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Itinerari

ITINERARI STORICI

LUCI DEL SAPERE E LUNGHE OMBRE: DA BISANZIO AL MEDIO EVO

Il tour delle emozioni: luoghi mistici e culturali

È un tour delle emozioni quello fra i luoghi del misticismo e della cultura.
Prima tappa è Bobbio, immerso nella natura della Val Trebbia. Fondata dal
monaco irlandese Colombano (614), Bobbio fu uno dei centri monastici più
importanti dell’Europa alto-medioevale. Nel museo della sua famosa abbazia
sono conservati reperti romani e alto medioevali, tra cui la meravigliosa
teca eburnea. Oltre all’antico e particolare Ponte Gobbo, si possono visitare
il Duomo, la Basilica di San Colombano con Mosaici e la Cancellata dell’
XI secolo. Risalendo la Val Trebbia e seguendo il Po, verso Piacenza, si
raggiunge Monticelli d’Ongina. Il borgo è raccolto intorno alla spettacolare
Rocca Pallavicino. Il castello contiene un Museo Etnografico tutto dedicato al
Po con addirittura un acquario con le specie ittiche del fiume. Non si riparte
prima di aver visto anche la quattrocentesca Collegiata di S. Lorenzo. Un
altro luogo simbolo per la religiosità è nella vicina Val d’Arda: è l’abbazia
cistercense di Chiaravalle della Colomba (1136). L’abbazia nacque sul
modello di quella borgognona di Citeaux dove i monaci praticavano la povertà
di San Bernardo. Grandi emozioni nel Parco Nazionale Archeologico di Veleia
Romana, a Lugagnano Val d’Arda; Veleia comprende i resti di un termario con
un foro e le tracce dei quartieri di abitazione. C’è anche un museo con i reperti
degli scavi iniziati nel 1747.

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Il romanico modenese

Può essere una pieve, un’abbazia o una cattedrale. Ma c’è un filo invisibile
che collega le architetture romaniche del territorio, e forse non ci sarebbe
neanche bisogno di dire che l’archetipo è il Duomo di Modena. È infatti da qui
che si parte: per imprimersi nella mente quale fu il modello che fece scuola
per originalità e monumentalità, ispirando tante costruzioni successive. La
prima tappa è la Pieve di San Giorgio a Ganaceto, sulla strada per Carpi:
conserva l’originaria struttura romanica nella zona absidale; da notare la bella
Acquasantiera delle Sirene (1130), attribuita ad un seguace del Maestro della
Metope. A Carpi le parti romaniche della rimaneggiata Pieve di Santa Maria
in Castello, chiamata la Sagra, appartengono alla ricostruzione avviata da
Matilde di Canossa (XII sec.) romanica (come si vede nel fianco sinistro),
nonostante i rimaneggiamenti, anche la Pieve di Santa Maria della Neve a
Quarantoli di Mirandola. L’ ambone con i due Telamoni viene attribuito alla
scuola di Wiligelmo. A proposito di Nonantola: venne fondata nel 752
dall’abate Anselmo, cognato del re dei Longobardi, che aveva fondato qualche
anno prima anche la Pieve romanica di San Silvestro a Fanano; ospizio per
i viandanti che, seguendo la Via Romea, valicavano l’Appennino tra Toscana
ed Emilia.

Bologna in mezza giornata

Si può visitare Bologna in mezza giornata? È un peccato, ma ecco cosa


“distillare”. Andando un po’ di corsa, si può partire da Piazza Maggiore e
fotografare con il cuore la corolla di palazzi medioevali e rinascimentali che
la circondano: partendo dalla Basilica di San Petronio, in senso orario, ci
sono Palazzo dei Notai, Palazzo D’Accursio, Palazzo del Podestà e Palazzo
dei Banchi. Fra le storie che ci sono dietro a ognuno di questi palazzi, la più
struggente è quella di Palazzo Re Enzo che guarda la fontana del Nettuno: fu la
prigione a vita di un principe, biondo e bello, adorato dalle signore bolognesi,
Re Enzo appunto, dal 1249 fino alla sua morte nel 1272. E se aprite bene gli
occhi, potrete scoprire una curiosità di Piazza Maggiore: il già citato Palazzo
dei Banchi è in realtà solo una facciata scenografica per mascherare le viuzze
del mercato retrostante che si apre da Via delle Pescherie.
Verso le Due Torri, c’è un piccolo palazzo che vi incuriosirà: è Palazzo della
Mercanzia (1384), gotico, bifore in cotto e in marmo, con gli stemmi delle
corporazioni cittadine medioevali. Una delle più belle piazze di Bologna è
Piazza Santo Stefano. È tutta in discesa, digradante verso la basilica omonima
che – osservate bene - in realtà è un incredibile complesso di sette chiese,
detto “Santa Gerusalemme”. E a proposito di chiese, molto famosa è quella di
San Domenico (1221) che conserva la tomba del santo.

