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Repertorio morfo-sintattico minimo

Prospetto di riepilogo delle declinazioni

I declinazione II declinazione II declinazione III declinazione


M.F. M.F: N. M.F.

NOM -a (-as) -us (-er -ir) -um vario


GEN -ae -i -i -is
DAT -ae -o -o -i
ACC -am -um -um -em (-im)
VOC -a -e (-er -ir) -um come nom.
ABL -a -o -o -e (-i)

NOM -ae -i -a -es


GEN -arum (-um) -orum -orum -um (-ium)
DAT -is -is -is -ibus
ACC -as -os -a -es
VOC -ae -i -a -es
ABL -is -is -is -ibus

III declinazione IV declinazione IV declinazione V declinazione


N. M.F. N. M.F.

NOM vario -us -u -es


GEN -is -us -us -ei
DAT -i -ui -u -ei
ACC come nom. -um -u -em
VOC come nom. -us -u -es
ABL -e (-i) -u -u -e

NOM -a (-ia) -us -ua -es


GEN -um (-ium) -uum -uum -uum
DAT -ibus -ibus (-ubus) -ibus (-ubus) -ebus
ACC -a (-ia) -us -ua -es
VOC -a (-ia) -us -ua -es
ABL -ibus -ibus (-ubus) -ibus (-ubus) -ebus

1
Congiunzioni

La suddivisione di fondo è tra congiunzioni coordinanti e congiunzioni subordinanti1. Le prime


uniscono termini di una medesima frase oppure proposizioni coordinate di ugual grado; le seconde
collegano tra loro proposizioni di diverso grado, nel caso più semplice una principale e una subordinata.

Congiunzioni coordinanti

- Copulative ( agggiungono semplicemente un nuovo elemento a quanto espresso in precedenza)

- et - atque - ac - -que ( enclitico )

atque e ac hanno il valore rafforzativo di “e per di più ...”

Il -que enclitico viene usato in genere per sottolineare un rapporto molto stretto tra i due
termini uniti dalla congiunzione2.

- etiam, quoque ( “anche”; quoque è posposto al termine a cui si riferisce )

- Correlative

Hanno la funzione di segnare la coordinazione tra diverse proposizioni :

- Tum...cum (“sia...sia”)
- Et ... Et (“sia...sia”)
- Non modo ... sed etiam (“non solo ... ma anche ...)

- Disgiuntive

Escludono o correggono quanto espresso in precedenza :

- Aut ( “o”, “oppure”)


- Vel (“o”, “oppure”) . Diversamente da aut non esclude quanto detto in precedenza, ma
propone in genere una sorta di scelta :

Es. “ In ogni attività o interesse deve prevalere il senso etico”


(“attività” e “interesse” non si escludono a vicenda, così la congiunzione da usare sarà “vel” e
non “aut”).

- Seu, Sive (“o piuttosto”): precisano quanto espresso in precedenza. Se si trovano correlati
(seu...seu / sive...sive) assumono il significato di “sia... sia”.

1
Per l’elenco e il valore delle congiunzioni subordinanti cfr. più avanti.
2
È opportuno ricordare che la lingua latina tende a fondere la congiunzione con l’avverbio di negazione che segue, per cui non
si avrà in genere “et non”, ma “ nec” oppure “neque”. La stessa cosa avviene quando alla congiunzione segue un pronome negativo. In
pratica, la negazione tende a spostarsi sulla congiunzione e il pronome diventa di senso positivo:

“ e nessuno “  “nec quisquam” ( né alcuno..) e non “et nemo”


 “nec ullus” e non “ et nullus”

2
- Avversative

Esprimono opposizione più o meno decisa con quanto espresso in precedenza:

- Sed, At, Verum (“ma”): la prima è la più diffusa, le altre esprimono un contrasto assai più
deciso.

- Vero, Autem : in genere sono posposte e non indicano un reale contrasto, quanto piuttosto un
nesso con quanto detto in precedenza. A volte tale nesso conserva il valore avversativo, in altri casi invece
assume il valore di “ inoltre, poi”.

- Tamen (“tuttavia”): è in genere usato in corrispondenza con una congiunzione concessiva


(”etsi, quamquam...”):

“ Anche se era l’occasione giusta, i nemici non seppero tuttavia coglierla”

- Atqui (“eppure”): si trova sempre all’inizio della frase.

- Immo (“anzi, al contrario”): ha la funzione di correggere quanto espresso in precedenza.

- Dichiarative

- Nam, enim, namque, etenim (“infatti”): enim si trova sempre posposto e, come nam può
essere reso in italiano con un segno di interpunzione, in genere i due punti:

“Marius ab omnibus laudabatur. Erat enim probus, prudens, modestus”


(“ Mario era lodato da tutti: era onesto, saggio, moderato”)

- Conclusive

-Ergo, igitur (“dunque”) : la prima si trova di preferenza all’inizio della frase, la seconda va
posposta.

- Itaque (“e così, di conseguenza”)

Pronomi personali soggetto

Generalmente i pronomi personali soggetto vengono sottintesi, a meno che non si voglia conferire
al pronome stesso particolare enfasi. Ecco in ogni caso uno specchietto:

Io  Ego
Tu  Tu
Egli  Is
Ella  Ea
Noi  Nos
Voi  Vos
Essi  Ii
Esse  Eae

3
Il verbo ausiliare ESSE

Indicativo Congiuntivo Imperativo Infinito


Presente Sum Sim Es ! Esse
es sis Este!
est sit
sumus simus
estis sitis
sunt sint
Imperfetto Eram Essem
eras esses
erat esset
eramus essemus
eratis essetis
erant essent
Futuro Ero Esto Futurum,am,um
eris esto esse
erit estote ( Fore )
erimus sunto
eritis
erunt
Perfetto Fui Fuerim Fuisse
fuisti fueris
fuit fuerit
fuimus fuerimus
fuistis fueritis
fuerunt fuerint
Piuccheperfetto Fueram Fuissem
fueras fuisses
fuerat fuisset
fueramus fuissemus
fueratis fuissetis
fuerant fuissent
Futuro anteriore Fuero
fueris
fuerit
fuerimus
fueritis
fuerint

4
L’aggettivo

Dal punto di vista morfologico, gli aggettivi latini si dividono in due classi. La prima comprende
aggettivi a tre uscite, una per il maschile, una per il femminile e una per il neutro. Le desinenze sono
quelle della seconda declinazione (per il maschile e neutro) e quelle della prima declinazione (per il
femminile):

La seconda classe di aggettivi usa invece, per tutti e tre i generi, le desinenze della terza
declinazione e si presenta con tre, due oppure una uscita. Caratteristiche comuni alla declinazione degli
aggettivi di seconda classe sono

- l’ablativo singolare in -i
- il genitivo plurale in -ium
- le forme comuni del neutro plurale in -ia.

Prospetto sintetico:

Aggettivi di prima classe

Casi M F N M F N
NOM Bon-us Bon-a Bon-um Pulch-er Pulchr-a Pulchr-um
GEN Bon-i Bon-ae Bon-i Pulchr-i Pulchr-ae Pulchr-i
DAT Bon-o Bon-ae Bon-o Pulchr-o Pulchr-ae Pulchr-o
ACC Bon-um Bon-am Bon-um Pulchr-um Pulchr-am Pulchr-um
VOC Bon-e Bon-a Bon-um Pulchr-e Pulchr-a Pulchr-um
ABL Bon-o Bon-a Bon-o Pulchr-o Pulchr-a Pulchr-o

NOM Bon-i Bon-ae Bon-a Pulchr-i Pulchr-ae Pulchr-a


GEN Bon-orum Bon-arum Bon-orum Pulchr-orum Pulchr-arum Pulchr-orum
DAT Bon-is Bon-is Bon-is Pulchr-is Pulchr-is Pulchr-is
ACC Bon-os Bon-as Bon-a Pulchr-os Pulchr-as Pulchr-a
VOC Bon-i Bon-ae Bon-a Pulchr-i Pulchr-ae Pulchr-a
ABL Bon-is Bon-is Bon-is Pulchr-is Pulchr-is Pulchr-is

Come norma generale, da questi aggettivi si formano i corrispondenti avverbi di modo mediante
la terminazione -e:

Iustus,a,um  Iuste (“giustamente”)


Liber,a,um  Libere (“liberamente”).

Si comportano come aggettivi della prima classe anche i possessivi3 :


- Meus, a, um
- Tuus, a, um
- Suus, a, um ( “suo”, ma anche “loro” )
- Noster, a, um
- Vester, a, um

3
Si declinano come aggettivi di prima classe anche le forme verbali del participio perfetto, del participio futuro, del gerundivo.

5
Alcuni aggettivi hanno le desinenze della prima classe, con l’eccezione del genitivo singolare e
del dativo singolare, che assumono rispettivamente le terminazioni -ius e -i, proprie dei pronomi. Il loro
nome è quello di aggettivi pronominali. I più diffusi sono

- Alius, alia, aliud (“altro”; qui la differenza è anche nella terminazione del neutro singolare)
- Totus, tota, totum (“tutto intero”)
- Solus, sola, solum (“solo, unico”)
- Unus, una, unum (“uno, uno solo”)
- Alter, altera, alterum (“altro” - tra due persone o gruppi )

Ecco un esempio di declinazione:

Totus, a, um = “tutto” ( considerato nella sua interezza )

M F N M. (plurale) F (plurale) N (plurale)


NOM Tot-us Tot-a Tot-um Tot-i Tot-ae Tot-a
GEN Tot-ius Tot-ius Tot-ius Tot-orum Tot-arum Tot-orum
DAT Tot-i Tot-i Tot-i Tot-is Tot-is Tot-is
ACC Tot-um Tot-am Tot-um Tot-os Tot-as Tot-a
VOC Tot-e Tot-a Tot-um Tot-i Tot-ae Tot-a
ABL Tot-o Tot-a Tot-o Tot-is Tot-is Tot-is

Gli aggettivi di seconda classe hanno, si è detto, tre, due oppure una uscita. Gli aggettivi a tre
uscite hanno il maschile in -er, il femminile in -is, il neutro in -e:

Acer, acris, acre = “aspro”


M F N
NOM Ac-er Acr-is Acr-e
GEN Acr-is Acr-is Acr-is
DAT Acr-i Acr-i Acr-i
ACC Acr-em Acr-em Acr-e
VOC Ac-er Acr-is Acr-e
ABL Acr-i Acr-i Acr-i

NOM Acr-es Acr-es Acr-ia


GEN Acr-ium Acr-ium Acr-ium
DAT Acr-ibus Acr-ibus Acr-ibus
ACC Acr-es Acr-es Acr-ia
VOC Acr-es Acr-es Acr-ia
ABL Acr-ibus Acr-ibus Acr-ibus

6
Gli aggettivi a due uscite hanno il maschile e femminile in -is, il neutro in -e:

Omnis, omne = “tutto, ogni”


M. e F. N.
NOM Omn-is Omn-e
GEN Omn-is Omn-is
DAT Omn-i Omn-i
ACC Omn-em Omn-e
VOC Omn-is Omn-e
ABL Omn-i Omn-i

NOM Omn-es Omn-ia


GEN Omn-ium Omn-ium
DAT Omn-ibus Omn-ibus
ACC Omn-es Omn-ia
VOC Omn-es Omn-ia
ABL Omn-ibus Omn-ibus

Gli aggettivi a una sola uscita hanno il nominativo in consonante (-l /-r / -s /-x)

Audax, audacis = “audace”


M. e F. N.
NOM Auda-x Auda-x
GEN Audac-is Audac-is
DAT Audac-i Audac-i
ACC Audac-em Auda-x
VOC Auda-x Auda-x
ABL Audac-i Audac-i

NOM Audac-es Audac-ia


GEN Audac-ium Audac-ium
DAT Audac-ibus Audac-ibus
ACC Audac-es Audac-ia
VOC Audac-es Audac-ia
ABL Audac-ibus Audac-ibus

7
LE CONIUGAZIONI REGOLARI ATTIVE E PASSIVE

Un verbo regolare latino ha tre temi, per mezzo dei quali si ottengono tutte le forme: tema del
presente, del perfetto e del supino. Si assuma come esempio il paradigma di un verbo della prima
coniugazione :

Amo, amas, amavi, amatum, amare = “amare”


(1. e 2. pers. sing. del presente - 1. persona sing. del perfetto, supino attivo, infinito presente)

Il tema del presente si ottiene dall’infinito presente, togliendo la desinenza ( -are in questo caso );
si ha il tema del perfetto togliendo alla prima persona del perfetto la desinenza -i, mentre il tema del
supino si ottiene togliendo al supino attivo la terminazione -um.

Le coniugazioni latine sono quattro, sostanzialmente corrispondenti a quelle italiane, se si


considera che la seconda coniugazione latina ha l’infinito presente in êre, mentre la terza ha l’infinito
presente in -ere (con la penultima -e breve): le due coniugazioni latine sono confluite nella seconda
coniugazione italiana, che presenta verbi come “avere”, ma anche “leggere”, in cui si conserva la
pronuncia delle sillabe finali latine. Dunque, le quattro coniugazioni latine sono :

- verbi in -are ( prima coniugazione ) Amo,as,amavi,amatum,amare


- verbi in -êre ( seconda coniugazione) Moneo,es,monui,monitum,monere
- verbi in -ere (terza coniugazione) Lego,is,legi,lectum,legere
- verbi in -ire (quarta coniugazione) Audio,is,ivi,itum,ire

Voci verbali formate dal tema del presente

Si formano dal tema del presente le seguenti voci verbali :

- indicativo presente, imperfetto, futuro; congiuntivo presente, imperfetto; imperativo presente e


futuro;
- infinito presente; participio presente
- casi del gerundio
- gerundivo

Come regola generale, il PRESENTE INDICATIVO si forma aggiungendo al tema del presente una
vocale tematica ( caratteristica della coniugazione ) e le desinenze attive e passive. Tali desinenze sono:

Attive Passive
(-o), -m -r
-s -ris
-t -tur
-mus -mur
-tis -mini
-nt -ntur

8
Presente indicativo attivo
I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-o Mon-e-o Leg-o Aud-i-o
Am-a-s Mon-e-s Leg-i-s Aud-i-s
Am-a-t Mon-e-t Leg-i-t Aud-i-t
Am-a-mus Mon-e-mus Leg-i-mus Aud-i-mus
Am-a-tis Mon-e-tis Leg-i-tis Aud-i-tis
Am-a-nt Mon-e-nt Leg-u-nt Aud-iu-nt

Si notino la -u al posto della -i alla terza persona plurale della III coniugazione e -iu, vale a dire
l’aggiunta di una -u, alla terza persona plurale della quarta coniugazione.

