You are on page 1of 30

Anno XXXVII n.

251 Febbraio 2015

NOTIZIARIO

Provincia di Lombardia S. Carlo Borromeo


dei Frati Minori

Ges servito dagli angeli dopo le tentazioni


Anonimo - Sec. XVII - Olio su tela
Convento S. Pietro apostolo, Rezzato (BS)

La tela, custodita in un corridoio del convento di Rezzato, era stata realizzata per essere sovrapposta allaffresco
del refettorio di cui abbiamo parlato il mese scorso. In questa tela, la cui pellicola pittorica molto ammalorata, si
pu vedere la figura di Ges servito dagli angeli dopo i quaranta giorni di digiuno nel deserto. Ges si ritirato in
solitudine; la citt, visibile nellangolo in alto a destra, lontana.
Ges seduto al centro della scena si staglia luminoso sul fondale scuro, poco leggibile, che sembra ricordare una
selva. Per fattezze e contrasto luminoso questo Ges ci avvicina pi alla tradizione veneta del Tintoretto o del
Veronese. Vestito di unampia tunica rosacea, tiene sulle gambe il mantello blu, che sembra quasi unenorme
tovagliolo. Con la mano destra benedice le pietanze che gli sono poste innanzi, la sinistra poggiata sulla tavola. I
due angeli che stanno di fianco a lui gli porgono rispettivamente un raffinato bacile e una brocca per lavarsi le
mani e un salvietta per potersele asciugare; se il gesto allude alle abluzioni di purificazione della tradizione ebraica,
gli oggetti ricordano il vasellame liturgico della tradizione cristiana. Di fronte a Ges altri due angeli stanno
imbandendo su unimprovvisata tavola un pasto ricco ma quaresimale; vengono serviti infatti due portate di pesce,
lumache, un bel pane. Vi sono inoltre sulla tavola anche unarancia tagliata (simbolo come la mela del peccato
originale) e una zucca (simbolo di prosperit ma anche della brevit della vita). Nella semplicit
dellapparecchiatura non mancano un bianco tovagliolo con frangia elegantemente ripiegato e disposta verso colui
che prender il cibo e delle ampie coppe.
Possiamo ipotizzare che sia per la scelta del passo evangelico che per le pietanze raffigurate, la tela venisse esposta
in refettorio durante il periodo quaresimale.
Fr. Carlo Cavallari

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

Indice
Penitenzieria Apostolica
Decreto del Ministro generale
Comunicazione della Segreteria generale

4
5
6

Consiglio di Cooperazione Provincie Nord Italia


Milano 20-21 febbraio

Dal Definitorio

10

Testimonianze di Vita Fraterna


Festa della Presentazione del Signore - Pavia
Festeggiamenti Compleanno fr. Anacleto Mosconi
Corso nazionale assistenti OFS e Gifra
Curriculum vitae fr. Venanzio Tresoldi
Omelia funerale fr. Venanzio Tresoldi
Saluto a Suor Maria Emmanuela Vietti

12
12
17
19
22
23
25

FilmiAmo
Hungry hearts

27

Notizie di Casa

30

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

Consiglio di Cooperazione Province Nord Italia


Presiede lincontro Fr. Massimo Fusarelli. I Ministri sono tutti
presenti: fr. Bruno Bartolini, fr. Francesco Bravi, fr. Francesco Patton,
fr. Antonio Scabio, fr. Maggiorino Stoppa, fr. Mario Vaccari.
Iniziamo alle 9.45 con la preghiera iniziale.
Incontro con i Segretari di Evangelizzazione
e di Formazione e Studi,
lAnimatore Missioni ad Gentes, il Delegato per gli Studi,
e due Economi provinciali
in vista della preparazione del Capitolo Unitario 2016.

Milano
20-21
Febbraio
2015

Vengono accolti fr. Alberto Tosini (Segretario MissioniEvangelizzazione), fr. Lorenzo Raniero (Segretario F&S), fr. Guido
Ravaglia (animatore Missioni Ad Gentes), fr. Roberto Ranieri (Delegato
per gli Studi), fr. Marco Fossati e fr. Mario Favretto (per gli Economi
provinciali).
Fr. Stefano Dallarda, presidente della Commissione per litinerario di
preparazione al Capitolo provinciale, espone la bozza delle Schede per
il lavoro dei Settori, prima tappa dellItinerario di preparazione al
Capitolo, preparata dalla Commissione. Segue il dibattito e confronto,
nel quale vengono suggerite modifiche e idee utili per impostare la
prima fase del lavoro in preparazione al Capitolo provinciale, affidato
ai Settori che fanno capo ai Segretariati Formazione e Studi,
Evangelizzazione-Missione e agli Economi. I settori GPIC,
Ecumenismo-Dialogo, Commissari Terra Santa, Docenti, verranno
consultati nella seconda fase del lavoro di preparazione.
Si concorda infine che ogni Segretario dei Segretariati valuti ed
armonizzi i contributi che i Settori elaboreranno, ed invii il tutto alla
Segreteria OFM Nord. Come termine ultimo si decide il 15 giugno. Si
concorda inoltre che il testo delle Schede, rivisto dopo queste
osservazioni, venga inviato ai Segretari dei Segretariati, che li
invieranno ai singoli Settori.
Fr. Massimo Fusarelli comunica che fr. Stefano Dallarda per i mesi di
marzo e aprile sollevato dallimpegno della Visita canonica, per
permettergli di curare la preparazione del Capitolo: fra Stefano si
rende disponibile anche a partecipare agli incontri dei Settori.
Pranzo ore 13.00

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

ore 14.30: incontro con il Segretario Formazione e Studi e il Delegato per gli studi.
Fr. Massimo Fusarelli introduce lo scambio del CdC con fr. Roberto Ranieri, fr. Guido Ravaglia e
fr. Lorenzo Raniero sugli studi. Lo scambio parte dal prendere in considerazione la riflessione
che fr. Roberto ha elaborato, su lo studio della teologia nella Provincia di s. Antonio. Fr.
Roberto apre la discussione partendo dal suo testo. Segue un confronto sulla realt degli studi
nelle nostre Province e sui Centri di studio.
Vengono salutati e ringraziati fr. Guido, fr. Lorenzo e fr. Roberto.

Incontro con il Ministro generale del prossimo 21 marzo:


Nel prossimo incontro CdC del 21 marzo sar presente il Ministro generale: vengono
concordati i temi dellincontro ed il programma della giornata.
Verr anche preparato un breve momento di preghiera in preparazione al Capitolo
generale con la fraternit di Milano s. Antonio, prima di pranzo.
Programma Capitolo Stuoie:
Vengono definiti gli ultimi dettagli del programma di lavoro del Capitolo delle Stuoie,
che si terr a Camposampiero (PD) dal 7 al 9 aprile.
Programma Assemblea Guardiani:
Viene presa visione della bozza di programma preparata dal Consiglio FoPe per la prossima
Assemblea Guardiani di settembre a Castelletto di Brenzone. Si concorda che la Assemblea
inizier con il pranzo di luned 28, e terminer con il pranzo di mercoled 30 settembre.