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Dagli etruschi all’architettura più ardita

È possibile vedere una necropoli etrusca e un esempio della più ardita


architettura moderna nel giro di pochi chilometri? È quello che offre l’itinerario
che, da Pontecchio Marconi, sui primi contrafforti appenninici, si inoltra nella
valle del Reno. Villa Griffone (visite solo su appuntamento) è la casa dove
Guglielmo Marconi, inventore della radio, visse e condusse i suoi esperimenti.
Più avanti ecco Marzabotto: è un posto speciale perché c’è la necropoli di
Misa, il Museo Etrusco Pompeo Aria e la Scuola di Pace nel parco di Monte
Sole. Poi una sorpresa, anzi due: a Vergato, c’è l’antico Palazzo dei Capitani
e un’avveniristica chiesa, progettata da Alvar Aalto, celeberrimo architetto
finlandese. Nella frazione di Riola svetta un orientaleggiante castello, costruito
in epoca liberty: la Rocchetta Mattei. Si respira la storia anche a Grizzana
Morandi, dove si possono scoprire i luoghi del famoso pittore, come il Borgo
Scola, dove sono stati recuperati i fienili del Campiamo. Escursioni mistiche?
Ai santuari di Montovolo oppure a Madonna del Cigno di Camugnano (dove
c’è anche la bella chiesa di Bargi) o ancora alla Madonna di Bocca di Rio
a Castiglione dei Pepoli. Qui d’estate viene ricreata una spiaggia per gli
appassionati di windsurf nell’azzurrissimo bacino di Suviana.

L’Abbazia di Pomposa

Nel Delta del Po, fra fenicotteri rosa e aironi cinerini, la tappa più spirituale
è l’antica Abbazia di Pomposa (VI sec.), vicino a Codigoro. Nelle giornate
invernali di nebbia, la sagoma del suo campanile si materializza all’improvviso.
Per tutti i pellegrini medioevali in cammino verso la tomba di San Pietro a
Roma, il monastero benedettino di Pomposa era una tappa obbligata.
Oggi è considerata uno dei maggiori capolavori europei dell’arte romanica
e bizantina. Ma non pensiate che sia solo una semplice chiesa! Tutto il
complesso è formato da vari edifici: il Palazzo della Ragione, il campanile
di ben 48 metri e la chiesa, dedicata a Santa Maria Assunta con bei portici e
decorazioni. Contiene un ciclo di preziosi affreschi (c’è anche un grandioso
Giudizio Universale) e un bellissimo pavimento a mosaico, di tre epoche
differenti... In ogni caso Pomposa, per la sua posizione centrale è un ottimo
punto di partenza per escursioni nel Parco del Delta e nel Bosco della Mesola
dove vivono gli ormai rarissimi cervi della Mesola, oggetto di particolare
tutela.

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Itinerari paleocristiani bizantini

Siamo nel 410: i Visigoti entrano a Roma e catturano la giovanissima


principessa romana Galla Placidia (sorella dell’imperatore Onorio). Alarico
I, re dei Visigoti, ne è folgorato. Galla diventerà la sua compagna. Alla morte
dell’anziano re, Galla sposerà il giovane e valoroso Ataulfo, cognato di Alarico.
Oggi di lei ci rimane lo stupendo mausoleo di Ravenna. Sono davvero tante le
storie dietro gli otto capolavori paleocristiani, dichiarati patrimonio Unesco.
Ecco il Battistero Neoniano (450): una vasca ottagonale in marmo greco
e incredibili mosaici in stile romano-ellenico. Poi il Battistero degli Ariani
(l’arianesimo era la religione dei “barbari” tedeschi): a forma ottagonale, in
parte interrato, costruito dai Goti, rappresenta la fusione fra le due religioni.
Passando da un battistero ariano a una chiesa bizantina, si rivive per magia
(succede solo a Ravenna) il passaggio dalla fine dell’Impero Romano al
Medioevo. Durante il regno di Teodorico, il re dei terribili Ostrogoti, sorse la
Cappella di Sant’Andrea, oratorio privato del vescovo Pietro II. Poi arrivarono
altri capolavori: Sant’Apollinare Nuovo, Sant’Apollinare in Classe con il
santo raffigurato sopra un verde prato fiorito. E l’orientaleggiante Basilica
di San Vitale con i famosissimi mosaici di Teodora e Giustiniano e la corte
bizantina.

