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storia e arte
Letteratura, pittura
e cultura
Elvio Bellini
Stefania Nin
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storia e arte
Letteratura, pittura e cultura
Il pero nella diverse epoche storiche
Il pero, conosciuto in Asia ed Europa dai tempi della preistoria,
con i suoi frutti ha goduto di alta considerazione, specialmente da
parte dei Cinesi e degli antichi Greci. Gli esiti di scavi archeologici
mostrano chiaramente come il pero fosse conosciuto gi 3000
anni fa, sia in Cina sia lungo le coste africane del Mediterraneo.
Semi, parti di frutto e reperti lignei sono stati ritrovati in villaggi
palafitticoli del Centro Europa e numerose sono le notizie sulla
coltura del pero in Europa che ci pervengono prima dai testi classici greci e poi da quelli latini.
Il pero nellOdissea
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Riferimenti al pero
nelle Georgiche
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cominci a lavorare nel 29 a.C. senza riuscire a sottoporlo a una
revisione finale.
Il poema delle Georgiche (grecamente, trattato sullagricoltura),
in 2183 esametri, si riallaccia alla poesia della natura, che nelle
Bucoliche, ed insieme preludio al canto epico delle virt umane, che sar nellEneide. Virgilio vede luomo nella sua funzione
di trasformatore, capace di vincere le avversit, di correggere gli
errori, di trovare rimedio ai mali, grazie al suo impegno costante
nel lavoro. Il libro II inizia con il trattare degli alberi in generale e poi
prosegue con la viticoltura e lolivicoltura.
I romani, con il poema virgiliano, scoprono gli aspetti autenticamente morali dellagricoltura, ma lopera, che contiene consigli e
ammaestramenti non sempre realizzabili o logici in senso strettamente pratico, non risulter di carattere fondamentale.
Aulo Cornelio Celso (53 a.C.-7 d.C.), considerato lIppocrate della
latinit, scrisse un vasto manuale enciclopedico che trattava di sei
artes: agricoltura, medicina, arte militare, oratoria, filosofia e giurisprudenza. Scrittore di discreta eleganza, sobrio ed equilibrato,
egli us fonti greche, mantenendo una posizione equidistante fra i
due opposti indirizzi del suo tempo: lempirismo e il razionalismo.
Lucio Giunio Moderato Columella (circa 4 a.C.-65 d.C.), scrittore latino del primo secolo d.C., grande proprietario terriero, appassionato e competente agricoltore, scrisse unopera
in dodici libri intorno allagricoltura e alleconomia rurale, De
Re Rustica, in cui cita 18 cultivar di pero. Di lui ci resta anche
unaltra opera, in un unico libro, De Arboribus, che contiene in
compendio la materia trattata diffusamente nei libri III-V dellopera maggiore. Si tratta probabilmente di una stesura precedente pi ridotta.
Vi poi lopera enciclopedica realizzata da Gaio Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), in unepoca in cui la letteratura risente di un
evidente impulso pratico, della necessit di sistemare il sapere
acquisito: in questo senso si parla di enciclopedismo, un atteggiamento che nasce dalla volont di raccogliere e conservare
il meglio delle conoscenze in diversi settori. La Historia Naturalis,
opera databile al 77-78 d.C., il prodotto pi compiuto di questa
tendenza; essa si compone di 37 libri ed il risultato di anni di
studio e di lavoro; la summa delle conoscenze che Plinio trasse dalla lettura di 2000 volumi di 100 autori diversi. Nel libro XV
egli ricorda 35 cultivar di pero. Tuttavia, il dilettantismo di opere
del genere si rivela nel gusto per i dettagli, nellassenza di rigore
metodologico che non discerne le informazioni scientificamente
fondate da quelle prive di attendibilit ed esprime il limite della
cultura scientifica (o pseudo-scientifica) latina rispetto a quella
greca. Nonostante il limite evidente di Plinio, costituito dal fatto
di essere un semplice compilatore di nozioni e teorie altrui, sono
da apprezzare la seriet e il sincero altruismo che ispirarono il
suo immenso sforzo di trasmettere il sapere:
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tardi, al progressivo deterioramento climatico del VI secolo fu responsabile di carestie terribili.
Soprattutto nel basso Medioevo e ancor pi verso il XIV secolo,
per ottenere maggiori rese, si sfruttarono le terre pi fertili e vennero lasciate incolte le terre meno produttive, come quelle collinari. A Carlo Magno (742-814 d.C.), re dei Franchi, dei Longobardi, nonch Imperatore del Sacro Romano Impero, viene attribuita
la costituzione della prima collezione varietale di pero in Francia.
