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il pero

storia e arte
Letteratura, pittura
e cultura
Elvio Bellini
Stefania Nin

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storia e arte
Letteratura, pittura e cultura
Il pero nella diverse epoche storiche
Il pero, conosciuto in Asia ed Europa dai tempi della preistoria,
con i suoi frutti ha goduto di alta considerazione, specialmente da
parte dei Cinesi e degli antichi Greci. Gli esiti di scavi archeologici
mostrano chiaramente come il pero fosse conosciuto gi 3000
anni fa, sia in Cina sia lungo le coste africane del Mediterraneo.
Semi, parti di frutto e reperti lignei sono stati ritrovati in villaggi
palafitticoli del Centro Europa e numerose sono le notizie sulla
coltura del pero in Europa che ci pervengono prima dai testi classici greci e poi da quelli latini.

Il pero nellOdissea

Era vicino alle porte, fuori la corte, un

giardino di quattro iugeri grande, difeso


da siepi.
Alberi alti l vigorosi verdeggiano:
peri e granati e meli dai floridi frutti
e fichi dolcissimi e olivi gi densi di
bacche.
Dagli alberi frutto non cade, n mai
destate o dinverno appassisce n
langue; ma il soffio di Zefiro sempre
alitando alcuni fa sorgere, altri
ammollisce e matura.
Il pomo invecchia sul pomo, la pera
cos su la pera, sul grappolo il grappolo,
il fico sul fico
(Odissea, Libro VII)

Grecia antica ed Epoca romana


La prima citazione del pero si trova nel poema epico di Omero
(900 a.C.), quale uno dei doni degli Dei del giardino reale di Alcinoo, re dei Feaci.
Ippocrate di Kos (460-370 a.C. circa), famosissimo medico greco,
in uno dei suoi molti libri scrive gi dellimpollinazione incrociata
nei fruttiferi. Teofrasto, soprannome che in greco significherebbe
divino parlatore (370-286 a.C.), considerato il pi grande botanico dellantichit, fu discepolo di Aristotele e autore di una vasta
produzione letteraria (circa 240 scritti, che spaziavano dalla morale alla politica, alla fisica, alla metafisica, alla logica, alla retorica,
alla poetica, alla botanica e alla zoologia), di cui ben poco ci
pervenuto: qualche centinaio di frammenti e tre opere complete,
delle quali due trattano di botanica (Historia Plantarum, in 9 libri, e
De Plantarum Causis, in 6 libri).
NellHistoria Plantarum egli classifica le piante in alberi, frutici, suffrutici ed erbe, classificando poi ulteriormente allinterno di questi
grandi raggruppamenti per genere e specie, descrivendo le poche piante allora conosciute (circa 500) e riportando lesistenza di
numerose variet di pero coltivate e selvatiche. Nel De Plantarum
Causis si parla della coltura di piante utili alleconomia agraria, riferendo ampiamente sulle tecniche di propagazione per seme, per
talea e per innesto, e fornendo le prime indicazioni sulle distanze
di piantagione in funzione del terreno. Nel suo trattato di botanica
vengono descritte anche alcune tecniche di potatura, quali vari
tipi di strozzatura dei tronchi per anticipare la messa a frutto, viene evidenziata la necessit dellimpollinazione incrociata, nonch
riportate alcune osservazioni relative ai danni sui frutti.
Nel mondo romano, sono Catone, Varrone, Virgilio, Celso, Columella e Plinio ad attestare lo splendore della pomicoltura in Italia e
limportanza del pero in quellepoca, fornendoci preziose indicazioni anche sulle cultivar allora diffuse e conosciute.
Marco Porcio Catone (234-149 a.C.), soprannominato il Censore,
fu oratore eccellente per raggiungere le vette del potere politico.
A detta di Cicerone, Catone pronunci nel corso della sua vita

Vendita di frutta a Pompei

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letteratura, pittura e cultura


moltissimi discorsi (almeno 160) e fu anche il primo a scriverli per
rielaborarli. Noi possediamo circa 80 titoli e qualche frammento delle sue orazioni. Contro il crescente diffondersi del latifondo
scrisse il De agricultura in difesa della medio-piccola propriet
terriera, lunica opera pervenutaci interamente e la prima scritta
in prosa della letteratura latina. un trattato sullagricoltura con
162 capitoli, in cui sono esposti consigli circa la conduzione di
unazienda agricola, nellambito dei quali sono illustrati vari metodi di propagazione e descritte 6 cultivar di pero.
Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.), uno tra i grandi del suo
tempo, pass come un gigante, senza rivali e senza invidia; ma
anche attraverso i secoli il suo plauso fu universale e unanime.
Merito di questa gloria immortale fu senza dubbio la sua sconfinata cultura e la sua immensa produzione letteraria (75 opere distribuite in 620 libri) che toccava tutti gli angoli della cultura antica. La
sua appartenenza a famiglia plebea, ricca per di possedimenti
terrieri, le sue stesse esperienze di vita rustica e familiare, la continua comunione con un ambiente di rigidi costumi, misurato e moderato, diedero alla sua prima educazione un carattere schietto,
rude e virile. Nel De Re Rustica, volumetto che contiene gli amori
del Reatino per la campagna, si avverte subito una nota di fresca
sentimentalit sabina, che riporta lAutore al centro della propria
esperienza di campagnolo e coltivatore. Esso contiene informazioni sullinnesto e sulla conservazione dei frutti, tra cui il pero.
Il poeta latino Publio Virgilio Marone (70-19 a.C.) scrisse le Bucoliche, le Georgiche, poema didascalico in 4 libri, dedicati, nellordine, allagricoltura, alla coltura degli alberi (vite in particolare),
allallevamento del bestiame e allapicoltura (Georgicon libro IV),
composizione compiuta in sette anni durante un soggiorno a Napoli fra il 37 e il 30 a.C., e lEneide (Aeneidos libro XII), il famoso
poema dellepos latino, voluto dallo stesso Augusto, a cui Virgilio

Frontespizio dei Rustici latini volgarizzati


di Marco Terenzio Varrone (Accademia
dei Georgofili)

Riferimenti al pero
nelle Georgiche

E spesso vediamo il ramo di un albero


mutarsi con naturalezza in quello di un
altro, e il melo produrre
pere dinnesto, e i pietrosi cornioli
rosseggiare di prugne

Ma bene sinnesta lispido


corbezzolo con il getto del noce,
e gli sterili platani reggono meli
generosi; il faggio incanutisce del
bianco fiore del castagno, lorno di
quello del pero, i maiali frangono la
ghianda sotto gli olmi
(Georgiche, libro II)
Festone con pere in un mosaico della Giordania (civilt greco-romana)
(Fonte: Janick, 2001)

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storia e arte
cominci a lavorare nel 29 a.C. senza riuscire a sottoporlo a una
revisione finale.
Il poema delle Georgiche (grecamente, trattato sullagricoltura),
in 2183 esametri, si riallaccia alla poesia della natura, che nelle
Bucoliche, ed insieme preludio al canto epico delle virt umane, che sar nellEneide. Virgilio vede luomo nella sua funzione
di trasformatore, capace di vincere le avversit, di correggere gli
errori, di trovare rimedio ai mali, grazie al suo impegno costante
nel lavoro. Il libro II inizia con il trattare degli alberi in generale e poi
prosegue con la viticoltura e lolivicoltura.
I romani, con il poema virgiliano, scoprono gli aspetti autenticamente morali dellagricoltura, ma lopera, che contiene consigli e
ammaestramenti non sempre realizzabili o logici in senso strettamente pratico, non risulter di carattere fondamentale.
Aulo Cornelio Celso (53 a.C.-7 d.C.), considerato lIppocrate della
latinit, scrisse un vasto manuale enciclopedico che trattava di sei
artes: agricoltura, medicina, arte militare, oratoria, filosofia e giurisprudenza. Scrittore di discreta eleganza, sobrio ed equilibrato,
egli us fonti greche, mantenendo una posizione equidistante fra i
due opposti indirizzi del suo tempo: lempirismo e il razionalismo.
Lucio Giunio Moderato Columella (circa 4 a.C.-65 d.C.), scrittore latino del primo secolo d.C., grande proprietario terriero, appassionato e competente agricoltore, scrisse unopera
in dodici libri intorno allagricoltura e alleconomia rurale, De
Re Rustica, in cui cita 18 cultivar di pero. Di lui ci resta anche
unaltra opera, in un unico libro, De Arboribus, che contiene in
compendio la materia trattata diffusamente nei libri III-V dellopera maggiore. Si tratta probabilmente di una stesura precedente pi ridotta.
Vi poi lopera enciclopedica realizzata da Gaio Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), in unepoca in cui la letteratura risente di un
evidente impulso pratico, della necessit di sistemare il sapere
acquisito: in questo senso si parla di enciclopedismo, un atteggiamento che nasce dalla volont di raccogliere e conservare
il meglio delle conoscenze in diversi settori. La Historia Naturalis,
opera databile al 77-78 d.C., il prodotto pi compiuto di questa
tendenza; essa si compone di 37 libri ed il risultato di anni di
studio e di lavoro; la summa delle conoscenze che Plinio trasse dalla lettura di 2000 volumi di 100 autori diversi. Nel libro XV
egli ricorda 35 cultivar di pero. Tuttavia, il dilettantismo di opere
del genere si rivela nel gusto per i dettagli, nellassenza di rigore
metodologico che non discerne le informazioni scientificamente
fondate da quelle prive di attendibilit ed esprime il limite della
cultura scientifica (o pseudo-scientifica) latina rispetto a quella
greca. Nonostante il limite evidente di Plinio, costituito dal fatto
di essere un semplice compilatore di nozioni e teorie altrui, sono
da apprezzare la seriet e il sincero altruismo che ispirarono il
suo immenso sforzo di trasmettere il sapere:

Frontespizio del De Re Rustica


di Lucio Giunio Moderato Columella
(Accademia dei Georgofili)

Uccello con pere in un affresco di Villa


Pompeiana (civilt greco-romana)
(Fonte: Janick, 2001)

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letteratura, pittura e cultura


Alcune pere rivelano di aver preso nome dai loro scopritori, il
caso della Decimiana e della pseudo-Decimiana da questa derivata, della Dolabelliana dal lungo picciolo, della protuberante Pomponiana, della Liceriana, della Seviana e di quelle che ne sono derivate, come la Turraniana che si distingue per il lungo picciolo, o
la rossa Flavoniana, un po pi grande della Superba, la Lateriana,
la Aniciana, che matura in autunno ed ha un buon aroma acidulo.
La Tiberiana prende il suo nome dallImperatore Tiberio al quale
piaceva molto. Queste pere sono pi colorate dal sole e hanno
maggiore pezzatura, ma in fondo sono sempre Liceriana. Alcune
pere portano il nome della regione di origine; le Amerine, peggiori
di tutte, le Picetine, le Numantine, le Alessandrine, le Numidiane;
le greche e tra queste le Tarentine, le Signine, che alcuni chiamano Testacea per il loro colore, cosa che accade per le Onicine o le
Purpuree. Dal loro profumo prendono il nome le Myrapya (mirra),
Laurea (alloro), Nardina (nardo); dalla stagione di maturazione le
Hordearia (orzo); dalla loro forma le Ampulacea (ampolla).
(Historia Naturalis XV 15; tratto da Janick, 2002)
Ad attestare il periodo di grande splendore della pomicoltura durante lImpero romano hanno contribuito anche le opere di Palladio e Macrobio, che si inseriscono nel filone della letteratura
erudita, molto diffusa nel IV secolo, la quale spazia da problemi
linguistici, esegetici e stilistici allerudizione e alla storia, dalla filosofia alla religione. In particolare, Rutilio Tauro Emiliano Palladio,
ultimo tra gli eruditi scrittori di agricoltura e storia naturale dellet
imperiale, fu autore di Opus Agricolturae, trattato di 14 libri che
affronta con molti dettagli questioni legate allagricoltura, in particolare olivo e vite.
Nei testi sacri, infine, la pera viene descritta come frutto della tentazione per il peccato da Aurelio Agostino di Ippona (354-430 d.C.),
filosofo, vescovo e teologo; padre e dottore della Chiesa cattolica, conosciuto semplicemente come SantAgostino. Divenuto
vescovo di Ippona (vicino allantica Cartagine, odierna Tunisi) nel
395, dove fonder un monastero, Agostino elabor le sue dottrine sul peccato originale (istituendo fra il IV secolo e il V secolo
il battesimo infantile nella Chiesa cattolica), la grazia divina e la
predestinazione.

Ruolo della pera nel periodo


greco-romano

Lesplorazione del ruolo culturale

della pera nella letteratura parte


dallantica Grecia con le citazioni
di Omero, Ippocrate e Teofrasto e
passa poi al mondo romano dove
sono Catone, Varrone, Virgilio, Celso,
Columella e Plinio a fornirci indicazioni
sullimportanza della coltura del pero

Copertina di unedizione della Historia


Naturalis di Gaio Plinio il Vecchio
(Accademia dei Georgofili)

Medioevo (476-1492 d.C.)


