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C. Del Zotto, Esti, Scandinavi e Sassoni nei resoconti medievali di mercanti, viaggiatori e chierici, in D.
Gottschall (ed.), Testi cosmografici, geografici e odeporici del medioevo germanico. Atti del XXXI
convegno dell'Associazione italiana di filologia germanica (Lecce, 26-28 maggio 2004), Louvain-laNeuve 2005, pp. 41-43.
2
LOceano circonda tutto il resto, lambendo grandi penisole e immense isole, abitate da popoli e re che
solo guerre recenti ci hanno fatto conoscere: Germania, I.
agit. Nec velis ministrant nec remos in ordinem lateribus adiungunt: solutum, ut in
quibusdam fluminum, et mutabile, ut res poscit, hinc vel illinc remigium3.
Si tratta di una delle prime, se non la prima descrizione, in assoluto, delle navi che
nel medioevo avrebbero reso famosi quegli eccellenti marinai che furono i vichinghi,
fornendogli per lungo tempo un vantaggio tecnologico sugli avversari. Bench il I
secolo d.C. sia ancora molto lontano dal periodo "classico" delle navi vichinghe (IX-X
secolo), possiamo riconoscerne la struttura tipica a doppia prua, e la forma stretta e
lunga con un basso pescaggio, ideale per risalire il corso dei fiumi4.
Per quanto riguarda l'et tardoantica, si segnala l'opera di Orosio (V sec.),
Historiarum adversus paganos libri septem, il cui fine era dimostrare ai pagani
l'estraneit del cristianesimo alle nefaste vicende che avevano coinvolto l'impero
romano in quel tempo, a cominciare dal sacco di Roma nel 410. All'interno del nostro
discorso, l'importanza di Orosio risiede soprattutto nella grande fortuna che le sue Storie
ebbero nel medioevo; in particolare, in una traduzione anglosassone del IX secolo,
voluta da re Alfredo il Grande (871-899), saranno aggiunti due lunghi excursus
sullEuropa nord-orientale, presentati come resoconti di due viaggiatori nordici, il
norvegese Ohthere e il frisone (o forse danese) Wulfstan, che descrivono le terre attorno
al Baltico e al Mar Bianco5. Rimanendo nel IX secolo, ma spostandoci in area franca,
citeremo infine brevemente Eginardo, autore della Vita Karoli Magni, in cui, bench
non manchino passi dedicati a Svedesi, Danesi e Norvegesi, l'attenzione si concentra
specialmente sui Sassoni, soggiogati da Carlo Magno, dei quali deplora la condotta
violenta e l'idolatria; dal punto di vista geografico, tuttavia, il biografo dell'imperatore
mostra ancora tutta la sua dipendenza dalle conoscenze tramandate dal mondo classico6.
A partire da qui, proprio nellOceano, ci sono le trib dei Suioni (Suiones): uomini forti e valorosi,
molto abili anche nella navigazione. La forma delle loro navi differisce dalla nostra perch le
imbarcazioni hanno la prua dalluna e dallaltra parte e sono dunque sempre pronte allattracco. Non
manovrano queste navi mediante vele n hanno remi in ordini fissi sui lati: il sistema dei remi libero,
come succede per certe navigazioni fluviali, e pu essere trasferito, a seconda delle circostanze, sull'uno o
sull'altro lato: Germania, XLIV.
4
Sulle navi vichinghe si veda J. Bill, Vikings ships and the sea, in S. Brink (ed.), The Viking World, New
York 2008, pp. 170-180. Queste navi sono spesso, ed erroneamente, chiamate con il nome generico di
drakkar, dal norreno dreki (pl. drekar), cio drago, un termine poetico che si riferiva alla polena delle
imbarcazioni scolpita a forma di drago, e che era impiegato, a volte, come sineddoche per indicare la nave
stessa.
5
Del Zotto, Esti, Scandinavi e Sassoni cit., pp. 46-51.
6
Ibid., pp. 66-70.
Lindisfarne, e il 1066, anno della battaglia di Stamford Bridge, in cui perse la vita il re
norvegese Haraldr lo Spietato. Da questo momento in poi gli studiosi preferiscono
parlare di Scandinavia medievale, sottolineando in questo modo la progressiva
omologazione culturale dei paesi nordici alla christianitas medievale.