Egli si preoccup di disporre la migliore amministrazione del suo
patrimonio fondiario nel famoso Capitulare de villis, fatto redigere
da Eginardo (fra il 770 e l800), in cui con una premessa non si meraviglino i miei impiegati se io chiedo tante minuzie, poich io voglio
che le ville siano a me e non ad altri redditizie, dava alcune norme
per una diligente amministrazione delle fattorie, si indicavano le varie colture, i tempi della vita agricola, lallevamento degli animali, le
condizioni di vita dei contadini, lattivit dei laboratori tessili.
Nel Capitulare de villis si incontra anche un vasto elenco di piante,
utilizzate sia per uso alimentare, che aromatico o medicinale. Tra
queste il pero, con limposizione di piantarne nei campi reali diversi
tipi per scopi diversi: ... Piantate alberi di pero i cui prodotti possono essere mangiati crudi grazie al loro sapore piacevole, quelli
che forniscono frutti per cuocere e, infine, quelli che maturano tardi
e che possono servire in inverno... (capitolo LXX).
Dopo il periodo di Carlo Magno, lagricoltura e la frutticoltura italiana furono praticamente in mano ai soli ordini monastici, come
attestano anche alcuni nomi di variet da frutto che ricordano i
nomi dei conventi nei quali ebbero origine (per esempio pera S.
Germano o pera di Gerusalemme). Nel periodo rinascimentale, le
antiche variet romane furono tramandate dai monaci ai frutticoltori, sebbene molte andarono perdute durante le conquiste barbariche. Ma anche il Medioevo ha i suoi cultori di scienze naturali.
Nellalto Medioevo vengono rielaborati i compendi classici e ne
un esempio il De agris di Isidoro di Siviglia (560-636 d.C.).
Nel basso Medioevo si assiste al fiorire di una letteratura scientifica e agronomica, basti pensare al Libro di agricoltura di Ibn-elAwwam (XII sec.) e il Ruralium commodorum libro XII del bolognese Piero De Crescenzi (circa 1233-1320), che vagliano le tecniche
agrarie nelle diverse regioni del bacino mediterraneo e dellItalia,
con un interesse che potrebbe gi definirsi storiografico. In particolare, De Crescenzi lagronomo pi famoso e importante del
Medioevo: uomo di vasta cultura, legato agli ambienti accademici
di Bologna, peregrin per molti anni per il centro e il nord dellItalia
al seguito di vari podest bolognesi, in qualit di iudex, come lo
descrivono alcuni documenti. Il vagabondare gli permise di raccogliere osservazioni, di raffrontare tecniche agricole differenti e
di incontrare paesaggi rurali diversi. Nel suo trattato di agricoltura,
composto fra il 1304 e il 1309 in 12 libri e subito tradotto in volgare, il tema del vino e della viticoltura ha una parte preponderante.
Le Confessioni di SantAgostino
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Opere
Lonicer Adam
(1528-1586)
Kreuterbuch
(1551)
Bauhin Jean
(1541-1613)
Historia plantarum
universalis (1650)
Jrme Bock
(1498-1554)
Histoire de plantes
indignes (1539)
Jacques Dalchamps
(1513-1588)
Historia generalihs
plantarum (1586)
Lonard Fuchs
(1501-1598)
De historia stirpium
commentarii insignes (1542)
Acosta Cristoforo
(1515 ca.-1580)
Jean Ruel
(1479-1537)
De natura stirpium
libri tres (1536)
Monards Nicolas
(1493-1588)
De malis, citris,
aurantiis et limoniis (1565)
John Gerard
(1545-1607)
Herball (1597)
Giambattista Porta
(1535-1615)
Pomarium (1583)
e Olivetum (1584)
Charles Estienne
(1504-1564)
Seminarium et plantarium
fructiferarum, praesertim
arborum quae post hortos
conseri solent (1540)
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Le piante iniziarono cos a essere raffigurate in opere iconografiche con grande fedelt di immagine e di colore. Nel 1520 Luca
Ghini inventa lerbario.
Certamente una pietra miliare rappresentata da Pietro Andrea
Mattioli (1501-1578), medico e naturalista senese, laureato in medicina a Padova; che, ottenuta lagiatezza economica, si dedic
esclusivamente alle scienze naturali e, in particolare, alla botanica.