Presente indicativo passivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-o-r Mon-e-o-r Leg-o-r Aud-i-o-r
Am-a-ris Mon-e-ris Leg-e-ris Aud-i-ris
Am-a-tur Mon-e-tur Leg-i-tur Aud-i-tur
Am-a-mur Mon-e-mur Leg-i-mur Aud-i-mur
Am-a-mini Mon-e-mini Leg-i-mini Aud-i-mini
Am-a-ntur Mon-e-ntur Leg-u-ntur Aud-iu-ntur

L’IMPERFETTO INDICATIVO si forma dal tema del presente con l’aggiunta di una vocale tematica,
del suffisso -BA e delle desinenze attive e passive :

Imperfetto indicativo attivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-a-ba-m Mon-e-ba-m Leg-e-ba-m Aud-ie-ba-m
Am-a-ba-s Mon-e-ba-s Leg-e-ba-s Aud-ie-ba-s
Am-a-ba-t Mon-e-ba-t Leg-e-ba-t Aud-ie-ba-t
Am-a-ba-mus Mon-e-ba-mus Leg-e-ba-mus Aud-ie-ba-mus
Am-a-ba-tis Mon-e-ba-tis Leg-e-ba-tis Aud-ie-ba-tis
Am-a-ba-nt Mon-e-ba-nt Leg-e-ba-nt Aud-ie-ba-nt

Imperfetto indicativo passivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-a-ba-r Mon-e-ba-r Leg-e-ba-r Aud-ie-ba-r
Am-a-ba-ris Mon-e-ba-ris Leg-e-ba-ris Aud-ie-ba-ris
Am-a-ba-tur Mon-e-ba-tur Leg-e-ba-tur Aud-ie-ba-tur
Am-a-ba-mur Mon-e-ba-mur Leg-e-ba-mur Aud-ie-ba-mur
Am-a-ba-mini Mon-e-ba-mini Leg-e-ba-mini Aud-ie-ba-mini
Am-a-ba-ntur Mon-e-ba-ntur Leg-e-ba-ntur Aud-ie-ba-ntur

9
Il FUTURO INDICATIVO si forma con terminazioni diverse a seconda delle coniugazioni: in
sostanza, si può dire che la I e II coniugazione seguono un modo di formazione, la III e IV coniugazione
uno diverso:

Futuro indicativo attivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-a-b-o Mon-e-b-o Leg-a-m Aud-ia-m
Am-a-bi-s Mon-e-bi-s Leg-e-s Aud-ie-s
Am-a-bi-t Mon-e-bi-t Leg-e-t Aud-ie-t
Am-a-bi-mus Mon-e-bi-mus Leg-e-mus Aud-ie-mus
Am-a-bi-tis Mon-e-bi-tis Leg-e-tis Aud-ie-tis
Am-a-bu-nt Mon-e-bu-nt Leg-e-nt Aud-ie-nt

Futuro indicativo passivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-a-b-o-r Mon-e-b-o-r Leg-a-r Aud-i-a-r
Am-a-b-e-ris Mon-e-b-e-ris Leg-e-ris Aud-i-e-ris
Am-a-bi-tur Mon-e-bi-tur Leg-e-tur Aud-i-e-tur
Am-a-bi-mur Mon-e-bi-mur Leg-e-mur Aud-i-e-mur
Am-a-bi-mini Mon-e-bi-mini Leg-e-mini Aud-i-e-mini
Am-a-bu-ntur Mon-e-bu-ntur Leg-e-ntur Aud-i-e-ntur

CONGIUNTIVO PRESENTE

La formazione del congiuntivo presente è analoga a quella dell’indicativo presente, infatti cambia
la vocale tematica :

Congiuntivo presente attivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-e-m Mon-ea-m Leg-a-m Aud-ia-m
Am-e-s Mon-ea-s Leg-a-s Aud-ia-s
Am-e-t Mon-ea-t Leg-a-t Aud-ia-t
Am-e-mus Mon-ea-mus Leg-a-mus Aud-ia-mus
Am-e-tis Mon-ea-tis Leg-a-tis Aud-ia-tis
Am-e-nt Mon-ea-nt Leg-a-nt Aud-ia-nt

Congiuntivo presente passivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-e-r Mon-ea-r Leg-a-r Aud-ia-r
Am-e-ris Mon-ea-ris Leg-a-ris Aud-ia-ris
Am-e-tur Mon-ea-tur Leg-a-tur Aud-ia-tur
Am-e-mur Mon-ea-mur Leg-a-mur Aud-ia-mur
Am-e-mini Mon-ea-mini Leg-a-mini Aud-ia-mini
Am-e-ntur Mon-ea-ntur Leg-a-ntur Aud-ia-ntur

10
CONGIUNTIVO IMPERFETTO

Si forma dal tema del presente, ma è più semplice ricordare come l’imperfetto congiuntivo derivi
dall’infinito presente attivo, con la semplice aggiunta delle desinenze attive o passive:

Congiuntivo imperfetto attivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Amare-m Monere-m Legere-m Audire-m
Amare-s Monere-s Legere-s Audire-s
Amare-t Monere-t Legere-t Audire-t
Amare-mus Monere-mus Legere-mus Audire-mus
Amare-tis Monere-tis Legere-tis Audire-tis
Amare-nt Monere-nt Legere-nt Audire-nt

Congiuntivo imperfetto passivo


I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Amare-r Monere-r Legere-r Audire-r
Amare-ris Monere-ris Legere-ris Audire-ris
Amare-tur Monere-tur Legere-tur Audire-tur
Amare-mur Monere-mur Legere-mur Audire-mur
Amare-mini Monere-mini Legere-mini Audire-mini
Amare-ntur Monere-ntur Legere-ntur Audire-ntur

IMPERATIVO PRESENTE

Si forma dal tema del presente con l’aggiunta delle desinenze proprie dell’imperativo :

Imperativo presente
I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-a Mon-e Leg-e Aud-i
Am-ate Mon-ete Leg-ite Aud-ite

Analoga è la formazione dell’ IMPERATIVO FUTURO4:

Imperativo futuro
I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
Am-a-to Mon-e-to Leg-e-to Aud-i-to
Am-a-to Mon-e-to Leg-e-to Aud-i-to
Am-a-tote Mon-e-tote Leg-e-tote Aud-i-tote
Am-a-nto Mon-e-nto Leg-e-nto Aud-iu-nto

4
Le forme dell’imperativo futuro, che ha le seconde e terze persone, possono essere rese in italiano con il congiuntivo presente
(es. “Vinca, vinca, vinciate, vincano”). Forme del tipo “amerai!”, “amerete!” vengono usate in documenti, iscrizioni e ovunque si voglia
sottolineare con maggiore enfasi il tono imperativo.

11
PARTICIPIO PRESENTE

Il nome trae origine dal fatto che “partecipa” delle caratteristiche del nome e del verbo, dato che
si declina e si accorda come un aggettivo, ma, come un verbo, può esprimere rapporti temporali, essere
seguito da un’espansione o anche da una proposizione dipendente. Nel caso specifico del participio
presente, siamo di fronte a un aggettivo verbale di valore sempre attivo ed esprimente “azione
contemporanea a quella della proposizione reggente”.

Si forma dal tema del presente, con l’aggiunta di una vocale tematica, del morfema -nt ( solo -n
per il nominativo singolare ) e dalle desinenze della terza declinazione. Particolare, nella declinazione, è il
fatto che l’ablativo singolare esce in -i se il participio è usato come aggettivo, in -e se è usato come nome o
verbo:

Participio presente
I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
NOM Am-a-n-s Mon-e-n-s Leg-e-n-s Aud-ie-n-s
GEN Am-a-nt-is Mon-e-nt-is Leg-e-nt-is Aud-ie-nt-is
DAT Am-a-nt-i Mon-e-nt-i Leg-e-nt-i Aud-ie-nt-i
... ... ... ...

Nell’uso, se il participio presente è usato come aggettivo può essere reso in italiano mediante un
aggettivo o sostantivo corrispondente:

Sidera viam navigantibus ostendunt = “Le stelle mostrano la via ai naviganti” ( lett. “a coloro
che navigano”)
Medii aegrotantes curant = “I medici curano gli ammalati” (lett. “coloro che stanno male” ).

( Come si vede dalla nota tra parentesi, frequente è la traduzione con una subordinata relativa
esprimente azione contemporanea a quella della reggente ):

Quando il participio presente è usato in funzione verbale viene in genere reso con una
proposizione subordinata temporale o causale oppure, in forma implicita, con un gerundio semplice:

Luscinia canens animos delectat = “L’usignolo, cantando ( quando canta, poiché canta )
rallegra l’animo”.

12
GERUNDIO

Il gerundio latino corrisponde alle forme non dirette dell’infinito sostantivato italiano. Si
consideri una frase come “L’arte di amministrare lo stato è propria dell’uomo saggio e coraggioso” : “di
amministrare” ha funzione di specificazione del sostantivo “arte” e va quindi reso con un genitivo.
Trattandosi di un infinito che ha valore di sostantivo, ma che sostantivo strutturalmente non è, si ricorre
appunto al gerundio:

GERUNDIO
I coniugazione II coniugazione III Coniugazione IV Coniugazione
GEN Am-a-nd-i Mon-e-nd-i Leg-e-nd-i Aud-ie-nd-i
DAT Am-a-nd-o Mon-e-nd-o Leg-e-nd-o Aud-ie-nd-o
ACC. con prep. Ad Am-a-nd-um Ad Mon-e-nd-um Ad Leg-e-nd-um Ad Aud-ie-nd-um
ABL Am-a-nd-o Mon-e-nd-o Leg-e-nd-o Aud-ie-nd-o

Come si può notare dalla tabella, il gerundio si forma dal tema del presente con l’aggiunta di una
vocale tematica, del morfema -nd e delle desinenze della II declinazione. Ha valore attivo e lo possiedono
tutti i verbi. Riguardo al valore, il genitivo ha valore di specificazione, il dativo esprime la funzione di
fine, l’accusativo preceduto da preposizione indica direzione o scopo ( viene reso per lo più con una
proposizione secondaria finale ), l’ablativo ha funzione strumentale:

Legendi  “di leggere”


Legendo  “ a leggere, per leggere”
Ad legendum  “per leggere”
Legendo  “col leggere, con la lettura, leggendo”

GERUNDIVO

È un aggettivo verbale, di valore passivo, formato dal tema del presente con l’aggiunta della
vocale tematica, del morfema -nd, delle desinenze degli aggettivi di I classe:

GERUNDIVO
I coniugazione II Coniugazione III Coniugazione IV Coniugazione
Am-a-nd-us,a,um Mon-e-nd-us,a,um Leg-e-nd-us,a,um Aud-ie-nd-us,a,um
... ... ... ...

Il gerundivo esprime l’idea di “dovere”, di qualcosa che non è ancora compiuto, ma che si ha la
necessità di compiere; può essere reso, in forma implicita, con “da + infinito”: Amandus = “da amare”,
Monendus = “da ammonire” ...
Si può anche usare una espressione passiva con la presenza del verbo “dovere”: Amandus = “
(che) deve essere amato” (Es.: Virtus admiranda est = “Il coraggio deve essere ammirato”, “La virtù
deve essere ammirata”). Sul gerundivo si tornerà in seguito.

13
Le preposizioni

Precisano la funzione di un nome o pronome all’interno della frase. In verità tale funzione è
espressa in primo luogo dal caso, che però non sempre è sufficiente a chiarire tutti gli aspetti
dell’espansione. La più semplice classificazione delle preposizioni è quella basata sul caso che esse
richiedono (per lo più accusativo o ablativo ). In questa sede si ritiene più funzionale, al fine di consentire
più agili consultazioni, una classificazione puramente alfabetica:

Preposizione Caso Senso Significato


A, AB, ABS Ablativo Allontanamento e separazione Da
AD Accusativo Avvicinamento A, verso
ADVERSUS Accusativo Moto a luogo figurato Di fronte, contro, verso
ANTE Accusativo Precedenza, superiorità Prima, davanti, sopra, su
APUD Accusativo Vicinanza Presso, vicino a
CIRCA Accusativo Luogo Intorno, circa
CIS, CITRA Accusativo Luogo Al di qua
CORAM Ablativo Luogo Davanti, in presenza di
CUM Ablativo Compagnia, unione, modo Con, insieme con
DE Ablativo Movimento dall’alto, argomento Da, a proposito di, su
E (EX) Ablativo Uscita da un luogo chiuso Da, fuori da, tra
ERGA Accusativo Luogo figurato Verso, nei confronti di
EXTRA Accusativo Luogo Fuori, oltre
IN Ablativo Stato in luogo In, nel, su, sul
IN Accusativo Moto a luogo Verso, contro
INTER Accusativo Tempo, partitivo Tra, durante
INFRA Accusativo Luogo, Tempo Sotto, al di sotto, dopo
IUXTA Accusativo Luogo Vicino, presso
OB Accusativo Causa, Luogo A causa di, davanti
PER Accusativo Passaggio, mezzo Per, attraverso, per mezzo di
POST Accusativo Luogo, Tempo Dopo, dietro
PRAE Ablativo Luogo, causa Davanti a, a confronto di, a causa di
PRAETER Accusativo Esclusione, luogo Tranne, eccetto, davanti
PRO Ablativo Luogo, favore, scambio Davanti, in favore di, al posto di
PROPE Accusativo Luogo Presso, vicino
PROPTER Accusativo Luogo, Causa A causa di, presso
SINE Ablativo Esclusione Senza
SUB Accusativo Luogo (idea di movimento) Sotto, verso, circa
SUB Ablativo Luogo (con idea di stato), tempo Sotto, al momento di, durante
SUPER Accusativo Luogo (idea di movimento), Sopra, oltre, durante
tempo
SUPER Ablativo Luogo (idea di stato) Sopra
SUPRA Accusativo Luogo, tempo Prima, sopra, oltre
TRANS Accusativo Luogo Al di là, oltre
ULTRA Accusativo Luogo Al di là, oltre

È possibile che una preposizione abbia funzione di preverbo, vale a dire che concorra alla
formazione di verbi composti. Così, ad esempio, in aufero (da ab+fero) c’è il senso dell’allontanamento,
in addo (da ad+do) c’è il senso dell’aggiunta, in convenio (da cum+venio) quello dell’unione e della
completezza e così via.

14
Tempo e luogo

1. TEMPO

La determinazione del momento in cui avviene l’azione e la sua durata trovano espressione in
latino con i casi ablativo e accusativo, con varie sfumature:

- tempo determinato  ablativo senza preposizione


- in quanto tempo?  ablativo senza preposizione o con IN
accusativo preceduto da INTRA

- ogni quanto tempo?  se non è presente il numerale, ablativo senza preposizione


con il numerale, ablativo dell’ordinale aumentato di una unità
unito a quisque che si accorda
Ogni giorno  singulis diebus
Ogni tre giorni  quarto quoque die

- quante volte in un tempo stabilito?  avverbio numerale seguito da IN e ablativo


Una volta all’anno  Semel in anno

- tra quanto tempo?  ablativo senza preposizione


ablativo del numerale seguito da POST ( anche interposto)

“Tra tre giorni”  Triduo


 Tribus post diebus (Tribus diebus post)

- quanto tempo prima? quanto tempo dopo?  ablativo seguito da ANTE o POST
(usati come avverbi)
accusativo preceduto da ANTE o POST
(usati come preposizioni)
se è presente un attributo, ANTE o POST
si interpongono e si usano indifferentemente
l’ablativo o l’accusativo

- tempo continuato  accusativo senza preposizione o preceduto da PER

- quanto tempo fa?  accusativo preceduto da ABHINC

- per quando? fino a quando?  accusativo preceduto da IN

- da quanto tempo (durata)?  accusativo preceduto da IAM

Alcuni esempi:

1. In bello fortuna multum prodest.


2. Bestiolae sunt, quae unum diem vivunt
3. Semel in anno insanire licet
4. Paucis diebus post mortem patris, Marius Romam rediit.
5. Caesar paucis diebus in Galliam pervenit.
6. Ab illo tempore annum iam tertium regina regnat.
7. Romulo rege, urbs in triginta annos tutam pacem habuit.

15
2. LUOGO

- stato in luogo 5  ablativo preceduto da IN;


con nomi di città e piccola isola singolari della I e II
declinazione si ha il genitivo (più propriamente
detto caso locativo in -ae e in -i)
a Roma = Romae a Milano = Mediolani
con nomi di città e piccola isola pluralia tantum
o di III declinazione si ha l’ablativo senza preposizione
a Cartagine = Carthagine.

- moto a luogo  se indica “avvicinamento” si usa l’accusativo preceduto da


AD; se indica “ingresso” si usa l’accusativo preceduto da IN;
con nomi di città e piccola isola, senza distinzione
di declinazione o di numero, si ha l’accusativo
senza preposizione.

- moto da luogo  ablativo preceduto da A,AB,E,EX,DE ( cfr. PREPOSIZIONI);


con nomi di città e piccola isola si ha l’ablativo senza
preposizione.

- moto per luogo  accusativo preceduto da PER.


Se si tratta di un passaggio obbligato (ponte, sentiero, porta...)
si ha l’ablativo strumentale.

