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La simbologia araldica Gli stemmi

L'Araldica la scienza del blasone; la scienza cio che regola e governa la composizione degli stemmi gentilizi (GUELFI CAMAJANI Piero, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 43). Anticamente era la scienza degli araldi: cio di coloro i quali avevano il compito di riconoscere, nei tornei od in battaglia, le armi dei cavalieri. Lorigine degli stemmi, cos come attualmente si vedono, da ritenersi risalire al tempo di Ottone I Imperatore. Il primo trattato del blasone conosciuto, apparve in Francia verso il 1180 sotto il regno di Filippo Augusto. Se le prime armi apparvero nei tornei, gli esempi dei veri stemmi non si trovano che verso la fine del XII secolo. Per fino intorno al 1260 non erano propri delle persone che li portavano ma dei loro domini; infatti, il Signore cambiando stato e signoria, mutava sigillo e divisa. Un importante impulso alla diffusione si ebbe in occasione delle crociate. Fino a quando il Signore stava nelle sue terre non ebbe necessit di un segno distintivo ma quando si ritrov lontano dai propri possedimenti e confuso con la moltitudine dei crociati, sent il bisogno di avere un segnale che lo distinguesse dagli altri, coperti come lui dallarmatura. Ogni cavaliere quindi scelse un colore conforme ai sentimenti ed un segno esprimente qualche glorioso suo fatto o personale accidente o avente qualche richiamo o somiglianza con il proprio nome: una colonna per i Colonnesi, lorso per gli Orsini, la carretta per i del Carretto, ecc. (GUELFI CAMAJANI Piero, Dizionario Araldico, cit., pp. 526-527). Dunque, sin dalle remote epoche passate, lo stemma costituiva un abituale mezzo di identificazione ed era ritenuto esclusivo privilegio della famiglia legittima titolare dello stemma stesso. Esso era normalmente connesso al possesso di un titolo nobiliare, ma poteva spettare anche a famiglie non nobili ma di distinta civilt (i c.d. stemmi di cittadinanza: si veda per esempio l'art. 30 dell'Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano del 1943 che prevedeva appunto il riconoscimento di stemmi di cittadinanza a favore di famiglie non nobili ma di distinta civilt, che fossero in grado di provare con documenti autentici o riproduzioni di monumenti di goderne da un secolo il legittimo possesso) e agli ecclesiastici. In regime monarchico, lo stemma nobiliare era considerato quale rappresentazione grafica del titolo ed era, quindi, considerato alla pari di questultimo, cio un diritto di natura personale. Pertanto, sul piano civilistico, ne era assicurata la tutela giudiziale nelle ipotesi di usurpazione o contestazione della propriet o del possesso. Sotto il profilo penale, luso abusivo di uno stemma di carattere nobiliare, e principalmente lillecita attribuzione di una corona nobiliare, poteva integrare il reato di cui allart. 498 c.p., risolvendosi nellusurpazione di un titolo. Invero, fin dai primi anni della nascita del Regno d'Italia, la monarchia si preoccup

di dettare precise norme araldiche relative all'uso ed all'ornamento esteriore degli stemmi. Per lart. 29 dellultimo Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano (Regio Decreto 7 giugno 1943, n. 651) le persone che possedevano uno stemma gentilizio, o ne ottenevano la concessione o il riconoscimento, potevano farne uso esclusivamente con le ornamentazioni proprie delle loro rispettive qualit o dignit conformemente al Regolamento. A questo Regolamento (Regolamento per la Consulta Araldica del Regno), emanato con R.D. 7 giugno 1943, n. 652, era allegato un Vocabolario Araldico contenente i termini tecnici usati per la descrizione (blasonatura) degli stemmi. L'araldica infatti ha una terminologia sua propria la cui conoscenza necessaria sia per descrivere gli stemmi, sia per comprendere le descrizioni degli stemmi che si trovano nei vari testi di araldica (per esempio, per indicare e capire i colori e le posizioni delle figure o pezze araldiche). In altre parole, essa serve per blasonare (cio descrivere) gli stemmi secondo i principi dell'araldica e, parallelamente, dato che generalmente nei testi araldici si trovano le blasonature (cio le descrizioni) degli stemmi e non le immagini, per capire la composizione grafica di uno stemma semplicemente leggendo la blasonatura di esso. Lo studio di essa permette poi l'approfondimento della simbologia araldica che molto varia, trattandosi di una scienza antichissima. Le figure (o pezze) araldiche possono essere figure propriamente araldiche, come il palo, la fascia, la banda, le losanghe ecc., o figure naturali, come quelle riproducenti animali, fiori, piante, uccelli, mestieri ecc., oppure figure ideali, come quelle che si riferiscono per esempio alla mitologia. Ogni figura araldica ha un preciso significato: per esempio la Banda, pezza araldica onorevole, simbolo del cavalierato o di alti gradi militari; il Fulmine simboleggia la potenza ed i poteri dell'eloquenza; la Cometa significa chiarezza di fama, nonch virt superiore e potenza eterna, dato che brilla di luce perenne; il Levriere, cane addestrato a riconoscere le lepri, rappresenta l'animo costante nel seguire una impresa; la Fede, figura consistente in due mani che si stringono, simboleggia l'amicizia, l'unione, la reciproca assistenza; ecc.. Il significato di ogni figura pu poi variare in considerazione della sua esatta forma, posizione e colore (smalto) ed in considerazione delle altre figure presenti nello scudo. Per tutto ci che riguarda la simbologia e la terminologia araldica fondamentale il citato Dizionario Araldico del Conte Piero GUELFI CAMAJANI. Lo scudo, cio il fondo su cui si disegnano le figure araldiche, in origine aveva forme assai diverse. L'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, approvato con il R.D. 7 giugno 1943, n. 652, stabil che si sarebbe dovuto usare lo scudo tradizionale italiano, appuntato per gli uomini e ovato per le donne, escludendosi per le future concessioni ogni altra foggia (art. 59). Oltre allo scudo ed alle figure in esso disegnate, fanno parte della simbologia araldica gli ornamenti dello scudo, cio quegli elementi che, esteriori allo scudo, servono ad indicare dignit proprie del titolare dello stemma. I c.d. ornamenti sono di due specie: ereditari e personali. I primi sono per esempio le corone, gli elmi, il mantello, ecc.. I secondi sono per i prelati: i cappelli, le mitre, i pastorali, la tiara; per i militari: le ancore, le bandiere, i cannoni, ecc.; per i cavalieri dei vari Ordini: la croce accollata dietro lo scudo, la collana, il nastro con la croce pendente, ecc.. I principali ornamenti indicanti la nobilt sono le corone e gli elmi.

