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Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto: La Bhagavadgita
Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto: La Bhagavadgita
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Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto: La Bhagavadgita

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About this ebook

Questo Libro è una sorprendente opportunità per Tutti Coloro che vogliono farsi un’idea chiara sull’antica India con le sue numerose Dottrine e grandi Maestri. Un itinerario storico conduce a conoscere le origini del Buddismo dell’Induismo Visnuita di quello Shivaita del Tantra e delle principali scuole di Ricerca.
La descrizione dei loro sentieri spirituali rende molto comprensibili le loro Essenze mistiche e l’ambito sommo Bene.
        
I racconti della vita straordinaria dei più famosi Maestri come il Buddha, Sankaracharya, Chaitanya fanno prendere confidenza con i loro insegnamenti. Le loro parole illuminanti e senza tempo risuonano sempre più familiari tra le pagine di questo libro.
Si viene quindi trasportati nell’atmosfera di questa antica Terra dove la tolleranza e la non violenza erano valori condivisi. Qui la convivenza matura e vivace tra le varie Dottrine creo un ambiente liberale unico per lo sviluppo di tante correnti di pensiero e di ricerca esistenziale. Ricchissimo di stimoli e di grandi Mistici che con slancio toccarono e indicarono le vette più pure della Spiritualità.     
        
La narrazione si conclude con un’immersione nella sacra Bhagavadgita, la scrittura Sapienziale più celebre e rappresentativa delle tradizioni Spirituali dell’India. Essa è stata definita come un capolavoro straordinario anche dai più eminenti intelletti del mondo occidentale.
LanguageItaliano
Publisherprivato
Release dateJul 12, 2023
ISBN9791222426822
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    Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto - sante sorci

    Presentazione dell’autore

    Quando attorno a venti anni conobbi qualcosa sul misticismo dell’antica India ne fui subito affascinato e sorse in me un forte desiderio di conoscere bene questa Terra.

    La prima volta che riuscii a farci un lungo viaggio fu nel 1976 e, nonostante gli ordinari impegni della vita, negli anni successivi ho potuto farvi ritorno ancora molte volte.

    Mi sembrava che al mondo non esistesse niente di più interessante che indagare nei misteri esistenziali e gli argomenti presentati da alcune Dottrine mi risuonavano così convincenti che, in periodi diversi, mi sono accostato a più di una facendone esperienza diretta. Ho avuto quindi la fortuna di poterne respirare dall’interno la loro Essenza più profonda .

    Inoltre lo studio e la lettura dei loro antichi Testi sacri mi ha sempre appassionato e tuttora questi libri rimangono le mie letture preferite.

    In questo modo sono giunto nel tempo a conoscere bene la Cultura e le Tradizioni Spirituali dell’antica India nel loro insieme e nelle sue singole correnti di Ricerca Spirituale.

    Non credo di avere dei meriti da vantare e non mi sembra importante elencare le esperienze che mi hanno formato, di me direi semplicemente che: il Destino volle che in questa vita acquisissi una conoscenza abbastanza profonda e dettagliata di questo antico e ricchissimo Mondo.

    Ormai è passata una cinquantina d’anni dai miei primi interessamenti. Nel frattempo ho avuto anche una vita familiare e lavorativa, adesso sono libero dagli impegni di lavoro, i figli sono adulti e con piacevole osservo crescere bene i giovani nipoti. Per forza di cose ho dovuto maturare anche una discreta Conoscenza dei vari aspetti del Mondo e degli Esserei umani.

    Ancora però continuo a considerare che le antiche tradizioni Culturali dell’India contengano dei Tesori d’inestimabile valore e che siano un’importatissimo Patrimonio umano da riscoprire.

    Condividere queste Ricchezze immateriali con gli altri Esseri mi sembra una cosa piacevole nonché doverosa.

    È dunque con questo spirito che mi offro volentieri per accompagnarVi alla scoperta di questa fantastica e mistica Terra. .

    Un caro pensiero, un sentito ringraziamento e un devoto omaggio a

    Sarasvati

    la splendida Dea dell’Eterno Sapere

    La Cultura e la Società dell’antica India

    Le Civiltà dell’antica India con la loro ricca Cultura e le loro grandi Spiritualità sono poco conosciute nel nostro mondo occidentale.

