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COPERTINA

Capitolo VIII
L
a sera stessa eravamo pronti per attuare il nostro piano
Preparammo scrupolosamente gli abiti da mettere e decidemmo cosa dire
per strada nel passeggio. Uscimmo e cominciammo a parlare di frivolezze
da fdanzati, Susan era quasi irriconoscibile per chi la conosceva solo di vi-
sta: era abbigliata con un abito di tessuto beige molto costoso, di classe ed elegante,
con unampia gonna e una grande scollatura nella quale era posta una collana di
perle, portava degli orecchini dargento fnemente decorati con piccoli brillanti, era
abbellita da un grande cappello che le nascondeva in parte il volto e infne limman-
cabile ombrello. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza laiuto della sarta
con cui lavorava.
Io, invece, portavo il solito abito da sera elegante da uomo con un cappello e il Ti-
mes sotto il braccio passeggiavamo allegri.
Arrivammo alla via designata e cominciammo a vedere che le botteghe iniziavano
a chiudere, passeggiammo indiferenti parlando della prima Expo che si stava svol-
gendo al Palazzo di Cristallo alla quale partecipavano venticinque paesi del mondo,
delle nuove scoperte geografche, della regina Vittoria e del suo ultimo fglio Ar-
turo, nato l1 Maggio del 1850. Ci fermammo davanti casa di Matthew, l demmo
un paio di occhiate in giro, ma non vedemmo nessuno passare nella via illuminata
da fochi lampioni. Stavamo per tirare fuori la lama di metallo, quando ci ferm la
sarta di fronte che ci squadr sospettosa.
Fece cenno a Susan di avvicinarsi alla fnestra. Lei, occultando lo spavento in modo
stupefacente, si avvicin garbatamente e, senza far trapelare alcun senso di disa-
gio, le chiese con voce leggermente alterata che cosa volesse; la signora rispose: <<
Ah che cosa non vedono i miei occhi da tanto tempo, una ragazza cos afasci-
nante e cos bella, abbigliata in modo eccelso da rigorose mani di sarta ma chi
sei tu dolce fgliuola, che bussi alla porta del signorino a questora?>>.
Mia sorella le rispose educatamente: << Oh, mia dolce signora, come mi lusinga
ebbene s, sono mani di sarta quelle che mi hanno abbigliato, stento a credere che
lei lo abbia compreso subito>>
Io ascoltavo da lontano.
Continu: << Per la seconda domanda, vi rispondo che sono la nuova giovane ra-
gazza di Matthew Egli ha avuto un problema ed ritornato a Londra prima del
previsto lo vedete, l, vicino al pianerottolo di casa, stavamo entrando>>
La signora la interruppe, annu cordiale e scherzosa guardandomi, io salutai agi-
tando la mano col giornale cercando di non far vedere bene il viso, poi disse : <<
Non ti preoccupare, terr il vostro segreto tale salutatemi il vostro signorino
Matthew>>.
Aveva capito tutto.
Eravamo stati scoperti, ma eravamo felici di avere in un certo senso unalleata,
pensai che la donna avesse capito il nostro intento di entrare a casa per concludere
quella faccenda, per ci chiese che cosa eravamo venuti a fare. Susan le raccont la
storia brevemente, lei fu subito dei nostri. Un po gof, cercammo di forzare la ser-
ratura della fnestra con il pezzo di metallo sflato poco prima dallombrello, non ci
riuscimmo n al primo, n al secondo tentativo. Fortunatamente non cera nessuno
in strada, la sarta aveva chiuso la fnestra del piano terra e ci fece cenno che dopo
poco ci avrebbe raggiunto, non comprendevo per quale motivo.
Nel frattempo, non ci eravamo accorti di un uomo che camminava a passo veloce
e felpato per la strada; noi cercavamo ancora di aprire linfsso ma non ci riuscim-
mo, ad un tratto mi accorsi che unombra stava passando di l: era un agente della
polizia.
Susan cominci a disperarsi, rimise la lama nellombrello e mi fece cenno di far
fnta di passeggiare come prima. Lagente intravide che ci aggiravamo con fare so-
spetto, e ci ferm.
Noi, subito scossi, ci fermammo. Lui ci riprese: << Giovani cosa fate in questa
strada da soli a questora della notte? Potrebbero nascondersi pericoli ovunque
ho saputo di un caso di due giovani trovati sgozzati nel Tamigi voi che ne pensa-
te? Non vi preoccupa passeggiare di notte? Non temete il peggio?>>.
S, noi temevamo che potesse andare peggio di cos.
Riprese: << Or dunque vi ho colto nellatto di fare qualcosa?>>.
Io risposi pronto:<< B, ci ha colti nellatto di ritornare a casa>>.
<< A questora?>> ribatt.
Susan rispose: << Sa siamo andati a teatro e abbiamo fatto tardi forse un reato
agente?>>
<< No, per ora e a quale opera siete andati a prendere parte ?>>
Io stanco risposi velocemente: << Siamo andati a sentire unopera lirica di Robe-
spierre>>
Lagente mi guard scherzoso e mi rispose malizioso: << Ah s?>>.
Mi girai verso mia sorella che a sua volta guard a terra rassegnata.
Lagente furbo mi disse: << Bene, bene, bene cosa facevate veramente?>>
<< Stavamo passeggiando tranquillamente in questa via, e ci eravamo accorti che
una sarta qui vicino possedeva dei bei capi di abbigliamento posti in vetrina, ovve-
ro questi>> disse Susan sforandosi gli abiti e aggiunse << non avevamo i soldi per
acquistarli e quindi decidemmo di rubarli>> disse triste.
Io speravo sinceramente che lagente abboccasse alla bugia, e pregai molto perch
fosse cos.
Lagente rammaricato e arrabbiato rispose: << Cos giovani e gi furfanti! Ma bra-
vi ora vinsegno io leducazione>>.
Ci accompagn alla casa della sarta e buss violentemente con la mano sinistra,
mentre con laltra mi teneva il braccio.
La sarta ci apr e sussultando chiese: << Cosa comanda agente>>
<< Mia cara signora, ho beccato questi due giovani qui vicino che si aggiravano
con fare sospetto nellatto di sfuggire senza rimorsi alla giustizia afermavano di
essere andati a teatro a vedere Robespierre che cantava>> accenn una risatina con
fare di superiorit, che fu ricambiata con preoccupazione dalla sarta << poi hanno
confessato di aver rubato questi abiti che indossano, dalla sua vetrina, vero?>>.
La sarta and a controllare la vetrina del negozio e tornando disse: << assolu-
tamente vero mascalzoni! Come vi permettete a rubare le mie fatiche?! Non vi
denuncer alla polizia ma per insegnarvi leducazione vi costringer a lavorare per
me per qualche tempo, altrimenti c sempre il commissariato>> indic lagente,
il quale rispose: << Sempre disponibile, madame>>.
Lagente le fece cenno di seguirlo, si misero in un angolo e lui aferm: << Madame,
non mi sembra il caso che teniate sotto la vostra ala protettrice due individui del
genere>>. La sarta rispose con un sorriso << Vossignoria mi lusinga, ma mi sem-
brano bravi giovani, unesperienza del genere li raddrizzer, non vi preoccupate>>.
<< Allora arrivederci, madame>>.
<< Arrivederla>>.
E fece per andarsene.
La donna torn allentrata e ci fece accomodare, ci guard curiosa e ci chiese chi
avesse tirato fuori la storia di Robespierre. Susan mi indic spudoratamente diver-
tita, e ci mettemmo a ridere.
La sarta ci disse: << Dopo poco laccaduto sarei uscita ad aiutarvi>> allora io di-
spiaciuto le dissi: << Abbiamo provato in tutti i modi, ma non ci siamo riusciti>>
<< Forse non avevate il pezzo di metallo giusto>> disse, e tir fuori dalla tasca ve-
locemente una chiave. Noi stupiti e straniti ci mettemmo a ridere, << Ma come ha
fatto?>>
<< Io ero la badante del signorino Matthew, quandera un fanciullo, or dunque
poco tempo fa mi diede la chiave di casa in consegna, perch sono la sua donna di
fducia>>.
Felici la ringraziammo, feci per prendere la chiave dalle mani della donna, ma lei la
ritir indietro divertita,
<< Vorrei venire anchio>>.
Capitolo IX
A
ttraversammo la strada e ci ritrovammo tutti sul pianerottolo, la don-
na introdusse la chiave nella serratura e gir lentamente gli ingranaggi.
Susan sussult per lo stupore, io fremetti per la curiosit e la donna ac-
celer.
Si sent il rumore che sbloccava laccesso alla casa, ed entrammo.
Un fuoco mi ardeva il cuore, il desiderio di sapere mi atterriva, ma ero felice di sa-
pere che stavamo arrivando ad un punto di svolta, ad una meta.
Ci addentrammo in quella foresta di mobili.
Ripensai alle parole della lettera: le troverai se cercherai in casa il rifesso della
verit, dovevo cercare uno specchio, ma quale?
A prima vista sembrava che la casa ne contenesse decine, ma quale era quello giu-
sto?
Ci dividemmo per cercare una qualche soluzione, ma non trovammo lo specchio
descritto, controllai stanza per stanza, ma non trovai nulla.
Improvvisamente mi ricordai di un quadro che avevo visto nella casa di Julie: il ri-
tratto di Frederick. Comera la stanza in cui posava?
Riferii alle donne quel che pensavo e mi risposero che forse avevo centrato il luogo
in cui poteva trovarsi lo specchio.
Dissi: << Se non erro, mi rammento che la stanza era piena di mobili forse era
presente un tappeto, ma mi ricordo in particolare che in quel piccolo salotto vi era
un grande specchio rococ dorato con ampie volute al di sopra>>.
Cercammo ancora quel salotto, ma non trovammo niente che potesse ricondursi
alla mia descrizione. Entrai in una saletta non troppo grande, ma ben decorata e
ammobiliata con una scrivania, tante librerie ricolme di libri e volumi possenti e
altrettanti quadri.
Non so perch, ma mi sembr familiare. Accesi alcune candele di un lampadario
soprastante con dei fammiferi trovati su di un mobile, e mi accorsi che esso era
grande, pesante e di cristallo <<come quello del ritratto>> esultai.
Chiamai le donne, che intanto stavano parlando della sarta con cui lavorava Susan,
e loro arrivarono.
Dissi loro: << Sono certo che questa la stanza in cui sono sepolte dal tempo le
lettere e il diario>>
<< Cerchiamo>> disse Susan.
<< Mi sento abbastanza sicuro da poter dire che lo specchio si trovava sulla parete
alla mia destra, ovvero quella perpendicolare alla scrivania di fronte a me>>.
Indirizzammo i nostri sguardi stanchi ora alluno ora allaltro, e poi ci rimettemmo
alla ricerca. Su quella parete era poggiata una pesante libreria. Togliemmo i libri
dagli scafali e spostammo lentamente e con fatica il mobile possente, la sarta rima-
se a guardare.
Appena spostammo la libreria ci parve di vedere unombra sul muro. Stava l im-
mobile dove una volta era posto lo specchio, era un alone giallastro che conservava
entro i suoi domini una parete pi chiara non logorata dal tempo.
Chiesi a Susan se vedesse qualcosa, ma non trov niente di insolito. Cominciai a
cercare fessure sul muro, sul pavimento, attorno allalone, ad un certo punto strap-
pai il tessuto che ricopriva le pareti, nel punto in cui era pi chiaro, cio dove ri-
siedeva lo specchio un tempo. Si rivel un muro di legno, non di mattoni come era
solito nella zona.
Bussai leggermente e mi sorpresi nello scoprire che era vuoto dietro le tavole. Diedi
un calcio e rimbomb il colpo nellambiente dietro, probabilmente vuoto, ne diedi
un altro e sinfranse il legno circostante.
Susan mi consigli di fermarmi: non era casa nostra, ma non le diedi ascolto, ero
troppo provato. Diedi un ultimo calcio e si apr innanzi alla nostra vista una scala
che scendeva incauta nel buio.
Vedemmo la sarta che strabuzzava gli occhi per il sonno e le consigliammo di an-
darsene a letto, le avremmo detto tutto il resto lindomani mattina; lei acconsent
grata e ci lasci le chiavi dicendo di fare attenzione alla casa e limitare i danni.
Scendemmo la scala lentamente, Susan accenn di aver paura e quindi le rimasi
accanto e ci inoltrammo nel buio insieme. Scendemmo piano, senza fare rumori, i
tanti gradini di pietra, io portavo con me una lanterna ad olio ancora funzionante,
trovata su una libreria della stanza. Continuammo a scendere: le scale si facevano
pi ripide, i muri trasudavano fredda umidit, il muschio aveva colonizzato gran
parte dei muri e la ruggine cominciava a corrodere il ferro di alcune grate. Ci tro-
vammo innanzi a una porta di legno molto spessa, aveva delle grandi strisce di ferro
che la attraversavano orizzontalmente, anchesse arrugginite; cercammo di aprirla
ma era inutile. <<Chiss se la sarta ha pure le chiavi di questa>> dissi ridendo.
