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Da: Il Verri, Edizioni del Verri, Milano, n. 35, 2014.

Est iniuria in verbis (2014) *


Tutti ci sentiamo offesi, irritati da alcunch... Allora la polemica aperta, la
diatriba, il grido, l'ingiuria sono preferibili ai termini pseudo-narrativi di una
supposta obbiettivit... Sbaglier...
(C. E. Gadda, Sul neorealismo, 1950)

1. Elementi di Malalingua
Prima che chiudessi gli occhi mi hai detto pirla
(E. Montale, "Il Pirla", Diario del '71 e del '72)

Nelle piazze reali e sulle autostrade virtuali della politica volano


stracci e parolacce. Non una sorpresa. Le male parole, sdoganate da
tempo, escono dai bassifondi linguistici e dilagano fuori dal traffico e
dagli stadi per approdare, enfatiche e imperative, in tutte le forme di
vita. pandemia di "laicizzato" turpiloquio. Le canzoni popolari - dove
svetta Fabri Fibra - e le colonne sonore dei film son gi tutte Parolacce e
musica. Nelle Camere parlamentari e nei condomini si chieder la
Parolaccia, nei tribunali si dar la Parolaccia alla difesa, nei pubblici
uffici si metter una Parolaccia buona. Se di fretta, di scambieremo due o
quattro Parolacce. Insomma vivremo a Parolacce incrociate e i vip moriranno
con le ultime Parolacce famose. Tendete l'orecchio e arrivano: oscene,
volgari, sporche, spinte, crude, indecorose, scurrili, empie, villane,
triviali e via disdicendo. Soprattutto l'epiteto, che in origine aveva il
senso di un "additivo" linguistico, diventato, per antonomasia,
l'ingiuria affibbiata ad un nome. L'antiprotocollo, gi parassita delle
buone regole, ormai diventato una formula codificata nell'universo
semantico turbolento della Malalingua1.
Un elenco dapprima ghiotto - una gaia coprolalia - poi sempre pi
ridondante e infine depressivo, uno sbracamento totale che ci riserva, come
vedremo in seguito, qualche sorpresa. Lo attesta ad es. il fatto fattaccio o fattoide - che mentre l'impiego della parolaccia, gi monopolio
maschile, ha raggiunto la parit tra i sessi, termini colloquiali, come
/Cazzate/ e /Figate/ hanno avuto una carriera inversa e segnalano, in una
societ
fu-machista,
l'opposizione
tra
greve
ottusit
e
brillante
riuscita2.
E pensare che poco fa ci lamentavamo del PO.CO. cio del POliticamente
COrretto, nel tempo post-vittoriano dei buoni sentimenti, regno riguardoso
dell'eufemismo e della litote. Era il tempo lontano in cui le oscenit
scritte erano sostituite da puntolini, spesso della stessa lunghezza della
parola e quelle orali attutite da un bip. Le parolacce non erano nascoste,
erano soltanto non pronunciate o non udite. Sui genitali e gli orifizi, il
coito e l'intera gamma delle secrezioni corporee, sulla malattia, sulla
morte e soprattutto sui ruoli e i modi della vita collettiva- genere,
comunit e professioni - aleggiava un'atmosfera untuosa di tab, atti
indiretti, definizioni oblique e ipocrite allusioni e scoloriti sottintesi.
Escort e operatori di superficie erano prima prostitute e spazzini; la
malattia mentale diventava alterazione, disordine, disturbo e disagio; il
minorato d'antan si chiamava prima svantaggiato poi handicappato, portatore
di handicap e in seguito disabile - anche "intellettivo e relazionale" - o
diversamente abile. L'inglese avanz seriamente "mentally challenged", a
cui rispose, nei casi di nanismo, il sarcastico "vertically challenged".
Nei galatei universitari, cos lepidi e dabbene, era impossibile scrivere
un pronome senza doppia menzione di genere. Specialmente reprobi e tab
erano i nomignoli razziali di cui gli emigrati italiani hanno fatto razzia:
dal Tano argentino al Rital francese, dal Wop americano all'Itaker tedesco
e via spropositando. Una ministra, italiana d'origine ghanese, ha per

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reagito non gi agli epiteti di "orango" e "scimmia congolese" e all'invito


a stuprarla, ma a quanti la definivano "di colore", rivendicando di esser
"proprio nera"3! Nel frattempo i bambini francesi, nel corso di una
manifestazione contro i matrimoni gay, offrivano al ministro francoafricano Christiane Taubira, "una banana per la bertuccia".
Il lessico purgato era una reazione conservatrice - J. Derrida lo chiamava
"slogan armato" - all'idioma licenzioso degli anni Sessanta, quando la
lingua era politicamente libertaria e sessualmente libertina. Ne rovesciava
tutti i temi in anatemi. Le avanguardie relativiste rivendicavano il valore
del neologismo e, horribile dictu, l'ugual valore letterario d'ogni parola
del dizionario. E sceglievano per i rapporti sessuali l'uso di crudi verbi
transitivi (chiavare, fottere, scopare, trombare, ecc.) mentre quelli del
POCO, i Pochisti, si esprimevano con verbi pudicamente intransitivi e
delicatamente reciproci: far l'amore, fare sesso, ecc... (Parlando di sesso
siamo tutti villani: la scelta lessicale tra l'asilo, l'anatomia e il
blog!).
Dall'understatement
all'overstatement.
Come
si
spiega
l'inversione
cattivista di questa inversione? Con l'evidenza che il segno energumeno
(Bataille) e che la lingua non una finestra sulla mente individuale, ma
una veduta sulla cultura collettiva, le sue gerarchie e i suoi margini. Non
la referenza tautologica - "dir pane al pane, vino al vino" - del mondo
esangue della logica, ma l'azione efficace sui valori, i loro conflitti e
trasformazioni. L'ingiuria ha una sua semio-fisica: un modulo dotato di
gradiente d'intensit e di vettore di senso: un verso, una direzione e un
punto di applicazione. Pu diventare un programma politico completo: in
Francia si propongono: "I Negri sugli alberi, gli Arabi in Mare, gli
Omosessuali nella Senna, gli Ebrei ai forni".
Con il suo contrario, la lode, l'insulto fa parte fin da Aristotele della
numerosa retorica dell'epideissi. Ma non si tratta solo di procedure di
valorizzazione: dall'offendere ci si deve difendere perch l'improperio
un rimprovero e l'etimo latino di insulto "saltare addosso". Aggressione
spregiativa che porta sui valori e il loro riconoscimento transitivo e
riflessivo: sulla fiducia, la stima per se stessi e per gli altri e mette
in crisi le vere o false solidariet (Honneth). Nell'Ingiuria, che prevede
etimologicamente rilevanza giuridica e possibili sanzione giudiziali, la
lingua si lascia osservare a luce radente. Per la ricerca semiotica non
pi un gabinetto di curiosit o una "teratologia dei saperi" (Foucault), ma
una
ripresa
della
dimensione
(im)pulsiva
della
comunicazione.
Nel
linguaggio non ci sono espressioni neutre se non in registri ufficiali,
appositamente costruiti.
Un illustre precedente si trova in un classico che non finisce mai di dirci
quel che sa cos ben disdire. Rabelais aveva gi dato sublimazione
letteraria ai dialoghi pittoreschi pieni di oscenit che oggi ritroveremmo
come "signifying" nel gerghi cittadini dei giovani neri americani. Senza
aderire alla tesi dell'originaria ambivalenza tra lode e biasimo e le loro
alogiche capriole in piazza (Bachtin), troviamo nel grande Gargantua la
forme pi originali della "negazione figurata" dell'altro: l'imprecazione
che si attacca alle parti inferiori e posteriori del corpo. Nei discorsi di
Baciaculo e Nasapeti, nel XXV cap, ma soprattutto nella litania parodica
del 3 libro. Qui Panurge si rivolge a fra' Giovanni ripetendo 153 volte
couillon, associato per rima e d'assonanza ad epiteti tratti dalle arti
figurative, letterarie. E l'interlocutore replica con 150 epiteti d'egual
tenore. Tra l'affettuoso e il beffardo, supplichevole e sprezzante, la
parola couillon - ente bitonale e bifronte di "significato universale e
cosmico" (Bachtin) - si ripete 303 volte4.
2. Ingiuriarsi all'o.d.g.
Voglio che rantoli sotto gli improperi
(Cline, Mort crdit)