Eucaristia e Vespri vengono celebrati alle ore 18.45 nella cappellina della Curia provinciale.
Sabato 21 febbraio
ore 7.30: Eucaristia e Lodi nella cappellina della Curia provinciale.
ore 9.00 inizio lavori:
Unit di lavoro circa i Centri di Studio
In questa unit di lavoro il CdC, dopo ampio spazio di confronto, prende alcune decisioni
riguardanti i Centri di Studio che saranno comunicate in seguito mediante una apposita Lettera.

Calendario liturgico
Appena sar ultimato il lavoro di revisione della bozza di Calendario liturgico per la nuova
Provincia, sar inviato alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per
la necessaria approvazione, quindi si lavorer alla nuova agenda liturgica.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

Varie ed eventuali.
Contributo F&S sulla prospettiva qualificante: il Segretariato F&S ha inviato al CdC un proprio
contributo relativo alla prospettiva qualificante, che stato preso in considerazione ed inserito tra i
contributi utili.
Segue uno spazio di comunicazione sulle Case formative di Arco di Trento e Baccanello.
Fr. Antonio Scabio infine relaziona sulla Visita canonica e sul Capitolo nella Custodia di Guinea
Bissau che ha di recente presieduto come Visitatore assistente.

I lavori si concludono alle 12.53 con il tradizionale Agimus.


Pranzo alle ore 13 e partenze.

fr. Stefano Dallarda


Segretario

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

Dal Definitorio
Alle ore 10.00, si iniziano i lavori recitando una preghiera alla
Madonna delle Lacrime. Si prosegue con lapprovazione del verbale
del XVIII Congresso definitoriale.
Il Ministro informa circa le condizioni dei fratelli ammalati e
ricoverati in infermeria. Fr. Anacleto Mosconi, il 15 febbraio 2015, ha
festeggiato il 100 compleanno circondato da partenti e da alcuni
frati di s. Antonio e s. Angelo. Il giorno successivo stato
ulteriormente festeggiato da una nutrita rappresentanza di frati delle
comunit di s. Antonio e di s. Angelo.
Il Ministro, l11 febbraio, ha ricevuto il sacramento dellunzione
degli infermi insieme ai malati ricoverati in infermeria. Fr.
Francesco Bravi si poi soffermato per brevi incontri con i fratelli
ammalati ed ha preso visione dellavanzamento dei lavori di
ristrutturazione di parte dellinfermeria.
Dal 9 al 13 febbraio, ad Assisi, si tenuto il Convegno-Laboratorio
nazionale del Segretariato COMPI delle Missioni e
dellEvangelizzazione; per la Provincia ha partecipato fr. Almiro
Modonesi, Vicario provinciale, che esprime un generale parere
positivo. Lobiettivo era quello di ripensare insieme (Segretari
provinciali delle Missioni e dellEvangelizzazione e Ministri) la
struttura e le finalit del Segretariato. Sono stati proposti due
momenti formativi: il primo ha ripercorso sinteticamente i
documenti magisteriali sul tema dellevangelizzazione dal Concilio
fino a papa Francesco, il secondo -proposto da fr. Vincenzo
Brocanelli- ha ripercorso lo stesso itinerario a partire dai documenti
dellOrdine. Fr. Almiro sottolinea la bellezza e lintensit dei
momenti celebrativi vissuti nei luoghi significativi della storia
francescana.
Si riprende la riflessione sui Centri di studio della nuova Provincia
del Nord Italia. Il Definitorio, dopo ampia discussione, giunge alla
definizione unanime di una proposizione che sar presentata a fr.
Massimo Fusarelli, affinch nel prossimo Consiglio di Cooperazione
si giunga ad una decisione in merito ai Centri di Studio.
Il Ministro provinciale comunica che al prossimo Consiglio di
Cooperazione parteciperanno i Segretari della Formazione e
dellEvangelizzazione, i rappresentanti dei Centri di Studio e due
rappresentanti del gruppo degli Economi provinciali (fr. Marco
Fossati e fr. Mario Favretto). Largomento allordine del giorno per
cui chiesta tale collaborazione la preparazione dei Lineamenta per
il Capitolo di Unione.

Dongo
17 febbraio
2015

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

10

Il Ministro generale parteciper ai lavori del prossimo Consiglio di Cooperazione, a Milano il


21 marzo 2015. LInstrumentum laboris e la relazione del Ministro per il Capitolo generale
saranno prossimamente inviati a tutti i capitolari, si ricorda poi che, con linizio della
quaresima, le fraternit dovranno incominciare la preghiera in preparazione al Capitolo.
Il Ministro chiede la verifica dellincontro Fo.Pe. frati-clarisse tenutosi ad Armeno dal 26 al 28
gennaio. Fr. Almiro Modonesi dice che stata unesperienza interessante. Stimolante lo scambio
di idee anche se non si giunti a decisioni concrete-operative. Fr. Giampaolo Possenti sottolinea
la libert, sia dei frati che delle suore, nel parlare e nellesprimere le proprie idee e ribadisce il
generale apprezzamento suo e dei frati partecipanti.
Si passa alla programmazione della prossima Assemblea Economica della Provincia.
LEconomo provinciale consegna una scheda con la proposta formulata dal CAE. Lo schema
dellincontro viene sostanzialmente accolto.
Fr. Marco Fossati presenta sinteticamente il bilancio consultivo dellEconomato provinciale e la
situazione dei fondi, ne conseguono alcune considerazioni.
I lavori del Congresso definitoriale si concludono alle ore 16.30 circa.
A laude di Cristo e del Poverello Francesco. Amen!