L’EQUILIBRIO E LA BELLEZZA: LE VIE DEL RINASCIMENTO

Rinascimentale Piacenza

Chi arriva a Piacenza si trova proiettato in un’atmosfera da favola. La città è


ricca di palazzi e basiliche rinascimentali. Fra le chiese, la più suggestiva è il
Santuario di Santa Maria di Campagna con un superbo ciclo di affreschi. Da
questo piazzale nel 1095 il papa Urbano II bandì le prime crociate della storia.
Grandi emozioni anche a San Sisto, una chiesa di donne, fondata nel 874
dalle monache benedettine. Qui è sepolta Margherita D’Austria (1522-1586).
Sopra l’altare maggiore c’è una copia della “Madonna Sistina” di Raffaello,
eseguita espressamente per la chiesa. L’originale fu venduto dai benedettini
per 10.000 zecchini nel 1754 al re di Polonia. Oggi è il pezzo clou del Museo
di Dresda. Oltre alla chiesa di San Sepolcro (1513), va citato naturalmente
Palazzo Farnese (1559-1602), che sorge a fianco di ciò che resta della
trecentesca Cittadella dei Visconti: due torri angolari e cortine murarie merlate.
Densa di dimore è Via Taverna con Palazzo Barattieri di S. Pietro, Palazzo
Somaglia, Palazzo Scotti da Fombio, e il prospiciente settecentesco Palazzo
Scotti di Castelbosco. L’edificio più importante è fra Via Giordano Bruno e Via
del Consiglio: è Palazzo Landi (XV sec.). Ospitò l’imperatore Carlo V e suo
figlio Filippo II di Spagna. Bellissimi il portale (1506), il chiostro e lo scalone.
Ora è sede del Tribunale.

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Pittoresco Oltretorrente

Un tour inconsueto in una delle aree più pittoresche di Parma. La zona è quella
dell’oltretorrente (il torrente Parma che attraversa la città), quartiere popolare
anticamente caratterizzato dalla presenza, lungo i canali, di ospizi, monasteri
e manifatture. È proprio qui che nacque il grande direttore d’orchestra Arturo
Toscanini. La casa natale è stata trasformata in un Museo, ricco di cimeli,
documenti e curiosità. In Via D’Azeglio 45 c’è un grande edificio a logge:
è l’Ex Ospedale Vecchio della città, costruito nel 1400 e attivo fino al 1926.
Nell’oltretorrente si trova anche la monumentale chiesa della Santissima
Annunziata (1566), dove un rilievo in stucco sopra il portale centrale celebra
il tema dell’Annunciazione che deriva il suo nome. Dello stesso complesso fa
parte il seicentesco Oratorio di Sant’Ilario, dedicato al patrono della città (1663)
e la chiesa di Santa Maria del quartiere (1604). A due passi dal torrente, dopo
il ponte Verdi, si staglia il Palazzo Ducale, voluto da Ottavio Farnese nel 1561,
progettato da uno dei più geniali architetti dell’epoca, Vignola, e restaurato da
Petitot nel 1767. Insolita la stanza degli uccelli, con 224 figure di volatili; più
romantica la Sala dell’Amore affrescata dal Carracci, ma che contiene anche
alcuni affreschi del Parmigianino. All’esterno, un immenso parco con alberi
secolari e sculture settecentesche.

