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Fine del “comunismo di guerra”” e nascita dell'Urss.

Nel 1921 il regime comunista trovò stabilità interna, che prima di tutto si tradusse con l'abbandono dell'economia di guerra; la classe dirigente bolscevica
introdusse la Nep, in cui sarebbero dovuti coesistere i principi del socialismo e la crescita di libere forze economiche. Nel '22 fu poi definito l'assetto
istituzionale dello stato: federazione → Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS); all'interno dello stato federale formalmente tutte le
repubbliche avevano gli stessi diritti della Russia. Negli anni seguenti l'URSS si riprese economicamente e ottenne i primi riconoscimenti diplomatici,
stava quindi diventando un punto di riferimento per la “rivoluzione mondiale”. Lenin inoltre proponeva la nascita della Terza internazionale (il “partito
internazionale dell'insurrezione”), la quale avrebbe dovuto avere:
• Lo spirito intransigente e rigoroso della prima internazionale.
• Il senso dell'organizzazione della seconda. Rifiutando però da questa il parlamentarismo e l'inclinazione al compromesso.
La Terza internazionale e la nascita dei partiti comunisti.
All'interno della Terza internazionale si definirono due correnti:
– Una con sede ad Amsterdam, seguace del sindacalismo rivoluzionario e della concezione di democrazia popolare.
– L'altra con sede a Berlino, fedele alle posizioni di Lenin e Trockij.
Riuscì a prevalere questa linea: Lenin in un opuscolo ( L'estremismo, malattia infantile del comunismo) sosteneva la necessità di abbandonare il
sindacalismo rivoluzionario, cercare una più matura organizzazione e aderire ai sindacati maggioritari (anche se di estrema destra). Al congresso di Mosca
vennero poi stabilite le 21 condizioni per aderire all'Internazionale: i partiti dovevano conformarsi al modello bolscevico, quindi optare per il
“centralismo democratico” scegliendo una struttura interna rigida e gerarchica, inoltre il partito doveva orientarsi alla prospettiva rivoluzionaria,
solidale con l'Unione Sovietica, e espellere le correnti rivoluzionarie.
➢ Ecco che in Francia (1920), Italia (1921) e Germania a causa di varie scissioni fra i socialisti nacquero i nuovi partiti comunisti, quelli cioè
che avevano accettato, fra i vecchi socialisti, le condizioni per entrare nell'Internazionale.
L'Internazionale era un'organizzazione molto vasta, ma divisa al suo interno. C'era infatti chi sperava in una rivoluzione in tempi brevi (questione
accantonata durante i congressi) e criticava la Nep; la dirigenza reagì in maniera netta e intransigente nei loro confronti.
Accumulazione o pianificazione: i contrasti sulla Nep.
Nel 1921 prese via la Nep che introdusse una debole economia di mercato (i contadini potevano vendere i loro prodotti, pagando un'imposta), tornò in
circolo la moneta unica e fu ripristinata parzialmente la proprietà privata; infatti le piccole aziende con meno di 20 operai erano a conduzione privata, le
restanti (medie e grandi) erano invece controllate dallo stato. Il massimo teorico della Nep, Bucharin, era convinto che si sarebbe potuto avviare un
processo industriale solo dopo il rafforzamento dell'economia agricola (con il motto “contadini arricchitevi”), grazie alla quale sarebbe aumentata la
domanda industriale avviando così un circolo virtuoso. La Nep infatti riuscì a risanare le finanze russe e a rimediare all'inflazione. Gli oppositori,
capeggiati da Lev Trockij, sostenevano invece un programma di pianificazione economica fortemente centralizzata con il ridimensionamento
dell'agricoltura.
L'ascesa di Stalin e la ridefinizione degli equilibri nel partito.
Stalin si avvicinò da giovane al marxismo e, dopo la divisione fra menscevichi e bolscevichi, parteggiò per questi ultimi. In seguito gli venne affidata la
direzione della “Pravda”, l'organo di stampa bolscevico, durante la guerra civile mostrò di possedere doti organizzative e dopo il 1922 venne nominato
segretario generale del comitato centrale. Stalin era ai vertici del partito dopo la morte di Lenin, così furono ridefiniti gli equilibri all'interno del partito
stesso: prima di tutto per ciò che riguarda il dibattito teorico, in secondo luogo ci fu una lotta personale per il potere e infine fu inaugurata, dallo stesso
Stalin, la tradizione di eliminare fisicamente i propri avversari. I contendenti al potere erano:
• Stalin, ricopriva la carica di segretario generale del comitato centrale del partito. Era convinto che il socialismo si potesse creare in un solo
paese grazie alle risorse del movimento operaio mondiale.
• Trockij, il quale aveva un grande prestigio per aver guidato l'Armata rossa, credeva invece nella validità della rivoluzione internazionale.
Costui si trovò però in minoranza perché Stalin si alleò con Bucharin.
Così il potere andò a Stalin, Zinov'ev e Kamenev, con cui per il momento si abbandonò il programma di pianificazione economica alternativo alla Nep.
Stalin padrone incontrastato dello stato sovietico.
L'idea di una rivoluzione mondiale si affievolì presto (sia in Europa che in Asia) e in Russia la lotta fra Stalin e Trockij era arrivata ad un punto cruciale:
➢ Kamenev e Zinov'ev si allearono con Trockij, e Stalin li accusò di “avventurismo” poiché credevano ancora nella rivoluzione mondiale. Trockij
fu esiliato nel '29 e fino alla morte (nel '37, commissionata da Stalin) denunciò la degenerazione del sistema socialista. Stalin rimase il
padrone incontrastato del partito e del paese.
Il primo piano quinquennale.
Stalin doveva affrontare il problema dell'industrializzazione, infatti la Nep era in crisi e fu varato il primo piano quinquennale (1928-32) caratterizzato
dall'industrializzazione forzata e gestita dallo stato. Per realizzare tale piano era necessario prendere dalle campagne tutte le risorse (i kulaki, proprietari
terrieri, vennero espropriati dei loro beni e successivamente deportati o uccisi) e controllare la produzione tramite la creazione di cooperative statali:
• Kolchoz, in cui la terra e i prodotti erano collettivi, ma i contadini avevano un piccolo lotto privato.
• Sovchoz, in cui la terra era unicamente dello stato.
La produzione industriale triplicò grazie alla militarizzazione del lavoro, e il '28 costituì l'anno della svolta in cui fu segnato il destino della società
sovietica. L'assoluto centralismo della pianificazione infatti portò presto inefficienze, clientelismi, sprechi.
Scheda → “La pianificazione economica socialista”

