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pagani (cio nel falso per definizione) e noi cristiani (cio nel vero per
defimizione). La ragione, tuttavia, ci dice di s, visto che li troviamo
saggi, piacevoli, intelligenti. E allora, come la mettiamo? Ebbene, un
modo c'. Non li leggiamo alla lettera, ma per metfora. Se parlano di
cavalli alati, ninfe dei boschi, prodigi di deit bugiarde, non crediamo
all'esistenza di tutto questo. Ma se dietro le immagini fantastiche riconosciamo il vero, di questo terremo conto. E inseguiremo anche noi chimere, sirene e centauri, per gioco. Un gioco che ci faccia, tuttavia, pensare
seriamente.
Questo libro, certo, non si illude di compiere un'opera tanto audace
come quella degU umanisti del Rinascimento. Loro ritrovavano e legittimavano la grandezza del pensiero antico, lo, qui, propongo studi di cose
bizzarre: campioni senza valore. Mi diletto nel compiere analisi delle
Timberland e dello Swatch. Mi diverto nel ricordare la miglior trasmissione televisiva di tutti i tempi. Carosello. Inseguo interpretazioni dei
Peanuts. Mi interrogo sul funzionamento comunicativo della cernieralampo o del walkman. Ricavo una storia del cinema da come nei film si
accendono e si spengono gli interruttori della luce. Lo ammetto: non
Platone, non Orazio, non Ovidio. Eppure, io credo di fare, per
ischerzo ma seriamente, del lavoro interpretativo. Credo di produrre
degli exempla buoni per illustrare un metodo di ricerca. Credo di esercitarmi in una attivit che sempre interessante, quella di capire che cosa
possono voler dire e che cosa possono comportare ifenomeni pi curiosi,
strani, mitici della nostra vita nella societ di massa di oggi.
Autorevoli critici hanno di recente accusato i semiobgi (ai quali mi
vanto di appartenere) di "lesa intellettualit". Perch si occupano di
fenomeni futili, ai quali danno importanza con lo scientismo dei loro
metodi, e ai quali danno forse legittimazione, dato che li fanno prendere
per seri, e li introducono all'universit. Mi ribello a questa forma di
"ritorno all'ordine". E rivendico il diritto (se non addirittura il dovere)
di continuare ad essere mondani, cio vicini al mondo, vigili su quel che
11 mondo ci offre. Nonch il diritto (e di nuovo il dovere) di esemplificare i caratteri della disciplina che si esercita nel modo pi lieve, didascalico, ironico e autoironico che sia possibile. L'intellettuale che pensa solo
e soltanto ai Grandi Valori secondo me non un intellettuale: non
essendo capace di pensare in termini disincantati, divertiti, banali; non
essendo capace di trascorrere dall'astratto al quotidiano; non essendo
capace di vivere la vita comune, allora costui non serve. 1 Grandi Valori
non hanno senso, se non si vestono da tutti i giorni.
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