Dagli albori dello Stato unitario agli inizi del ‘900 la bonifica è intesa come prosciugamento delle paludi per combattere la malaria: si punta così a opere puramente idrauliche. Nel 1882 la legge ‘Baccarini’ prevede l’intervento dello Stato, che finanzia la realizzazione e manutenzione di opere con relativa trasformazione agraria, ma ai soli fini igienici e non economici. Nel 1904 si dà il via al “Regolamento sulle bonificazioni delle paludi e dei terreni paludosi”, mentre nel 1905 si prevedono specifici interventi per l’agro romano (entro 10 km. dal centro di Roma), onde consentire l’insediamento umano e il miglioramento agricolo. La concezione della bonifica cambia a partire dalla metà degli anni ’20 del Novecento: oltre al prosciugamento delle paludi, alla sistemazione delle colline e al risanamento delle pendici delle montagne, viene in rilievo il “pubblico interesse”. Si punta così anche al miglioramento del tenore di vita delle popolazioni. Il Regio Decreto ‘Serpieri’ del 1933 codifica la bonifica come “integrale”, finalizzandola con grande lungimiranza a scopi di pubblico interesse, mediante opere di bonifica e miglioramenti fondiari, che interessano anche i terreni attigui non coperti di acqua: viene così in rilievo la gestione integrale del territorio, con interventi organici per la difesa e lo sviluppo di estese porzioni di territorio. Pur mantenendo la centralità degli interventi rivolti al suolo per uso agricolo, trova spazio anche l’irrigazione, la difesa e il regime delle acque. Gli interventi sono volti anche a conseguire “vantaggi igienici, demografici, economici o sociali”. Viene inoltre sancita la partecipazione dei privati a tutte le fasi della bonifica attraverso la formazione di consorzi di bonifica, formati da utenti, con il compito di predisporre il piano di bonifica, eseguire le opere (affidate dallo Stato per mezzo dello strumento della concessione). A conclusone della bonifica il consorzio rimane operante per la relativa manutenzione. Per il finanziamento delle opere interviene lo Stato, mentre per la manutenzione il consorzio ha diritto di esigere contributi dai propri consorziati (il pagamento ha natura di onere reale, ha carattere tributario ed è rapportato al beneficio conseguito dai proprietari). Ai fini della riscossione del suddetto contributo risulta di particolare valore la previsione dell’art. 10 che, innovando rispetto alle norme del 1904, specifica che ne sono gravati i proprietari di “immobili” (nel precedente testo di inizio secolo si parlava esclusivamente di “terreni”), “compreso lo Stato, le Province ed i Comuni per i beni di loro pertinenza”. Tale fondamentale distinzione risulterà particolarmente utile nel prosieguo dell’esame delle problematiche, allorquando si parlerà di beni agricoli ed extra-agricoli. Quanto alla figura giuridica, i Consorzi sono tipizzati come “persone giuridiche pubbliche”, caratterizzate dall’auto-governo dei consorziati, ovvero gli utenti. Il primo efficace intervento di bonifica integrale è realizzato negli anni ’30 e riguarda l’Agro Pontino (provincia di Latina), successivamente ripopolato con l’insediamento di 30.000 persone trasferite dal Friuli, dal Veneto e dal ferrarese e la creazione di nuove città. Leonardo Rubino