Per la loro qualit intensiva, espressioni enfatiche d'informalit,


machismo, sfrontatezza e coprolalia solleticano, provocano e offendono, si,

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ma perdono presto l'odore di zolfo e il mordente. Si pensi a lemmi gi


infamanti come Buggerone e Becco, Briccone e Bagascia e Manigoldo. O il
democristiano Forchettone. La parolaccia ridondante stinge il suo marchio,
da angheria verbale diventa un'interiezione e finisce, scarica, come un
infisso vuoto, interpolato nella sequenza discorsiva. Come l'affettuoso
"bastardo" e il rilassato "Vaffa!". Saziet semantica che prelude al
reversibile gioco della blasfemia in eufemia. Per doppia legge di Gresham,
le male parole scacciano quelle bonarie, ma queste mettono poi in fuga le
prime per approdare ad un affettato perbenismo. Alla lunga, tra complici e
conoscenti, possono diventare segni di complicit e persino degli ironici
complimenti - un tropo previsto dalla retorica sotto il criptico nome di
Asteismo. Si pu persino pretendere, che chi parla male sfoggia i
significanti senza riferirsi alle cosacce che dice: non ne porterebbe
quindi la responsabilit. Ci deve essere del vero: i pleonasmi sono tra le
fila pi salde nell'ordito retorico della demagogia5.
Accade lo stesso nell'atto linguistico prediletto dell'attuale diverbio
politico: l'insulto, con le sue fangose varianti: contumelie, calunnie,
esecrazioni, improperi, ingiurie, molestie, offese, sberleffi, vilipendi,
villanie e vituperi che traboccano dalla presenza alla tele-presenza,
dall'audience ai new media e viceversa. Gogna mediatica dove circola il
livore e la vergogna. Gi limitate ai tornei oratori delle camere
parlamentare, oggi le lingua pi affilate vibrano in tutti i mediascapes:
lo schermo si presta allo scherno e il digitale al dileggio. Tralasciando
le varianti semiotiche - multipli gestacci,-anche nella lingua dei
sordomuti, sputi, spintoni e monetine - i linguisti si interrogano sulla
speciosa sintassi dell'offesa: rilevano in questi "lessemi assiologici " o
nomi di "qualit" negativi due movimenti di desemantizzazione prima, poi
d'incremento intensivo del senso. Ne trattano come cortocircuiti frastici e
sincretismi emotivi e fanno persino l'ipotesi che per il loro stesso
eccesso, gli insulti finiscano per proteggere la norma linguistica Glissano
invece su storture verbali come l'improbabile imperativo anglosassone "fuck
you!",
lo
strano
genitivo
"quello
stronzo
di
(nome
proprio)",
l'indeclinabile plurale dei "cazzi acidi" e "amari" dell'italiano6.
L'ipotesi pi accreditata, resta la "familiarit": le somiglianze di
famiglia con le Interiezione, quelle particelle a cui la linguistica ha
affida da sempre l'ingrato compito di catalogare le forme della passione,
l'espressione
delle
emozioni
intersoggettive
e/o
dei
del
privati
sentimenti. Nel quadro di quello che l'illuminismo chiamava "linguaggio
d'azione"
(Condorcet),
le
interiezioni
con
la
loro
caratteristica
morfologia - brevit, puntualit, intensit tonale, eccesso, equivalenza ad
intere frasi, collocazione non marcata, ecc. - si prolungano facilmente in
invettive e in ingiurie. Atti semiotici, verbali, gestuali, scritti, come
le caricature e i graffiti che comportano modalit apprezzative,
trasformazioni estesiche, e somatiche e mettono quindi in gioco le varie
passioni del valore. L'atto ingiuriante, erede eufemistico dell'antica
bestemmia - si dice "sacramentare" - d forza e ritmo al discorso,
sensibilizza alle assiologie, ridesta rapporti emulsionati e assopiti.
Sceglie alcuni segni, sacralizzati dalla loro associazione ad altri segni
sacri che ne confermano circolarmente il valore; poi li traduce in un testo
o in contesto popolato dei segni pi spregevoli e triviali che portano
sulle funzioni somatiche secretive ed escretive dei corpi, le loro
interazioni sessuali e riproduttive e i variegati tab del regno animale.
"Tommaso Munzter disse che cacava addosso a quel Dio che non parlava con
lui"
(E.
Pagliarani).
Tutti
termini
che
perdono
il
loro
valore
"referenziale" - una donna pu esigere che "non le si rompano i coglioni",
ma mantengono la loro interdizione enunciativa.
il vasto mondo del linguaggio "fatico" (v. Jakobson), in cui il contatto
conta pi del contenuto, l'aptico pi del semantico. Luogo della
co-enunciazione, cio coinvolgimento con altri e con se stessi come altri
(self-talk, Goffman), l'insulto interattanziale - ci si insulta ad
altezza d'uomo, non in terza persona! Un feroce battesimo che introietta
valori condivisi o divisi oltre a far uscire, catarticamente, l'emozione.

