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RIVISTA UFFICIALE DEL PRINCIPATO DI SEBORGA

di Magdi A. M. Nassar

Le monete dell'Abate
I luigini di SEBORGA
STORIA DEGLI STUDI

Magdi A. M. Nassar
un giovane numismatico.
Svolge le sue ricerche
prevalentemente nell'ambito
della numismatica medievale
e post-medievale.
E' Segretario generale del
Circolo Giovani Numismatici,
socio studente della Societ
Numismatica Italiana, e
collabora con le maggiori
riviste specialistiche italiane.

Seborga fece la sua comparsa nella bibliograa numismatica con


l'opera di Papon "Histoire Generale de la Provence", ripresa poi
da S.Quintino, il quale gli dedica, nel 1847, un intero capitolo nel
suo Discorsi sopra argomenti spettanti a monete battute in Italia
dal secolo XVI al XVII. Nel 1866, Domenico Promis, segnala una
quarta variet della moneta di quello stesso monastero, oltre alle
tre gi presentate nel '47 e rivede gli studi generali sulla zecca .
La moneta seborghina trattata, ancora, nel 1866, sul Bullettino
di Numismatica italiana, diretto da Caucich. Nel 1881, Girolamo
Rossi pubblica, all'interno della storica Gazzetta Numismatica di
Ambrosoli, un articolo intitolato La zecca di Seborga, nel quale,
per la prima volta, grazie alle novit introdotte dall'allora archivista
di Lerino, egli in grado di denire molteplici novit a riguardo
della moneta del piccolo centro ligure.

Le incisioni numismatiche nell'opera del conte Cordero di San Quintino

Un'immagine dell'attuale borgo di Seborga

IL FEUDO DI SEBORGA
Nella copia di un documento del 954, si
legge che il marchese Guido, conte imperiale di Ventimiglia, in partenza per la
guerra di Re Alfonso contro i Saraceni,
avrebbe donato alcune propriet situate a
Seborga ai monaci benedettini dell'abazia
di Lerino, nell'isola si sant'Onorato. Nel documento, determinato poi un falso storico,
compaiono, infatti, anche "Luigi imperatore dei Romani", "Tommaso conte dei Sabaudi" e "Raimondo marchese del
Monferrato": personaggi allora inesistenti.1
Nonostante la non autenticit dell'atto, almeno come ci giunto oggi, si riscontra
che una donazione analoga dovette tuttavia sussistere, poich in una disputa tra il

Comune di Ventimiglia
e l'Abate di Lerino del
1177, il cui atto, datato
al 13 luglio di quello
stesso anno, esiste ancora in una copia del
1305, il Vescovo ed i
consoli di Ventimiglia
riconobbero ai padri
benedettini la propriet, proprio in virt
di quel privilegio. Dal 1181 la situazione
politica di Seborga rimase incerta per oltre
quattro secoli, infatti, in quell'anno, la Repubblica di Genova assumeva sotto la
propria protezione Lerino, e con essa,

come logica conseguenza, anche Seborga; in realt quest'ultima rimase sempre sotto l'ala della Provenza, e questa
ambiguit istituzionale caus spesso
aspre diatribe.

LA TRUFFA PER IL LEVANTE


Come gi anticipato, i saggisti che hanno trattato di questa zecca citano, talvolta, la notizia non provata che nella zecca si coniasse
moneta falsa . In realt questo autore ritiene del tutto probabile che gli stessi luigini venissero considerati moneta falsa; in effetti,
queste monete, che nel resto della Francia avevano un titolo di undici denari di buon argento, venivano prodotti in questa ed altre
ofcine con un no di appena cinque denari. I larghi guadagni che queste monete potevano produrre sui mercati orientali, indussero
altre piccole zecche, come Masserano, Desana, Massa, Tassarolo o Loano, ad imitare l'archetipo francese.
Il numerario, dunque, sbarcava nella citt armena di Smirne passando prima per Genova e poi per il porto di Livorno, e questa speculazione fu la ricchezza di molte zecche, sino a che in quelle terre si prese consapevolezza dell'enorme svalutazione truffaldina
messa in atto.