<< Non fare lo stupido, sono sicura che la sarta non ne sa niente, penso che saranno
difcili da trovare e smettila di ridere! Cosa c che ti provoca riso?>>
<< Niente solo il fatto che le chiavi sono appese dietro di te>>.
Susan si gir e scoppi in una fragorosa risata.
Presi la chiave e la introdussi nellantica serratura che stridette, girai due volte e si
apr.
Entrammo sembrava un normale salotto arredato con gusto antico, accesi un
paio di lanterne ad olio che stavano su due tavolini ad aspettare che qualcuno le
usasse: funzionavano ancora.
Esplorammo un po la stanza, era quasi interamente ricoperta di teli che difende-
vano il mobilio dalla polvere e dallumidit, curioso presi un paio di teli e li gettai a
terra, Susan fece lo stesso. Scoprimmo quadri, scrivanie, vetrine, tavolini, armadi,
divani e lo specchio rococ del ritratto!
Susan si stup della scoperta: << Sembra che il salone del ritratto sia questo tu che
ne pensi? Forse stato trasferito quaggi>>
Io ero fermo al cospetto dello splendido specchio rococ. Susan mi richiam pi
volte, ma io ne ero attratto a tal punto da non comprendere cosa dicesse. Cominciai
a ridere nervosamente e poi mi risvegliai dal trans grazie ad uno schiafo di mia
sorella che nel frattempo si era preoccupata e mi disse spaventata: << James, ce ne
andiamo?>>
<< No, sto bene, sto bene vediamo cosa c dietro lo specchio, veloce, tra poco
lalba almeno credo>>
<< Daccordo, ti do una mano a sollevarlo>>
<< Grazie, Susan ti voglio bene>>, lei sorrise e mi aiut a sollevare lo specchio.
Lo posammo a terra, dietro lo specchio cera nulla!
<< Non capisco>> disse Susan.
Cominciai a dare in escandescenze: << Ma che cosa vuole da noi! Abbiamo fatto
tutto quello che desiderava farci patire! Non capisco perch, ma perch?! Basta!
Per me il caso chiuso! Non minteressa pi niente di nostra madre, che cosa ha
fatto nella vita non ci riguarda>>
<< Come no? Non sai quello che dici!>> rispose Susan disperata.
<< Invece s, Susan stiamo inseguendo morti, sono solo morti!>> ribattei arrabbia-
to, mentre piangevo disperatamente.
<< Non sai quello che dici! Come osi dire cose simili non ti vergogni?!>> rispose
Susan che piangeva come non mai.
Mi avvicinai a lei furioso, lei si scost e si appiatt sul muro, la inseguii, mi parai
davanti a lei piangendo, eravamo molto vicini, e ad un certo punto battei atroce-
mente un pugno sulla parete accanto al suo viso le piansi sopra e la abbracciai per
trovare conforto, scivolammo lentamente sul pavimento.
Mi risvegliai qualche ora dopo, credevo fosse mattina, Susan ancora dormiva.
Aspettai pazientemente il suo risveglio al suo fanco, ero rannicchiato contro il
muro con la testa che guardava il softto. Ancora una lacrima rigava il viso di mia
sorella dormiente, dissi tra me e me: <<cosa ho fatto>>.
Pensai e ripensai alla nostra vita: << Ma quel Frederick cosa vuole da noi d in-
dizi e poi non c niente cosa vuole che facciamo ancora?! Non ci posso credere,
come mi sono comportato povera Susan il fatto che ero esausto, provato e de-
lusoNon ero io quello di ieri non ero io non ero io che gusto amaro che ha
il rimorso! Appena Susan si sveglia le chiedo cosa vuole fare se vuole continuare
le ricerche se desidera ancora provarci faccio scegliere a lei>>.
Stavo pensando profondamente quando sentii un lieve sospiro di Susan, si era ap-
pena svegliata mi domand assonnata: << James, che successo?>>
<< Niente, solo un momento di debolezza>>
<< Ma tu>>
<< Non ti preoccupare tutto fnito sono calmo>>
<< Va bene, ti credo mi sono spaventata non ero pronta a una simile reazione
da parte tua>>
<< S, non ero io>>
<< Ci ho pensato su forse hai ragione, stiamo inseguendo solo fantasmi>>
<< Non lo dire neanche per scherzo stavo delirando in ogni caso tu, senza ba-
dare a me, cosa vuoi fare?>>
<< Non lo so non ne ho la pi pallida idea sono molto delusa, penso che lo sia
anche tu>>
<< Gi>>
<< Non mi sorprende che nostra madre non ci abbia detto niente, questa storia non
ha senso>>
<< No, purtroppo il senso ce lha, e ce lha anche troppo chiaro... >>
<< E qual ?>>
<< Per ora non lo so, ma tutto ha un senso primo o poi lo scopriremo, dipende
se tu vuoi continuare le ricerche>>
<< Ci devo pensare il fatto che questa storia andata fn troppo avanti per non
essere conclusa>>
<< Hai ragione>>
Mi alzai da terra e mirai qualche minuto la stanza mi assal di nuovo la rabbia e
diedi un calcio allo specchio, causa delle nostre delusioni. Esso sinfranse in mille
pezzi e il legno tarlato e dorato si spacc alzando una coltre di polvere e di segatura
mai vista prima.
Susan mi riprese: << James, inutile che ti comporti cos ormai tutto fnito
non vedo dove possiamo cercare la verit>>. Toss e si copr gli occhi con le mani
a causa della polvere.
Porsi la mano a Susan per rialzarsi, quando mi attirarono un paio di scartofe sul
pavimento vicino allo specchio infranto, le raccolsi e lessi la copertina: Propriet di
Peter Nools, Diario della mia vita scritto nel Settembre del 1826
Ci guardammo intensamente e sorrisi. Poi mi accorsi di un dettaglio, sotto era in-
ciso con lettere rosse 28 Febbraio 1795 - 13 Dicembre 1836 Sapeva la data della
sua morte?
Capitolo X
A
prii il diario, un brivido gelido mi attravers la schiena. Lessi ad alta
voce la prima pagina sulla quale era scritto: Tutto quel che credi che sia
vero e giusto in realt falso e sbagliato, tutto quel che credi che sia par-
ticolare e vivace in realt normale e monotono, tutto quel che credi che
sia tuo e solo tuo in realt di tutti quanto di nessuno, quel che credi che sia bello
e per sempre in realt ripugnante ed efmero cos la mia vita: falsa, incerta,
efmera e inutile.
Girai pagina rammaricato e dispiaciuto, mi stupii: era strappata.
Ne girai unaltra, unaltra, unaltra e unaltra ancora, erano tutte strappate.
Mi voltai verso Susan che mi disse stupita: << Che cosa signifca?>>
<< Non lo so, ma non mi sembra niente di buono.>>
<< In che senso?>>
<< Tutto quel che stato strappato sicuramente rivelava verit che non facevano
comodo al deturpatore forse stato lo stesso Frederick?>>
<< Non credo le cose che aveva scritto non gli facevano comodo? Non ha sen-
so>>
<< Gi e allora chi?>>
<< Bisognerebbe ragionarci su davanti ad una tazza di t>>
<< Sistemiamo tutto.>>
Riordinammo un po lo scompiglio che avevamo portato alla casa: mettemmo lo
specchio infranto in un angolo della stanza, chiudemmo la porta a chiave come la-
vevamo trovata, sistemammo alla meno peggio le tavole di legno rotte, Susan ricuc
velocemente il tessuto sulla parete con quel che aveva trovato in casa e rimettemmo
a posto la libreria.
Chiudemmo casa e ci dirigemmo dalla sarta, era lalba, un lieve tepore ci invadeva
i sensi, la luce del primo sole scaldava mente, corpo e anima.
Bussammo alla porta e ci apr subito la sarta che ci accolse curiosa:
<< Buongiorno ragazzi, che bello rivedervi senza lagente alle calcagna volete
una tazza di latte fumante?>>
<< Io preferisco il t se non le dispiace>> rispose Susan.
<< Nessun problema, in realt avevo preparato il t, ma pensavo che dei giovani
come voi bevessero cose pi sostanziose.>>
<< Non si preoccupi, ce la caviamo anche senza>> risposi.
Lei annu e ci port il t su di un vassoio di legno, cera anche limmancabile tazza
di latte
<< Se volete il t dovrete metterci un po di latte, ve ne prego: sembrate pallidi e
scossi, un po di sostanza non vi pu far altro che bene.>>
<< Va bene, la ringrazio per le sue preoccupazioni>> rispose Susan mentre sorseg-
giava il t caldo.
Dopo poco ci chiese: <<Allora come andata l sotto cosa avete trovato?>>
<< Posso andare a prendere lo zucchero?>> domand mia sorella.
<< Certo tesoro, guarda in cucina sulla mensola a destra secondo ripiano c
anche del miele se ti piace>>
<< Grazie>> e and in cucina.
<< Allora>> mi domand << avete trovato qualcosa di utile per la vostra ricerca?>>
<< Niente che non sapessimo gi, anzi, mi sa che sappiamo di pi noi rispetto a
Frederick>>
<< Non penso>> rispose la sarta << Frederick ne sapeva una pi del diavolo.>>
<< Lo conosceva?>>
<< Certo, chi non lo conosceva?>>
<< Io sto parlando dal punto di vista personale, non del lavoro>>
<< Anchio>> riprese << Frederick qui lo conoscevano tutti, ma la sua vita per-
sonale per il quartiere era un intreccio tra leggenda e fantasia sai, erano girate
parecchie voci tra la gente del popolo che trattavano di suo fglio una diceva che
laveva avuto in dono da satana perch aveva fatto un patto losco, unaltra diceva
che il bambino, poich non si sapeva come lavesse avuto, laveva rubato a qualcuno.
Tutte stupide voci ma neanche io, che lavoravo come balia a suo tempo, sapevo
della provenienza del bambino>>
<< Che mistero!>> risposi stupefatto nel frattempo era ritornata Susan dalla cu-
cina.
<< Trovato lo zucchero?>> chiese la sarta.
<< S, s, gi messo grazie>>
<< Allora che facciamo ora?>> chiesi a mia sorella.
<< Non lo so>>
<< Perch non rinunciate? Avete avuto gi abbastanza delusioni da quel che sen-
to non vorrei che ne subiate altre>> disse la donna.
<< Siamo andati troppo oltre per rinunciare James ed io abbiamo deciso di con-
tinuare, vero James?>> e mi guard.
<< Gi non mi sembra saggio lasciare tutto cos, molto probabilmente litighere-
mo un paio di altre volte, ma mi sembra per una buona causa.>>
<< In ogni caso non stato cos inutile andare l sotto, abbiamo trovato i brandelli
del diario di Frederick, gi qualcosa>> disse Susan rincuorante.
<< In efetti guardi, non le pare strano>> domandai alla sarta mentre le porsi il
diario continuai << c scritta la data della sua morte sulla copertina in basso.>>
<< Hai ragione, alquanto bizzarro per, giovani miei, questa scritta stata inci-
sa dopo la sua morte si capisce, almeno, a me sembra evidente>>
<< Ma da chi?>> aggiunsi.
<< Avrete pane per i vostri denti bambini miei volete altro t?>>
<< No grazie>> rispondemmo in coro.
Salutammo la sarta che ricambi il saluto con una promessa: << Giovani, nel caso
in cui doveste avere bisogno di me, io sono sempre qua salvo che il Signore non
mi chiami a s.>>
La ringraziammo e ce ne andammo per la nostra strada.
Passeggiammo senza sapere dove andare, pensammo e ripensammo alla scritta.
<< Secondo me lha scritta qualcuno che lo odiava a tal punto da strappare le sue
memorie e incidere fnemente la data della sua morte senza rimorsi>> dissi, guar-
dando mia sorella.
<< Secondo me stato qualcuno che detestava il successo di quelluomo>> ri-
spose.
<< Pu darsi ma chi?>>
<< Ti ricordi la vicina di casa della signora Leborn? Era strana ci chiedeva cose
bizzarre e ci squadrandoci con lo sguardo non ispirava grande fducia>>
<< Gi la signora Erin ma perch eri cos incuriosita dal suo nome e dalla sua
vita?>>
<< Ah James, hai una memoria di ferro, per ti manca un po di materia gri-
gia>>. La guardai arrabbiato.
<< Non ti scaldare, sono sempre tua sorella, se ti dico questo solo per il tuo
bene>>
<< S, per il mio bene dirmi che sono ignorante davvero?>>
<< Hai ragione, scusami...>>
<< Per favore, vorresti darmi ora delle delucidazioni?>>
<< Erin un nome irlandese, in gaelico signifca proveniente dallIrlanda, infatti
proviene da Naas indovina dov?>>
<< In Irlanda?>>
<< Ma che sei bravo non pensavo che fossi cos esperto in geografa! Anche laltra
sera quando accennavi alle scoperte geografche, avevi detto che la Spagna lave-
vano scoperta da poco e tante altre corbellerie non vedevi che ridevo mentre le
dicevi?>>
<< Non mi umiliare cos>> risposi vergognato.