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Il fine non ci meraviglia: all'interlocutore non si risponde, si replica,


contestandone polemicamente i presupposti o chiudendogli il becco con
l'ingiuria. Siamo fuori dal "labile incanto delle buone maniere" (Simmel)
che prescrivevano riverenze e irreverenze. D'altronde difficile dire:"ma
non mi dica!" se appaiono libri dal titolo Il rancore o Io vi maledico.
Ingiuriarsi all'ordine del giorno. Le espressioni tossiche, come i
derivati finanziari, escono dai depositi delle banche della rabbia, cio i
sindacati e i partiti. Il caso clinico e critico di Beppe Grillo attesta la
permeabilit politica all'infiltrazione di altri generi discorsivi, come
quello comico, nell'ambito semiotico della societ dello spettacolo7. Qui
Grillo s'era gi esercitato nella lapidazione verbale: Fazio era
sottonominato "stuoino", Jovanotti "curreggina", P. Daniele "monnezzaro",
V. Rossi "menomato mentale". Donde con risoluta continuit: Andreotti "mela
marcia", Berlusconi "cavaliere dell'apocalisse", "puttaniere",
Fornero
"Vispa Teresa", Tronchetti Provera, "il tronchetto della felicit",
Veronesi "uomo sandwich", ecc.. L'imbonitore genovese si specializzato
nella distorsione di quegli indicatori rigidi che sono, per soli logici, i
nomi propri: Alemanno diventa, Aledanno; Brunetta, Brunettolo; Formigoni,
Forminchioni; Fornero, Frignero; Marchionne, Marpionne; Pisapia, Pisapippa;
Veronesi, Cancronesi. Ecc. E nell'uso del soprannome: Big Jim o Truffolo
(Berlusconi); Baffino (D'Alema); Gargamella (Bersani); Merdoch (Murdoch),
Mortadella (Prodi); Morfeo (Napolitano);Topo Gigio (Veltroni); Tutankhamoun
(U. Agnelli), ecc. Meno scontate di queste denominazioni sono alcune
descrizioni definite: Ebetino di Firenze (Renzi); Figlia di Fantozzi
(Lupi). tutta da esplorare la ricca messe dei tropi in generale e delle
metafore che trasbordano al comparato i grevi tratti semantici del
comparante: Larve ben pagate (Parlamentari); Buco senza ciambella
(Vendola); Container di merda liquida (Ferrara); Montagna di merda (TAV);
Ovetto Kinder senza sorpresa (Passera), Il signor Pendola (Vendola);
Scoreggia nello spazio (Miglio) o Testa asfaltata, Torero Camomillo
(Berlusconi), ecc.
Oltre alle categorie ruspanti negli USA - hate speech, fighting words e
stalking - una tipologia sommaria distingue le contumelie in descrittive,
idiomatiche, enfatiche e catartiche - ma l'eccetera numeroso. Nel rosario
degli insulti potremmo distinguere i vari atti di linguaggio: le
Interpellazioni sguaiate ("At salut busn", in bolognese, Grillo), le
Constatazioni sprezzanti, ("D'Alema vorrebbe tenere me per le palle, come
tiene Berlusconi per i coglioni. Ma le mie non gli stanno in mano", Bossi),
gli inviti (a uccidere o a stuprare, a passare a miglior vita, ecc.), le
minacce ("ti piscio in testa", Sgarbi) e gli pseudo-Consigli ("Chiamate la
neurodeliri, c' una che si crede un ministro", Grillo). Quanto ai
contenuti sappiamo che gli estremisti di destra e di centro (leggi Lega!)
privilegiano le Interpellazioni-Constatazioni con metafore animali - topo
da fogna, pidocchi, vermi, parassiti, capponi, ecc.,- e che il Consiglio:
"Vaffa" parola d'ordine e "Fanculo" il labaro d'un nuovo movimento
politico che preferisce l'affronto al confronto. Dimenticato il linguaggio
del rispetto, rimossi i segni e le maniere di riconoscere il valore, la
societ contemporanea pu quindi riflettere sul perch - e nei riguardi di
chi - la dignit e il rispetto sono sistematicamente trasgrediti. Che le
ingiurie rivolte alla mamma siano una forma laica di preghiera? Che le
vecchie maledizioni scagliate dalle vittime siano ormai sostituite dai
perdoni mediatizzati, che funzionano come scongiuri? Il maledire
diventato "maledizione"? Perch gli italiani frequentano pi d'altre
comunit turpiloquenti il lemma "culo", mentre i francesi infarciscono di
"merde" i loro enunciati - quotidiani e talora eroici (v. Cambronne a
Waterloo)? E perch i PIGS dell'Europa, nel vivo del traffico preferiscono
ingiuriarsi a voce, mentre i protestanti del nord ostentano piuttosto il
gestaccio? Dove stanno i luoghi di elaborazione collettiva dell'insolenza?
(In Inghilterra ad es. gli insulti antiargentini sboccati durante la guerra
delle Falkland si sono propalati, con dovizia di varianti, negli stadi di
calcio). Vedremo. E abbiamo il tempo e il modo di farlo perch gli insulti
come le parolacce, nascono e muoiono, ma nel frattempo si fanno sentire e

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notare. Sono ormai la metrica del dire politico e delle scritture enfatiche
dei tanti siti xenofobi e razzisti in rete (Rastier).
E sono persino richieste se non proprio desiderate. Nel lessico alfabetico
scientifico (sic!) che si autodedicato, Casalegno, definito "coreografo
nazi", e "distruttore dell'universo,","fallito", "peloso", "Telespalla
Bob", ecc, auspica un insulto ancora mancante, con la Z. Che venga
accontentato: c' l'imbarazzo della scelta!
3. Un'arte nobile
"Porca - vociferando - porca". Lo guardava
stupefatta la gente.
Lo diceva all'Italia.
(V. Sereni, "Saba", Gli strumenti umani)

Generalizziamo:
non
siamo
pi
alla
contestazione,
al
dibattito
grammaticalizzato, rituale e ammodo; siamo nel ribollente spazio pubblico
della polemica e della diatriba virulenta. A quella vis polemica che Gadda
qualificava: "salivose erogazioni della inanit verbace". Non miriamo, come
nei campi elisi di Habermas, alla persuasione e al consenso, ma al diverbio
e al dissenso. Anche gli imparziali hanno un loro partito. Siamo oltre la
satira che sermone e la parodia che gioco. Qui non si scherza e si non
danno lezioni, si procurano lesioni. Qui l'insulto che sbraita e vola,
offensivo e difensivo, lapidario e lapidante. Soprassediamo sull'impiego
parlamentare di oggetti a valenza simbolica - mortadelle, finocchi e via
significando e sulle minacce: "je sputo in testa". Limitandoci al lessico
solidamente documentato: Analfabeti, animali, arroganti,assassini, banditi,
boia, bonga bonga, buffoni, burattini, caimani, cadaveri, carampane,
carognette, checche, cialtroni, cessi, cloache, coglionazzi, corrotti,
(vecchie) coscione (svergognate), culattoni, delinquenti, abituali
e
recidivi, ebeti(ni), falliti, farabutti, fattucchiere, fifoni, furbetti,
(utili)
idioti,
impresentabili,
incapaci,
indecenti,
intrallazzini,
ipocriti, larve, ladri, markette, merda secca, miserabili, morti (che
parlano),
mostri,
musulmana
di
merda,
(vecchi)
maschi
rimbambiti,
ominicchi, palle (di velluto), prendiculo, psico-nani, vecchia puttana,
(padri) puttanieri, qualunquisti, salme, sfigati, sodomiti, streghe,
supercazzolari, traditori, troie, vajasse (appena ammesso nell'ultima
edizione dell'autorevole Zanichelli), vermiciattoli, vigliacchi, zombi,
zozzoni, ecc. Chi l'aspetta la dice: Berlusconi autore di "culona
inscopabile",
una
(linguisticamente)
rara
eiezione
ha
definito
complessivamente U. Bossi: Ladro (di voti), ricettatore, truffatore,
doppia, tripla, quadrupla personalit, pataccaro). Senza contare le rare
perifrasi - spregio lesivo della dignit, "onore e decoro" di chi lo
riceve, ma anche di chi lo emette. C' poi chi l'oltraggio lo raccoglie, se
ne ha a male e lo contraccambia secondo con la bronzea legge
dell'escalation: risentirsi e farsi sentire ripassando il segno altrui.
Come nell'antico duello, la legge non riconosce il diritto all'oblio
dell'offesa e autorizza la vendetta. Non mira al ridicolo, cerca
l'oltraggio degradante, quando pu l'infamia o per lo meno il malaugurio.
Ne saprebbe qualcosa il sarcastico Voltaire, "l'imbecille e disgustoso
Voltaire, simile a uno scimmione, vecchio e piscione" (P. Claudel).
In questo tiro a segno alla reputazione e il decoro, impossibile misurare
le parole e lo scritto: si sprecano infatti i punti esclamativi e le
maiuscole!!! Nulla di pi spontaneo infatti: se provocati reagiamo subito
con gli epiteti del nostro idioma natio. Data la difficolt nella
traduzione adeguata dell'insulto in lingue anche prossime, con risultati di
eufemia o di amplificazione preferibile offendere nella propria lingua;
non escluderei contumelie in idiomi esotici, ed eventualmente in lingue
morte8. Con effetti morfologicamente innovativi, come il gesto della
"quenelle", polpetta oblunga di fecola che d il nome ad un gesto della
destra antisemita in Francia. Un guitto - al solito - politicizzato,
Dieudonn ha eseguito una variante del gesto dell'ombrello - a braccio e a
mano sinistra aperti e tesi, con appoggio alla stessa spalla del destro