Le corone si pongono sopra lo scudo e rappresentano il grado nobiliare per il tramite della loro forma. Anche gli elmi si pongono sopra lo scudo e rappresentano il grado nobiliare per il tramite della loro forma, colore e posizione, mentre non sono indizi di dignit la superficie rabescata, le bordature o cordonature dorate o argentate. Gli svolazzi (o lambrecchini) sono dei pezzi di stoffa ritagliata a fogliami dei colori dello scudo che, partendo dall'elmo, ricadono intorno allo scudo al fine di dargli un aspetto di eleganza (artt. 98-100 del Regolamento del 1943). I cimieri (artt.101-104 del Regolamento del 1943) sono delle figure poste sopra l'elmo, generalmente figure chimeriche o animali, che servivano a dare al cavaliere una apparenza pi fantastica e formidabile (GUELFI CAMAJANI P., Dizionario Araldico, cit., p. 139). I manti (artt. 105-108 del Regolamento del 1943) o mantelli sono riservati agli insigniti di potest sovrana, spettando quindi a Re, Principi e Duchi. Si richiamano alla tradizione cavalleresca i motti (artt. 109-111 del Regolamento del 1943) che consistono in frasi che racchiudono un pensiero od una sentenza; se formati al massimo di due o tre parole, sono detti gridi d'arme. Vengono posti in una fascia sotto lo scudo. Infine, come accennato, lo scudo pu essere ornato da elementi personali che costituiscono la rappresentazione di dignit cavalleresche, come quelle dei decorati dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata o di altri Ordini equestri, oppure che costituiscono la rappresentazione di altre distinzioni come quelle degli ecclesiastici, dei magistrati, degli ufficiali di terra, d'aria e di mare, ecc. (artt. 120-128 del Regolamento del 1943). Si detto che fin dai primi anni della nascita del Regno d'Italia, la monarchia si preoccup di dettare precise norme araldiche relative all'uso ed all'ornamento esteriore degli stemmi (per l'elenco dei vari provvedimenti normativi emanati, si veda La legislazione del Regno d'Italia nella sezione LA NOBILTA' di questo sito). L'evoluzione normativa in materia culmin con l'emanazione nel 1943 dell'ultimo Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano e dell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno. Questi due atti normativi rappresentano quindi, in quanto ultimi emanati prima della caduta della Monarchia, la massima evoluzione del diritto nobiliare italiano e ad essi si far riferimento in questo sito nel trattare delle questioni araldiche e nobiliari. Abbiamo scritto nell'introduzione, parlando dell'origine degli stemmi, che l'Araldica la scienza del blasone. Il blasonare uno stemma secondo i principi dell'araldica, significa descrive uno stemma usando la terminologia propria di questa scienza. Molto brevemente possiamo dire che per blasonare uno stemma si inizia dall'indicare il colore del campo dello scudo, si passa poi ad indicare le figure principali --

descrivendone il numero, la posizione ed il colore (smalto) -- e quindi le figure secondarie. Le figure -- definite dal MANNO come ci che si pu mettere negli scudi per formare le arme -- si possono suddividere in Araldiche, Naturali e Ideali. Delle Figure Araldiche fanno parte le Partizioni, le Pezze Onorevoli e le Pezze Araldiche (ad esempio: la fascia, il palo, la banda, la sbarra, lo scaglione, il cantone, la losanga, il lambello, il capo, ecc., figure qui non considerate, trattando esclusivamente della simbologia araldica). Nelle Figure Naturali rientrano quelle che fanno parte delle Scienze (Antropologia, Fauna, Avifauna, Ittiologia, Flora, Geologia, Astrologia, Meteorologia) e delle Arti (Religiosa, Bellica, Nautica, Venatoria, Pescatoria, Costruttiva, Domestica, Agricola, Lusoria, Arti e Mestieri). Delle Figure Ideali fanno parte le Figure della Agiologia, Demonologia, Mitologia ed i Mostri. Le figure (in particolare quelle animali e vegetali) spesso sono utilizzate quali stemmi parlanti (stemmi cio che ricordano il cognome attraverso immagini; ad esempio: l'orso per la famiglia Orsini; la rovere per la famiglia della Rovere), ma possono essere anche usate per il loro significato simbolico. Riguardo a questo aspetto, da dire che la simbologia araldica si rif alla simbologia romana, greca ed egizia, ma pu riferirsi anche alle caratteristiche peculiari di un animale (ad esempio, il leone usato per rappresentare il coraggio e quindi come simbolo della stirpe coraggiosa) o di una pianta (ad esempio, la quercia usata per simboleggiare la forza della stirpe), oppure al significato allegorico di un oggetto (ad esempio, la campana come simbolo di chiara fama o vocazione religiosa). E' da precisare che nella rappresentare graficamente uno stemma, le figure devono essere riportate invertite rispetto a come indicate nella blasonatura dello stemma stesso: ci perch la destra dello scudo quella posta a sinistra di chi lo guarda e viceversa; in altre parole, quando lo scudo del cavaliere visto di fronte, la sua sinistra corrisponde alla destra di chi guarda e la sua destra alla sinistra dell'osservatore. E' da precisare poi che in araldica la simbologia sempre positiva e si riferisce quindi sempre alle caratteristiche positive dell'animale, della pianta o dell'oggetto. Nel caso in cui una figura abbia pi significati, ci che essa rappresenta pu essere meglio specificato attraverso l'uso del motto o di determinati colori. Infatti, anche l'uso dei colori (smalti) ha una sua ragione simbolica. Ed iniziando proprio da questi, riportiamo un breve compendio di simbologia araldica con l'avvertenza che nella esposizione che segue si fatto riferimento al Dizionario Araldico di PIERO GUELFI CAMAJANI, Ed. Manuali Hoepli, 1940; per ulteriori, necessari, approfondimenti si rinvia alla medesima opera. GLI SMALTI I colori principalmente usati in araldica sono il rosso, l'azzurro, il nero ed il verde. Poi vi sono il colore porpora ed il colore carnagione, nonch il colore naturale della figura che si rappresenta nello scudo. Oltre ai colori vi sono due metalli: l'oro e l'argento; e due pellicce: l'armellino ed il vaio. ARGENTO: con l'oro uno dei due metalli usati in araldica. Negli stemmi disegnati

