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LA VERGINE CUCCIA

Il mezzogiorno
Analisi
Parini comincia con il discorso del vegetariano in una classica invettiva a coloro che uccidono
gli animali, in esso presente un'aggettivazione che mette in rilievo la bont degli animali
contro la crudelt dei loro carnefici, questo ricorda un episodio alla dama e Parini sottolinea la
situazione descrivendo con un linguaggio aulico le lacrime della Dama dolce. Le lacrime
sono: pari a le stille tremule, brillanti,/ che a la nova stagion gemendo vanno/ dai palmiti di
Bacco entro commossi/ al tiepido spirar de le primaure/ fecondatrici. Questa latri et pare
dovuta non ad un sentimento d'amore per la cagnetta, ma solo a un fenimeno fisiologico
(paragone irridente). C un passaggio ben riuscito dal discorso di Parini al discorso indiretto
della Dama: Or le sovviene il giorno,/ Ahi fero giorno!.
Dal verso 516 fino al verso 540 lo spazio narrativo occupato dalla descrizione dellepisodio
che riguarda la cagnolina. Vergine cuccia de le Grazie alunna lepiteto con cui ci si riferisce
pi di una volta alla cagnolina. E descritta infatti come una divinit: i suoi denti sono
splendenti come l'avorio "eburnei denti" (v.521); le narici sono belle come quelle di una
fanciulla cantata da un poeta "vaghe" (v.525); i guati tanto aggraziati da sembrare parole "indi i
gemitialzando, aita aita/parea dicesse" (vv.527-528) e con uno stile classicheggiante nel gesto
di mordere il piede del servo. Il suo morso pare innocente e quasi un rito sacro (giovenilmente
vezzeggiando, il piede/ villan del servo con leburneo dente/ segn di lieve nota) soprattutto
se confrontato con i versi successivi in cui il servo risponde con un atteggiamento di riflesso e
del tutto naturale ma rappresentati come un sacrilegio (ed egli audace/ con sacrilego pi
lanciolla).Viene di conseguenza deformato anche il resoconto del morso: il giudizio del
narratore sembra sparire, e noi lettori non abbiamo elementi per stabilire se davvero il cane
abbia scherzosamente mordicchiato il "piede villan", o piuttosto non vi abbia profondamente
affondato i denti: per una simile padrona qualsiasi morso sar sempre "lieve nota" (v.522). A
questo segue una momento dai tratti epici (la formula tre volte riecheggia i poemi epici) in
cui la cagnolina rotola e si scompiglia i peli. I versi hanno un tono drammatico e largamente
patetico se si considera chi parla (la dama) e il oggetto di tale discorso (la vergine Cuccia). Il
tono patetico evidente anche nel momento in cui la cagnolina sembra parlare e lEco sembra
rispondere. La scena si fa pi concitata con le damigelle che accorrono e con la Dama che
sviene. Rinvenuta prende dei provvedimenti. E pervasa da ira e dolore e con fulminei sguardi
ma con voce languida caccia il servo e chiama la sua cuccia, questa le corse al seno e col
suo linguaggio sembr chieder vendetta. Impietosa la connotazione del servo che ha avuto
l'idea di reagire al morso del cane; in un crescendo tragicomico il suo piede gi "villan" (v.521)
quando viene addentato dall'animale diventa "sacrilego" (v.523) nell'atto di colpirlo.
Particolarmente duro il momento della vendetta: il servo chiamato senza mezzi termini
"empio" ("L'empio servo trem con gli occhi al suolo/ud la sua condanna" (vv.542-543)).
Atteggiamento quasi ridicolo e sicuramente non giusto. Parini risponde a questa descrizione
patetico- ironica disegnando un quadretto dai tratti pietosi di una famigliola ridotta a chiedere
lelemosina perch nessun'altra dama vuole accoglierlo. La piet di Parini domina lultima
parte. Il servo che ha lavorato duramente e fedelmente per 20 anni al servizio della Dama
ora cacciato via dalla sua signora per un episodio spiacevole. Il servo allora diviene misero e
la vendetta della vergine cuccia stata placata.
I versi ironici e patetici allo stesso tempo rappresentano bene lintera opera di Parini. Lintento
ironico ben riuscito: critica della nobilt e apprezzamento del popolino. Evidentemente per la
dama corteggiata dal Giovin Signore la propria cagnolina vale pi di un servitore: nell'ideologia
aristocratica dell'Ancien Rgime un servitore un sottoposto la cui dignit umana invisibile
agli occhi del padrone. La "vergine cuccia" un trastullo alla moda, un segno elitario della
condizione nobiliare, un ornamento vivente della dama aristocratica. Si criticano quindi i
costumi e le abitudini della nobilt che poco razionale nel risolvere questioni di poca
importanza come quella di Cuccia e del servo della Dama.
Avviene nel testo un mutamento nella struttura sintattica: i periodi generalmente pi lunghi e
complessi, ricchi di subordinate, delle prime due parti lasciano il pasto a periodi brevi, costituiti