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

11

Testimonianze di vita fraterna


Festa della Presentazione del Signore
Omelia tenuta da fr. Giampaolo Possenti alla celebrazione diocesana di
ringraziamento per il dono della Vita Consacrata a Pavia

Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo


al Signore
Che strano modo di presentarsi quello del Signore! Si presenta dentro la
fragilit di un bambino e grazie alle parole di una vecchietta, che
probabilmente tutti pensavano un po fuori di testa, perch Anna di
sicuro non era la pi affidabile testimone dellarrivo del Messia.
Eppure, dentro questa fragilit e questa piccolezza, il Signore entra nella
nostra storia, entrando nel tempio del Padre Suo.
E il Signore. E la prima cosa che fa essere obbediente alla Legge. Anzi, la
prima cosa che fa - addirittura - essere offerto. Gi facciamo fatica a
sopportare lidea che Lui si offra; in questo caso avviene di peggio: viene
offerto. Viene offerto dai genitori, che lo offrono a Dio. Ma al tempo stesso,
in realt, noi sappiamo che Dio che sta offrendo a noi il Suo Figlio, in
quel medesimo evento. Quindi, il primo atto pubblico del Signore rispetto
a noi - nelloffrirsi alla Sua Chiesa, nel venire allincontro con la Sua sposa
- quello di essere donato.
Questo fatto, anzitutto, ci ricorda un elemento essenziale della nostra
vocazione: noi non ci siamo consacrati; noi siamo stati consacrati; da
Dio, dalla Chiesa - che ha visto nella nostra volont la verit di una
richiesta e di una vocazione da parte di Dio e ci ha consacrati, per un
servizio, per una vita, a imitazione del Signore Ges. Di questo ogni tanto
ci dobbiamo ricordare. Anche se, in alcuni momenti, fatichiamo a tenerlo a
mente.
Poi, il Signore Ges arriver fino al dono di S nella morte di croce. Non
terr niente per S; Lui si offrir al Padre e a noi in un modo incredibile,
unico, che noi neanche riusciamo mai a capire totalmente. Anche l noi
saremo invitati a seguirlo, a cercarlo, a muoverci nella stessa direzione.
Tutte le cose che ha detto e fatto - i miracoli stessi, la Resurrezione stessa sono dentro questa logica: si sta regalando a noi, non sta trattenendo
niente per S, donando interamente tutto quello che e che ha.

Pavia
2 febbraio
2015

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

12

A Gerusalemme cera un uomo di nome Simeone


Questa logica quella che tiene in piedi ogni nostra possibilit di risposta. Noi rispondiamo a
un Signore cos. E lo sappiamo, teoricamente. Nel senso: un paio danni di vita religiosa molti
dei presenti li hanno maturati e ci accorgiamo che questa cosa labbiamo sentita un sacco di
volte; eppure dentro di noi tutte le volte trova, da una parte, una resistenza, perch malgrado
tutto fatichiamo a convertirci a un Dio che si presenta a noi cos. Dallaltra parte, invece,
qualcosa ci dice: E vero! E bello! Prova a fare un passo oltre! Fdati un po di pi!.
Quello che ci viene chiesto di imparare dal Signore e dai personaggi che sono in campo. Io
guardo in particolare a Simeone questa sera - bisogna scegliere qualcuno perch non possiamo
dire tutto. Ci accontentiamo di guardare solo qualche aspetto di questo Mistero.
Il nome Simeone significa docile allascolto. E la sua prima caratteristica: un uomo
docile allascolto. Cos come, vorrei dire siamo noi, ma temo che serva il condizionale
dobbligo dovremmo essere noi: uomini e donne dellascolto. Capaci di mettersi di fronte
alla Parola di Dio disponibili a lasciare interagire quella Parola con il nostro terreno per dare
frutti, diversi secondo i tempi e le possibilit.
Diciamo che non accade sempre cos. Sappiamo bene che la vita di perfezione, in realt,
sostanzialmente accettare la nostra imperfezione. E questa lunica possibilit che abbiamo.
Ma, dentro questa accettazione, noi ci muoviamo riconoscendo la possibilit e la bellezza di un
passo in avanti nellascolto.
Certo, questo richiede da noi conversione, come singoli e come comunit. Pensate a quanto
poco riusciamo ad ascoltare la Parola insieme. Facciamo le nostre brave lectio, i nostri incontri, in
cui ascoltiamo la Parola di Dio e tutti insieme teniamo il predichino o diciamo che cosa ha
evocato in noi. Ma poi quasi mai siamo capaci di trasformare quellascolto comune in scelte
comuni. Resta tutto affidato al singolo. Credo che sia uno dei grandi problemi che noi abbiamo
come religiosi: la nostra incapacit di metterci insieme di fronte alla Parola, per rispondere
insieme. Poi, certo, io risponder per me, per quello che sono capace di fare, per come sono
capace di muovermi. Ma, come comunit, come fratelli e sorelle, abbiamo questo grande
compito che ci viene affidato e che potremmo svolgere, se solo ci fidassimo un po di pi di
quella Parola: ascoltare, essere docili allascolto.
Lo Spirito Santo era su di lui
Se volete, questo riguarderebbe anche tutto il grande discorso dellobbedienza, che un tema
assai complesso. E difficile per noi tenere insieme la docilit al carisma, lobbedienza ai
superiori o alle superiore, e la creativit che lo Spirito Santo sembra richiedere tutti i
momenti. E difficile, perch spesso si trovano uomini e donne un po sbalestrati, che fanno
scelte strane e dicono che lo Spirito Santo che gliele suggerisce. E dallaltra parte, invece, ci
sono uomini e donne che amano non decidere pi nulla della loro vita e fanno finta di chiamarla
obbedienza, ma in realt non stanno pi prendendo in mano le situazioni, assumendosi le
proprie responsabilit.
Ci sar una via di mezzo tra questi due estremi? Presumibilmente s, perch la santit della
Chiesa dice che molti nostri fratelli e sorelle ce lhanno fatta. Per dovremmo chiederci perch
non accade di frequente. Ed un peccato. Perch siamo capaci solo di continuare le cose che
abbiamo. E invece dovremmo essere docili alla Parola.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