Un tour tra le corti in riva al Po

Che splendore fu il Rinascimento sulle rive del Po! Il tour delle corti padane
parte da Gualtieri, luogo che per un attimo toglie il respiro per l’originalità
della sua piazza rinascimentale e porticata, realizzata dall’Argenta. Sul lato di
levante della piazza, si erge la massiccia mole di Palazzo Bentivoglio al cui
interno si trovano la grandiosa Sala dei Giganti (con affreschi del XVII° sec.),
la cappella e il teatro settecentesco. Nel palazzo è ospitato il Museo “Antonio
Ligabue” che raccoglie copie di quadri dell’artista. Nella vicina Luzzara è
aperto dal 1967 il Museo Nazionale di Pittura Naif “Cesare Zavattini”.
Guastalla ha l’atmosfera della piccola capitale, con i ricordi dei Gonzaga.
Su piazza Mazzini si erge la statua bronzea di “Ferrante I Gonzaga” opera
di Leone Leoni detto l’Aretino (tardo ‘500), la Cattedrale di S. Pietro e il
Palazzo Ducale della seconda metà del ‘500. Correggio visse oltre sei secoli
di grande splendore come capitale del Principato omonimo. Oggi è una
pittoresca cittadina padana, il cui incanto sopravvive nel Palazzo dei Principi,
dove furono ospiti l’Ariosto, il Bembo, l’Aretino e l’imperatore Carlo V. Ospita
il Museo Civico organizzato in 5 sale, tra cui la Sala del Mantegna, con il
“Redentore” eseguito da Andrea Mantegna nel 1493 e la Sala del Correggio,
con una tavoletta dell’artista Antonio Allegri, insigne pittore del rinascimento
italiano nato qui, raffigurante il “Volto di Cristo”.

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Seguendo le tracce degli Estensi

L’insediamento degli Estensi a Modena nel 1598 trasformò la città


rinascimentale in un centro splendido. Di quel periodo rimangono tracce in
palazzi, musei e gallerie, chiese, e addirittura nell’orto botanico universitario.
Proprio le “Serre Ducali” (tra Corso Canal Grande e Viale Caduti in Guerra),
istituite nel 1700 da Francesco III d’Este, oggi contano oltre mille piante rare.
Si parte da quello che è sempre stato il centro del potere della città: il Palazzo
Comunale in Piazza Grande. Un palazzo con un segreto… Dietro la facciata
loggiata costruita nel 1600, si cela un insieme di edifici medievali. Si deve
salire lo scalone per vedere le decorate sale storiche. La più famosa è la Sala
del Fuoco con gli affreschi di Nicolò dell’Abate, realizzati nel 1546. Portali
in marmo, statue di terracotta e preziosi affreschi rinascimentali sono poi il
tesoro della Chiesa e Monastero di San Pietro (1476-1518), bellissima in tutte
le sue parti, compresa la sagrestia, che conserva dei meravigliosi banconi
intarsiati. Ma come viveva la potente famiglia estense? Ce lo mostra – ed
è una visita emozionante – la Galleria Estense, all’ultimo piano del Palazzo
dei Musei: contiene una parte della preziosa collezione di dipinti, disegni,
oggetti, libri antichi appartenuta alla famiglia ducale.

Ferrara rinascimentale

In ogni scorcio di Ferrara si respira l’atmosfera del suo Rinascimento. Ma


un conto è l’atmosfera, un conto è una “vera passeggiata dentro il 1500”:
un percorso suggestivo è quello che da Castello Estense, passando per Via
Borgo dei Leoni, tocca prima la Chiesa del Gesù, che conserva un bellissimo
Compianto in terracotta, poi scivola in Corso d’Ercole I d’ Este. Disegnata dal
geniale architetto di corte Biagio Rossetti, concepita come una “via ideale”, è
un perfetto rettilineo di 1.300 metri, con pavimento in ciottoli e fiancheggiato
da giardini e palazzi eleganti come Palazzo Giulio d’Este e, all’incrocio con
Via Ariosto, sul magico Quadrivio degli Angeli, Palazzo dei Diamanti, Palazzo
Turchi di Bagno e Palazzo Prosperi Sacrati. Proprio da queste parti c’è anche
la casa di Ludovico Ariosto (su Corso Rossetti). Una curiosità? Viale della
Certosa. È una strada alberata, completamente sterrata pur essendo in pieno
centro. Conduce alla Certosa, monastero fondato da Borso d’Este (1452): oggi
è il cimitero monumentale. E vi piacerà Piazza Ariostea. Erbosa, geometrica,
ad anfiteatro. Luogo molto vissuto dai ferraresi che qui vengono a correre o a
giocare. O magari, facendo altri due passi, a visitare la vicina Galleria d’Arte
Moderna, a Palazzo Massari.