<< Daccordo, torniamo a noi s, pu essere stata Erin poich ci ha posto doman-
de bizzarre riguardanti proprio la famiglia Nools ma come ha fatto a trovare il
diario e a incidere sopra la data della morte di Frederick?>>
<< Non lo so>> risposi, << Dovremmo ritornare nuovamente a Parigi a chiedere
informazioni pi utili>>
Nel frattempo intravedemmo unanziana che si avvicinava era la sarta?
Venne verso di noi e ci disse sconvolta: << James, Susan, ho pensato a una cosa>>
<< Cosa?>> chiese Susan.
<< Ho un brutto presentimento sapete, questa mattina mi sono giunte voci che
dei vicini di Matthew hanno udito vari rumori in casa sua si sono sorpresi perch
il signorino non presente, in questo momento a Parigi, come voi sapete>>
<< Allora?>> chiedemmo preoccupati
<< Allora un investigatore andato in perlustrazione della zona lagente di ieri
sera gli ha riferito che vi aveva visto in strada di notte, il resto della storia la sa-
pete hanno perlustrato la casa di Matthew, il quale tra non molto sar avvisato
dellaccaduto, hanno cercato prove di uneventuale rapina ma non hanno trovato
niente di rilevante
Dopo che ve ne siete andati, linvestigatore mi ha bussato alla porta sperando di ve-
dervi io preoccupata gli ho detto stupidamente che vi avevo mandato alla ricerca
di un tessuto pregiato nello Yorkshire
Non mi hanno creduto e anchio mi sono sorpresa delle baggianate che gli avevo
detto pensano che centriate in qualche modo con una rapina non ancora provata
a casa del signorino comunque adesso sono alla ricerca di voi due>>
<< Non ci posso credere>> risposi.
<< Io volevo aiutarvi e>>
<< Non si preoccupi, quello che ha fatto per noi sufciente a perdonarla innume-
revoli volte>> rispose, dolce, Susan.
<< Vi piace la Francia?>> ci chiese << La partenza per le diciotto in punto.>>
Capitolo XI
I
l 16 Luglio 1851 ritornammo nuovamente in Francia, sbarcammo come al
solito a Calais e chiedemmo passaggio a una carovana di zingari che doveva
passare da Parigi. Ci accolsero immediatamente, talvolta le persone pi povere
sono anche le pi cortesi.
Dopo non molto, arrivammo a Parigi. Fortunatamente ci lasciarono vicino Mon-
tmartre, dove la nostra casetta aspettava ancora di essere vissuta per lultimo mese
e mezzo.
La notte non fu molto piacevole, avevo preso la febbre e stavo delirando, ero caldo
e stremato, invocai la Provvidenza ad assistermi durante la malattia. Non avevo an-
cora capito che lei mi aveva gi teso una mano salvatrice: Susan.
In quei giorni di malessere cercai di distrarmi con la lettura, lessi in poco tempo
Ivanhoe, I puritani di Scozia, LOdissea, e Frankenstein.
Ogni due o tre giorni Susan mi comprava un libro al mercato del colle, diceva: <<
Quando stai male, non c rimedio migliore di stare a letto a riposare, per la mente
che cerca del cibo, non c niente di meglio di un buon libro cos ti costruisci la
cultura che non possiedi>>
Passato qualche giorno cominciai a sentirmi meglio. Consigliai a Susan di andarsi
a svagare un po in citt, se lo meritava; lei acconsent felice.
Ogni pomeriggio usciva a farsi lunghe passeggiate nei parchi per poi tornare a sera
inoltrata.
- Giovani miei, ora vi racconto tutto quello che mia sorella mi ha raccontato a sua
volta e a suo tempo circa un paio di passeggiate che fece in citt se lei non avesse
proferito parola con me di tutto ci, io avrei perso unoccasione importante per ri-
solvere complicati intrighi nella mia mente che mi avrebbero torturato fno ad oggi.
-.
Un giorno successe qualcosa di imprevisto, torn a casa rintontita, abbagliata e con
la testa tra le nuvole.
Le chiesi: << Cosa succede? Mi sembri strana stai bene?>>
<< >>
<< Susan?>>
<< Oh ss, s, s, s sto bene, sto bene>>
<< Coshai?>>
<< Niente>>
<< Susan lo so che hai qualcosa, si vede lontano un miglio.>>
<< Va bene, ti racconto quello che mi accaduto oggi mentre passeggiavo te lo
ricordi quello che ti avevo detto?>>
<< A che proposito?>>
<< Te lo ricordi quando ti ho detto mentre passeggiavamo che avrei voluto incon-
trare il ragazzo dei miei sogni?>>
<< Ebbene?>>
<< Lho incontrato come ti avevo detto io, in un parco allimbrunire - inizi
a raccontare- Stavo passeggiando nel Jardin du Luxembourg, felice e immersa nei
miei pensieri, quando dun tratto un giovane attira la mia attenzione era seduto
sul bordo della fontana a leggere un quotidiano. Era alto, snello, biondo, sembrava
una brava persona mi sono avvicinata a lui con indiferenza, ma mi ha notata e
mi ha salutata incuriosito una volta ricambiato il saluto mi sono avvicinata lui,
non so come, si forse imbarazzato, ha perso lequilibrio, ed caduto nella fonta-
na mi ha fatto ridere
Mi ha risalutata e ha detto tra s e s, anche se io lho sentito: << Sono proprio gofo
con le donne>>
<< Vuoi una mano?>> gli ho chiesto.
<< S, grazie>> e lho aiutato ad alzarsi
<< Vuoi andare a prendere una tazza di t in un bistr qui vicino?>>
<< Daccordo, grazie mi ci vuole proprio>>
<< Abiti qua vicino? Se vuoi puoi andare a cambiarti gli abiti a casa prima di anda-
re sei bagnato fradicio>>
<< Veramente abito lontano da qui in ogni caso non ci sarei voluto andare>>
<< Perch?>>
<< Vorrei stare il pi possibile con te prima che fnisca il giorno>>
Poi un attimo di silenzio
<< Eccoci qua, arrivati>> ho esultato.
<< Bene>>
Siamo entrati nel bistr, ci siamo seduti, abbiamo ordinato e abbiamo continuato a
parlare sorseggiando il t
<< Io mi chiamo Susan tu?>>
<< Pierre>>
<< Che bel nome francese sei francese? Perch parli molto bene linglese>>
<< B, s mio padre inglese ma mia madre francese, infatti>>
<< Ho capito tua madre ha scelto il tuo nome vero?>>
<< S il tuo?>>
<< In che senso?>>
<< Chi lha scelto?>>
<< Veramente non lo so>>
<< Chiedilo ai tuoi genitori e poi fammi sapere>>
Una lacrima mi ha rigato il viso in quel momento
<< Sono orfana di entrambi i genitori una maledetta pestilenza me li ha tol-
ti>>
<< Vieni dallIrlanda?>>
<< S>>
<< Lo so, stata dura e spietata>>
<< Io e mio fratello stiamo cercando di non ricordarla pi James James! Od-
dio, scusami devo andare ho mio fratello a casa con la febbre scusami, ci rive-
dremo?>>
<< Domani, stesso posto stessa ora?>>
<< Daccordo>>
E poi sono venuta qua per badare al mio fratellino malato.
<< Ho capito>> dissi << Ti sei innamorata>>
<< Gi ti ho comprato un altro libro, tieni>>
<< Il gatto nero di Edgar Allan Poe?>>
<< Oggi cera questo me lhanno consigliato tutti.>>
<< Lo legger lo rivedrai anche domani quindi?>>
<< S>>
<< Sono felice per te.>>
<< Buonanotte>>
<< Buonanotte.>>
Passarono uno o due giorni nello stesso modo io stavo a casa e mia sorella mi
curava, verso il pomeriggio Susan usciva e incontrava questo Pierre, il quale soli-
tamente le portava qualcosa: poteva essere una scatola di cioccolatini, un mazzo di
fori, o talvolta abiti rafnati ed eleganti.
Un pomeriggio, per uscire da casa, si mise un abito di pregevole fattura regalatole
ovviamente da Pierre. Passarono le ore ma Susan non tornava. Solitamente ritor-
nava verso le otto, otto e mezzo al massimo, in quel momento erano le dieci e mi
dovetti preparare la cena, anche se ero un po barcollante e confuso da una lieve
emicrania.
Quella notte non torn. Ero vivamente preoccupato per la sua incolumit, ma mi
sembrava in buone mani, almeno credevo.
Torn la mattina successiva: arriv al pianerottolo, buss lievemente e poi apr len-
tamente la porta io la aspettavo coricato su un fanco con gli occhi persi nel nul-
la
Entr in camera, mi vide e disse: << Tutto bene? Scusami non sono tornata ieri in
tempo mi perdoni James?>>
<<>>
<< James lo so che sei arrabbiato ma perch ti comporti da fanciullo? Per la tua
et non che ridic>>
<< Io mi sono preoccupato per te, molto, anche troppo>> la interruppi violen-
temente. << Non lo conosci neanche questo Pierre, non sai niente di lui e tu ti
permetti di starci insieme tutta la notte?!>>
<< James, ma che dici?>> mi rispose singhiozzando.
<< Cosa dico ma sentila non lo capisci allora?! Cosa avete fatto per tutta la
notte?>>
<<>>
<< Susan!!! Cosa avete fatto stanotte?!>>
<< Oddio, abbiamo parlato e>>
<< Per tredici ore di fla avete parlato bene, benissimo>>
<< Ma cosa vuoi da me cerco solo afetto da anni che non so pi cos lamo-
re>>
<< Ebbene>>
<< Abbiamo goduto lamore>> e si mise a piangere
<<>>
<< Cosa ho fatto?>> dissi tra me e me. << Devo controllarmi di pi, Susan trop-
po fragile.>> Allora la abbracciai, mi pianse addosso quel che non aveva pianto in
questi anni per laridit che si era creata nel suo cuore per la mancanza dellamore,
che acqua che d vita
<< Scusami>> le dissi.
<< Cerco solo amore James, cerco solo amore perch mi dici questo? Non me lo
merito, non me lo merito per nulla da giorni che bado a te da mattina a notte
fonda perch dici cos?>>
<< Non lo dir pi ma penso che stia approfttando di te>>
<< O sono io che sto approfttando di lui, James>>
Capitolo XII
I
l giorno dopo acconsentii che Susan andasse a trovare Pierre lei mi ringra-
zi tenendomi le mani e baciandole, mi commossi per lamore che spinge una
donna ad amare un uomo.
Passarono giorni e giorni, io ormai stavo benissimo, potevo correre da Mon-
tmartre fno a Lione di continuo senza fermarmi. Esplodevo di energie. Ricomin-
ciai a pensare alla vicenda che avevamo vissuto a Londra, alla sarta, a Matthew e
agli agenti che stavano cercando di incastrarci senza pudore per un crimine mai
commesso
Susan non ripercorreva mentalmente tutto ci, era felice, contenta e spensierata,
penso che non desse pi tanto peso a questi fatti. Quel pomeriggio era purtroppo
abbastanza piovoso, anche se a tratti, non era una bella giornata per essere Luglio,
era il ventuno o forse il ventidue comunque, come al solito diedi delle ore di li-
bert a Susan per andare a trovare quel dongiovanni di un Pierre
Verso il crepuscolo sentii bussare nervosamente alla porta. Erano le sette e mezza,
non poteva essere Susan, e perci mi preoccupai della strana visita.
Aprii la porta sospettoso, era mia sorella bagnata fno ai piedi dalla pioggia che
piangeva disperatamente, singhiozzava raucamente e piegata si teneva il ventre.
<< Susan che succede?! Stai bene?! Qualcuno ti ha fatto del male?!>> Arranc stri-
sciando sul pavimento per qualche metro
<< James>> mi rispose con una voce rauca << prendi e serviti pure il male che
ti pu fare la genteJames, James>> disse questo tremando convulsamente, un
occhio le lacrimava. Poi si ferm di scatto
<< Susan?! Sorella vero, non meritavi tutto questo, non meritavi questa vita, io
non ti merito, nessuno ti merita allinfuori del Signore, che non pu portarti via da
me cos O Susan, Susan>> dissi piangendo.
La girai al contrario e le tolsi mani e braccia da sopra il basso ventre, che mani di
mostro avevano orribilmente ferito.
Da un taglio le uscivano fotti di sangue scuro e denso, le tamponai la ferita e chia-
mai aiuto gridando a squarciagola, si afacciarono dal balcone un uomo di mezza
et ed una donna, che sentendo le voci chiamarono a loro volta altre persone. Fu
trasportata in ospedale allHotel- Dieu, dove le suore Agustiniane ci dissero che
dovevamo aspettare qualche ora prima di una risposta concreta.