    Questo nonostante esse siano state senza dubbio le società che ci hanno lasciato dal loro passato la più impressionante quantità di documenti scritti. In essi vi è testimoniato che già millenni fa su questa Terra erano presenti dei Popoli dotati di una grande vivacità intellettuale e di un fervore per la ricerca esistenziale come mai ha mostrato nessun’altra civiltà della storia umana.

    Un’obbiettiva analisi storiografica ci rivela anche che fino all'anno mille d.C., quando iniziò il loro rapido declino, le Civiltà fiorite in India sono state le più colte ed evolute tra quelle presenti nel resto del pianeta. Esse si ispiravano a valori di tolleranza e non violenza e garantivano agli individui una grande libertà di pensiero.

    Se davvero le cose stanno così queste tradizioni culturali meriterebbero di essere conosciute; sembra però che da noi vi sia pochissimo interesse per esse. Mentre di altre antiche civiltà esistono molti servizi che ne parlano e ne approfondiscono anche i minimi dettagli, le informazioni sull’antica India non vengono mai proposte nei normali circuiti divulgativi e non è neanche facile trovare pubblicazioni capaci di riassumerle e illustrarle bene.

    Rimane perciò il fatto che anche tra le persone più istruite delle nostre società oggi sono davvero pochi coloro che conoscono un po’ di questo antico monto culturale e spirituale.

    Questo è un vero peccato perché credo che molti Intelletti aperti e sensibili potrebbero apprezzare davvero tanto le Saggezze e Conoscenze provenienti da esso.

    Perché dunque accade questo?

    In primo luogo ciò è dovuto alla difficoltà oggettiva di rappresentare la vastità e la complessità di un mondo così ricco di Dottrine e di grandi Maestri.

    Questa cultura con le sue tante correnti di pensiero richiederebbe infatti molto tempo anche per conoscerne bene una e coglierne l’essenza. Ma poi non sarebbe facile orientarvisi e comprendere il quadro complessivo di questo ambiente così ricco di Spiritualità.

    Qualcuno potrebbe giustamente dire che noi conosciamo molto poco della Sapienza dell’antica India semplicemente perché è qualcosa accaduto in un tempo remoto e sull’altra faccia della Terra, lontano dal nostro mondo.

    Io credo però che ciò sia dovuto in parte anche ad una sorta di autodifesa inconscia del collettivo occidentale che ci inibisce dal conoscere bene la grandezza di queste Civiltà.

    Il nostro orgoglio rischierebbe di essere infatti sminuito perché un eventuale confronto potrebbe metterebbe in discussione l’immagine e la considerazione di noi come Sapiens moderni e più evoluti degli uomini di ogni altro passato.

    A qualche Lettore questa introduzione potrà sembrare troppo carica di pathos e di toni entusiasti. Nel caso ho comunque piena fiducia che possiate ricredervi presto e che già da questo primo capitolo vi sarete resi conto che la civiltà e le Sapienze dell’antica India siano davvero un prezioso Patrimonio umano che vale la pena di essere conosciuto. .

    Per iniziare a parlare di questa Terra millenaria dobbiamo per forza partire dal descrivere un po' la storia del mitico popolo Aryano che è la civiltà più antica della quale abbiamo informazioni certe.

    Essi svilupparono la loro opulenta civiltà nella bassa valle dell’Indo, nell’attuale Pakistan meridionale, e nella media piana del Gange, ovvero in tutta la parte centro nord occidentale dell’India.

    Questo grandissimo territorio gode di un clima caldo, di un suolo fertile e della presenza di numerosi corsi d’acqua che lo rendono tra le aree migliori del pianeta per ospitare una civiltà prospera e duratura.

    Il popolo Aryano non si distinse però tanto per le pregiate opere architettoniche o le grandi ricchezze prodotte ma soprattutto per il loro straordinario sviluppo Intellettuale e Spirituale. La loro ampiezza di pensiero ci è subito testimoniata dalla loro lingua Sanscrita che conteneva

    un grandissimo numero di vocaboli per indicare concetti filosofici e stati evolutivi e coscienziali dell’essere umano.

    Secondo la maggioranza degli storici questo colto popolo giunse in India dall’Afghanistan attorno al 3000 a.C. e si insediò nei territori di una civiltà più antica ormai in declino; si pensa a causa di qualche grande catastrofe naturale.