Let tardo imperiale (III e V secolo d.C.) un periodo di crisi economica e sociale di tutto lImpero romano, accompagnato dallo
spopolamento progressivo delle campagne al quale contribuirono
le guerre e le pestilenze, crisi che porter alla fine del mondo antico e che influenzer ampiamente il mondo medioevale.
Con il crollo ufficiale e la completa disgregazione dellorganizzazione statale dellImpero romano dOccidente, datata 476 d.C.,
si assiste a un decadimento delle strutture produttive nelle campagne. Il peggioramento delle condizioni economiche unito, pi

Primi orti botanici


- Padova (1525)
- Pisa (1543)
- Firenze (1545)
- Bologna (1568)
- Leyda (1577)
- Montpellier (1597)

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storia e arte
tardi, al progressivo deterioramento climatico del VI secolo fu responsabile di carestie terribili.
Soprattutto nel basso Medioevo e ancor pi verso il XIV secolo,
per ottenere maggiori rese, si sfruttarono le terre pi fertili e vennero lasciate incolte le terre meno produttive, come quelle collinari. A Carlo Magno (742-814 d.C.), re dei Franchi, dei Longobardi, nonch Imperatore del Sacro Romano Impero, viene attribuita
la costituzione della prima collezione varietale di pero in Francia.
Egli si preoccup di disporre la migliore amministrazione del suo
patrimonio fondiario nel famoso Capitulare de villis, fatto redigere
da Eginardo (fra il 770 e l800), in cui con una premessa non si meraviglino i miei impiegati se io chiedo tante minuzie, poich io voglio
che le ville siano a me e non ad altri redditizie, dava alcune norme
per una diligente amministrazione delle fattorie, si indicavano le varie colture, i tempi della vita agricola, lallevamento degli animali, le
condizioni di vita dei contadini, lattivit dei laboratori tessili.
Nel Capitulare de villis si incontra anche un vasto elenco di piante,
utilizzate sia per uso alimentare, che aromatico o medicinale. Tra
queste il pero, con limposizione di piantarne nei campi reali diversi
tipi per scopi diversi: ... Piantate alberi di pero i cui prodotti possono essere mangiati crudi grazie al loro sapore piacevole, quelli
che forniscono frutti per cuocere e, infine, quelli che maturano tardi
e che possono servire in inverno... (capitolo LXX).
Dopo il periodo di Carlo Magno, lagricoltura e la frutticoltura italiana furono praticamente in mano ai soli ordini monastici, come
attestano anche alcuni nomi di variet da frutto che ricordano i
nomi dei conventi nei quali ebbero origine (per esempio pera S.
Germano o pera di Gerusalemme). Nel periodo rinascimentale, le
antiche variet romane furono tramandate dai monaci ai frutticoltori, sebbene molte andarono perdute durante le conquiste barbariche. Ma anche il Medioevo ha i suoi cultori di scienze naturali.
Nellalto Medioevo vengono rielaborati i compendi classici e ne
un esempio il De agris di Isidoro di Siviglia (560-636 d.C.).
Nel basso Medioevo si assiste al fiorire di una letteratura scientifica e agronomica, basti pensare al Libro di agricoltura di Ibn-elAwwam (XII sec.) e il Ruralium commodorum libro XII del bolognese Piero De Crescenzi (circa 1233-1320), che vagliano le tecniche
agrarie nelle diverse regioni del bacino mediterraneo e dellItalia,
con un interesse che potrebbe gi definirsi storiografico. In particolare, De Crescenzi lagronomo pi famoso e importante del
Medioevo: uomo di vasta cultura, legato agli ambienti accademici
di Bologna, peregrin per molti anni per il centro e il nord dellItalia
al seguito di vari podest bolognesi, in qualit di iudex, come lo
descrivono alcuni documenti. Il vagabondare gli permise di raccogliere osservazioni, di raffrontare tecniche agricole differenti e
di incontrare paesaggi rurali diversi. Nel suo trattato di agricoltura,
composto fra il 1304 e il 1309 in 12 libri e subito tradotto in volgare, il tema del vino e della viticoltura ha una parte preponderante.

Le Confessioni di SantAgostino

Egli dedica quasi la met del secondo

libro a una analisi introspettiva del


piccolo furto di alcune pere commesso
quando era adolescente. Bench
potesse avere legittimamente i migliori
frutti di pera, egli ruba con i suoi
compagni alcuni frutti di scarsa qualit
solo per ammassarli davanti ai maiali.
Nel tentativo di analizzare questo
atto insensato e spregevole, Agostino
conclude la sua analisi affermando
che la fonte del crimine era dovuta alla
reciproca provocazione indotta da un
amore di amicizia con i suoi camerati
pi che al cattivo per il proprio interesse.
Egli paragona il suo peccato a quello di
Adamo, che consuma la mela per non
deludere Eva e ottenere i suoi favori

Frontespizio del Trattato della Agricoltura


di Piero De Crescenzi (Accademia
dei Georgofili)

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letteratura, pittura e cultura


Rinascimento (1450-1600)
Il Rinascimento un movimento culturale e un periodo della storia
dellEuropa, considerato comunemente come la fine del Medioevo e linizio dellEt moderna.
LItalia, in particolare, si avvia alla fine del Medioevo verso una
grave decadenza politica, ma contemporaneamente il centro di
una rivoluzione intellettuale, che apre un nuovo periodo storico.
Le grandi istituzioni della civilt medievale sono venute meno e si
sono trasformate, nuove forme di vita economica si sono inserite nella struttura feudale, vivaci correnti internazionali di scambio
hanno rotto limmobilismo e la ristrettezza dei mercati locali. Limpero ha perduto di fatto la sua importanza.
Tema fondamentale della nuova cultura laffermazione della
centralit delluomo nellordine universale della creazione, di contro alla svalutazione dellessere umano che era tipica del pensiero
di tutto il Medioevo. Anche la scienza e la teoria politica rinnegano la soggezione a premesse e fini metafisici. Leonardo da Vinci
d un altissimo esempio di geniale spregiudicatezza scientifica,
cercando una spiegazione razionale e sperimentale dei fenomeni
naturali che cadono sotto la sua osservazione ed elaborando su
questa base progetti e macchine che aprono orizzonti prima sconosciuti alla tecnica.
La fioritura rinascimentale fu agevolata dal favore che scrittori,
artisti e pensatori incontrarono presso le corti dei principi italiani, i
papi umanisti e le pi ricche e potenti famiglie private.
Linteresse per luomo e per la natura determin anche una vivace
ripresa dellindagine scientifica.
Nel Medioevo, la scienza si era affidata non tanto allosservazione
diretta dei fatti quanto alla lettura di testi autorevoli: nella Bibbia o
nellopera del filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.) si rintracciavano le spiegazioni dei fenomeni naturali.
In accordo con la pi alta opinione che luomo del Rinascimento ebbe di se stesso, la scienza si liber dal timore del confronto col passato e si affid alle proprie ricerche e alle proprie libere valutazioni.
Di grande rilievo furono gli sviluppi delle scienze naturali: biologia,
zoologia, botanica, basti pensare a Vesalio (1514-1564), Copernico (1473-1543), Cardano (1501-76) ecc. Lenciclopedismo, cio
la capacit di approfondire molte discipline, non caratterizz solo
gli artisti e i filosofi, ma anche gli scienziati.
A partire dal XVI secolo, al pari di altri rami delle scienze, la botanica diventa oggetto di innumerevoli studi, generali e specifici su
singoli vegetali o famiglie.
La scoperta dellAmerica e dei Paesi dellEstremo Oriente stata
determinante per lo sviluppo della disciplina e una delle dimostrazioni dellinteresse suscitato dalla scoperta di nuove piante
fu la creazione degli orti botanici, dove vennero coltivate e curate
specie vegetali di Paesi lontani, oltre a quelle relative allarea di
appartenenza.

Origini del nome

Il nome italiano pera deriva dal latino


pera o pira. Dalla stessa radice latina
nascono langlosassone pere o pere
hu, linglese pear, il francese poire,
lolandese peer, il danese pre, lo
svedese pron. Di origine latina anche
il termine tedesco Birne, con la sola
modifica della lettera p in b. La parola
greca apion () deriva invece da
Apia, antico nome del Peloponneso

Alcuni studiosi del XVI sec.


dediti alla botanica
Autore

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Opere

Lonicer Adam
(1528-1586)

Kreuterbuch
(1551)

Bauhin Jean
(1541-1613)

Historia plantarum
universalis (1650)

Jrme Bock
(1498-1554)

Histoire de plantes
indignes (1539)

Jacques Dalchamps
(1513-1588)

Historia generalihs
plantarum (1586)

Lonard Fuchs
(1501-1598)

De historia stirpium
commentarii insignes (1542)

Acosta Cristoforo
(1515 ca.-1580)

Della historia, natura,


et virt delle Droghe
medicinali, & altri Semplici
rarissimi

Jean Ruel
(1479-1537)

De natura stirpium
libri tres (1536)

Monards Nicolas
(1493-1588)

De malis, citris,
aurantiis et limoniis (1565)

John Gerard
(1545-1607)

Herball (1597)

Giambattista Porta
(1535-1615)

Pomarium (1583)
e Olivetum (1584)

Charles Estienne
(1504-1564)

Seminarium et plantarium
fructiferarum, praesertim
arborum quae post hortos
conseri solent (1540)

storia e arte
Le piante iniziarono cos a essere raffigurate in opere iconografiche con grande fedelt di immagine e di colore. Nel 1520 Luca
Ghini inventa lerbario.
Certamente una pietra miliare rappresentata da Pietro Andrea
Mattioli (1501-1578), medico e naturalista senese, laureato in medicina a Padova; che, ottenuta lagiatezza economica, si dedic
esclusivamente alle scienze naturali e, in particolare, alla botanica.
Riun e coordin tutte le conoscenze di botanica medica del tempo nei suoi celebri Commentari al Dioscuride. Questa opera ebbe
numerose edizioni, anche in francese, tedesco e boemo.
Il titolo della prima edizione Pedacii Dioscoridis de materia medica libri sex. Numerose le edizioni nel corso del secolo; ledizione
in volgare con il titolo Di Pedacio Dioscoride Anazarbeo libri cinque della historia et materia medicinale tradotto in volgare da Mattioli stata edita a Brescia nel 1544, a Firenze nel 1547, a Venezia
nel 1548 e 1552, a Mantova nel 1549. Accanto alle notizie delle
piante, compaiono anche sommarie descrizioni, xilografie e, per
alcuni alberi da frutto, anche i nomi di alcune variet coltivate.
Da ricordare anche il capolavoro Iconographia Plantarum tomo X
eseguito da Ulisse Aldrovandi (1522-1605), professore di filosofia naturale a Bologna e fondatore dellorto botanico, considerato
uno dei pi antichi erbari del mondo.
Esso racchiude circa 7000 campioni essiccati e 1800 disegni di
erbe e frutti eseguiti da grandi disegnatori e incisori dellepoca.
Tra le circa 100 tavole di frutti ve ne sono alcune che raffigurano
nel complesso 51 variet di pero, ai cui nomi si accompagnano a
volte brevi descrizioni di alcuni caratteri salienti.
Nella letteratura rinascimentale pi classica (narrativa) troviamo
una serie di fiabe botaniche, compresa una che riguarda lalloro, il
mirto e il pero racchiuse dal grande Leonardo da Vinci (1452-1519)
nel Codex Arundel 67.
Alcuni riferimenti al pero si possono trovare anche nella letturatura
drammaturgica di William Shakespear (1564-1616), tutti assurdi o
spiacevoli:

Pietro Andrea Mattioli: Discorsi nelli sei


libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo
della materia medicinale. Venetia,
1568 (Fonte: Baldini, 2004)

Lalloro, il mirto, il pero

Vedendo il lauro e mirto tagliare

il pero, con alta voce gridarono:


O pero, ove vai tu? Ov la superbia
che avevi quando avevi i tua maturi
frutti? Ora non ci farai ombra colle tue
folte chiome. Allora il pero rispose:
Io ne vo collagricola che mi taglia,
e mi porter alla bottega dottimo
sculture, il quale mi far con su arte
pigliare la forma di Giove iddio, e sar
dedicato nel tempio, e dagli omini
adorato invece di Giove, e tu ti metti
in punto a rimanere ispesso storpiata
e pelata de tua rami, i quali mi fieno da
li omini per onorarmi posti dintorno

The Merry Wives of Windsor (IV, 5):


Falstaff: I would all the world might be cozened; for I have been
cozened and beaten too. If it should come to the ear of the court,
how I have been transformed and how my transformation hath
been washed and cudgelled, they would melt me out of my fat
drop by drop and liquor fishermens boots with me; I warrant they
would whip me with their fine wits till I were as crest-fallen as a
dried pear.
Le allegre comari di Windsor (Atto IV, Scena V)
Falstaff: Truffato, eh?!... Vorrei che tutto il mondo fosse truffato,
dopo che io stesso sono stato truffato e bastonato. Se alla corte
venissero a sapere comio son stato metamorfosato, e come, nelle

