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AGONIA – COMMENTO

Agonia è contenuta nella raccolta di poesie “L’allegria” (1914-1919) e precisamente nella sezione “Ultime”
(1914-1915).
Ungaretti nomina tre specie di uccelli: le allodole che, scambiando la luce riflessa dagli specchi per un
luccichio d’acqua, cadono nell’inganno degli uomini e vanno incontro alla morte, la quaglia, uccello
migratore che, a volte, dopo aver superato il viaggio, si accascia sfinita alla meta e il cardellino, piccolo
uccello che gli uomini talvolta accecavano affinché meglio si adattasse alla vita in gabbia.
Il poeta sostiene che è preferibile morire come le allodole o le quaglie, piuttosto che condurre una vita come
quella del cardellino in gabbia.

La poesia è composta di tre strofe, rispettivamente di due, cinque e due versi irregolari.
Nonostante inizino con la lettera maiuscola, le tre strofe non terminano con il punto fermo, consuetudine
tipica di questo periodo della poesia ungarettiana.
E’ presente una rima (quarto e sesto verso: “are”); inoltre al terzo, quinto e settimo verso si notano delle
consonanze (gli).
Vi è un richiamo tra l’ultima parola del primo verso (assetate) e dell’ultimo (accecato): oltre alla somiglianza
del suono, si noti che sono entrambi participi passati che denotano “mancanza”.
Come sempre, nelle poesie di questo autore, grande importanza ha il titolo: “Agonia”, che, in una sorta di
circolarità, ben sintetizza la condizione del cardellino.

In ogni strofa è sottintesa la proposizione principale, che potremmo indicare con “E’ meglio, è preferibile,
bisogna.”
E’ presente un’inversione ai vv. 7-8: “di volare non ha più voglia”.
Le tre specie di uccelli formano ciascuna una similitudine: “morire come…” e “non vivere…come…”
I termini usati sono di immediata comprensione, ma va chiarito che, al v. 7, “voglia” va tradotto con “forza,
energia”.

L’uso degli infiniti “morire”e “vivere” esprime, nell’intenzione dell’autore, una verità universale, che deve
valere per tutti gli uomini e che, per essere meglio compresa, va letta alla luce del contesto storico e umano
in cui è stata composta la lirica.
Nel 1914-1915 in Italia è forte il dibattito circa l’opportunità di intervenire nella guerra da poco scoppiata;
molti sono gli irredentisti, che considerano l’intervento come l’unica possibilità di entrare in possesso delle
terre italiane ancora dominate dall’Austria (Trento e Trieste).
Ungaretti ritiene che gli Italiani non debbano “vivere di lamento”, ma che debbano invece impegnarsi per la
realizzazione delle proprie aspirazioni, anche se questo dovesse significare la morte. Egli stesso si comporta
da allodola, da quaglia, e si arruola volontario, mettendo a repentaglio la propria vita in prima linea (anche se
morirà solo molti anni più tardi, nel 1970).

La poesia ha comunque assunto, nei decenni, un significato svincolato dalla situazione vissuta in prima
persona dall’autore e continua ad essere apprezzata per l’universalità del suo messaggio: nella vita bisogna
impegnarsi per realizzare degli ideali, delle imprese, anche se ciò comporta dei rischi, piuttosto che vivere
prigionieri della propria stessa esistenza, privi di interessi e di entusiasmo.

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