Riun e coordin tutte le conoscenze di botanica medica del tempo nei suoi celebri Commentari al Dioscuride. Questa opera ebbe
numerose edizioni, anche in francese, tedesco e boemo.
Il titolo della prima edizione Pedacii Dioscoridis de materia medica libri sex. Numerose le edizioni nel corso del secolo; ledizione
in volgare con il titolo Di Pedacio Dioscoride Anazarbeo libri cinque della historia et materia medicinale tradotto in volgare da Mattioli stata edita a Brescia nel 1544, a Firenze nel 1547, a Venezia
nel 1548 e 1552, a Mantova nel 1549. Accanto alle notizie delle
piante, compaiono anche sommarie descrizioni, xilografie e, per
alcuni alberi da frutto, anche i nomi di alcune variet coltivate.
Da ricordare anche il capolavoro Iconographia Plantarum tomo X
eseguito da Ulisse Aldrovandi (1522-1605), professore di filosofia naturale a Bologna e fondatore dellorto botanico, considerato
uno dei pi antichi erbari del mondo.
Esso racchiude circa 7000 campioni essiccati e 1800 disegni di
erbe e frutti eseguiti da grandi disegnatori e incisori dellepoca.
Tra le circa 100 tavole di frutti ve ne sono alcune che raffigurano
nel complesso 51 variet di pero, ai cui nomi si accompagnano a
volte brevi descrizioni di alcuni caratteri salienti.
Nella letteratura rinascimentale pi classica (narrativa) troviamo
una serie di fiabe botaniche, compresa una che riguarda lalloro, il
mirto e il pero racchiuse dal grande Leonardo da Vinci (1452-1519)
nel Codex Arundel 67.
Alcuni riferimenti al pero si possono trovare anche nella letturatura
drammaturgica di William Shakespear (1564-1616), tutti assurdi o
spiacevoli:
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Ora Romeo sta seduto sotto un nespolo e sogna
con desiderio la sua donna; la vede nella forma
di quel frutto che le ragazze ridendo chiamano nespola,
quando sono sole. O Romeo, se ella fosse,
se ella fosse unaperta... eccetera...e tu una pera di Poperin!
Buona notte, Romeo! Vado a dormire nel mio letto,
perch questo letto da campo troppo freddo per me.
Vieni; andiamo via?
Pere menzionate da
Shakespeare
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Alla fine del XVII secolo fu compiuto un altro grande passo nella pomologia italiana, quando le ricchissime collezioni di frutta
raccolte dai Granduchi Medicei in Toscana furono catalogate e
documentate sotto richiesta di Cosimo III dal botanico Pietro Antonio Micheli (1679-1737) e il pittore di corte Bartolomeo Bimbi
(1646-1729), che con la collaborazione dellacquerellista Tommaso Chellini (1672-1742) dettero vita allopera Enumeratio quarundam plantarum sibi per Italiam et Germaniam observatarum in
acta Tournefortii methodum dispositarum, tomo X, comprendente
un saggio e numerose tavole di variet di frutti.
Tavola della Pomona Italiana di Giorgio
Gallesio (1817-1839) rappresentante la pera
Spina (Fonte: Baldini, 2004)
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rigore metodologico, in cui, oltre alla descrizione e riproduzione
su tavola, appaiono una serie di notizie sullorigine, sui sinonimi
e sulle tecniche di coltivazione. Queste opere sono ancora oggi
strumento valido per la identificazione delle variet.
Si segnala, per esempio, Henry-Louis Duhamel du Monceau
(1700-1782), fondatore di numerosi trattati tra cui il Trait des Arbres Fruitiers del 1768, in 2 tomi in cui sono descritte in maniera
dettagliata 400 specie e variet, tra cui 119 tipi di pere, nonch
i frati del monastero Chartreuse de Paris che moltiplicarono tra il
1650 e il 1789 pi di un milione di piante da frutto e nel 1775 descrissero 102 variet di pere.
Tra le altre importanti opere pomologiche di origine europea vi sono la Pomologia (1758) e la Fructologia (1763) di Hermann Knoop,
la Pomona Austriaca (1772-1796) di Johann Kraft, il Teutsche
Obstgaertner (1794-1804) di Johann Volkmar Siekler, la Pomona
Franconica (1776-1801) di Johan Prokop Mayer, la Pomona Londinensis (1806) di William Kooker ecc. Da ricordare anche il frate
del monastero di Montebello di Urbino Cesare Majoli (1746-1823)
che compil lopera Plantarum collectio (1790-1810), composta
da 27 tomi con oltre 5000 disegni, comprensivi di tavole acquarellate raffiguranti a grandezza naturale e con grande qualit variet
di frutti di molte regioni italiane.