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piegato al gomito. Lo spostamento di collocazione somatica e l'apertura


della mano evitano la significazione codificata di "energica e ampia
penetrazione del retto altrui" e suggeriscono il doppio senso di saluto
hitleriano invertito (il braccio teso) e di devozione nazionale (la palma
al petto). La postura insultante ha preso larghissimo piede, per
l'allusione al gesto eufemizzato anche grazie al codice culinario a cui si
ispira e figura ormai nel dizionario gestuale della Francia popolare con
una vaga connotazione di provocazione trasgressiva. Un livello alquanto
pedestre e inconfrontabile ai culmini espressivi del ruspante Pernacchio
nostrano9.
L'insulto insomma una performance "razionale" o per lo meno aggiustata
alle diatribe nella pi variegata quantit di contesti. Lo dimostra l'uso
ampio e cogente nei luoghi privilegiati del traffico veicolare, e delle
curve tifose10. Per questo si avvia alla dignit di genere mediatico: per la
Corte di Cassazione che ha varato un suo "ingiuriometro", definito dal
diritto di satira, un genere semiotico non sottoposto a criteri di verit,
ma di continenza o da parametri contestuali: l'insulto pronunciato in un
reality show non offesa perch trattasi di ambiente "la
cui
caratteristica
()
di
sollecitare
il
contrasto
verbale
tra
i
partecipanti"11. Questione di frame insomma - di formato discorsivo direbbe il semiologo, che ricorda, nella classificazione dei tropi, da
Cicerone e Quintiliano, la figura retorica dell'Imprecazione. Un'apostrofe
ad hominem, che attacca il soggetto dell'interlocuzione quando mancano gli
argomenti per controbattere gli enunciati, tatticamente utile quanto lo
sono i suoi opposti, l'encomio, l'eufemismo, nell'enunciare discorsi "di
circostanza"12. Un'eloquenza assassina che si pu praticare anche per
antifrasi e litote: come la domanda assassina: "chi?"lo scherno di un
sarcastico "signore!"13 o "inintelligente", che per Calvino era pi
offensivo di "stronzo". Un'arma a doppio taglio per, da maneggiare con
precauzione, per non rischiare l'infortunio di un presidente della
repubblica francese che aveva cos apostrofato (23/2/2008) un cittadino che
rifiutava il suo saluto; "Casse toi, alors, pauv' con" (Allora togliti,
coglionazzo); si trov in seguito la stessa la frase, rinviata al mittente,
sui cartelli delle manifestazioni contro di lui. Tattica correttissima:
buona
norma,
infatti
nell'ingiuria,
servirsi
delle
espressioni
dell'interlocutore.
Che insultare non sia sproloquio, mera fognatura verbale ma una mossa nella
nobile arte dell'epiteto e della perorazione lo avevano capito Schopenhauer
che - soprattutto contro gli odiati Hegel, Fiche e Schelling- stato un
teorico della graduale escalation difensiva e soprattutto del disarmante
insulto cot del soggetto, cio fuori bersaglio, a cui impossibile
rispondere per le rime. (Come potevano replicare Hegel sommariamente
tacciato di "disgustoso " o Spinoza, esecrato come "indifferente ai
cani"?).
Stratagemma
condiviso
anche
dal
pensiero
orientale
(v.
marendeyishu, L. Shiqiu), per cui l'offesa una mossa nella disciplina
marziale del parlare, il cui esercizio tempestivo si fa nella palestra
delle percosse verbali ("L'insulto rieccheggia il combattimento a mani
nude"). L'oltraggio cinese vuol andare a segno in modo calibrato; gioca a
carte coperte, indiretto, allusivo, camuffato, obliquo; incarica
l'insultato di auto-ingiuriarsi. Opera come la seppia, animale sofista per
gli antichi greci, con circospetta astuzia e prudenza e mescola i peggiori
biasimi alle lodi. In questi casi persino "l'illustre tradizione della
metafora stercoraria sembra dare ali alla fantasia" (Calvino).
E che stare sopra le righe del dire non sia tempo perso ma teoricamente
rilevante lo dimostrano saggi filosofici recenti ed ampiamente divulgati
come quelli di J. Butler - dedita all'inedita ibridazione di Austin e
Althusser - On Bullshit di H. Frankfurt e Ass-hole di A. James, equamente
tradotti in italiano con Stronzate e Stronzi. Teoricamente garantiti, i
cognitari dei blog hanno quindi preso dal fango il testimone dell'idioma
proletario di camionisti, scaricatori, marinai, militari, politici e
tifosi.

