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1 TUCCIO E ALISIA Di Pier Isa della Rupe www.pierisadellarupe.com

Una notte, un giovane di singolare bellezza, per seguire la chimera della poesia, avvolto in una giubba di pelle di daino, fermata da una fibbia dosso, fugge dalla sua isola e, nella stagione dei ciliegi in fiore, quando gli anemoni e i ciclamini dei boschi sono solo un ricordo, il ragazzo, con la barba non rasata che lo fa apparire pi vecchio dei suoi ventitr anni, con i piedi chiusi in robusti stivali di cuoio, il mantello buttato sulle spalle per

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difendersi dallaria ancora fredda del mattino, arriva al castello del Moro. Appena gli zoccoli del suo cavallo toccarono i legni del ponte levatoio, smonta di sella e comincia a guardarsi intorno alla ricerca di un fontanile, di un mastro sellaio e di una stalla. Mentre cammina col suo incedere elegante simile a un danzatore etrusco, nellaria frizzante del mattino, quasi sintruppa con una giovinetta che, con un papavero stretto tra i denti

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bianchissimi, corre alla fontana con un secchio in mano a prendere acqua. Il forestiero, vedendola volteggiare come una farfalla appena uscita dal bozzolo, con i capelli al vento, le vesti alzate sopra le ginocchia, il seno acerbo che sintuiva attraverso il corsetto slacciato sulla camicia aperta, rimane a contemplarla folgorato. La giovane si chiama: Alisia. Non ha ancora quindici anni: piccola di statura, esile di fianchi, con le

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gambe dritte e magre, giusto quellinverno la madre le aveva allungato i vestiti affinch arrivassero appena un poco sotto il ginocchio. Per un impulso misterioso, Alisia, che aveva gi riempito il suo secchio di rame, arrivata in fondo al vicolo, prima di salire le scale di casa, sentendo il nitrito di un cavallo, assalita da una selvaggia voglia di tornare addietro, rovescia lacqua dal secchio e correndo ritorna al

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fontanile. Quando si trova faccia a faccia con la statuaria bellezza di quel giovane con la pelle che brillava come bronzo dorato, segnata da una miriade di minuscole lentiggini, lentamente si tolse il papavero dalla bocca e, con le labbra semiaperte, resta inchiodata, a osservarlo. Con grande sorpresa di Alisia, il forestiero sorridendo, chiede:

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Chi sei ragazzina? Alisia non risponde. Che castello questo, come si chiamano i monti sperduti che circondano questo castrum? Riprese Tuccio con il suo accento straniero e, tolto dalla sacca un piccolo, prezioso rotolo di pergamena, pitturato come la mappa di un tesoro, continua. Nel mio stradario che rivela i segreti dei passaggi pi angusti, questi monti, non appaiono.

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Alisia, senza rispondere, osserva incantata, gli occhi, le labbra, il capo ornato da sette lunghe trecce, i tatuaggi: due serpenti attorcigliati che il foresto, bello e sensuale, ha sul braccio. Pure se il cuore le batte in petto con violenza, non mostra imbarazzo, anzi, continuava a guardarlo quasi beffarda con i suoi grandi occhi neri spalancati, aspettando che lui parli ancora.

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Allora ragazzina, mi vuoi dire dove mi trovo? Finalmente Alisia risponde: Sei al centro della terra straniero. In principio, prima che quelle montagne sorgessero, il mondo era freddo e buio, lass, dove il silenzio senza tempo pi profondo e pi forte di ogni rumore, cos forte che stordisce, nacquero i famosi giganti dei tempi antichi, giganti

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abilissimi alla guerra Giganti dei tempi antichi? Per se non vuoi dirmi come si chiamano le tue affascinanti montagne, almeno puoi dirmi se qui c una locanda dove si pu mangiare della carne arrostita e bere un bicchiere di vino? Da settimane mastico solo radici e bacche, a volte per la fame parlo da solo e i miei pensieri singarbugliano...

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Alisia, che non abbassava lo sguardo avanti a nessuno, butt la testa allindietro ridendo divertita nellosservare il trasandato straniero. Invero, la capigliatura del giovane, somigliava a un nido duccelli. I folti riccioli castani raccolti in sette trecce gli ricadevano disordinati sulle spalle. Finito di ridere Alisia, con una voce carezzevole e crudele, continua.

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Dunque straniero, viaggi da molto, da dove vieni? Da un naufragio in unisola sconosciuta. Un'isola sconosciuta? Strano, a colpo docchio, sembra quasi che arrivi da un campo di grano appena mietuto. No! Non vero, si vede da lontano che hai camminato molto magari... viaggiando su carri pieni di fieno, perch, oltre ai serpenti che hai tatuati sul

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braccio, sei coperto di paglia. E colpa della pioggia. Ha piovuto per cinque giorni e per tutto il tempo, sono rimasto in un fienile. Ma... se vero che vieni da un naufragio, racconta, che ci facevi sulla nave? Ero parte della ciurma. Uno dei quindici balestrieri.