13

Certo sarebbe bello, per riuscire a mettere insieme queste cose, che arrivasse la provinciale, o il
provinciale, e dicesse: Mi sono alzato stamattina, ho pregato e lo Spirito Santo mi ha detto:
Manda quella sorella e quel fratello a fare una cosa completamente nuova, che nessuno ha mai
fatto prima e d loro: inventati questa nuova forma di vita!. Io credo che nelluniverso non si
sia mai sentito un episodio di questo genere, perch solitamente i poveri superiori e le
superiore corrono dietro ai pezzi da tenere insieme, e danno incarichi relativi alla comunit da
chiudere, il buco da coprire, lemergenza da risolvere.
Mosso dallo Spirito, si rec al tempio
Possibile che non riusciamo a trovare un modo perch lo Spirito Santo possa lavorare in tutti
noi e indicarci qualcosa di nuovo, che necessario? Mi rendo conto, certo, che let media di chi
mi ascolta non esattamente quella della fascia giovanile. Daccordo. Ma per caso lo Spirito
Santo ha limiti det? Ha la data di scadenza? Credo di no! Perci, come successo per Simeone
e Anna, che, molto avanti nel loro percorso, hanno incontrato il Signore, si sono aperti alla
novit di qualcosa che era totalmente inaspettato in quella forma, cos ciascuno di noi pu e
deve muoversi in questa direzione. Dobbiamo avere pi coraggio; dobbiamo osare; non
dobbiamo temere. Certo, dobbiamo imparare a farlo insieme.
Io non so da voi, ma da noi quando uno si mette in testa che lo Spirito Santo gli ha detto una
cosa nuova, qualunque cosa gli dici, va avanti imperterrito per conto suo, come se nulla fosse.
Invece, dobbiamo imparare a costruire insieme. Se lo Spirito Santo dice a me una cosa io, che
sono dentro una famiglia, ho il dovere di raccontare a tutti gli altri ci che lo Spirito Santo mi ha
ispirato e cercare di capire, insieme con loro, che cosa si pu fare per rispondere a quella
chiamata dello Spirito. Insieme, non da soli.
Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola
Allora, se noi ritroviamo questa voglia di camminare insieme, questa capacit di ascoltare
insieme la Parola, di non pensare che abbiamo la data di scadenza e che ormai lunica cosa che
possiamo fare aspettare la morte, forse riusciremo a trovare qualcosa di nuovo, che sta alla
portata della vita di ciascuno di noi. Perch non si tratta di fare cose. Si tratta di pensare in un
modo diverso; di sentire la nostra vita in un modo nuovo. Come, in fondo, in tanti momenti
siamo riusciti a fare. Fidiamoci dello Spirito Santo e osiamo! Soprattutto, osiamo convertirci
unaltra volta. E difficile? S. Chi non lo sa? Pensate a Simeone, poveretto. Noi abbiamo una
traduzione che non rende esattamente lidea giusta del testo. Perch, in realt, Simeone esprime
s una benedizione, ma in forma di domanda. Cio: Proprio adesso il tuo servo deve
andarsene? Adesso che il Cristo arrivato? Lo ho aspettato fino adesso e adesso mi tocca
morire?. Simeone non capisce tanto questa circostanza: la manifesta al Signore, perch si rende
conto che c dentro qualcosa che fa male. Proprio ora che ti sembra di essere arrivato, tutto ti
viene tolto. Non facile. Ma alla fine questa la nostra vita. Questo ci che siamo chiamati a
fare.
Uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione dIsraele
Il secondo aspetto che Simeone ci ricorda che siamo persone che aspettano, che sanno
aspettare. Letteralmente lui sarebbe laspettante: il concetto espresso con una forma verbale
che dice una connotazione stabile, continuativa, che fa parte della persona.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

14

E laspettante; anzi, colui che in movimento per accogliere. Non lattesa passiva del
tipo sto qua e spero che succeda qualcosa; ma lattesa di uno che si muove, mentre certo
che arrivi qualcuno dallaltra parte.
Anche in questo, noi dobbiamo ritrovare lorizzonte giusto, lorizzonte delleternit. Non solo
perch la morte si avvicina. Ma, di pi, perch noi siamo convinti che la vita eterna si avvicina e
la vita eterna il nostro orizzonte. Noi ci crediamo cos tanto che siamo stati disposti ad
abbandonare tutto per questa vita eterna.
Come mai ogni tanto lo dimentichiamo? Come mai non riusciamo a tenere dentro il cuore
questa forza, questa potenza, che ci fa dire: Anche se magari adesso non sono felice di fare
questa cosa, non mi riesce bene, le prendo su da tutti, sono in un posto in cui nessuno mi
riconosce, alla fine io vivo per la vita eterna, sono gi in quella vita!. Quante volte lo diciamo
agli altri! Tutte le volte che ci capita di accompagnare i genitori nel percorso battesimale dei figli,
siamo bravissimi a dire che l inizia la vita eterna. Ma ne siamo davvero convinti?
Perch i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli
Si sente poca speranza, dentro le nostre comunit. Troppa poca speranza. E non solo il fatto
di sentirsi in pena perch i nostri Istituti stanno morendo, perch non ci sono pi vocazioni. Ci
manca proprio la speranza in un altro senso, pi profondo. Probabilmente questo il motivo
per cui nessuno viene pi da noi. Perch qualcuno dovrebbe scegliere una forma di vita nella
quale rinunci a un sacco di cose vista dallesterno e in pi ti trovi in mezzo a gente senza
speranza? Capirai che ricchezza e che voglia di entrarci!
Noi dobbiamo tornare a essere uomini e donne di speranza, capaci di dire che la vita eterna la
cosa pi bella che abbiamo e che gi viviamo in quella vita e che vogliamo andare in quella
direzione, pieni di una speranza vera, profonda, autentica.
Se saremo capaci di fare questo, allora tutto cambier e forse in noi verranno meno una serie di
paturnie. Ad esempio, per essere gente che ha fatto voto di castit, noi abbiamo unansia da
riproduzione che ne basta la met! Siamo tutti preoccupati a tentare di capire come tirare dentro
la nostra comunit vocazioni nuove. Tutti agitati perch, se non ci riusciamo, moriremo.
Moriremo? E va bene! E allora? Chi se ne frega! Ma, scusate, noi non stiamo seguendo un
Signore che muore sulla croce? Non stiamo seguendo uno che ha avuto successo in tutto! Noi
siamo i seguaci del Crocifisso. Il nostro cammino va verso la morte. Sar anche la morte dei
nostri Istituti? Va bene; vorr dire che il Padre Eterno in questo momento ha bisogno di altre
forze e di altre situazioni.
Che problema c? Il nostro problema non riprodurci; il nostro problema essere noi stessi.
Essere contenti di quello che siamo - anche di morire, se necessario. Tanto poi credo che, una
volta che accettiamo questa cosa, in realt il Padre Eterno interviene e ci manda un mare
vocazioni, se solo impariamo a fidarci di Lui. Ma dobbiamo fare questo passo, che ci rende
uomini e donne che sperano, che non stanno a rimuginare su un futuro che costruiamo noi,
perch il nostro futuro entrare in quella vita, non ce n un altro che ci interessi.
Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele
Allora, fratelli e sorelle, noi dobbiamo tornare a guardare questo Signore, che si offre a noi in
questo modo, imparando che cosa vuol dire essere uomini e donne di speranza, che imparano
ad ascoltare.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