(Codex Arundel 67 Atl. 67 r.a)

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letteratura, pittura e cultura


varie metamorfosi, sono stato inzuppato e bastonato, mi farebbero strugger nel mio grasso a goccia a goccia, fino a farne sego da
unger gli stivali ai pescatori; mi frusterebbero coi loro lazzi fino a
ridurmi, per la gran vergogna, come una pera secca. Decisamente
non mi va pi bene dal giorno che barai alla primera. (161) Avessi
ancora fiato per pregare, reciterei il mea culpa...
Alls Well That Ends Well (I, 1):
Parolles: Let me see: marry, ill, to like him that neer it likes. Tis a
commodity will lose the gloss with lying; the longer kept, the less
worth: off with t while tis vendible; answer the time of request.
Virginity, like an old courtier, wears her cap out of fashion: richly
suited, but unsuitable: just like the brooch and the tooth-pick, which wear not now. Your date is better in your pie and your porridge
than in your cheek; and your virginity, your old virginity, is like one
of our French withered pears it looks ill, it eats drily; marry, tis a
withered pear; it was formerly better; marry, yet tis a withered
pear: will you anything with it?
Tutto bene quel che finisce bene (Atto I, Scena I)
Parolles: Vediamo. Ma! Dovrebbe far male. Dovrebbe farsi piacere
colui al quale non piace la verginit. una mercanzia che perde
la sua lucentezza se la si lascia giacere: pi la si custodisce e pi
perde di valore: liberatevene, finch vendibile: sappiate andare
incontro alla richiesta. La verginit, come un vecchio cortigiano,
ha un cappello fuor di moda, ha un costume ricco che non costuma pi, come il fermaglio e lo stuzzicadenti che ormai non si
usano pi... meglio il dattero nella torta e nella minestra, che la
data sulla vostra guancia. La vostra verginit, la vostra vecchia
verginit, assomiglia alle nostre pere francesi vizze; brutta al di
fuori, secca al palato; gi, una pera vizza; prima era migliore, ma
ora, gi, vizza. Ecco!

Ulisse Aldrovandi: Iconographia Plantarum,


tomo X, foglio 230 (Fonte: Baldini, 2004)

Il pero dal medioevo


al rinascimento

Romeo and Juliet (II, I)


Mercutio:
If love be blind, love cannot hit the mark.
Now will he sit under a medlar tree,
And wish his mistress were that kind of fruit
As maids call medlars, when they laugh alone.
Romeo, that she were, O, that she were
An open et caetera, thou a poperin pear!
Romeo, good night: Ill to my truckle-bed;
This field-bed is too cold for me to sleep:
Come, shall we go?

A partire dal Medioevo si sviluppa

una vasta letteratura scientifica


e agronomica grazie allattivit di
cultori della scienza del calibro di
P. De Crescenzi, e poi nel periodo
rinascimentale, caratterizzato
da un forte interesse per tutte le
discipline scientifiche, raggiunge la
sua massima espressione con opere
di rilievo a carattere enciclopedico
quali quella eseguita da P. A. Mattioli
o iconografiche come il capolavoro
eseguito da U. Aldrovandi

Giulietta e Romeo (Atto II, Scena I)


Mercuzio:
Se lamore cieco, non pu colpire il segno.
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storia e arte
Ora Romeo sta seduto sotto un nespolo e sogna
con desiderio la sua donna; la vede nella forma
di quel frutto che le ragazze ridendo chiamano nespola,
quando sono sole. O Romeo, se ella fosse,
se ella fosse unaperta... eccetera...e tu una pera di Poperin!
Buona notte, Romeo! Vado a dormire nel mio letto,
perch questo letto da campo troppo freddo per me.
Vieni; andiamo via?

Pere menzionate da
Shakespeare

Pera Warden, nome che indica una

pera grossa usata per cuocere al


forno, di lunga conservazione, la cui
origine andrebbe ricercata nel termine
anglosassone wearden = preservare,
conservare. Il nome potrebbe anche
derivare dallAbbazia di Wardon,
monastero cistercense in Bedfordshire,
fondato nel XII secolo, dove tre pere
sono rappresentate sullo stemma
araldico

Winters tale (IV, III)


I must have saffron, to colour the warden pies; mace, dates,
none; thats out of my note: nutmegs seven; a race or two of ginger, but that I may beg; four pound of prunes, and as many of
raisins o the sun.
Il racconto dinverno (Atto IV, Scena III)
Bisogna che mi procuri dello zafferano per colorire le torte di pere,
e scorza di noce moscata e datteri... No, datteri no, non sono nella
mia lista: sette noci moscate, una radice o due di zenzero, ma
queste posso farmele regalare, quattro libbre di prugne e altrettante di uva seccata al sole.

Pera Poperin, probabile pera fiamminga


introdotta dal rettore di Popering,
stata descritta da John Parkinson
(1567-1650), come esistere di due tipi:
estiva e invernale, entrambe molto
buone, consistenti, a volte con buccia
rugginosa

Seicento (XVII secolo)


A partire dai primi del 1600 si svilupp in Francia una folta schiera
di pomologi che andavano sempre pi perfezionandosi.
Tra i grandi nomi sono da ricordare: Olivier de Serres, Le Lectier Sieur, John Parkinson, Merlet e Jean-Baptiste de la Quintinie.
Olivier de Serres (1539-1619), autodidatta francese, per primo si
dedic al miglioramento in via sperimentale con il Thtre dagriculture et mesnage des champs (1608), descrivendo numerose
variet di pere.
Le Lectier Sieur, procuratore di Re Luigi XIII di Orlans, collezion
e propag nel giardino reale del re molte variet da frutto, poi descritte nel Catalogue des arbres cultivs dans le verger del 1628,
con ben 254 variet di pere. John Parkinson (1567-1650), scrisse
il Paradisi in sole Paradisus terrestris (1629) e il Theatrum Botanicum (1640) con cento xilografie a tutta pagina e che contiene
anche una presentazione delle piante aromatiche e di un frutteto,
cui fanno seguito due interessanti trattati: uno sui frutti e la loro
coltivazione, laltro sullorto aromatico.
Merlet, ritenuto il primo vero pomologo francese, produsse lopera Agrg des bons fruits del 1666, in cui emerge la consistenza
varietale francese di quellepoca, costituita da 481 cultivar di fruttiferi di cui 187 di pero.
Famose le opere di Jean-Baptiste de la Quintinie (1624-1688),
celebre giardiniere di Luigi XIV, tra cui Instruction pour les jardins
fruitiers et potagers, opera apparsa nel 1690, due anni dopo la
sua morte, in cui sono descritte 150 variet di fruttiferi.

Il pero dal 600 al 900

Dal 600, che vede sorgere soprattutto

in Francia un folto numero di pomologi,


si giunge cos al periodo che segna
la massima espansione di opere
pomologiche costituite con rigore
metodologico, compreso tra la met
del 700 e linizio del 900. Tra i vari
studiosi degni di nota, gli italiani
G. Gallesio con la sua monumentale
Pomona ialiana e G. Molon con il suo
Manuale di pomologia

28

letteratura, pittura e cultura

Pere secondo Olivier de Serres

Nessuno tra gli alberi da frutto

ha frutti di tante fogge come il pero,


le cui diverse variet sono innumerevoli
e le loro differenti qualit meravigliose.
Dal mese di maggio al mese di dicembre
si possono trovare sugli alberi pere buone
da mangiare. Osservando attentamente
le diverse forme, le dimensioni, i colori,
i sapori e gli aromi della pera, chiunque
apprezzer la sapienza del Creatore.
Ci sono pere tonde, lunghe e appuntite,
oppure un po spuntate, ce ne sono
di piccole e di molto grandi. Possiamo
trovare pere color delloro o dellargento,
rosse vermiglie o di un verde satinato.
Le pere hanno sapore di zucchero,
di miele, di cannella, di chiodi di garofano;
aromi di muschio, ambra, erba cipollina.
Per dirla in breve i frutti sono talmente
eccellenti che non vale la pena di avere
un frutteto in un luogo dove lalbero
di pero non cresca bene

Pere disegnate da Tommaso Chellini per lopera di Pietro Antonio Micheli.


Le pere raffigurano diversi tipi di Moscatelle, la Moscatellona, la Zuccherina
piccola, la Ciampolina, le Bianchette e lArancia destate (Fonte: Bellini et
al., 1982)

Alla fine del XVII secolo fu compiuto un altro grande passo nella pomologia italiana, quando le ricchissime collezioni di frutta
raccolte dai Granduchi Medicei in Toscana furono catalogate e
documentate sotto richiesta di Cosimo III dal botanico Pietro Antonio Micheli (1679-1737) e il pittore di corte Bartolomeo Bimbi
(1646-1729), che con la collaborazione dellacquerellista Tommaso Chellini (1672-1742) dettero vita allopera Enumeratio quarundam plantarum sibi per Italiam et Germaniam observatarum in
acta Tournefortii methodum dispositarum, tomo X, comprendente
un saggio e numerose tavole di variet di frutti.
Tavola della Pomona Italiana di Giorgio
Gallesio (1817-1839) rappresentante la pera
Spina (Fonte: Baldini, 2004)

Dal Settecento ai primi del Novecento


Il periodo compreso tra la met del 700 e linizio del 900 segna la massima fioritura delle opere pomologiche, costituite con
29

storia e arte
rigore metodologico, in cui, oltre alla descrizione e riproduzione
su tavola, appaiono una serie di notizie sullorigine, sui sinonimi
e sulle tecniche di coltivazione. Queste opere sono ancora oggi
strumento valido per la identificazione delle variet.
Si segnala, per esempio, Henry-Louis Duhamel du Monceau
(1700-1782), fondatore di numerosi trattati tra cui il Trait des Arbres Fruitiers del 1768, in 2 tomi in cui sono descritte in maniera
dettagliata 400 specie e variet, tra cui 119 tipi di pere, nonch
i frati del monastero Chartreuse de Paris che moltiplicarono tra il
1650 e il 1789 pi di un milione di piante da frutto e nel 1775 descrissero 102 variet di pere.
Tra le altre importanti opere pomologiche di origine europea vi sono la Pomologia (1758) e la Fructologia (1763) di Hermann Knoop,
la Pomona Austriaca (1772-1796) di Johann Kraft, il Teutsche
Obstgaertner (1794-1804) di Johann Volkmar Siekler, la Pomona
Franconica (1776-1801) di Johan Prokop Mayer, la Pomona Londinensis (1806) di William Kooker ecc. Da ricordare anche il frate
del monastero di Montebello di Urbino Cesare Majoli (1746-1823)
che compil lopera Plantarum collectio (1790-1810), composta
da 27 tomi con oltre 5000 disegni, comprensivi di tavole acquarellate raffiguranti a grandezza naturale e con grande qualit variet
di frutti di molte regioni italiane.
In Belgio, labate Nicola dHardenpont e il pomologo Jean Baptiste Van Mons svilupparono il miglioramento varietale del pero,
orientando la selezione sulle cultivar e non pi sulle semine occasionali e generiche. Hardenpont costitu 12 nuove variet, mentre
Van Mons diffuse oltre 400 cultivar e pubblic nel 1823 un catalogo dove figuravano elencate ben 1050 variet di pero.
Degno di menzione anche il noto vivaista Luigi Noisette, che accumul tanto materiale pomologico da compilare Le Jardin Fruitir
(1821), pregevole lavoro che fece rinascere in Francia lamore verso gli studi pomologici; vi si trovano descritte 238 cultivar di pero.
Nel 1838 Antonio Poiteau stamp la Pomologie Franaise con tavole a colori e con la descrizione di ben 397 cultivar di fruttiferi.
Ma lelenco dei pomologi davvero ampio; infatti in Francia si
ricorda Leroy, Mas, Decaisne, Thomas, Vilmorin e Rozier; in Germania Lucas, Oberdieck, Jahn, Diel, Engelbrecht e Lauche; in
Austria Stoll, Mader, Franck, Babo e Attems; in Belgio Van Hulle,
Burvenich, Bavay, Buisseret, Gillikens e Pinaert; in Inghilterra e
negli Stati Uniti dAmerica Miller, Lyndney, Rogers, Hogg, Dowing,
Thomas, Thompson ecc.; che pubblicarono opere di gran lunga
superiori a quelle degli scrittori che li preceddettero.
Nella seconda met del XIX secolo si costituirono le prime associazioni nei vari Paesi che concorsero al progredire della pomologia. In Germania sorse la Deutsche Pomologen Verein (1860)
che pubblic numerose importanti opere pomologiche quali lIllustrirtes Handbuck di Lucas, Oberdieck e Jahn e la Deutsche

Tavole della Pomona Italiana di Giorgio


Gallesio (1817-1839) rappresentanti le pere
Limone e Angelica (Fonte: Baldini, 2004)