    In effetti nell’area sono presenti le rovine di città risalenti ad un’epoca molto remota ma dei loro antichi abitanti non ci è giunta nessuna informazione. L’unica cosa che sappiamo dallo studio urbanistico dei loro insediamenti è che anche a quei tempi le società erano amministrate da una classe sacerdotale.

    La teoria sulle origine afgane degli Aryani si fonda soprattutto sulla constatazione che nei tempi antichi il popolo Sumero e gli Aryani si consideravano fratelli. Essi avevano infatti culture con tratti simili, inoltre i loro idiomi traggono origine da uno stesso ceppo linguistico che per gli studiosi del linguaggio corrisponde allo stadio iniziale delle lingue indoeuropee.

    Le numerose somiglianze riscontrate tra i due popoli hanno dunque fatto ipotizzare molti storici che essi giungessero dalla stessa terra e che avessero origini comuni.

    Una simile ricostruzione storica non trova però d’accordo gli studiosi Induisti che basandosi sui loro testi più antichi sostengono che gli Aryani non siano giunti da un’altra zona ma siano sempre vissuti lì fin dalla notte dei tempi.

    A sostegno di questa ipotesi vi sono anche recenti scoperte archeologiche che mostrerebbero una certa continuità culturale tra le prime civiltà. Un esempio è il ritrovamento di un monile di ottomila anni fa che raffigura il Dio degli Aryani Shiva.

    Le origini degli Aryani non sono dunque molto sicure ma possiamo dire con certezza che a partite dal 3000 a.C. conosciamo davvero molte cose su di loro.

    Innanzitutto conosciamo molto bene la loro lingua, il Sanscrito, che ci permette di accedere a moltissime informazioni.

    Sappiamo per certo che nell’antichità si tramandavano in forma orale un vastissimo repertorio di conoscenze comprendenti la saggezza umanistica, la ritualistica religiosa e la metafisica del Divino per la Realizzazione di Sé; nel loro complesso tali saperi erano chiamati Veda e erano ritenuti una forma di rivelazione divina.

    Sappiamo che poi attorno al 1500 a.C. tutti questi ampissimi saperi vennero trasposti in forma scritta e in questo modo sono giunti fino a noi.

    Abbiamo prove che a quei tempi esistessero molte grandi città dove si sviluppò un’importante cultura aristocratica e cortese, vi erano grandi centri di studio dove si approfondiva la letteratura classica e vi erano anche molti ashram nei quali venivano indagati i saperi più spirituali e metafisici.

    Sappiamo anche che gli Aryani, orgogliosi di questi saperi, consideravano poco evolute le popolazioni degli altri territori a est e a sud del subcontinente dove presto avrebbero esportato la loro grande cultura.

    Queste popolazioni limitrofe guardavano gli Aryani con grande ammirazione per il loro sviluppo e volentieri ne adottarono le conoscenze e ne imitarono le usanze.

    La loro influenza è quindi stata importantissima nello sviluppo sociale e culturale di tutte le popolazioni nella penisola Indiana e anche di tutto il sud est asiatico.

    Le loro basi di pensiero costituiscono quindi il fondamento dell’Induismo e di tutte le Dottrine nate in questo fervido panorama di Spiritualità. Sappiamo infine che queste grandi civiltà di cultura Vedica, con momenti più o meno felici e floridi, si mantennero e prosperarono per diversi millenni in questo vastissimo territorio.

    Dobbiamo dire che il subcontinente indiano, compreso il vasto territorio degli Aryani, è stato da sempre suddiviso in molti regni che spesso erano anche in guerra tra loro. Qui però le guerre avvenivano solo tra eserciti, i combattimenti erano cruenti e sanguinosi ma anche condotti con forte spirito cavalleresco. Le società civili non ne erano molto coinvolte e riuscivano a mantenere un certo equilibrio. Queste dispute inoltre non mettevano in discussione la cultura che da tempo era comune in tutti i territori. Come vedremo meglio più avanti, i Maestri e la classe sacerdotale di questi antichi popoli hanno anche sempre protetto le Conoscenze e Sapienze dei Veda, ritenute sacre ed eterne, tenendole accortamente separate dalle mutevoli e temporanee vicende politiche.