in bianco e nero, si indica lasciando in bianco il campo. In araldica sostituisce il bianco in quanto pi splendente. Simboleggia la purezza, l'innocenza, la giustizia e l'amicizia. ARMELLINO o ERMELLINO: trattasi di una pelliccia bianca, rappresentata in araldica con l'argento, sulla quale si dispongono in modo simmetrico le code nere di questo animale, simili a piccolo fiocchi. E' la pi nobile delle pellicce; per il suo candore fu usata per foderare i mantelli di Re e Principi ed quindi simbolo di origini principesche, di purezza, di incorruttibilit. AZZURRO: si indica con linee orizzontali e, essendo il colore del cielo, rappresenta la gloria, la virt e la fermezza incorruttibile. BIANCO: in araldica questo colore sostituito dall'argento, ma alcune figure possono essere rappresentate in bianco. GIALLO: vedi ORO. NERO: si indica con linee verticali e orizzontali sovrapposte. Rappresenta il dolore, il lutto per la morte di un qualche illustre personaggio della famiglia, oppure la dedizione al Principe fino alla morte. ORO: il metallo pi nobile. Si indica punteggiando il campo dello scudo o le figure cos colorate. E' simbolo di ricchezza, comando, potenza. PORPORA: o violaceo, si indica con linee diagonali, da sinistra a destra. Rappresenta dignit regia. ROSSO: si rappresenta con linee verticali e, richiamandosi al sangue versato in battaglia, rappresenta il valore, l'audacia, la nobilt ed il dominio. VERDE: si indica con linee diagonali, da destra a sinistra, ed simbolo della vittoria, dell'onore, dell'abbondanza. GLI ANIMALI Si possono suddividere in naturali e chimerici; quelli naturali in quadrupedi, volatili, rettili, insetti, molluschi. Essi sono rappresentati generalmente nella loro posizione naturale: passanti (cio in atto di camminare), rampanti, salienti, sedenti, dormienti, ecc.. AGNELLO: simbolo della mansuetudine, dell'umilt, dell'innocenza e della purezza, per questo simbolo della cristianit, di Ges Cristo, degli Apostoli e dei Martiri. AIRONE: rappresenta il silenzio e la tempesta; unito alla cornacchia simboleggia l'unione contro un nemico perch insieme, in natura, cacciano la volpe. ALCIONE: simboleggia la mitezza e l'unione anche matrimoniale: Alcione figlia di Eolo, quando seppe che il marito Ceice era perito in un naufragio, si gett anch'essa tra le onde; Teti trasform i due sposi in due alcioni. AMARANTO: pianta i cui fiori non marciscono e quindi simbolo di immortalit o di costanza. APE: animale simbolo per eccellenza dell'operosit, del lavoro. AQUILA: la pi nobile tra i volatili ed in generale tra gli animali, simbolo della potenza, della vittoria e dell'impero. ARDITO: dicesi cos il gallo con la zampa destra alzata in atto di combattere; esso emblema del guerriero pronto alle armi. ARIETE: emblema soprattutto di perseveranza (vedi anche CAPRO). ASINO: simbolo di umilt. ASTORE: uccello rapace usato in araldica per rappresentare l'astuzia guerresca senza

piet. AVVOLTOIO: poich esso, in caso di necessit, nutre i figli anche con il proprio sangue simbolo della piet e dell'amore filiale. Per i Romani Dio della guerra e per gli Egizi simbolo di rapida meta. BASILISCO: animale al quale gli Egizi dettero la testa di falcone e che ritenevano vivesse pi di tutti gli altri animali potendoli uccidere con il solo fiato; per questo simbolo di eternit della stirpe e di potenza. BERTUCCIA: scimmia usata soprattutto negli stemmi parlanti. BISCIA: serpente usato per simboleggiare la riflessione e la prudenza. BOVE: simbolo per eccellenza della mansuetudine, rappresenta anche il lavoro. BUFALO: non altro che il bove selvatico e quindi simbolo della forza fedele e generosa. CALANDRA: essa un volatile della famiglia delle allodole e rappresenta la piet, dato che secondo la leggenda essa fissa gli occhi del moribondo e muore attraendo a s il morbo. CAMALEONTE: per la sua qualit di cambiare colore e assumere quello circostante per mimetizzarsi simbolo della facilit nell'apprendimento e di astuzia. CANE: simbolo per eccellenza della fedelt e della vigilanza. CAPRIOLO: dato che nutre i genitori in vecchiaia simbolo di gratitudine e amore filiale. CAPRO: poich assai prolifico, rappresenta appunto la prolificit e la potenza della stirpe. Per le sue capacit di scalatore, simbolo anche di sicurezza. CASTORO: abile costruttore della sua tana, simboleggia la destrezza, l'intelligenza e la perseveranza. CERVO: animale nomade e quindi simbolo di famiglia originaria di altro luogo. CHIOCCIOLA: simboleggia la pazienza (vedi LUMACA). CICALA: simbolo per eccellenza della musica. CICOGNA: dato che si prende cura dei genitori simbolo di piet, riconoscenza e amore filiale. Se tenente in bocca l'origano (pianta medica), simbolo della medicina. Si rappresenta generalmente con il collo ritirato. CIGNO: rappresenta il buon augurio, anche nella navigazione e nella vecchiaia. CINGHIALE: simbolo della caccia e dell'audacia unita alla ferocia. CIVETTA: per i Greci simbolo della vittoria e per gli Egizi della prudenza. COCCODRILLO: per eccellenza simbolo della finzione e del tradimento. COLOMBO: o colomba, simbolo cristiano dello Spirito Santo, in araldica rappresenta l'amore puro, l'animo buono, la pace coniugale. CONIGLIO: simbolo di prolificit e di mansuetudine. CORNACCHIA: uccello fedelissimo al coniuge e quindi in araldica usato come simbolo di fedelt assoluta. CORVO: in quanto annunciatore in natura della pioggia, rappresenta il buon augurio. Simbolo anche di ingegno e oratoria. CUCULO: ritenuto un volatile trasformista, simboleggia appunto la trasformazione per ottenere migliori fortune. DAINO: emblema della caccia e dell'uomo accorto nelle imprese. DRAGO: usato in araldica per rappresentare la fedelt, la vigilanza e il valore militare.