Prospetto degli avverbi di luogo6

Stato in luogo Moto a luogo Moto da luogo Moto per luogo

Hic (“qui”) Huc (“verso qua”) Hinc (“di qua”) Hac (“per di qua”)
Istic (“costì”) Istuc (“verso costà”) Istinc (“da costà”) Istac (“per costà”)
Ibi (“lì”) Eo (“là, verso là”) Inde (“di là”) Ea (“per di là”)
Illic (“lì”) Illuc (“verso là”) Illinc (“di là”) Illac (“per di là”)
Ibidem (“nel medesimo Eodem (“verso il Indidem (“dal medesimo Eadem (“per il
luogo”) medesimo luogo”) luogo”) medesimo luogo”)
Ubi (“dove”) Quo (“verso dove”) Unde (“da dove”) Qua (“per dove”)
Ubicumque Quocumque (“verso Undecumque (“da Quacumque (“per
(“dovunque”) ovunque”) dovunque”) ovunque”)
Alicubi (“in qualche Aliquo (“verso qualche Alicunde (“da qualche Aliqua (“per qualche
luogo”) luogo”) luogo”) luogo”)
Alibi (“altrove”) Alio (“verso un altro Aliunde (“da un altro Alia (“per un altro
luogo”) luogo”) luogo”)
Utroque (“verso un Utrimque (“da un luogo
luogo e verso l’altro”) e dall’altro”)

Si noti l’avverbio alibi, che in italiano è divenuto sostantivo, proprio del linguaggio giuridico e
frequente anche nella letteratura cosiddetta “gialla”, con il significato di “prova di innocenza, in quanto
non presente (altrove) rispetto al luogo del crimine”.

5
I sostantivi DOMUS (“casa”) e RUS (“campagna”) hanno le forme domi e ruri per lo stato in luogo, domum e rus per il moto
a luogo, domo e rure per il moto da luogo.
6
Gli avverbi di luogo si distinguono in avverbi derivati da pronomi e avverbi di altra derivazione. Nella tabella sono contenuti
solo gli avverbi derivati da pronomi.

16
Voci verbali formate dal tema del perfetto

Si formano dal tema del perfetto le seguenti voci verbali ( solo attive):

- perfetto indicativo - piuccheperfetto indicativo - futuro anteriore indicativo


- perfetto congiuntivo - piuccheperfetto congiuntivo
- infinito perfetto.

Tutti questi tempi, indipendentemente dalla coniugazione, derivano dal tema del perfetto con
l’aggiunta di terminazioni che vengono evidenziate nelle tabelle seguenti:

Perfetto indicativo attivo


Terminazioni I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
-i Amav-i Monu-i Leg-i Audiv-i
-isti Amav-isti Monu-isti Leg-isti Audiv-isti
-it Amav-it Monu-it Leg-it Audiv-it
-imus Amav-imus Monu-imus Leg-imus Audiv-imus
-istis Amav-istis Monu-istis Leg-istis Audiv-istis
-erunt (-ere) Amav-erunt (-ere) Mon-erunt (-ere) Leg-erunt (-ere) Audiv-erunt (-ere)

Piuccheperfetto indicativo attivo


Terminazioni I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
- eram Amav-eram Monu-eram Leg-eram Audiv-eram
- eras Amav-ers Monu-eras Leg-eras Audiv-eras
- erat Amav-erat Monu-erat Leg-erat Audiv-erat
- eramus Amav-eramus Monu-eramus Leg-eramus Audiv-eramus
- eratis Amav-eratis Monu-eratis Leg-eratis Audiv-eratis
- erant Amav-erant Monu-erant Leg-erant Audiv-erant
Futuro anteriore attivo
Terminazioni I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
- ero Amav-ero Monu-ero Leg-ero Audiv-ero
- eris Amav-eris Monu-eris Leg-eris Audiv-eris
- erit Amav-erit Monu-erit Leg-erit Audiv-erit
- erimus Amav-erimus Monu-erimus Leg-erimus Audiv-erimus
- eritis Amav-eritis Monu-eritis Leg-eritis Audiv-eritis
- erint Amav-erint Monu-erint Leg-erint Audiv-erint

Perfetto congiuntivo attivo


Terminazioni I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
- erim Amav-erim Monu-erim Leg-erim Audiv-erim
- eris Amav-eris Monu-eris Leg-eris Audiv-eris
- erit Amav-erit Monu-erit Leg-erit Audiv-erit
- erimus Amav-erimus Monu-erimus Leg-erimus Audiv-erimus
- eritis Amav-erits Monu-eritis Leg-eritis Audiv-eritis
- erint Amav-erint Monu-erint Leg-erint Audiv-erint

17
Piuccheperfetto congiuntivo attivo
Terminazioni I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
- issem Amav-issem Monu-issem Leg-issem Audiv-issem
- isses Amav-isses Monu-isses Leg-isses Audiv-isses
- isset Amav-isset Monu-isset Leg-isset Audiv-isset
- issemus Amav-issemus Monu-issemus Leg-issemus Audiv-issemus
- issetis Amav-issetis Monu-issetis Leg-issetis Audiv-issetis
- issent Amav-issent Monu-issent Leg-issent Audiv-issent

Infinito perfetto attivo


Terminazione I coniugazione II coniugazione III coniugazione IV coniugazione
- isse Amav-isse Monu-isse Leg-isse Audiv-isse

I PRONOMI PERSONALI “COMPLEMENTO”

I persona singolare II persona singolare I persona plurale II persona plurale


GEN Mei Tui Nostri (Nostrum) Vestri (Vestrum)
DAT Mihi Tibi Nobis Vobis
ACC Me Te Nos Vos
ABL Me Te Nobis Vobis

 - Le forme nostrum e vestrum hanno valore partitivo.


 - Si ricordino le forme mecum, tecum, nobiscum, vobiscum ( “con me, con te, con noi, con
voi”)

Il pronome di 3. persona non ha una forma specifica, ma usa il maschile e il femminile del
dimostrativo is,es,id, di cui ecco la declinazione completa:

Is Ea Id
Eius Eius Eius
Ei Ei Ei
Eum Eam Id
Eo Ea Eo

Ii Eae Ea
Eorum Earum Eorum
Iis (Eis) Iis (Eis) Iis (Eis)
Eos Eas Ea
Iis (Eis) Iis (Eis) Iis (Eis)

18
Il pronome riflessivo di terza persona

È sempre nella forma di complemento riferito al soggetto della frase e ha forma unica per la terza
persona singolare e per la terza persona plurale:

Sui ( di sé, di loro)


Sibi ( a sé, a loro)
Se (sé, loro)
Se ( si ricordi SECUM = con sé, con loro)

I dimostrativi ( Questo, codesto, quello )

Hic, Haec, Hoc = “Questo”


M F N
NOM Hic Haec Hoc
GEN Huius Huius Huius
DAT Huic Huic Huic
ACC Hunc Hanc Hoc
ABL Hoc Hac Hoc
NOM Hi Hae Haec
GEN Horum Harum Horum
DAT His His His
ACC Hos Has Haec
ABL His His His

Iste, Ista, Istud = “Codesto”


M F N
NOM Iste Ista Istud
GEN Istius Istius Istius
DAT Isti Isti Isti
ACC Istum Istam Istud
ABL Isto Ista Isto

NOM Isti Istae Ista


GEN Istorum Istarum Istorum
DAT Istis Istis Istis
ACC Istos Istas Ista
ABL Istis Istis Istis

19
Ille, Illa, Illud = “ Quello”
M F N
NOM Ille Illa Illud
GEN Illius Illius Illius
DAT Illi Illi Illi
ACC Illum Illam Illud
ABL Illo Illa Illo

NOM Illi Illae Illa


GEN Illorum Illarum Illorum
DAT Illis Illis Illis
ACC Illos Illas Illa
ABL Illis Illis Illis

i determinativi ( “Stesso”, “Medesimo” )

Ipse, Ipsa, Ipsum (“stesso”) Idem, Eadem, Idem (“medesimo”)


M F N M F N
NOM Ipse Ipsa Ipsum Idem Eadem Idem
GEN Ipsius Ipsius Ipsius Eiusdem Eiusdem Eiusdem
DAT Ipsi Ipsi Ipsi Eidem Eidem Eidem
ACC Ipsum Ipsam Ipsum Eundem Eandem Idem
ABL Ipso Ipsa Ipso Eodem Eadem Eodem

NOM Ipsi Ipsae Ipsa Iidem Eaedem Eadem


GEN Ipsorum Ipsarum Ipsorum Eorundem Earundem Eorundem
DAT Ipsis Ipsis Ipsis Iisdem Iisdem Iisdem
ACC Ipsos Ipsas Ipsa Eosdem Easdem Eadem
ABL Ipsis Ipsis Ipsis Iisdem Iisdem Iisdem

20
IL PRONOME RELATIVO

Ha genere e numero del sostantivo a cui si riferisce, mentre il caso è determinato dalla funzione
che il pronome svolge:

“Ho visto molti amici che passeggiavano nella via”


(In questo caso il relativo ha funzione di soggetto e verrà tradotto al nominativo, con il genere e
numero della parola latina corrispondente ad “amici”)

“Ho visto molti amici che ho salutato con affetto”


(In questo caso il relativo ha funzione di complemento oggetto e verrà tradotto in accusativo,
sempre con genere e numero della parola latina corrispondente ad “amici”).

M F N
Qui Quae Quod
Cuius Cuius Cuius
Cui Cui Cui
Quem Quam Quod
Quo Qua Quo

Qui Quae Quae


Quorum Quarum Quorum
Quibus Quibus Quibus
Quos Quas Quae
Quibus Quibus Quibus

Assai semplice è la declinazione del pronome relativo Quicumque, Quaecumque, Quodcumque


(“Chiunque, Qualunque, Qualunque cosa”) , che si ottiene dall’aggiunta a Qui,Quae,Quod del suffisso
invariabile -cumque.

Notevole è anche il pronome Quisquis, Quidquid (“Chiunque, Qualunque cosa”), che si usa solo
al nominativo e all’accusativo. Se ha funzione di aggettivo, si usa anche la forma dell’ablativo ( quoquo
modo = “in qualunque modo”).

21
GLI INTERROGATIVI

- Quis ? Quid ? (“Chi?, Che cosa?”)


- Quisnam? Quidnam? ( “Chi mai? Che cosa mai?” ; si forma da Quis con l’aggiunta del
suffisso -nam)

M.F. N.
Quis ? Quid ?
Cuius ? Cuius rei ?
Cui ? Cui rei ?
Quem ? Quid ?
Quo ? Qua re ?

Qui ? Quae ?
Quorum ? Quarum rerum ?
Quibus ? Quibus rebus ?
Quos ? Quae ?
Quibus ? Quibus rebus ?

- Quinam, Quaenam, Quodnam? (“Quale mai?”)


- Qui? Quae? Quod? ( aggettivo, ha il significato di “quale?”)
- Qualis? Quale? (“quale?” - si declina come gli aggettivi di II classe )
- Quantus,a,um? (“Quanto? Quanto grande?” - si declina come gli aggettivi della I classe)
- Quot? (“Quanti?” - aggettivo indeclinabile )

- Uter? Utra? Utrum? (“Chi dei due?, Quale tra i due?”):

M F N
Uter? Utra? Utrum?
Utrius? Utrius? Utrius?
Utri? Utri? Utri?
Utrum? Utram? Utrum?
Utro? Utra? Utro?

Utri? Utrae? Utra?


Utrorum? Utrarum? Utrorum?
Utris? Utris? Utris?
Utros? Utras? Utra?
Utris? Utris? Utris?

22
GLI INDEFINITI

Oltre agli aggettivi pronominali, che sono sette e di cui si è detto in precedenza, esistono in latino
indefiniti composti da Quis ( o da Qui ), da Uter e infine di senso negativo:

- Aliquis, Aliquid  “Qualcuno, qualche cosa”. Manca il femminile. Se la frase


è negativa, si usa Quisquam, Quic(d)quam.

- Aliqui, aliqua, aliquod  “ Alcuno, qualche” (Se la frase è negativa, si usa Ullus,a,um).

- Quispiam, Quidpiam  “ Qualcuno, qualche cosa”. Come aggettivo, con lo stesso


significato, si usa Quispiam, Quaepiam., Quodpiam.

- Quidam, Quaedam, Quiddam  “Un certo, un tale, uno”. Come aggettivo si usa la
forma Quidam, Quaedam, Quoddam.

- Quisque, Quidque  “Ognuno, ciascuno, ciascuna cosa”. Manca il femminile.

- Quisque, Quaeque, Quodque  “Ogni, ciascuno”. È aggettivo.

- Unusquisque, Unusquidque  “Ciascuno, ciascuna cosa”. Manca il femminile.

- Unusquisque,Unaquaeque, Unumquodque  “Ciascuno”. È aggettivo ed


è formato da Unus+Quis+il suffisso indeclinabile -que.

- Quivis, Quaevis, Quidvis  “Qualsiasi, qualsiasi cosa”. È pronome.

- Quivis, Quaevis, Quodvis  “Qualsiasi, qualsiasi cosa”. È aggettivo.

- Quilibet, Quaelibet, Quidlibet  “Chiunque piaccia, qualunque cosa piaccia”

- Quilibet, Quaelibet, Quodlibet  È aggettivo.

- Uterque, Utraque, Utrumque  “L’uno e l’altro dei due”.


- Utervis, Utravis, Utrumvis  “Qualsivoglia dei due”
- Uterlibet,Utralibet,Utrumlibet  “Quale dei due piaccia”

- Neuter,Neutra, Neutrum  “Né l’uno, né l’altro”. È privo di suffisso.

- Nullus,a,um  “Nessuno”
- Nemo  “Nessuno” (pronome).
- Nihil  “Niente, nulla” (pronome).

Declinazione di Nemo e Nihil

Nemo Nihil ( nil )


Nullius Nullius rei
Nemini Nulli rei
Neminem Nihil (nil)
Nullo Nulla re

23
L’intensivo: la comparazione di maggioranza

Diversamente dall’italiano, che usa l’avverbio più premesso all’aggettivo di grado positivo, il
latino forma il comparativo di maggioranza aggiungendo al tema dell’aggettivo positivo le terminazioni -
ior per il maschile e femminile e -ius per il neutro (in realtà solo al nominativo, accusativo e vocativo
singolare). Le desinenze sono quelle della terza declinazione, con l’ablativo singolare sempre in -e, il
genitivo plurale in -um e le forme uguali del neutro plurale in -a:

Altus,a,um  tema = ALT

M.F. N.

Alt-ior Alt-ius
Alt-ior-is Alt-ior-is
Alt-ior-i Alt-ior-i
Alt-ior-em Alt-ius
Alt-ior Alt-ius
Alt-ior-e Alt-ior-e

Alt-ior-es Alt-ior-a
Alt-ior-um Alt-ior-um
Alt-ior-ibus Alt-ior-ibus
Alt-ior-es Alt-ior-a
Alt-ior-es Alt-ior-a
Alt-ior-ibus Alt-ior-ibus

Generalmente il comparativo è seguito dal secondo termine di paragone, che si esprime in latino
con quam ( “che”, “di” ) e il caso del primo termine. Se il primo termine è in nominativo o in accusativo,
il secondo termine può essere reso con l’ablativo senza preposizione :

Marcus est fortior quam Paulus


Marcus est fortior Paulo

Il comparativo senza secondo termine di paragone viene detto comparativo assoluto ( Marcus est
fortior...) e viene reso in italiano con “alquanto, piuttosto, troppo” seguiti dall’aggettivo di grado positivo:

Paulus robustior est  Paolo è piuttosto robusto

24
Il superlativo

Nella sua forma più comune7, il superlativo latino presenta la terminazione -issimus,a,um e si
declina come gli aggettivi della I classe in -us,a,um :

Fortis,e  Fort-issimus,a,um
Altus,a,um  Alt-issimus,a,um

La forma latina è comprensiva dei due tipi del superlativo italiano, quello assoluto e quello
relativo., quindi

Fortissimus  Valorosissimo, il più valoroso


Altissimus  Altissimo, il più alto

Il termine di relazione del superlativo è detto partitivo ( “Mario è il più valoroso tra i soldati...”)
e viene espresso in latino

- con il genitivo
- con l’ablativo preceduto da e(ex)
- con l’accusativo preceduto da inter

Marius est fortissimus militum,( ex militibus, inter milites).