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Carta bianca agli improperi quindi e alla loro vis espressiva se e quando
siano oltraggi calibrati e non "contrabbando pertinace di argomenti
necessariamente confusi"; quando richiedano "alto livello di risolutezza e
profonda abilit mentale", associati a un buon-malumore, ma con un
principio di precauzione. L'insulto corrente - come la bestemmia,
rinvigorita dal ritorno del sacro e debitamente eufemizzata14 - trito e
ritrito. Espletivo per i linguisti o pleonasmo per i retorici, colma i
vuoti del discorso e le pecche dell'immaginazione. E se dice quando non c'
niente da dire svuotato di forze e votato alla pi cerimoniale
inefficacia. Sopravvive senza i dovuti "ritmo musicale e rilievo cromatico"
(Calvino). Le spregiudicatezze fasulle Impediscono anche la possibilit di
una replica ben calibrata: una semplice trappola per tropi. Non c' insomma
di che arricchire i lessici della maldicenza italiana, quella che per
Calvino era "la grande civilt dell'ingiuria, dell'aggressione verbale",
gi ricchissima in epiteti d'ogni sorta. Eppure le figure dell'insulto
sono, come la poesia, possibili scarti rispetto al linguaggio comune: hanno
caratteristiche
poetiche:
parallelismi,
allitterazioni,
assonanze:
ricordate come il duca di San Simon rispose al Mazarino che lo tacciava di
traditore (Traitre)? (Pretre) prete, gli sembr l'ingiuria pi appropriata.
Una magia verbale che parte dal basso (v. pezzi di bravura come il recente
nano nazi, psiconano, energumeno tascabile) ma pu giungere alle vette
dell'epigramma (in cui gli italiani eccellono15 e del pamphlet dove siamo
indigenti. Con la memorabile eccezione di C. E. Gadda, Eros e Priapo: per
Gadda l'ingiuria era la giusta forma letterario per sfuggire all'"umore
tetro" e risentito del neorealismo: "...la polemica aperta, la diatriba, il
grido, l'ingiuria sono preferibili ai termini pseudo-narrativi di una
supposta obbiettivit"...
La miglior ingiuria o il bell'insulto certamente la pi breve "infame!", mi pare un buon candidato, mentre sono sconsigliabili enunciati
colti come "ubriaco che si aggrappa alle cifre come ai lampioni"16 - ma non
bisogna sproibirsi dello stile elevato. Ci pu essere grandezza nella
nefandezza, come vide Napoleone in Tallyrand: "una merda in una calza di
seta". Ricordate le pacate osservazioni su Fiche: "un uomo a cui il fatto
di insegnare non ha mai lasciato il tempo di imparare" (Schopenhauer) o
sull'operato politico della Thatcher: "Quando pensa non parla e quando
parla non pensa"? O l'espettorazione su M. Duras: "Apologista senile di
infanticidi
rurali"?
Il
surrealista:
"Sei
il
metano
che
resta
nell'intestino di una vacca morta" di S. Dal, appunto? E il metafisico
"Nobodaddy" con cui Blake pronunciava il nome da non dire invano, se non di
straforo? E infine il profetico motto con cui S. Johnson additava un
demonizzato politico del suo e del nostro tempo: "Mor nel suo letto senza
insudiciare il patibolo"? (Borges).
Imprecatori ancora uno sforzo! Arte minore, l'insulto non affatto facile.
I sofismi e le beffe che articolano l'ingiuria devono essere. seppur
brevemente,
memorabili,
come
sosteneva
L.
Bloy
"gioielliere
in
maledizioni". Rileggiamoci i neologismi di Rabelais, i soprannomi e
sottonomi di Mussolini nel capolavoro di Gadda17. Detto senz'offesa: per far
la voce grossa del pamphlet non necessario usare parole povere
(Fallaci)18.
Impariamo
a
maledir
bene
e
creiamoci
un
vademecum
19
personalizzato con riserve forbite d'insulti mirati . Una panoplia che ci
torner utile anche nel caso di quelle finte aggressioni che sono marche di
vera solidariet.
Pi inventiva nell'invettiva!
Note
Ringrazio per il loro contributo gli studenti del corso, La Diatriba politica,
Semiotica dei linguaggi specialistici, LUISS, Roma, anno accademico 2013-14.

in

1. L'impiego di una greve terminologia tende ad un riconoscimento ufficiale: "Parlamento,


ecco i trombati eccellenti", 25 febbraio 2013, un account Twitter ufficiale della
Presidenza del Consiglio sui risultati delle elezioni politiche. Il link puntava a una

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foto-galleria con gli on. Di Pietro, Fini, Ingroia e altri "esclusi eccellenti".
2. Alain sent il dolore di un forte colpo alla spalla. "Fa attenzione, imbecille!". Si
volt e si vide accanto il volto d'una ragazza che lo superava sul marciapiede a passo
rapido ed energico. "Mi scusi", le grid (con voce flebile). "Stronzo!" rispose la
ragazza (con voce sonora) senza girarsi. (M. Kundera, La festa dell'insignificanza,
Adelphi, Milano, 2013). In altri tempi era possibile al protagonista de ADA o ardore, di
V. Nabokov, Adelphi, Milano, 2000 - una virile reprimenda: al "Puah!" di Lucette: "Ti
prego di non usare quella particella espletiva".
Un fiume di parole trascorso dal distopico Corbaccio di G. Boccaccia, testo di
occhiuta fedelt al genere antifemminile del tempo. Fedelt generica: "la perversa
moltitudine delle donne viene qualificata gelosa, ritrosa, ambiziosa, invidiosa,
imperiosa, noiosa, vezzosa, stomacosa, importuna"; l'esecrabil sesso femmineo sarebbe
composto di "presuntuose e seccatrici, cos fiere, cos vili, cos orribili, cos
dispettose, da essere trattate senza ambagi da maiale". E Fedelt specifica: il
bersaglio del pamphlet una "vecchia rantolosa, vizza, malsana, gi stomachevole e
noiosa a riguardare", "pasto omai pi da cani che da uomini".
3. accaduto lo stesso ad una ministra francese: una rappresentante del Front National la
preferirebbe tra i rami degli alberi piuttosto che al ministero. Se Sparta piange
Messene non ride: anche se la Francia biasima il nostro stile politico.
Interessante invece per il semantico la minaccia della leader del Front National, M.me
Le Pen: denunciare chiunque la tacci d'"estrema destra".
4. "...li caricarono di insulti, chiamandoli villanzoni, camorra sdentati, rossacci della
malora, disutili, piscialletto, barabba, lime sorde, fannulloni ghiottonacci, panzoni,
fanfaroni,
buonianulla,
mascalzoni,
sbruffoni,
scrocconi,
pertichini,
leggere,
addormentati,
tangheri,
ciondoloni,
allocchi,
deficienti,
gabbamondo,
balenghi,
straccioni, sacchi di stronzi, pastori di merda, e altri simili epiteti diffamatori".
Oltre a quelli elencati nell'iscrizione dell'abbazia di Thlme, nel Monologue des sots
sono rivolti agli stolti un centinaio di epiteti offensivi e nel Nouveau monologue
almeno 150.
5. Con gusto rablesiano, U. Eco ha fornito un centone portatile di 139 insulti in una
"Bustina di Minerva" (Espresso)che suggeriamo ai rappresentanti della Lega Nord per
migliorarne prestazioni discorsive, piuttosto entropiche. Almeno per la parte in cui
invita a ritrovare l'arte della perifrasi dell'affronto e ne offre acrobatiche
esemplificazioni. "Taccia, Lei, il cui viso avrebbe potuto essere definito da un noto
maresciallo dell'Impero nelle ultime ore della battaglia di Waterloo!" "Ella ha una
scatola cranica che pi che alla speculazione sarebbe atta alla riproduzione." "La
invito a recarsi l dove potrebbe opportunamente qualificarsi come partner passivo di un
rapporto tra maschi adulti consenzienti!" "La smetta, o segmento fusiforme del prodotto
finale di un complesso processo metabolico!" "Il tale, nel suo giorno natale, era unito
da cordone ombelicale a una signora che aveva saputo condurre la poliandria a
manifestazioni quasi frenetiche." "Verga sicula, che gran bella porzione di ghiandole di
Bartolino e tube di Falloppio!" "Quello? Dalla paura pronto a secernere
preterintenzionalmente, e senza aver prima abbandonato i propri abiti, cellulosa,
cheratina, residui biliari, muco, cellule epiteliali desquamate, leucociti e batteri
assortiti!" "Gustavo solo un cinquanta per cento di deliquio dei sensi ottenuto
manualmente." "Silenzio, non imitate un luogo in cui si faccia mercimonio di grazie
della seconda met del cielo!" "Indigenza scrofa, l'ho ricevuta in vaso indebito!" "La
prego, non mi deteriori quelli che l'etimologia latina vuole quali testimoni!" "Come
dice Dante, usava la parte terminale dell'intestino retto come strumento per
segnalazioni militari." "Ragazzi, che operazione serramentaria!". "La baronessa? Ma si
dedica alla raccolta e accumulazione di gettoni che testimoniano della sua operosit e a
fronte dei quali ricever un corrispettivo in denaro allo scadere della seconda
settimana di attivit!" "Guardi, io di Lei e della sua opinione sottopongo a ripetute
succussioni l'unica borsa in pelle fornitami da natura, con tutto ci che essa
contiene!" "Ma la smetta di adularmi! Lei un soggetto le cui papille gustative hanno
perduto ogni dimestichezza con il cibo prima che esso abbia subito tutte le
trasformazioni a cui viene sottoposto dal nostro organismo onde far fronte alla curva
generale dell'entropia!" "Se non la smette sono disposto a interfacciare la parte
inferiore delle mie Timberland con la sua zona perineale, imprimendo all'intero suo
corpo una forza propulsiva atta a farle percorrere un ampio tragitto senza che Ella
debba ricorrere ai consueti mezzi di deambulazione!" "Ha tutta la mia riprovazione, o
persona la cui parte posteriore inferiore del tronco necessiterebbe di un intervento
plastico a fini di restauro!" "Organo esterno dell'apparato genito-urinario maschile a
forma di appendice cilindrica inserita nella parte anteriore del perineo! Ho perso il
portafoglio!".Eco prendeva le mosse dal libro di K. Vonnegut, Hocus pocus, Bompiani,
1991, il cui protagonista decide di astenersi dalle parolacce e limitarsi a
circonlocuzioni quali: "che pezzo di escremento!", "che testa di pene!", "siamo in una
bella casa di tolleranza!"
6. Secondo S. Fischer, basta cancellare il determinativo richiesto dalla costruzione delle
Ingiunzioni e si passa ad esclamare insulti: specie di scemo. In italiano a partire da
questa struttura N di N si va dal grido all'onomatopea, dal nome spregiativo alla
struttura di tipo nominale - infine al gesto.
I linguisti di formazione grammaticale, cio d'incompetenza discorsiva, danno
dell'insulto - rispetto all'onomatopea e all'interiezione - una definizione mitigata:
l'attribuzione ad un allocutario di "un gruppo nominale isolato dal contenuto