In Belgio, labate Nicola dHardenpont e il pomologo Jean Baptiste Van Mons svilupparono il miglioramento varietale del pero,
orientando la selezione sulle cultivar e non pi sulle semine occasionali e generiche. Hardenpont costitu 12 nuove variet, mentre
Van Mons diffuse oltre 400 cultivar e pubblic nel 1823 un catalogo dove figuravano elencate ben 1050 variet di pero.
Degno di menzione anche il noto vivaista Luigi Noisette, che accumul tanto materiale pomologico da compilare Le Jardin Fruitir
(1821), pregevole lavoro che fece rinascere in Francia lamore verso gli studi pomologici; vi si trovano descritte 238 cultivar di pero.
Nel 1838 Antonio Poiteau stamp la Pomologie Franaise con tavole a colori e con la descrizione di ben 397 cultivar di fruttiferi.
Ma lelenco dei pomologi davvero ampio; infatti in Francia si
ricorda Leroy, Mas, Decaisne, Thomas, Vilmorin e Rozier; in Germania Lucas, Oberdieck, Jahn, Diel, Engelbrecht e Lauche; in
Austria Stoll, Mader, Franck, Babo e Attems; in Belgio Van Hulle,
Burvenich, Bavay, Buisseret, Gillikens e Pinaert; in Inghilterra e
negli Stati Uniti dAmerica Miller, Lyndney, Rogers, Hogg, Dowing,
Thomas, Thompson ecc.; che pubblicarono opere di gran lunga
superiori a quelle degli scrittori che li preceddettero.
Nella seconda met del XIX secolo si costituirono le prime associazioni nei vari Paesi che concorsero al progredire della pomologia. In Germania sorse la Deutsche Pomologen Verein (1860)
che pubblic numerose importanti opere pomologiche quali lIllustrirtes Handbuck di Lucas, Oberdieck e Jahn e la Deutsche
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importante economista, filosofo, scrittore e politico rivoluzionario
tedesco che contribu con Karl Marx allo sviluppo del socialismo
scientifico.
In essa viene mostrata e messa in ridicolo la genesi dellastrazione della realt sensibile, la mistificazione della realt prodotta
dallhegelismo:
Espressioni pomologiche
in David Copperfield
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Per certi versi Campi da ritenersi uno dei precursori della natura
morta, che nel secolo entrante il 600 diverr, grazie soprattutto
agli artisti fiamminghi, un tema in auge e dal profondo simbolismo.
La pittura fiamminga, affermatesi tra il XV e XVII secolo nella regione storica delle Fiandre e nel vasto territorio confinante, specie quella di Pieter Claesz, Willem Kalf, Clara Peeters, Adriaen
van Utrecht, Frans Snyders, Joachim Beuckelaer, estremamente
analitica e attenta al dettaglio, realistica e di grande precisione
ottica, per prima introduce nella composizione pittorica gli oggetti
del quotidiano, inseriti quali unici protagonisti nei celebri interni,
dando lavvio, in pieno 600, alla corrente artistica della natura
morta. I principali esponenti di questo movimento furono gli olandesi, fortemente attratti dal gusto della descrizione miniaturistica,
molto coerente con la natura morta: i quadri che rappresentavano
frutta e oggetti vari, considerati quasi un genere a s stante, si
chiamavano ontbijt (colazioni).
Ma anche se molti aspetti della natura trovarono la loro elaborazione e sviluppo nelle Fiandre e in Olanda, la grande pittura di
natura morta quella che nasce in Italia con lopera rivoluzionaria
di Michelangelo Caravaggio (1573-1610). La Canestra di frutta del
Caravaggio, dellAmbrosiana, eseguito a Roma prima del 1596
e inviato in dono dal Cardinale del Monte al Cardinale Federico
Borromeo, per la sua galleria milanese, afferma linteresse per il
soggetto inanimato, non pi periferico e complementare alla figura umana, ma centrale ed esauriente.