ELEFANTE: simboleggia la forza, la grandezza d'animo e la stirpe antica, data la sua longevit. FAGIANO: rappresenta la semplicit d'animo. FAINA: simbolo di rapacit. FALCO-FALCONE: emblema della caccia signorile. FARFALLA: usata per rappresentare il virtuoso che cerca la virt. FORMICA: emblema per eccellenza del lavoro, della operosit instancabile. GALLO: se raffigurato con la cresta e con la zampa destra alzata in atto di combattere dicesi ardito ed simbolo del guerriero pronto alle armi. GATTO: emblema dell'indipendenza, della vigilanza e della destrezza. GAZZA: simbolo dell'eloquenza. GRANCHIO: simbolo di gravit. GRIFO-GRIFONE: animale chimerico met leone e met aquila che rappresenta la custodia e la vigilanza. Poich l'unione del pi nobile volatile e del pi nobile animale terrestre, simbolo anche di perfezione e di potenza. GRU: simbolo di vigilanza; si rappresenta generalmente su di una zampa. IDRA: animale chimerico a sette teste, rappresenta il capitano che non teme la morte. IPPOGRIFO: animale chimerico met cavallo e met aquila che rappresenta, come il GRIFO la custodia e la vigilanza. ISTRICE: simbolo della difesa contro i nemici. LEONE: il pi nobile tra gli animali della terra che rappresenta la forza, il coraggio ed il comando. LEOPARDO: il leone passante (cio in atto di camminare) con la testa in maest (cio di faccia, non di profilo) e con la coda rivolta sulla schiena; ha lo stesso significato del leone. LEPRE: simboleggia il disprezzo per la fatica e i disagi. LEVRIERE: in quanto cane usato per la caccia alla lepre, simboleggia la caccia e l'animo costante nel seguire un'impresa. LIOCORNO: animale chimerico formato da un cavallo con mento e barba di capra, zoccoli di bue, coda di leone e con un corno in fronte; rappresenta la forza e la vittoria. LUCCIO: rappresenta i diritti di pesca. LUCCIOLA: indica la vera nobilt che risplende. LUMACA: si differenzia dalla CHIOCCIOLA perch questa ha la conchiglia, mentre la lumaca no; rappresenta la pazienza. LUPO: simboleggia il capitano ardito. MONTONE: simbolo di forza e tenacia. MOSCA: emblema di tenacia nella lotta. OCA: dato che questo animale ha il sonno molto leggero, esso simbolo della vigilanza e della custodia. ORSO: simbolo del guerriero prode e fiero. PANTERA: rappresenta l'astuzia e la libert. PAPPAGALLO: simbolo dell'eloquenza ed anche della docilit. PASSERO: siccome si riteneva che le sue carni ed uova avessero poteri afrodisiaci, stato preso a simbolo della virilit e della fecondit. PAVONE: simbolo di ricchezza; si rappresenta generalmente in atto di fare la ruota. PECORA: simbolo di vaste propriet adibite alla pastorizia ed anche di dolcezza e

mansuetudine come l'AGNELLO. PELLICANO: rappresenta la piet e l'amore per il prossimo. PERNICE: abile nel nascondersi al cacciatore, simbolo di astuzia. PESCI: il pi nobile il delfino; essi rappresentano le imprese marittime, oppure il silenzio o la speranza in Dio come nella cristianit. PICA: vedi GAZZA. PICCHIO: simboleggia l'uomo forte e perseverante nelle imprese e nel lavoro. PIPISTRELLO: simbolo di aiuto reciproco e di sicurezza. PORCO: simbolo del giuramento e quindi della fedelt. PORCOSPINO: simbolo di forza contro i pericoli. RAGNO: rappresenta la laboriosit. RAMARRO: dato che difende l'uomo dal serpente, simbolo di custodia ed anche di benevolenza e amore. RANA: anfibio simbolo dell'uomo che si adatta a tutto. RICCIO: vedi PORCOSPINO. RINOCERONTE: simbolo di grande forza e potenza. RONDINE: rappresenta i lunghi viaggi e l'amore per la propria terra. ROSPO: animale emblema della terra e dell'amore per la propria terra. SALAMANDRA: rappresentata quasi sempre sopra tizzoni ardenti, rappresenta la resistenza alle avversit ed al male. SCIMMIA: simbolo di imitazione; vedi anche BERTUCCIA. SCOIATTOLO: simboleggia l'uomo saggio, prudente. SCORPIONE: simboleggia l'uomo che non perdona. SCROFA: animale usato soprattutto nelle armi parlanti. SERPENTE: emblema di astuzia, di dominio, di eternit ed anche di prudenza; quando rappresentato calpestato o nel becco di altri animali, esso simboleggia il nemico, il tradimento, il vizio; esso simbolo anche della medicina. SORCIO: indica l'uomo prudente. SPARVIERO: animale dedicato a Marte e quindi simbolo di origini guerriere, di vittoria e di gloria. STRUZZO: rappresenta l'obbedienza del suddito e la giustizia. TARTARUGA: simbolo della prudenza. TASSO: animale utilizzato nelle armi parlanti. TESTUGGINE: vedi TARTARUGA. TIGRE: simbolo del coraggio e della ferocia nelle imprese. TOPO: Vedi SORCIO. TORTORA: simboleggia l'amore coniugale. TROTA: simbolo di onest. USIGNOLO: rappresenta l'amore per la musica. VACCA: simbolo dell'uomo benefico. VOLPE: simbolo per eccellenza di astuzia.

FIORI e PIANTE ABETE: emblema di alte aspirazioni, retto pensiero, animo nobile ed elevato. AGRIFOGLIO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa

previdenza. ALBERO: nelle blasonature devesi indicare la specie e se esso fruttifero, fustato, sradicato, fiorito, reciso, secco o frondoso. Per il significato si veda ogni singola voce. ALLORO: sacro ad Apollo il pi nobile vegetale dato che a Roma veniva usato per coronare imperatori, sommi poeti, generali; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa virt intrepida. AMARANTO: cos si indica la pianta che non pu marcire e simboleggia l'immortalit, la costanza; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa l'amore costante e fortunato. AVELLANA: o nocciolo, simboleggia l'amore segreto, la virt nascosta. AVENA: le sue spighe indicano l'impresa ardua. BASILICO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa odio o povert. BIANCO SPINO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa dolce speranza. CAMELIA: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa pensiero triste. CASTAGNO: rappresenta la virt nascosta (come il suo frutto) e la resistenza (come il suo legno). CEDRO: simbolo di piet, di misericordia divina (cos nella tradizione ebraica) e di immortalit (dato che una pianta assai longeva). CERRO: vedi QUERCIA. CILIEGIO: indica la dolcezza imparziale. CIPOLLA: simbolo per eccellenza delle lacrime, del dolore (per raggiungere alte imprese). CIPRESSO: rappresenta la perpetuit della famiglia e l'incorruttibilit (dato che il suo legno assai resistente). COTOGNO: indica l'amore matrimoniale. EDERA: questo sempreverde indica tenacia ed eterna memoria; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa amicizia costante. FAGGIO: simbolo di vita sobria e ritirata, dato che esso cresce ad alte quote. FELCE: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa animo guerriero. FIORDALISO: vedi GIGLIO. FIORI: la simbologia dei fiori stata ampiamente utilizzata in araldica sin dalle sue origini, ci anche in considerazione del carattere ornamentale degli stessi. Nelle blasonature devesi indicare se il fiore gambuto, fogliato, bottonato, chiuso o aperto. Per il significato dei fiori si veda ogni singola voce. FRAGOLA: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa dolci pensieri. FRASSINO: simbolo di padronanza assoluta, dato che vicino questo altissimo albero non cresce nessun altro albero. GAROFANO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa virt, onore. GELSO: simbolo di prudenza, dato che cresce tardi. GELSOMINO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa purezza, virt, amabilit. GERANIO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa capriccio e