30

letteratura, pittura e cultura


Pomologie di Lauche. Il principale merito di questa associazione
laver iniziato una serie di congressi pomologici (1853 a Naumburg, 1857 a Gotha, 1860 a Berlino, 1863 a Garlitz, 1874 a Trier,
1877 a Potsdam ecc.).
In Francia si ebbe il Congresso pomologico, sorto come vera
e propria associazione nel 1856 con sede a Lione, che teneva
assemblee annuali nelle varie citt francesi con lo scopo di fare incontrare studiosi e rendere pubblici i risultati dei loro lavori. Anche
negli Stati Uniti sorsero le societ pomologiche; fra esse lAmerican Pomological Society, con sede a Boston, sulla falsariga della
quale si organizzarono tutte le altre societ pomologiche.
Tornando allItalia, ai primi dell800 troviamo la monumentale Pomona Italiana (1817-1839) di Giorgio Gallesio (1772-1839), dove
sono descritte e rappresentate con grande validit scientifica e
artistica numerose variet di fruttiferi, tra cui 21 di pero (Angelica,
Allora, Brutta e Buona di Giavenne, Bugiarda, Buon Cristiana Vernina, Butirra Bianca, Butirra Grigia o Butirra dAutunno, Campana, Del Duca o Centodoppie, Limone, Luisa o Butirra dInverno,
Martin Secco, Moscatellina, Passa-tutti, Perla, Pistacchina, Reale, Spadona, Spina, Spadona Vernina o San Germana, Virgolata).
Lopera ha lambizioso progetto di descrivere le variet pi squisite del repertorio frutticolo nazionale.
Al rigore scientifico si unisce una raffinata esecuzione pittorica,
formata da 160 tavole a colori, grazie alla collaborazione di una
nutrita schiera di pittori naturalisti professionisti e dilettanti, diretti
e seguiti pressantemente dallo stesso Gallesio.
Allo stesso periodo risale lopera di Antonio Targioni Tozzetti
(1785-1856) intitolata Raccolta di fiori, frutti ed agrumi pi ricercati per ladornamento dei giardini, disegnati al naturale da vari
artisti (1825), anchessa corredata da tavole a colori disegnate da
vari artisti.
Arriviamo cos ai primi del 900 con limponente manuale di Pomologia pubblicato nel 1901 di Girolamo Molon (1860-1937), libro popolare, pratico, modesto ma utile, per usare le stesse
parole di Molon, a quanti amano la frutticoltura.
Limponente opera di Molon d nuovi stimoli e ampi contributi al
progresso della pomologia nel nostro Paese. In questa opera egli
descrive con puntigliosa precisione di nomenclatura, riferimenti
bibliografici, sinonimie e caratteristiche agro-bio-pomologiche e
commerciali, numerose cultivar di fruttiferi tra cui 327 di pero.
Egli pubblica numerose altre opere di sistematica, tassonomia e
classificazioni pomologiche, tra le quali: Buone frutta, studi di fitografia e tassonomia pomologica (1890), LAmpelografia (1906);
Brevi note di tassonomia pomologica (1907), Come si classificano
le pere (1916), Bibliografia orticola (1927) ecc.
Inizia un periodo molto fecondo per gli studi e le descrizioni pomologiche, non solo in Italia, ma anche negli Stati Uniti, in Francia,
in Inghilterra e in Russia, dove i criteri adottati nella descrizione

Tavola della Pomona Italiana di Giorgio


Gallesio (1817-1839) rappresentante la pera
Moscatellina (Fonte: Baldini, 2004)

Pera Bugiarda, disegno di Targioni Tozzetti


(1825) (Fonte: Baldini, 2004)

31

storia e arte

Disegno di pera di Garnier Valletti,


indispensabile per lesecuzione del modello

Manuale di Pomologia (1901) di Girolamo Molon, pubblicato dalleditore


U. Hoepli (MI) (Fonte: Baldini, 2004)

delle piante da frutto diventano sempre pi numerosi e minuziosi


e linsieme dei caratteri viene raccolto nella scheda pomologica,
che rappresenta una sorta di carta di identit della cultivar. Basti
qui ricordare lopera meritoria di Hedrick e collaboratori (1908,
1911, 1915, 1917, 1921, 1925), che con i loro 6 prestigiosi volumi
monografici, hanno descritto e illustrato oltre 10.000 cultivar delle
diverse specie arboree da frutto, tra cui The pears of New York
(1921), che descrive 2909 cultivar di pero, 90 delle quali compiutamente illustrate.
Fra le opere pi significative francesi, vi quella di Chasset, Essai
de dtermination des fruits (poires) (1928), in cui lautore affronta
il difficile problema della classificazione delle numerose cultivar di
pero in famiglie.
A questo periodo storico appartiene anche la formazione delle
raccolte di frutti artificiali concepite per fare conoscere le variet
pi importanti, spesso accompagnate da disegni originali eseguiti
dal vero prima di realizzare i modelli artificiali.
Vi sono quelle realizzate a Firenze presso il Museo di Storia Naturale da Clemente Michelangelo Susini (1754-1814) e Francesco Calenzuoli (1796-1828), poi da Antonio Piccioli (1794-1842)
e Luigi Calamai (1800-1851), quella di Cesare Bettini (1801-1855)
a Bologna; ma la collezione pi importante senza alcun dubbio quella eseguita da Francesco Garnier Valletti (1808-1889),
conservata presso lAccademia di Agricoltura di Torino e il Dipartimento di Colture Arboree dellUniversit di Milano, lIstituto Tecnico Agrario Statale di Firenze e lIstituto Tecnico Agrario
A. Ciuffelli di Todi (PG), con migliaia di pezzi realizzati in cera,
gesso, resine e numerosi altri materiali fusi insieme. Il suo modo
di imitare fiori e frutti fu molto apprezzato dai grandi signori di
Milano, Vienna, Pietroburgo, nonch da tutte le case imperiali

Disegni eseguiti da Garnier Valletti


inframmezzati da appunti per definire forma,
colore, dimensione e aspetto dei frutti

Composizione ornamentale con modelli


di frutti di Garnier Valletti appartenenti
alla collezione milanese (Fonte delle tre
immagini: Collezione Garnier Valletti
del Dipartimento di Colture Arboree,
Universit degli Studi di Milano)

32

letteratura, pittura e cultura


dAustria, di Prussia e Russia, dove esistono lavori di gran pregio
ordinati dagli imperatori e imperatrici.
In Europa il tedesco Carl Schildbach (1730-1817) a realizzare
un singolare erbario artificiale intorno al 1788 che riproduceva
foglie, fiori e frutti di oltre 400 specie di interesse agrario tra cui
anche alcune piante da frutto, quali melo, pero, pesco, albicocco, ciliegio, susino, agrumi ecc. La collezione di modelli eseguita
utilizzando cera, filo di ferro, carta, cuoio, colori e vernici, conservata in cassette di legno presso il Naturkundemuseum Ottoneum di Kassel.
In vari musei naturalistici tedeschi sono custoditi raccolte di frutti artificiali, molte delle quali provengono dal Landes-IndustrieComptoir di Weimar, fondato nel 1791 da Friedrich J. Bertuch
(1747-1822), imprenditore ed editore di importanti periodici.
Presso il Museo di Storia Naturale di Parigi si trova oggi quel che
resta della collezione ceroplastica di piante e frutti, per lo pi originari delle Indie, eseguita ai primi dell800 da Marc de Robillard
dArgentelle (1777-1828), ufficiale della marina francese.
Sempre in Francia, presso la Societ Orticola del Dipartimento
della Senna inferiore si trova una raccolta di modelli di pere e mele
da sidro eseguita da un certo M. Bouchetet nel corso dell800.
In un museo di Graz in Austria sono conservati oltre 400 frutti di cartapesta ricoperta da un sottile strato di cera e gesso
fabbricati in Sassonia verso la fine dell800 dalla ditta Duerfel
di Obernau; sempre in Austria, vicino a Graz, si trova unaltra
raccolta di 243 frutti artificiali eseguiti da padre Constantin Keller
(1778-1864).
Una piccola ma preziosa collezione di frutti in legno allestita tra il
1920 e il 1940 da Josef Rulisek (1867-1944) si trova esposta nella
Repubblica Ceca presso il Moravsk Museum di Brno.
Anche nella letteratura moderna viene fatto spesso riferimento al pero in modo effimero. Un esempio si ritrova nel romanzo
di Charles Dickens (1812-1870), David Copperfield, dove Uriah
Heep, dopo aver espresso al padre di Agnes Wickfield il desiderio di sposarla ed essere stato duramente respinto, esprime i suoi
sentimenti in termini pomologici.
Brevi citazioni sul pero si possono trovare negli scritti di Grazia
Deledda (1871-1936), seconda donna a ricevere il premio Nobel
per la letteratura: I peri carichi di frutti maturi che al sole parevano di cera pronti a liquefarsi; o in quelli di Gianna Manzini (18961974), celebre scrittrice toscana di romanzi, racconti e saggi: Le
pere, sul ramo che non ne pu pi, sembravan visi di adulti con
gli orecchioni.
Karl Heinrich Marx (1818-1883), filosofo, critico delleconomia
politica e rivoluzionario comunista, durante il suo fecondo periodo di studi teorici, fece uso delle pere insieme alle mele e altri
frutti nella satira degli hegeliani di sinistra Bruno Bauer e altri, che
aveva scritto nel 1844 insieme con Friedrich Engels (1820-1895),

Modello di legno di frutti di pero realizzato


da Josef Rulisek (Moravsk Museum, Brno,
Repubblica Ceca) (Fonte: Buccellati
e Eccher, 1998)

Citazioni del pero nella narrativa

Tra le altre, alcune menzioni fatte

al pero nella narrativa fiabesca


di L. da Vinci, in quella drammaturgica
di W. Shakespeare o ancora in quella
pi moderna di C. Dickens; ma anche
vengono riportati alcuni riferimenti
al pero che si ritrovano in versi
di poesie e canzoni, quale la popolare
canzone inglese sul Natale intitolata
The Twelve Days of Christmas

33

storia e arte
importante economista, filosofo, scrittore e politico rivoluzionario
tedesco che contribu con Karl Marx allo sviluppo del socialismo
scientifico.
In essa viene mostrata e messa in ridicolo la genesi dellastrazione della realt sensibile, la mistificazione della realt prodotta
dallhegelismo:

Espressioni pomologiche
in David Copperfield

Oh, ma sicuro! disse Uriah. Quando


una persona umile, sa che cos
una scusa? tanto facile! Diamine!
Immagino, aggiunse con una
contorsione, che qualche volta anche
lei abbia colto una pera prima che fosse
matura, signorino Copperfield. No?
Immagino di s, risposi.
Io lho fatto ieri sera, disse Uriah;
ma maturer! Basta averne cura:
posso aspettare.
Profondendosi in saluti, discese
mentre il vetturino saliva. A giudicare
dallapparenza, stava mangiando
qualcosa per vincere laria rigida del
mattino; ma faceva con la bocca certe
smorfie come se la pera fosse gi
matura ed egli schioccasse le labbra
nel pregustarla.
(capitolo 39, Wickfield e Heep, Rizzoli
Editore, 1957)

Se io, dalle mele, pere, fragole, mandorle frutti reali mi formo


la rappresentazione generale frutto e immagino che il frutto la
mia rappresentazione astratta, ricavata dai frutti reali sia unessenza esistente fuori di me, sia anzi lessenza vera della pera,
della mela ecc., io dichiaro con espressione speculativa che
il frutto la sostanza della pera, della mela, della mandorla ecc.
Io dico allora che per la pera non essenziale essere pera, che
per la mela non essenziale essere mela. Lessenziale, in queste cose, non sarebbe pi la loro esistenza reale, sensibilmente
intuibile, ma lessenza che ho astratto da esse e ad esse ho attribuito, lessenza della mia rappresentazione il frutto.
Io dichiaro allora che mela, pera, mandorla ecc., sono semplici
modi di esistenza, modi del frutto. Il mio intelletto finito, sorretto
dai sensi, distingue certamente una mela da una pera e una pera
da una mandorla, ma la mia ragione speculativa dichiara inessenziale e indifferente questa diversit sensibile.
Essa vede nella mela la stessa cosa che nella pera, nella pera la
stessa cosa che nella mandorla, cio il frutto. I frutti particolari e
reali non valgono pi che come frutti parventi, la cui vera essenza
la sostanza, il frutto... Il minerologo la cui scienza si limitasse
a dire che tutti i minerali sono in verit il minerale sarebbe un
minerologo solo nella sua immaginazione.
Luomo comune non crede di dire nulla di straordinario quando
dice che ci sono mele e pere. Ma il filosofo (hegeliano, speculativo), quando esprime queste esistenze in modo speculativo,
ha detto qualcosa di straordinario. Ha compiuto un miracolo,
ha prodotto dallessere intellettuale irreale il frutto gli esseri naturali reali, la mela, la pera ecc.; cio dal suo proprio intelletto astratto, che egli si rappresenta come un soggetto assoluto
esistente fuori di s, che egli si rappresenta qui come il frutto,
ha creato queste frutta e in ogni esistenza che esprime, egli
compie un atto creativo... dichiara la sua propria attivit, mediante la quale egli passa dalla rappresentazione mela alla rappresentazione pera, essere lautoattivit del soggetto assoluto,
del frutto.
Questoperazione si chiama, con espressione speculativa: concepire la sostanza come soggetto, come processo interno, come persona assoluta, e questo concepire forma il carattere essenziale del metodo hegeliano.
(Marx e Engels, La sacra famiglia o Critica della critica critica,
1845)