7
Gli aggettivi che esono in -er al nominativo maschile, formano il superlativo con la terminazione -rimus,a,um (Acer 
Acer-rimus ); sei aggettvi che escono in -ilis (facilis, difficilis, similis, dissimilis, humilis, gracilis) formano il superlativo con l’aggiunta
(al tema) di -limus,a,um (Facilis  Facil-limus); gli aggettivi in -dicus,-ficus,-volus usano per il comparativo -entior,entius e per il
superlativo -entissimus,a,um (Malevolus  Malevole-entior, Malevol-entissimus); gli aggettivi in -eus,ius,uus usano (con l’eccezione
di antiquus) una perifrasi, vale a dire che formano il superlativo con l’avverbio maxime seguito dall’aggettivo di grado positivo ( Strenuus
 Maxime strenuus).

25
L’intensità ottenuta mediante temi diversi

La formazione di comparativo e superlativo comporta, per cinque aggettivi, l’uso di temi diversi:

Bonus,a,um Melior, Melius Optimus,a,um


Malus,a,um Peior,Peius Pessimus,a,um
Magnus,a,um Maior, Maius Maximus,a,um
Parvus,a,um Minor, Minus Minimus,a,um
Multus,a,um Plus (solo neutro) Plurimus,a,um

È semplice notare il parallelo con le forme italiane “migliore, ottimo, peggiore, pessimo,
maggiore, massimo, minore, minimo, più, plurimo”.

L’INTENSITÀ RAFFORZATA

Tra i modi di esprimere un grado ancora più forte di intensità, i più comuni sono quelli ottenuti
premettendo all’aggettivo di grado superlativo

- longe, multo (“di gran lunga”)


- vel ( persino, davvero...)

Longe ditissimus ille fuit...  Egli fu di gran lunga il più ricco...

26
Forme verbali derivate dal tema del supino

Dal tema del supino ( si ricorda che tale tema si ottiene togliendo la terminazione -um alla voce
del supino riportata nel paradigma ) si formano

- supino (attivo e passivo)


- participio perfetto
- participio futuro

Il supino attivo ( la forma in -um) è usato per esprimere la finalità dell’azione in dipendenza da
verbi che indicano movimento:

Legati pacem petitum venerunt  “Giunsero ambasciatori per chiedere la pace”

Il supino passivo ( con terminazione -u: auditu, dictu, factu ) ha valore di limitazione e viene
usato in dipendenza da aggettivi. In italiano si rende con la preposizione a seguita dall’infinito
pronominale: “a farsi, a dirsi, a vedersi...”.

Facile dictu est, difficile factu  “È facile a dirsi, difficile a farsi”

IL PARTICIPIO PERFETTO

Ha valore passivo ( si pensi ai participio passato italiani “amato, lodato, visto, udito”...) e si
forma aggiungendo al tema del supino le desinenze -us,a,um:

Amat-us,a,um Monit-us,a,um Lect-us,a,um Audit-us,a,um

 Il supino e il participio perfetto sono particolarmente importanti, in quanto vengono usati


per la formazione del passivo; il supino, insieme con la forma impersonale dell’infinito del verbo Eo
(“vado”), determina l’infinito futuro passivo :8

Amatum iri Monitum iri Lectum iri Auditum iri

Anche l’infinito futuro attivo si forma dal tema del supino, con l’aggiunta del suffisso -ur e
delle desinenze dell’accusativo singolare e plurale degli aggettivi di I classe:

Amaturum,am,um esse Moniturum,am,um esse Lecturum,am,um esse Auditurum,am,um esse


Amaturos,as,a esse Monituros,as,a esse Lecturos,as,a esse Audituros,as,a esse

8
Sull’uso dell’infinito futuro si tornerà nel paragrafo dedicato alle proposizioni infinitive.

27
Il participio perfetto, a sua volta, insieme con le voci del verbo sum, dà luogo alle forme passive
del perfetto, piuccheperfetto e futuro anteriore, del perfetto e piuccheperfetto congiuntivo,
dell’infinito perfetto:

PERFETTO INDICATIVO PASSIVO


Amatus,a, um sum Monitus,a,um sum Lectus,a,um sum Auditus,a,um sum
Amatus,a,um es Monitus,a,um es Lectus,a,um es Auditus,a,um es
Amatus,a,um est Monitus,a,um est Lectus,a,um est Auditus,a,um est
Amati,ae,a, sumus Moniti,ae,a sumus Lecti,ae,a sumus Auditi,ae,a sumus
Amati,ae,a, estis Moniti,ae, a estis Lecti,ae,a estis Auditi,ae,a estis
Amati,ae,a sunt Moniti,ae,a sunt Lecti,ae,a sunt Auditi,ae,a sunt

PIUCCHEPERFETTO INDICATIVO PASSIVO


Amatus,a,um eram Monitus,a,um eram Lectus,a,um eram Auditus,a,um eram
Amatus,a,um eras Monitus,a,um eram Lectus,a,um eram Auditus,a,um eram
Amatus,a,um erat Monitus,a,um erat Lectus,a,um erat Auditus,a,um erat
Amati,ae,a eramus Moniti,ae,a eramus Lecti,ae,a eramus Auditi,ae,a eramus
Amati,ae,a eratis Moniti,ae,a eratis Lecti,ae,a eratis Auditi,ae,a eratis
Amati,ae,a erant Moniti,ae, a erant Lecti,ae,a erant Auditi,ae,a erant

FUTURO ANTERIORE PASSIVO


Amatus,a,um ero Monitus,a,um ero Lectus,a,um ero Auditus,a,um ero
Amatus,a,um eris Monitus,a,um eris Lectus,a,um, eris Auditus,a,um eris
Amatus,a,um erit Monitus,a,um erit Lectus,a,um erit Auditus,a,um erit
Amati,ae,a erimus Moniti,ae,a erimus Lecti,ae,a erimus Auditi,ae,a erimus
Amati,ae,a eritis Moniti,ae,a eritis Lecti,ae,a eritis Auditi,ae,a eritis
Amati,ae,a erunt Moniti,ae,a erunt Lecti,ae,a erunt Auditi,ae,a erunt

PERFETTO CONGIUNTIVO PASSIVO


Amatus,a,um sim Monitus,a,um sim Lectus,a,um sim Auditus,a,um sim
Amatus,a,um sis Monitus,a,um sis Lectus,a,um sis Auditus,a,um sis
Amatus,a,um sit Monitus,a,um sit Lectus,a,um sit Auditus,a,um sit
Amati,ae,a simus Moniti,ae,a simus Lecti,ae,a simus Auditi,ae,a simus
Amati,ae,a sitis Moniti,ae,a sitis Lecti,ae,a sitis Auditi,ae,a sitis
Amati,ae,a sint Moniti,ae,a sint Lecti,ae,a sint Auditi,ae,a sint

PIUCCHEPERFETTO CONGIUNTIVO PASSIVO


Amatus,a,um essem Monitus,a,um essem Lectus,a,um essem Auditus,a,um essem
Amatus,a,um esses Monitus,a,um esses Lectus,a,um esses Auditus,a,um esses
Amatus,a,um esset Monitus,a,um esset Lectus,a,um esset Auditus,a,um esset
Amati,ae,a essemus Moniti,ae,a essemus Lecti,ae,a essemus Auditi,ae,a essemus
Amati,ae,a essetis Moniti,ae,a essetis Lecti,ae,a essetis Auditi,ae,a essetis
Amati,ae,a essent Moniti,ae,a essent Lecti,ae,a essent Auditi,ae,a essent

INFINITO PERFETTO PASSIVO


Singolare Amatum,am,um esse Monitum,am,um esse Lectum,am,um esse Auditum,am,um esse
Plurale Amatos,as,a esse Monitos,as,a esse Lectos,as,a esse Auditos,as, a esse

28
PARTICIPIO FUTURO

È proprio di tutti i verbi ed è un aggettivo verbale di valore attivo. Si forma dal tema del supino
con l’aggiunta del suffisso -ur e delle desinenze -us,a,um:

Amat-ur-us,a,um Monit-ur-us,a,um Lect-ur-us,a,um Audit-ur-


us,a,um

Il participio futuro esprime un’idea di imminenza, di intenzione, di destinazione:

Oppugnat-ur-us  “Che ha intenzione di assalire, che sta per assalire”


Morit-ur-us  “Che sta per morire, che è destinato a morire”.

Participio futuro e gerundivo in unione con le voci del verbo sum

Tutti i verbi che hanno il participio futuro hanno la cosiddetta coniugazione perifrastica attiva,
vale a dire l’unione del participio futuro con le voci di SUM; se l’unione avviene tra il gerundivo e le voci
di SUM si ha la cosiddetta coniugazione perifrastica passiva.
La perifrastica attiva esprime, come si è detto a proposito del participio futuro, l’imminenza di
un’azione, l’intenzione di compiere un’azione, la predestinazione:

Omnes morituri sumus  “Tutti siamo destinati a morire”


Consul urbem oppugnaturus erat  “Il console aveva intenzione di (stava per) assalire la
città”

La perifrastica passiva esprime invece l’idea di “dovere, necessità, obbligo” e si presenta in forma
personale o impersonale. e si rende in italiano con l’aggiunta del verbo servile “dovere” oppure, in forma
implicita, con “DA” seguito da infinito:

Arma capienda sunt  “Le armi sono da prendere” - “Le armi devono essere
prese”.

Si tratta, dunque, di un’azione subita per necessità, di qui il senso di passivo. La perifrastica può
essere accompagnata da un complemento d’agente:

“Le armi devono essere prese dai cittadini”  Arma capienda sunt civibus (dat.)

 Solo nella perifrastica passiva il complemento d’agente viene reso con il dativo invece che
con a(ab) + ablativo. Tale dativo viene chiamato dativo d’agente.

La forma impersonale si presenta con il verbo ESSE alla terza persona singolare e con il
gerundivo nella forma del neutro singolare. In tal caso, anche in italiano si fa corrispondere una forma
impersonale:

Moriendum est  “Si deve morire” - “Bisogna morire”


Pugnandum est  “Si deve combattere” - “Bisogna combattere”

29
VERBI DEPONENTI

Probabilmente sono esito di una antica forma media, cioè di una forma, tipica della lingua greca,
in cui l’azione esprimeva un particolare interesse del soggetto. In ogni caso, si presentano con forma
passiva, ma significato attivo. La coniugazione è quella dei verbi passivi, con alcune particolarità, di cui
si dirà più avanti.

Il paradigma di un verbo deponente si presenta come segue:

Hortor, hortaris, hortatus sum, hortari


(I e II pers. sing. del presente indicativo, perfetto indicativo, infinito presente)

Le desinenze dell’infinito presente sono (per le quattro coniugazioni) -ari, -eri, -i, -iri.
La differenza più evidente nella coniugazione è la presenza dell’imperativo presente, che non
viene usato nei verbi passivi:

IMPERATIVO PRESENTE DEI VERBI DEPONENTI


Singolare Hortare Verere Séquere Largire
Plurale Hortamini Veremini Sequimini Largimini

Alcune voci ( participio presente, participio futuro, infinito futuro, gerundio, supino attivo) hanno
forma attiva e significato attivo; altre voci ( gerundivo, supino passivo ) hanno invece forma passiva e
significato passivo.

VERBI SEMIDEPONENTI

Alcuni verbi sono detti semideponenti, in quanto hanno i temi derivati dal tema del presente in
forma attiva e i temi derivati dal tema del perfetto in forma passiva; il significato è sempre attivo:

Audeo,es, ausus sum audere (“osare”)


Gaudeo,es, gavisus sum, gaudere (“godere, essere felice”)
Soleo,es,solitus sum, solere (“essere solito”)
Fido,is, fisus sum, fìdere (“fidarsi, avere fiducia”)
Confido,is,confisus sum, confidere (“confidare”)
Diffido,is,diffisus sum, diffidere (“diffidare”)

30
Per comodità di consultazione si riporta di seguito l’intera coniugazione di un verbo deponente
della prima coniugazione:

Hortor, hortaris, hortatus sum, hortari = “esortare”

INDICATIVO CONGIUNTIVO IMPERATIVO INFINITO


Presente Hortor Horter Hortare ! Hortari
Hortaris Horteris Hortamini!
Hortatur Hortetur
Hortamur Hortemur
Hortamini Hortemini
Hortantur Hortentur
Imperfetto Hortabar Hortarer
Hortabaris Hortareris
Hortabatur Hortaretur
Hortabamur Hortaremur
Hortabamini Hortaremini
Hortabantur Hortarentur
Futuro Hortabor Hortaturum,a,u
Hortaberis m
Hortabitur esse
Hortabimur Hortaturos,as,a
Hortabimini esse
Hortabuntur
Perfetto Hortatus,a,um sum Hortatus,a,um sim Hortatum,am,u
Hortatus,a,um es Hortatus,a,um sis m
Hortatus,a,um est Hortatus,a,um sit esse
Hortati,ae,a sumus Hortati,ae,a simus Hortatos,as,a
Hortati,ae,a estis Hortati,ae,a sitis esse
Hortati,ae,a sunt Hortati,ae,a sint
Piuccheperfetto Hortatus,a,um, eram Hortatus,a,um essem
Hortatus,a,um eras Hortatus,a,um esses
Hortatus,a,um erat Hortatus,a,um esset
Hortati,ae,a eramus Hortati,ae,a essemus
Hortati,ae,a eratis Hortati,ae,a essetis
Hortati,ae,a erant Hortati,ae,a essent
Futuro Hortatus,a,um ero
Anteriore Hortatus,a,um eris
Hortatus,a,um erit
Hortati,ae,a erimus
Hortati,ae,a eritis
Hortati,ae,a erunt
Participio presente Participio perfetto Participio futuro
Hortans, hortantis... Hortatus,a,um Hortaturus,a,um
Gerundio Gerundivo Supino attivo Supino passivo
Hortandi Hortandus,a,um Hortatum Hortatu
Hortando
(ad) Hortandum
Hortando

31
IL NOMINATIVO

È il caso del soggetto e di tutto ciò che gli si riferisce (attributo, apposizione, complemento
predicativo del soggetto, nome del predicato). A volte è usato nelle esclamazioni (in alternativa
all’accusativo) oppure nei titoli.

Se nella frase è presente un complemento predicativo del soggetto, si dice che si è di fronte al
costrutto del doppio nominativo:

“Fabio Massimo fu soprannominato il temporeggiatore”


“Egli visse felice”
“ Socrate è detto giustamente padre della filosofia”

Socrates iure pater philosophiae dicitur


Beatus ille vixit
Fabius Maximus cunctator appellatus est.

Una variazione di tale costruzione è quella del nominativo e infinito, che si ha quando nella frase
è presente l’infinito del verbo ESSE (in funzione di copula) o l’infinito di un verbo copulativo9. Il più noto
dei verbi con tale costruzione è

Videor, videris, visus sum, videri  “sembrare”

In italiano il verbo “sembrare” è usato di preferenza in forma impersonale (“ Sembra che tu sia
felice”; “Sembrava che tutto fosse normale”...), mentre in latino si preferisce una costruzione personale,
vale a dire con il verbo videor accordato a un soggetto:

Una frase come

“Sembra che egli sia felice”

si trasforma ponendo come soggetto di “sembrare” il soggetto della proposizione dipendente e


modificando di conseguenza tutto il resto. Si ottiene così una forma che, seppur poco usata in italiano,
ricalca quella latina:

Ille beatus esse videtur  “Egli sembra essere felice”

Solem e mundo tollere videntur, qui amicitiam e vita tollunt (Cic.)


“Quelli che tolgono l’amicizia dalla vita, sembrano togliere il sole dal mondo”

Un altro esempio, partendo ancora dalla forma italiana:

“Sembra che i Galli avessero cento villaggi”

diventa

“I Galli sembrano aver avuto cento villaggi”

e in latino : Galli centum pagos habuisse videntur.