languidezza. GIACINTO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa benevolenza. GIGLIO: esso il pi nobile dei fiori usati in araldica. Il giglio araldico diverso da quello naturale e dal giglio di Firenze. Il giglio di Francia si ampiamente diffuso negli stemmi italiani dopo la calata di Carlo VIII. Significa potenza, sovranit. Il giglio di giardino, al naturale, secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa candore, purezza. GINEPRO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa saggezza o gratitudine. GIRASOLE: la caratteristica di questo fiore quella di girarsi sempre verso il sole, per questo simbolo di fedelt e aspirazione a cose sublimi; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa amore perseverante. GIUNCHIGLIA: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa desiderio ardente. GRAMIGNA: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa costanza in amore. LAURO: vedi ALLORO. LEANDRO: vedi OLEANDRO. LUPPOLO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa fecondit. MANDORLO: simbolo dell'ardire e della giovent, dato che fiorisce prima degli altri. MARGHERITA: fiore raro in araldica che secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa innocenza, bont. MELAGRANA: frutto del MELOGRANO che simboleggia la concordia, l'unione. MELO: frutto dedicato a Venere, simbolo dell'amore. MELOGRANO: rappresenta l'amicizia e secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa sincerit e generosit. MELONE: vedi POPONE. MIRTO: pianta sempreverde e profumata che secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa allegria, felici nozze. MUGHETTO: indica la discrezione; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa leggerezza e fatuit. NARCISO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa amore piacente. NESPOLO: rappresenta la sapienza, il consiglio prudente. NOCE: simbolo di innocenza. OLEANDRO: simbolo di bellezza. OLIVO: simbolo per eccellenza della pace, ma anche di vittoria, di fama e gloria immortale; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa pace, riconciliazione. OLMO: usato in agricoltura per sostenere la vite, simbolo di sostegno, amicizia, protezione, amore. ORTICA: significa afflizione; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa curiosit punita. ORTENSIA: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa amore costante.

PALMA: simbolo di vittoria e di pace; simbolo anche di eloquenza (dato che anticamente si teneva alle porte degli avvocati) e giustizia (dato il suo legno assai resistente). Secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa felicit o perseveranza. PAPAVERO: simbolo di giustizia data la regolarit della sua forma; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa sospetto, sorpresa. PEONIA: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa piaceri terreni. PERVINCA: simbolo di verginit, vita semplice, amicizia. PERO: usato quale simbolo del buon padre di famiglia o principe benefico. PESCO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa fedele segretezza. PINA: per la sua armonia simbolo di saggezza. PINO: significa nobilt antica ed anche benignit dato che fa molta ombra. PIOPPO: simboleggia il coraggio dato che Ercole se ne cinse la testa quando discese nell'Inferno. PLATANO: simbolo di alto spirito. POPONE: rappresenta l'amicizia. PRUNO: pianta selvatica simbolo di indipendenza. QUERCIA: simbolo di forza, nobilt, potenza. RAPA: usata spesso quale arma parlante, indica la beneficenza. ROSA: simbolo di bellezza ma anche di nobilt, onore e meriti riconosciuti; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa grazia, bellezza. ROVERE: arma parlante con lo stesso significato della QUERCIA. RUTA: emblema della castit dato che l'omonima pianta era ritenuta avere un effetto calmante. SALICE: emblema del legame e secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa castit. SAMBUCO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa unit. SICOMORO: o fico d'Egitto simbolo della pazienza. SORBO: simbolo della prudenza. SPIGA: indica abbondanza ma anche pace; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa abbondanza. TIGLIO: emblema dell'amore coniugale. TRIFOGLIO: simbolo di efficacia nelle lettere. TULIPANO: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa ispirazione, libero arbitrio. UVA: vedi VITE. VERBENA: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin significa amore coniugale. VIOLA: secondo il linguaggio dei fiori dell'Aym Martin, la viola del pensiero significa ricordanza, la viola mammola significa umilt, fedelt o amore casto. VITE: simboleggia l'allegria, l'amicizia gioviale. ZUCCA: se galleggiante rappresenta l'insommergibilit agli eventi della stirpe. ALTRE FIGURE: naturali o artificiali ALABARDA: arma antichissima a punta tagliente, simbolo di virt militari. ALVEARE: in quanto facente riferimento alla APE (vedi in precedenza), come

questa simbolo dell'operosit, del lavoro. ANCORA: rappresenta le vittorie marinare, nonch la fermezza. ANELLO: esiste quello episcopale, quello coniugale e quello del cavaliere che indica la nobilt ed il potere signorile. APPALMATA: cos dicesi la mano aperta che mostra la palma, simbolo di libert. ARCO: arma tra le pi antiche che simboleggia la potenza e la milizia. ARIETE: macchina da guerra emblema di perseveranza. ARPA: simbolo per eccellenza della musica, rappresenta anche l'animo eletto. ARPIA: animale chimerico con petto e volto di donna, corpo, ali, artigli, coda di avvoltoio e orecchie di orso; emblema di distruzione usato negli stemmi degli uomini d'arme. AZZA: un'arma simile alla scure usata anticamente dai cavalieri in battaglia, simbolo di valore e audacia. BADILE: vanga simbolo di operosit. BILANCIA: simbolo per eccellenza della giustizia e dell'equit. BISANTI: monete coniate anticamente a Bisanzio, simbolo di ricchezza. BORDONE: il bastone del pellegrino, simbolo di pellegrinaggio in Terra Santa. BORSA: se chiusa simboleggia il risparmio e la previdenza; se aperta indica la generosit. BRACCIO: in araldica dicesi destrocherio il braccio destro e sinistrocherio quello sinistro; se nudo e non armato, in funzione di donare, significa bont e generosit; se vestito significa generosit oculata; se armato significa alta carica militare; le braccia in croce simboleggiano l'umilt e l'obbedienza al principe. BRANCA: cio la zampa di un animale, simboleggia generalmente la forza. CADUCEO: figura formata da un bastone sul quale sono attorcigliati due serpenti affrontati e cimato da un volo d'ali spiegate; nella mitologia esso posto nella mano destra di Mercurio; simbolo di pace (il bastone che divide i serpenti in lotta). CAMPANA: si rappresenta generalmente con il battaglio pendente ed simbolo di chiara fama e vocazione religiosa. CANDELA: rappresenta l'impresa risplendente. CANDELABRO: simbolo di virt spirituali, devozione. CANNA: pianta docile ai venti e per questo simbolo di costanza, ma anche della letteratura poich gli antichi scrivevano utilizzando appunto una canna. CANNONE: rappresenta la fama raggiunta con le armi. CASA: significa amore per la famiglia. CASTELLO: emblema di antica nobilt e potest feudale. CATENA: ricordando quella del ponte levatoio, significa dominio territoriale; se spezzata significa libert conquistata, emancipazione; simboleggia anche la fedelt. CAVALIERE: rappresenta la nobilt e la cavalleria. CENTAURO: questa antica figura mitologica, met uomo e met cavallo, rappresentata con l'arco in mano, poco usata in araldica e sembra sia simbolo di virt e sapienza. CERBERO: animale chimerico simbolo di guardiano fedele e potente. CERVO: in quanto animale longevo, simbolo di antica nobilt e di stirpe longeva; essendo un animale nomade, pu anche indicare la stirpe che ebbe origine altrove. CHIAVI: richiamando la figura del Governatore o del Castellano, simboleggiano la