15

Non c niente di nuovo? Certo! E ovvio che non c niente di nuovo. Ma c la novit nostra di
poter dire di s. Altrimenti, continueremo in una forma di vita che rischia davvero di soffocare
se stessa. Gi difficile fuori; noi siamo molto stimati, di solito, ma quasi mai capiti. E la norma
di tutte le specie in via destinzione! Voglio dire: ti guardano e dicono: Che bello! - come il
panda, bello batuffoloso: subito dopo, per, va via tranquillo e non ti interessa pi di tanto.
Noi invece siamo gente che dovrebbe essere contenta di vivere quello che ha, nella situazione
nella quale , e camminare nella giusta direzione. Non ci capiscono? Amen.
Noi dobbiamo costruire, creare, inventarci cose nuove, perch questo serve alla Chiesa.
Guardate le parrocchie, la loro fatica nel trovare forme nuove per vivere la vita cristiana. Noi
dovremmo essere capaci di insegnare che cosa vuol dire non ragionare secondo i criteri del
territorio, ma del dono. Noi avremmo tutti i numeri per poter dire e suggerire percorsi ai nostri
fratelli e sorelle che fanno fatica in questo momento ad andare avanti. Ne hanno davvero
bisogno! I preti della diocesi di Pavia sono uneccezione, ve lo dico francamente, nel senso che
guardano i religiosi e ci stimano sul serio. Ma fuori dalla diocesi ho trovato delle situazioni che
non stanno n in cielo n in terra: in una parrocchia, dove siamo come convento, il parroco ha
detto ai suoi parrocchiani che la Messa dai frati non vale! Qui per fortuna non cos. E una
grazia del Cielo. Ma, se non siamo capiti, non dobbiamo per forza buttarci dentro, per cercare di
farci accettare cos come ci vogliono. Il nostro scopo non questo. Il nostro scopo rispondere
allo Spirito Santo facendo casino. Perch questa la nostra vita e la nostra vocazione. Noi
dobbiamo dar fastidio, mica essere accondiscendenti a tutte le richieste di tutti i generi per
tappare tutti i buchi delluniverso. La nostra vita una vita dello Spirito perch dice anche: No,
fratello mio, io capisco che debba tamponare tutti i buchi della tua parrocchia, ma, scusami, il
mio carisma mi dice che devo fare unaltra cosa e faccio unaltra cosa. Con buona pace di tutti.
Se io far cos, quel buco si riempir. Perch qualcuno capir il Vangelo attraverso il mio
carisma e andr a coprire anche quella necessit. Immagino che il Vicario Generale in questo
momento si stia stracciando le vesti, per fa niente. Noi dobbiamo in qualche modo essere
gente che rompe le scatole, perch se no la nostra vita non serve.
Chiediamo la grazia del Signore di farlo cercando la comunione, di essere gente che sta sempre
in mezzo ai piedi, dicendo e facendo cose strane, ma per linteresse della comunit e per amore,
non per voglia di distinguersi. Gente che si dona vivendo il proprio carisma; non gente che
porta a s, ma gente che va verso laltro, donando se stessa. Se riusciremo a fare anche solo un
passettino, faremo moltissimo per la Chiesa di Dio e riusciremo a cambiare molto del mondo
che ci circonda. Dobbiamo fidarci e consegnarci.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

16

Festeggiamenti per i 100 anni di fr. Anacleto Mosconi


Sabbioncello
di Merate
16 febbraio
2015

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

17

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

18

Corso nazionale assistenti OFS e Gifra


Damme Speranza certa"
Assistente e assistenza: ponte di speranza

Santa Maria
degli Angeli
Assisi

Nella societ in cui viviamo, soprattutto noi giovani sperimentano, ogni


giorno di pi, situazioni di precariet (in ambito lavorativo, sociale,
affettivo) e queste insicurezze spesso minano alla serenit e alla
tranquillit di persone che in continuo divenire, avrebbero bisogno,
invece, di sicurezza. Oggi pi che mai i giovani aspettano quel messaggio
di Speranza che possa ridare vigore alla propria esistenza.
Nel provare a sintetizzare il pensiero di tutti i giovani francescani dItalia,
oggi, prover a esporre i bisogni e le necessit che nelle fraternit regionali
e locali emergono.

22-29
gennaio
2015

Nel contesto sociale precedentemente accennato, il cammino dei giovani


allinterno delle fraternit Gi.Fra. assume un carattere particolare: da
sempre stato unopportunit per poter discernere la propria vocazione,
oggi pi che mai, la Gi.Fra. rappresenta un luogo spirituale in cui i
giovani hanno loccasione di poter incontrare Ges, sperimentare la
Fraternit e intraprendere un cammino di discernimento che porti alla
piena conoscenza di se e dei fratelli e in particolar modo a saper fare
quotidianamente scelte coraggiose che portino alla piena realizzazione
della propria esistenza.
Come voi Frati Assistenti potete accompagnarci lungo il cammino?
Noi giovani, sentiamo forte il bisogno di avere accanto figure di
riferimento, testimoni, non maestri, che ci accompagnino con Amore
allincontro con Lui. Assistenti spirituali, non Presidenti locali o bravi
organizzatori di eventi. Troppo spesso noi giovani corriamo il rischio di
alienare il vostro servizio chiedendovi aiuto per cose che potremmo
tranquillamente fare da soli, trascurando il vero servizio a cui, in quanto
Assistenti spirituali, siete stati chiamati. Noi giovani abbiamo bisogno di
religiosi e sacerdoti accoglienti, presenti, che sanno ascoltare. Non c
bisogno di manuali per imparare ad essere Assistenti, basta esserci e
mettersi in gioco soprattutto nelle semplici relazioni che costituiscono la
base del dialogo e del camminare insieme.
Vi chiesto, in semplicit, di lavorare per la costruzione del regno di Dio.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

19

Nel pensare a voi Assistenti penso alla figura di Abramo, chiamato da Dio a diventare Padre
di una moltitudine di generazioni. Non dimentichiamo che Abramo nel dire il suo s ha
accettato di intraprendere un cammino verso se stesso. Il suo poter essere Padre di questo
popolo strettamente legato ad un cammino personale. Dio non dice ad Abramo Esci dalla tua
terra, letteralmente gli rivolge questa parola: cammina verso di te. Durante il cammino
Dio chiede ad Abramo di conoscere se stesso, prima di essere Padre del suo popolo. Prima di
essere Assistenti, vi chiedo, con umilt, di essere persone in cammino insieme a noi giovani,
sempre capaci di rimettersi in discussione, di interrogarsi e se necessario, ricominciare.
Siate giorno dopo giorno, nelle modalit che voi stessi nel relazionarvi con noi, imparerete ad
individuare, ponti di Speranza.
Domande:
Frate Cappuccino Lazio (Latina)
Nel momento in cui i ragazzi non ascoltano consigli, non si fidano, cosa poter fare?
Noi giovani a volte, purtroppo, sappiamo essere molto testardi. A voi Assistenti forse chiesto
di esercitare senza stancarvi, il dono della Pazienza. Cercare sempre lincontro certamente la
strada migliore per starci accanto.
Fra Alberto Vaccaneo (Piemonte)
Che tipo di rapporti vivete nel Consiglio Nazionale Gi.Fra. con i fratelli del Consiglio Nazionale
OFS. Quanto questo rapporto vi stato di sostegno nelle scelte fatte durante il cammino?
Ringraziando Dio, gi da qualche anno il rapporto tra i due Consigli nazionali si
approfondito. Oggi, molto bello poter testimoniare che riusciamo, nonostante le differenze che
ovviamente ci caratterizzano, a camminare insieme. Questa straordinaria esperienza di
condivisione fonda le sue radici nella Relazione e nellIncontro. Come consigli nazionali
abbiamo scelto di dedicare del tempo a noi, per poterci conoscere, per poterci incontrare e
questa scelta, ci rendiamo conto, ha fatto la differenza. I fratelli del consiglio nazionale OFS, in
passato, alcune volte, sono stati visti da noi giovani come coloro che volevano esercitare
potere. Oggi la conoscenza ci permette, invece, di fidarci gli uni degli altri nel rispetto
reciproco. Questo ci ha portati, durante questultimo anno, a fare anche scelte condivise, a
sognare progetti comuni, come Famiglia in cammino.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