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assiologico negativo", da parte di un "locutore che si fonda su una forma e uno scopo".
Lo spostamento retorico (pragmatico) di un termine tab all'insulto che ne mantiene il
valore negativo, pur modificandone la referenza, ricompreso nella categoria dei
"delocutivi".
Goffman chiamerebbe "laminazione di frame" questa porosit dei generi discorsivi. Negli
anni 70 un sociologo poteva ancora ritenere che i personaggi dello spettacolo fossero
celebri ma politicamente non presentabili (F. Alberoni). Da allora la laminazione del
frame elettorale e della sua comunicazione ha accelerato il suo corso. Ora
l'impresentabilit interna e centrale al frame. Come dimostra l'iniziativa solidale di
un gruppo di giornalisti che hanno letto ad alta voce la batteria d'insulti rivolti da
sim(anti-)patizzanti del Movimento 5 Stelle ad una collega, critica dei grillino. Una
sfilata di moda della povert linguistica; maggioranza rumorosa di varianti
escrementizie - merdaccia, e cessi, affibbiate non per lettura documentata, ma per
osservazioni "lombrosiane" sulla foto "segnaletica". Nella sputacchiera digitale
s'incontrano espressioni di qualche (scarsa) originalit: allucinata, alterazione
ormonale, brigatista, befana del nuovo millennio, brutta di lingua, ergastolana,
esodata, galeotta, gemella albina di Kienge, martello sui denti, non signora, sguardo di
trota pescata con la bomba, scolapasta scassato, stampo per fare i cessi nelle stazioni
ferroviarie, ruzzola, satana (o figlia del demonio), sgorbia, vomito in fotografia,
turca. Frequenti i lessemi animalieri che notoriamente caratterizzano i siti
dell'estrema destra in rete: batterio fecale scaduto, bertuccia, civetta con occhiali,
cozza, gufa, larva addormentata, lucertola, oca, pantegana infoiata, pappagallo
ammaestrato, parassita, pidocchiosa, pipistrello, pulce, rospo, scorfano, scrofa, troia,
topa, vacca, verme, zecca.
Preoccupanti gli inviti riflessivi: muori merda, crepa, datti fuoco, fatti fottere da un
somaro, impiccati, sparati merda nelle vene, vai a lavorare, a zappare e le istruzioni
transitive (i) specifiche: ammazziamola, diamole fuoco, impicchiamola, sopprimiamola,
tagliamola a pezzi, (ii) generiche: da eliminare, da lapidare, ai lavori forzati, al
patibolo, a pulire i cessi, al rogo, alla sedia elettrica subito, un metro di corda,
ospizio subito, pena di morte.
Un singolo esempio nel doppiaggio del film di Almodovar Tutto su mia madre: una delle
protagonista (Nina) copre l'altra (Manuela) di contumelie, in forma affettiva e
scherzosa d'amicizia e solidariet. Ma la traduzione rende "cabrona" con "animale" o
caprona e "bruta" in "somara"; l'interiezione "joder" diventa "accidenti" e la locuzione
"por cojones" si trasforma in "per forza"; "un poco putn" viene tradotto "un po'
troia"."; hacer la carrera" che significa "battere", diviene "fare carriera"! Esistono
film che meritano l'Oscar della parolaccia: The wolf of Wall Street (regia di Martin
Scorsese e vincitore di un Golden Globe) detiene un provvisorio e perfettibile record;
ne contiene 687 nel corso di180 minuti: quasi 4 al minuto.
Per l'esplicita richiesta suggeriremmo il Pernacchio, un sberleffo sonoro - sfregio
regolato alla faccia altrui - che permette esecuzioni dal Si bemolle al Sol sovracuto,
al Fa acuto, con una frequenza che oscilla tra 61 e 1568 Hertz. Ricco in varianti che lo
rendono classico, corto, lungo, secco, di petto, a curva, a singhiozzo, strozzato, di
testa, a tromba, a sega, ecc., il significante fonico di un vigoroso atto illucutorio.
Lo precisava Eduardo De Filippo: "Il pernacchio la voce della gente che non tiene
voce. Il pernacchio un calcio in culo a tutti i potenti"; "pernacchio una
rivoluzione, la libert". Lungi dall'esserne un sinonimo l'alternativa semantica
alla pernacchia: "Il primo pu essere forte o debole, lungo o corto, massiccio o sdutto,
aquilino o camuso: ma sempre maschio, ma costruttivo e solerte, ma insomma lavora.
La seconda molle e pigra; tumida, bianca, sdraiata, come un'odalisca sui tappeti:
femmina..." V. G. Marotta, che ne L'oro di Napoli si addentrato nella sua complessit
culturale: "sberleffo totale, di petto, squassante, che lacerava l'aria avventandosi
sulla terra e sul mare; [e] altres lo sberleffo sottile e variegato, di testa, lo
sberleffo a proposito del quale si potrebbe scrivere, come per il canto dell'usignolo:
'Era un tema di tre note...' e continuare per due pagine; inoltre aveva lo sberleffo
affermativo e quello negativo, lo sberleffo tragico e quello comico; aveva lo sberleffo
eseguito con le sole labbra, pi interiore e pi lirico, remoto e denso, che liberava
come un fluido la sua carica di emotivit e di inespresso; aveva lo sberleffo che
dichiara e lo sberleffo che allude; aveva lo sberleffo che enunzia per sommi capi e
quello che minuziosamente racconta; aveva sberleffi sostantivanti e sberleffi
aggettivanti, aveva lo sberleffo come si ha il genio, senza limiti di volont e di
rappresentazione". Il ricevente modello di questa performance artistica di gran lunga
superiore alle male parole, per De Filippo, 'a schifezza, d'a schifezza, d'a schifezza
'e ll'uommene! Non possiamo che dolerci della sua progressiva scomparsa e sperare in un
fragoroso collettivo, meritato ritorno.
Nelle curve tifose, oltre ai noti mal sanzionati slogan razzisti, si canta
prevalentemente di bastardi, merda, puttane e troia. Gli avversari del Mezzogiorno, sono
ovviamente puzzoni, zingari, colerosi, terremotati, sporchi africani, ecc. Non mancano
alcuni momenti inventivi: per il Verona "Giulietta zoccola e Romeo frocio" e alcune
posizioni politicamente orientate, come previsto dal romanzo epico di N. Balestrini, I
Furiosi, Bompiani, Milano, 1994, - Il Luned che umiliazione / andare in fabbrica a
servire il tuo padrone, / oh juventino ciuccia piselli / di tutta quanta la famiglia
Agnelli... / Juve merda, Juve Juve merda... Oppure - Il Luned che gioia vera / pulirsi
il culo con la sciarpa rossonera / o Berlusconi, Gianni Rivera, / Canale 5 e la merda
rossonera / e Milan merda Milan Milan merda.