ICONOGRAFIA E ARALDICA
Lo scudo di Seborga, presente al rovescio di ogni emissione, subisce vari mutamenti con il susseguirsi degli anni; Gorra ci fa notare
come nello stemma delle prime emissioni, la composizione formata da mitria, pastorale e foglie di palma ricordi in maniera interessante l'aquila imperiale; successivamente al '68, poi, la composizione diviene verticale e le fogli non nascono pi dal copricapo
abaziale, ma gli si afancano. Lo scudo entro cui racchiuso il blasone sannitico, sovrastato da corona gemmata a cinque oroni.
Nell'allegoria, i rami di palma rappresentano i molti monaci che raccolsero la palma del martirio, mentre la mitria ed il pastorale rafgurano la dignit vescovile di S. Onorato, fondatore dell'abazia, nonostante la mitria sia assente in ogni stemma extranumismatico,
e fu probabilmente aggiunto in questa occasione per legittimare l'assenza della corona, della quale poteva usualmente fregiarsi la
maggior parte delle autorit emittenti. Al dritto rafgurato San Benedetto, come documentato dalle fonti scritte, immortalato di lato,
nimbato, in saio, con crocisso al collo. Ancora Gorra, tuttavia, nel suo testo del 1995, dimostra alcuni dubbi sull'identicazione di
quella gura, motivando tali incertezze con la fattura insolitamente giovanile e priva della tipica barba; non potendo certo attribuire
quel prolo all'allora abate, che in ogni caso non avrebbe potuto fregiarsi dell'aureola, l'autore di quel saggio, ipotizz che potesse
trattarsi di Sant'Onorato, fondatore del monastero, la cui isola porta ancora il suo nome.

Si noti che Ranieri I fu il primo marchese del Monferrato nel 1111; la contea sabauda sorse tra il 980 ed il
1048 con Umberto I, capostipite della dinastia; Ottone I non fu che Re dei Germani nel 954.

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INSIDESEBORGA

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LA ZECCA E LE MONETE
La collocazione della zecca del monastero
di Lerino a Seborga, umile distretto ligure
del cenobio, anzich nell'isola di Sant'Onorato, pot attestarsi solo nel XIX secolo, con la pubblicazione, a cura di
Enrico De Flamare, di alcuni testi, tra cui
Chartarium Lirinense, a cui si ispir anche
l'opera Histoire du Monastre de Lerins;
tali volumi portarono alla luce numerose
novit archivistiche signicative. Secondo
un testo storico locale, le prime coniazioni
si fanno risalire ad alcuni mercanti francesi, che l'avrebbero appaltata per 200
franchi e, successivamente, al genovese
Paolo Giustiniani, commissario a Sanremo;
sempre secondo la stessa fonte, la moneta avrebbe riportato le impronte "dei medesimi padri e del Gran Turco" . L'Alliez ed
il Papon riportano una relazione, scritta nel
1760 dall'Abate per il bibliotecario dell'Imperatore Francesco I, nel quale egli riferisce di come il suo predecessore Cesare
Bacillon strinse, al 24 dicembre 1666, un
accordo con Bernardo Bareste di Mongins
in cui gli concedette il pouvoir et permission de fabriquer de monnoye all'interno
delle propriet di Seborga per un periodo
di cinque anni, sotto il versamento di 740
lire annue. Il permesso riguardava la battitura di especes d'or soit grandes, soit petites pur le debiter au pais du levant, le
quali dovevano presentare l'arme del monastero e dovevano essere del solito valore e bont che vi hanno corso. Il titolo
delle monete venne, dunque, ssato in 18
karati di no per l'oro e di sette denari di
no per quelle d'argento. I pezzi sareb-

bero potuti essere prodotti nella quantit


che lui avesse voluto, di giorno o di notte,
al bilanciere od al martello, con il solo obbligo di inviare saltuariamente un esemplare all'Abate perch potesse farlo
saggiare e restituirglielo. Sempre secondo
quegli atti, Bareste avrebbe goduto del
castello, nel quale dovette sorgere l'ofcina, ed avrebbe dovuto consegnare l'annualit a Vallauris o Cannes a sue spese2.
I locali della zecca vengono descritti da
Rossi: Attigua alla nuova parrocchia
s'alza una bella casa costruita nella seconda met del secolo XVII, essendo
abate di Lerino il cardinale di Vendome, il
cui stemma caricato dei gigli di Francia si
vede scolpito nel camino in ardesia di una
spaziosa sala. Era questo il sito destinato
ad albergare il rappresentante dell'abate
di Lerino, e talvolta pure il deliberatario
della zecca, la quale era collocata al pian
terreno, rischiarata da nestre difese da
inferriate, dove rimane tuttora il forno, ed
in cui un vecchio ottuagenario ricorda
d'aver veduto ancora alcuni arnesi per la
coniazione delle monete.
Nel 1671, il mandato di Bareste trova il suo
termine legale, ed i monaci appaltano
nuovamente la zecca, questa volta a Silvano Condaz . Nel 1677, ad allogare l'ofcina D'Abric: un ugonotto di Nimes, le
cui monete non ci sono oggi note.
Tra il 1667 ed il 1669, i duchi di Savoia tentarono di eliminare la moneta seborghina
che infettava il contado di Nizza, offrendo
elevate somme per l'acquisto delle propriet monacali; si era diffusa, inoltre, la
notizia che nel feudo si producesse mo-

Pianta di Seborga risalente alla vine del XVII sec.