Vi rappresentata una canestra di frutta che poggia su di un piano sul margine inferiore della tela, i cui elementi, accompagnati
da un tralcio di vite, non risultano idealmente scelti per bellezza
e perfezione ideale. La mela bacata, cos come alcuni acini e la
pera sono martellati dai parassiti; i fichi sono spaccati per lec-
Dipinto fiammingo
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Pietro Paolo Bonzi (1576-1636), detto il Gobbo dei Carracci, forse
per una sua manifesta deformazione fisica, fu, con Crescenzi e
Salini, uno dei primi maestri di nature morte nellambito del Seicento romano post-caravaggesco. Si form nella accademia promossa da Giovanni Battista Crescenzi dove si dedic a dipingere
frutti al naturale, e in seguito entr in contatto con i pittori carracceschi (di Annibale Carracci) a Roma. Leredit del Caravaggio fu
raccolta anche dal Maestro di Hartford, nome di comodo assegnato allanonimo autore di una serie di dipinti eseguiti a stretto
contatto con il mondo caravaggesco.
Poco chiari sono i passaggi che portarono allesplosione della
grande natura morta barocca a Roma intorno al quarto decennio
del 600. probabile che pittori nati ai primi del secolo come Michelangelo Cerquozzi (1602-1660) e Michele Pace detto Michelangelo di Campidolio (1610-1670 circa), abbiano iniziato come
caravaggeschi per poi evolversi in senso barocco, mediante labbandono del naturalismo e delle problematiche di luce per scene
di pi immediata lettura e maggiore impatto decorativo.
A Milano una posizione preminente spetta a Giovanni Ambrogio
Figino (1553-1608), che fu anche un esperto ritrattista.
La sua linea pittorica continua con Fede Galizia (1578-1630), gi
affermata a 16 anni come ritrattista, ma anche conosciuta per le
composizioni di tema religioso, tanto da ricevere diverse committenze pubbliche per le pale daltare delle chiese di Milano. Tuttavia,
linteresse degli storici rivolto essenzialmente alle sue nature morte, opere caratterizzate da una singolare armonia compositiva con
un assetto cromatico essenziale e una luce fredda e tagliente.
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Panfilo Nuvolone: Alzata con frutti, fichi, fiori e farfalle (olio su tela, 4153 cm;
Germania, collezione privata) (Fonte: Gregori, 2003)
Giuseppe Arcimboldo: Vertunno, ritratto
dellimperatore Rodolfo II (1590) (olio su
legno, 6856 cm) (Fonte: Autori Vari, 2003)
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botaniche e zoologiche. Se intensa fu la sua attivit pittorica esercitata in tutto il Granducato, raggiunse una straordinaria celebrit
in tutta Europa per le sue illustrazioni di piante e animali, ammirate
da naturalisti e intenditori.
La corrente naturalistica caravaggesca fiorentina annover altri grandi pittori tra i quali Filippo Napoletano (1587-1629), pittore, formatosi tra Roma e Napoli, che si dilettava dhaver bellissime bizzarrie
dogni sorte. Nella sua produzione spiccano infatti le nature morte
eseguite con spirito scientifico, molte delle quali realizzate tra il 1617
e il 1621 a Firenze, dove venne chiamato dal Granduca Cosimo II.
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Octavianus Monfort: Mele, pere, ciliegie, uva, pesche in una tazza di ceramica
bianca sopra un piano dappoggio (tempera su pergamena, 53,540,8 cm;
collezione privata) (Fonte: Gregori, 2003)
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t), agosto (28 variet), settembre (16 variet), ottobre (19 variet)
e dinverno (12 variet).
A Genova, la nascita della natura morta come genere autonomo fu diversa da altri contesti italiani e fortemente influenzata
dalla presenza di numerosi pittori fiamminghi, soprattutto Jan
Roos (1591-1638), Pieter Paul Rubens (1577-1640) e Anton van
Dyck (1599-1641). La molteplicit di stimoli conflu nel primo
quarto del 600 nella nascita dei bodegones genovesi, ricche
composizioni con fiori, frutti, cacciagione accompagnate dalla
presenza di figure. A Genova, come ad Anversa, ebbero particolare fortuna le immagini di tavole imbandite, cucine, scene
di mercato, nonch animali vivi. Tra i grandi genovesi Sinibaldo
Scorza (1589-1631), che si dedic a tempo pieno alla pittura,
preferendo soggetti quali fiori, animali e paesaggi, traendo la
maggior ispirazione dagli artisti fiamminghi e in particolar modo
dalle opere di Albrecht Drer.