    Questa fioritura umanistica e culturale perdurò quindi su tutto il vastissimo territorio dell’India e del Pakistan meridionale per diversi millenni e fino all’anno 1000 d.C. quando ebbero inizio le feroci scorrerie

    dei popoli mussulmani venuti dall’est. Questi presero di mira le aree con più ricchezze e dove vivevano gli Aryani. Prima depredarono le loro opulente città con ripetute e sanguinose spedizioni e poi stabilirono un pesante e duraturo dominio in tutta quella grande area geografica.

    Gli eserciti indiani allora erano composti soprattutto da carri trainati da cavalli e da elefanti. Essi erano piuttosto lenti nelle reazioni e concepiti per combattere su campi di battaglia. Questi vennero travolti dagli abilissimi arcieri a cavallo che li sorprendevano con velocissimi e imprevedibili attacchi dimostrandosi tatticamente molto superiori.

    Queste scorrerie erano organizzate e finanziate dalle nobili famiglie Persiane e riportavano in patria dalle Indie dei bottini e delle ricchezze che erano autentici tesori. Le spedizioni erano composte prevalentemente da orde di feroci guerrieri a cavallo originari delle steppe che loro avevano assoggettato e resi quasi schiavi. Spesso il cavallo che montavano questi abili cavalieri valeva più della loro stessa vita e per darsi prestigio erano pronti ad essere spregiudicati e brutali. Centri di comando arabi decidevano le strategie e coordinavano gli attacchi dei diversi gruppi tribali spesso in disputa tra loro. Queste spedizioni erano così tanto redditizie che si strutturò un’organizzazione che le fece perdurare per oltre un secolo finchè poi gli invasori vi stabilirono dei domini stabili.

    Il popolo Ariano rimase scioccato da quella sconosciuta ferocia e non seppe reagire, avendo gli eserciti sopraffatti.

    Per tradizione in India non si erano mai cavalcati i cavalli ma questi erano usati solo per trainare carri da combattimento.

    I diversi regni del sud India, che non vennero mai conquistati dai mussulmani, non avevano la forza di contrastare questi nemici comuni e gli ci volle anche molto tempo prima di riuscire ad organizzare una cavalleria capace di proteggere i loro confini dagli appetiti di razzie di questi abilissimi cavalieri nati a cavallo e privi di ogni educazione civile.

    In seguito arrivò poi l’avvento della polvere da sparo ed anche stavolta gli Arabi si rilevarono molto meglio equipaggiati degli Indiani perché padroneggiavano l’uso di questi nuovi armamenti che possedevano in abbondanza. Così i diversi Sultanati poterono mantenere lungamente i loro vastissimi domini in tutta la media piana del Gange.

    Nei secoli diverse dinastie di sovrani arabi si susseguirono nei vari troni e vi costruirono ricchissime regge ben difese da feroci eserciti.

    Questi re mussulmani mantennero per molto tempo il potere con il terrore e non esitarono a distruggere i tempi per erigerci moschee. I diversi domini mussulmani avvenuti in altre parti della terra non sono mai stati così feroci come lo furono in India.

    Attorno al sesto secolo d.C. ci fu poi un mutamento culturale tra i Sultani che si susseguirono nei diversi regni, quelli nuovi appartenevano ad un aristocrazia più civile e colta e divennero più saggi e meno violenti nell’amministrare i territori. Vi fu anche un re mussulmano che si appassionò allo studio delle Upanishad. Ma oramai la società Ariana era molto compromessa e dispersa.

    Arrivò poi il subdolo dominio inglese che attraverso contratti commerciali si impadronì di fatto dell’economia e della politica di quasi tutti i regni dell’India che sfruttavano senza scrupoli mettendo il popolo alla fame. I nuovi stranieri si sentivano molto superiori culturalmente ed erano tronfi di appartenere alla gloriosa corona Britannica. Questi ridicolizzavano apertamente le antiche tradizioni e nel tempo sostituirono tutta la classe dirigente del Paese con persone educate nelle loro scuole.

    Dall’anno mille in poi ebbe dunque inizio il rapido e costante declino di questa grande civiltà degli Aryani. La rottura del loro complesso sistema sociale provocò molta confusione e disordini.

    L’ultimo millennio della storia dell’India è stato tutto caratterizzato da continui esodi di massa nel grande subcontinente e da forti immigrazioni di popoli stranieri.