per lo pi da coordinate. Quella che era iniziata come una scenetta da commedia si trasforma
in una scena da tragedia con tanto di sacrificio finale.
Commento
E' questo l'episodio pi famoso del Giorno: qui la poesia del Parini tocca le vette pi alte e la
sua satira acquista un tono di accesa, commossa umanit. Il poeta, che sent viva l'ingiustizia
sociale e sempre agit idee di uguaglianza, denuncia in questo episodio una sconcertante
verit: il morboso attaccamento delle dame e dei cavalieri verso gli animali, e la loro
aristocratica indifferenza per i patimenti della plebe. La sua voce perci si alza contro questo
falso umanitarismo che sovverte i valori della vita tramutando il sentimento in idolatria; la sua
ironia si muta allora in sarcasmo e avvampa di sdegno contro quella societ rimbecillita
dall'ozio e dal vizio, superba e crudele. Si sente qui il poeta attento a cogliere gli aspetti pi
nuovi della cultura illuministica per farne strumento di una rinnovata dignit dell'uomo, al di
fuori delle classificazioni sociali e dei privilegi. <<...La posizione sua netta, non generica
satira di costume ma polemica, storicizzata e concreta, che affonda le sue radici nella realt
politica e sociale del Settecento europeo e combatte non in nome di un'astratto moralismo
cristiano, o ad esaltazione di un arcadico "buon villan", ma contro una classe precisa, quale si
era definita storicamente, e per una societ nuova che gi si disegnava in concreto. Per
questo [...] colloc nello sfondo, dietro il lusso aggraziato di quel mondo nobiliare, immagini
crude di violenza e di pena: [...] il servo costretto all'elemosina per aver reagito a un morso
della cagnetta, la "vergine cuccia de le Grazie alunna"; i mendicanti affollati intorno al palazzo
patrizio a respirare l'odore dei cibi; la sofferenza di una societ "dannata" al lavoro per
permettere l'ozio di colui che "da tutti servito, a nullo serve". Perci, pure arrivando a queste
punte alte di sdegno morale e di senso umano offeso, il Parini fu non un rivoluzionario ma un
riformista, che aspettava l'eliminazione dei mali sociali da un'opera illuminata di governo, e che
sognava una societ di agricoltori e di artigiani, dignitosamente operosi, fra i quali vi fosse
posto per un aristocrazia dell'intelletto e dello spirito, dell'elegante e del bello. Nel poema
quindi si esprimono le stesse convinzioni e gli stessi motivi delle odi: l'eguaglianza degli
uomini, la simpatia per gli umili, il disdegno per ogni vacuit, per l'ipocrisia, per gli uomini
oziosi, il desiderio di un'umanit migliore.
Parafrasi
Muoia colui che per primo os alzare la mano armata contro l'agnella innocente e il bue
tranquillo: non gli impietosirono il cuore crudele ne i teneri belati, ne i pietosi muggiti, ne le
morbide lingue che leccavano tutta intorno la mano che, ahim, stringeva in pugno il loro
destino. (vv. 503-509)
Cos parla quella persona, o Signore; e intanto per il suo discorso compassionevole sgorga
dagli occhi della tua dama una piccola delicata lacrima, simile alle gocce tremolanti e brillanti
che a primavera trasudano dalle viti del dio Bacco, scosse al loro interno dal tiepido soffio dei
primi venti primaverili che fecondano la natura. Ora la dama si ricorda di quel giorno; ahi,
giorno terribile! Quel giorno la sua cagnetta, che era tanto aggraziata da sembrare una alunna
delle Grazie, giocherellando come fanno i cuccioli lasci un piccolo segno con il dente d'avorio
sul piede del servo plebeo; l'uomo, con sfrontatezza, le diede un calcio con il piede sacrilego,
e la cagnetta rotol per tre volte; per tre volte scosse il pelo scompigliato, e dalle sensibili
narici soffi via la polvere irritante. (vv. 510-526)
Poi, lanciando dei gemiti, sembrava che dicesse: aiuto, aiuto; e dalle volte dorate le rispose la
ninfa Eco impietosita; dalle stanze inferiori salirono tutti i servi tristi, e dalle stanze superiori si
precipitarono le damigelle pallide e tremanti. Tutti accorsero; il volto della tua dama fu
spruzzato di essenze, e alla fine la donna rinvenne; la rabbia e il dolore la agitavano ancora;
gett sguardi fulminanti sul servo, e con voce debole chiam per tre volte la sua cagnetta;