20

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

21

Curriculum vitae fr. Venanzio Tresoldi


Nellinfermeria di Sabbioncello di Merate, provato da lunghi anni di
malattia, frate Venanzio Tresoldi , il 4 marzo scorso rendeva la sua anima a Dio,
concludendo cos la sua lunga esistenza. stato questo il suo ultimo e prezioso
ministero: la partecipazione alle sofferenze di Cristo per il bene del mondo
intero. Un ministero vissuto in una austera dignit impreziosita e sostenuta da
una fede autentica animata da una preghiera continua e fervente. Era facile
trovarlo nella cappella dellinfermeria e con la corona del santo rosario tra le
mani. Oggi nella chiesa dove stato battezzato con il nome di Alessandro lo
affidiamo alla misericordia del Signore perch dopo aver presieduto la liturgia
terrena come sacerdote venga ora ammesso nella gloria della liturgia celeste.
Frate Venanzio entrato tra i frati minori di Lombardia nel 1930 allet di 10
anni, era nato infatti il 2 Novembre del 1920 a Gropello dAdda da Arcangelo e
Adele Viscardi. Nel 1936 ammesso allanno della prova da Mons. Arcangelo
Mazzotti e il 14 settembre dellanno successivo emette la prima professione.
Prosegue il suo cammino di formazione in diversi conventi della Provincia di
Lombardia fino ad emettere la professione solenne a Busto Arsizio il 22 aprile del
1942 nelle mani di fr. Ireneo Mazzotti. Il Cardinale Ildefonso Schuster lo ordina
nei mesi di marzo e di aprile del 1944 diacono e presbitero.
Dopo i primi anni di servizio pastorale a Milano, sia a S. Angelo che a S. Antonio
nel 1948 viene inviato a Napoli presso lIstituto superiore S. Chiara per il corso in
scienze naturali. Il 27 novembre del 1952 ottiene il titolo di Lettore generale e
rientra in Provincia. Fino al 1971 insegner matematica e scienze naturali alle
nuove generazioni di frati minori unendo anche allinsegnamento il delicato
servizio della formazione come maestro e rettore. Questo prezioso servizio lo
vede presente nelle fraternit di Cividino, di Monza, di Sabbioncello e di Varese.
Il 16 novembre del 1971 inizia una nuova pagina della sua lunga vita: parte
missionario per la Somalia nel momento in cui la missione sta vivendo un
delicato momento di transizione nella revisione delle modalit di presenza e di
animazione. Anche in missione continuer la sua attivit di insegnante; ricoprir
anche lufficio di Superiore regolare della Missione e responsabile della
Parrocchia della Cattedrale. Nel 1990 nominato Vicario generale della Diocesi
di Mogadiscio. Dopo i dolorosi e luttuosi fatti del 1989 con la morte di Mons.
Salvatore Colombo e fr. Pietro Turati la situazione politica e sociale degenera fino
al forzato e fortunoso rientro di tutti i missionari e la distruzione della cattedrale
e della casa dei frati.
Rientrato in Provincia viene dapprima assegnato alla fraternit di Monza e
successivamente, fino al 2003, alla fraternit di Milano S. Antonio dove ricopre
anche lufficio di Vicario locale. Nel 2003 viene trasferito a Sabbioncello.
La sua vita e la sua testimonianza sostengano noi frati minori e tutto il popolo
cristiano nella fedelt quotidiana ad una vita sempre pi evangelica.
A laude di Cristo e del suo servo Francesco. Amen.

Sabbioncello
di Merate
4 marzo
2015

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

22

Omelia del funerale di fr. Venanzio Tresoldi


Carissimi fratelli e sorelle della comunit di Groppello dAdda,
carissimi confratelli,
oggi accompagniamo alleterna dimora il nostro fratello frate Venanzio,
frate minore, sacerdote e missionario. Queste tre parole dicono in sintesi
una vita totalmente consacrata alla lode del Signore, al servizio degli
uomini e allannuncio del regno di Dio. Frate Venanzio ha accolto linvito
del Signore Risorto che risuonato nella nostra assemblea: Come il padre
ha mandato me anche io mando voi. Oggi dunque, in questo suo
passaggio dalla terra al cielo, il nostro confratello ci viene ridonato come un
esempio vivo di passione missionaria, di desiderio profondo che ogni
uomo possa incontrare il Salvatore. La sua lunga esistenza come abbiamo
sentito - ci appare cos, proprio nel momento del passaggio alla pienezza
della vita, una vita spesa nellumile servizio evangelico della testimonianza
e dellannuncio nonch come sacerdote di colui che presiedendo i divini
misteri rende attuale la salvezza che si opera nei santi segni sacramentali.

Groppello
DAdda
6 febbraio
2015

Scrivendo al Ministro provinciale nellagosto del 1971 per chiedere


lobbedienza di partire per la Somalia nella profonda convinzione di
compiere, come dice Lui nella lettera, unopera buona e migliore di molte
altre, frate Venanzio motiva questa scelta come una risposta alla Parola di
Dio che sente particolarmente rivolta a se; scrive infatti: La parabola dei
lavoratori invitati a lavorare nella vigna del Signore anche allultima ora mi
da fiducia, anzi sicurezza. In una confidenziale lettera del novembre del
1971, che comunicava a frate Venanzio il giorno della sospirata partenza, il
Ministro provinciale, quasi aprendo il suo cuore, scriveva: Non so se sar
capace, in un modo o nellaltro e in qualche momento, di esprimerti i miei
sentimenti di profonda e fraterna ammirazione, di gioia sincera e quasi,
direi, di santa invidia per la decisione che hai preso. Non so neppure se il
Signore mi dar il dono e la grazia di poterti, fra non molto, seguire. Ti
chiedo per, intanto di rendermi almeno un pochino partecipe della grazia
che il Signore ti ha fatto.
Credo che questa possa essere oggi anche la nostra richiesta; la profonda
consapevolezza del mistero della comunione dei santi se da una parte ci fa
pregare per il nostro fratello Venanzio, dallaltra gli chiediamo di essere
per noi intercessore presso il Signore perch la grazia che lo ha sostenuto
nellesperienza missionaria diventi in noi passione e desiderio ardente di
vivere, testimoniare e annunciare il Vangelo dove e come il Signore stesso
vorr.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