Natura morta con frutta in un fregio della


Villa di Giulia Felice a Pompei (Museo
Nazionale di Napoli) (Fonte: Forte, 1974)

34

letteratura, pittura e cultura


Il pero nella pittura
Le pere si trovano raffigurate nei dipinti di nature morte, festoni e
mosaici romani ritrovati nelle rovine di Ercolano e di Pompei. Nel
Museo nazionale di Taranto possibile ammirare, per esempio,
uno splendido mosaico che ornava i pavimenti di antichi edifici
romani con bellissime melagrane, pere e altra frutta.
Tipici del mondo romano, o in esso meglio documentati grazie
alla conservazione degli affreschi, sono i quadretti con xenia,
ossia con quei cibi freschi e bevande che un ospite trovava
sempre nella propria camera, quale atto di cortesia del padrone
di casa. Delluso di regalare dipinti con frutti abbiamo notizie
che risalgono ai primi del 500, come per esempio il caso del
poeta Gerolamo Casio a Isabella dEste (1474-1539), marchesa
di Mantova.
Laccostamento del pero al melo e al fico riscontrato nel pomario del palazzo reale di re Alcinoo si ritrova anche nelle iconografie cristiane probabilmente quale metafora degli alberi sacri.
Luso simbolico della pera permane nellarte cristiana sotto varie forme. Cos per esempio, lambulacro del Mausoleo di Santa
Costanza a Roma, capolavoro paleocristiano, ha una volta a
botte (databile al 337-350 d.C.) decorata con mosaici del IV secolo raffiguranti scene di vendemmia, frutta, fiori, animali e uccelli. Frutti vari, tra cui quelli di pero, si possono trovare spesso
nelle pitture rinascimentali religiose, quale simbolo di omaggio
e di offerta, dalla cui estrazione, secondo alcuni, sarebbe nata
la natura morta autonoma. Tra queste la pi famosa la Madonna del Pero di Giovanni Bellini (1430-1516 circa), uno dei
grandi pittori rinascimentali e il pi grande esponente dellarte
veneta quattrocentesca. Un angelo con pera rappresentato
nella Cappella dei Giudici di Bergamo. Due ciocche di pere si
possono trovare sotto il trono della Madonna col bambino fra i
santi della Pinacoteca vaticana, dipinto eseguito da Alessandro
Bonvicino (1498-1554 circa), detto il Moretto da Brescia, che
riusc a tradurre la pittura religiosa classica in una espressione
semplice della realt quotidiana. Del Moretto da Brescia anche una fruttiera con pomi e pere posata ai piedi del trono della
Vergine nella pala bergamasca di S. Andrea, da considerarsi, a
detta di M. Gregori (2003), uno dei prototipi della natura morta
in Lombardia.
Pittore di opere sacre, in particolare pale daltare, anche il figlio
darte Vincenzo Campi (1536-1591), agli esordi della sua carriera.
In seguito vira di tematica ed esegue opere a soggetto sociale, le
cosiddette scene di genere, consessi popolareschi dove la povera gente banchetta o le fanciulle ostentano pietanze. Tra questi
la Fruttivendola, che appartiene a una serie di 5 quadri eseguiti
dal pittore cremonese su commissione e destinati ad arredare la
sala da pranzo del castello di Kirchheim, residenza estiva del banchiere Hans Fugger.

Giovanni Bellini: Madonna del Pero


(Fonte: Janick, 2002)

Moretto da Brescia: Fruttiera, particolare


della pala di S. Andrea, Bergamo
(Fonte: Gregori, 2003)

35

storia e arte
Per certi versi Campi da ritenersi uno dei precursori della natura
morta, che nel secolo entrante il 600 diverr, grazie soprattutto
agli artisti fiamminghi, un tema in auge e dal profondo simbolismo.
La pittura fiamminga, affermatesi tra il XV e XVII secolo nella regione storica delle Fiandre e nel vasto territorio confinante, specie quella di Pieter Claesz, Willem Kalf, Clara Peeters, Adriaen
van Utrecht, Frans Snyders, Joachim Beuckelaer, estremamente
analitica e attenta al dettaglio, realistica e di grande precisione
ottica, per prima introduce nella composizione pittorica gli oggetti
del quotidiano, inseriti quali unici protagonisti nei celebri interni,
dando lavvio, in pieno 600, alla corrente artistica della natura
morta. I principali esponenti di questo movimento furono gli olandesi, fortemente attratti dal gusto della descrizione miniaturistica,
molto coerente con la natura morta: i quadri che rappresentavano
frutta e oggetti vari, considerati quasi un genere a s stante, si
chiamavano ontbijt (colazioni).

Moretto da Brescia: particolare di una


pala della Pinacoteca Vaticana, Roma
(Fonte: Gregori, 2003)

Vincenzo Campi: particolare di Natura


morta di frutti e vegetali (olio su tela,
71,591 cm; Brescia, collezione Angelo
Faroni) (Fonte: Gregori, 2003)
Vincenzo Campi: Fruttivendola (olio su tela, 142215 cm; castello di
Kirchheim, collezione Fugger) (Fonte: Gregori, 2003)

Ma anche se molti aspetti della natura trovarono la loro elaborazione e sviluppo nelle Fiandre e in Olanda, la grande pittura di
natura morta quella che nasce in Italia con lopera rivoluzionaria
di Michelangelo Caravaggio (1573-1610). La Canestra di frutta del
Caravaggio, dellAmbrosiana, eseguito a Roma prima del 1596
e inviato in dono dal Cardinale del Monte al Cardinale Federico
Borromeo, per la sua galleria milanese, afferma linteresse per il
soggetto inanimato, non pi periferico e complementare alla figura umana, ma centrale ed esauriente.
Vi rappresentata una canestra di frutta che poggia su di un piano sul margine inferiore della tela, i cui elementi, accompagnati
da un tralcio di vite, non risultano idealmente scelti per bellezza
e perfezione ideale. La mela bacata, cos come alcuni acini e la
pera sono martellati dai parassiti; i fichi sono spaccati per lec-

Dipinto fiammingo

36

letteratura, pittura e cultura

Il pero nella pittura

Il viaggio nellarte pittorica parte dalle

raffigurazioni di pere ritrovate nei resti


di Ercolano e Pompei, per giungere
allavvio, in pieno Seicento, della
corrente artistica della natura morta,
attraverso il ricordo di alcuni grandi
pittori rinascimentali religiosi, da alcuni
ritenuti precursori della natura morta,
fino a giungere allopera rivoluzianaria
di M. Caravaggio

Michelangelo Caravaggio: Canestra di frutti (Milano, Pinacoteca Ambrosiana)


(Fonte: Gregori, 2003)

cessiva maturazione e le foglie alternano, al vigore della natura,


segni di caducit. Lopera unautentica novit per il momento
storico in cui viene data alla luce. In primo luogo perch la natura viene per la prima volta eletta a soggetto dellopera con un
nuovo e proprio genere, poi perch non sono pi le presenze
ideali a essere scelte come testimoni stilistici, bens quelle reali
e naturali.
Una delle botteghe pi attive gi nel primo decennio del 600, oltre
alla bottega del Cavalier dArpino, che lo stesso Caravaggio frequent per alcuni mesi, era tenuta da Tommaso Salini (1575-1625),
detto Mao e allievo di Giovanni Baglioni, che esord nellambito del
tardo manierismo romano, sebbene il suo nome sia soprattutto legato a un gruppo di nature morte di chiaro influsso caravaggesco,
La natura morta di frutta e ortaggi, collezione privata firmata e datata 1621.
Nella fervida bottega del cavaliere transitarono figure quali
quella dellolandese Floris Claesz van Dijck (1575-1651), esponente di una cultura naturalistica tipicamente nordica, e quella
di Francesco Zucchi (1562-1622), autore anche di curiosi montaggi di frutta.
Probabilmente verso la fine della decade ebbe inizio lattivit dellaccademia promossa da Giovanni Battista Crescenzi (1577-1635)
con esercizi al naturale. Architetto e pittore, appartenente a una nobile famiglia, Crescenzi si trasfer in Spagna nel 1617 al seguito del
cardinale Zapada, dove il campo della natura morta lo vide ancora
in attivit. Port con s anche il suo protetto Bartolomeo Cavarozzi (1587-1625), da molti ritenuto il Maestro della natura morta Acquavella, affascinante pittore caravaggesco di grande raffinatezza
e perizia tecnica, che dopo la decisa conversione al linguaggio di
Caravaggio elabor pochi ma raffinatissimi temi, spesso ripetuti in
repliche autografe per selezionati collezionisti.

Tommaso Salini: Cesta con carciofi e frutti,


tra cui diverse pere (olio su tela, 6578 cm;
Pesaro, Musei Civici) (Fonte: Gregori, 2003)

Giovanni Battista Crescenzi: Natura morta di


fiori, frutta e ortaggi (olio su tela, 104,8139,7
cm; North Carolina Museum of Art)

37

storia e arte
Pietro Paolo Bonzi (1576-1636), detto il Gobbo dei Carracci, forse
per una sua manifesta deformazione fisica, fu, con Crescenzi e
Salini, uno dei primi maestri di nature morte nellambito del Seicento romano post-caravaggesco. Si form nella accademia promossa da Giovanni Battista Crescenzi dove si dedic a dipingere
frutti al naturale, e in seguito entr in contatto con i pittori carracceschi (di Annibale Carracci) a Roma. Leredit del Caravaggio fu
raccolta anche dal Maestro di Hartford, nome di comodo assegnato allanonimo autore di una serie di dipinti eseguiti a stretto
contatto con il mondo caravaggesco.
Poco chiari sono i passaggi che portarono allesplosione della
grande natura morta barocca a Roma intorno al quarto decennio
del 600. probabile che pittori nati ai primi del secolo come Michelangelo Cerquozzi (1602-1660) e Michele Pace detto Michelangelo di Campidolio (1610-1670 circa), abbiano iniziato come
caravaggeschi per poi evolversi in senso barocco, mediante labbandono del naturalismo e delle problematiche di luce per scene
di pi immediata lettura e maggiore impatto decorativo.
A Milano una posizione preminente spetta a Giovanni Ambrogio
Figino (1553-1608), che fu anche un esperto ritrattista.
La sua linea pittorica continua con Fede Galizia (1578-1630), gi
affermata a 16 anni come ritrattista, ma anche conosciuta per le
composizioni di tema religioso, tanto da ricevere diverse committenze pubbliche per le pale daltare delle chiese di Milano. Tuttavia,
linteresse degli storici rivolto essenzialmente alle sue nature morte, opere caratterizzate da una singolare armonia compositiva con
un assetto cromatico essenziale e una luce fredda e tagliente.

Bartolomeo Cavarozzi (Maestro della


natura morta Acquavella): Festoni di frutta
(collezione privata) (Fonte: Gregori, 2003)

Pietro Paolo Bonzi (Il Gobbo dei Carracci):


Fichi, ciliegie, mele, nocciole, fragoline
di bosco, pere, cetrioli, prugne su due
piani di pietra (olio su tela, 61,274,5 cm;
collezione privata) (Fonte: Gregori, 2003)

Bartolomeo Cavarozzi (Maestro della natura


morta Acquavella): Natura morta con putto
(collezione privata) (Fonte: Gregori, 2003)

Maestro di Hartford: Uve diverse, alzatina con fichi, ciliege, pere,


albicocche, pesche, una caraffa in vetro con fiori e due farfalle bianche
(olio su tela, 141177 cm; New York-Paris, collezione Haboldt & Co.)
(Fonte: Gregori, 2003)

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letteratura, pittura e cultura

Panfilo Nuvolone: Alzata con frutti, fichi, fiori e farfalle (olio su tela, 4153 cm;
Germania, collezione privata) (Fonte: Gregori, 2003)
Giuseppe Arcimboldo: Vertunno, ritratto
dellimperatore Rodolfo II (1590) (olio su
legno, 6856 cm) (Fonte: Autori Vari, 2003)

Sul mercato esistono diverse repliche effettuate dalla pittrice,


talvolta dipinte accanto a Panfilo Nuvolone (1581-1651), un altro
bravo pittore di nature morte dellepoca, che dipinse anche pale
daltare per le chiese lombarde.
In maniera differente, tutti questi artisti furono influenzati dalle opere del milanese Giuseppe Arcimboldo (1527-1593), conosciuto da
molti per le sue caratteristiche raffigurazioni di volti formati dagli
oggetti pi disparati come animali, frutti, ortaggi, libri e altro.
La fortuna di Arcimboldo legata al trasferimento presso la corte
asburgica di Vienna e poi di Praga, dove lavor come illustratore
scientifico alle dirette dipendenze degli imperatori Ferdinando I,
Massimiliano II e Rodolfo II, a partire dal 1562, prima di rielaborare
la natura negli stravaganti assemblaggi dei suoi ritratti. Il suo modo bizzarro di dipingere si ritrova nel suo olio su tavola Vertunno
(ritratto dellimperatore Rodolfo II, 1590), dove limperatore impersona Vertunno che, presso gli antichi romani, era il dio della vegetazione e dei cambiamenti. La figura composta da fiori, frutti
(appunto la pera per rappresentare il naso) e verdure varie.
A Firenze una parte consistente della produzione di nature morte
strettamente connessa con la cultura e ricerca scientifica sviluppatasi in Toscana sin dalla seconda met del 500, grazie al
forte appoggio della corte medicea e rivolta alla riproduzione con
minuziosa precisione del dato reale in funzione anche alle esigenze di classificazione degli scienziati. Tra queste le tavole con raffigurazioni di piante del pittore Jacopo Ligozzi (1547-1627), che
si trasfer a Firenze nel 1578, chiamato da Francesco I de Medici
che gli aveva affidato il compito di realizzare un corpus di tavole

Filippo Napoletano: Rinfrescatoio con frutti


(olio su tela, 3746 cm; Firenze, Palazzo
Pitti, Depositi della Galleria Palatina)
(Fonte: Gregori, 2003)

39

storia e arte
botaniche e zoologiche. Se intensa fu la sua attivit pittorica esercitata in tutto il Granducato, raggiunse una straordinaria celebrit
in tutta Europa per le sue illustrazioni di piante e animali, ammirate
da naturalisti e intenditori.
La corrente naturalistica caravaggesca fiorentina annover altri grandi pittori tra i quali Filippo Napoletano (1587-1629), pittore, formatosi tra Roma e Napoli, che si dilettava dhaver bellissime bizzarrie
dogni sorte. Nella sua produzione spiccano infatti le nature morte
eseguite con spirito scientifico, molte delle quali realizzate tra il 1617
e il 1621 a Firenze, dove venne chiamato dal Granduca Cosimo II.