questa le corse in braccio; e nel suo linguaggio sembr chiedere vendetta alla dama: e venni
vendicata, cagnetta alunna delle Grazie. (vv. 527-541)
Il servo infame trem; ascolt la sua condanna con gli occhi rivolti per terra. A lui non serv
nulla il merito di aver servito per vent'anni; a lui non serv nulla la premura dimostrata
nell'eseguire incarichi riservati; invano preg e promise; l'uomo se ne and nudo, spogliato
della veste grazie alla quale un tempo era rispettato e ammirato dal popolo. Invano sper di
trovare un nuovo padrone; perch le dame pietose inorridirono, e odiarono l'autore per la sua
terribile azione malvagia. Il povero uomo rimase cos, con i miseri figli e con la moglie povera
al lato di una via chiedendo inutilmente la carit; e tu, cagnetta, idolo placato dalle vittime
umane, andasti superba. (vv. 542-556)

Elenco figure retoriche.


"O signor" (v.652)- Io narrante
"pari a le stille tremule brillanti" (v.655)- Similitudine
"nova stagion" (v.656)-Perifrasi per indicare la primavera
"dai palmiti di Bacco" (v.657)-Perifrasi per le foglie di vite
"aure/fecondatrici" (vv.658-659)-Enjambement
"bella/Vergine cuccia" (vv.660-661)-Enjambement
"de le Grazie alunna" (v.661)-Iperbato e Latinismo
"piede/villan" (vv.662-663)- Enjambement
"eburnei denti" (v.663)-Metafora antifrastica
"segn di lieve nota" (v.664)-Perifrasi
"sacrilego pi" (v.665)-Iperbole
"tre volte rotol; tre volte scosse" (v.666)- Iterazione
"vaghe/nari" (vv.667-668)- Enjambement
"polvere rodente" (v.668)- Allitterazione della "R"
"aita aita" (v.669)- Onomatopea
"Eco" (v.671)- Ninfa amata da Zeus
"e dall'infime chiostre..asceser..e da le somme stanze..precipitaro (vv.672-674)- Antitesi
"fulminei sguardi" (v.678)- Metafora
"empio servo" (v.684)- Aggettivazione antifrastica
"novello/signor" (vv.689-690)- Enjambement
"misfatto atroce" (v.691)- Aggettivazione antifrastica
"idol placato/da le vittime umane" (vv.696)- Metafora
Note
1 Ei: Il soggetto del verso (ei, con scelta volutamente arcaica del pronome) si riferisce
vegetariano che, a tavola, ha appena concluso il discorso precedente.
2 palmiti di Bacco: latinismo per indicare i tralci della vite, attraverso il rimando mitologico a
Bacco, dio del vino.
3 vergine cuccia delle Grazie alunna: la formula riprende lepiteto di Omero di Zeus alunni, in
chiara ottica ironica.
4 villan: il termine villano vuole indicare la mancanza di cortesia e di educazione del servo,
sottolineandone la provenienza dalle campagne e la rozzezza dei modi in opposizione alle
persone cortesie nobili radunate in quel momento nella sala.
5 sacrilego: il piede sacrilego in quanto il servo ha osato dare un calcio alla cagnolina, allieva
delle Grazie stesse. Ovviamente Parini gioca in maniera ironica, nel racconto dellepisodio,
con unattenta ed oculata scelta dellaggettivazione: in questo caso sacrilego, termine che
indica la violazione o la profanazione degli oggetti sacri, riferito ad un contesto che non gli
appartiene, quale quello della sacralit della cagnetta di una nobile.

