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109 (2011)
Le Marche e loltre Marche tra levo
antico e il moderno.
Rapporti di varia natura alla luce
della documentazione numismatica
ATTI E MEMORIE
DELLA
ATTI E MEMORIE
109 (2011)
Le Marche e loltre Marche tra levo antico e il moderno.
Rapporti di varia natura
alla luce della documentazione numismatica
2o Convegno di Studi numismatici marchigiani
(Ancona 13-14 maggio 2011)
a cura di
Roberto Rossi
ANCONA
PRESSO LA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LE MARCHE
PIAZZA BENVENUTO STRACCA, 1
2013
PRESIDENTE
DELLA
DEPUTAZIONE
Gilberto Piccinini
COMITATO
DI
REDAZIONE
DI
REDAZIONE
Stefano Graziosi
Il volume stato realizzato con il contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona.
DIRETTORE
RESPONSABILE DI
ATTI
E MEMORIE
Gilberto Piccinini
Reg. n. 10 del Tribunale di Ancona, del 3 aprile 1974.
Iscritto al Registro Nazionale della Stampa con il n. 01818 vol. 19 fg. 137 del 28
gennaio 1986.
ISSN: 1128-2509
N.B. Gli scritti firmati rispecchiano le opinioni degli autori; la pubblicazione non
implica adesione, da parte della rivista, alle tesi sostenute.
Roberto Ganganelli
UN UNICUM RITROVATO.
LAGONTANO DELLA ZECCA DI PERUGIA
1. Premessa
Larticolato scenario della monetazione italiana in epoca medioevale non manca di riservare ancora oggi, a seguito di rinvenimenti sul
territorio o di indagini su collezioni pubbliche e private, novit di un
certo interesse che permettono di approfondire, puntualizzare o, addirittura, ridefinire fenomeni, aree e periodi monetari. La documentazione numismatica si arricchisce infatti, di giorno in giorno, di tesoretti e ripostigli, ma anche di singoli esemplari che, varianti rispetto ai tipi gi noti, oppure del tutto inediti o, ancora, conosciuti solo
attraverso la bibliografia e i documenti, vengono alla luce e possono,
in tal modo, essere compiutamente indagati.
A questultima classe di materiali appartiene un tipo monetale
del XIV secolo, quanto mai significativo sia per la sua lunga latitanza che, in prospettiva, per lo studio dei rapporti economici e
monetari tra Marche e Oltre Marche: si tratta del grosso agontano
della zecca di Perugia. Scriveva Lucia Travaini nel 2002: vero
che non si conoscono agontani prodotti in Umbria, ma anche vero
che la cedola di battitura della zecca di Perugia del 1377 ordinava
una certa produzione di grossi agontani, finora sconosciuti. Il disegno pubblicato da Argelati e poi ripreso da Vermiglioli e da altri
non pu essere ritenuto veritiero; nessun esemplare finora stato
1
segnalato .
In effetti, fino ad oggi le uniche informazioni sul presunto grosso
perugino al tipo dellagontano erano le descrizioni e i disegni pubblicati da Muratori, Argelati e in seguito da Vermiglioli (questultimo,
2
inserito anche nel XIV volume del Corpus Nummorum Italicorum ),
1
L. TRAVAINI, Lagontano a Trevi e in Umbria: storia di un convegno in ID. (a cura
di), Lagontano. Una moneta dargento per lItalia medievale, Perugia 2002, p. 10.
2
Corpus Nummorum Italicorum. Umbria Lazio (zecche minori), vol. XIV, p.
196 n. 2 e tav. XIV n. 2.
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Tuttavia, da recenti indagini condotte su di unimportante raccolta privata di monete umbre emerso un primo esemplare di agontano perugino, che va a colmare una lacuna nella serie tardo-trecentesca della zecca del capoluogo umbro ed apre, al tempo stesso, interessanti scenari di approfondimento.
2. Descrizione e metrologia dellesemplare
La moneta coniata in argento, ha un peso di g 1,75 circa e presenta diametri minimo e massimo rispettivamente di mm 20,55 e
21,45.
Al D/ raffigurata una croce patente entro cerchio perlinato;
lungo il bordo + (rosetta pentafilla grande) DE (rosetta pentafilla
grande) PRVSIA (rosetta pentafilla grande), il tutto entro un secondo cerchio perlinato esterno.
Al R/ raffigurato santErcolano a figura intera, imberbe, con
nimbo perlinato, mitria e paramenti vescovili, il pastorale nella mano
sinistra, mentre la destra benedicente; la figura del santo, pastorale
escluso, si estende in alto e in basso oltre un cerchio perlinato; lungo
il bordo (rosetta pentafilla piccola) S (rosetta pentafilla piccola) RCV
| LANVS (rosetta pentafilla grande), il tutto entro un secondo cerchio perlinato esterno.
Considerando come riferimento lasse verticale del D/, il rovescio
appare ruotato di circa 70o in senso antiorario; il tondello di forma
lievemente irregolare, appare tosato e le impronte si presentano in
parte appiattite, specie al centro dei campi, oltre che lievemente decentrate luna rispetto allaltra.