    Questi grandi spostamenti di genti, assieme a un continuo incremento demografico, ci presenta oggi una popolazione Indiana nella quale le origini Aryane sono molto disperse. Basti pensare che gli Aryani erano descritti dalla carnagione piuttosto chiara e attualmente gli indiani sono quasi tutti molto scuri di pelle.

    Dopo questa breve descrizione sugli antichi Aryani andiamo a farci un’idea su cosa sia questo loro vastissimo compendio dei sacri Veda che essi custodivano e che influenzarono la cultura e la Spiritualità di quasi tutto l’oriente.

    Molto brevemente potremmo dire che i Veda sono composti da tantissimi racconti che, spesso in forma mitologica, veicolavano Conoscenze all’uomo.

    Data la loro vastità quando i Veda vennero messi in forma scritta furono suddivisi in quattro sezioni in base agli argomenti trattati. Il nome delle quattro sezioni sono: Il Sama, il Rig, lo Yajur e l’Atharva Veda e in questo modo sono stati conservati e arrivati a noi.

    Al termine di ognuno dei quattro Veda era contenuta una raccolta di piccole opere chiamate Upanishad. Quelle oggi conosciute sono 108. Esse erano destinate agli studi superiori e racchiudevano la Conoscenza più trascendentale e il messaggio per la Liberazione.

    Le quattro sessioni dei Veda trattavano dunque quattro diversi argomenti o tematiche umane che sono chiamate Dharma, Artha, Kama e Moksha.

    Nel Dharma si vuole guidare l’individuo in ogni fase della sua vita ad armonizzarsi all’Eterna Legge Divina. Il Dharma personale era determinato dalla personalità e dall’età del soggetto oltre che dalla sua posizione sociale. Questo argomento educava all’etica e alla religiosità del vivere, approfondiva anche lo studio del Karma.

    Compiere bene il proprio Dharma era ritenuto la missione più importante della vita.

    In Arta viene invece trattata la tematica della crescita dell’individuo per divenire maturo e esperto nello svolgere le proprie competenze in modo da contribuire a creare ricchezza e benessere. La logica, la dialettica e la scienza dei numeri erano le materie più studiate. Molte altre esperienze si sviluppavano poi nella vita quotidiana e si trasmettevano in famiglia da generazione in generazione.

    La tematica trattata su Kama, che tradotto alla lettera indica i piaceri sessuali, spiega come poter godere in modo armonico dei piaceri della vita, essere soddisfati e appagati era ritenuto importante. La civiltà aryana non era quindi né penitente né bigotta e i piaceri materiali erano accettati e perseguiti senza vergogna soprattutto in alcune fasi della vita. È da notare come in contemporanea a questa libertà di comportamento la tradizione ci mostra anche la presenza di molte forme di rinuncia ai beni del mondo e di totale dedizione allo Spirituale.

    Per aiutare l’uomo a raggiungere gli obiettivi proposti da Dharma, Arta e da Kama, la cultura vedica raccomandava anche diversi tipi di sacrifici che in qualche raro caso prevedevano anche l’uccisione di animali. Spesso questi sacrifici venivano dedicati agli Dei come Brama o Indra che secondo la loro cosmologia, simile a quella greca che da qui si era ispirata, amministrano i vari fenomeni della manifestazione.

    A questo punto è bene precisare subito che questi semiDei nella cultura Vedica non rappresentano mai il Supremo Spirito Divino o l’Assoluto, infatti come vedremo bene più avanti solo le Signorie di Shiva e Visnu hanno la prerogativa di rappresentarLo.

    Infine i Veda trattano Moksha che è l’argomento più speciale per la sua unicità. Moksha significa Liberazione ed è l’insegnamento più mistico racchiuso nelle Upanishad e nel Vedanta, la parte conclusiva dei Veda studiata solitamente nella fase più matura della vita.

    Il significato di Moksha indicava la possibilità di potersi emancipare dai condizionamenti e dall’identificazione con l’organismo corpo-mente per accedere a uno stadio di Coscienza spirituale fatta di pace e beatitudine che era considerato oltre il concepibile per le menti ordinarie.

    Nei Veda viene quindi specificato che la Liberazione può essere ottenuta in due differenti modi da coloro che sono pronti a riceverla: il più comune è accedervi subito dopo la morte come anche quasi tutte le religioni conosciute promettono in modo diverso ai più meritevoli.