Giovanna Garzoni: Susine su unalzatina


con pere e ciliegie (guazzo su cartapecora,
6649,5 cm; Firenze, Galleria degli Uffizi)
(Fonte: Meloni Trkulja e Fumagalli, 2000)

Giovanna Garzoni: Pere, uva e chiocciola (guazzo su cartapecora,


24,532,5 cm; Firenze, Galleria Palatina) (Fonte: Meloni Trkulja e Fumagalli,
2000)

Sulla linea dellillustrazione di fondamento scientifico e ligozziano


di fiori, frutta e vegetali occupa un posto privilegiato la miniatrice
ascolana Giovanna Garzoni (1600-1670), al servizio dei medici dal
1642 al 1651. La sua pittura, pi che miniaturistica come spesso
stata impropriamente definita, si compone di una sintesi tra la natura morta e il disegno scientifico. A testimoniare labilit di questa pittrice rimane un consistente gruppo di sue opere conservate
nella Collezione Pitti a Firenze, ma anche allAccademia di S. Luca
a Roma, che ne possiede un album con ben 22 studi di insetti,
frutta e fiori, lascito testamentario della stessa pittrice. Altri fogli di
delicata pergamena a tempera, la sua tecnica prediletta, sono anche in altre collezioni sparse in tutta lEuropa e nel mondo, come
la Biblioteca Nacional di Madrid o il Cliveland Museum of Art. Sulla sua scia si mosse Octavianus Monfort, miniatore forse torinese,
autore di nature morte su pergamena con stile inconfondibile, da
cui sembra trarre limpostazione generale delle composizioni.

Giovanna Garzoni: Coppa azzurra con


fragole, pere e cavalletta che mangia
chicchi di grano (guazzo su cartapecora,
2533 cm; Firenze, Galleria Palatina)
(Fonte: Meloni Trkulja e Fumagalli, 2000)

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letteratura, pittura e cultura

Giovanna Garzoni: Piccole pere in un piatto,


nespole e ciliegie (guazzo su cartapecora
25,537 cm, Firenze, Galleria Palatina)
(Fonte: Meloni Trkulja e Fumagalli, 2000)

Octavianus Monfort: Mele, pere, ciliegie, uva, pesche in una tazza di ceramica
bianca sopra un piano dappoggio (tempera su pergamena, 53,540,8 cm;
collezione privata) (Fonte: Gregori, 2003)

Protagonista di una serie affascinante di scrupolose e obiettive


rappresentazioni animali e vegetali fu il fiorentino Bartolomeo
Bimbi (1646-1729) che riusc a coniugare larte barocca con attenzione scientifica. Tra i suoi dipinti anche 24 tele pomologiche
rappresentanti a grandezza naturale variet di frutti di pesco, albicocche, castagne, ciliegie, datteri, fichi, mele, pere, susine, agrumi e uva, numerate e con rispettivo nome volgare trascritto nei
corrispondenti cartigli in calce ai quadri.
In particolare una delle tre tele dedicate alle pere, la Castello 611,
dipinta nel 1699 da Bartolomeo Bimbi, raffigura ben 5 gruppi di
pere che maturano nei mesi di giugno (12 variet), luglio (27 varie-

Inv. Castello 1910 n. 611 (villa medicea,


Poggio a Caiano, PO) di Bartolomeo Bimbi,
1699 (olio su tela, 171228 cm)
(Fonte: Bellini et al., 1982)

41

storia e arte
t), agosto (28 variet), settembre (16 variet), ottobre (19 variet)
e dinverno (12 variet).
A Genova, la nascita della natura morta come genere autonomo fu diversa da altri contesti italiani e fortemente influenzata
dalla presenza di numerosi pittori fiamminghi, soprattutto Jan
Roos (1591-1638), Pieter Paul Rubens (1577-1640) e Anton van
Dyck (1599-1641). La molteplicit di stimoli conflu nel primo
quarto del 600 nella nascita dei bodegones genovesi, ricche
composizioni con fiori, frutti, cacciagione accompagnate dalla
presenza di figure. A Genova, come ad Anversa, ebbero particolare fortuna le immagini di tavole imbandite, cucine, scene
di mercato, nonch animali vivi. Tra i grandi genovesi Sinibaldo
Scorza (1589-1631), che si dedic a tempo pieno alla pittura,
preferendo soggetti quali fiori, animali e paesaggi, traendo la
maggior ispirazione dagli artisti fiamminghi e in particolar modo
dalle opere di Albrecht Drer.
Tra gli altri protagonisti della pittura di natura morta emerge a
Napoli la figura di Luca Forte (1605-1670), da considerarsi il primo grande specialista della scuola napoletana. Le affinit stilistiche con il naturalismo caravaggesco sono riscontrabili nel
notevole plasticismo dei singoli elementi, dal taglio luministico e
dalla semplicit compositiva. Gli oggetti, il pi delle volte sono
disposti su un ripiano privo di profondit e si stagliano su un
fondo scuro. Lopera Natura morta con mele e pere, di piccole
dimensioni, rappresenta un esempio tipico della pittura quasi
miniaturistica di Luca Forte intorno agli anni Trenta.
A partire dagli anni Trenta del 600 il filone si sviluppa attraverso
personalit ben definite, come Paolo Porpora (1617-1673) con il
suo stile scenografico e barocco; Giuseppe Recco (1634-1695)
con il suo stile pi lirico; Giovan Battista Recco (1615-1660) e

Luca Forte: Vite con mele e pere

Luca Forte: Natura morta di frutti e fiori (olio


su tela, 6478 cm; Marano di Castenaso,
collezione Molinari Pradelli)
(Fonte: Gregori, 2003)

Sinibaldo Scorza (gi Fede Galizia): Natura morta con studio di pere (olio
su carta applicata su tavola, 2441 cm; collezione privata)
(Fonte: Gregori, 2003)

Luca Forte: Mele e pere

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letteratura, pittura e cultura


Giovan Battista Ruoppolo (1620-1685), entrambi di maggiore
impegno naturalistico e drammatico, ai quali si affiancano occasionalmente anche le opere di pittori barocchi di figura, come
Salvator Rosa (1615-1673).
Elemento caratteristico della natura morta napoletana del 600
lintensit e la fedelt delle rappresentazioni di fiori, pesci e frutti e
lesuberanza con cui esaltata la natura.
Nel corso del 700 lemozionante intensit delle nature morte di
lontana ma pur sempre riconoscibile matrice caravaggesca lascer progressivamente il posto a scenari pi luminosi e aperti.
A Bologna, e con essa le altre citt dellEmilia Romagna, si registra un ritardo rispetto allattivit romana e bisogner attendere
gli anni Trenta per vedere attestarsi il primo specialista di natura morta: Paolo Antonio Barbieri (1603-1649), fondatore dellindirizzo della natura morta realistica emiliano-romagnola. Negli
stessi anni a Bologna si affermer anche Pier Francesco Cittadini
(1613/1616-1681), detto Milanese per la sua origine, con le sue
varianti aristocratiche e decorative.
Molti furono anche i pittori di tutto rispetto che si formarono nel
Centro e Nord Europa, tra i quali per esempio Pieter Aertsen
(1507-1575) in Svezia, Georg Flegel (1566-1638) in Germania,
Juan van der Hamen y Len (1596-1631) in Spagna. Fra i pi
grandi maestri della natura morta del XVII secolo in Francia
troviamo Sbastien Stoskopff (1597-1657) e poi Louise Moillon
(1615-1674), che dedicarono parte della loro attivit artistica a
una raffinata rappresentazione di frutti.
La natura morta conobbe un periodo di decadenza nel periodo neoclassico per poi tornare in auge con gli impressionisti del XIX secolo,
in particolare con il grande Paul Czanne (1839-1906), che dipinse
le pere da sole o insieme ad altri frutti, oppure con un vaso di fiori,
un tovagliolo, un vestito, un teschio ecc.
Il pero si ritrova anche nei dipinti impressionisti di Claude Monet
(1840-1926) e di Vincent Van Gogh (1853-1890), che disegn sia

Tommaso Salini: Natura morta di frutti


e uccelli morti (collezione privata)

Paul Czanne: Natura morta con cesto


di frutta (olio su tela, 6581 cm;
The Art Institute of Chicago)

Paul Czanne: Frutti con teschio


Paul Czanne: Bicchiere e pere (USA, collezione privata)

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storia e arte
lalbero (Pero in fiore, Arles, 1888) sia i frutti di pero; nonch in
quelli del post-impressionista Pierre Bonnard (1867-1947), soprannominato anche il nabi giapponese per il fascino che esercitarono su di lui le stampe giapponesi.
Numerosissimi gli artisti contemporanei che un po in tutto il mondo si sono dedicati a ritrarre il pero nelle sue forme pi svariate.
Singolare tra questi il tratto di Fernando Botero (XX secolo),
che ricorre alla pera sia nei suoi dipinti che nelle sue sculture,
per enfatizzare con il suo stile unico la forma obesa, ma graziosa di persone e frutti.
Il pero nelle culture e credenze popolari
Mitologia
Nellantichit egiziana il pero era sacro a Isis (Iside), divinit che,
oltre a essere protettrice dellunione familiare, anche la dea della
magia.
Nella mitologia greca il pero era consacrato alla luna e successivamente alla dea Era, sposa di Zeus e regina degli dei dellOlimpo, la cui statua nellHeraion di Micene, antico santuario a lei dedicato, era scolpita nel legno di questo albero.
Il pero era sacro anche ad Atena, dea della guerra, della sapienza,
delle citt e dei mestieri, conosciuta con il nome di Onca (nome
pre-ellenico del pero) nel suo santuario di Tebe.
Per la forma del suo frutto, che rammenta quella del ventre femminile, il pero veniva associato ad Afrodite e considerato un simbolo erotico.
Giambattista Marino (1569-1625), considerato lesponente pi
significativo del Barocco letterario italiano, descrisse Priapo, sottoforma di figura mitologica impersonificata in un corpo deforme,
con organi genitali esuberanti e venerato quale protettore delle
greggi, dei pesci, delle api, dei giardini e degli orti.

Vincent Van Gogh: Albero di pero

Vincent Van Gogh: Pere

Simbologia
Nella simbologia cristiana il pero appare spesso in connessione
con lamore di Cristo per lumanit.
In Cina il pero simbolo di giustizia, longevit, purezza, saggezza e buona amministrazione. I candidi fiori di pero sono invece
simbolo di lutto, sia per il colore bianco dei petali (che in Cina
un colore funebre), che per il loro passaggio repentino (la loro
breve vita) che diviene una metafora della tristezza, della freddezza e della morte.
In Corea la pera impersonifica la grazia, la nobilt e la purezza;
mentre lalbero di pero rappresenta il conforto e lagiatezza.
Esistono svariate leggende coreane che coinvolgono la pera
nel donare fertilit alla donna, buona fortuna agli esami, saggezza e salute. I candidi fiori di pero, grazie alla loro bianchezza, sono simbolici dei visi di belle donne; mentre la breve vita

Dipinto di Fernando Botero

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letteratura, pittura e cultura


dei petali la metafora della tristezza e del gelo della morte.
In Giappone al pero viene attribuita la capacit di tenere lontano il male, grazie al suono della parola nashi che in giapponese significa non esiste. Per questo durante il periodo Edo
o periodo Tokugawa (1603-1868) (cos definito perch sotto il
governo di shgun, massima carica militare e capo effettivo del
governo giapponese, appartenenti alla famiglia Tokugawa che
eserciteranno il loro potere attraverso un governo militare residente a Edo) era usanza piantare un albero di pero come talismano, per tenere lontana la malasorte, nellangolo nord-est,
considerato langolo del diavolo, di ciascuna propriet vicino
alla porta dingresso.
Nel linguaggio dei fiori occidentale il bocciolo di pero il fiore di
chi nato il 17 di agosto simboleggiante affetto e tenerezza.
In molte parti del mondo la pera simboleggia il cuore umano, a cui
assomiglia nella forma.