Pregai e scongiurai il Signore Ges Cristo, quasi volessi arrivare a lui e al frma-
mento attraverso un fragile ponte di speranza pronto a spezzarsi al venir meno del
respiro di Susan, amata sorella, costretta a vivere in un mondo brutale che non la
meritava. Passarono le ore, senza accorgermene pass tutta la notte, il sole timido
dellaurora stava cercando di sorgere tra le nuvole, improvvisamente mi venne in-
nanzi una suora, la quale mi disse:
<< Giovine, mi dispiace per la tua cara sorella, si vede che una brava e dolce ra-
gazza>>
<< Come sta?>>
<< Meglio, meglio deve ancora riposare, sono sicura che con altre preghiere e con
Dio al suo fanco ritorner a camminare>>
<< Grazie al cielo, lode a te o Cristo Gloria al padre, al fglio e>>
<< No ragazzo, non ora tua sorella vuole un po di conforto, entra nella sua ca-
mera poi le pregherai accanto quando sar il momento giusto.>>
<< Grazie, suor?>>
<< Suor Marianne, non devi ringraziare me, devi ringraziare il Signore ora vai,
veloce e tieni questo, li ho presi per te dal giardino>> e mi diede un mazzo di
fori profumati e ricoperti di una lieve rugiada mattutina.
Entrai nella camera di Susan. Lei giaceva su un letto.
Era coperta da un lenzuolo e da una copertina di lana, cera molta umidit nella
stanza dove erano presenti crocifssi, rosari e bibbie.
Susan mi guardava in silenzio con occhi grandi e lucidi
<< Questo presente per te>> e le feci vedere il mazzo di fori, lei sorrise.
<< Li metto qua cos li vedi>> feci per metterli in un vaso con lacqua, ma Susan
mi riprese
<< Quello un calice di Acqua Santa, James sei sempre il solito maldestro>>
<< Ti tornato il buon umore vedo.>>
<< Ti devo parlare>>
<< Dimmi>> e mi sedetti accanto a lei.
<< Ieri ero uscita con Pierre come al solito>>
<< Ebbene che successo?>>
<< Ieri ho detto a Pierre che sono incinta>>
<< come fai a saperlo?>> chiesi stranito.
<< Ho un ritardo>>
<< Che successo, era felice?>>
<< S, o almeno credo si comportava un po da bambino, considerando che
pi grande di me non me lo aspettavo comunque, una volta passata qualche ora
a parlare cominciammo a camminare per le strade del centro Ad un tratto in-
contrammo un suo amico per strada che lo salut afettuosamente dicendogli che
laveva cercato ovunque in citt per dirgli che doveva andarsene urgentemente dalla
citt di Parigi poich aveva ricevuto una lettera di qualche giorno prima che lo av-
visava di una rapina in casa sua a Londra indovina chi era?>>
<< Matthew?>>
<< Gie poi lo salut dicendogli ci rivedremo sicuramente molto presto Peter,
alla prossima!>>>>
<< Susan?>>
<< Ho goduto lamore con mio fratello che il Signore mi perdoni>>
<< Non ci posso credere>>
<< Non voglio incontrarlo pi, mi ha mentito lho detto anche a lui, mi sono ar-
rabbiata a tal punto di dargli uno schiafo sul viso>>
<< Lui stato lartefce della tua soferenza?>>
<< S si arrabbiato troppo, non voleva perdermi, ma per poco non mi stava fa-
cendo morire per la sua ira, mi ha scaraventato a terra e mi ha traftto con un pezzo
di ferro appuntito ma non so tuttora cosa fosse o dove lavesse trovato non
me lo aspettavo da parte sua, mi sembrava cos fragile Gli ho detto che solo ora
avevo compreso di essere sua sorella minore, se non mi avesse mentito non sarebbe
successo niente>>
<< Come ha reagito?>>
<< Allinizio non mi credeva, pensava fosse un trucco per non incontrarci pi, per
abbandonarlo, era ancora carico di odio io stavo cominciando a perdere troppo
sangue, gli ho rivelato le cose che so su di lui e la sua famiglia, cose che solo lui pu
sapere cominci a piangere come se un dolore straziante lo trafggesse e comin-
ci a chiedermi scusa mi chiese di perdonarlo Non capiva ancora del tutto la
situazione, era ancora confuso mi ha riaccompagnato in carrozza davanti casa,
gli ho detto che se mi avesse seguito mi sarei tolta la vita davanti a lui non mi
segu solo perch sapeva che lo avrei fatto veramente>>
<< Che cosa devono udire le mie orecchie E il vostro bambino?>>
Mi guard seria
<< Non c pi nessun bambino. Sono divenuta sterile>>
La guardai come per dirle che era stata condannata ingiustamente.
Mi disse: << Lessere sterili come essere una terra arida senzacqua, un mare aspro
e salato senza vita, un monte ostile senza aria, un frutto dolce senza succo, non ho
pi il mio compito, non posso pi ospitare e crescere una vita, sono stata privata del
mio essere mi odio.>>
<< Non dire cos, non colpa tua>>
<< Avevi ragione tu, mi stava usando.>>
<< Non ti preoccupare se hai fede vivrai felice la fede non si pu fermare.>>
<< Non ha limiti vero.>>
<< Ti lascio riposare>>
<< Grazie di tutto>>
<< Figurati, questo e altro per il mio angelo custode.>>
<< Tu sei il mio angelo custode>>
<< Lo siamo entrambi per entrambi, questo che ci d la forza di andare avanti
insieme.>>
<< Hai ragione.>>
<< Guarisci presto>>
Dissi questo e la lasciai riposare in clinica dove rimase a lungo. Io le stavo accanto,
vegliavo su di lei stranamente furono i giorni pi calmi, rilassanti e spensierati
della mia vita, pensavo solo alla totale guarigione di Susan e per questo pregavo per
lei.
Era il 3 Agosto quando mia sorella riprese a camminare meglio. Che dolore mi de-
stava di Domenica quando la vedevo arrancare in stanza per andare nella cappella!
Le giurai che se avessi visto quel Peter non avrei contenuto la mia rabbia.
Susan mi scongiur pi volte che non dovevo cadere nella tentazione della vendet-
ta, mi disse che non portava altro che efmera soddisfazione seguita da un senso di
rimorso fatale che si sconta con la morte.
Dopo la completa guarigione, ritornammo a casa, aprimmo la porta e Susan fu ra-
pita da un senso di sconforto: vide la sua pozza di sangue a terra, o almeno quello
che ne restava una grande impronta di dolore.
Pulii immediatamente la macchia e laiutai ad accomodarsi nel soggiorno, le nostre
esperienze avevano invertito la situazione.
Capitolo XIII
P
ass qualche altro giorno prima che Susan si riprendesse. Mi ritorn in
mente la fgura di Peter, il ragazzo ombra, non lavevo mai visto n sentito,
ma sapevo pi cose sul suo conto di quanto potesse immaginare. Ardevo
ancora di rabbia, una rabbia che bruciava lentamente e atrocemente le mie
carni, ero spoglio della mia bont nei suoi riguardi, ero naufrago, come tanti a que-
sto mondo, in un mare di intolleranza e di delusione.
Dissi a Susan che stavo fremendo allidea di fare una passeggiata in centro, lei mi
disse che non avrebbe potuto ancora camminare perfettamente e per tanto tempo,
ma che ci avrebbe provato.
Camminavamo da una mezzora o forse un po di pi, eravamo scesi dal colle e sta-
vamo entrando nel cuore pulsante della citt.
Entrammo nei Jardin de Tuileries quando mia sorella mi accenn di avere un dolo-
re, ci sedemmo su una panchina di ferro battuto e aspettammo un po.
Vedevo passare decine di persone davanti ai miei occhi, io stavo immobile, aspetta-
vo qualcosa, un sospiro, unimmagine, un segno.
Aspettavo, cercavo negli occhi dei passanti limmagine di mia sorella a terra e sof-
ferente, cercavo nella bocca di ogni persona le frasi gridate a Susan, cercavo il so-
spiro colpevole, cercavo il segno che avrebbe distinto il colpevole dallinnocente: io
cercavo Peter.
Non vi riconobbi nessuno nel viso delle decine di persone che mi passarono innan-
zi per tutto il pomeriggio.
<< Sei ancora arrabbiato?>> mi chiese Susan.
<< Sto cercando>>
<< Cosa?>>
<< Un segno>>
<< Non lo troverai.>>
<< Che cosa il segno o lui?>>
<< Entrambe le cose>>
<< Perch dici cos?>>
<< Per favore, te ne prego, nostro fratello, non gli fare nulla di male.>>
<< Lo ami ancora?>> chiesi.
<<>>
<< Gi, lo ami ancora dopo tutto quello che ti ha fatto, hai visto lo difendi sempre
una donna che difende qualcuno cos spesso cova lamore dietro falsa facciata.>>
<< Hai ragione ma pur sempre nostro fratello.>>
<< O Cristo Santo! Va bene, mi arrendo innanzi al vincitore>> risposi stufato.
<< Che dici?>>
<< Hai vinto, non ti arrenderai mai, suppongo ed io ho perso davanti ai tuoi oc-
chi in questo momento.>>
<< Non mi arrendo? James ma di che stiamo parlando, di battaglie?>>
<< Esattamente, ed io ho perso.>>
<< Come dici tu>>
<< Dai torniamo a casa, su>> esortai.
<< Vorrei fnire la faccenda di nostra madre.>>
<< Ci pensi anche tu allora! Tu sai come si pu risolvere?>>
<< A che punto ceravamo fermati?>> mi chiese.
<< Se non erro, cercavamo di capire chi fosse stato ad incidere la data di morte di
Frederick sul diario.>>
<< Esattamente bravo, la tua memoria non fallisce mai!>>
<< Te lo ricordi, avevamo supposto che fosse stata Erin.>>
<< S, vero.>>
<< E ora che dobbiamo fare?>> le chiesi.
<< Dovremmo chiederle informazioni potrebbe dirci cose preziose se non fon-
damentali a risolvere questo caso>>
<< Susan hai una faccia strana>>
<< Come?>>
<< Hai una faccia strana>>
<< Davvero?>> rispose nervosa.
<< Mi devi dire qualcosa?>>
<<>> e non profer parola.
<< Susan?!>>
<< Eh>>
<< Con me ti puoi confdare>> le dissi rincuorante.
<< Basta non ce la faccio pi, non stato Peter a trafggermi mi sono inventata
tutto!>>
<< Ah lo dici per difenderlo ancora una volta>>
<< Non come dici tu>>
<< Io penso di s.>>
<< Non mi credi?>>
<< Allora dimmi come sono andate le cose veramente.>>
<< Non stato lui a farmi del male stavo ritornando a casa dopo una serena se-
rata con Pierre gli rivelai che ero incinta, lui era felicissimo.
Poi incontrammo il suo amico Matthew mentre stavamo festeggiando capii che
Pierre in realt era Peter, Matthew non disse ci vediamo presto Peter , in realt
non profer neanche un nome ma io lo compresi e ne rimasi delusa e sconvolta, ma
non gli dissi niente.
Ci salutammo come al solito anche se era molto presto, infatti mi chiese perch ci
stessimo congedando, gli dissi che non mi sentivo in forma e lo confortai dicendo
che ci saremmo rivisti il giorno dopo, stesso posto stessa ora
Stavo ritornando a casa, stava piovendo a dirotto, erano le sei o sei meno un quarto,
decisi di aspettare che spiovesse in un bistr.
Pass poco pi di unora, la pioggia sembrava stesse fnendo, decisi di andarmene
cominciai a correre verso casa.
Nella piazzetta vicino casa, un uomo in cappotto mi chiese se volessi condividere il
suo ombrello con lui, dal momento che stava ricominciando a piovere pi forte di
prima acconsentii grata.
Arrivati vicino casa impugn un coltello e mi trafsse il basso ventre sentivo la
lama fredda del coltello dentro di me che lacerava le mie carni, me lo sfl veloce-
mente e si dilegu Poi lo sai quello che successo>>
<< Ma perch non mi hai detto subito la verit?!>>
<< Non lo so, forse volevo scaricare la rabbia su Peter poich non mi ha asserito la
verit attraverso te>>
<< Non molto giusto>>
<< Scusami.>>
<< E quelluomo cosa aveva contro di te?>>
<< Penso che fosse stato inviato da qualcuno ma chi?>>
<< Non lo so per dobbiamo sporgere denuncia afnch catturino il colpevole>>
<< Va bene.>>
Allora subito andammo a sporgere denuncia alla polizia che aveva ricevuto altre
segnalazioni di questo tipo dove, probabilmente, era incriminato lo stesso artefce,
ma non mi diedero mai negli anni a venire nessuna conferma di cattura.