Tra gli altri protagonisti della pittura di natura morta emerge a
Napoli la figura di Luca Forte (1605-1670), da considerarsi il primo grande specialista della scuola napoletana. Le affinit stilistiche con il naturalismo caravaggesco sono riscontrabili nel
notevole plasticismo dei singoli elementi, dal taglio luministico e
dalla semplicit compositiva. Gli oggetti, il pi delle volte sono
disposti su un ripiano privo di profondit e si stagliano su un
fondo scuro. Lopera Natura morta con mele e pere, di piccole
dimensioni, rappresenta un esempio tipico della pittura quasi
miniaturistica di Luca Forte intorno agli anni Trenta.
A partire dagli anni Trenta del 600 il filone si sviluppa attraverso
personalit ben definite, come Paolo Porpora (1617-1673) con il
suo stile scenografico e barocco; Giuseppe Recco (1634-1695)
con il suo stile pi lirico; Giovan Battista Recco (1615-1660) e
Sinibaldo Scorza (gi Fede Galizia): Natura morta con studio di pere (olio
su carta applicata su tavola, 2441 cm; collezione privata)
(Fonte: Gregori, 2003)
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lalbero (Pero in fiore, Arles, 1888) sia i frutti di pero; nonch in
quelli del post-impressionista Pierre Bonnard (1867-1947), soprannominato anche il nabi giapponese per il fascino che esercitarono su di lui le stampe giapponesi.
Numerosissimi gli artisti contemporanei che un po in tutto il mondo si sono dedicati a ritrarre il pero nelle sue forme pi svariate.
Singolare tra questi il tratto di Fernando Botero (XX secolo),
che ricorre alla pera sia nei suoi dipinti che nelle sue sculture,
per enfatizzare con il suo stile unico la forma obesa, ma graziosa di persone e frutti.
Il pero nelle culture e credenze popolari
Mitologia
Nellantichit egiziana il pero era sacro a Isis (Iside), divinit che,
oltre a essere protettrice dellunione familiare, anche la dea della
magia.
Nella mitologia greca il pero era consacrato alla luna e successivamente alla dea Era, sposa di Zeus e regina degli dei dellOlimpo, la cui statua nellHeraion di Micene, antico santuario a lei dedicato, era scolpita nel legno di questo albero.
Il pero era sacro anche ad Atena, dea della guerra, della sapienza,
delle citt e dei mestieri, conosciuta con il nome di Onca (nome
pre-ellenico del pero) nel suo santuario di Tebe.
Per la forma del suo frutto, che rammenta quella del ventre femminile, il pero veniva associato ad Afrodite e considerato un simbolo erotico.
Giambattista Marino (1569-1625), considerato lesponente pi
significativo del Barocco letterario italiano, descrisse Priapo, sottoforma di figura mitologica impersonificata in un corpo deforme,
con organi genitali esuberanti e venerato quale protettore delle
greggi, dei pesci, delle api, dei giardini e degli orti.
Simbologia
Nella simbologia cristiana il pero appare spesso in connessione
con lamore di Cristo per lumanit.
In Cina il pero simbolo di giustizia, longevit, purezza, saggezza e buona amministrazione. I candidi fiori di pero sono invece
simbolo di lutto, sia per il colore bianco dei petali (che in Cina
un colore funebre), che per il loro passaggio repentino (la loro
breve vita) che diviene una metafora della tristezza, della freddezza e della morte.
In Corea la pera impersonifica la grazia, la nobilt e la purezza;
mentre lalbero di pero rappresenta il conforto e lagiatezza.
Esistono svariate leggende coreane che coinvolgono la pera
nel donare fertilit alla donna, buona fortuna agli esami, saggezza e salute. I candidi fiori di pero, grazie alla loro bianchezza, sono simbolici dei visi di belle donne; mentre la breve vita
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Leggende e fiabe
Nel cantone svizzero di Argovia era uso piantare un melo quando
nasceva un maschio e un pero se veniva alla luce una femmina:
il bambino o la bambina si diceva cresceva o deperiva con il
suo albero.
Fin dal Medioevo, nellimmaginario occidentale, il pero ha assunto anche sembianze malefiche, forse a causa del suo legno
che marcisce facilmente e si spezza, o per i vermi che ne amano
il frutto.
Cos una leggenda svizzera narra di un cacciatore gobbo che
soleva fare scherzi maligni ai poveri passanti dallalto di un pero
selvatico, al quale infine si impicc.