Simboli del pero nel mondo

In Cina simbolo di giustizia, longevit,


saggezza e buona amministrazione

In Corea impersonifica la grazia,


la nobilt, la purezza

In Giappone si attribuisce la capacit


di allontanare il male

In diverse parti del mondo simbolo


del cuore umano

Paesi, casati, stemmi e toponomastica


Difficile dire se i paesi di Perarolo di Cadore (BL) e di Pereto
(AQ) abbiano qualche radice nella specie del pero; ci nonostante, nello stemma di Pereto vi raffigurato un albero di pero
(www.comune.pereto.aq.it). Sicuro invece il riferimento al pero che si trova nello stemma comunale di Pero (MI), in ricordo al
carattere prettamente agricolo che il paese manterr fino al XIX
secolo prima del suo grande sviluppo come centro industriale
(www.comune.pero.mi.it). Vi sono poi tre piccole localit nelle
province di Bologna, La Spezia e Trento (Pera di Fassa) che
hanno il nome di Pera.
Casamicciola Terme, uno dei 6 comuni situato nel verdeggiante nord dellisola di Ischia e famosissimo luogo di cure termali,
si estende sul lato settentrionale dellisola, alle falde del lato
severo del monte Epomeo, alla base di Pera e di Catreca.
Etimologicamente, il nome di Pera un corrotto di Apera, che
viene da = tollo fero in latino, che significa io trasporto
sulle spalle (tollo) e io porto (fero), perch da questo luogo
i contadini trasportavano sulle spalle la creta e le fascine alla
marina di Casamicciola. In Svizzera il nome pera (in tedesco
Birne) stato utilizzato per indicare un allargamento del fiume
Emme, appunto la Emme-Birne, opera pionieristica nata per
stabilizzare il livello dellalveo del fiume: il nuovo letto a forma
di pera consente allacqua di perdere velocit e scorrere pacificamente, dividendosi in diversi corsi e rigagnoli, favorendo il
processo di rinaturalizzazione del corso dacqua.
Il pontefice Sisto V (di nome Felice Peretti) (1520-1590, pontificato 1585-1590), alludendo al suo cognome, nel suo stemma di
famiglia fa comparire, in segno di potenza, un leone rampante
che sostiene un grappolo di pere, e cos questo frutto diventa
simbolo del potere papale.

Curiosit nella forma della pera

Alla forma della pera sono state

attribuite valenze antropologiche:


la sua forma identifica la donna
per la sinuosit delle curve

Il celebre naturalista francese Maurice

Messegu vedeva nella pera la forma


della felicit: Ampia e ben assestata,
sinuosa, profumata di terra e di sole;
sulla lingua fondente come un nettare

45

storia e arte
Leggende e fiabe
Nel cantone svizzero di Argovia era uso piantare un melo quando
nasceva un maschio e un pero se veniva alla luce una femmina:
il bambino o la bambina si diceva cresceva o deperiva con il
suo albero.
Fin dal Medioevo, nellimmaginario occidentale, il pero ha assunto anche sembianze malefiche, forse a causa del suo legno
che marcisce facilmente e si spezza, o per i vermi che ne amano
il frutto.
Cos una leggenda svizzera narra di un cacciatore gobbo che
soleva fare scherzi maligni ai poveri passanti dallalto di un pero
selvatico, al quale infine si impicc.
In Turingia, uno dei pi piccoli stati federali tedeschi, si narra di
una vacca fiammeggiante che dapprima si mut in pero e poi in
una vecchia. Questa leggenda, in verit, allude alle tre stagioni
dellanno: la vacca fiammeggiante simbolo dellestate diventa un
pero in autunno e una vecchia in inverno, quale simbolo della sterilit della natura.
La figura di Prete Pero invece viva nella fantasia popolare toscana e si pu ritrovare nella composizione, caratterizzata da un
umorismo pungente che ha come cornice la piccola provincia toscana del poeta toscano Giuseppe Giusti (1809-1850), cos come
in una poesia di Francesco Redi (1626-1698), insigne medico toscano, ma anche artista e poeta della corte medicea.

Prete Pero

Prete Pero un buon cristiano,


lieto semplice, alla mano;
vive e lascia vivere
(Giuseppe Giusti)

Prete Pero era un maestro

Che insegnava a smenticare:


Goffo si, ma per destro:
Ed io ero suo scolare:
E il primo giorno che alla scuola andai
La costanza in amor dimenticai
(Francesco Redi)

Detti e proverbi dedicati alle pere

Una pera fradicia ne guasta un monte


Il villano vender il podere, per
mangiare cacio, pane e pere

Quando la pera matura bisogna che

Proverbi
Proverbio, dal latino proverbium (a pro del verbo), nel suo duplice valore di parola e di intelligenza, viene definito dal Tommaseo
detto breve arguto, e ricevuto comunemente, che per lo pi sotto
parlar figurato comprende avvertimenti attinenti al vivere umano,
e dal Manzoni i proverbi sono la sapienza del genere umano.
I proverbi hanno origine molto antica e provengono per gran parte
dal popolo contadino, che con spirito poetico, profetico e religioso li associava al comportamento delle stagioni, della terra, delle
semine, degli alberi, dei frutti, degli animali domestici, nonch selvatici, esprimendosi con pensiero spontaneo e metaforico.
Limitandoci al nostro pero, le citazioni sono frequenti e spaziano
un po in tutto lo scibile di vita agreste. Di seguito si riportano alcuni tratti di opere toscaneggianti, ritenute le pi ricche e fiorite
in materia.
Al pero associato tradizionalmente lorso che sarebbe ghiotto
dei suoi frutti. Questa sua predilezione ha ispirato due proverbi toscani: Chi divide le pere con lorso nha sempre men che parte
e Sar questanno di molte pere, diceva lorso, perch nharebbe
volute. Lultimo, riferito dal Poliziano (1454-1494), soprannome
di Angelo Ambrogini, poeta e umanista toscano, sintetizza latteggiamento di chi fa previsioni non sulla base di dati reali, ma
proiettando nel futuro i suoi desideri.

caschi

Ai peggio porci vanno le miglior pere


A porco lento non tocc pera mezza
Seren batto di notte non val tre pere
cotte

Chi vuole un pero ne ponga cento. E chi


cento susini, ne ponga un solo

Pere e donne senza romori, son stimate


le migliori

Formaggio, pane e pere, pasto da


cavaliere

Al fino lacqua, e alla pera il vino


Un torso di pera cascata, la morte di
mille mosche

Al contadino non gli far sapere quanto


sia buono il cacio colle pere

46

letteratura, pittura e cultura


Il pero nelle poesie e nelle canzoni
Elementi del mondo vegetale sono stati spesso lispirazione di
poeti e autori di canzoni, cos esistono anche svariati versi di poesie e canzoni che fanno riferimento al pero.
Unincantevole filastrocca inglese descrive un fantastico albero di
noci dal quale pende una pera doro:
I had a little nut tree,
Nothing would it bear
But a silver nutmeg
And a golden pear;
The King of Spains daughter
Came to visit me,
And all for the sake
Of my little nut tree.

Avevo un noce piccolino


Senza neanche un frutticino
Solo unargentea noce moscata
Ed una pera tutta dorata
Dalla Spagna la figlia del Re
Venne a far visita a me
Non perch io fossi bello
Ma per quel mio alberello

Lallusione alla figlia del re di Spagna potrebbe riferirsi a Giovanna di Castiglia, nota come Giovanna la pazza (1479-1555), figlia
di Ferdinando II, re di Aragona, che visit la corte di Enrico VII
nel 1506.
Un altro riferimento al pero si pu trovare nella canzone popolare
inglese sul Natale dal titolo The Twelfe Days of Christmas (I dodici
giorni di Natale), che celebra una vecchia tradizione britannica di
fare regali ogni giorno da Natale allEpifania. La canzone inizia con
la rima: Il primo giorno di natale il mio amore mi ha mandato una
pernice su un albero di pero, rima che ripetuta 12 volte, poich
ad ogni giorno si aggiunge un nuovo dono. Sebbene il ritornello
partridge in a pear tree sia stato scelto con molta probabilit
solo per la sonorit, lassociazione di uccelli e alberi di pere stata frequentemente soggetto di antichi mosaici, e potrebbe avere
radici antiche.

Mary Graves: Natura morta con pera

Poesia indovinello francese


(1478)

Il pero nella musica


Sono tante le composizioni ispirate alla natura, ai campi e agli
alberi.
Erik Satie (1866-1925), geniale musicista francese, compose nel
1903 una suite per pianoforte che intitol Trois morceaux en forme de poire (I tre pezzi in forma di pera) per rispondere allaccusa
che la sua musica difettava di struttura. Pi tardi egli spieg a
Claude Debussy che se la sua suite era nella forma di una pera
non poteva essere criticata come priva di forma. La sua abitazione, a Honfleur, delizioso porticciolo della Normandia, stata
trasformata, da qualche anno a questa parte, in una sorta di museo multimediale a lui dedicato. La cosa pi buffa si trova proprio
allentrata, dove il visitatore viene accolto da unenorme pera volante, che sbatte le ali sulle note di Gymnopedie, a simboleggiare
la sua anima che si libra verso il cielo dopo la sua morte.

Trois moines passoient


Trois poires pendoient
Chascum en prist une
Et sen demouras deux

Tre monaci passarono


Tre pere pendevano
Ciascuno ne prese una
E due rimasero

La soluzione che uno dei monaci


si chiamava Ciascuno

47

storia e arte
Il pero nella metafora politica
Nella Francia estroversa del 1830 appaiono leggendari giornali
satirici come Caricature e Charivari, privilegiati dallo splendido talento di Honor Daumier e dalla collaborazione dei mitici Charles
Philipon e Paul Gavarni, anche conosciuto come Sulpice-Guillaume Chevalier Gavarni.
In particolare nel 1832 Charles Philipon (1800-1861) fu lautore della metamorfosi in pero di Louis Philippe o Luigi Filippo (1773-1850),
re di Francia dal 1830 al 1848, trasformando il suo viso con le
masse cascanti dalle mandibole nella forma di una pera (1832). Il
sovrano divenne il Pero di Francia e le sue iniziali L. P. corrispondevano a La Poire, che in gergo francese significa testa grassa
o sempliciotto.
La rappresentazione dellimmagine di Luigi Filippo in un frutto che
marcisce rapidamente divenne una metafora dellamministrazione avida e corrotta. Daumier e Philipon furono entrambi condannati alla prigionia per i loro ritratti pomologici. Famosa rimane la
sua difesa, in cui Philipon, nel tentativo di calunniare il re, chiese:
forse colpa mia, gentiluomini della giuria, se la faccia di sua
Maest assomiglia ad una pera?

Pere usate come soggetto umoristico nella


lotta politico-sociale (Fonte: Janick, 2001)

Il pero nellarte delle pietre dure e delle pietre preziose


Le pietre dure hanno esercitato un grande fascino nel panorama
artistico italiano ed europeo.
Larte di lavorare le pietre dure, deriva dal greco glyphein = incidere, a conferma che fu il mondo greco a porre le basi di una
tradizione che proseguir in epoca medievale, ma raggiunger il
suo massimo splendore in epoca medicea. La tecnica a mosaico di pietre dure trova largo impiego nella lavorazione di preziosi
ornamenti architettonici e arredi, adornando lussuosi ambienti di
ricche e nobili famiglie, diffondendosi cos nelle corti aristocratiche di tutta la penisola; ma la produzione di mosaici si affina e si
perfeziona sotto la corte di Ferdinando I de Medici quando, nel
1588, viene fondato per volere del sovrano lOpificio delle Pietre
Dure. Le pietre colorate trionfano per la loro spettacolarit di materiali e cromie e si diffonde una passione per i marmi rari e pregiati, che diverranno un fulcro propulsore della cultura e dellarte
rinascimentale. Il successo della manifattura fiorentina porter al
sorgere nel corso del Seicento di vari laboratori presso altre corti
europee. La tradizione manifatturiera dellOpificio fiorentino continuer anche nei secoli venturi fino alla seconda met del XIX secolo, quando questo sar destinato esclusivamente allattivit del
restauro. Tra i tanti capolavori conservati presso il Museo dellOpificio delle Pietre Dure di Firenze possibile ammirare diverse opere dove sono riprodotte immagini di pere o alberi di pero: Formella
con pappagallo su un ramo di pero (pietre tenere, XVII secolo);
Sportello per stipi con formella con pappagallo su albero di pero
(pietre dure e tenere, XVII secolo); Formelle per cassetti e stipi con

Metamorfosi del re Luigi Filippo in pera.