9
Si chiamano copulativi quei verbi per i quali si richiede, per completarne il significato, la presenza di un infinito.

32
 Ci sono altri casi ( ad esempio, il predicativo di videor può essere rappresentato da un
infinito ), ma la struttura di fondo della frase rimane invariata.Basteranno alcuni semplici esempi:

Mihi satis dixisse videor  “Io sembro a me aver parlato abbastanza”, cioè
“ Mi sembradi aver parlato abbastanza”

Pompeius in Hispaniam iturus (esse) videbatur 


“Pompeo sembrava essere per andare in Spagna”,
cioè
“Sembrava che Pompeo sarebbe andato in Spagna”.

Ille beatus videtur  “Egli sembra felice” (ESSE in funzione di copula


è sottinteso)

Videor ha anche una costruzione che viene definita impersonale. In realtà si tratta semplicemente
del fatto che videor viene usato alla terza persona singolare, come in italiano. Il soggetto non è un
sostantivo o pronome ( e questo ha fatto parlare di impersonalità ), ma l’intera frase dipendente:

Mihi aliquid de bello scribere videtur  “Mi sembra opportuno scrivere qualcosa riguardo
alla guerra”.
Romanis visum est urbem delere  “Ai Romani sembrò opportuno distruggere
la città”.

Il verbo videor esprime negli esempi una funzione di “decisione, deliberazione” e va reso in
italiano con il significato di “sembrar bene, sembrare opportuno, sembrare conveniente”. I soggetti di
videor sono rispettivamente scribere... e delere....

Altri casi10 in cui videor si presenta nella forma apparentemente impersonale sono i seguenti:

- se è accompagnato da un aggettivo neutro


- se è seguito da un verbo impersonale o comunque usato impersonalmente
- se è seguito dal costrutto fore ut + congiuntivo11

Omnibus utile visum est Romam proficisci  “A tutti sembrò cosa utile partire per Roma”
Mihi videbatur te paenitere tuae stultitiae  “ Mi sembrava che tu ti pentissi della
tua stoltezza”

Mihi videtur fore ut discas linguam latinam  “Mi sembra che imparerai il latino”.

10
Si ricordi anche la forma incidentale “ut videtur” (“come sembra”).
11
Il costrutto fore ut + congiuntivo è usato per esprimere l’infinito futuro nei verbi che sono privi di supino, il cui tema è
necessario per la formazione dell’infinito futuro.

33
Verba dicendi usati al passivo

I “verba dicendi”, cioè i verbi che significano “dire, tramandare, raccontare”, quando sono al
passivo richiedono la costruzione personale al presente e nei tempi derivati; richiedono invece la
costruzione impersonale al perfetto e tempi derivati oppure con la coniugazione perifrastica passiva12:

“Si dice che tu sia felice”  Diceris beatus esse


(“Tu sei detto essere felice”

“Fu tramandato che Omero era cieco”  Traditum est Homerum caecum fuisse

“Si deve dire che sei felice”  Dicendum est te esse beatum

Nominativo usato per esprimere un titolo

In genere per esprimere il titolo di un’opera si usa l’ablativo preceduto dalla preposizione DE, per
indicare più precisamente il contenuto di un testo. Si tratta di un complemento di argomento, che appunto
viene reso con il DE+ablativo. A volte invece il titolo viene espresso, con valore più generale, in
nominativo:

Orator Aeneis Brutus

Cato Maior de Senectute ( in questo titolo sono presenti entrambe le forme).

12
Richiedono invece SEMPRE la costruzione personale i verbi che significano “comandare, vietare” quando sono usati al
passivo: Milites ire iubentur = “Si comanda ai soldati di procedere”.

34
Il genitivo

Il genitivo, caso del complemento di specificazione, viene usato per esprimere numerosi altri
complementi.

Genitivo di qualità

Dipendente in genere da un sostantivo, ma presente anche in forma predicativa ( “...è di grande


intelligenza” ), indica le qualità possedute da una persona13:

Vir summi ingenii  “Uomo di grande intelligenza”


Brevis aevi sumus  “Siamo di vita breve”

Genitivo di pertinenza

È usato sempre in forma predicativa con il verbo ESSE e indica la persona a cui spetta, di cui è
pertinenza una determinata azione. Indica anche il sostantivo astratto nel cui ambito rientra un particolare
modo di agire, di comportarsi. Si rende in italiano dando al verbo ESSE il valore di “è proprio, è compito,
è dovere”:

Oratoris est verbis explicare mentem nostram (Cic.)


( È proprio dell’oratore chiarire con le sue parole le nostre convinzioni )

Genitivo di stima

Dipende da verbi che significano “stimare, considerare” (Duco, Aestimo, Habeo, Facio...) e, se la
stima è indeterminata (“Ti stimo, molto, poco, tanto...”), si usa il genitivo degli avverbi di quantità14:

Magni  Molto
Pluris  Di più
Plurimi  Moltissimo
Parvi  Poco
Minoris  Di meno
Minimi  Pochissimo
Nihili  Per niente
... ...

Plurimi vitam ducimus, quamquam dies fluit...  “Valutiamo moltissimo la vita,


sebbene i giorni fuggano via...”

13
In linea generale, se la qualità è fisica oppure viene considerata non duratura, al posto del genitivo si usa l’ablativo: Fuit
magna vi corporis (“Ebbe grande forza fisica”).
14
Se la stima è commerciale ( “La casa è stimata cinquecento sesterzi”, “I quadri vengono valutati moltissimo”), si usa
l’ablativo, sia degli avverbi di quantità, sia dell’espressione indicante il valore: “Domus quingentis sestertiis constat” - “Tabulae plurimo
ducuntur”. L’uso del genitivo rimane con Tanti, Tantidem, Quanti, Pluris, Minoris: “Quanti habitatis?” (Quanto pagate di affitto?).

35
Genitivo della colpa

Si trova con il sostantivo reus (“imputato”) e con verbi propri del linguaggio giudiziario, come
“accusare, chiamare in giudizio, citare” e indica la colpa, il crimine per cui si viene accusati, chiamati in
giudizio15:

Proditionis accusatus est  “Egli fu accusato di tradimento”

Reus pecuniarum repetundarum...  “Imputato di malversazione...”

Genitivo di pena

La pena a cui si viene condannati in seguito a un’accusa è espressa con il genitivo solo se è
indeterminata oppure nell’espressione “capitis” (“A morte, alla pena capitale”). Negli altri casi
(“all’esilio, a una multa..) si usa invece l’ablativo:

Omnes capitis damnati sunt  “Furono tutti condannati alla pena capitale”

Miltiades pecunia multatus est  “Milziade fu condannato a una pena pecuniaria”

6. Genitivo con i verbi “di memoria”

Una prima distinzione va fatta tra i verbi che significano “ricordarsi, richiamare alla propria
memoria” (memini, reminiscor, recordor) e quelli che significano “richiamare alla memoria di altri, far
ricordare” (Moneo, commoneo, commemoro, mentionem facio).

Memini, Reminiscor e il loro contrario, Obliviscor (“dimentico”) reggono il genitivo della


persona e della cosa di cui ci si ricorda o dimentica16:

Memini infirmitatis tuae  “Mi ricordo della tua debolezza”

Moneo e Commoneo, se il loro complemento è una cosa, reggono generalmente de+ablativo, ma


si trovano anche con il genitivo. Se il loro complemento è una persona o un pronome neutro richiedono
invece l’accusativo:

Vos admoneo de meo adventu  “Vi ricordo il mio arrivo”


Vos admoneo id  “Vi ricordo ciò”.

15
La colpa può essere espressa, sia con il sostantivo reus, sia con i verbi che indicano accusa e condanna, con l’ablativo
preceduto da DE: “De maiestate accusatus est” (“Fu accusato di lesa maestà”).
16
Oltre alla costruzione col genitivo, sono presenti costruzioni con l’accusativo e con de+ablativo. Se la cosa è espressa da un
pronome neutro, si usa sempre l’accusativo. A sua volta, recordor viene usato prevalentemente con de+ablativo ( si trova l’accusativo
se il complemento è un pronome neutro ).

36
Genitivo con interest e refert

I verbi Interest e Refert17 ( “importa, interessa, sta a cuore” ) si usano esclusivamente alla terza
persona singolare e richiedono di norma il genitivo della persona a cui una cosa interessa o sta a cuore:

Quid eius interest? (Cic.)  “Che cosa importa a lui?”


Interest omnium recte facere (Cic.)  “Sta a cuore a tutti agire bene”

Se la persona a cui una cosa interessa o sta a cuore si trova espressa mediante un pronome
personale di prima o seconda persona (“A me, a te, a noi, a voi interessa, sta a cuore...”) si usano le forme
mea, tua, nostra, vestra:

La cosa che importa, interessa, sta a cuore non viene espressa mediante un sostantivo, ma per
mezzo di un pronome neutro, di un infinito, di una proposizione infinitiva, di una proposizione
completiva, di una proposizione interrogativa indiretta :

Mea id interest
Omnium vestrum interest hoc facere
Mea interest hanc rem publicam servari
Ad laudem civitatis interest ut homines probi sint
Mea interest quid ille velit.

La quantità dell’interesse (“molto, poco, di più, di meno...) viene espressa con avverbi di quantità
che in gnere presentano la terminazione del genitivo ( Magni, Parvi.... ma anche Nihil, Multum...):

Magni ad honorem nostrum interest quam primum ad urbem me venire (Cic.)


Nihil mea interest id.

17
Interest è la terza persona singolare di “intersum”, che quando viene usato personalmente ha il significato di “essere in
mezzo” o di “esserci differenza”; Refert non deriva dal verbo Refero, ma è probabilmente contrazione di un’espressione del tipo Mea res
fert (“Il mio interessse comporta...”).

37
Il dativo

Nella sua forma più comune, il dativo indica il destinatario dell’azione espressa dal verbo e
precisata dal complemento oggetto:

Librum tibi dabo 18  “Ti darò un libro”

Corrisponde anche al complemento di vantaggio o svantaggio:

Hoc tibi facio  “Faccio questo per te”

il dativo di possesso

Unito al verbo ESSE il dativo esprime il possesso ( Est homini cum deo similitudo - Cic.);
l’italiano usa invece, per esprimere il possesso, il verbo “avere”. Per passare dalla struttura latina a quella
italiana, occorre quindi trasformare il dativo latino in soggetto, sostituire al verbo esse il verbo “avere” e,
di conseguenza, trasformare il soggetto latino in complemento oggetto:

Est homini cum deo similitudo  “L’uomo ha una somiglianza con Dio”
Mihi magnae divitiae sunt  “ Io ho grandi ricchezze”

Il passivo dei verbi che reggono il dativo

Alcuni verbi (ricordiamo invideo, faveo...) richiedono il loro complemento in dativo,


diversamente dai loro corrispondenti italiani (“invidiare”, “favorire”..). Quando tali verbi si presentano in
forma passiva, si trovano esclusivamente alla terza persona singolare impersonale:

Mihi invidetur  Lett. “ a me si invidia”


( ma nella traduzione occorre rispettare la struttura della lingua italiana, così occorre trasformare
il dativo in soggetto e accordarvi il verbo, ovviamente nella forma passiva: “ Io sono invidiato”).

A pauperibus divitibus invidetu r19  “I ricchi sono invidiati dai poveri”

18
Se al posto del verbo dare avessimo usato il verbo donare, avremmo potuto scegliere tra due costruzioni; la prima prevede
l’accusativo della cosa che si dona e il dativo della persona a cui si fa il dono ( Librum tibi donabo), la seconda prevede l’accusativo della
persona a cui si fa il dono e l’ablativo della cosa che si dona ( Libro te donabo ).
19
Per evitare confusioni, questi verbi esprimono il complemento d’agente con a(ab)+ablativo anche nella perifrastica passiva (
in cui occorrerebbe invece usare il dativo d’agente ): A pauperibus divitibus non invidendum est (“I ricchi non devono essere invidiati dai
poveri”).

38
Dativo di fine

Indica lo scopo dell’azione espressa dal predicato (“Vengo per un colloquio” ):

Consul diem colloquio dicit  “Il console stabilisce una data per il
colloquio”

In alternativa al dativo, l’espansione di fine può essere espressa con l’accusativo preceduto da ad
oppure con il genitivo seguito dalle forme ablativali causa o gratia:

Communis libertatis causa ( ad communem libertatem ) arma ceperunt


(“Presero le armi per la libertà comune”).

Il doppio dativo

Viene così definita una costruzione in cui il dativo di fine si trova unito al dativo di vantaggio. È
comune con verbi con Esse, Dare, Tribuere, Mittere, Venire e altri:

Consul copias auxilio nostris misit  “Il console mandò truppe in aiuto ai nostri”
Hoc mihi usui est  “Ciò mi è utile”
Hoc mihi cordi est  “ciò mi sta a cuore”
Nulla civitas Atheniensibus auxilio fuit praeter Plateenses
(“Nessun popolo fu di aiuto agli Ateniesi tranne gli abitanti di Platea”).

39
L’ ACCUSATIVO

L’accusativo è il caso del complemento oggetto o diretto e indica un movimento verso qualcosa o
qualcuno. L’uso latino corrisponde in genere a quello italiano, ma esistono non pochi verbi transitivi che
hanno come corrispondente in italiano un verbo intransitivo. Si ricordano tra gli altri Iuvo,Adiuvo
(“aiutare”), Spero (“sperare”), Fugio (“sfuggire a”, ma anche “evitare”).

verbi che reggono l’accusativo

Ricordiamo in primo luogo i verba affectuum, cioè verbi che indicano un sentimento dell’animo,
come doleo (“mi dolgo”), gratulor (“mi congratulo”), miror (“mi meraviglio”):

Doleo mortem patris  “Mi dolgo della morte del padre”

Reggono l’accusativo anche verbi indicanti sensazione fisica (Oleo, Sitio = “Puzzo, Ho sete”) e
verbi di moto composti con una preposizione che regge l’accusativo (Circumeo, Praetereo...):

Catilina honores sitiebat  “Catilina aveva sete di cariche pubbliche”


Tu curiam inire voluisti! (Cic.)  “Proprio tu hai voluto entrare nella curia!”

Richiedono l’accusativo della persona che compie l’azione i verbi apparentemente impersonali
Fallit, Fugit, Praeterit (“Sfugge”), Iuvat (“Piace”), Decet (“Conviene”), Dedecet (“Non è conveniente”),
Latet (“È ignoto”):

Nihil Ciceronem fugiebat  “Niente sfuggiva a Cicerone”


Nec me animi fallit quam sint obscura  “Non mi sfugge la difficoltà di tali questioni”
(Lucr.)

Verbi impersonali di sentimento

Si usano solo alla terza persona singolare e sono:

Miseret, Miseruit (Miseritum est), Miserêre  “Aver pietà, misericordia”


Piget, Piguit (Pigitum est), Pigere  “Provare rincrescimento”
Pudet, Puduit (Puditum est), Pudere  “Vergognarsi”
Paenitet, Paenituit, Paenitere  “Pentirsi”
Taedet, Pertaesum est, Taedere  “Annoiarsi”

Questi verbi richiedono l’accusativo della persona che prova il sentimento e il genitivo della cosa
per la quale si prova il sentimento20:

Nos non pudet veritatis  “Noi non abbiamo vergogna della


verità”

20
La cosa per la quale si prova il sentimento può essere espressa anche con un infinito o con una proposizione infinitiva o
ancora con una proposizione introdotta da quod (quia) o da si: Me taedet vivere (“Ho in tedio la vita”) , Me piget fratrem erravisse (“Mi
rincresce che mio fratello abbia sbagliato”), ...
Nella perifrastica passiva, la persona che prova il sentimento va in dativo: Nobis paenitendum est (“Noi dobbiamo
pentirci”).

40
Peto e quaero21

Peto,is, petivi (petii),petitum, petere ha il significato di chiedere qualcosa al fine di ottenerla da


qualcuno.
Quaero,is,quaesivi,quaesitum,quaerere significa invece “chiedere” un’informazione a qualcuno.