Una delle pi interessanti descrizioni degli usi e dei costumi di queste popolazioni
nordiche arriva dal mondo arabo, e prescisamente da Ahmed ibn Fadln, che nel 922 fu
ambasciatore del califfo di Baghdad presso i Bulgari del Volga. Nel suo resoconto,
conosciuto come Risla ("Epistola"), egli fornisce un quadro dettagliato e colorito delle
abitudini e delle pratiche dei Rs / Rsiyyah, probabilmente svedesi, incontrati lungo la
strada11. A colpire ibn Fadln innanzitutto laspetto fisico prestante di questi uomini
(Non avevo mai visto gente dal viso pi perfetto. Sono alti come palme da datteri, e
dal colorito rossiccio) ma anche il loro scarso igiene personale (Sono le creature pi
sporche che Dio abbia creato. Sono come asini selvatici). Il cronista arabo, inoltre,
racconta di come i Rs adorassero degli idoli di legno, ai quali facevano offerte, e si
dilunga infine sulle pratiche funerarie di questo popolo: quando un capo Rus moriva,
veniva deposto su una nave insieme ai suoi tesori e a una sua schiava, che veniva
strangolata e pugnalata; quindi si appiccava il fuoco alla nave12.
Sul versante occidentale, una delle pi preziose fonte di informazioni sulla
Scandinavia dei secoli X-XI il tedesco Adamo, canonico della cattedrale di Brema,
autore dei Gesta Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum13. Strutturati in quattro libri, di
cui i primi tre dedicati alla storia degli arcivescovi di Amburgo-Brema e il quarto alla
descrizione dellEuropa settentrionale, i Gesta vennero composti tra il 1073 e il
1075/1076 in un momento di crisi per larcivescovato, con lintento di dimostrare la
grandezza della Chiesa di Amburgo per rivendicarne il privilegio di primazia su tutto il
Settentrione inteso come terra di missione14; per la stesura del quarto libro, inoltre, egli
fu debitore del re di Danimarca Sven Estridsson (1047-1076), suo principale
informatore sulla storia recente dei regni nordici. Fondata dal monaco franco Anscario
11
Su Ahmed ibn Fadln si veda Del Zotto, Esti, Scandinavi e Sassoni cit., pp. 52-65; J.E. Montgomery,
Ibn Fadln and the Rsiyyah, Journal of Arabic and Islamic Studies, 3 (2000), pp. 1-25.
12
Una traduzione italiana del passo della Risla riguardante i Rus in Brndsted, I vichinghi cit., pp. 264266, 300-303.
13
Adamo di Brema, Storia degli arcivescovi della Chiesa di Amburgo, a cura di I. Pagani, Torino 1996
(d'ora in poi Gesta).
14
C. Del Zotto, Paradigmi agiografici nella storiografia medievale sulla conversione della Scandinavia,
Rivista di cultura classica e medioevale, 47 (2005), pp. 362-363.
nell'834, sin dall'inizio larcidiocesi bremese ebbe giurisdizione su tutto il nord Europa e
ricevette dai papi la missione di evangelizzare le popolazioni scandinave e slave,
tuttavia la loro autorit fu sovente sfidata da chierici e vescovi provenienti da altri paesi,
per lo pi Inghilterra e Francia, con grande irritazione degli arcivescovi. La conversione
della Danimarca risale alla seconda met del X secolo, mentre quella della Norvegia e
della Svezia avvenne nel corso del secolo seguente.
Nel quarto libro dei Gesta, intitolato Descriptio insularum aquilonis, Adamo passa
in rassegna tutte terre a nord della Germania, a cominciare dalla Danimarca e dalla
penisola dello Jutland: Sola est Iudland ceteris horridior, quae in terra fugitur propter
inopiam fructuum, in mari vero propter infestationem pyratarum 15 . Dell'isola di
Sjaelland, dove sorge l'odierna citt di Copenhagen, Adamo riferisce che
Aurum ibi plurimum, quod raptu congeritur pyratico. Ipsi enim pyratae, quos illi
Wichingos appellant, nostri Ascomannos regi Danico tributum solvunt, ut liceat
eis praedam exercere a barbaris, qui circa hoc mare plurimi habundant. Unde
etiam contingit, ut licentia, quam in hostes acceperunt, saepe abutantur in suos;
adeo fide nulla utrique ad invicem sunt, et sine misericordia quisque alterum, mox
ut ceperit, in ius famulicii vel socio vendit vel barbaro. Et multa quidem alia tam
in legibus quam moribus aequo bonoque contraria Dani habent. (...) Alia non est
ibi species poenae praeter securem vel servitutem, et tunc cum dampnatus fuerit,
laetum esse gloria est. Nam lacrimas et planctum ceteraque genera compunctionis,
quae nos salubria censemus, ita abnominantur Dani, ut nec pro peccatis suis ulli
flere liceat nec pro caris defunctis16.