3. Lagontano di Perugia nei documenti e nella storia degli studi
Nel documento del 21 aprile 1377 citato sia da Angelo Finetti
che da Lucia Travaini, leggiamo:
emblema dellautonomia municipale della citt, eretta alla fine del XIII secolo nel
luogo, fuori delle antiche mura della citt, che la tradizione indicava come quello
della prima sepoltura del martire defensor civitatis.
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ossia, di come lofficina monetaria di Perugia ricevette dalle autorit comunali facolt di battere bolognini e agontani (nel seguito
sono nominati anche i denari piccoli) del miglior intrinseco possibile,
con un limite di controvalore annuo (per i piccoli) pari a duemila
7
fiorini . Nessuna ulteriore citazione documentale nota almeno
fino ad ora a proposito degli agontani perugini, n per quanto attiene le carte relative alla zecca umbra n da tariffe o trattati di
8
mercatura .
Per quanto riguarda la bibliografia numismatica italiana, il primo a descrivere la moneta senza indicarne tuttavia il valore, n
fornirne una possibile cronologia nel 1739 Ludovico Antonio
Muratori che, nella Dissertatio XXVII dedicata alle zecche italiane
e al diritto di battere moneta, scrive:
Quinque Perusinae Urbis nummos vidi. [...] Alter nummos argenteos,
Mutinae in Museo Bertacchinio existensis, crucis insignitus est cum literis
DE PERVSIA. In altera facie imago visitur Sancti Episcopi. Circumstat
9
inscriptio S. ERCVLANVS , vale a dire: Cinque monete della citt di
Perugia son venute a mia notizia. [...] La seconda, nel Museo Bertacchini,
porta la croce, e nel contorno DE PERVSIA. Nel rovescio si mira leffigie
10
dun santo Vescovo colle lettere S. ERCVLANVS .
6
G. B. VERMIGLIOLI, Della Zecca e delle monete perugine, Perugia 1816, Appendice, p. 17.
7
Ibidem, p. 48.
8
L. TRAVAINI, Monete mercanti e matematica, Roma 2003, pp. 236-237.
9
L. A. MURATORI, De moneta sive iure condendi nummos. Dissertatio XXVII in
Antiquitates Italicae Medii Evi, tomo II, Milano 1739, p. 715. La moneta disegnata
alle pp. 719-720.
10
L. A. MURATORI, Della zecca, e del diritto o privilegio di battere moneta. Dissertazione XXVII in Dissertazioni sopra le antichit italiane, vol. II, Milano 1837,
s.i.p (versione integrale dal sito www.classicitaliani.it).
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11
A. BURLINI CALAPAJ (a cura di), Carteggi con Bentivolgio ... Bertacchini in
Edizione nazionale del carteggio di L. A. Muratori, vol. VI, p. 587: La corrispondenza tra Alessandro Bertacchini e il Muratori ha carattere episodico e superficiale. Il Bertacchini, nato a Modena il 12 marzo 1662 da Anton Maria e Francesca
Benegardi, fu, dal 1694 in poi, e forse fino allanno della morte (27 febbraio 1742),
impiegato nella cancelleria ducale. Le lettere o piuttosto biglietti a lui indirizzati dal
Muratori, sono tutti connessi allufficio che egli ricopriva nellapparato burocratico
dello Stato, n ci permettono di seguire un filo continuo nei rapporti personali fra i
due. Evidentemente, tuttavia, il Bertacchini doveva possedere una collezione o raccolta di monete italiane che il Muratori ebbe modo di visionare e analizzare, al punto da citarne alcuni esemplari nella sua Dissertatio XXVII. Le vicende della raccolta
Bertacchini a seguito della scomparsa del proprietario non sono note.
12
F. ARGELATI, De monetis Italiae Variorum Illustrium Virorum dissertationes
quorum pars nonc primum in lucem prodit, Milano 1750-1752 e 1759, vol. I, tav.
XVII n. 2.
13
Giuseppe Carattoli nasce nel 1783 a Perugia e si forma alla scuola di Vincenzo Camuccini e Gaspare Landi. Varie sue opere sono conservate presso lAccademia di Belle arti di Perugia. Esegue copie dal Perugino e lavora come restauratore
agli affreschi del medesimo artista nel Collegio del Cambio a Perugia, ed inoltre ad
Assisi, a Montefalco e infine in Campidoglio, a Roma, sulle opere del Cavalier dArpino. Lattivit di incisore testimoniata da una serie di Vedute perugine realizzate in
giovent e disegnate da Vincenzo Monotti nel 1811. Muore a Roma nel 1850.
14
G. B. VERMIGLIOLI, Della Zecca e delle monete perugine, Perugia 1816, tav. II n. 10.
15
Ibidem, p. 152: Dubitiamo dellesattezza tanto nel tipo che nel modulo, il
quale ci sembra soverchiamente grande.
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correnti del traffico commerciale sia per quanto riguarda limportazione di materie prime e di manufatti che la distribuzione dei prodotti locali nei territori confinanti e nel resto del Centro Italia.