I due verbi richiedono l’accusativo della cosa che si chiede. Per quanto riguarda la persona a cui
si rivolge la chiesa, Peto richiede a(ab) e l’ablativo, mentre Quaero richiede e(ex) e l’ablativo. Il costrutto
latino privilegia la direzione da cui proviene la cosa richiesta o l’informazione:

Coriolanus auxilium a Volscis petiit “Coriolano chiese aiuto ai Volsci” (lett. “dai
Volsci”)
E philosophis discipuli doctrinam quaerunt “I discepoli chiedono ai filosofi la loro visione del
mondo”

Doceo e celo

Doceo,es,docui,doctum,docere e celo,as,avi,atum,are, rispettivamente “insegnare” e


“nascondere”, reggono il doppio accusativo, quello della persona e quello della cosa:

Doceo vos linguam latinam  “Vi insegno il latino”


Epistulam vos celo  “Vi nascondo una lettera”

Al passivo, Doceo è usato solo al participio doctus22, accompagnato da un ablativo di limitazione:

Doctus latinis litteris  “Istruito nella letteratura latina”

Celo, invece, al passivo si costruisce col nominativo della persona che viene tenuta all’oscuro e
con de+ablativo della cosa che viene nascosta:

Mater celata est de morte fratris  “La madre fu tenuta all’oscuro della morte del
fratello

21
Altri verbi che significano “domandare, chiedere” (verba rogandi) sono:
- Posco, Reposco, Flagito (“chiedere insistentemente”) - reggono il doppio accusativo, ma la persona si trova anche espressa
con a(ab) e ablativo;
- Oro, Rogo, Interrogo (“Pregare, chiedere”) - reggono un solo accusativo, o della persona o della cosa. Si ha un doppio
accusativo solo con un pronome neutro (Id te rogo) oppure nell’espressione Rogare aliquem sententiam (“Chiedere a qualcuno il suo
parere”). La cosa viene in genere espressa con de+ablativo.
22
Nelle altre forme è sostituito dai verbi Instituor, Erudior, Imbuor (“vengo istruito”).

41
Accusativo di relazione

L’accusativo di relazione è detto anche accusativo alla greca, dato che si tratta di un costrutto
assai comune nella lingua greca. Dipende in genere da un aggettivo ( meno di frequente da un verbo
intransitivo) e serve a precisare in relazione a che cosa ha valore la qualità espressa dall’aggettivo
reggente:

Rex inutile ferrum cingitur  “Il re si cinge l’inutile spada”


Mulieres, effusae capillos, victores supplicabant  “Le donne, con i capelli sciolti,
supplicavano
i vincitori”.

Accusativo di estensione

Dipende da aggettivi come longus (“lungo”), altus (“alto, profondo”) e da verbi come patêre
(“estendersi”):

Ager quinquentos pedes in latitudinem patebat


(Il campo si estendeva per cinquecento piedi in lunghezza)

Milites aggerem pedes octoginta altum exstruxêrunt


(I soldati costruirono un baluardo alto ottanta piedi).

Accusativo di distanza

È retto da verbi come absum e disto (“distare, essere lontano”):

Castra tria milia a Mediolano aberant  “L’accampamento distava tre miglia da


Milano”

Come si può dedurre dall’esempio, il luogo dal quale viene misurata la distanza va espresso con
a(ab) e l’ablativo anche se si tratta di un nome di città.

42
Il complemento di età

“Annibale, all’età di nove anni, partì per la Spagna”

In latino il complemento di età può essere espresso in tre modi:

- con l’accusativo del numero cardinale seguito dal participio natus

(Hannibal, novem annos natus, in Hispaniam profectus est)

- con l’accusativo del numero ordinale aumentato di uno retto dal participio agens,ntis:

(Hannibal, decimum annum agens, in Hispaniam profectus est)

- con il genitivo del numero cardinale retto da sostantivi come puer, adulescens, vir, iuvenis,
senex:

(Hannibal, puer novem annorum, in Hispaniam profectus est).

43
L’Ablativo

Esprime le circostanze esterne all’azione espressa dal verbo e corrisponde a numerosi


complementi, alcuni dei quali già citati in queste pagine.

ablativo di privazione

Dipende da verbi che indicano mancanza, bisogno e può essere preceduto dalla preposizione
a(ab), anche se nella maggior parte dei casi prevale l’uso senza preposizione:

Caremus pecunia  “Abbiamo bisogno di denaro”

ablativo di origine e provenienza

Si usa senza preposizione per indicare la famiglia, la condizione, il nome proprio o comune dei
genitori, richiede e(ex) se indica il nome generico della madre oppure nomi di fiumi o di origine figurata,
a(ab) se indica origine remota:

Nobili genere natus  “Nato da nobile famiglia”


Ex serva natus  “Nato da una schiava”
Mosa profluit ex monte Vosego  “La Mosa scorre dal monte Vosego”
Belgae a Germanis oriuntur  “I Belgi traggono origine dai Germani”.

ABLATIVO DI MATERIA

Indica la materia di cui è fatta una cosa e si esprime con la preposizione e(ex) oppure con un
aggettivo di significato corrispondente:

Anulus ex auro (Anulus aureus)  “Un anello d’oro”

ABLATIVO CON OPUS ESSE

L’espressione OPUS EST significa “bisogna, è necessario, occorre” e può avere una costruzione
detta personale (usata preferibilmente quando ciò di cui si ha bisogno è rappresentato da un pronome
neutro) e una detta impersonale. Nel primo caso l’espressione con OPUS è accompagnata da un soggetto
in nominativo:

Haec mihi opus sunt  “Ho bisogno di queste cose”;

nel secondo caso, il verbo ESSE va alla terza persona singolare, la persona a cui una cosa è
necessaria va in dativo, la cosa di cui si ha bisogno va in ablativo:

Mihi libro opus est  “Ho bisogno di un libro”.

ablativo con fruor, fungor, utor, potior, vescor

I verbi fruor (usufruisco), Fungor (adempio), Vescor (Mi cibo), Utor (faccio uso di), Potior (mi
impadronisco), insieme con i loro composti, richiedono l’ablativo strumentale:

Fruimur vita tranquilla  “Godiamo di una vita serena”

44
Nemo dexterius fortuna usus est  “Nessuno ha usato più abilmente un’occasione
favorevole”

 Si ricordi però l’espressione potiri rerum (“impadronirsi del supremo potere”), in cui il
verbo potior è costruito con il genitivo.

ablativo con dignus e indignus

Gli aggettivi dignus (“degno”) e indignus (“indegno”) richiedono l’ablativo della cosa di cui si è
degni o indegni , in genere quando tale cosa è espressa con un sostantivo:

Omnes laude digni fuerunt  “Tutti furono degni di lode”.

È frequente anche la costruzione con una relativa al congiuntivo:

Carmina tua digna sunt quae legantur  “Le tue poesie sono degne di essere lette”.

ABLATIVO ASSOLUTO

È un costrutto caratterizzato dal fatto di non avere alcun legame grammaticale con la
proposizione nella quale è incluso e da quello di presentare in ablativo gli elementi che lo costituiscono.
Si presenta nella forma di un participio presente o perfetto in ablativo, accompagnato da un nome o
pronome anch’esso in ablativo:

Orta luce, Britanniam conspexit.


Hieme appropinquante, legiones in hiberna duxit.

Dato che il verbo ESSE non ha le forme del participio presente e del participio perfetto, è possibile
trovare l’ablativo assoluto nella forma sostantivo+sostantivo oppure in quella di aggettivo (o pronome)+
sostantivo:

Romulo rege, Romani cum Sabinis conflixerunt.


Invito rege, flumen transire conati sunt.

All’ablativo assoluto corrisponde, in forma esplicita, una proposizione secondaria di valore


derivante dal contesto, generalmente una causale, una temporale o una concessiva:

“Quando spuntò l’alba poté scorgere la Britannia”.


“Poiché si avvicinava l’inverno, condusse le legioni nei quartieri invernali”.
“ Quando Romolo era re, i Romani entrarono in guerra contro i Sabini”.
“Sebbene il re fosse contrario, tentarono di attraversare il fiume”.

In forma implicita, è possibile tradurre con un participio passato o un gerundio. È anche


frequente la traduzione per mezzo di un complemento:

“ Spuntata l’alba (allo spuntare dell’alba), poté scorgere la Britannia”.


“ Avvicinandosi l’inverno (all’avvicinarsi dell’inverno ) condusse le truppe nei quartieri
invernali”.
“ Essendo re Romolo (sotto il regno di Romolo), i Romani entrarono in guerra contro i Sabini”.
“ Pur essendo contrario il re, tentarono di attraversare il fiume”.

45
Tempi e modi nella frase semplice

IL PASSIVO CON I VERBI SERVILI

“Si può leggere quel libro”

Verbi come possum (“potere”) , debeo (“dovere”), soleo (“sono solito”), che formano un unico
predicato con l’infinito che li accompagna, conservano la forma attiva alla terza persona singolare ,
mentre assume quella passiva l’infinito che li accompagna:

Liber legi potest.

Ma con i perfetti coepi (“cominciai”) e desii (“cessai, smisi”), nonché con i tempi da loro
derivati, accade che anche il verbo servile venga attratto al passivo:

“Si cominciò a leggere il libro”  “Liber coeptus est legi”.

IL PRESENTE INDICATIVO

Come tutti i tempi dell’indicativo, esprime un dato di fatto, l’oggettività. Può avere comunque
alcuni significati particolari:

- presente di conato ( esprime il tentativo di compiere un’azione ):

Suadet nobis  “Tenta di convincerci”.

- presente storico ( nelle narrazioni, per consentire maggiore incisività, viene usato al posto del
perfetto ):

Consul urbem oppugnat  “Il console assale (assalì) la città”.

- presente letterario (si usa per indicare il contenuto di opere letterarie )

Homerus haec adfirmat  “Omero afferma queste cose”.

L’IMPERFETTO DI CONATO

Anche l’imperfetto indicativo può avere valore conativo, vale a dire che può esprimere il tentativo
di compiere un’azione, ovviamente nel passato:

Suadebat nobis  “Tentava di convincerci”.

IL PERFETTO LOGICO

Esprime il persistere delle conseguenze di un’azione passata. Ne ricordiamo tre:

Memini, Novi  “so”


Odi  “odio”.

46
PERFETTO GNOMICO

Si usa per proverbi, sentenze. In italiano occorre usare il presente:

Pedibus timor addidit alas  “La paura mette le ali ai piedi”.

Legge dell’anteriorità

In italiano sono corrette espressioni del tipo “Se verrai, ti darò quell’indirizzo”, in cui i tempi
delle due proposizioni sono uguali, ma le azioni indicate non sono, a ben guardare, contemporanee: nel
caso dell’esempio, infatti, l’azione del “venire” precede quella del “dare”. In latino occorre rispettare il
tempo reale di svolgimento dell’azione, così che il pimo dei due fututi dell’esempio va reso con un futuro
anteriore:

Si veneris, dabo...

Ovviamente la norma non si applica al solo futuro, ma a tutti i casi in cui la proposizione
dipendente esprime un’azione logicamente antecedente a quella della reggente:

“Egli inviava aiuti a quelli che vedeva in difficoltà”


Ille subsidia mittebat illis, quos in difficultate viderat.

Congiuntivo esortativo

Come in italiano, il congiuntivo presente viene usato nelle proposizioni indipendenti per
esprimere esortazione, ordine, divieto. Nel caso di proposizione negativa, si usa ne:

Maiora optemus  “Aspiriamo a cose più grandi!”


Ne maiora optemus  “No aspiriamo a cose troppo grandi!”

Imperativo negativo

Per esprimere un divieto, una proibizione alla seconda persona singolare e alla seconda plurale,
esistono in latino vari costrutti, il più frequente dei quali è quello che usa la negazione ne seguita dal
perfetto congiuntivo23:

Ne id feceris !  “Non fare questo!”


Ne mendacium dixeris!  “Non dire il falso!”

23
È frequente anche la costruzione che usa Noli (Nolite) seguiti dall’infinito: Noli id facere!  “Non fare questo!”; Nolite id
facere!  “Non fate questo!”.

47
Congiuntivo potenziale

Esprime la possibilità che un’azione si verifichi o si sia verificata. In italiano la potenzialità è


espressa con il condizionale, anche con l’ausilio del verbo “potere”:

Potresti dire una cosa vera... Avresti potuto dire ciò..


Qualcuno potrebbe dire... Qualcuno avrebbe potuto dire...

In latino si ha il congiuntivo presente (o perfetto) per esprimere la potenzialità “nel presente”,


mentre si usa il congiuntivo imperfetto per esprimere la potenzialità “nel passato”. In caso di frase
negativa, si usa la negazione non.

Aliquis dicat... ( Aliquis dixerit..)


Aliquis diceret...

Congiuntivo dubitativo

Esprime, in forma interrogativa, il dubbio riguardo a una decisione da prendere oppure già
presa in precedenza:

Che cosa dovrei dire?


Che cosa avrei dovuto dire in quella circostanza?

Come si vede, in italiano si usa il condizionale di “dovere” seguito da un infinito. In latino si usa
il congiuntivo presente per esprimere il dubbio su una decisione da prendere, il congiuntivo imperfetto per
un dubbio riguardante il passato:

Quid dicam ?
Quid illo tempore dicerem ?

Congiuntivo desiderativo

Esprime il desiderio che una cosa avvenga o che sia avvenuta. Il desiderio può essere realizzabile
o meno:

“Che gli dei ti proteggano!”


Voglia il cielo che venga quel giorno!”
“Voglia il cielo che mio figlio sia stato promosso!”
“Volesse il cielo che egli fosse ancora vivo!”

Come si vede, in unione con l’espressione di augurio, i tempi usati indicano la realizzabilità o
meno del desiderio: il presente e il perfetto vengono usati per esprimere la realizabilità, mentre
l’imperfetto e il piuccheperfetto si usano per esprimere l’irrealizzabilità.

In latino basta il tempo del congiuntivo a indicare se si tratta di un augurio oppure di un


rimpianto, mentre in italiano è necessaria l’aggiunta di un’espressione del tipo “voglia (volesse) il cielo
che”, “oh, se”, “magari”. Avremo dunque, in latino, il presente e il perfetto congiuntivo per il desiderio
realizzabile rispettivamente nel presente e nel passato24, l’imperfetto e il piuccheperfetto congiuntivo per
il desiderio irrealizzabile, con la stessa distinzione precedente. Il congiuntivo latino è in genere preceduto
dall’avverbio Utinam (“Voglia il cielo che, Volesse il cielo che, Magari, Mi auguro che, Oh se...”):

Utinam illum diem videam...  “Voglia il cielo che io possa vedere quel giorno...”
Utinam Clodius viveret...  “Volesse il cielo che Clodio fosse vivo!”

24
Questa seconda forma è di uso piuttosto raro.

48
Utinam minus vitae cupidi fuissemus  “Volesse il cielo che fossimo stati meno avidi di
vita”

 Una forma molto usata di espressione del desiderio realizzabile è quella che ricorre ai
congiuntivi Velim (“Vorrei”), Nolim (“Non vorrei”), Malim (“Preferirei”) seguiti dall’infinito o dal
congiuntivo presente o perfetto25; per esprimere invece il desiderio irrealizzabile si usano i congiuntivi
Vellem (“Vorrei”), Nollem (“Non vorrei”), Mallem (“Preferirei”) seguiti dall’infinito oppure dai
congiuntivi imperfetto o piuccheperfetto26.

Congiuntivo concessivo

In proposizioni indipendenti, a volte si dà per concesso un fatto o per vera una premessa anche se
non li si ritiene tali (“Ammettiamo che ciò sia vero, a noi che importa ?”; “Concediamo pure che la vita
sia un male, che cosa possiamo fare?”; “Facciano pure quello che vogliono, continuerò a dire il vero.”).
Come si vede, l’italiano usa locuzioni (“Ammettiamo che, concediamo che...”) o l’avverbio “pure”
accompagnati dal congiuntivo presente o passato. Il latino usa il congiuntivo presente o perfetto, a seconda
che la concessione riguardi il presente o il passato. È possibile, anche se non obbligatorio, che il
congiuntivo latino sia preceduto da avverbi come sane (“pure”) o licet (“pure”)27:

Haec sint falsa sane, invidiosa certe non sunt


“Siano pure false queste cose (ammettiamo che siano false), certamente non sono causate da
avversione personale”.
Dicatur sane Catilina eiectus esse a me, dummodo eat in exilium.
“Si dica pure che Catilina è stato scacciato con mio atto personale, purché se ne vada in esilio!”.