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Lungo le vie del Rinascimento della Romagna

Il tour non può che cominciare da Bagnacavallo: gioiello urbanistico a pianta


medioevale con una poetica Piazza Nuova, pregevoli chiese (San Michele,
San Girolamo, e del Carmine), ricca pinacoteca. Forse non tutti sanno
che Bagnacavallo è il punto di riferimento nazionale per l’incisione. Tutto
è cominciato quando un signore, Vittore Ferroni, donò la sua collezione
di stampe antiche alla città. Nacque così il Gabinetto delle Stampe la cui
collezione si è sempre più arricchita. Oggi il Gabinetto cura le edizioni del
repertorio degli incisori italiani dove sono presenti 750 artisti viventi. Una
vera rocca quattrocentesca, perfettamente conservata, la troverete a Bagnara
di Romagna. Le sue torri hanno visto un susseguirsi di padroni di casa: Santa
Sede, Estensi, Venezia, Manfredi, Sforza, Papa Sisto IV. Per fortuna oggi è
aperta a tutti (è sede comunale) e ospita l’archivio storico con rarissimi testi
risalenti al 1600.
Cinquecentesca è la rocca estense di Lugo, testimonianza dell’architettura
fortificata. Ma non è la sola attrattiva di questa cittadina con un centro storico
di sapore settecentesco, il quadriportico del Pavaglione e il monumento
all’eroe dell’aviazione Francesco Baracca.

La “città-fortezza” di Terra del Sole

Già il nome è una poesia: Terra del Sole. Perchè il sole illumina una città
ideale, la città dell’utopia. Ma il bello è che Terra del Sole - a un passo da
Castrocaro Terme - cittadina rinascimentale progettata a tavolino nel 1400 è
rimasta intatta oggi come allora. Fu concepita dalla famiglia dei Medici signori
della zona (la Toscana è vicina) come una “città ideale” fortificata. In pieno
spirito rinascimentale doveva essere un felice microcosmo rispecchiante la
perfezione e l’armonia del macrocosmo. Insomma un’invenzione spaziale:
ecco la Terra del Sole o “Eliopoli” (Città del Sole). Il progetto fu fatto realizzare
dai migliori architetti e “cervelli” del tempo: Baldassarre Lanci, urbinate, come
architetto generale, il figlio Marino, il Camerini, il Buontalenti ed il Genga
come suoi collaboratori e continuatori. Il risultato? Un rettangolo bastionato
che si vede ancora oggi. E all’interno un abitato civile e militare. L’insediamento
perfettamente simmetrico, con tanto di cardo e decumano che si incrociano,
comprende quattro isolati. Due borghi, romano e fiorentino, l’attraversano da
porta a porta, affiancati da quattro borghi minori. Due angolati castelli fanno
da pittoresco sfondo. Il tutto è raccordato dalla vasta Piazza d’Armi, dove si
affacciano edifici monumentali come la Chiesa di S. Reparata, il Palazzo dei
Commissari, quello dei Provveditori e quello della Provincia.

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Il massimo splendore del Rinascimento: la signoria dei Malatesta

Se si dovesse stilare una classifica del meglio del Rinascimento italiano, il


Tempio Malatestiano si guadagnerebbe un posto fra i primissimi posti. Quindi
attenzione a non perderlo! Nella provincia di Rimini, il Tempio Malatestiano
è forse il simbolo più maestoso del massimo splendore della Signoria dei
Malatesta. Doveva essere il mausoleo del potente Sigismondo Malatesta che
per questo fece demolire, senza tanti complimenti la Chiesa di San Francesco
(XIII sec.), in pieno centro a Rimini, in quella che oggi è Via IV Novembre,
appena dietro Piazza Cavour. Quel che è certo è che il Mausoleo avrebbe
dovuto lasciare l’Italia rinascimentale a bocca aperta, un po’ per l’ammirazione
e un po’ per l’invidia. Ecco che allora Sigismondo, nel 1447, chiamò tutti
i grandi dell’epoca: Leon Battista Alberti che firmò la meravigliosa facciata
di marmo, Piero della Francesca che affrescò le pareti, Agostino di Duccio
che elaborò le decorazioni interne. La caduta in disgrazia di Sigismondo
(ricevette la scomunica papale) non permise il completamento dell’opera: i
lavori furono interrotti nel 1461. Ma il Tempio Malatestiano è ugualmente
splendido. L’interno è ricchissimo di opere d’arte, fra cui un Crocifisso su
tavola di Giotto e naturalmente le tombe di Sigismondo e della sua giovane
amante, diventata poi sua moglie Isotta degli Atti.