Quindi Adamo descrive tutti i popoli che vivono in riva al Baltico e che sono tutti
pagani. Gli abitanti della Curlandia, nellodierna Lettonia, sono conosciuti per i loro
15
Nessunaltra contrada selvaggia come lo Jutland, la cui terra fuggita per mancanza di prodotti, il
mare per gli attacchi dei pirati: Gesta, IV, 1, pp. 422-423.
16
Vi si trova oro in gran quantit, ammassato dalle razzie dei pirati. Questi pirati, che essi chiamano
vichinghi e noi Ascomanni, pagano un tributo al re danese perch consenta loro di depredare i barbari che
abitano numerosi sulle rive di questo mare. Ma ne viene anche che spesso usino a spese della loro stessa
gente il permesso ricevuto contro i barbari: fino a tal punto, infatti, mancano di lealt reciproca, e senza
piet ciascuno, se cattura un suo conterraneo, subito lo vende come servo a un compagno o a un barbaro.
E molto altro ancora di contrario al giusto e al bene hanno i Danesi sia nelle leggi che negli usi. (...) Oltre
la scure e la servit non vi altra specie di pena e si considera motivo donore restare allegri quando si
viene condannati. I Danesi detestano infatti le lacrime, il pianto e tutte le altre espressioni di compunzione
che noi riteniamo salutari, al punto che a nessuno lecito piangere n per i propri peccati n per i propri
morti: Gesta, IV, 6, pp. 430-433. Ascomanni deriva dall'antico tedesco ascman, cio battelliere.
indovini, interpreti di segni e negromanti: a toto orbe ibi responsa petuntur, maxime ab
Hispanis et Grecis 17 . Coloro che vivono nella regione detta Estland (forse Estoni)
dracones adorant cum volucribus, quibus etiam litant vivos homines, (...) diligenter
omnino probatos, ne maculam in corpore habeant, pro qua refutari dicuntur a
draconibus 18 ; ci sono poi i Prussi, che vanno sempre in soccorso ai naviganti in
pericolo e che sono homines cerulei, facie rubea, et criniti19. A questo punto la realt si
fonde con la fantageografia e la paradossografia, e Adamo passa ad elencare una serie di
fabulosae nationes, a cominciare dalle Amazzoni, che vivono nella terra feminarum:
Eas aquae gustu dicunt aliqui concipere. Sunt etiam qui referant, eas fieri
praegnantes ab hiis qui praetereunt negociatoribus, vel ab hiis quos inter se habent
captivos, sive ab aliis monstris, quae ibi non rara habentur. Et hoc credimus etiam
fide dignius. Cumque pervenerint ad partum, si quid masculini generis est, fiunt
cynocephali, si quid feminini, speciosissimae mulieres. Hae simul viventes,
spernunt consortia virorum (...). Cynocephali sunt, qui in pectore caput habent; in
Ruzzia videntur sepe captivi, et cum verbis latrant in voce20.
poi la volta degli Alani o Albani, che nascono canuti e che schierano cani feroci in
battaglia; gli Usi, che sono pallidi, verdi e macrobi, cio lunghi (homines pallidi, virides
et macrobii, id est longi); infine gli Antropofagi, che si nutrono di carne umana 21 .
L'attenzione di Adamo si sposta quindi ai regni di Svezia e Norvegia, i pi grandi del
Nord e ancora quasi sconosciuti. Degli Svedesi, o Sveoni, il chierico tedesco loda la
semplicit e lospitalit, ma condanna la poligamia poich solo in fatto di donne non
conoscono misura 22 . A nord-est la Svezia chiusa dai Monti Rifei, oltre i quali si
trovano deserti, nevi perenni e altre genti mostruose: Amazzoni, Cinocefali, Ciclopi,
17
Da tutto il mondo si rivolgono a loro per avere responsi, soprattutto Spagnoli e Greci: ibid., IV, 16,
pp. 448-449.