INFINITO STORICO O NARRATIVO

L’infinito presente viene usato nelle narrazioni da alcuni autori (Sallustio e tacito soprattutto) per
esprimere un’azione durativa nel passato (“ I senatori prendevano decisioni”, “Molti si tenevano
nascosti”): come si vede, in italiano all’infinito narrativo corrisponde un imperfetto indicativo:

Catilina in prima acie versari, laborantibus succurrere...


“Catilina rimaneva tra le prime file, portava aiuto a chi si trovava in difficoltà...”

25
Si usa l’infinito se il soggetto di Velim... è lo stesso del verbo dipendente; si usa il congiuntivo (senza congiunzione) se i
soggetti sono diversi:
Velim dicere (“Vorrei dire”) Velim dicas (“Vorrei che tu dicessi”).
26
La distinzione è la medesima della nota precedente:
Vellem dixisse (“Vorrei aver detto”) Vellem dixisses (“Vorrei che tu avessi detto”).
27
Licet non è propriamente un avverbio, ma una forma verbale di terza persona singolare. Ha comunque, nei casi citati, una
valenza avverbiale.

49
La frase complessa o periodo

Prospetto delle congiunzioni subordinanti:

CONGIUNZIONE VALORE IN ITALIANO

Antequam Temporale Prima che, prima di


Cum Temporale Quando, allorché
Cum primum Temporale Appena che
Donec Temporale Finché
Dum Temporale Finché
Dummodo (dum modo) Ipotetico, condizionale Purché, pur di
Etsi (tametsi, etiamsi) Concessivo Anche se
Licet Concessivo Sebbene, benché
Ne Finale Affinché non
Nisi forte (nisi vero) Ipotetico, condizionale Tranne che, a meno che
Nisi, ni Ipotetico, condizionale Se non
Perinde ac si Comparativo Come se
Postquam Temporale Dopo che
Priusquam Temporale Prima che, prima di
Proinde ut (proinde si, proinde ac Comparativo Come se
si)
Quamdiu Temporale Finché
Quamquam Concessivo Sebbene, benché
Quamvis Concessivo Sebbene, benché
Quando Causale Dal momento che
Quandoquidem Causale Dal momento che
Quasi Comparativo Come se
Quia Causale Poiché
Quia Completivo Il fatto che
Quin Consecutivo Che non
Quo Finale Affinché
Quoad Temporale Finché
Quod Causale Poiché
Quod Completivo Il fatto che
Quominus Completivo Che
Quoniam Causale Dal momento che
Si Ipotetico, condizionale Se
Si non Ipotetico, condizionale Nel caso che non
Si quidem Ipotetico, condizionale Se è vero che
Simul (Simul ac, simul atque) Temporale Appena che
Sin (Sin autem) Ipotetico, condizionale Se però, se invece, ma se
Tamquam Comparativo Come
Tamquam si Comparativo Come se
Ubi (Ubi primum) Temporale Appena che
Ut Consecutivo (così) che
Ut Finale Affinché
Ut (sicut, velut) Comparativo Come
Ut (Ut primum) Temporale Appena che
Ut non Consecutivo (così) che non
Velut si Comparativo Come se

50
La consecutio temporum del congiuntivo: schema riassuntivo

Proposizione reggente Rapporto temporale Tempi della dipendente28


Tempo principale contemporaneità congiuntivo presente
anteriorità congiuntivo perfetto
posteriorità participio futuro + sim,sis,sit...

Tempo storico contemporaneità congiuntivo imperfetto


anteriorità congiuntivo piuccheperfetto
posteriorità participio futuro + essem,esses,esset...

“Ti chiedo che cosa fai (che cosa tu faccia)”


“Ti chiedo che cosa hai fattoi (che cosa tu abbia fatto)”
“Ti chiedo che cosa farai”

“Ti chiedevo che cosa facevi (facessi)


“Ti chiedevo che cosa avevi fatto (avessi fatto)
“Ti chiedevo che cosa avresti fatto”

Ex te quaero quid facias, quid feceris, quid facturus sis


Ex te quaerebam quid faceres, quid fecisses, quid facturus esses.

29
PROPOSIZIONI RELATIVE PROPRIE

Sono introdotte da pronomi relativi, da pronomi indefiniti con valore relativo (qualis, quantus,
quot...), da alcuni avverbi (quotiens, ubi, quo, unde, qua...) e richiedono il verbo al modo indicativo,
stesso tempo che in italiano. Si può trovare anche il congiuntivo, con valore per lo più eventuale:

Remanet quod virtute consecutus sis


“Resta ciò che hai conseguito per mezzo delle tue doti”

Erat in eis Sempronia, quae multa facinora virilis audaciae commiserat


“Era tra loro Sempronia, che aveva commesso molti atti di audacia tipicamente maschile”

PROPOSIZIONI CAUSALI

Nella loro forma più semplice sono introdotte da quod, quia, quoniam e richiedono il modo
indicativo. Il tempo è lo stesso richiesto in italiano. Si usa il congiuntivo, detto congiuntivo obliquo,
quando si riferisce il pensiero o il punto di vista di altri:

Caesar consilium mutat quod urbem oppugnare non potest.


“Cesare cambia piano poiché non può (è un dato oggettivo) assalire la città.

28
Non seguono la consecutio temporum quelle proposizioni che usano i tempi del congiuntivo con valore proprio, vale a dire
la proposizione consecutiva, la comparativa ipotetica, le parentetiche.
29
Si definiscono improprie quelle relative che hanno valore finale, causale, temporale, consecutivo, concessivo, avversativo,
comparativo ipotetico, condizionale. Un esempio per tutti: Patres conscripti, qui Hannibale vivo numquam se sine insidiis futuros
existimarent, legatos in Bithyniam miserunt (“I senatori, poiché ritenevano che non sarebbero mai stati al sicuro finché Annibale non
fosse morto, inviarono ambasciatori in Bitinia”).

51
Caesar consilium mutat quod urbem oppugnare non possit.
“Cesare cambia piano poiché (è l’opinione di Cesare) non può assalire la città.

Cercando di rendere in italiano ciò che in latino è espresso mediante l’uso del congiuntivo, il
secondo esempio si potrebbe tradurre:

“Cesare cambia piano poiché si accorge (si rende conto, ritiene) di non poter assalire la città”.

PROPOSIZIONI TEMPORALI

Nella forma più comune, le temporali sono introdotte da una congiunzione subordinante
temporale, seguita dall’indicativo ( meno di frequente dal congiuntivo con valore eventuale ), con gli stessi
tempi dell’italiano. La più frequente delle congiunzioni subordinanti è Cum, che non è la preposizione con
l’ablativo, ma una derivazione della forma arcaica Quom, connessa al tema da cui deriva anche il pronome
relativo.

Notevole, nelle temporali, è la congiunzione Dum (“mentre”), la quale richiede il presente


indicativo qualunque sia il tempo della reggente:

Dum ea Romani parant, Saguntum summa vi oppugnabatur.


“Sagunto veniva assalita in forze proprio mentre a Roma si preparavano quelle decisioni”.

PROPOSIZIONI CONCESSIVE

Nella forma più comune le concessive sono introdotte da Quamvis (“sebbene”) e richiedono il
congiuntivo, con gli stessi tempi dell’italiano. Se la congiunzione usata è Quamquam (oppure Etsi,
Tametsi), i tempi restano gli stessi dell’italiano, ma il modo da usare è l’indicativo:

Quamvis Lesbiam amem, tamen eam laudare non possum


“Sebbene io ami Lesbia, tuttavia non mi è possibile lodarla”.

Quamquam haec gravia sunt, tamen pro nihilo habentur


“Sebbene queste cose siano gravi, tuttavia vengono considerate di nessuna importanza”.

52
Il cum narrativo: schema riassuntivo

Nelle narrazioni, con valore per lo più causale, temporale o concessivo, viene usata la
congiunzione Cum in unione con i tempi del congiuntivo. Se si considera che la forma implicita delle
secondarie citate è in italiano un gerundio, si può costruire un semplice schema di corrispondenza:

Italiano Tempo della reggente Latino


Gerundio semplice Principale CUM + congiuntivo presente
Gerundio semplice Storico CUM + congiuntivo imperfetto
Gerundio composto Principale CUM + congiuntivo perfetto
Gerundio composto Storico CUM + congiuntivo piuccheperfetto

Così, rovesciando lo schema e partendo dalla forma latina, se per esempio abbiamo

Aedui, cum se suaque defendere non possent, legatos ad Caesarem mittunt

... osserviamo che il CUM + congiuntivo imperfetto latino corrisponde in italiano a un gerundio
semplice. La prima traduzione potrà dunque essere:

“ Gli Edui, non potendo difendere se stessi e le proprie cose, inviarono ambasciatori a Cesare”.

A questo punto, interpretando il contesto, si potrà rendere esplicito il valore del gerundio. Nel
caso in esame, sembra opportuno scegliere il valore causale:

“Gli Edui, poiché non riuscivano a difendere se stessi e le loro cose, inviarono ambasciatori a
Cesare”.

53
PROPOSIZIONE INFINITIVA

Ha il soggetto in accusativo e il verbo all’infinito e traduce le proposizioni soggettive e oggettive


(“Si sa che Sparta non era cinta di mura”; “I soldati riferirono che il console non era morto”). Il tempo
dell’infinito viene scelto a seconda del rapporto temporale con la reggente: si userà l’infinito presente se
reggente e infinitiva esprimono azioni contemporanee, l’infinito perfetto se l’azione dell’infinitiva è
anteriore rispetto a quella della reggente, infine l’infinito futuro se l’azione dell’infinitiva è successiva a
quella della reggente.

Dico te esse bonum


“Dico che tu sei buono”

Constat Homerum caecum fuisse


“Si sa che Omero era cieco”

Puto Romanos proelium victuros esse


“Ritengo che i Romani vinceranno lo scontro”

 La congiunzione “che” non è presente in latino.

 Se il verbo dell’infinitiva è posse, debêre, velle (“potere, dovere, volere”), l’idea di


futuro è già implicita nei verbi stessi, così, anche per un’azione posteriore, l’infinitiva avrà l’infinito
presente:

Puto te linguam latinam discere posse


“Ritengo che potrai imparare il latino30”.

PROPOSIZIONE INTERROGATIVA DIRETTA

È introdotta da pronomi, avverbi o aggettivi interrogativi, oppure, in assenza di essi, da particelle


interrogative, più precisamente da num? (“forse che...?”, nonne (“forse che non...?”), -ne (enclitico)31:

Quid est?  “Che cosa c’è?”


Veniesne?  “Verrai?” (non si sa se la risposta sarà sì oppure no)
Nonne mortales sumus?  “Forse che non siamo mortali?” (la risposta
è positiva)
Num falsum dico?  “Forse che sto dicendo una bugia?” (la risposta
è negativa)

La risposta alla domanda avviene ripetendo, nella forma affermativa o negativa, il termine su cui
la domanda stessa verte:

Veniesne ?  Veniam.
Estisne vos Romani?  Sumus.

30
Se l’idea di futuro deve essere espressa con un verbo privo di supino (ad es. disco (“imparare”), l’infinito futuro viene
espresso mediante la perifrasi fore (futurum esse) ut+ congiuntivo presente o imperfetto: “Puto fore ut linguam latinam discas”(“Ritengo
che imparerai il latino”).
31
Si usa num se ci si attende una risposta negativa, nonne se si sa che la risposta sarà affermativa, -ne se si è incerti riguardo
alla risposta.

54
Sono dette interrogative dirette doppie o disgiuntive quelle proposizioni interrogative poste in
modo da proporre un’alternativa, nel senso che la risposta che si può dare a una di esse non può essere la
stessa data all’altra:

“Sei buono o cattivo ?”


“Difendete la democrazia o la aggredite?”

Le interrogative doppie si presentano, nella forma più comune, con i funzionali Utrum (che non si
traduce) e An (che corrisponde alla disgiuntiva “o”):

Utrum defenditis an impugnatis plebem ?

È frequente l’omissione di utrum ed è possibile che la prima interrogativa presenti il -ne enclitico:

Defenditis an impugnatis plebem? Estne servus an liber? (“È uno schiavo oppure un uomo
libero?”)

PROPOSIZIONI INTERROGATIVE INDIRETTE

Sono proposizioni subordinate dipendenti da verbi o espressioni verbali indicanti “domanda”:

“Ti chiedo se verrai”


“Vi domando che cosa speriate di ottenere”.

Sono introdotte da un pronome, avverbio o aggettivo interrogativo e hanno il verbo al


congiuntivo secondo le norme della consecutio temporum:

Quaero quid de hac re sentias  “Ti chiedo quale sia il tuo parere su queste cose”.
(Si usa il presente congiuntivo perché viene espressa un’azione contemporanea a quella indicata dalla reggente, che ha il verbo
al presente)

In assenza di pronomi, avverbi o aggettivi interrogativi, occorre che le proposizioni siano


introdotte da particelle interrogative:

-Nonne  “...Se non” (ci si aspetta una risposta affermativa).


- Num, -ne  “...Se” (ci si aspetta una risposta negativa).

Quaero nonne oppressam rem publicam putes


(“Ti chiedo se non ritieni che lo stato sia oppresso”).

Disputatur num homines sine bello vivere possint


(“Si discute se gli uomini possano vivere senza guerre”)

55
Anche per le interrogative indirette, è possibile che si abbia una struttura doppia, vale a dire che
si esprimano due domande alternative:

“Si discute se gli uomini possano vivere senza guerre oppure no”

I funzionali mediante i quali si esprime la disgiunzione sono gli stessi usati per le interrogative
dirette:

Disputatur num homines sine bello vivere possint an non.

PROPOSIZIONI FINALI

Esprimono il fine dell’azione espressa nella reggente e sono introdotte da Ut (Quo se nella finale
è presente un comparativo) se sono positive, da Ne se sono negative. Il verbo va al congiuntivo presente o
imperfetto a seconda che dipenda da un tempo principale o da un tempo storico:

Venerunt legati ut pacem peterent

Veniunt legati ut pacem petant

Legem brevem esse oportet, quo facilius ab imperitis teneatur (Cic.)


“Occorre che una legge sia breve, affichè più facilmente venga compresa da coloro che sono
inesperti”.

Il valore finale della dipendente si trova espresso anche in altri modi:

- con il genitivo del gerundio o del gerundivo in dipendenza da causa o gratia;


- con l’accusativo del gerundio o gerundivo preceduto da ad;
- con il supino attivo (solo in dipendenza da verbi che indicano movimento),
- con una relativa impropria ( in pratica, con qui,quae,quod + il congiuntivo presente o
imperfetto);
- con il participio futuro;
- con il participio presente (raro).

Completive di tipo finale

I verbi che significano “chiedere” (verba postulandi), “esortare” (verba hortandi), “comandare”
(verba imperandi), “occuparsi di” (verba curandi”) hanno necessità di “saturare” il loro valore semantico
mediante una proposizione secondaria completiva (il nome deriva appunto dal fatto che tale proposizione
completa il valore semantico del verbo) che si presenta nella forma Ut(Ne)+ congiuntivo presente o
imperfetto:

“Li esortai perché non rifiutassero la loro collaborazione”


“Mi preoccupo che essi non facciano errori”
“Stabilii che i soldati si recassero nell’accampamento invernale”

Hortatus sum cives ne communi saluti deessent


Consul statuit ut decem milia hominum in oppidum mitterentur
Ante senectutem curavi ut bene viverem, in senectute ut bene moriar (Sen.)

56
Completive finali con i verba timendi

I verbi e le espressioni che indicano “timore” sono sempre seguiti da una completiva al
congiuntivo32 con Ut33 o Ne. L’uso di Ut e Ne è determinato dal tipo di timore che viene espresso; più
precisamente, si userà

- Ut se si teme che qualcosa di desiderato non si verifichi;


- Ne se si teme che si verifichi qualcosa di non desiderato.