Uscimmo dal commissariato, mi guardai attorno, spirava una lieve brezza fresca
<< Susan, ci ho pensato su, vuoi concludere la faccenda di nostra madre?>> lei an-
nu. <<Allora dobbiamo andare a prendere due piccioni con una fava!>>
<< Come?>>
<< Seguimi, se ce la fai.>>
Ricominciammo a camminare e ci dirigemmo verso Rue de la Concorde.
<< James che facciamo?>>
<< Ora lo scoprirai, chiama Erin e portala davanti al sagrato di Notre Dame>>
<< E tu?>>
<< Far lo stesso con la deliziosissima, nobilissima, cordialissima e sempre gradi-
tissima signorina Leborn>>
<< Chiss come la prender ma lei non era nei sospettati principali.>>
<< Ho qualche perplessit, non ne sono sicuro, ma penso che ci sia qualcosa di stra-
no in questa storia e soprattutto, dato il comportamento di entrambe le donne,
mi sembrano collegate in qualche modo.>>
<< Ti sembra che ci sia qualcosa di strano in questa storia? Ma davvero? Finora era
stata cos chiara la faccenda e giusto ora diventa strana ma non lo so>>
<< Smettila di fare la spiritosa.>>
<< Come le convinceremo?>>
<< Ci devo pensare>>

<< Siamo arrivati!>> disse Susan.


<< Che tensione! Ricordati, davanti al sagrato di Notre Dame.>>
<< Va bene.>>
Entr nella palazzina di Erin e cominci a salire le scale per arrivare al suo piano.
Io intanto cominciai a dirigermi verso la casa della nobilissima.
Bussai alla porta per la prima volta mi apr subito era un bel giovine alto e at-
letico, mi disse: << Bon jour!>>
<< Buongiorno!>>
<< Ah sei inglese>>
<< S, s, s>>
<< Cosa desideri?>>
<< Vorrei parlare con sua madre.>>
<< Perch?>>
<< Perch importante, quasi fondamentale>>
<< Ora la chiamo.>>
Aspettai qualche secondo.
<< Ora arriva>> mi disse.
<< Sai, Domenica oggi.>>
<< Ebbene>>
<< Siete andati in chiesa?>>
<< Ma chi sei? Vuoi elemosina? Sei stato mandato da qualche prete a dirci che fa-
cendo la carit si vive meglio?!>>
<< No, assolutamente no.>>
<< Allora?>>
In quel momento arriv al pianerottolo anche la madre, che disse acida: <<Ancora
tu!>>
<< Madre, lo conosci?>>
<< S, purtroppo quasi come una piaga.>>
<< Signora carissima>>
<< Carissima te lo puoi rimangiare immediatamente, se vuoi ci potresti mettere
anche dolcissima, gentilissima, onestissima e nobilissima, ma con me non funzio-
na>> minterruppe sgarbata.
<< Non era mia intenzione, mi creda.>>
<< Cosa vuoi e veloce!>>
<< Lei cristiana?>>
<< Che vuoi sapere veramente?!>>
<< Professa religione cristiana cattolica?>>
<< Ebbene s, allora?>>
<< Oggi andata a prender parte alla messa?>>
<< Volevo andarci stasera>>
<< Peccato, io sto andando a Notre Dame vuole seguirmi?>>
<< Neanche per idea!>>
<< Non molto cordiale, sa? Suo fglio sa che lei>>
<< Ah, no? In tal caso Peter prendimi lombrello e il cappello immediatamen-
te!>> minterruppe.
<< Ma madre, chi costui? Andate a messa?>> domand confuso.
<< Poi te lo spiegher, ora vado, sar di ritorno tra unora e mezza, daccordo?>>
<< Va bene madre, ma>>
<< Andiamo>> le dissi.
In quel momento sentii nella casa a fanco dei rumori di passi che scendevano le
scale, quindi dissi alla serenissima di accelerare il passo.
Arrivammo dopo non molto nella piazza di Notre Dame, mia sorella ancora non
era arrivata, non scambiammo parola durante il tragitto e la signora continuava a
passeggiare con la sua fastidiosa impassibilit.
Dopo poco arriv Susan con Erin sottobraccio. A quella vista la signora Leborn
cominci a lamentarsi: << Ma tua sorella sta bene?>>
<< Come, prego?>>
<< Ho saputo che tua sorella Sissi>>
<< Susan>> le risposi arrabbiato.
<< S, Susan ha avuto un problema.>>
<< Lei come lo sa?>>
<< Suor Marianne una mia amica dinfanzia e ultimamente mi ha detto che una
povera donzella era stata aggredita al basso ventre ed era stata accompagnata da
te.>>
<< Ora sta bene, come vede!>>
<< Ma chi quella sagoma accanto a lei? Marie? No, Susette?>> vide meglio
la sagoma in lontananza che si avvicinava <<Colette? Ma che ci fa con voi?>>
<< Non Colette>>
Guard meglio e attentamente e disse disgustata: << Erin?! Ma cosa? Che fa qui
lei?>>
<< Dobbiamo parlarvi defnitivamente e basta!>>
Julie scivol viscidamente dalla mia presa e cominci a camminare velocemente e
rigidamente verso il duomo.
La presi per una mano, anzi per un guanto, e si ferm rabbiosa: <<Che vuoi da
me?!>>
<< Mi deve ascoltare!>>
<< Non ascolto pi nessuno, lasciami stare!>> e continu a dimenarsi.
<< La smetta immediatamente! Guardi lo sguardo severo e minaccioso delle statue
di Notre Dame! La stanno fssando insoddisfatte lei fa questo sul sagrato della
loro chiesa.>>
<< Ma smettila, ignorante e maleducato, le statue non sono vive e non ti guardano
con occhi di fuoco.>>
<< Posso essere pure ignorante, ma non si aspetti che le cose che dico siano tutte
menzogne osservi.>>
Si ferm e cominci a guardare i mostri e le creature che sporgevano dai cornicioni
della chiesa, osserv le statue dei santi severe e si plac nel mentre le dicevo: <<
Queste statue le hanno create per incutere il terrore nel popolo ignorante che si pu
salvare solo con la chiesa e con la religione, il loro sguardo penetrante e minaccio-
so, ti ricorda che esiste allinfuori della chiesa un mondo di mostri e di santi>>
<< Dove hai letto queste cose?>>
<< Non le ho lette, le credo io posso essere ignorante come dice lei, ma intanto
in questo momento capisco pi cose di quanto immagina. Ignorante signifca
colui che non sa, lei crede che io sia stato lunico a notare il loro sguardo? Tutto il
popolo ignorante le conosce e le rispetta, non ha ignorato il loro signifcato lei
invece, che crede di essere furba e intelligente, lei le ha ignorate: stava entrando in
chiesa senza neanche sentire la loro voce>> Nel frattempo cominci a piovere a
dirotto. << In questo momento lei e la sua classe sociale ignorate il giudizio divino,
non vi importa o non lo temete? Forse perch ormai siete voi che date giudizi
alle persone e non fate caso al vero giudizio fnale queste creature sono lesempio
della voce di migliaia che hanno creduto nel vero senso delle loro parole e del loro
giudizio>>
<< Sta piovendo, vuoi che ti presti lombrello?>>
<< Cosa fa signora Leborn, ignora le mie parole o le loro?>> e indicai lentamente
tutte le statue della facciata.
<< Io veramente non sto ignorando>>
<< Nessuno?>> la interruppi. << Allora non ci sente anche in questo momento
lei ignora la voce dei diavoli, dei santi e del passato.>>
<< Come?>> disse tremante.
<< Sono bagnato fradicio di voci e di sospiri>> e indicai le statue. << Non vede?
Sono vive>>
Si guard attorno e scrut ogni statua nel suo sguardo, nei suoi gesti e nelle sue
espressioni
<< Magettano acqua dalla loro bocca?>>
<< O proferiscono lamenti da cui lei si para e si nasconde sotto la tela del suo om-
brello?>>
<< Tu sei pazzo!>>
<< Pu darsi, o sono stato solo povero i poveri si curano delle cose, ai ricchi
come lei non interessano.>>
<< Bene>>
<< Le far un esempio, anzi due lei conosce Susan ed Erin, giusto?>>
<< S>>
<< Bene, mia sorella come me povera ed ignorante, anche se pi intelligente di
me, Erin ha vissuto nella povert irlandese da fanciulla sono sicuro che noteran-
no anche loro le statue a diferenza di lei.>>
<< Vedremo>>
Arrivarono nello stesso momento in cui Julie profer quelle parole, erano bagnate e
i loro vestiti zuppi Susan mi disse: << Bon jour tout le monde, ecco, qui c Erin,
cosa stavate facendo?>>
<< Niente, miravamo la piazza, stupefacente!>> dissi.
<< Gi>> disse Julie.
<< la prima volta che vengo cos vicino alla cattedrale>> disse Susan.
<< Anchio>> disse Erin.
<< Notre Dame magica>> rifer Julie.
<< Le avete viste quelle creature? Sembrano vive>> aferm Susan.
<< Le avevo viste anchio, sono meravigliose>> ribad Erin.
Guardai per un attimo Julie, la quale evit il mio sguardo.
Capitolo XIV
<<A
llora, cosa volevate da me?>> chiese Erin.
<< S, sbrighiamoci voglio prender parte alla mes-
sa>> rispose sbrigativa Julie.
<< Mie care signore, vi abbiamo convocato qui per
parlare e discutere sotto gli occhi del Signore delle vicende che riguardano il si-
gnor Frederick>> disse seria Susan.
<< Ma io non vi ho parlato assolutamente del signor Frederick!>> disse perplessa
e agitata Erin.
<< Io, come ho gi detto, non ne voglio sapere niente>> ribatt amara Julie.
<< Madame>> dissi a Erin, << se non ci aiuta a rammentare questi ricordi,
non potremo mai sapere il passato di nostra madre che ci logora ancora oggi
nellanimo.>>
<< James ha ragione, ci aiuti la prego>> ribad mia sorella.
<< Va bene, vi dir quel che so>> rispose Erin.
<< Non ti azzardare, se proferisci parola, non sar consapevole delle mie azio-
ni.>> Susan ed io ci guardammo perplessi e quasi inorriditi dalle parole di Julie.
<< Mi scusi signorina Leborn, siamo sotto gli occhi del Signore, non si vergogna a
parlare cos?>> dissi indignato.
<< Non ti rischiare a parlarmi in codesto modo! Ragazzo da nulla che non sei
altro! Vergognati!>> rispose rabbiosa Julie.
La guardai con odio e disprezzo, stavo per rispondere al fuoco col fuoco quando
Susan minterruppe: << Basta, smettetela! Non litigate, vogliamo dare spettacolo
in piazza? La gente sta cominciando ad avviarsi in chiesa per prender parte alla
messa>>
<< Hai ragione>> le dissi.
<< Quindi?>> domand Susan rincuorante ad Erin.
<< Allora>> inizi a raccontare solenne: << S il signor Frederick, anche
se non vi ho raccontato nulla a suo riguardo, lo conoscevo meglio di sua moglie
stessa facevo parte di unorchestra, suonavo il pianoforte, ero molto rinomata a
quel tempo tra i musicisti e soprattutto tra i pianisti e>>
<< Vogliamo andare avanti, non abbiamo tempo da perdere per sentire le tue
gesta!>> la interruppe sgarbatamente Julie. << Bada a come parli mi raccoman-
do!>>
<< Di che si preoccupa signora Leborn? Non ha scheletri nellarmadio, vero?>>
dissi ironico.
<< Secondo me ha interi dinosauri!>> disse divertita Susan.
<< Susan hai rovinato la suspense che si era creata!>> le bisbigliai.
<< Continua pure, Erin>> le dissi.
Erin guard un attimo Julie che nel contempo stava digrignando i denti guardan-
do nel vuoto.
<< Allora>> riprese << quindi, facevo parte di unorchestra un giorno ci fu un
gran ballo dopo lesibizione a teatro, era un ballo molto elegante al quale prende-
vano parte persone di un certo rango, ero a Londra, era il 16 Aprile 1825.
L conobbi Frederick, era un gradevole uomo e alla mano era quasi un sogno.
Mi ofr di esibirmi con lui per rappresentare La grotta di Trofonio di Antonio
Salieri in Italia lanno successivo. Io accettai.
Una sera rimanemmo soli dopo uno spettacolo, minvit ad uscire e a passeggiare
insieme dopo quella serata rimasi incinta.
Prima che il bambino nascesse, scoprii che Frederick aveva una relazione con
unaltra donna, lo lasciai amaramente vergognandomi della mia situazione
credo si chiamasse Fiona la giovine. Non so che fne fece>>
Io e mia sorella rimanemmo di stucco era il nome di nostra madre, non stava
mentendo.
<< Forse morta per la peste>> riprese << o forse si trasferita altrove ed ora
ricca, bella come il fore chio non son pi.>>
<< Era nostra madre>> disse Susan << morta.>>
Un brivido assal Erin che parve scossa.