In Turingia, uno dei pi piccoli stati federali tedeschi, si narra di
una vacca fiammeggiante che dapprima si mut in pero e poi in
una vecchia. Questa leggenda, in verit, allude alle tre stagioni
dellanno: la vacca fiammeggiante simbolo dellestate diventa un
pero in autunno e una vecchia in inverno, quale simbolo della sterilit della natura.
La figura di Prete Pero invece viva nella fantasia popolare toscana e si pu ritrovare nella composizione, caratterizzata da un
umorismo pungente che ha come cornice la piccola provincia toscana del poeta toscano Giuseppe Giusti (1809-1850), cos come
in una poesia di Francesco Redi (1626-1698), insigne medico toscano, ma anche artista e poeta della corte medicea.
Prete Pero
Proverbi
Proverbio, dal latino proverbium (a pro del verbo), nel suo duplice valore di parola e di intelligenza, viene definito dal Tommaseo
detto breve arguto, e ricevuto comunemente, che per lo pi sotto
parlar figurato comprende avvertimenti attinenti al vivere umano,
e dal Manzoni i proverbi sono la sapienza del genere umano.
I proverbi hanno origine molto antica e provengono per gran parte
dal popolo contadino, che con spirito poetico, profetico e religioso li associava al comportamento delle stagioni, della terra, delle
semine, degli alberi, dei frutti, degli animali domestici, nonch selvatici, esprimendosi con pensiero spontaneo e metaforico.
Limitandoci al nostro pero, le citazioni sono frequenti e spaziano
un po in tutto lo scibile di vita agreste. Di seguito si riportano alcuni tratti di opere toscaneggianti, ritenute le pi ricche e fiorite
in materia.
Al pero associato tradizionalmente lorso che sarebbe ghiotto
dei suoi frutti. Questa sua predilezione ha ispirato due proverbi toscani: Chi divide le pere con lorso nha sempre men che parte
e Sar questanno di molte pere, diceva lorso, perch nharebbe
volute. Lultimo, riferito dal Poliziano (1454-1494), soprannome
di Angelo Ambrogini, poeta e umanista toscano, sintetizza latteggiamento di chi fa previsioni non sulla base di dati reali, ma
proiettando nel futuro i suoi desideri.
caschi
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Lallusione alla figlia del re di Spagna potrebbe riferirsi a Giovanna di Castiglia, nota come Giovanna la pazza (1479-1555), figlia
di Ferdinando II, re di Aragona, che visit la corte di Enrico VII
nel 1506.
Un altro riferimento al pero si pu trovare nella canzone popolare
inglese sul Natale dal titolo The Twelfe Days of Christmas (I dodici
giorni di Natale), che celebra una vecchia tradizione britannica di
fare regali ogni giorno da Natale allEpifania. La canzone inizia con
la rima: Il primo giorno di natale il mio amore mi ha mandato una
pernice su un albero di pero, rima che ripetuta 12 volte, poich
ad ogni giorno si aggiunge un nuovo dono. Sebbene il ritornello
partridge in a pear tree sia stato scelto con molta probabilit
solo per la sonorit, lassociazione di uccelli e alberi di pere stata frequentemente soggetto di antichi mosaici, e potrebbe avere
radici antiche.
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Il pero nella metafora politica
Nella Francia estroversa del 1830 appaiono leggendari giornali
satirici come Caricature e Charivari, privilegiati dallo splendido talento di Honor Daumier e dalla collaborazione dei mitici Charles
Philipon e Paul Gavarni, anche conosciuto come Sulpice-Guillaume Chevalier Gavarni.
In particolare nel 1832 Charles Philipon (1800-1861) fu lautore della metamorfosi in pero di Louis Philippe o Luigi Filippo (1773-1850),
re di Francia dal 1830 al 1848, trasformando il suo viso con le
masse cascanti dalle mandibole nella forma di una pera (1832). Il
sovrano divenne il Pero di Francia e le sue iniziali L. P. corrispondevano a La Poire, che in gergo francese significa testa grassa
o sempliciotto.
La rappresentazione dellimmagine di Luigi Filippo in un frutto che
marcisce rapidamente divenne una metafora dellamministrazione avida e corrotta. Daumier e Philipon furono entrambi condannati alla prigionia per i loro ritratti pomologici. Famosa rimane la
sua difesa, in cui Philipon, nel tentativo di calunniare il re, chiese:
forse colpa mia, gentiluomini della giuria, se la faccia di sua
Maest assomiglia ad una pera?
