente, cercavo nella bocca di ogni persona le frasi gridate a Susan, cercavo il so-
spiro colpevole, cercavo il segno che avrebbe distinto il colpevole dallinnocente: io
cercavo Peter.
Non vi riconobbi nessuno nel viso delle decine di persone che mi passarono innan-
zi per tutto il pomeriggio.
<< Sei ancora arrabbiato?>> mi chiese Susan.
<< Sto cercando>>
<< Cosa?>>
<< Un segno>>
<< Non lo troverai.>>
<< Che cosa il segno o lui?>>
<< Entrambe le cose>>
<< Perch dici cos?>>
<< Per favore, te ne prego, nostro fratello, non gli fare nulla di male.>>
<< Lo ami ancora?>> chiesi.
<<>>
<< Gi, lo ami ancora dopo tutto quello che ti ha fatto, hai visto lo difendi sempre
una donna che difende qualcuno cos spesso cova lamore dietro falsa facciata.>>
<< Hai ragione ma pur sempre nostro fratello.>>
<< O Cristo Santo! Va bene, mi arrendo innanzi al vincitore>> risposi stufato.
<< Che dici?>>
<< Hai vinto, non ti arrenderai mai, suppongo ed io ho perso davanti ai tuoi oc-
chi in questo momento.>>
<< Non mi arrendo? James ma di che stiamo parlando, di battaglie?>>
<< Esattamente, ed io ho perso.>>
<< Come dici tu>>
<< Dai torniamo a casa, su>> esortai.
<< Vorrei fnire la faccenda di nostra madre.>>
<< Ci pensi anche tu allora! Tu sai come si pu risolvere?>>
<< A che punto ceravamo fermati?>> mi chiese.
<< Se non erro, cercavamo di capire chi fosse stato ad incidere la data di morte di
Frederick sul diario.>>
<< Esattamente bravo, la tua memoria non fallisce mai!>>
<< Te lo ricordi, avevamo supposto che fosse stata Erin.>>
<< S, vero.>>
<< E ora che dobbiamo fare?>> le chiesi.
<< Dovremmo chiederle informazioni potrebbe dirci cose preziose se non fon-
damentali a risolvere questo caso>>
<< Susan hai una faccia strana>>
<< Come?>>
<< Hai una faccia strana>>
<< Davvero?>> rispose nervosa.
<< Mi devi dire qualcosa?>>
<<>> e non profer parola.
<< Susan?!>>
<< Eh>>
<< Con me ti puoi confdare>> le dissi rincuorante.
<< Basta non ce la faccio pi, non stato Peter a trafggermi mi sono inventata
tutto!>>
<< Ah lo dici per difenderlo ancora una volta>>
<< Non come dici tu>>
<< Io penso di s.>>
<< Non mi credi?>>
<< Allora dimmi come sono andate le cose veramente.>>
<< Non stato lui a farmi del male stavo ritornando a casa dopo una serena se-
rata con Pierre gli rivelai che ero incinta, lui era felicissimo.
Poi incontrammo il suo amico Matthew mentre stavamo festeggiando capii che
Pierre in realt era Peter, Matthew non disse ci vediamo presto Peter , in realt
non profer neanche un nome ma io lo compresi e ne rimasi delusa e sconvolta, ma
non gli dissi niente.
Ci salutammo come al solito anche se era molto presto, infatti mi chiese perch ci
stessimo congedando, gli dissi che non mi sentivo in forma e lo confortai dicendo
che ci saremmo rivisti il giorno dopo, stesso posto stessa ora
Stavo ritornando a casa, stava piovendo a dirotto, erano le sei o sei meno un quarto,
decisi di aspettare che spiovesse in un bistr.
Pass poco pi di unora, la pioggia sembrava stesse fnendo, decisi di andarmene
cominciai a correre verso casa.
Nella piazzetta vicino casa, un uomo in cappotto mi chiese se volessi condividere il
suo ombrello con lui, dal momento che stava ricominciando a piovere pi forte di
prima acconsentii grata.
Arrivati vicino casa impugn un coltello e mi trafsse il basso ventre sentivo la
lama fredda del coltello dentro di me che lacerava le mie carni, me lo sfl veloce-
mente e si dilegu Poi lo sai quello che successo>>
<< Ma perch non mi hai detto subito la verit?!>>
<< Non lo so, forse volevo scaricare la rabbia su Peter poich non mi ha asserito la
verit attraverso te>>
<< Non molto giusto>>
<< Scusami.>>
<< E quelluomo cosa aveva contro di te?>>
<< Penso che fosse stato inviato da qualcuno ma chi?>>
<< Non lo so per dobbiamo sporgere denuncia afnch catturino il colpevole>>
<< Va bene.>>
Allora subito andammo a sporgere denuncia alla polizia che aveva ricevuto altre
segnalazioni di questo tipo dove, probabilmente, era incriminato lo stesso artefce,
ma non mi diedero mai negli anni a venire nessuna conferma di cattura.
Uscimmo dal commissariato, mi guardai attorno, spirava una lieve brezza fresca
<< Susan, ci ho pensato su, vuoi concludere la faccenda di nostra madre?>> lei an-
nu. <<Allora dobbiamo andare a prendere due piccioni con una fava!>>
<< Come?>>
<< Seguimi, se ce la fai.>>
Ricominciammo a camminare e ci dirigemmo verso Rue de la Concorde.
<< James che facciamo?>>
<< Ora lo scoprirai, chiama Erin e portala davanti al sagrato di Notre Dame>>
<< E tu?>>
<< Far lo stesso con la deliziosissima, nobilissima, cordialissima e sempre gradi-
tissima signorina Leborn>>
<< Chiss come la prender ma lei non era nei sospettati principali.>>
<< Ho qualche perplessit, non ne sono sicuro, ma penso che ci sia qualcosa di stra-
no in questa storia e soprattutto, dato il comportamento di entrambe le donne,
mi sembrano collegate in qualche modo.>>
<< Ti sembra che ci sia qualcosa di strano in questa storia? Ma davvero? Finora era
stata cos chiara la faccenda e giusto ora diventa strana ma non lo so>>
<< Smettila di fare la spiritosa.>>
<< Come le convinceremo?>>
<< Ci devo pensare>>