18
Adorano draghi e uccelli, ai quali sacrificano anche uomini vivi, dopo aver verificato con cura che non
abbiano macchie su nessuna parte del corpo, perch dicono che in tal caso sarebbero rifiutati dai draghi:
ibid., IV, 17.
19
Uomini azzurri, con il volto rubicondo e lunghi capelli: ibid., IV, 18, pp. 452-453.
20
Alcuni sostengono che esse concepiscono bevendo acqua, altri affermano che vengono ingravidate dai
mercanti che passano di l o da prigionieri che trattengono presso di loro o da altri mostri che non vi sono
rari, e noi pensiamo che ci sia anche pi credibile. Arrivate al momento del parto, se nascono maschi
sono Cinocefali, se femmine donne bellissime. Esse vivono insieme e disprezzano la compagnia degli
uomini (...). I Cinocefali sono quelli che hanno la testa sul petto, in Russia se ne vedono spesso di
prigionieri, che parlano latrando: ibid., IV, 19, pp. 452-455.
21
Ibid., IV, 454-456.
22
Ibid., IV, 21, p. 461.
Imantopodi che saltellano su un solo piede (uno pede salientes) e gli Antropofagi23. Vi
poi la Normannia, lultima regione della terra, che dai moderni chiamata Norvegia: i
suoi abitanti, temprati dallasprezza del clima, sono guerrieri fortissimi e percorrono il
mondo intero come pirati24. Oltre la Norvegia vi solo loceano infinito, che racchiude
molte isole, tutte sottomesse alla dominazione dei norvegesi e appartenenti alla diocesi
di Amburgo. Le prime sono le Orcadi (Orchades) 25 , poi c la Tule degli scrittori
classici, ora chiamata Islanda (Island) per via del ghiaccio che oceanum astringit26 .
Quindi c la Groenlandia (Gronland), i cui abitanti sono dei pericolosi pirati e sono
verdi per via del mare (Homines ibi a salo cerulei), e da ci prende il nome la loro
terra27. Infine c lisola chiamata Vinland (Winland), terra fertile ricca di messi e viti
selvatiche, lultima terra abitabile: post quam insulam (...) terra non invenitur
habitabilis in illo oceano, sed omnia, quae ultra sunt, glacie intolerabili ac caligine
inmensa plena sunt28.
Al di l delle informazioni su popoli e terre del Nord, a rendere particolarmente
importanti i Gesta sono le notizie sulla religione degli scandinavi. Gli Svedesi, che sono
ancora in buona parte pagani, hanno un grande tempio dove venerano i loro di:
Nobilissimum illa gens templum habet, quod Ubsola dicitur. In hoc templo, quod
totum ex auro paratum est, statuas trium deorum veneratur populus, ita ut
potentissimus eorum Thor in medio solium habeat triclinio; hinc et inde locum
possident Wodan et Fricco. (...) 'Thor', inquiunt, 'praesidet in aere, qui tonitrus et
fulmina, ventos ymbresque, serena et fruges gubernat. Alter Wodan, id est furor,
bella gerit, hominique ministrat virtutem contra inimicos. Tertius est Fricco,
pacem voluptatemque largiens mortalibus'. Cuius etiam simulacrum fingunt cum
ingenti priapo. Wodanem vero sculpunt armatum, sicut nostri Martem solent;
Thor autem cum sceptro Iovem simulare videtur29.
23
aspetti della vita politica. Ora, rovesciando la prospettiva, proveremo a guardare le cose
dal punto di vista di un osservatore nordico.
32
Sverre Bagge, Teodorico monachus e la storiografia agostiniana nella Norvegia del XII secolo, in
Biblioteca Egidiana (ed.), Santit e societ civile nel Medioevo: esperienze storiche della santit
agostiniana, Tolentino, 2005, p. 191-197.
familiarit con essi, esattamente come l'India e l'estremo oriente risulta esotico e
meraviglioso agli occhi degli occidentali33.