<< Ora passato, i rimpianti non fanno altro che logorare il presente>> disse
Erin. << Mi dispiace in ogni caso, che io volessi o no, il bambino doveva nas-
cere ma prima di quel momento, volevo una piccola vendetta, cos rintracciai
laltra donna e in un incontro lavvisai che Frederick non era del tutto leale. Non
voleva crederci, ma levidenza le fece cambiare idea lo lasci anche lei.
Nacque il bambino e gli attribuii il nome di suo padre Peter>>
<< Allora Peter non nostro fratello>> esclam Susan felice.
<< Peter? Ma non era Frederick il nome del padre?>> chiesi.
<< Il suo nome per intero Peter Frederick John Nools>> disse Julie, la quale si
era quasi rassegnata a svelarci la verit.
<< Dunque, stavo dicendo, quando nacque il bambino, Frederick ritorn alla cari-
ca. Mi torturava giorno e notte chiedendomi perdono ma io mi ero impuntata,
non sarebbe mai successo era troppo prepotente ed arrogante, cosa che a prima
vista e in superfcie non trapelava neanche un po.
Allora lui ricorse al tribunale, il quale gli assegn il bambino poich legittimo
padre e soprattutto poich gli poteva garantire un buon futuro, le migliori scuole
ed eccellenti universit, cosa che io non potevo permettermi. Il bambino non era
pi mio, ma continuai ad amarlo e continuer ad amarlo fno alla fne dei miei
giorni quando seppi che Frederick aveva trovato una nuova moglie, non avevo
pi il coraggio di pensare neanche un attimo alla mia inutile vita.
Mi ricordo che un giorno venni a sapere che stava andando in Italia a cantare
per dei concerti e con lui portava il bambino e sua moglie, io non so perch volli
seguirli.
Come gi vi ho raccontato, assistetti a tutte le sue opere fno alla penultima, lui
era l, sul palco, che cantava e si esibiva al pubblico. Quellesibizione fu fatale per
lui, era il 13 Dicembre 1836, si esibiva a Venezia, al teatro La Fenice.
Quella sera fu la sua ultima scena, prima che il sipario gli cadesse sopra di-
vamp un incendio, lui ne rimase ucciso ed io leggermente ferita sulla spalla
pene giuste per i colpevoli.
Decisi comunque di andare a Trieste, dove si sarebbe dovuto concludere il suo
tour non sapete quanto mi sono sentita libera quando vidi un manifesto che af-
fermava che lo spettacolo era stato annullato.
Dopo molti anni, la signora qui presente - Julie Leborn - si trasfer nella sua casa a
Parigi ritorno alle origini. Naturalmente port con s Peter, fortunatamente tro-
vai una casa esattamente adiacente a quella della signora Leborn, cos da sentire
sempre vicina la presenza del mio pargolo>>
<< Signora Leborn, lei la sapeva questa storia?>> chiese Susan timorosa.
<< S, s, s, certo che s, per flo e per segno, ma sotto una diversa luce sapevo
dellesistenza di questa donna>> e indic Erin << sapevo che mi seguiva, sapevo
che era la vera madre del bambino Ma i dettagli, li ho letti tutti nel diario di
Frederick che ho trovato in uno specchio nella sua casa a Londra. Dopo che lessi
tutte quelle scempiaggini, strappai tutto per la rabbia e la disperazione, incisi la
data della sua morte godendo di quel poco che potevo fare per vendicarmi, nas-
cosi mezzo salone nel seminterrato e chiusi tutto ho sepolto il passato.>>
<< Quindi ora voi due vi odiate?>> chiesi, guardando Erin e Julie.
<< S>> disse Erin.
<< Esattamente>> disse Julie.
<< Ma vedete non vorrei accusare Frederick che ora riposa in pace, o almeno
credo, ma voi siete tutte e due sue vittime lei, Erin, stata privata del suo bam-
bino; a lei, Julie, stata attribuita una relazione complicata e fondata su men-
zogne, perfno nostra madre ha subito un torto non complicatevi ancora la
vita!>> disse Susan.
<< Mia sorella ha ragione, perch vi odiate ancora? Il tempo continua a seppellire
il passato e le asce di guerra che voi continuate a disseppellire inutile!>>
<< Non avete tutti i torti>> aferm Erin.
<< No, afatto>> conferm Julie.
<< Ma le pagine del diario le ha conservate, ce le ha ancora?>> domandai alla
nobilissima.
<< No, per ho conservato le lettere che Fiona ha mandato a mio marito a suo
tempo vi servono quelle alla fne, no?>>
<< S, come mai ha conservato solo quelle?>>
<< Io non ero arrabbiata con vostra madre ardevo di rabbia silente a causa di
Frederick, quella povera donna di Fiona non aveva niente a che fare con tutta la
mia soferenza, quindi le sue le ho conservate, le volete?>>
<< Sicuramente!>> esclamai.
<< Allora vado a casa mia a prendervele>>
<< Ma signora Leborn, la messa?>>
<< Sono atea>>
Capitolo XV
F
u destino che non partecipassimo alla messa, ma alla fne stavamo per
concludere questa storia
Cincamminammo per lormai conosciuta casa di Julie, Susan ed io fnal-
mente sapevamo quasi tutto di quella faccenda, lunica cosa che mancava
erano le lettere che Fiona aveva inviato a Frederick in passato, cos in tal modo
potevamo fnalmente scoprire il punto di vista della nostra cara madre.
Arrivammo innanzi alla casa della garbatissima signora Leborn, che vi entr las-
ciandoci educatamente fuori, poi dopo qualche minuto torn:
<< Mi spiace, le lettere non le ho pi, mi ero dimenticata che le avevo portate da
qualche parte, ma>>
<< Susan?!>> grid il giovine stupefatto di quel miraggio che non rivedeva da
settimane.
<< Peter?>>
<< No>> e si guard attorno cercando occhi complici con un sorriso storpiato
sul volto << sono Pierre>>
<< Ah smettila, ora so tutto di te>> disse Susan arrabbiata.
Io insieme alla signora Leborn ed Erin stavamo a guardare.
<< Come? >> gir lo sguardo e mi fss <<Chi costui che importuna mia madre
e ti sta accanto?>>
<< Mio fratello James stringetevi la mano>> Stavo per stringergliela quando
Susan continu: <<Allora, James Peter, Peter James, fratello bugiardo, bu-
giardo fratello>>
<< Piacere bugiardo>> gli dissi.
<< Susan, non come pensi>> disse Peter.
<< Ah, perch cosa dovrei pensare di un bugiardo sotto falso nome?>>
<< B>>
<< Perch non mi hai detto la verit? Che cosa credevi di fare?>> Susan lo inter-
ruppe.
<< Volevo dirtelo ma non ci sono riuscito, pensavo che tu volessi solo>>
<< Io?>> lo interruppe ancora.
<< Va bene io non volevo afezionarmi troppo, volevo solo una breve storia,
per questo non ho voluto dirti il mio nome vero, cos non mi avresti pi trovato,
eh>>
<< Sei un viscido, sporco, lurido approfttatore!>> grid Susan con gli occhi lu-
cidi.
<< Approfttatore? Ma cosa>>
<< S, approfttatore, hai approfttato di un mio momento di debolezza, sconforto
e ricerca di afetto!>> aferm mia sorella piangendo.
<< Ma Susan, non mi far sentire cos, ero tanto felice di averti rivista ora io
tengo molto pi a te che alla mia anima>>
<< Perch, tu sai cos lanima? Tu non sai niente, sai solo come ingannare le per-
sone a tal punto da farti amare. Sei un bugiardo, traditore, approfttatore e pen-
savo che tu fossi mio fratello! Tu non hai niente che ti accomuna con me>>
<< Fratello?! Ma che dici?>>
<< S, pensavo che tu fossi mio fratello>>
<< Da cosa lhai pensato?>>
<< Mia madre aveva delle lettere di tuo padre in un baule in camera sua, e dice-
vano - se non mi sbaglio - che prima di lasciarlo doveva pensare al suo bambino
ovverotu?>>
<< Io?! Ma cosa dici, mia madre lei>> e indic la signora Leborn <<da sem-
pre>>
<< C qualcosa che non torna>> disse Susan guardandomi << perch nella lettera
di Frederick cera scritto che Peter il fglio di nostra madre e voi, Erin e Julie ci
avete detto altro?>>
<< Cosa, madre? Non sono fglio vostro?>> pronunci con un viso sconvolto e
con occhi lucidi.
<< Forse dovevi evitare di entrare nei particolari davanti a lui>> dissi rivolgen-
domi a Susan.
<< Hai ragione, mi sento male>>
<< Allora?! Non sei tu mia madre?!>> grid Peter tremante di rabbia e sconforto.
<< No, non sono io>> rispose la signora Leborn con la solita freddezza e calma.
<< E chi ?! Chi ?!>> grid pi forte scuotendo le spalle di Julie.
<< La donna che tu desideri tanto vedere e conoscere lei>> e indic Erin.
Erin in quel momento svenne a terra come fosse stata traftta da un pugnale di
emozioni.
Prendemmo la donna e aspettammo che rinvenisse a casa di Julie, ci sedemmo nel
salone.
Susan riprese il discorso: << Allora le lettere di Frederick dicono bugie? Non di-
cono le cose come stanno?>>
<< Probabilmente no>> aferm la signora Leborn.
<< Ma lei le ha almeno lette quelle di nostra madre?>> chiesi.
<< No>>
<< Come mai?>> domand mia sorella.
<< Non lo so, forse semplicemente non volevo leggerle>>
<< Mi sembra strano>> sussurrai a Susan, la quale concord pienamente e
chiesi << Ma dove le ha portate?>>
<< Io in passato me le portavo in viaggio dentro il bauletto dei gioielli>>
<< Come?!>>
<< B, s, non volevo perderle e volevo tenermele vicino>>
<< E non le ha lette?>> le domandai con occhi investigatori.
<< In realt s, ma non mi ricordo pi quello che dicevano, dopo cos tanto tem-
po>>
<< E allora dove potrebbero trovarsi?>>
<< Non lo so>>
<< Pu fare mente locale sulla faccenda?>>
<< Va bene>> e si sedette sulla poltrona vicino al camino.
Erin si era ripresa e stava cominciando a conoscersi con Peter, il suo vero bam-
bino, forse
Susan si era alzata e osservava le mensole delle vetrine, io guardavo qua e l, ma
di tanto in tanto osservavo la signora Leborn la quale non sembrava stesse pen-
sando, pi che altro guardava nel vuoto con occhi gelidi. Ad un tratto vidi che le
scendeva una timida lacrima sul viso bianco, forse la sua prima dopo anni e anni.
<< Signora Leborn, si sente bene?>> chiesi.
Ma non rispose.
<< Signora Leborn?>> nel frattempo mia sorella si gir verso di me.
<< Signora Leborn?>> ribad Susan.
Non rispondeva, allora mia sorella le tocc ripetutamente con un dito la spalla
destra e rinvenne.
<< Signora Leborn, si sente bene?>> le chiesi.
<< Come? Ah s,s benissimo. Volete il t, vado a preparare il t, s il t, il t, va
bene>> e si dilegu dalla stanza velocemente.
<< Ma che cosa le preso?>> mi guard dubbiosa e spaventata Susan.
<< Non ne ho la pi pallida idea>> risposi.
Pass qualche minuto prima che la signora Leborn tornasse in sala.
<< Signora Leborn, ma il t?>> le domand Susan.
<< Il t?! Volevate del t?>> rispose agitata.
<< Non mi sembra molto normale in questo momento, sai?>> bisbigliai a mia
sorella.
<< Noi veramente non volevamo niente, piuttosto lei si alzata dicendo che ci
avrebbe portato la bevanda>> afermai.
<< Ah ah, hai ragione scusatemi sono ancora sotto pressione per queste nuove
vicende, ora ve lo preparo>>
<< Ma signora, noi non lo vogliam>> dissi, ma nel frattempo si era dileguata in
cucina.
Ritorn dopo una decina di minuti con il t, il latte e dei biscotti fragranti e do-
rati.
<< Allora, dicevamo se lo ricordato dove ha portato quelle lettere?>> ribadii
guardando Julie.
<< Potrebbero essere a Lione, io possiedo una casa estiva l>>
<< In Spagna?!>> risposi.
<< La smetti con la Spagna! Quando non sai qualcosa tiri fuori la Spagna?>> mi
rimprover Susan.
<< E dov?>>
<< Magari in Francia?>> rispose superiore.
<< Ma ne sicura?>> chiesi ignorando mia sorella.
<< Assolutamente no>>
<< Allora perch lo dice?>>
<< Non ne sono sicura, ma magari>>
<< I suoi gioielli dove sono?>> domand Susan.
<< Nella mia camera da letto>> rispose la signora << Ma a che punto vuoi arriv-
are?>>
<< Se i suoi gioielli sono qui, come mai le lettere non sono presenti?>>
<< Non lo so sono confusa>> disse Julie.