“Temo che i soccorsi non arriveranno” (Si teme che qualcosa di desiderato non avvenga; il “che
non” va reso con Ut).
“Temo che il nemico giunga presto” (Si teme che qualcosa di non desiderato si verifichi; il “che”
va reso con Ne).

Omnes labores te excipere video; timeo ut sustineas (Cic.)


(“Vedo che ti sobbarchi ogni fatica; temo che tu non possa reggerle”)

Consul, metuens ne renovaret certamen, signum receptui dedit (Liv.)


“Il console, temendo che la battaglia ricominciasse, dette il segnale della ritirata.

PROPOSIZIONE CONSECUTIVA

È una subordinata che esprime l’effetto di quanto affermato nella reggente. “Anticipata” nella
reggente da avverbi come Sic, Ita, Tam, Tantum, Adeo,( “così, tanto, tale, a tal punto...”), o da aggettivi
come Is, Talis...(“Tale”), è introdotta da Ut (Ut...non se la frase è negativa) e seguita dal congiuntivo
presente (se la conseguenza riguarda il presente) e imperfetto o perfetto (se la conseguenza riguarda il
passato):

Nostri ita in hostes repente procurrerunt, ut spatium non daretur (Ces.)


“I nostri così improvvisamente si slanciarono contro i nemici, che quelli non avevano via di
scampo”.

Anche la consecutiva può essere espressa per mezzo di una relativa impropria al congiuntivo:

Is sum qui semper istos homines contempserim


(“Sono un uomo tale che ho sempre disprezzato codesti uomini” o, meglio, “Sono tale uomo da
disprezzare codesti uomini”. Nella seconda traduzione si è scelto di rendere il perfetto contempserim con
un presente, cosa possibile grazie alla presenza dell’avverbio “semper”).

Come si vede, se la reggente e la consecutiva hanno lo stesso soggetto, la consecutiva può essere
resa in italiano nella forma “da+infinito”.

32
Più frequentemente, presente e imperfetto, ma ricorrono tutti i tempi del congiuntivo: si usano presente e perfetto in
dipendenza da tempi principali, perfetto e piuccheperfetto in dipendenza da tempi storici. Un solo esempio, tratto da Cicerone: Naevius
veretur ut res parata sit (“Nevio teme che la cosa non sia stata approntata”).
33
Invece che Ut è possibile trovare, con lo stesso significato, Ne non.

57
PROPOSIZIONI COMPARATIVE

Le proposizioni comparative hanno rispetto alla loro reggente lo stesso valore che il secondo
termine di paragone ha rispetto al primo:

“Tanto più grave è il dolore, quanto più grande è la colpa”


“Parlavano più audacemente di quanto poi agissero”
“ Mi sembra che io debba parlare più liberamente di quanto questo governo vorrebbe
permettermi”

Se la comparazione è reale, di norma si ha l’indicativo; se il paragone è invece suppositivo (le


cosiddette comparative ipotetiche), si ha il congiuntivo presente (o perfetto) se il paragone è presentato
come possibile, imperfetto (o piuccheperfetto) se il paragone è presentato come irreale:

Più in particolare, le comparative reali possono essere rette

- da aggettivi o avverbi di maggioranza, minoranza o uguaglianza;

- da aggettivi e avverbi indicanti “somiglianza e diversità” (similis, par, alius...); in tal caso sono
introdotte dalle congiunzioni comparative ac, atque.

Plura fecit quam promisit  “Fece più cose di quante ne avesse promesse”

Idem es ac dixerant  “Sei proprio come avevano detto

Le comparative ipotetiche sono introdotte in italiano da espressioni del tipo “come se, quasi
che...”; in latino vi corrispondono ut si, velut si, quasi e simili, seguite dal congiuntivo secondo le norme
della consecutio temporum34:

Aristippus, quasi animum nullum habeamus, corpus solum tuetur (Cic.)


“Aristippo, come se noi non avessimo un’anima, si preoccupa solo del corpo”.

34
Da ricordare anche ut qui(quae,quod)+ congiuntivo (secondo la consecutio temporum) : Loquitur ut qui omnia sciat
(“Parla come se sapesse tutto”).

58
PERIODO IPOTETICO INDIPENDENTE

Un periodo ipotetico indipendente consta di due enunciati, una reggente detta apodosi e una
condizionale detta protasi. Se si assume come punto di riferimento la prospettiva di chi pone la
condizione, un periodo ipotetico può essere di tre tipi:

- della realtà (se chi pone la condizione la ritiene come reale, oggettiva):

“Se non c’è libertà, a che serve vivere?

- della possibilità (se chi pone la condizione la ritiene possibile):

“ Se pensassi al mio vantaggio, prolungherei questo incontro”

- della irrealtà (se chi pone la condizione la esprime come impossibile a verificarsi, irreale):

“ Se avessimo scelto meglio, ora non avremmo un tiranno”.

prospetto riassuntivo del periodo ipotetico indipendente

I TIPO
Protasi Apodosi
Si+indicativo Indicativo
Nisi+indicativo Congiuntivo potenziale
Congiuntivo dubitativo
Congiuntivo esortativo
Congiuntivo ottativo
Congiuntivo concessivo
Imperativo
II TIPO
Protasi Apodosi
Si(Nisi) + congiuntivo Congiuntivo presente (possibilità nel presente)
presente (possibilità nel presente o futuro) Congiuntivo perfetto (possibilità nel passato)
perfetto (possibilità nel passato)

III TIPO
Protasi Apodosi
Si (Nisi) + congiuntivo Congiuntivo imperfetto (irrealtà nel presente)
Imperfetto (irrealtà nel presente) Congiuntivo piuccheperfetto (irrealtà nel passato)
Piuccheperfetto (irrealtà nel passato)

Si volumus aequi rerum omnium iudices esse, hoc primum nobis persuadeamus, neminem
nostrum esse sine culpa (Sen.).
“Se vogliamo essere obiettivi, convinciamoci innanzitutto del fatto che nessuno di noi è privo di
colpa”.

Si amicus tuus moriens rogaverit ut hereditatem reddas suae filiae, nec umquam id scripserit nec
cuiquam dixerit, quid facias? (Cic.)
“Se un tuo amico, in punto di morte, ti avesse chiesto di provvedere all’eredità per sua figlia, ma
non lo avesse lasciato scritto, né lo avesse detto ad alcuno, che cosa faresti?”

59
Quae vita fuisset Priamo, si ab adulescentia scisset quos eventus senectutis esset habiturus ?
(Cic.)
“Che vita avrebbe avuto Priamo, se fin da giovinetto avesse saputo quali eventi si sarebbero
verificati nella sua vecchiaia?”

Periodo ipotetico dipendente con apodosi all’infinito

Se un periodo ipotetico dipende da un enunciato che pone l’apodosi all’infinito, avremo:

I TIPO

Verbo reggente Apodosi Protasi


Tempo principale Infinito presente Congiuntivo presente (o perfetto)
Tempo principale Infinito perfetto Congiuntivo perfetto
Tempo principale Infinito futuro Congiuntivo presente (o perfetto)

Tempo storico Infinito presente Congiuntivo imperfetto (o piuccheperfetto)


Tempo storico Infinito perfetto Congiuntivo piuccheperfetto
Tempo storico Infinito futuro Congiuntivo imperfetto (o piuccheperfetto)

II TIPO

L’apodosi si trova solo all’infinito futuro e la protasi va al congiuntivo per attrazione modale,
secondo le norme della consecutio temporum:

Dico te erraturum esse, si hoc facias

Dicebam te erraturum esse, si hoc fecisses

III TIPO

L’apodosi si trova solo all’infinito futuro (nella forma -urum,uram,urum fuisse ), la protasi va al
congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto, come se il periodo ipotetico fosse indipendente:

Dicebam te erraturum fuisse, si hoc dixisses

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Periodo ipotetico dipendente con apodosi al congiuntivo

I e II TIPO

L’apodosi va al congiuntivo (secondo la consecutio temporum), la protasi va al congiuntivo


anch’essa, per attrazione modale e secondo le norme della consecutio temporum:

Non dubito quin erres, si hoc facias

Non dubitabam quin erraveris si hoc feceris

Non dubito quin erraturus sis, si hoc facias

III TIPO

Apodosi e protasi hanno gli stessi tempi che avrebbero se fossero indipendenti:

Non dubito quin errares si hoc faceres

Non dubito quin erraturus fueris si hoc dixisses.

61
Discorso indiretto (oratio obliqua)

Il discorso indiretto pone le parole altrui in dipendenza di un verbo che significa “dire,
raccontare, narrare, pensare, reputare” o anche “comandare, chiedere. La prima conseguenza è un
abbassamento di grado di tutte le proposizioni di ciascun periodo:

- la principale diventa una subordinata di I grado;


- le subordinate di I, II, III grado... diventano rispettivamente di II, III, IV grado.

Nel passaggio dal discorso diretto all’oratio obliqua le principali assumono tempi e modi delle
subordinate, così le enunciative diventano infinitive, le volitive diventano subordinate al congiuntivo senza
Ut (ma con Ne se negative), le eventuali corrispondono a subordinate al congiuntivo, le interrogative reali
vanno al congiuntivo e quelle retoriche all’infinito:

Eum cohortantur ne dubitet proelium committere. (Ces.)


Is respondit se bellum non illaturum si in eo manerent, quod convenissent. (Ces.)

Modificazioni di pronomi, aggettivi, avverbi:

DISCORSO DIRETTO DISCORSO INDIRETTO


Ego, Nos Sui sibi se (ipse / ipsi)
Meus, Noster Suus, sua, suum
Tu, Vos Is,ea,id Ille,illa,illud
Tuus, Vester Eius, Illius Eorum, illorum
Hic, Iste Is, Ille
Nunc Tum
Hic (avv.) Illic
Hodie Eo die
Cras Postridie
Heri Pridie

62
APPENDICE A

VOLO, NOLO, MALO (forme notevoli)

Presente indicativo
Volo Nolo Malo
Vis Non vis Mavis
Vult Non vult Mavult
Volumus Nolumus Malumus
Vultis Non vultis Mavultis
Volunt Nolunt Malunt
Presente congiuntivo
Velim Nolim Malim
Velis Nolis Malis
Velit Nolit Malit
Velimus Nolimus Malimus
Velitis Nolitis Malitis
Velint Nolint Malint
Imperfetto congiuntivo
Vellem Nollem Mallem
Velles Nolles Malles
Vellet Nollet Mallet
Vellemus Nollemus Mallemus
Velletis Nolletis Malletis
Vellent Nollent Mallent
Imperativo presente
manca Noli manca
Nolite
Imperativo futuro
manca Nolito manca
Nolitote
Infinito presente
Velle Nolle Malle
Participio presente
Volens,volentis Nolens,nolentis manca

63
APPENDICE B

EO,IS,IVI,ITUM,IRE (“andare”)

Indicativo Congiuntivo Imperativo Participio Infinito


Presente Eo Eam I! Iens, euntis... Ire
is eas Ite !
it eat
imus eamus
itis eatis
eunt eant
Imperfetto Ibam Irem
ibas ires
ibat iret
ibamus iremus
ibatis iretis
ibant irent
Futuro Ibo Ito ! Iturus,a,um Iturum,am,um
ibis Ito ! esse
ibit Itote ! (Ituros,as,a esse)
ibimus Eunto !
ibitis
ibunt
Perfetto Ii (Ivi) Ierim (Iverim) Iisse (Ivisse)
isti (ivisti) ieris
iit (ivit) ierit
iimus(ivimus) ierimus
iistis (ivistis) ieritis
ierunt (iverunt) ierint
Piuccheperfetto Ieram (Iveram) Issem(Ivissem) Gerundio: Supino:
ieras isses Eundi
ierat isset Eundo Itum
ieramus issemus Ad eundum
ieratis issetis Eundo
ierant issent
Futuro Iero (Ivero)
anteriore ieris
ierit
ierimus
ieritis
ierint

64
APPENDICE C

FERO,FERS,TULI,LATUM,FERRE (“portare”)

Indicativo Congiuntivo Imperativo Participio Infinito


Presente Fero Feram Fer ! Ferens, ferentis Ferre
fers feras Ferte !
fert ferat
ferimus feramus
fertis feratis
ferunt ferant
Imperfetto Ferebam Ferrem
ferebas ferres
ferebat ferret
ferebamus ferremus
ferebatis ferretis
ferebant ferrent
Futuro Feram Ferto ! Laturus,a,um Laturum,am,um
feres Ferto ! esse
feret Fertote ! Laturos,as,a esse
feremus Ferunto !
feretis
ferent
Perfetto Tuli Tulerim Latus,a,um Tulisse
tulisti tuleris
tulit tulerit
tulimus tulerimus
tulistis tuleritis
tulerunt tulerint
Piuccheperfetto Tuleram Tulissem Gerundio: Supino:
tuleras tulisses Ferendi
tulerat tulisset ferendo Latum
tuleramus tulissemus ad ferendum
tuleratis tulissetis ferendo
tulerant tulissent
Futuro Tulero
anteriore tuleris
tulerit
tulerimus
tuleritis
tulerint

65
APPENDICE D

FIO, FIS, FACTUS SUM, FIERI (“Essere fatto, accadere, diventare”)

Indicativo Congiuntivo Imperativo Participio Infinito


Presente Fio Fiam Fi ! manca Fieri
fis fias Fite !
fit fiat
fimus fiamus
fitis fiatis
fiunt fiant
Imperfetto Fiebam Fierem
fiebas fieres
fiebat fieret
fiebamus fieremus
fiebatis fieretis
fiebant fierent
Futuro Fiam Fito ! Futurus,a,um Futurum,am,
fies Fito ! um esse
fiet Fitote ! Futuros,as,a
fiemus ---- esse
fietis
fient
Perfetto Factus,a,um sum Factus,a,um sim Factus,a,um Tulisse
factus,a,um es factus,a,um sis
factus,a,um est factus,a,um sit
facti,ae,a sumus facti,ae,a simus
facti,ae,a estis facti,ae,a sitis
facti,ae,a sunt facti,ae,a sint
Piuccheperfetto Factus,a,um eram Factus,a,um essem Gerundivo: Infinito
factus,a,um eras factus,a,um esses Faciendus, futuro
factus,a,um erat factus,a,um esset a,um passivo:
facti,ae,a eramus facti,ae,a essemus
facti,ae,a eratis facti,ae,a essetis Factum iri
facti,ae,a erant facti,ae,a essent
Futuro Factus,a,um ero
anteriore factus,a,um eris
factus,a,um erit
facti,ae,a erimus
facti,ae,a eritis
facti,ae,a erint

66
APPENDICE E

I COMPOSTI DI ESSE

L’unione di una preposizione e delle voci di SUM dà luogo ai cosiddetti composti di SUM. Tali
verbi richiedono in genere il caso dativo e si coniugano senza particolarità, fatta eccezione per i due verbi
POSSUM (“io posso”) e PROSUM (“io giovo”):

- Possum, potes, potui, posse


- Prosum, prodes, profui, prodesse

Se si osserva il paradigma di prosum, si può notare che le varie forme derivano dalla presenza di
pro- davanti alle voci di SUM che iniziano per “s” e di prod- davanti a quelle che iniziano per “e”. Sarà
facile costruire la coniugazione, come si vede ad esempio dal presente:

prosum
prodes
prodest
prosumus
prodestis
prosunt

Simile, anche se in parte, è il discorso per possum: le forme del perfetto e dei tempi da esso
derivati seguono la normale derivazione dal tema del perfetto potu-; le altre forme invece usano pos-
davanti alle forme di SUM che iniziano per “s” e pot- davanti a quelle che iniziano per “e”. Infine,
l’infinito presente (e di conseguenza l’imperfetto congiuntivo, hanno forma irregolare. Ecco una tabella
con alcuni esempi (presente indicativo, perfetto indicativo, imperfetto congiuntivo):

Presente indicativo Perfetto indicativo Imperfetto congiuntivo


Possum Potui Possem
Potes Potuisti Posses
Potest Potuit Posset
Possumus Potuimus Possemus
Potestis Potuistis Possetis
Possunt Potuerunt Possent

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