Lo stalinismo: il mito dell'Urss e l'internazionale comunista.


Il fronte unito.
Dagli anni '20 agli anni '50 l'Urss si impose come stato-guida del movimento operaio internazionale e spesso i partiti comunisti europei erano subordinati
agli interessi dell'Urss per via della volontà di Stalin di “affermare il socialismo in un solo paese”, cioè consolidare e rafforzare l'unico stato socialista
esistente. Nell'Internazionale inoltre aderire a qualche corrente che fosse diversa dalle direttive di Mosca significava “tradire” la causa rivoluzionaria; ciò
portò ad una riduzione della democrazia interna. D'altra parte l'Urss sosteneva i partiti comunisti di tutta Europa che dovevano agire clandestinamente
così che fra il 1922 e il 1929 la linea seguita dal movimento comunista internazionale è riassunta dalla parola chiave: fronte unito.
→ Venne elaborata una strategia che permetteva ai vari partiti comunisti di collaborare con i governi guidati da partiti democratici o socialdemocratici.
Ciò ebbe risultati in Germania e Cina.
La lotta contro il socialfascismo.
Dopo poco tempo la strategia del fronte unito mostrò le sue debolezze: in Cina l'alleanza fra comunisti e nazionalisti si ruppe dando vita a varie
repressioni. In secondo luogo, preso atto del fatto che in Germania i socialdemocratici avevano assunto dei tratti conservatori, l'Internazionale promosse la
strategia “classe contro classe”, cioè ora era necessario combattere socialdemocratici e socialisti perchè questi (etichettati come socialfascisti) favorivano
il consolidarsi di nazismo e fascismo a discapito della rivoluzione. Questa strategia ebbe esiti tragici: in Germania non solo il nazismo riuscì ad imporsi
ma i comunisti furono poi spazzati via a causa di questo.
L'unità antifascista: unità d'azione e governi di coalizione.
In Europa le tensioni crescevano a causa dell'imperialismo nazifascista, così il nuovo indirizzo politico e strategico dell'Urss fu l'unità antifascista. Al VII
congresso del Comintern Togliatti e Dimitrov evidenziarono la gravità del nazifascismo, proponendo quindi dei fronti popolari antifascisti. Nacquero così
le prime coalizioni antifasciste in Europa, ad esempio in Italia socialisti e comunisti tornarono alleati dopo la scissione del '21.

Lo stalinismo: la società sovietica e la dittatura di Stalin.


