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il vento fa il suo giro - Giorgio Diritti (2005)

Il vento, i respiri che si condensano nellaria frizzante della valle del Monviso, panorami di possibile
elezione, di claustrofobica chiusura, come laria di chiuso appunto che si respira nelle cene, luce
tenue e legnosa, testa sul piatto, poche parole brusche, sicure, taglienti.

Un forestiero in questo contesto come un sasso infangato in uno stagno, smuove ed intorbidisce
le acque, ma non lo smottamento ad esser problematico, in esso vi l'euforia del nuovo, il paese
che accoglie in fiaccolata la famiglia del francese, gentilezza ed altruismo a profusione.
Problematico il riassestamento, ritorno all'equilibrio, l'equilibrio famelico della comunit,
dell'integrazione.

Philippe arriva come gettato nella lenta routine montana, corpo estraneo per eccellenza, le capre,
la sua moglie pericolosamente attraente, e lui, pensatore pi o meno libero, allergico alle
totalizzazioni, sospettoso del lato asimmetrico della tolleranza e dell'oppressione degli schemi
prestabiliti, convinto assertore della necessit della follia 'ogni tanto', ricercatore di alterit e
pace, destinato all'ingenuo fraintendere la vastit delle montagne, delle valli e dei pascoli scoscesi,
una vastit spaziale che - errore fatale! - pretender essere anche licenza di spaziare, col pensiero
e con le capre.

Il villaggio uno di quelli che muore, lento, di sete e solitudine, di fronte allimmensa poesia delle
Alpi, poesia che non riesce pi a sopportare. Sommerso dalle nuvole di un passato che sembra
remoto, l'epica narrazione dell'evento 'fondativo', la spontanea condivisione di sforzo, rischio e
fatica che spinse gli abitanti durante la guerra a trasportare e nascondere il fieno di chiesa in
chiesa, da valle a monte, allontanandosi dalla macchia nera tedesca che s'avvicinava. Un
'comunismo' di guerra di cui ormai il ricordo permane in riti e superstizioni vuote, o in coloro che il
paese l'hanno abbandonato. Oggi, ad accogliere il francese, invece un paese dal liberismo
'spaesante', in cui anche il pi inutile, trascurato pezzo d'erba difeso dallintrusione del forestiero
e delle sue capre, poich la propriet privata sacra, anche se di prato dormiente, costone di
monte dimenticato, si tratta.

Il francese sincero ma distratto, tranquillo ma diverso, ed inevitabile l'escalation di sospetti,
pettegolezzi, dispetti e tradimenti. La sua pop-filosofia s'imbastardisce a poco a poco assieme alla
sua speranza, negli anfratti umidi delle stalle, nelle malelingue contagiose di un paese in via di
putrefazione, come la carcassa del maiale che Philippe abbandona in una scarpata, gesto stupido e
noncurante che infetta irrimediabilmente la valli, i pascoli, forse il latte delle mucche, sicuramente
le coscienze del paese. Putrefazione incontra putrefazione, come se due essenze si intersecassero
nella figura del maiale, il francese come corpo estraneo infetto da dover in qualche modo
espellere, il paese come corpo comunitario putrefatto, da dover in qualche modo purificare.

La cinepresa segue gli eventi silenziosa, quasi cine-verit, docu-fiction, attraversa i linguaggi
sovrapposti, italiano, francese, e soprattutto la loro sublimazione nelloccitano, sordo e monotono
ma con scarti improvvisi, come capra di montagna.

La festa di paese una scena a s, con i contorni dun sabba. I tradimenti avvengono con modalit
attese ma al tempo stesso strane, con conseguenze che non sembrano toccare in pieno i
protagonisti maschili, specie Philippe, sempre pi assuefatto, rassegnato a dover giocare la propria
parte, a dover guardarsi imbruttire nelle parole e nei gesti. Intanto le processioni e i funerali di
paese si svolgono con la solita, comica e burocratica pomposit. La cinepresa anch'essa in
processione, segue capre e maiali come uomini e bambini, si infila insieme alle macchine sotto le
gallerie nella speranza di uscire altrove. In un momento etereo, la macchina da presa lascia gli
officianti al funerale e si dirige fuori, lenta, quasi sospesa, come cercar l'aria.

Laura fa son vir. Il vento fa il suo giro, ti intrappola, ti spezza, e tutto resta uguale, ristabilire
lequilibrio dopo la crisi, solo questo conta infine, espellere il corpo estraneo, mantere l'equilibrio
della putrefazione comunitaria, anche a costo di dover eliminare gli ultimi grumi di vita che la
minacciano dall'interno, estrema auto-purificazione per mezzo di sacrificio: e cos sar
l'immancabile 'scemo' del villaggio ad impiccarsi perch soffocato da tanto fetore, mentre la
famiglia francese e le sue capre si spostano, forse, ad infestare un nuovo paese, inconsapevoli virus
in un mondo di pervasiva xeno-phobia...

Andrea Pavoni

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