potenza. CHIESA: simbolo di obbedienza a Dio ed alla Chiesa. CHIMERA: figura con testa di leone, corpo di capra e coda di serpente, buttante fiamme dalla bocca e dalle narici; simbolo di impresa impossibile compiuta. CHIODO: secondo una antica usanza si piantano chiodi per allontanare disgrazie e calamit; per questo esso rappresenta la fortuna e la preservazione dalle disgrazie. Quando sono tre riuniti a ventaglio sono detti chiodi della passione, alludendo a quella di Ges, e sono emblema di fede cristiana e spirito di sacrificio. CLAVA: simboleggia la forza e il potere. COLONNA: arma parlante, oppure simbolo di forza, costanza. COMETA: poich essa brilla di luce perenne, simbolo di chiarezza di fama, e di virt superiori e potenza eterna. COLTELLO: significa carica militare o giustizia. COMPASSO: simboleggia le scienze e quindi: l'architettura, la geografia, l'astronomia; simbolo anche di giustizia e sapienza. CONCHIGLIA: richiamandosi alla conchiglia del pellegrino, rappresenta i pellegrinaggi in Terra Santa e le crociate. CORNA: simbolo di forza, e tenacia. CORNO DA CACCIA: simbolo della caccia signorile. CORNO DOGALE: la corona del Doge di Venezia, in forma di berretto frigio. CORNUCOPIA: rappresenta l'agricoltura, l'abbondanza, la provvidenza. CRESCENTE: la mezzaluna simbolo di fortuna sperata. CROCE: figura molto in uso in araldica nelle sue diversissime fogge i cui significati si riallacciano alla tradizione cavalleresca. CUORE: rappresenta l'amore, la carit. DADO: simboleggia la fortuna, la vittoria. DARDO: si differenzia dalla freccia perch quest'ultima non veniva lanciata a mano ma tramite l'arco; simbolo di amore (il dardo che trafigge il cuore) ma anche di guerra, guerriero. DENTE: usato quale arma parlante. DESTROCHERIO: il braccio destro, movente dal fianco sinistro dello scudo, la cui simbologia va generalmente riferita a ci che viene impugnato dalla mano del braccio stesso. FACE: se accesa rappresenta la luce, la sapienza ed anche la discordia. FALCE: simbolo del lavoro fruttifero. FEDE: cio due mani che si stringono, simboleggia la fede giurata, l'amicizia, l'unione, la riconciliazione. FENICE: creduto animale immortale, rappresenta la longevit, la resurrezione e la fama imperitura. FERRO DI CAVALLO: simbolo di fortuna e di ricordo di imprese guerresche. FIACCOLA: vedi FACE FIAMMA: significa fama illustre, natali illustri, purezza. FIUME: simboleggia la famiglia, oppure il diritto di pesca o possedimenti in riva ai fiumi. FLAUTO: rappresenta la musica ed anche le lettere, la poesia. FONTANA: simbolo di beneficenza e di sapienza.

FORNACE: significa amore, sentimento ardente. FORTEZZA: vedi CASTELLO. FORTUNA: questa Dea viene rappresentata generalmente con il velo al vento e sopra una ruota di carro od un globo per indicare la sua facile mutabilit; simbolo per eccellenza appunto della fortuna mutante. FRECCIA: diversa dal DARDO (vedi), ma simbolo anch'essa di amore (la freccia che trafigge il cuore) ma anche di guerra, guerriero. FULMINE: segno di potenza, ma anche di eloquenza. GALEA: piccola nave a vele latine e remi, simbolo di vittoria navale o ricchezze ottenute con i commerci marini. INCUDINE: simbolo di resistenza alla altrui violenza. LAMPADA: rappresenta la fede, il sapere. LANCIA: simbolo di nobilt e virt guerriere. LANTERNA: vedi LAMPADA. LIBRO: simbolo del sapere, dell'erudizione, della scienza. LIUTO: rappresenta la musica. LUCERNA: il lume della ragione. LUNA: cos si dice quando piena, altrimenti si dice CRESCENTE; simboleggia la benignit, oppure la forza d'animo nelle sventure (dato che essa fa luce nelle tenebre) e l'incostanza nella sfortuna (dato che essa cambia nelle notti). MACINA: vedi MOLA. MANO: se non ha posizioni particolari (vedi APPALMATA) simboleggia il comando, oppure fedelt. MARE: se agitato significa animo inquieto; se calmo benignit. MARTELLO: simbolo di fatica, di ingegno, perseveranza; se battente sull'incudine indica volont tenace, animo saldo. MASSACRO: teschio di bue o di cervo, indicante caccia valente. MERCURIO: Dio del commercio, figlio di Giove, dotato di ingegno fine ed accorto, rappresenta l'abilit nel commercio. MEZZALUNA: vedi CRESCENTE. MITRA: cappello ecclesiastico, simbolo di dignit ecclesiastica. MOLA: simbolo di forza, di diritto feudale sui molini e di acume nello studio, dato che la mola trita e mette a nudo le cose. MOLINO: vedi MOLA. MONTAGNA o MONTE: simbolo di grandezza, sapienza, nobilt. MORO (TESTA DI): rappresenta i Mori catturati durante le crociate, quindi la cavalleria. NAVE: significa vittoria navale o animo forte che resiste alle avversit. NUVOLE: se usate come sostegno di mani benedicenti, indicano grazia divina. OCCHIO: gli occhi rappresentano Dio, la giustizia, oppure la custodia. PEGASO: animale chimerico costituito da un cavallo alato, simbolo di fama. PELLEGRINO: soprattutto arma parlante ma anche simbolo di lunghi viaggi. PIETRA: simboleggia la costanza. PIRAMIDE: rappresenta la costanza, la virt, la gloria e la fermezza. PORTA: se aperta significa generosit, se chiusa custodia. POZZO: simbolo per eccellenza di scienza, sapienza e verit.