6 tre volte: questa immagine, ripresa anche al verso 538, ha un chiaro intento parodico, per
sottolineare lenfasi patetica con cui la vergine cuccia subisce il calcio del servo. Il sarcasmo
dellautore si comprende ancor meglio se si nota che, dietro questa espressione, c un
esplicito riferimento ai grandi scrittori della tradizione letteraria. Si va da Virgilio (Eneide, VI,
700-702: Ter conatus [est] ibi collo dare bracchia circum, | ter frustra comprensa manus
effugit imago) alla Commedia di Dante (Purgatorio, II, v. 80: Tre volte dietro a lei le mani
avvinsi), fino alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso (canto XII, v. 57: Tre volte il
cavalier la donna stringe).
7 aita aita: onomatopea per indicare il suono del guaito della cagnetta, ma utilizzando al tempo
stesso un arcaismo tipico della tradizione letteraria (sempre in funzione antifrastica).
8 aurate volte: i soffitti delle stanze del palazzo che sono fregiate da decori dorati.
9 Eco: si tratta di unaltra presenza mitologica che accentua la componente satirica del testo;
Eco era la ninfa che, per punizione di Era, moglie di Zeus, era condannata a ripetere solo le
ultime parole che udiva. Innamoratasi di Narciso, si lasci morire di fame quando egli la
abbandon.
10 precipitaro: questo verbo una forma arcaica di passato remoto di precipitare.
11 tre volte: ripresa, sempre parodica, dellespressione letteraria gi usata al v. 524.
12 zelo darcani uficj: Parini spiega che al povero servo non serv, per mantenere il proprio
lavoro, nemmeno la scrupolosit e la riservatezza al servizio della nobildonna.
13 per lui fu pregato e promesso: si pu intendere sia come da parte del servo ci furono
preghiere e promesse [di non ripetere il gesto] sia come si preg e si fecero promesso in
favore del servo.
14 inorridiro: questo verbo unaltra forma arcaica di passato remoto, come precipitro al v.
533.
15 nuda: la moglie nuda cos come il marito stato spogliato della livrea, del lavoro e della
dignit; lepisodio satirico della vergine cuccia si chiude cio su un tono tragico, che ricorda
la sciagura che il licenziamento ha rappresentato per il servo.
16 idol: la componente mitologica, che in tutto il testo ha un rilievo ironico ed antifrastico
(palmiti di Bacco, v. 515; de le Grazie alunna, v. 519; leburneo dente, v. 521; aita aita, v.
527), vien qui portata ad iperbole, cio alla massima esagerazione possibile: la cagnetta
diventa addirittura una divinit soddisfatta da un sacrificio umano che ne ha placato lira.

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