23

Lesperienza missionaria di frate Venanzio stata segnata fin dallinizio da una situazione
politica e sociale di grandi e tragici cambiamenti mentre la stessa missione era chiamata ad un
delicato momento di transizione nella revisione delle modalit di presenza e di animazione. I
tragici ultimi giorni vissuti da frate Venanzio in terra somala, in mezzo a violenze e insicurezza
e nel vedere distrutto tutto quello che era stato edificato per il bene della popolazione con tanto
sacrificio e tanto amore, ci offrono loccasione per raccogliere un altro grande insegnamento sul
come annunciare oggi il vangelo nella povert e nella minorit. Il Ministro generale John
Vaughn, rispondendo ad una lettera di frate Venanzio che lo informava dei fatti successi a
Mogadiscio, cos rifletteva e cos sembra suggerire in particolare a noi frati minori di oggi.
La nostra vocazione di minori, infatti, proprio nella sofferenza trova la conferma della sua
autenticit; il sangue sparso e lo zelo col quale sono stati affrontati rischi di ogni genere sono la
testimonianza pi vera dellamore che dona tutto, compresa la vita: questo il segno che
caratterizza i veri seguaci di Ges e il seme evangelico per un futuro che nasce da solide radici.
Mentre preghiamo per frate Venanzio e per la pace nella sua amata terra somala, chiediamo a
lui che chieda al Signore che i suoi confratelli di oggi sappiano essere testimoni liberi e poveri
per scrivere ancora pagine autentiche di vangelo.
Lattuale vescovo di Mogadiscio, il nostro confratello fr. Giorgio Bertin, mentre partecipa al
nostro dolore e alla preghiera, ci offre loccasione di ricordare altri tratti caratteristici della vita
di frate Venanzio: Mi unisco scrive Mons. Bertin - a tutti i confratelli che saranno presenti
alla veglia e al funerale. Frate Venanzio stato missionario in Somalia e in seguito mio vicario
generale per la Diocesi di Mogadiscio. Per me prima ancora era stato anche professore di
scienze naturali. Lo ricordo come un caro confratello che fino a che ha potuto rimasto vivace
grazie alla sua "curiosit" e desiderio di servire il Signore nella missione tra i mussulmani della
Somalia. Con affetto fraterno unisco le mie preghiere perch il Signore lo accolga nel suo regno
di giovinezza perenne aperta all'incontro con Lui e con tutti i popoli della terra. Ecco un'altra
cosa che vorremmo imparare da frate Venanzio e che attraverso lui chiediamo al Signore, la
vivacit e la sana curiosit che ci permettono di restare aperti al futuro in una conoscenza
sempre rinnovata e approfondita della vita e della ricchezza della diversit.
Lultima cosa che questo frate minore, sacerdote e missionario ci ha insegnato con lesempio
stata la partecipazione alla passione di Cristo nei lunghi anni trascorsi da ammalato nella
infermeria di Sabbioncello curato amorevolmente dai confratelli e da tutto il personale che
ringrazio di vero cuore. Laustera dignit e la grande fede, sostenuta da una fervente preghiera,
con cui ha affrontato il venire meno delle forze e la malattia sono lultima e preziosa
testimonianza di un missionario che non smette mai di annunciare il Vangelo. Il Vangelo della
passione del Signore proclamato nella nostra assemblea ci viene cos ridonato da una
testimonianza di vita che nella fede si apre alla luce della risurrezione e diventa segno e
anticipo della vita beata a cui tutti siamo chiamati.
Ringrazio di cuore Lei signor parroco per la disponibilit e la fraterna accoglienza. Mentre
rendiamo grazie al Signore per il dono di frate Venanzio e lo affidiamo alla sua misericordia,
chiediamo per noi tutti fedelt creativa perch le nostre esistenze sappiano ancora oggi scrivere
pagine di vita di sapore evangelico.
Fr. Francesco Bravi
Ministro provinciale

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

24

Saluto a Suor Maria Emmanuela Vietti


La mattina di luned 9 febbraio la nostra sorella sr. Maria
Emmanuela ha terminato il suo pellegrinaggio terreno.
La sua lunga vita e la sua consegna finale ci parlano della cura che
il Padre delle misericordie nutre per i suoi piccoli.
Una piccolezza, quella di sr. Maria Emmanuela, forgiata dalla
misericordia di Dio, di passaggio in passaggio: dallesperienza iniziale con
le suore Passioniste, tra le quali ha impresso profondamente nel suo cuore
lamore per la passione e morte di Ges, allingresso in questo Monastero,
ai tempi trascorsi in altre Comunit con una disponibilit operosa nel
rendersi utile in tante piccole attivit. Acuta nelle osservazioni, ingegnosa
nella creativit, era intraprendente nel perseguire i suoi intenti costruendo
relazioni di stima e amicizia.

Monastero
S. Chiara
Milano
9 febbraio
2015

Nei periodi di convalescenza, conseguenti alla sua salute precaria,


ha saputo intessere una rete di benevolenza con molte persone di ogni
condizione, mostrando sempre il suo tratto dolce, attento ai bisogni e
sensibile alle sofferenze altrui, offrendo con sollecitudine la sua parola
consolatrice e il suo consiglio.
Un affetto speciale alla sua famiglia di origine e agli innumerevoli
nipoti ha abitato il suo cuore e la sua preghiera.
La passione di Cristo crocifisso era al centro della sua devozione,
accompagnata sempre dalla presenza di Maria, Madre di Ges. Come non
ricordare le sue visite alla grotta di Lourdes, in fondo al giardino, anche
nei giorni freddi e di brutto tempo, e la sua cura amorosa per i fiori che
coltivava per offrire poi a Maria? Ci piace quindi leggere come
provvidenziale la coincidenza che ha visto celebrare il suo funerale
proprio nel giorno liturgico della Madonna di Lourdes.
Con laggravarsi dellinfermit ha saputo consegnarsi pian piano
nelle mani prima delle Sorelle e poi delle suore Adoratrici di Rivolta
dAdda che lhanno accompagnata, con delicatezza e affetto, nellultimo
tratto della sua vita.
E cos, nella sua piccolezza, suscitante simpatia e tenerezza, sr.
Maria Emmanuela ha compiuto anche lultimo passaggio, dalla terra a
quel Cielo di luce e di pace da lei sempre atteso e invocato.
le sorelle clarisse