Caricatura di Charles Philipon (1832)

Gemme a forma di pera

Nella commedia musicale del 1949

Gli uomini preferiscono le bionde,


poi divenuto anche un famoso film
con Jean Russel e Marylin Monroe,
si fa allusione al fascino esercitato
dai diamanti tagliati a forma di goccia
o a pera in una altrettanto famosa
canzone:

Men grow cold as girls grow old


And we all lose our charm in the end
But square-cut or pear-shape,
These rocks dont lose their shape,
Diamond are a girls best friend

48

letteratura, pittura e cultura


uccelli, fiori e pere (pietre dure, inizi del XVIII secolo); Formella
con rilievo a pera e mosaico di fiori (pietre dure e tenere, XVII-XVIII
secolo); Formelle con trionfi di fiori e frutta (la serie di 4 formelle
riferibile a un inattuato progetto ottocentesco, pietre dure circa
1850-60); Stipo in noce dIndia, bronzo e pietre dure con formelle
a commesso con uccelli, fiori e frutta (XVII secolo); Formelle per
stipi con pere, festoni e fiori (pietre dure, XVIII secolo); Piano di
tavolo con coppa di frutta su disegno di Edoardo Marchionni (nel
periodo 1864-1885 rimangono 20 piani di tavolo, tutti a commesso di pietre dure, con prevalenze di ornati floreali su fondo nero,
predisposti per la vendita e rimasti senza acquirenti); Serie di formelle con fiori e frutta (tra cui le pere) da modelli di Niccol Betti e
Edoardo Marchionni (pietre dure, circa 1864-1883; opere di minor
impegno, spesso affidate allesecuzione di apprendisti; in genere
predisposti per la decorazione di cofanetti lignei o stipi, in modo
da risultare gi disponibili al momento di ordinazione del mobile);
Pressacarte con rilievo di pere (pietre dure, 1878-79).
Il pero nella tipologia fisica del corpo umano
La forma a pera e la forma a mela sono state utilizzate per descrivere due diverse tipologie del corpo umano: la forma a mela
per chi accumula i grassi intorno alla vita e la forma a pera per chi
tende a ingrassare sui fianchi e sulle cosce.
Senzaltro curioso il fatto che, secondo lAmerican Heart Association, la forma a pera sarebbe pi salutare di quella a mela.
La forma a pera stata anche utilizzata in diverse opere pittoriche
per esaltare il carattere erotico del corpo umano grazie alla sua
somiglianza con il torso umano.
Infine, sempre a sfondo erotico, la forma a pera che viene ripresa per rappresentare alcune tipologie del seno femminile.

Pappagallo su ramo di pero, mosaico


fiorentino seicentesco (Firenze, Museo
dellOpificio delle Pietre Dure)

Il pero nella medicina


Nel corso dei secoli la pera stata sempre considerata un frutto
salutare, e gi il medico greco Pedanio Dioscoride (I secolo d.C.),
nel suo trattato di De Materia Medica, considerato uno dei primi
testi autorevoli di botanica e farmacologia, la indicava come curativa di molte malattie dellapparato digerente e urinario.
Il De Materia Medica fu copiata e tradotta innumerevoli volte e fino
al XVI secolo venne considerata la raccolta pi importante sulle
conoscenze degli effetti benefici, soprattutto delle piante.
A ogni preparato medicinale dedicato un capitolo, suddiviso in
maniera sistematica. Per i vegetali generalmente in sette paragrafi: nome della pianta e sinonimi in uso in vari Paesi, area di diffusione della pianta, descrizione molto precisa, effetti e propriet,
indicazioni sulla preparazione (ricette di fabbricazione), indicazioni sulla verifica della autenticit dei prepararti, della loro purezza e
qualit, la raccolta delle piante, la conservazione e trasformazione
e sulle apparecchiature da usare.

Manifattura granducale fiorentina con pietre


dure: Coppa di frutta (altorilievo a commesso
di pietre dure, su fondo di alabastro
orientale, 2719,5 cm; Madrid, Museo
Nacional del Prado) (Fonte: Gregori, 2003)

49

storia e arte
Non troppo lusinghieri sono anche i riferimenti alla pera che si
possono trovare nel Herball di Gerard del 1597:
Tutte le pere sono di umore freddo, hanno potere astringente
e carattere terrestre, le pere Choke e quelle aspre molto legate
allelemento terra, quelle dolci meno. Non si possono mangiare crude. Le pere sono astringenti e bloccano lintestino, specialmente la Choke e quelle aspre, che son buone da mangiare
per chi soffre di gotta ed emorragie. Le pere pi aspre possono
essere efficaci per ridurre i gonfiori, se usate immediatamente,
la stessa funzione possono avere le foglie ed il legno che sono
entrambi astringenti e rinfrescanti. Il vino fatto di succo di pera
chiamato in inglese Perry solubile e purgativo per chi non lo
beve abitualmente; senza dubbio una bevanda salutare presa
in modiche quantit come il vino, di conforto e riscalda lo stomaco aiutando la buona digestione.
La tradizione popolare ha sempre ritenuto la pera adatta ai sofferenti di reumatismo, gotta e artritismo, agli astenici e anemici,
alle donne in gravidanza e alle persone stressate da superlavoro
psicofisico.
Attualmente si ritiene che la pera goda di azione diuretica, uricolitica, stomachica, rinfrescante, lassativa. Il decotto di pere
immature astringente.
Nella medicina cinese, secondo la teoria degli opposti yin e
yang, sviluppatasi nel periodo storico detto anche periodo dei
regni combattenti che va dal 475 a.C. al 221 a.C., le pere sono
considerate fredde (yin), mentre calde sono le albicocche e
neutre le mele.

Propriet medicinali delle pere


secondo Plinio

Le pere, di qualunque tipo siano, sono

un cibo di difficile digestione per persone


in buona salute. Per chi ha problemi fisici
devono essere assolutamente proibite,
proprio come il vino. Bollite, invece, sono
assai buone e salutari, in particolare
quelle del Crustumium. Qualunque pera
cucinata con il miele salutare per lo
stomaco. Con le pere si possono fare
efficaci cataplasmi e lestratto usato
contro emorroidi. Le pere sono efficaci
anche in caso di avvelenamento da
funghi, perch rallentano la digestione e il
loro succo ha effetto antitossico. Le pere
selvatiche maturano assai lentamente.
Tagliate a fette ed appese ad essiccare
allaria hanno effetto anti-diarroico,
effetto che si ottiene anche bevendone
il decotto di frutti e foglie. La cenere di
legno di pero ancora pi efficace come
antidoto allavvelenamento da funghi

Il pero nella filatelia


I primi francobolli del mondo nacquero il 6 maggio del 1840
nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. La gente inizi da
subito a raccoglierli, perch erano oggetti nuovi e curiosi e praticamente non costavano nulla perch venivano staccati dalle
buste. Quando anche gli altri Paesi del mondo iniziarono ad
adottare i francobolli ebbero vita collezioni pi ricche e varie...
nasce cos la filatelia. In Italia i francobolli sbarcarono nel senso
pi letterale del termine dalle navi con i militari francesi del Corpo di spedizione mandato a reprimere la Repubblica romana. I
francesi, mandati dalla Repubblica presidenziale di Luigi Napoleone, avevano con s i francobolli emessi il 1 gennaio 1849.
Il servizio di Posta Militare ebbe una efficiente organizzazione
dopo lingresso delle truppe a Roma, 3 luglio 1849, e la prima
lettera affrancata spedita dallItalia (finora conosciuta) reca la
data del 23 luglio 1849. Possiamo quindi affermare che i primi
francobolli usati in Italia furono francesi. La prima serie fu emessa il 1 giugno 1850 e comprendeva cinque valori: 5 centesimi
giallo; 10 centesimi nero; 15 centesimi rosso; 30 centesimi bruno e 45 centesimi azzurro.

Consuelo Gamboa: Wild Pear

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letteratura, pittura e cultura

Principato di Monaco: le Quattro Stagioni del Pyrus communis (collezione


Giannelli)

Oggi, in ogni parte del mondo, vengono emessi numerosi francobolli illustrati con precise tematiche, soggetti e motivi. Ci sono poi
le collezioni per scopo di emissione, spesso per celebrare un avvenimento, organizzazione o ricorrenza. Tra le tematiche pi diffuse vi larte, la cosmonautica, la flora, lagricoltura, la botanica,
la geografia, lo sport, la musica, i trasporti, la fauna ecc. Tra i soggetti favoriti, vi fu allinizio quello delle scienze naturali, con tipici
esempi della fauna e flora locale di molti Paesi e territori coloniali,
che non molto altro avevano da vantare. Su questi esemplari si
basarono le collezioni zoofilateliche e florofilateliche ancora
oggi molto diffuse. I frutti della terra sono senza dubbio un tema
abbastanza frequente nei francobolli; vi sono delle vere e proprie
tematiche, per esempio di botanica, quali le piante medicinali o
gli alberi da frutto, e dei veri e propri soggetti, come nel nostro
caso specifico la pera e lalbero di pero. Particolarmente belli
sono, per esempio, i 4 francobolli emessi dal Principato di Monaco nel 1988 che rappresentano, attraverso alcune fasi fenologiche del pero, le quattro stagioni dellanno.
Il pero nelloggettistica
Una vasta gamma di originali, curiosi o preziosi oggetti e complementi di arredo hanno tratto la loro ispirazione dal frutto della
pera. Cos, pu capitare che, passeggiando per i negozi nellintento di fare shopping, si abbia il piacere di trovarsi di fronte a
un grande assortimento di oggetti a forma di pera, realizzati e
proposti nei materiali e nelle forme pi varie: oliera in vetro soffia-

Alcuni esempi di francobolli rappresentanti


il Pyrus communis (collezione Giannelli)

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storia e arte
to; zuccheriera a forma di pera in vetro con coperchio in argento; zuccheriera in ottone o argento; appoggia mestolo in legno o
ceramica; sottopentola in paglia intrecciata; appendi asciughini
in ceramica di vari colori; orologio-timer da cucina; portaceneri
vari in ceramica, vetro, rame od ottone; bomboniere o portagioie
di ceramica, vetro, cristallo o argento; porta salviette, segnaposti, contenitore per stuzzicadenti, ferma-tovaglioli in legno e altri
materiali; soprammobili vari a forma di pera in ceramica, cristallo
o argento; soprammobile a forma di pera realizzato con un ammasso di felci essiccate e intrecciate. In particolare, ricordiamo il
portacenere a forma di pera in ceramica realizzato in occasione
del II International Symposium on Pear Growing della ISHS, tenutosi a Firenze nellottobre del 1976, donato come souvenir a tutti i
partecipanti provenienti da molti Paesi dei cinque continenti.

Oggetti vari di materiali diversi a forma


di pera: bomboniere e portagioie

Il pero nei tempi moderni e nei comix


Ai nostri tempi i discorsi sconclusionati si definiscono a pera,
cos come prende quel nome linterruttore volante della corrente
o liniettore di gomma per clisteri; e, se la mela cotta sinonimo
di una persona debole e pacioccona, pera cotta sta per un tipo
travolto dallamore e dalla passione. Cos la pera, quale frutto o
sua allegoria, stata e viene utilizzata in battute, frecciate, barzellette e freddure.

Oggettistica varia da cucina a forma di pera

Portaceneri diversi a forma di pera (le tre


immagini provengono dalla collezione
Giannelli)
Salvatore Scafiti: Luoghi incantati

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letteratura, pittura e cultura


Una pera cade dallalbero, e le altre si mettono a sghignazzare.
Da terra, quella caduta grida loro: Cosa avete da ridere tanto,
immature!
Sapete, se unarancia e una mela si consultassero per una conferenza, potrebbe uscirne una pera (Ronald Reagan)
Il pesco fa la pesca Il ciliegio fa la ciliegia Il melo fa la mela...
Il pero fa la pera... Ed il fico?!? Il fico fa eccezione, no?! (Gino
Bramieri)
Sta lontano dalle pere, William come diceva la mamma di
Shakespeare al figlio quando usciva di casa (Agostino Bugli)
Un signore con la testa a pera entra dal barbiere. Il barbiere appena lo vede esclama: scusi, come gliela sbuccio!!!
Una pera che va a pesca, passa una mela e dice: - pesca?... - no
pera!
Congresso medico sulle nuove scoperte a base di frutta. I dottori
tedeschi espongono: Noi teteski avere sperimentato una medicina a base di ananas per la cura delle vene varicose, si chiama
Ananasen! I dottori francesi espongono Noi franais abbiamo
inventato una cura a base di pera per la cura della couperose, si
chiama Poirex. il turno dei dottori napoletani che espongono:
Noi abbiamo un tipo di pillola al mango, efficace per le cefalee:
si chiama Mango Pa Capa.

Luciano Ventrone: Natura morta

Lucio Ranucci: Incontro nel giardino

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