Nella sua Heimskringla ("Il cerchio del mondo"), una raccolta di saghe dei re di
Norvegia composta attorno al 1235, Snorri Sturluson opta per una strategia ancora
diverse. La prima saga, con cui si apre l'opera, la Ynglinga saga, o Saga dei
discendenti di Yngvi, che racconta come i re di Svezia e di Norvegia discendano da
Yngvi, altro nome di Freyr, un uomo che, nei tempi antichi, fu venerato come una
divinit insieme a Odino, Thor e gli altri Aesir. La Ynglinga saga esordisce proprio con
una descrizione del mondo:
Si dice che il cerchio del mondo, dove vive lumanit, frastagliato, con molte
insenature che corrono dentro la terra dalloceano esterno. Si sa che un grande
mare va dal Nrvasund fino a Jrsalaland, e l dal mare si estende verso nord-est
un golfo chiamato Mar Nero, che divide le tre parti della terra; di queste, quella
orientale chiamata Asia, e quella occidentale chiamata da alcuni Europa, da
altri Enea. Ma a nord del Mar Nero si trova Svezia la Grande o la Fredda. La
Grande Svezia da alcuni considerata non inferiore al Grande Serkland; altri la
comparano al Grande Blland. La parte settentrionale della Svezia disabitata a
causa del ghiaccio e del freddo, cos come la parte meridionale del Blland
deserta per via del calore del sole. In Svezia ci sono grandi principati, e molte
razze di uomini, e molte lingue; l ci sono giganti e nani, e anche uomini neri, e
anche molti generi di strane creature. Ci sono grandi bestie selvatiche, e terribili
draghi34.
Con queste parole, Snorri vuole dimostrare al lettore che le terre del nord non hanno
nulla di eccezionale rispetto alle altre, anzi, le vere stranezze, meraviglie e mostruosit
sono quelle che si possono incontrare nella Grande Svezia, ovvero la terra dei Rus di
Kiev. Ancora pi emblematico il racconto del viaggio di re Sigurr Jrsalafari ("il
viaggiatore di Gerusalemme", 1103-1130) in Terrasanta, contenuto nella Saga dei re
Sigurr, Eysteinn e lfr, della quale abbiamo diverse versioni. Partito nel 1107, il re si
33
Sverrir Jakobsson, The emergence of Norrlnd in Old Norse medieval texts, ca. 1100-1400, in Iceland
and Images of the North, eds. S. sleifsson and D. Chartier, Quebec 2011, pp. 25-40.
34
Snorri Sturluson, Heimskringla, Ynglinga saga, cap. 1. Nrvasund il nome norreno dello stretto di
Gibilterra, mentre Jrsalaland il Regno di Gerusalemme; Serkland e Blland ("Terra degli uomini
neri") indicano, rispettivamente, le terre sotto il dominio dei Saraceni e quelle dell'Africa sub-sahariana.
10
ferm dapprima in Sicilia, dove elev il duca Ruggero (probabilmente Ruggero II) al
rango di re, quindi giunse a Gerusalemme nel 1110, e fu accolto con tutti gli onori da re
Baldovino I (1100-1118). Nella versione della Morkinskinna ("la pergamena scura"),
un'altra raccolta di saghe dei re di Norvegia composta attorno al 1220, leggiamo che il
re di Gerusalemme decise di mettere alla prova la dignit regale del suo ospite:
Quando la notizia dellarrivo di Sigurr giunse a Baldovino, re di Palestina, questi
ordin di disporre costosi vestiti sulle strade, e i pi costosi vicino alla citt.
Quindi disse: "Suppongo voi sappiate che un grande re dal nord sta venendo a
visitarci. Si raccontano molte storie meravigliose sulla sua prodezza e sulle sue
coraggiose imprese, perci gli daremo unaccoglienza regale. Se dovesse
avvicinarsi a Gerusalemme con poca cura dei nostri preparativi, io capir che
ben abituato a una tale grandiosit. Se, tuttavia, egli cavalca sul lato della strada
per non danneggiare i vestiti, allora penser che la sua dignit in patria di ben
poco conto"35.