    Qui però viene rivelato che esiste anche la possibilità di ricevere la Liberazione quando si è ancora incarnati. Questo fenomeno viene comunemente chiamato Illuminazione o Realizzazione di Sé.

    Il raggiungimento della consapevolezza di essere Liberati è ciò che viene anche definito Sommo Bene, la cosa più sublime a cui si possa aspirare nel corso dell’esistenza.

    Questa possibilità di poter sperimentare stati di totale completezza e beatitudine spirituale durante il corso della vita è stata di fatto la molla che ha dato origine alla più grande caccia al tesoro collettiva mai esistita sul nostro pianeta.

    Nessuno potrà mai quantificare gli innumerevoli individui che in India nel corso dei millenni hanno partecipato a questa Ricerca.

    Sorsero quindi molte piccole e grandi Dottrine che presentavano diversi percorsi per guidare l’Essere nel raggiungimento del Tesoro nascosto dentro in Noi.

    Nel corso dei tempi moltissime personalità hanno affermato di aver raggiunto il sommo Bene e alcuni tra questi Realizzati divennero Maestri spirituali per insegnare ad altri il sentiero per l’Illuminazione.

    La maggior parte di questi Maestri aveva alle spalle seri percorsi di formazione e aveva già dato prova di notevoli doti umane. Spesso questi soggetti erano le migliori intelligenze prodotte dalla loro cultura.

    Nessuno potrà mai dire nemmeno quanti di questi Maestri, appartenuti alle tante correnti Spirituali, siano esistiti in India nel corso dei tempi. La Conoscenza spirituale aveva vari livelli di comprensione e per lo studio più avanzato occorreva la guida di un Maestro spirituale. Per intraprendere un tale percorso era richiesto tempo e dedizione quindi solitamente si riteneva importante che il candidato fosse già maturo ed equilibrato e che magari avesse già finito di assolvere i propri doveri sociali.

    Per questo motivo la maggioranza dei Maestri spirituali erano comunemente anziani.

    Questa convenzione ha però sempre avuto le sue eccezioni perché in tutti i tempi vi è stato qualche studente prodigio che ha bruciato ogni tappa e che ancora giovanissimo era già un’autorevole maestro spirituale. Fin dai tempi più antichi sono stati dunque moltissimi i saggi e Maestri che hanno affermato di aver raggiunto lo stato della Liberazione. Questi in genere appartenevano ed erano esponenti della scuola di ricerca spirituale nella quale si erano formati. Di queste scuole ne sorsero molte ed ora ne presenteremo per somme linee le più importanti.

    La letteratura classica ci testimonia l’esistenza di sei principali scuole di ricerca che erano chiamati Dahrsana, o punti di osservazione della Verità assoluta. Tra queste non mancava un comune retroterra culturale, in alcuni argomenti si supportavano a vicenda ma avevano anche un forte spirito competitivo che ha sempre animato un’infinità di dibattiti pubblici e privati.

    Alcune scuole giungevano infatti anche a conclusioni diverse su come concepire il supremo Spirito Divino e come intendere il sommo Bene.

    Ognuna di queste correnti di ricerca diede comunque i suoi frutti fornendo nel tempo le necessarie basi per l’avvento di molti Maestri e mistici che furono riconosciuti come Spiriti Realizzati.

    In ognuno di questi sistemi scolastici si insegnavano sia i principi filosofici che la metafisica dello Spirito. Ma soprattutto si praticava la disciplina Sadhana necessaria per percorrere i sentieri tracciati dai loro Maestri fondatori.

    Dobbiamo qui precisare che al contrario dell’occidente in India non vi è mai stata alcuna scissione tra filosofia e spiritualità, la filosofia si occupa di spiritualità e la spiritualità si occupa anche di filosofia. Al limite potremmo dire che l’aspetto filosofico del pensiero umano cercava più la Verità Assoluta mentre chi ha sentimenti mistici aspirava piuttosto al sublime Spirito Divino, ma in definitiva erano la stessa Cosa. Anche se le scuole e i percorsi per raggiungerli sarebbero stati molto diversi tra loro.

    Anche la Metafisica come la filosofia in questa cultura era qualcosa molto connesso alla spiritualità e tra poco andremo a comprendere cosa si intendeva con questo termine.

    In genere comunque i grandi Maestri spirituali erano geniali in tutte le forme espressive umane. Erano anche i migliori poeti e compositori di canzoni, esperti

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