LUMI, RAGIONE, RIVOLUZIONE E SENTIMENTO: ITINERARI


NELLA MODERNITÀ

I luoghi verdiani

Difficilmente chi arriva a Parma si perderà il giro dei luoghi verdiani. Giuseppe
Verdi (1813-1901), il leggendario compositore, nacque a Busseto (38 km da
Parma) e, nonostante fama e ricchezza, non abbandonò mai la sua terra. “Io
– dichiarava – rimango sempre un contadino di Roncole”.
E si parte proprio da Roncole Verdi, frazione di Busseto. Qui nacque e visse
la sua infanzia il piccolo Verdi. Le poche stanze al secondo piano di un’umile
casa, adibita anche a osteria, sono state ricostruite con pezzi dell’epoca. Ma
naturalmente il centro principale è Busseto, dove tutto parla del Maestro e
tutto porta il suo nome: la piazza (con il centro storico, la Collegiata di San
Bartolomeo, Villa Pallavicino), il monumento e il piccolo teatro recentemente
ristrutturato. Verdi si trasferì a Busseto quando aveva 10 anni per intraprendere
gli studi di musica. Visse a casa del droghiere del paese, Antonio Barezzi, di
cui sposò poi la figlia Margherita. Casa Barezzi, nel centro storico conserva
molti cimeli, così come Palazzo Orlandi, che Verdi comprò nel 1845 quando
era il palazzo più signorile della cittadina e dove visse con il soprano
Giuseppina Strepponi, causando non poco scandalo. Il percorso si conclude
a Sant’Agata, dove il Maestro ristrutturò Villa Verdi, che divenne la sua dimora
dal 1851 fino alla morte.

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Reggio Emilia tra ‘700 e ‘800

L’itinerario inizia da Piazza Prampolini dove si può ricordare un momento


fondamentale della storia d’Italia: la nascita del Tricolore. Qui avvennero i
moti che portarono alla nascita della Repubblica Cispadana, qui venne affisso
l’albero della Libertà. All’interno del Palazzo Comunale, nella storica seduta
del 7 gennaio 1797 i delegati della Repubblica Cispadana proclamarono
il tricolore bianco, rosso e verde come stendardo della repubblica. Tutta la
storia nella Sala e nell’attiguo museo del Tricolore.
Per inquadrare il clima culturale del Settecento c’è la spettacolare collezione
naturalistica dell’illuminista Lazzaro Spallanzani, nei Civici Musei, ancora
articolata secondo i criteri di fine ‘700.
L’Ottocento può essere “fotografato” nella sezione ottocentesca della Galleria
Fontanesi oppure, usciti dalla Galleria, nel Teatro Valli, dall’imponente
architettura neoclassica (1857), centro della vita culturale cittadina e nel
Teatro Ariosto. Di fianco si trova la Galleria Parmeggiani, singolare esempio
del gusto collezionistico di fine ottocento, che accosta oggetti originali e falsi
di qualità. Da qui si raggiungono i vecchi vicoli intorno alla Sinagoga di Via
dell’ Aquila, ampliata nell’800 in clima di libertà e uguaglianza, oggetto di un
restauro recente, e si termina in Corso Garibaldi, con l’ex Palazzo Ducale,
oggi sede della Provincia.