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Testi collettivi che appartengono a stili di vita politicamente rilevanti: dettano le


forme odierne delle manifestazioni e dei conflitti di piazza.
V. tra l'altro la Quinta sezione penale della Cassazione, sentenza 30956 del 2010. E
indicativamente, in altre sentenze: Battona, Frocio, Faccia di cavallo, Gay, Imbecille,
Italiano (o meridionale o negro) di merda, Matto, Puttana, Scioccherellino (!), Sporco
negro, (Italiano di merda invece non lo !), Stronzo, Vaffa!... La Corte conferma qui il
ruolo di arbiter in ultima istanza del Galateo italiano. In particolare quando si tratta
di decidere se un'offesa, in qualunque registro semiotico - scritto, vignetta,
fotografia, ecc, - sia o no da ascrivere al cd. "diritto di satira. Un diritto elaborato
in via giurisprudenziale e non costituzionalmente garantito, la critica e la cronaca. Il
genere satirico definito come critica impietosa del personale politico che enfatizza o
deforma "simbolicamente" e retoricamente la rappresentazione dei fatti, per ottenere un
effetto ironico nell'opinione pubblica. Incompatibile quindi con il parametro veritativo
della cronaca, anche se nei limiti piuttosto imprecisi della continenza, cio della
accertata verit di fatti eventualmente addotti e a difesa di onore e decoro della
persona.
"Quando ci si trovi a disputare con un avversario pi abile di noi si diventi offensivi,
oltraggiosi, grossolani, cio si passi dall'oggetto della contesa (dove si ha partita
persa) al contendente, si attacchi in qualche modo la sua persona" (A. Schopenhauer).
Una meditazione "etotica" direbbe il filosofo di cui hanno abusato i fratelli Goncourt
con P. Verlaine: "Maledizione [...] a questo ubriacone, a questo pederasta, a questo
assassino, a questo codardo attraversato di quando in quando da paure dell'inferno che
lo fanno cacare nelle mutande". una tattica retoricamente redditizia, come prova la
popolarit di chi dell'insulto ha fatto un genere dei mediascape: il critico d'arte V.
Sgarbi ad es. ha lasciato l'usata apostrofe maiale, per quella pi lieve di capra, ma lo
reitera con una ridondanza sufficiente a tacitare l'interlocutore malcapitato.
Borges chiude in una parentesi maligna: "(Un italiano per sbarazzarsi di Goethe emise un
breve articolo in cui non si stancava di soprannominarlo "il signore Wolfang". Era quasi
un'adulazione, ma equivaleva a disconoscere che non mancano gli argomenti autentici
contro Goethe)".
largo e antico "anti-comportamento" della cultura russa mandare a farsi fottere la
Mamma (mat), un detto sconsigliato nei paesi latini. Uspensky suggerisce dottamente che
il lessico osceno converga con quello sacrale: si tratterebbe di uno scongiuro rituale
per evitare l'ira di Madre Terra, che alla diabolica minaccia d'incesto, si spalanca e
lascia uscire i morti. Una "semantica sepolcrale" che spiegherebbe, la moda attuale
degli zombi!
Un pathosformel culturalmente trasmesso fino ai canti poco ortodossi delle Pussy Riots
nella chiesa di San Salvatore a Mosca:
"Merda, merda, merda del Signore
Merda, merda, merda del Signore
Il patriarca Gundyaev crede in Putin/
Meglio, troia, se credessi in Dio?."
Ecc.
Un anticomportamento cerimoniale rivolta alla Madre, acquatica stavolta, lo troviamo
nelle poetiche apostrofi di A. Zanzotto per il Casanova di Fellini. Questi gli aveva
chiesto di "avvolgere l'intero rito [del Carnevale] di un tessuto, di una specie di
ragnatela sonora, sacra e popolare"; fatta di "orazioni propiziatorie, implorazioni
iterative, fonie seducenti, litanie evocatrici, ma anche irriverenze, sfide, insulti,
provocazioni sberleffi, tutto un inquieto scetticismo esorcizzante il temuto fallire
dell'evento". All'indirizzo della cerimonia la "dea madre" emerge dalla laguna, e gli
astanti proferiscono ingiurie rimate: la "Strussia": "la xe imbriagona, la xe magnona",
"mona ciavona, cula cagona", "Baba catba, vecia spussona". Come fanno le cd. "parenti"
napoletane quando sollecitano lo scioglimento del sangue di S. Gennaro con epiteti come
"Faccia gialluta, guappone", assortiti da esortazioni "omm'e niente squaglia 'stu
sfaccimm' 'e sanghe!" e minacce: "Nun fa o' fess' San Genna', ti vott' a copp' a
bascie". Testimonia R. Saviano: "Ero un bambino e mai avrei creduto si potessero
pronunciare tanti insulti in una chiesa".
F. Fortini: titolo "A Carlo Bo". Testo "No!".
Dal duello elettorale tra Prodi e Berlusconi nelle elezioni del 2006.
Alla sequela dei pi beceri improperi Gadda si era gi esercitato nel suo Giornale di
guerra e di prigionia, contro sottoposti sbadati e superiori incompetenti. E nel
Pasticciaccio, l'ex- duce viene gi squalificato di Buce, Dictatore impestatissimo,
Emiro col fez e col pennacchio, Erediluetico, Facciaferoce, Gallinaccio con la faccia
fanatica, Luetico, Maledito Merdonio, Mascelluto, Natoscemo, Negro coi guanti,
Rachitoide acromegalico, Rospo, Sterratore analfabeta, Testa di Morto in stiffelius, in
tight, in bombetta, in pernacchi, Truce". Per il lombardo Gadda il parlare che
"sgrondava dal balcone" di Mussolini era pirlare.
Ecco per nel suo sonante pamphlet anti-mussoliniano (ma il nome non mai scritto!) i
pi fielosi epiteti; Alessandrone rincoglionito, Batracemago, Batrace tricacco, Bombarda
di tripla greca, Bombetta, Borioso, Cacchio, Cavalini, Cetriolo, Ciuco maramaldo,
Ex-bomba, Estrovertito, Faba magna, Fabulatore, Faccia feroce, Fava, Furioso, Gran Kan,
Gran Pernacchia, Gran somaro nocchiero, Gran Tamburone del Nulla, Grande imago, Genio e
favante tutore della Italia, KU-C, Ingrognato, Maldito, Mascellone mago, Mascellone
unico, Mastro Pungolo, Modelllone, Mugliante, Nullapensante, Pirgopolinice (Miles
gloriosus), Poffarbacco, Priapo Giove Ottimo Massimo, Priapoimmagine, Protuberato