<< Susan, mi pare che la signora Leborn abbia un leggero problema di demenza o
si sta prendendo gioco di noi>> le sussurrai avvicinandomi al suo orecchio.
<< Lo penso anchio>> rispose sorridendo.
<< Signora, ha mai soferto- intanto Susan mi stratton - di qualche problema
alla memoria?>>
Capitolo XVI
T
utto il pomeriggio chiedemmo vanamente informazioni a Julie, la quale
non faceva altro che ripetere le stesse inutili cose.
Verso il crepuscolo ci scambiammo tutti uno sguardo chi stanco, chi pro-
vato, e pensammo di andare a casa.
Prima di andare via ci fu un curioso discorso tra me e la signora Leborn circa
leventualit di trovare le lettere:
<< Allora noi andiamo>> dissi.
<< Ma perch tua sorella ha detto tutto a Peter?>> mi domand.
<< S, in efetti stata troppo impulsiva, ma il fatto che hanno avuto una storia,
come ha gi sentito, difcile: a cominciare dal falso nome di suo fglio, ancora Su-
san ne rammaricata per questo; poi le bugie, quel brutto incidente che le capi-
tato quando venne a sapere la verit>>
<< Ah, s, quella tragedia un evento atroce e disumano, che pu compiere solo
una bestia>>
<< Gi, comunque, per il fatto delle lettere, lei ne certa che non ce le ha a casa,
vero?>>
<< S, assolutamente certa, ho controllato e ricontrollato ovunque nella mia stanza
da letto>>
<< Non mi sembra molto convinta, sa?>>
<< Che cosa stai insinuando?>>
<< Magari non le vuole far leggere a nessuno, o semplicemente non le ha con s in
questo momento poich le ha perse e non vuole che ci sia qualcosa da ridire circa
la sua intelligenza per il fatto che credeva di averle ancora con s>> dissi sarcas-
tico.
<< B>>
<< Potrei vedere la sua stanza da letto?>>
<< Come?>>
<< Potrei dare unocchiata alla sua camera?>>
<< Perch? un oltraggio al mio pudore ragazzo!>>
<< Se vuole che ce ne andiamo, ci deve far vedere la sua camera, cos siamo sicuri
che non mente sul fatto di non possedere le lettere>>
<< Ma perch vinteressano cos tanto?>>
<< Vogliamo capire perch le lettere dicono, a quanto pare, il falso. A meno che lei
ed Erin dite il falso e le lettere di conseguenza no>>
<< Mi pare corretto in fondo, ma non mi sembra giusto invadere i miei spazi>>
<< Le giuriamo che se non troviamo niente di sospetto, non entreremo pi a casa
sua>>
<< Daccordo, ma>>
<< Signora Leborn, ha qualcosa da dire prima che entriamo?>>
<< B, nel caso ci fosse qualcosa che risultasse sospetta ai vostri occhi circa le let-
tere, io non sono complice di un reato del quale codesta salma di Frederick non
sia stata gi lartefce>>
<< Cosa dice? Che signifca?>>
<< Niente, solo che no, lasciamo stare, in ogni caso non potete stare in casa mia
per altro tempo, cercate velocemente quel che volete e andatevene o altrimenti
chiamo la polizia>>
<< Non la tratterremo oltre>>
<< Susan>> la chiamai << La signora Leborn stata cos gentile che ci ha permes-
so di vedere la sua stanza da letto per dimostrarci che pulita!>>
<< Anche le nostre stanze da letto sono pulite, le puliamo ogni giorno! Che cosa
ha la sua di cos speciale?!>> disse Susan stuzzicante.
<< Ma perch Susan sei sempre cos ironica e divertita>> dissi stufato << Co-
munque entriamo velocemente e andiamocene!>>
<< Daccordo>> rispose.
La signora Leborn si fece uscire dalla bocca un lieve sussulto di orrore quando
vide che stavamo salendo le scale per il primo piano, ma se lo rimangi e annu
quasi fosse spaventata.
Entrammo nella sua stanza da letto: era stata messa a soqquadro. I cassetti
dellarmadio erano a terra svuotati del loro contenuto, delle scatole erano state
scoperchiate e gettate a terra, allinterno di un baule dominava il disordine come
nel resto della camera.
<< Signora Leborn, ma che ha fatto?!>> interrog Susan.
<< E cercavo le lettere e e quindi ho messo un po sotto sopra la stan-
za>>
<< Non le ha trovate vero?>> domandai.
<< No>>
Passarono una decina di minuti, stavamo cominciando a spazientirci rovistando
nel guardaroba di Julie, quando, ad un tratto, trovai un piccolo bauletto chiuso da
un insignifcante catenaccio ornamentale pi che funzionale dentro un cassetto
interno dellarmadio.
<< Cosa c qui dentro?>> chiesi.
<< Gioielli>> rispose Julie.
<< Li tiene cos non protetti?>>
Non rispose.
<< Possiamo aprirlo?>>
<< E non ho la chiave al momento>>
<< Signora Leborn, ha detto oggi talmente tante bugie che una persona dovrebbe
inorridire solo allidea, ma noi siamo fessibili. Ora lo chiediamo gentilmente
potrebbe darci lonore?>> e le indicai il bauletto.
<< Mi date della bugiarda?>> domand irritata.
<< Carissima non si dilunghi, ci dia la chiave, in caso contrario non difcile
pensare la soluzione al problema poi lei che ne ha sempre uno tra le mani
dovrebbe essere ormai preparata alle conseguenze, no?>> disse Susan.
<< Questincongrua ragazza ormai da tempo che mi lusinga coi suoi bei com-
plimenti ora appellando al mio buonsenso vi direi di no, ma consapevole delle
vostre richieste il mio buonsenso si pu appacifcare e venirvi incontro, giacch
non vorrei altri disguidi nei nostri rapporti gi logori di odio. Vi dar la chiave.>>
Fece cos e si diresse verso un com contenente lozioni, unguenti e profumi. Prese
una boccetta azzurra e la ruppe: unincantevole fragranza si propag per laria. Vi
estrasse la chiave umida e ce la porse innanzi, quasi fosse una sacra reliquia.
Inflai la chiave nella piccola serratura del catenaccio mentre la signora ci guar-
dava annichilita, Susan si fece scappare un piccolo sussulto e poi laprii.
Presi un paio di scartofe che erano celate allinterno stesso di un involucro di tes-
suto fnemente decorato ma pieno di cenere, lo sflai e cominciai a leggere. Erano
poche pagine poetiche, probabilmente del diario di Frederick, che esprimevano
lamore verso la donna amata; lessi:
Nel cuor mio ove posa lanima dormiente che fu un tempo
Ora spenta, si cela un amore lontano
Che fu mosso a suo tempo dalla vista degli occhi
Del vero, vero amore che lessenza di te
Non una volta non pensai a te nei miei sogni che
Riecheggiavano leggeri i pensieri del mio amore verso la vita
E quindi verso di te e verso il mondo
Nulla pi simile allessere che fui e fui stata
Tutto cambiato, mutato, nulla rimasto conservato
ma nel mio cuor ove posa la mia anima ora dormiente pi che prima
trapelano languidi ricordi di un amor che mor prima di nascere
un amor che mor due volte
La speranza cui credevo amica non era altro
Che vana ma dolce attesa del ritorno del passato che avremmo vissuto
Pi che mai allarrivo nellalto della volta luminosa
Nel mezzo della vita che gi ho percorso ormai, pentirmi gi feci
Lamor che ci accomuna e che accomuna tutte le cose
Non sar mai vano, mai sprecato, ora pi che mai
Il valor del vero assume; lamor che lega, lamor che celebra,
Lamor che vuole amor non brama altro che lunione dei due
Vero e falso son gli opposti uguali, se il vero unisce il falso
Il falso diviene vero, se il falso unisce il vero
Il vero diviene falso; attribuiamo troppi signifcati e sfumature
A parole che non signifcano niente
La realt delle cose ben diversa dalla nostra percezione
Del vero e del falso, amore vero unisce te e me, il vero non che
Il falso tramutato da noi nellopposto,
crediamo di viver cos, ma la realt ben diversa
La verit che mi hai traftto il cuor che prima amava
E che non amer pi a causa del falso
Con cui lhai riempito
Desidero rivederti solo per dirti che giunta la fne.
Fiona Eileen Connor
Ci guardammo negli occhi e decidemmo di leggere la seconda lettera. Era la ris-
posta alla lettera che Frederick mand a nostra madre:
<<No. Sono sicura della mia scelta, e non cambier lidea che mi son fatta di te.
Non dovrei, o semplicemente non vorrei pi vederti n ascoltare le tue parole che
son macigni pesanti sul mio cuore.
Il bambino non lo riconosco, non mio il tuo bambino e non lo potr divenire
mai. Ti auguro di passare una vita prospera e ricca senza di me.
Fiona Eileen Connor, 17 Agosto 1826.
Questa la fne>>.
Capitolo XVII
<<M
a zio, fnisce cos la storia?>> domand Marc.
<< Eh, fgliuolo caro, questa la triste realt del
passato che fu>> risposi.
<< Quindi Peter non era fglio della tua mamma,
vero?>> chiese John.
<< A quanto pare no>>
<< Ma poi che avete fatto? Ve ne siete andati via?>> domand preoccupato il pic-
colo.
<< Certo>> risposi rassicurante.
<< Ma perch la signora Leborn era cos strana?>> chiese Marc.
<< Non mai stata molto cordiale, era il suo modo di essere, di relazionarsi con
gli altri. Sembrava sempre spaventata, mai rilassata, un po rude e anche se mi
dispiace ammetterlo, anche un po sadica e perfda probabilmente non ha avuto
una bella vita, ma comunque poteva ancora riscattarsi aiutandoci cordialmente a
trovare le risposte>> afermai.
<< Ma zio, c qualcosa che non torna>> disse Marc << chi ha fatto del male a
Susan?>>
<< A questo non ci avevo ancora pensato ho raccontato questa storia a unintera
generazione e tu ora mi dici che qualcosa non torna? Perch non ci avevo pensato
io prima?>>
<< Zio, non ti preoccupare, un semplice insulso dettaglio, non pensavo di met-
terti in crisi>>
<< No, invece hai fatto bene, sei un bravo discepolo. Hai preso la mia memoria
lucida, ma penso che la tua fulgida intelligenza provenga proprio da quella di mia
sorella>>
<< E ora che facciamo?>> domand John col suo solito sorrisetto curioso.
<< Non lo so bambini miei, ma voi mi avete ispirato a cercare questultimo tas-
sello per completare la mia storia>>
<< Zio, possiamo aiutarti?>>
<< No, pargoli miei, una questione che mi riguarda profondamente, preferisco
ricercare io anche se sono invecchiato e non riesco neanche a camminare per
unintera via preferisco fare da solo>>
<< Ma poi ci dirai tutto vero?>> chiese John.
<< Naturalmente ora a letto, che il sonno tra poco vi mangia>>
<< Buonanotte, zio James>> disse John.
<< Buonanotte>> ribad Marc.
<< Buonanotte>> dissi.
Ma come ho fatto a dimenticarmi di quel particolare? Non ci posso credere
pensai tra me e me.
Intanto il fuoco ardeva nel camino armonicamente quasi stesse suonando, la pi-
oggia tintinnava sul tetto e i fulmini rimbombavano in lontananza. Stavo sorseg-
giando un po di tisana quando cominciai a scorrere nuovamente nei pensieri una
parte della mia vita
Susan, quanto mi manchi non ti preoccupare tra non molto sar da te, spero
per di vivere abbastanza da prendermi cura ancora dei pargoli di tua fglia che
gioia che mi desti quando seppi che aspettavi un bambino. Pregai anni solo per
vederti sorridere, per avere quel bambino che ti era stato sottratto. Le mie pregh-
iere furono ascoltate tua fglia mi rende cos felice quando mi porta i suoi bim-
bi, che gioia che gioia!
Intanto entr dalla porta bagnata fradicia proprio lei, colei che non si aspettava,
colei che era desiderata da tutti.
<< Buonasera zio, come andate? Tutto bene? I dolori si fanno sentire ancora?>>
domand la donna.
<< Con i tuoi bimbi i dolori svaniscono sono cos pieni di vita e curiosi: pensa
che hanno ascoltato tutta la mia storia senza mai interrompermi>>
<< Sono dei bravi bambini>>
<< Stavo ringraziando Susan in questo momento proprio perch tu esisti>>
<< Oh zio, non vi dovete tanto preoccupare per me. Mia madre mi ha cresciuto
bene anchio la ricordo ogni giorno per non dimenticare il suo volto, la ricordo
sempre con piacere>>
<< Aveva un cuore doro>>
<< Gisono venuta a prendere i bambini, dove sono? Dormono?>>
<< Sono come due angeli caduti dal cielo, s, dormono>>
<< Che devo fare?>>
<< Fiona tu per me sei la benvenuta, vieni, siediti, prenditi la tisana davanti al
fuoco che sei bagnata e resta qui la notte>>
<< Va bene faccio come dite voi>>
<< Domani avr una giornata impegnativa>> dissi.