RIVIERA: vedi FIUME. RUOTA: simbolo per eccellenza di fortuna e di mutabilit. RUPE: indica l'animo intrepido. SCALA: simboleggia l'impresa compiuta, gli onori raggiunti. SCETTRO: simbolo per eccellenza del comando. SCIMITARRA: un tipo di sciabola turca e rappresenta quindi il trofeo tolto al nemico. SCOGLIO: simboleggia la resistenza, la fede. SCURE: simbolo di giustizia, di giurisdizione. Quella rappresentata entro un fascio legato la scure consolare portata dai littori romani avanti i Consoli in segno di giustizia. SFINGE: animale chimerico con volto e petto di donna, corpo di cane, zampe di leone e coda di drago; mito egiziano simbolo di segretezza e di ingegno acuto. SINISTROCHERIO: il braccio sinistro la cui simbologia va generalmente riferita a ci che viene impugnato dalla mano del braccio stesso. SIRENA: animale chimerico con corpo di donna sino all'ombelico e con la restante parte in forma di pesce, simbolo dell'eloquenza e della persuasione. SOLE: rappresentato con volto umano contornato da 16 raggi d'oro, met dritti e met serpeggianti, simbolo di eternit, grandezza, nobilt illustre, chiarezza di fama. SPADA: indica la stirpe guerriera. SPERONI: indica cavalleria, nobilt. STELLA: molto usata in araldica a simboleggiare la guida sicura o l'aspirazione a cose superiori. TENDA: indica le imprese guerresche. TESCHIO: vedi MASSACRO. TORCIA: vedi FACE. TORRE: simbolo di nobilt antica. TRIANGOLO: indica la perfezione divina o l'uguaglianza. VASCELLO: vedi NAVE. VELA: simbolo di fiducia. VULCANO: rappresenta le forti passioni e la forza irresistibile. ZAPPA: indica l'agricoltura oppure l'investigazione. GLI SCUDI Lo scudo dello stemma il fondo su cui si disegnano le pezze araldiche (sull'argomento PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 481 e segg.). L'articolo 59 dell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, approvato con R.D. 7 giugno 1943 n. 652 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno del 24 luglio 1943, n. 170, supplemento ordinario) stabilisce che: lo scudo d'arme normale tradizionale in Italia quello appuntato e per le donne quello ovato. Sono tollerate le altre fogge di scudi riservando la forma romboidale alle armi femminili. Nelle concessioni si escluderanno le fogge arcaiche e di torneo, inclinate a tacca, a testa di cavallo ecc..

Dunque per gli uomini lo scudo normale, tradizionale, quello appuntato cio sannitico o moderno in uso in Italia sin dal XVI secolo.

Scudi di altra forma -- come quello detto a testa di cavallo (usato soprattutto nelle riproduzioni in pietra poste sui monumenti), quello ovale a cartoccio circondato da arricciature,

quello inclinato cio piegato sul lato destro e con un intaglio nel cantone superiore destro per il quale il cavaliere passava la lancia nel combattere

od altri variamente sagomati -- erano tollerati sebbene non pi oggetto di concessione durante il Regno d'Italia. Per le donne lo scudo normale quello ovato; era tollerato quello a forma romboidale.

*** GLI ELMI Gli elmi si pongono sopra lo scudo e rappresentano il grado nobiliare per il tramite della loro forma, colore e posizione, mentre non sono indizi di dignit la superficie rabescata, le bordature o cordonature dorate o argentate. Essi si trovano in araldica in molte fogge, come ricordo della cavalleria e delle imprese militari. Molte fogge di elmi furono usate nel medio evo, fra le quali: la celata caschetto assai leggero da cavaliere, il morione usato dai fanti, il bacinetto casco senza visiera, il pentolare, ecc. (PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 237). In base alle norme contenute nell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, nella rappresentazione degli stemmi si possono usare tutte le forme di elmi che sono consuetudinarie nell'araldica (art. 60). Gli elmi sono di acciaio, dorati per la Famiglia Reale, argentati per le famiglie nobili (art. 62). L'uso dell'elmo consentito anche alle famiglie di cittadinanza, cio alle famiglie che, senza essere nobili, hanno diritto a portare uno stemma: questi sono rappresentati di acciaio brunito (art. 66). Viceversa gli ecclesiastici, le donne, gli Enti morali, in massima non usano il fregio dell'elmo(art. 67).

Con riferimento ai rapporti tra elmi e corone, l'articolo 90 del Regolamento citato stabilisce che: le famiglie nobili o patriziali senza possesso di titolo speciale di nobilt usano la loro corona collocandola sopra l'elmo. Il successivo articolo 91, prevede che: le famiglie titolate fregiano il loro scudo con due corone: una pi grande appoggiata al lembo superiore dello scudo e contornante l'elmo, ed un'altra pi piccola sostenuta dall'elmo stesso. La corona maggiore sar quella relativa al titolo personale; la minore quella del titolo pi elevato della famiglia. Dunque, le famiglie che vantano un titolo nobiliare diverso da quello di Nobile o Patrizio usano due corone che si pongono: una pi grande, sopra lo scudo ed alla base dell'elmo; una pi piccola, sopra l'elmo stesso. Queste due corone sono identiche nella foggia qualora il titolo personale coincida con quello familiare. Nel caso in cui invece il titolo personale sia diverso da quello familiare la corona pi grande sar quella relativa al titolo personale, la pi piccola quella del titolo pi elevato della famiglia. *** LE CORONE DI PRINCIPE Gli articoli 70 e 71 dell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno stabiliscono che: la corona normale di Principe sormontata da otto foglie di acanto o fioroni d'oro (cinque visibili) sostenute da punte ed alternate da otto perle (quattro visibili) (art. 70).

Tuttavia sono tollerate le corone di Principe che non hanno i fioroni alternati da perle o che sono bottonati di una perla

o che hanno le perle sostenute da punte o che sono chiuse col velluto del manto, a guisa di tocco sormontato o no da una crocetta di oro o da un fiocco d'oro fatto a pennello (art. 71).