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Non troppo lusinghieri sono anche i riferimenti alla pera che si
possono trovare nel Herball di Gerard del 1597:
Tutte le pere sono di umore freddo, hanno potere astringente
e carattere terrestre, le pere Choke e quelle aspre molto legate
allelemento terra, quelle dolci meno. Non si possono mangiare crude. Le pere sono astringenti e bloccano lintestino, specialmente la Choke e quelle aspre, che son buone da mangiare
per chi soffre di gotta ed emorragie. Le pere pi aspre possono
essere efficaci per ridurre i gonfiori, se usate immediatamente,
la stessa funzione possono avere le foglie ed il legno che sono
entrambi astringenti e rinfrescanti. Il vino fatto di succo di pera
chiamato in inglese Perry solubile e purgativo per chi non lo
beve abitualmente; senza dubbio una bevanda salutare presa
in modiche quantit come il vino, di conforto e riscalda lo stomaco aiutando la buona digestione.
La tradizione popolare ha sempre ritenuto la pera adatta ai sofferenti di reumatismo, gotta e artritismo, agli astenici e anemici,
alle donne in gravidanza e alle persone stressate da superlavoro
psicofisico.
Attualmente si ritiene che la pera goda di azione diuretica, uricolitica, stomachica, rinfrescante, lassativa. Il decotto di pere
immature astringente.
Nella medicina cinese, secondo la teoria degli opposti yin e
yang, sviluppatasi nel periodo storico detto anche periodo dei
regni combattenti che va dal 475 a.C. al 221 a.C., le pere sono
considerate fredde (yin), mentre calde sono le albicocche e
neutre le mele.
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Oggi, in ogni parte del mondo, vengono emessi numerosi francobolli illustrati con precise tematiche, soggetti e motivi. Ci sono poi
le collezioni per scopo di emissione, spesso per celebrare un avvenimento, organizzazione o ricorrenza. Tra le tematiche pi diffuse vi larte, la cosmonautica, la flora, lagricoltura, la botanica,
la geografia, lo sport, la musica, i trasporti, la fauna ecc. Tra i soggetti favoriti, vi fu allinizio quello delle scienze naturali, con tipici
esempi della fauna e flora locale di molti Paesi e territori coloniali,
che non molto altro avevano da vantare. Su questi esemplari si
basarono le collezioni zoofilateliche e florofilateliche ancora
oggi molto diffuse. I frutti della terra sono senza dubbio un tema
abbastanza frequente nei francobolli; vi sono delle vere e proprie
tematiche, per esempio di botanica, quali le piante medicinali o
gli alberi da frutto, e dei veri e propri soggetti, come nel nostro
caso specifico la pera e lalbero di pero. Particolarmente belli
sono, per esempio, i 4 francobolli emessi dal Principato di Monaco nel 1988 che rappresentano, attraverso alcune fasi fenologiche del pero, le quattro stagioni dellanno.
Il pero nelloggettistica
Una vasta gamma di originali, curiosi o preziosi oggetti e complementi di arredo hanno tratto la loro ispirazione dal frutto della
pera. Cos, pu capitare che, passeggiando per i negozi nellintento di fare shopping, si abbia il piacere di trovarsi di fronte a
un grande assortimento di oggetti a forma di pera, realizzati e
proposti nei materiali e nelle forme pi varie: oliera in vetro soffia-
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to; zuccheriera a forma di pera in vetro con coperchio in argento; zuccheriera in ottone o argento; appoggia mestolo in legno o
ceramica; sottopentola in paglia intrecciata; appendi asciughini
in ceramica di vari colori; orologio-timer da cucina; portaceneri
vari in ceramica, vetro, rame od ottone; bomboniere o portagioie
di ceramica, vetro, cristallo o argento; porta salviette, segnaposti, contenitore per stuzzicadenti, ferma-tovaglioli in legno e altri
materiali; soprammobili vari a forma di pera in ceramica, cristallo
o argento; soprammobile a forma di pera realizzato con un ammasso di felci essiccate e intrecciate. In particolare, ricordiamo il
portacenere a forma di pera in ceramica realizzato in occasione
del II International Symposium on Pear Growing della ISHS, tenutosi a Firenze nellottobre del 1976, donato come souvenir a tutti i
partecipanti provenienti da molti Paesi dei cinque continenti.
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