Il re norvegese, che in precedenza aveva istruito a dovere i suoi uomini, entr a
Gerusalemme senza curarsi del sontuoso benvenuto preparatogli da Baldovino, e in
questo modo conquist la sua stima. In seguito, Sigurr forn il suo aiuto a Baldovino
nell'assedio di Sidone, e ricevette anche un frammento della Vera Croce; quindi si
diresse verso Costantinopoli, la vera meta del suo viaggio in Oriente. La capitale
dell'impero bizantino, infatti, esercitava una forte attrazione sui guerrieri scandinavi sin
da quando, nel IX secolo, un gruppo di mercanti-mercenari svedesi, giunti fin l, era
stato assoldato costituendo la famosa guardia variaga, con il prestigioso compito di fare
da guardia del corpo dell'imperatore. Stando al racconto di Snorri Sturluson, la
possibilit di far carriera a Costantinopoli, la Grande Citt (Miklagarr), fu la principale
motivazione che spinse i norvegesi a partire per la Terrasanta:
Al tempo in cui Sigurr era stato scelto come re, gli uomini che avevano seguito
Skopti gmundarson [in Oriente] tornarono a casa. Alcuni erano stati a
Gerusalemme, altri a Costantinopoli; e l essi si erano resi famosi, e avevano
molte cose da raccontare. In seguito a queste straordinarie notizie, molti uomini in
35
Morkinskinna. The earliest icelandic chronicle of the norwegian kings (1030-1157), ed. and trans. T.
Andersson and K.E. Gade, Ithaca, NY 2000, p. 321.
11
12
13
Sull'immagine di Bisanzio nelle saghe norrene si veda G. Barnes, Byzantium in the riddarasgur, in
austrvega. Saga and East Scandinavia. Preprint papers of The 14th International Saga Conference.
Uppsala, 9th-15th August 2009, Gvle 2009, vol. 1, pp. 92-94.
42
Si veda rmann Jakobsson, Image is everything. The Morkinskinna account of king Sigurr of
Norway's journey to the Holy Land, Parergon, 30 (2013), pp. 121-140.
43
Chi oser chiamare cristiana tutta quella barbarie che risiede nelle isole remote che si affacciano
sulloceano glaciale e che vive come le belve?: J.P. Migne, Patrologia latina, CLI, col. 572.
14
Mi era stato detto che qui avrei visto pochi uomini, e che se anche se avessi visto
qualcuno, essi sarebbero stati pi simili a bestie, nel loro comportamento, che a
uomini; ma ora io qui vedo una innumerevole moltitudine di gente di questa terra,
e, mi sembra, con buone maniere. (...) Mi avevano spaventato molto [dicendomi]
che avrei qui ricevuto ben poco pane e pochi altri cibi, e che comunque sarebbero
stati cattivi; ma ora mi sembra che ci sia una tale abbondanza di cose buone che
navi e case ne sono piene. Mi era stato anche detto che non avrei trovato niente da
bere qui, salvo siero [di latte] e acqua. Ma ora, sia ringraziato Dio, io vedo qui
tutte quelle cose buone che necessario avere, e che meglio avere piuttosto che
non avere44.
Questo discorso, per, sembra essere pi che altro una versione appositamente
preparata per il pubblico della saga, cio i norvegesi stessi e soprattutto la corte di re
Magns Hkonarson (1263-1280), figlio del defunto Hkon, perch in un documento
ufficiale, una lettera redatta da Guglielmo il 17 agosto 1247, il cardinale smentisce
nettamente la saga, ponendo anzi l'accento sulle miserias regni que multe sunt, e che
nos ipsi vidimus et corporali experiencia distemperanciam terre illius probavimus.
Ancora nel XV e XVI secolo il nord Europa sar descritto come una terra misteriosa
e selvaggia, ostile e abitata da mostruose belve, alla cui esistenza crede persino uno
svedese come Olao Magno, l'ultimo arcivescovo cattolico di Uppsala prima della
Riforma luterana. Ma la definizione pi espressiva ed emblematica forse quella del
veneziano Pietro Querini - naufrago nei mari settentrionali nei primi anni Trenta del
'400 - secondo il quale Capo Nord chiamato in suo lenguaggio Culo mundi45.
44
Sturla orarson, The saga of Hacon, in Icelandic sagas and other historical documents relating to the
settlements and descents of the Northmen of the British Isles, ed. and trans. G.W. Dasent, Cambridge
2012, cap. 255, pp. 258-259.
45
D. Balestracci, Terre ignote, strana gente. Storie di viaggiatori medievali, Roma - Bari 2008, p. 52.
15