<< Che dovete fare?>> rispose curiosa sedendosi intanto su una poltroncina a
prendersi la tisana.
<< Devo svelare lultimo mistero della mia storia, devo ammettere che questo det-
taglio importante ma mai nessuno, nemmeno tu, lha ricordato. Chi ha fatto del
male a tua madre quella sciagurata sera?>>
<< Non so che dire, avete ragione non ci avevo pensato mai tanto, ma
limportante che tutto si concluso bene, no?>>
<< S, ma in ogni caso voglio indagare>>
Andammo a dormire una lieta notte. La mattina seguente mi svegliai di buonora e
feci colazione insieme a Fiona.
Le ricordai che probabilmente avrei fatto tardi la stessa sera. Uscii da casa con il
pensiero di trovare la soluzione lo stesso giorno, venivo divorato lentamente dalla
vita che non vivevo da anni.
Passeggiai lentamente e dolcemente ricordandomi tutto quello che avevo vissuto.
Dicevo tra me e me: i ricordi talvolta giovano talvolta nuocciono.
Avevo percorso unintera strada senza neanche stancarmi troppo, pensavo dove
andare a cercare indizi sul malfattore e mi ricordai che alla biblioteca nazionale
apparteneva una grande sala su reati, omicidi e altro. Mi diressi l con passo spedi-
to e felicit nellanimo per aver ripreso un po di vita.
Entrai, non mi accolse nessuno in particolare, ma uno strano tipo minquadrava
singolarmente con degli occhi non troppo rassicuranti. In ogni caso entrai nella
sala e cominciai a vedere i volumi che trattavano di fatti criminali compiuti tra il
1820 al 1870. Estrassi due enormi libri sperando che la polizia avesse lasciato ap-
erto il caso e trovato il colpevole del tentato omicidio di mia sorella e registrato il
nome del colpevole con le relative colpe e i provvedimenti presi al tribunale. Presi
uno dei due volumi: il volume A-L, e cominciai a consultarlo estrassi una let-
tera e la sorte decise di farmi leggere per prima la lettera I.
Iniziai a sfogliare le pagine di quei dannati, tutti sembravano avere i requisiti adat-
ti per essere i colpevoli della soferenza di Susan. Continuai a leggere ma nessuno
rispondeva alle accuse da noi denunciate arrivai dopo unora alle lettere J-K
che decisi di saltare per la lettera L.
Dopo non troppe pagine lo sguardo mi cadde sul cognome Leborn dopo qual-
che decina di righe mi stupii nel trovare proprio il nome di Julie.
Pensai che probabilmente non fosse lei, ma cominciai a leggere: - Leborn Julie,
nata a Parigi il 15 Giugno 1799 accusata dei seguenti crimini: numerosi omicidi
non correlabili direttamente a lei ma svolti da altra mano sotto sua commissione,
a questo genere appartengono gli omicidi di Eleonor Holmes 2 Settembre 1828,
Susette La Fontaine 13 Ottobre 1830, Leonard Tompson 6 Agosto 1831 ecc.
sotto ogni nome erano scritte le vicende e chi aveva commesso lomicidio sotto
sua richiesta - omicidi di Jonathan Richard 22 Gennaio 1830 e di Frederick Nools
13 Dicembre 1836 Frederick Nools, secondo la sua testimonianza, rilasciata alla
polizia dopo il mandato di cattura, lei senza laiuto di nessunaltra mano ha ucciso
il coniuge in teatro mentre era in corso lopera come lei aferma: << S, sono stata
io a uccidere mio marito, penso che sia stato il colpo meglio riuscito della mia
vita. Avevo organizzato tutto nei minimi dettagli: avevo pensato al luogo, in altre
parole il teatro La Fenice di Venezia in Italia, lora, labbigliamento e larma, o per
meglio dire il fuoco. Questultimo lho appiccato con le stesse pagine del diario
del mio adorato coniuge che poi, dopo essersi tramutate in cenere, conservai in
un bauletto insieme alle lettere della madre di due sciagurate anime>>. A quanto
ci risulta, madame Leborn, sofre di unacuta nevrosi e di conseguenza di disturbi
emotivi fortemente sviluppati nella sua persona. La motivazione che lei d al suo
atto di crudelt proprio la vendetta, ma anche in minima parte lossessione per la
pecunia che non mancava dalla parte del marito Continuai a leggere le pagine
che sembravano ricche di amare sorprese viene attribuito anche a lei, sempre
sotto commissione a danno di terzi, il tentato omicidio di una giovine, una certa
Susan OGray, che in seguito ha sporto denuncia Poi era aggiunto a penna vi-
cino al nome di Susan una chiamata che portava in fondo alla pagina Codesta
Susan OGray accusata di rapina a mano armata a Londra in Oxford street con
laiuto del fratello di cui non si conoscono bene le generalit mi scapp una
lieve risata e tornai nuovamente sui crimini e le accuse della donna La moti-
vazione insensata che la codesta Julie aferma proprio (con sue parole): << Non
mi piaceva>>.
La sua condanna dopo il tribunale fu di scontare in prigione trentacinque anni.
Capitolo XVIII
M
olto scosso, ma da un certo punto di vista felice di aver risolto
il caso, mi alzai e mi apprestai ad uscire dalla biblioteca quando
luomo di prima mi ferm di scatto, mi gir un po attorno guardan-
domi con degli occhi carichi di disprezzo e mi disse sibilante: <<
Come va?>>
<< Lei chi ?>> chiesi << Ci conosciamo?>> domandai burbero.
<< Calma vecchio, probabilmente lei non si ricorda di me, ma vorrei parlare con
una certa Fiona, la conosce?>>
<< No>>
<< Ho saputo che voi siete lo zio, vero?>> domand incurante delle mie parole.
<< Cosa vuole da me?>>
<< Potrebbe dare questa lettera a Fiona? importante>>
Presi la busta timoroso, mi girai di scatto e me ne andai accompagnato dalle pa-
role delluomo: <<Gliela dia e non si azzardi ad aprirla>>.
Mincamminai pensieroso per la via di casa, percorsi la strada velocemente e mi
ritrovai innanzi ad essa in poco pi di venti minuti.
Pensai preoccupato, durante il tragitto, quale fosse il contenuto della busta che
dovevo recapitare alla mia dolce Fiona.
Che tipo era quello? Cosa voleva da me, o da Fiona? Dovevo preoccuparmi o
dovevo sentirmi sereno? Dovevo avvertirla di un pericolo?
Entrai in casa, chiusi la porta dietro di me e percorsi una parte del corridoio, mi
accomodai in salone dove ancora un tiepido fumo saliva dalle braci del camino,
mi sedetti sulla poltrona davanti allo stesso e cominciai a guardare il softto.
Passarono le ore, tante ore, il corso del tempo era come se stesse velocizzandosi
sempre pi. La busta era ancora tra le mie mani impaurite e tremanti, volevo
aprirla, ma temevo che sarebbe successo qualcosa di spiacevole alla fne mi de-
cisi di aprirla.
Le mie mani timide infransero lentamente la ceralacca, pensavo e ripensavo a
Fiona e alluomo che disse di conoscermi. Come faceva a conoscermi? Perch io
non mi ricordavo di lui?
Pensavo a questo, quando buss ed entr dalla porta Fiona: aveva a quanto pare
un presente per me, mi sorrise cordialmente e mi salut:
<< Salve zio>>
<< Buongiorno mia cara, qual buon vento vi porta qui?>>
<< Ho una sorpresa per voi>>
<< Oh, e che cosa mi avete portato di cos gradito?>>
<< Penso che ve lo ricordiate, lavete comperato voi anni orsono. Lho trovato in
softta, penso che per voi abbia un grande valore afettivo>>
<< Dici?>>
<< Dai, su, che avete buona memoria. Volete qualche indizio?>>
<< Ve ne prego mia cara Fiona, mi potreste suggerire qualche indizio?>> dissi
divertito.
<< Certamente. Allora se vi dicessi 1853, voi che pensate?>>
<< Non so che dire, sono successe molti avvenimenti in quellanno>>
<< Se vi dicessi, Settembre 1853?>>
<< Se non erro Susan ed io eravamo tornati in Irlanda come ritorno alle origini
che furono>>
<< Esattamente>>
<< Mi hai portato lIrlanda?>>
<< Quasi un pezzo dIrlanda>>
<< In che senso?>>
<< Ora lo capirete. Se vi dicessi cultura irlandese>>
<< Non sono molto istruito, ragazza mia, non mi viene niente, forse la giovialit
degli abitanti?>>
<< Siete fuori strada, mio caro>>
<< Fiona te ne prego ditemelo voi, non lo capisco, non sono mai stato bravo negli
indovinelli>>
<< Suvvia zio, volevo portarvi un po di allegria e di emozione in questa giorna-
ta>>
<< Non ce n di bisogno, non dovevi portarmi un dono, a me basta la tua presen-
za per rendere una giornata gradevole e serena>>
<< Vi ringrazio ora rammento, ma le vostre ricerche le avete gi concluse?>>
<< Sicuramente, mi sono impegnato e ho trovato quel che cercavo>>
<< E ditemi ve ne prego, chi stato il colpevole della tragedia?>>
<< E ora qui io vi pongo lindovinello, giacch tu hai ascoltato il mio racconto pi
e pi volte, voi chi pensiate che sia stato?>>
<< Se non rammento in modo errato la prima volta ero convinta che fosse stato
mio padre>>
<< E rammenti male se io vi dicessi Parigi>>
<< Quasi tutto il vostro racconto ambientato a Parigi, non saprei>>
<< Se vi dicessi che non stato n vostro padre n unomicida impazzito>>
<< Potrebbe essere stato allora un assassino inviato da qualcuno>>
<< Esattamente, ma chi quel qualcuno?>>
<< Erin, ma perch mai avrebbe fatto un atto simile?>>
<< Non stata infatti Erin, quindi?>>
<< Allora per esclusione, rimane mia nonna>>
<< E purtroppo devo darti ragione>>
<< Quanto odio e tensione era incanalato in quella fgura quasi demoniaca nei
riguardi di mia madre>>
<< Gi allora cos questo regalo?>>
<< Allora, legato alla musica>>
<< Va bene>>
<< Su di esso c una dedica>>
<< Ho fnalmente capito cos>>
<< Ditemi, che ascolto>>
<< Allora se non mi sbaglio il regalo che feci a vostra madre tempo fa per il suo
ventitreesimo compleanno il 29 Settembre 1853>>
<< Complimenti, vi ricordate altro?>>
<< S, mi ricordo che avevo risparmiato molti soldi per comprarle proprio il vi-
olino che lei aveva desiderato tanto e che non aveva mai avuto. Mi ricordo che su
di esso avevo fatto incidere una dedica>>
<< Eccolo, ve lo rimostrer dopo anni. In fondo non siete male a questo gioco>>
Lo tir fuori dal pacchetto e me lo porse sulle mani. Il tempo laveva opacizzato,
qualche tarlo aveva banchettato con il suo legno, e i fregi in metallo si erano os-
sidati, ma la dedica era ancora l, lessi: << A mia sorella Susan che non ha mai
smesso di sognare>>.
Una lacrima mi rig il volto.
<< Sapevo che tenevate molto a questo>>
<< Ma, ma suona ancora bene?>> dissi un po balbettante e disorientato.
<< Si pu vedere, io lo so suonare ma va accordato, non si suona da tanto>>
Cominci ad accordare lo strumento, mentre io ricominciai a dar vita al fuoco
che la notte stava tornando a regnare sovrana.
<< Ecco zio, volete provare?>> e mi porse il violino.
<<No, mia cara, non lo so suonare, fate voi>>
Allora si mise in una posizione pi comoda e inizi a suonare una musica
tradizionale irlandese, le sue mani andavano ad un ritmo fuori dal normale, tutto
era un insieme di voci che cantavano cos velocemente che ad un tratto pensai che
le corde stessero fumando.
Appena concluse fece una riverenza e un sorriso, io mi alzai a applaudii la sua
bravura: purtroppo non feci attenzione alla busta che avevo ancora sulle gambe
che cadde e dest la sua curiosit.
<< Zio, ma cosa vi caduto a terra?>>
<< Oggi ho incontrato un uomo in biblioteca, sapeva che ero l>>
<< Ma chi era?>>
<< Non lo so, mi ha detto che non lo avrei ricordato, e infatti non lo ricordo. Ti
voleva dare questa>> feci per prendere la busta a terra che Fiona mi precedette e
mi accompagn a sedermi.
<< Non vi preoccupate, la prendo io, sedetevi>>
<< Daccordo>> risposi e obbedii.
Me la porse e gustammo insieme la carta che al tatto risultava piacevolmente ru-
vida, la girammo e scorgemmo il nome di Fiona Nools, allora le dissi: << Aprila,
per te>>.
RETRO

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