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

25

Nata a Massino Visconti (NO) il 13.04.1921


Entrata in Monastero: 2.07.1959
Vestizione: 19.03.1960
Professione temporanea: 9.04.1961
Professione solenne: 7.05.1964
Morta a Rivolta dAdda il 9.02.2015

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

26

FilmiAmo
Hungry hearts
In una New York periferica Mina e Jude vivono in un piccolo
appartamento la loro relazione damore, nata in maniera insolita in
una asfissiante toilette di un ristorante cinese. Diventano genitori di un
bambino che la madre considera speciale e che cresce pensando di
preservarlo da ogni tipo di impurit ambientale, alimentare e anche
umana. Il padre cercher di opporsi a questa delirante convinzione, di
nutrire normalmente il figlio e di uscire da una situazione di vita
familiare senza aria e luce. Ma la sfiducia, il sospetto, la rabbia, la
violenza prenderanno il sopravvento. Cuori affamati di affetto e verit
che scelgono di rinchiudersi in mondo alienante.
Saverio Costanzo un regista attento alle dinamiche del cuore umano,
al sentire profondo, ai conflitti interiori ed esteriori che luomo vive. Le
sue precedenti pellicole ci hanno consegnato storie capaci di scavare in
profondit temi centrali per lesistenza: la convivenza con il nemico
Private , la ricerca della propria tormentata vocazione In memoria di
me -, la sopravvivenza alle ferite del passato e alla solitudine La
solitudine dei numeri primi -. Anche questo film intenso, duro, a tratti
urtante, offre una visione acuta sul problema della genitorialit, sul
rapporto di coppia, sul legame che si vive con laltro, sulle proprie
convinzioni e propri deliri.
Tratto dal romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso, presentato
con successo di critica allultima Mostra del Cinema di Venezia e al
Festival di Tokio, Hungry hearts narra la storia di Mina una
convincente Alba Rohrwacher - e Jude Adam Driver, una sorpresa che si conoscono in una situazione imbarazzante, si amano,
concepiscono un figlio e si sposano. Diventano genitori Mina tra le
lacrime, una scelta subita? e inizia la loro deriva affettiva ed
esistenziale.
Mina emotivamente fragile ha perso la madre a due anni e con padre
non ha pi contatti -, con un rapporto problematico con il cibo, si
convince, grazie allincontro con una veggente e a teorie apprese da
libri su alimentazione naturalista e vegana, che il proprio figlio
speciale, proveniente da un altra dimensione, da far crescere nella
purezza. Evita cos tutti i cibi comuni che avvelenano il figlio e la sua
famiglia. Nutre il bambino solo con verdure da lei coltivate e olii
essenziali.

Scheda
a cura di
Fr. Davide
Sironi

Hungry
hearts

di Saverio
Costanzo

Drammatico
Durata 109 min.
Italia
2014

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

27

Saverio Costanzo scrive e realizza un film intenso con riprese ricercate, con una macchina
da presa che nella prima parte sta sempre addosso ai personaggi creando un senso di
restringimento della realt. I protagonisti occupano tutto lo spazio visivo. Sono al centro di
un mondo, il loro, che sembra altro da ci che li circonda. Lo spettatore imprigionato con
questa famiglia in spazi angusti e chiusi, dove non entra il sole e non c aria, dove
proliferano germi di non vita. Il soffocamento e limprigionamento della scena iniziale
punteggiano tutto il film: manca unapertura allesterno, allaltro, si chiusi nei propri
confini di allucinante sicurezza, chiusi nel proprio cuore affamato di affetto. Un cuore che si
attacca morbosamente al figlio, unico cibo. La fame simbolo di unaltra fame, il malsano
rapporto con il cibo epifania del deviato rapporto con laltro. Il rapporto di Mina con il
figlio di compensazione, di dipendenza patologica. Il delirio restituito dal regista con
inquadrature deformate, con scene che evocano ambientazioni e atmosfere hitchcockiane. Il
film un crescendo di tensione fino ad assumere i canoni del thriller, grazie anche alle
musiche di Nicola Piovani. E la casa, lambiente familiare, da luogo di cura e sicurezza
diventa luogo minaccioso e pericoloso.
La storia pone lattenzione su una umanit sempre pi tecnicizzata eppure in balia ancora
di veggenti e santoni. Una realt ossessionata dal benessere, dove lindividuo rimane solo
perch ostinatamente chiuso nel suo sentire, nelle sue radicate e disumanizzanti emozioni e
pseudo ragioni. Anche se a volte i sogni sembrano compiersi drammaticamente.
Perfino un figlio pu diventare oggetto da contendersi per godere di unarmonia senza
contattato con la verit di s e del mondo. Perfino un amore sincero pu trasformarsi in
ricatto affettivo, in una prigione senza vita se la fiducia invocata ma vicendevolmente
tradita, se non c ascolto e accoglienza dellaltro. Se si sceglie la rabbia, il cinismo e la
violenza. Se non ci si libera da voci interiori che ripetono: so io cosa bene.
E tutti ne escono sconfitti.

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

28

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

29

Notizie di Casa
A cura di
fr. Enzo
Pellegatta

Febbraio
Fr. Almiro Modonesi, Vicario provinciale, partecipa al ConvegnoLaboratorio nazionale del Segretariato COMPI delle Missioni e
dellEvangelizzazione.

9-13
Assisi

Monastero S. Chiara: in mattinata si celebrano i funerali di sr. Maria


Emmanuela Vietti, di anni 94, deceduta il 9 febbraio. Riposa nel cimitero di
Massino Visconti (NO), suo paese natale.

11
Milano

Infermeria: fr. Anacleto Mosconi festeggia il 100 compleanno circondato da


parenti e da alcuni frati di s. Antonio e di s. Angelo.
Nellambito degli incontri interreligiosi organizzati assieme al Forum delle
Religioni in Brianza si svolge nel pomeriggio una Conferenza di
rappresentanti del Co.re.is (Coordinamento religioso islamico) di Milano sul
tema: "I fatti di Parigi e la posizione dei musulmani italiani. L'Islam una
religione di pace?"

15
Sabbioncello
di Merate (LC)

Nella chiesa parrocchiale si celebra nel pomeriggio il funerale della signora


Altea, mamma di sr. Chiara Francesca del Monastero di Bergamo.

17
Fino Mornasco
(CO)

25, Sabbioncello: sempre nellambito degli incontri religiosi suddetti ha


luogo una lettura comparata dalle sacre scritture buddhiste, induiste e
musulmane dal titolo il percorso spirituale del credente".

25
Sabbioncello
di Merate (LC)

Anno XXXVII n. 251 Febbraio 2015

30

You might also like