Infine, in base al successivo art. 72: le famiglie decorate del titolo di Principe del Sacro Romano Impero possono portare lo speciale berettone di questa dignit. Dunque, la corona di dignit dei Principi non uniforme (...) per esempio, i Principi romani adottarono il cerchio con il risvolto di ermellino come quello dei Principi del S.R.I. dato che il Papa depositario della dignit del S.R.I. -- mentre i Principi feudali usano la corona dei cinque fioroni, rialzata da tre semicerchi sostenenti il globo crociato e

col tocco di velluto rosso (cos: MISTRUZZI DI FRISINGA, Trattato di Diritto Nobiliare Italiano, Giuffr, Milano, 1961, vol. III, pp. 253). Vi sono poi le corone dei Principi Reali la cui particolare disciplina (insieme a quella delle corone della Famiglia Reale) contenuta nel regio decreto 1 gennaio 1890. La Corona Reale di Savoia chiusa da otto vette d'oro (cinque visibili) moventi dalle foglie e dalle crocette riunite con doppia curvatura sulla sommit, fregiate all'esterno da grosse perle decrescenti dal centro e sostenenti un globo d'oro cerchiato, cimato, come Capo e Generale Gran Maestro dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, da una crocetta d'oro trifogliata, movente dalla sommit del globo. La Corona della Regina uguale a quella del Re, colla sostituzione, alla crocetta trifogliata, di una crocetta piena d'oro, pomata alle tre estremit superiori, con altrettante piccole perle e movente dalla sommit del globo. La Corona del Principe Reale ereditario simile a quella della Regina, ma con sole quattro vette (tre visibili) moventi dalle foglie. La Corona dei Principi Reali chiusa da un semicerchio d'oro, movente dalle foglie laterali, fregiato superiormente con una fila di piccole perle tutte eguali e cimato dal globo cerchiato e crociato eguale a quello della Corona del Principe Reale ereditario. La Corona dei Principi del Sangue non chiusa. Le Corone del Re, della Regina e del Principe Reale ereditario sono foderate di un tocco di velluto cremisino (cos: PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, pp. 204-205). *** LE CORONE DI DUCA La corona di Duca simile a quella di Principe ma senza tocco (PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 205) e cio quindi un cerchio d'oro tempestato di gemme sostenente nove fioroni d'oro (5 visibili) caricati ciascuno di una perla nel cuore. Per l'articolo 73 del citato ultimo Regolamento: la corona normale di Duca cimata da otto fioroni d'oro (cinque visibili) sostenuti da punte.

Per il successivo art. 74: sono tollerate le corone di Duca coi fioroni bottonati da una perla o chiuse col velluto del manto disposto a guisa di tocco.

*** LE CORONE DI MARCHESE In base all'art. 76 del Regolamento: la corona normale di Marchese cimata da

quattro fioroni d'oro (tre vi sibili) sostenuti da punte ad alternati da dodici perle disposte tre a tre in quattro gruppi piramidali (due visibili).

Per il successivo art. 77: sono tollerate le corone di Marchese coi gruppi di perle sostenuti da punte e colle perle disposte tre a tre una accanto all'altra e collocate o sul margine della corona o sopra altrettante punte.

Per PIERO GUELFI CAMAJANI (Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, pp. 205-206) la corona di Marchese un cerchio d'oro rabescato e tempestato di gemme sostenente quattro fioroni d'oro (3 visibili) e altrettante basse punte sormontate ciascuna da tre perle poste una su due. *** LE CORONE DI CONTE Per l'articolo 78 del predetto Regolamento: la corona normale di Conte cimata da sedici perle (nove visibili).

Per il successivo art. 79: sono tollerate le corone di Conte con le perle sostenute da punte o cimate da quattro grosse perle (tre visibili) alternate da dodici piccole perle disposte in quattro gruppi (due visibili) di tre perle ordinate a piramide o collocate una accanto all'altra e sostenute dal cerchio o d'altrettante punte.

Per quanto riguarda la corona dei Conti Palatini, quella simile a quella dei Conti feudali rialzata di 12 punte sormontate da altrettante perle delle quali se ne vedono soltanto sette, fu poco usata ed caduta in totale disuso, adottandosi anche per i Conti Palatini la corona a 16 punte (PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 206). Pi precisamente, in virt della Massima Nobiliare del 21 febbraio 1915 poi ripresa dal citato art. 79 ai Conti Palatini viene attribuita una Corona comitale speciale, che a tre perle alzate ed a sei ribassate.

Per l'art. 87 del Regolamento: la corona normale di Visconte cimata da quattro grosse perle (tre visibili) sostenute da altrettante punte ed alternate da quattro piccole perle (due visibili) oppure da due punte d'oro. *** LE CORONE DI BARONE L'articolo 80 del Regolamento stabilisce che: la corona normale di Barone ha il cerchio accollato da un filo di perle con sei giri in banda (tre visibili). In altre parole, la corona di Barone un cerchio d'oro rabescato intorno al quale sono attorcigliati sei giri di perle a guisa di monile, dei quali se ne vedono soltanto tre (cos: PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 206).

Per il successivo art. 81: sono tollerate le corone di Barone col tortiglio alternato sul margine del cerchio da sei grosse perle (quattro visibili), oppure, omesso il tortiglio colla cimatura di dodici perle (sette visibili), o collocate sul margine del cerchio, o sostenute da altrettante punte. *** LE CORONE DI NOBILE E DI PATRIZIO L'articolo 82 del Regolamento stabilisce che: la corona normale di Nobile cimata da otto perle (cinque visibili).

Per il successivo art. 83: tollerata la corona di Nobile colle perle sorrette da altrettante punte.

La corona di Patrizio un cerchio d'oro liscio sormontato da quattro punte di lancia alternate con quattro globetti simili a perle, il tutto d'oro. Tale corona non per pi usata e per i Patrizi solitamente si utilizza una corona formata da quattro fioroni (tre visibili) alternati da altrettante perle (due visibili), cio una corona quasi simile a quella antica di marchese meno le dodici perle che sono sostituite

da 4 soltanto (cos: PIERO GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Manuali Hoepli, 1940, p. 207). La corona dei Patrizi genovesi fregiata di 4 fioroni (3 visibili) alternati da 4 perle (2 visibili) (PIERO GUELFI CAMAJANI, op. cit., p. 208). Per l'art. 89 dell'ultimo Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, approvato con R.D. 7 giugno 1943 n. 652, i Patrizi veneti possono fregiare il loro stemma di una corona patriziale speciale, formata da un cerchio doro, gemmato e contornato sostenente otto fioroni stilizzati (tre e due mezzi visibili) alternati da altrettante perle (quattro visibili). *** Per ulteriori approfondimenti si veda anche: I titoli nobiliari nella sezione LA NOBILTA' di questo sito.

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