Arch. del Var. Nizza.
neta falsa. La controversa presenza di un
ugonotto al servizio del monastero fu il
pretesto con il quale, il 1 luglio 1686, Luigi
XIV eman un decreto sancendo la chiusura della zecca e l'allontanamento dello
zecchiere da Seborga.
Con la chiusura della zecca, il feudo si dimostr, per i monaci, un'inutile annesso
conteso tra Genova e lo stato sabaudo, ed
a quest'ultimo venne ceduto, il 30 gennaio
1729, per 165.500 lire, con un atto la cui
validit rimane ancora oggi incerta.
...segue a pg. 18

ALLIEZ 1862, trascrive parte del documento, in cui si concede a Bernardino Bareste le pouvoir et permission de fabriquer de monnoye, au lieu de Seboure, durant cinq ans, qui commenceront ds le jour que le dit Bareste se sera mis en tat et fabriquera les premires pices, moyennant la rente de sept cents livres payes annuellement sous les paches et conditions suivantes: 1 que le dit
Bareste pourra fabriquer des espces d'or soit grandes, soit petites, pur les debiter au pais du Levant, au coin et armes dudit monastre, du prix et bont de celles qui y ont cours, tant toutes les dites pices d'argent qui se fabriqueront sour les titres de sept deniers
de n, pour le moins, et les espces d'or au degr de dix-huit quarats de n. a quoi le dit Bareste s'oblige. Il aura aussi le droit de fabriquer des pices de cinq sols et autres espces d'argent, propres pour le pais du Levant, de meme coin et armes, et au meme titre
que dessus. Il pourra fabriquer des dites espces telle quantit qu'il lui plaira, soit de jour ou de nuit, tant au blancier qu'au marteau,
comme bon lui semblera. Il sera oblig d'expdier de temps en temps au R. P. abb des espces d'or et d'argent qu'il aura

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INSIDESEBORGA

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Il catalogo delle
emissioni
... da pg. 16

1669
D/ DECVS ET ORNAM ECCL;
busto di san Benedetto in saio, nimbato, volto a d.

1667
D/ MONAST LERINENSE P SEP
busto di san Benedetto in saio, volto a d.

R/ MONAST LERIN PRIN SEPVL C CAS


pastorale su mitria tra due rami di palma, entro scudo
coronato a trifogli; ai lati dello scudo: 16 - 69

R/ 1 6 6 7 SVB VMBRA SEDI;


pastorale su mitria tra due rami di palma
entro scudo coronato a oroni.

Bibliograa: Cammarano 1998; Carige 2004/2006


n. 1155; Bazzini 1123
immagine: 2,09 g; 21,9 mm; AG.
collezioni in cui presente: coll.ne S.M. Vittorio Emanuele
III; coll.ne Museo Imperiale di Vienna; coll. privata,
ex Cordero di S.Quintino.

Bibliograa: Cammarano 1998,


immagine: Manfredini 1991 - 2,27 g; 22 mm; AG.

1671

collezioni in cui presente:


coll.ne S.M. Vittorio Emanuele III;
coll.ne Hotel de Ville di Lione;
coll.ne privata.

D/ DECVS ET ORNAM ECCL;


busto di san Benedetto in saio, volto a d.

1668
D/ MONAST LERINENSE P SEP
busto di san Benedetto in saio, volto a d.
R/ 1 6 6 8 SVB VMBRA SEDI;
pastorale su mitria tra due rami di palma, entro scudo
coronato a trifogli.
Bibliograa: Cammarano 1998,
immagine: BnF 199 - 2,16 g; 21,6 mm; AG.
collezioni in cui presente: coll.ne S.M. Vittorio Emanuele III; coll.ne Museo Imperiale di Vienna; coll.ne
Hotel de Ville di Marsiglia;.

var. 1

Note: La data epigrafata tra la corona e la leggenda.


Bibliograa: Promis 1866; Cammarano 1998.
immagine: Promis 1866. - 2,23 g; AG.

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INSIDESEBORGA

R/ MONAST LERIN PRIN SEPVL C CAS


pastorale su mitria tra due rami di palma, entro scudo
coronato a trifogli; ai lati dello scudo: 16 - 71
Bibliograa: Cammarano 1998, p. 294, n. 344.
immagine: Kunsthistoriches Museum, Vienna, 204880.
2,16 g; 21,6 mm; AG. collezioni in cui presente:
coll.ne S.M. Vittorio Emanuele III; coll.ne privata.

BIBLIOGRAFIA
AA. VV. 1963| AA. VV. Histoire Seborga. Mille
anni di Storia. Seborga, 1963.
ALLIEZ 1862| L. ALLIEZ (abate). Histoire du
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BAZZINI 2009| Marco BAZZINI. La Zecca di
Seborga, in Le monete dei feudi imperiali liguri
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Corpus Luiginorum. Parigi, 1998.
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Seborga feudo e zecca di Lerins, in Cronaca
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pagg.17-18.
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QUINTINO. Discorso Primo intorno alle monete battute gi dai monaci benedettini di
S.Onorato di Lerino nel loro principato di Seborga nella Liguria occidentale, in Discorsi
sopra argomenti spettanti a monete battute in
Italia dal secolo XVI al XVII. Torino, 1847.

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