Faenza neoclassica

Questo giro nella Faenza neoclassica si trasforma in una grande lezione


di storia dell’arte dal vivo. Chi non sa cosa si intende per architettura
neoclassica, vada subito a vedere Palazzo Milzetti, considerato dagli urbanisti
uno dei palazzi più belli di tutta l’età neoclassica italiana. Costruito fra il 1792
e il 1805 (oggi proprietà dello Stato) ha una facciata severa, caratterizzata
da cantoniere sporgenti e finti bugnati. Ma non accontentatevi di ammirarlo
da fuori. L’emozione più grande arriva all’interno: ci sono sale raffinatissime,
ricche di decorazioni e personaggi mitologiche, realizzate a tempera e stucchi.
Un altro capolavoro neoclassico è il Teatro Masini. Come molti edifici
dell’epoca, ha interni firmati dal geniale Felice Giani (1758-1823). La sala è
a ferro di cavallo, quattro ordini di palchi separati da colonne. L’ultima fila in
alto è decorata con venti statue degli dei dell’Olimpo e le Muse. Fra colonne,
stucchi, e personaggi mitologici, il Settecento racconta se stesso nelle sale
della residenza Municipale, nei palazzi di Corso Mazzini: Palazzo Gessi,
Palazzo Conti, Casa Morri e Casa Pistocchi, Palazzo Zucchini, Casa Bubani.
In Piazza San Domenico in stile neoclassico è la chiesa omonima. Altre chiese
sono San Vitale, San Sigismondo e San Gerolamo e poi ecco ville come Villa
Rotonda e delle Sirene.

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Architettura fra le due guerre

Dimenticato e snobbato fino a ieri. Riscoperto e tornato di moda oggi.


È l’itinerario del Ventennio, fra arterie larghe e diritte, palazzi imponenti,
colonnati ed ampissime piazze. Il percorso è uno dei più richiesti dai turisti
a Forlì, “la città del Duce”. In realtà, Mussolini nacque a Predappio, a circa
dieci chilometri. La riorganizzazione urbanistica ed architettonica fascista
obbedì ad intenti di monumentalismo trionfalistico. L’intervento più cospicuo
ed organico fu la costruzione della nuova stazione,ingresso alla città e nuova
frontiera, di fronte alla quale fu realizzato l’attuale, amplissimo Viale della
Libertà, su cui si affacciano cospicui edifici dell’epoca: per tutti valga il
complesso ex G.I.L. Al termine del viale, si apre il vastissimo Piazzale della
Vittoria, dominato al centro dal Monumento ai caduti della Grande Guerra,
progettato dall’architetto romano Cesare Bazzani. Del monumento colpisce
l’altissima colonna, 22 metri, in cima alla quale è collocata la scultura in
bronzo che rappresenta le tre vittorie: in cielo, in terra, in mare. Imponente
e significativa testimonianza della corrente razionalista dell’architettura del
tempo è l’ex Collegio Aeronautico, che si affaccia su Viale della Libertà e
sul Piazzale, occupandone ampi tratti. Altro intervento incisivo interessò
Piazza Saffi e Piazza XX Settembre. Nella seconda, per costruire il Palazzo di
Giustizia, fu abbattuto un intero isolato!

Itinerario felliniano

Il Grand Hotel, il cinema Fulgor, la Gradisca, il Pataca, la piazza centrale, il


mare (da dove sbuca il meraviglioso transatlantico Rex)... C’è tutta Rimini nei
film di Fellini. Il Maestro, mantenne sempre con Rimini un legame fortissimo
e chiese di riposarvi per sempre. Oggi proprio all’ingresso del cimitero di
Rimini, c’è il monumento che Arnaldo Pomodoro realizzò per lui e Giulietta
Masina: una prua rivolta al cielo che evoca il leggendario Rex di Amarcord.
Al Maestro la città ha dedicato una Fondazione di studi, in Via Oberdan 1,
nella casa di famiglia che contiene la biblioteca e i disegni del regista. C’è
anche un Museo a lui intitolato dove curiosare fra materiali di scena, schizzi
e mostre. In Via Gambalunga 27, la cineteca comunale conserva film, video e
manifesti. Si arriva così in Piazza Cavour che, assieme alla vicina Piazza Tre
Martiri, fu il modello per la piazza di Amarcord: infatti Fellini la ‘sua Rimini’
l’ha sempre ricostruita altrove. Il cinema Fulgor, per esempio, che si trova in
Corso d’Augusto, è stato ricostruito prima in “Roma” e poi in “Amarcord”.
Spostandosi al mare, a Marina Centro, c’è il grande piazzale verde a lui
dedicato. Qui si affaccia il favoloso Grand Hotel (con la suite Fellini): luogo
dell’immaginario del Maestro. “Il Grand Hotel – raccontava - era la favola
della ricchezza, del lusso e dello sfarzo orientale...le sere d’estate diventava
Istanbul, Baghdad, Hollywood...”

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