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bucchesco priapo, Pupazzo, Racimolatore, Scipioneria, Somaro, Stivaluto, Super balano,


Tauro, Torsolone, Trombone e Naticone Ottimo massimo, Tuberone, Trebbiatore, Velopendo.
Oltre a liste come "lui, sederone a cavallo, lui bellone, lui mascellone, lui fezzone,
lui buccone, stivalone, provolone, maschio maschione cervellone, generalone di tripla
greca". Nomi di qualit peraltro ampiamente purgati, quando non censurati, dalle
versioni emendate per pubblicazione di Eros e Priapo. Come il Merda di cervellone Caino
che diventa cervellone; sanguinolento porcello diventa brav'uomo mentre cavallerizzo
tuttoculo cade, insieme a provolone imbischerito, maramaldo omicida e infine Appiccata
Carogna. In particolare, nelle prime redazioni troviamo ampie e non attenuate
affermazioni sui trascorsi venerei del dittatore: sifilide simbolica, morbo nelle
medulle del Sozzo, o del kuce-verga, quella scarlatta peste che gli escava il balano,
ex-puttaniere impestato, Priapo marcio. L'autoerotomane eredicalcolico ed ederoluetico e
luetico e in proprio diventa autoerotomane affetto da violenza ereditaria. Pirgopolinice
spirochetaro sostituito da Pirgopolinice Faccia feroce, dalla stercofetente gloria,
dall'eroe grasso, sifoloso sostituito da tiranno, l'impestato diventa il bombetta, il
luetico sar solo il frenetico.
18. Ne La rabbia e l'orgoglio (2003) dopo i tragico attentato alle Torri Gemelle, Oriana
Fallaci ha spiegato nel classici modi del pamphlet una batteria articolata di improperi
virulenti indirizzati agli "islamici e al personale politico ", ai proprio lettori
italiani, aggiungendo quelli di cui pare sia stata oggetto. Nel preteso "sermone", gli
islamici sono bollati di scemi e barbari, stronzi e grulli, dannati figli di Allah,
fottuti, figli di puttana, da trattare a pedate nei coglioni, lardoni, clonati come
pecore, cani mordaci, conigli: le loro donne sono sottomesse scimunite e minchione, come
le sorelle di Obama bin laden brutte con cicciuti seni e immense natiche.
Quanto ai politici italiani sono in generale stronzi, gelosi, biliosi, vanitosi, piccini
e cretini, scemi, illusi, ma anche farabutti, imbroglioni, analfabeti, beoti,
squallidi,mediocri, falliti, animali, somari; coglioni. Se il leghista becero, i
rivoluzionari francesi dell'89 cupi e isterici, gli ex-comunisti sono cretini e
trogloditi, ciuchi, bischeri che inventano coglionate. Tra gli oppositori cialtroni
della sinistra, sono fessi i sessantottini inetti e rivoluzionari del cazzo: le peggiori
sono le Cicale che trattano l'autrice da mascalzona, forcaiola, razzista, ma sono loro
invece le puttane a la page, da prendere a calci nel culo, sanguisughe livorose,
galline, parassite, umiliate da maiali maschilisti, quando non avvoltoi.
L'Italia, almeno in parte, quelle delle piccole iene e dei voltagabbana, godereccia,
furbetta,
volgare,
meschina,
stupida,
vigliacca,
opportunista,
doppiogiochista,
imbecille, imbelle, infingarda, smidollata, edonistica. I giovani italiani d'oggi
sciagurati, molluschi, inetti, parassiti a cui piace la schifezza chiamata rap e votati
alle dannate squadre di calcio e ai dannatissimi stadi. Non vogliono battersi quindi
sono cretini e bugiardi, codardi, sciocchi e masochisti, cani bagnati.
Lista esaustiva che rispetta rigorosamente le regole del pamphlet: l'individualista che
enuncia il vero, nel complice silenzio dei pi; a nome dei valori offesi e a partire del
passato insulta, ma senza speranza l'insostenibile presente. Riscontriamo inoltre, nel
caso della Fallaci, l'abbondanza di metafore animali che tratto distintivo del
discorso d'estrema destra.
19. "Io ho la maggior venerazione al mondo per quel gentiluomo che [...] si mise a tavolino
e con tutto l'agio compose delle formule d'insulto adatte a qualunque provocazione e
[...] le tenne sempre a portata di mano sulla mensola del caminetto, pronte all'uso", L.
Sterne.

Bibliografia
AA.VV., Brutti, fessi e cattivi. Lessico della maldicenza italiana, a cura
di G. Casalegno, G. Goffi, Utet, Milano, 2005.
AA.VV., Elogio del Turpiloquio, Letteratura, politica,e parolacce, a cura
di. R. G. Capuano,, Nuovi Equilibri, 2010.
AA.VV., 'Insultiamoli tutti', un breviario, a cura del collettivo Carla
Ferguson Barberini, Aliberti, Castelvecchi ed, 2011.
AA.VV., Les insultes :
franaise, n. 144, 2004.

approches

smantiques

et

pragmatiques,

Langue

AA.VV., Les Insultes en franais : de la recherche fondamentale ses


applications (linguistique, littrature, histoire, droit), a cura di D.
Lagorgette, Universit de Savoie, Chambry, 2009.
AA.VV., Petit dictionnaire des injures politiques, a cura di B. Fuligni, Le
livre de poche, 2012.

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