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Davvero? Allora sei un soldato. Soldato, pirata, corsaro, predone. C' differenza? Eravamo diretti allisola di Cipro, quando ci apparve in mezzo al mare un lembo di terra sconosciuto, incuriositi, ci avvicinammo. Doveva esserci stata una terribile battaglia, molti guerrieri erano morti, i loro

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cadaveri nudi giacevano ancora insepolti sull'acqua. Gli abitanti, avevano visto la nostra 70 nave da lontano e quando arrivammo erano ad aspettarci sulle rocce... Allora? Erano solo donne, vecchie, giovani, incinte, alcune avevano i piccoli aggrappati sulle spalle. Si erano pitturate il corpo nudo nei colori di guerra, danzavano al ritmo dei tamburi come possedute dal demonio. Ognuna, teneva una lancia in mano con un teschio infilato 75 sulla cima, una visione terrificante. Per spaventarci il pi possibile, spezzavano le loro urla, muovendo la lingua come uno strumento musicale. Nessuno di noi aveva mai visto n sentito niente di simile. I rematori, superstiziosi, incominciarono a mormorare che quelle donne ci avrebbero portato sventura e si rifiutarono di continuare a remare. Senza scendere a terra, ci siamo allontanati ma dopo due ore di navigazione, come se la 80 maledizione delle donne ci inseguisse, il cielo incominci a farsi negro. Un vento forte faceva ribollire il mare che ululava come un lupo ferito, gli spruzzi di schiuma forti come raffiche, squarciarono le vele e mentre la prua girava sul fianco, molti remi si spezzarono. La nave, quasi fosse afferrata da un mostruoso gigante, and a schiantarsi contro degli scogli che si alzavano fino al cielo. Alcuni di noi, finirono a pezzi sbattuti sui faraglioni, altri, 85 sprofondarono nei sabbiosi bassifondi, io persi i sensi. Quando mi ripresi, ero disteso assieme a un mio compagno sopra una rupe. Eravamo tumefatti, scrostati per tutto il corpo, ma vivi. Per giorni e giorni ci trascinammo di roccia in roccia, mangiando solo uova duccelli, infine a nor dell'isola ci apparvero dei piccoli uomini, vestiti solo di pelle di lupo, avevano la pelle olivastra e folti capelli verdi che scendevano sulle spalle. Parlavano una 90 lingua a noi sconosciuta, a gesti ci fecero capire che a salvarci la vita erano state le sirene. Secondo te, dovrei credere che le sirene ti hanno salvato la vita? Per, il tuo racconto mi piace, ma... adesso vuoi dimmi, perch sei venuto qui? Vuoi la verit ragazzina? Che tu ci creda o no, anch'io sarei molto curioso di sapere il 95 perch, come se inseguissi una visione. Allora raccontami la tua visione. Cinque lune fa, sono partito dalla mia isola. Sapevo che una volta sulla terra ferma, al guado del fiume Sale, avrei trovato delle carovane dirette a settentrione, dopo due settimane di cammino, al fiume Sale, finalmente, ho incontrato una carovana. Mi aggregai 100 al mercante arabo che, partito dalla costa dellOceano Indiano con i cammelli, aveva seguito la via dellincenso passando per la Mecca. Viaggiava con cinquanta cavalli di razza purissima e uninfinit di muli trainavano i suoi carri stracolmi di merce. Per scortare