Quella dei grossi al tipo agontano, con tutta probabilit, fu dunque una battitura sperimentale del nuovo tipo (la conservazione
dellesemplare denuncia una non breve circolazione, che forse, tuttavia, del tutto casuale), battitura che venne sospesa ben presto a
motivo della ben nota crisi in essere, tra fasi alterne, gi da qualche
22
decennio legata allaumento del prezzo dellargento ma anche,
forse soprattutto, a causa del rapido inserimento della moneta perugina nel circuito del bolognino.
Ci ricorda in proposito Angelo Finetti: Perugia, con lemissione
del bolognino ed il conseguente abbandono del grosso tradizionale,
si adeguava ad un nuovo sistema argenteo che verso lultimo quarto
del Trecento si era andato affermando a Roma e nelle zecche periferiche dellItalia Centrale. Il suo valore, inferiore a quello dei vecchi
grossi, consentiva un rapporto di cambio meno schiacciante con la
moneta piccola, fortemente debilitata dagli svilimenti subiti in quegli
23
anni .
Da una tariffa di fine XV secolo redatta dal cambista perugino
24
Petrozzo di Massolo risulta infatti che i bolognini della zecca umbra contenevano ben 10 once di fino (833,33 millesimi), il titolo pi
elevato tra i bolognini ammessi al cambio in citt. A titolo di esempio, ricordiamo che gli aretini contenevano 9 once e 22 denari, i lucchesi erano in parte a 9 once e altri a 8 once e 18 denari, i romani a
9 once e tre quarti, altri papali a 9 once e 21 denari e, infine, i bolognesi dai quali era stato mutuato il tipo avevano un fino di 9
once e 22.
25
Dunque, come il bolognino di derivazione papale venne adottato dalla citt di Perugia con il suo robusto titolo per penetrare
22
A. FINETTI, La zecca e le monete di Perugia nel Medioevo e nel Rinascimento,
Perugia 1997, p. 85.
23
Ibidem, p. 86.
24
Ibidem, p. 86.
25
Ibidem, p. 99: Il bolognino, come quello di Arezzo, Ascoli e, con Bonifacio
IX, Ancona, imita il tipo coniato a Bologna da Urbano V, moneta che rappresenta
una sintesi tra lantico prototipo bolognese ed il papale. Il grosso di bologna, coniato gi nel XIII secolo, caratterizzato da una grande A al dritto e da quattro lettere
nel campo al rovescio; il papale, ordinato a Roma sotto il pontificato di Urbano V,
probabilmente a partire dal 1367, reca al dritto il busto di fronte del pontefice e al
rovescio le quattro lettere disposte a croce.
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Per ulteriori considerazioni sugli agontani pesanti e leggeri e, pi in generale, la storia del grosso agontano, si veda A. SACCOCCI, La circolazione monetaria
nel Medioevo marchigiano alla luce dei rinvenimenti e delle fonti scritte (secc. IX-XIII)
in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche, 102, 1997,
Ancona 2001; si veda inoltre M. DUBBINI e G. MANCINELLI, Storia delle monete di
Ancona, Ancona 2009, pp. 40-42.
27
Ibidem.
28
A. FINETTI, Numismatica e tecnologia. Produzione e valuazione della moneta
nelle societ del passato, Roma 1987, p. 104: Tosare la mistura non valeva la pena,
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per loro era troppo rischioso data labitudine di pesare ogni pezzo sospetto prima
di accettarlo; risultava conveniente rifilare un po di metallo dalle monete dargento
di valore modesto.
29
In G. A. ZANETTI, Nuova raccolta delle monete e zecche dItalia, Tomo IV,
Bologna 1786, p. 511 ss.
30
Il documento anche riportato in M. SANTONI, F. RAFFAELLI, La zecca di
Macerata e della provincia della Marca, in Bullettino di Numismatica e Sfragistica
per la Storia dItalia, vol. I, Camerino 1882, pp. 55 ss.
31
La libbra maceratese era, come la romana, pari a g 339,17 e loncia, di conseguenza, corrispondeva a g 28,25. Dividendo detto peso per 13 si ottiene il peso
legale di un agontano del tempo.
32
R. ROSSI, Lagontano nel storia monetaria delle Marche, in Lagontano. Una
moneta dargento per lItalia medievale cit., pp. 37-39 nota 39.
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FIG. 1 Grosso agontano della zecca di Ancona (fine XIII inizio XIV secolo). Mm 21,5,
g 2,39.
FIG. 2 Linedito esemplare di agontano della zecca di Perugia (1377). Mm 21, g 1,75.
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FIGG. 5-7 Le tre tipologie di bolognino (diametri medi mm 18-19) coniate dalla zecca di
Perugia: (5) con rosette (1374-1376); (6) con stelle (1377-1378); (7) con stelle e armette
(post 1395).
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FIGG. 8-9 Confronto stilistico tra un bolognino del 1374-1376 e lagontano di Perugia
(dimensioni doppie degli originali).
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