La pianificazione economica e i suoi effetti sulla struttura sociale.
La pianificazione economica decisa da Stalin aveva portato i suoi frutti: l'industria pesante era enormemente cresciuta e la disoccupazione diminuita.
D'altra parte l'agricoltura era rimasta a livelli infimi di sviluppo poiché era sfruttata (tramite la collettivizzazione delle campagne) per fornire capitali utili
allo sviluppo industriale. A questo si aggiunse la distruzione, anche fisica, della borghesia agraria (“Dekulakizzazione”). Questi due processi
(collettivizzazione e dekulakizzazione) furono intrapresi come una guerra con tanto di saccheggi e deportazioni, così da colpire alla fine, oltre alla
borghesia agraria, anche gli oppositori del regime, nazionalisti, ecc. L'opera di collettivizzazione invece scatenò l'ostilità e la ribellione contadina, ciò
portò Stalin a fermarsi per qualche tempo per poi riprendere più ferocemente di prima.
In seguito ad una grave carestia morirono 6 milioni di persone, ciò indebolì ancor di più l'agricoltura → l'unica possibilità era abbandonare le campagne
per trasferirsi in città, dove le persone divennero forza-lavoro per l'industria.
L'Urss diventa una grande potenza.
Anche se la popolazione russa era decimata a più riprese, lo sviluppo industriale dell'Urss sembrava miracoloso. Negli altri paesi d'Europa
l'industrializzazione era stata graduale e c'erano stati anni in cui la produzione di ferro e carbone raddoppiò, ma nell'unione sovietica in 10 anni la
produzione di carbone aumentò del 359% e quella siderurgica quadruplicò. L'Urss si sforzò per rendere il paese competitivo tramite un sistema di trasporti
che collegava centri industriali alle grandi città del paese. L'industria pesante inoltre fu privilegiata rispetto agli altri settori, nonostante nel piano
quinquennale fossero considerati, poiché si riteneva che quel tipo di industria avrebbe portato l'Urss in alto e velocemente. Ci furono però degli squilibri:
➢ Concentrarsi solo sui settori siderurgici, meccanici, ecc, non fece sviluppare l'industria leggera e del consumo, le quali rimasero al pari
dell'agricoltura.
Il prezzo dell'industrializzazione: la mobilitazione totalitaria delle masse lavoratrici.
L'industrializzazione sovietica portò varie trasformazioni nella società:
• L'analfabetismo (che raggiungeva durante la Grande Guerra il 90% in alcune regioni), fu quasi completamente eliminato grazie al grande
sviluppo dell'istruzione e dei servizi sociali.
• Creazione di un vasto apparato di controllo rappresentato dalla burocrazia di partito. La burocrazia, onnipresente e diffusa a livello capillare,
sorvegliava le masse che costituivano la forza-lavoro, solo così si poteva controllare l'industrializzazione di un paese tanto grande.
• Elevati costi sociali: ci furono infatti milioni di morti per fame, prigionia, deportazione. La popolazione rurale venne sradicata e reclutata per
lavorare nelle aziende collettive, campi di lavoro forzato (gulag) o nelle città industriali.
Scheda → “Gulag”
L'emulazione socialista, il modello ideologico dello stakhanovismo.
Anche l'organizzazione del lavoro si modificò, innanzi tutto vennero eliminati le leggi operaie e i sindacati, e i salari furono ridotti al minimo. I ritmi
di lavoro erano insostenibili, gli operai continuamente sotto pressione. Venne poi proposto il modello ideologico dello stakhanovismo (da Stakhanov,
eroe del lavoro dell'epoca staliniana) che premiava gli operai più produttivi; lo stakhanovismo fu propagandato tramite radio, giornali, ecc. Nonostante
questo il lavoro si svolgeva in un clima di militarizzazione, dunque l'assenteismo e la bassa produttività non diminuirono → questa poteva essere l'unica
forma di protesta operaia contro le scarsissime condizioni.
Un regime autoritario fondato sul culto della personalità.
Dopo aver stroncato la resistenza Stalin passò all'eliminazione di chiunque fosse sospettabile e non in linea con lui all'interno del partito; queste azioni
repressive prendono il nome di “purghe”. Tra il '34 e il '38 ci fu un'ondata di terrore e repressione guidata dalla polizia segreta (Gpu) che investì
popolazione, partito e Armata rossa. Ci furono migliaia di processi (fondati su basi giuridiche irregolari, senza prove o strumenti di difesa), fucilazioni di
massa, arresti, deportazioni; gli stessi Kamenev e Zinov'ev furono condannati a morte. La polizia politica rimase così l'unico potere attivo nel paese e il
partito era completamente nelle mani di Stalin, il quale nel mentre costruiva il mito di se stesso con il culto della personalità. Ci fu un'identificazione
fra partito e stato, tutti i poteri erano sottomessi alla volontà del capo che ormai era sotto controllo. La stessa Costituzione emanata da Stalin nel '36
nonostante promulgasse i diritti umani era resa inerte dal potere politico personale del dittatore.

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