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un carico cos prezioso, il mercante, aveva assoldato quattro guide pratiche del deserto e dei pozzi e pi di cento beduini armati fino ai denti che, cinque volte al giorno 105 s'inginocchiavano su piccoli tappeti colorati pregando in direzione dellOriente. Che cosa trasportava, il tuo mercante di cos prezioso e raro, per avere una scorta di tanti uomini armati? Come ho gi detto: cavalli, tappeti, stoffe di seta colorata, spezie, un profumo rarissimo ricavato dalla radice delliris nero che cresce solo nei giardini pensili di Babilonia e poi 110 droghe, avorio, schiavi, cuoio, incenso. Al mercante arabo, un uomo in pi di scorta faceva comodo e io a proseguire il viaggio da solo non mi sentivo tranquillo. Il deserto di notte pieni di spiriti, inoltre, il viaggiatore solitario, spesso, viene saccheggiato da briganti e infami predoni. Guadare il fiume stato facile, lacqua, ricca di pesci, era molto bassa, ma presto il 115 paesaggio divent monotono. Solo ogni tanto tra le rupi, si materializzava qualche monastero chiuso da alte mura. Un giorno, mi si chiudevano gli occhi dalla stanchezza, scesi da cavallo per riposare, quando mi sono svegliato il mercante arabo e tutta la carovana erano scomparsi. Li stavo cercando ma poi ho visto questo castello che galleggiava tra le lucciole e 120 Veramente ti sei perduto dietro le lucciole, straniero? Alisia ridendo con la divina malizia delle adolescenti, continua. Ma... se resti qui fino a sera, appena sorge la luna, le lucciole fuggono nelle loro caverne e tu potrai ritrovare la strada perduta. Lo credi veramente? Certo! Ai poeti, nomadi sognatori come te, che smarriscono la via, cammina cammina, 125 spesso, gli capita di trovare quello che non cercano. Mio padre racconta sempre che durante i lunghi viaggi, se si resta intrappolati nel miasma, senza mangiare e senza bere o peggio, bevendo acqua putrida, pu succedere di avere delle visioni. Parlando, Alisia, continuava a ridere spudoratamente fino alle lacrime e, presto, chinandosi luno verso laltro, le loro risa si fusero. Il giovane, incantato come un fanciullo 130 avanti un albero di ciliegie, fissava quegli occhi profondi come il mare. In un attimo, aveva visto crescere dentro quelle pupille ardenti, il giglio raro e selvatico della felicit. Dopo che il cavallo del ragazzo, si era abbeverato al fontanile e Alisia aveva riempito il suo secchio, attraversarono il ponte levatoio. In una guardiola in muratura, a fianco del portale, un uomo basso e tozzo, con una corta tunica di pelle e una spada robusta al fianco, 135 sedeva su di uno sgabello a guardia di chi entrava. Il giovane, dichiar il suo nome alla sentinella. Sotto gli occhi attenti delluomo, i due continuando a camminare affiancati come

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vecchi amici. Attraversata la porta orientale, svoltarono in un meandro di piccoli orti sotto le mura finch, arrivarono alla piazzetta dove iniziavano a intrigarsi i contorti vicoli del borgo. Per tutto risuonavano colpi di martello: contro le incudini, contro i cerchi dei bigonci, 140 contro i ferri di cavallo. Cera la bottega del bottaio, losteria, il laboratorio del calzolaio, ma nelle vie non si vedeva molta gente, tutti erano a lavorare. Alisia passandoci accanto, gli indicava le scuderie, le stalle, le locande con le cucine dove sostavano carrettieri e mercanti, la bottega del mastro sellaio con la tettoia spiovente tenuta su da quattro pali, dove cera sempre un fuoco acceso. 145 Qui forgiano i ferri dei cavalli. Vedi quel ragazzo dal pelo fulvo che tiene per le briglie le bestie gi sellate? Lui conduce gli animali alla greppia. Il giovane, continua a camminare accanto a lei, solo quando arrivano sotto la casa di Alisia, si fermano. Il palazzo Deceschi, alto e severo con le piccole finestre era antico come tutto il borgo. 150 Il portale ad arco, grande e nero con larchitrave a sesto acuto, il cornicione decorato e, soprattutto, la bella scalea esterna, ricoperta da un pergolato, tutta costruita in pietra vulcanica, legno di quercia e ferro battuto, rendeva la facciata elegante, fiera e misteriosa. Io sono arrivata, disse la giovane posando il secchio sul primo gradino della scala e, mentre lacqua traboccando sgocciolava, aggiunse: abito in questa casa assieme a mio 155 padre e mia madre. Lui, lesto, lascia la briglia del cavallo e fermandola con la mano tesa. Aspetta ragazzina. Dove vai? Non mi hai ancora detto il tuo nome. Alisia. Alisia Deceschi, e tu come ti chiami? Alisia, il mio nome Tuccio, Tuccio di Agalena e dimmi Alisia, quanti anni hai? 160 Quasi quindici. Ti rivedr ancora ragazzina? Forse. Se resti qui Invero, io e il mio cavallo, camminiamo tanto, ma raramente pernottiamo pi volte allo stesso luogo strano 165 Cosa? Come le emozioni cangiano in noi. Prima, nel sentirti correre, era come se conoscessi il ritmo dei tuoi passi, quasi che quel ritmo battesse qui nel mio cuore. Veramente? Pensare che a vederlo da lontano questo castello con la sua torre e le sue mura, non mi 170 piaceva affatto. Adesso il sangue delle mie vene sembra quasi riconoscere il profilo di

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quelle montagne che emergono oltre le nuvole e paiono famigliari e rassicuranti, in esse vedo magia e bellezza. Ma forse, magia e bellezza in realt, sono nascosti dentro di te. Tuccio di Agalena, in te si annida lo spirito del poeta. Tu, non guardi il sole, la luna e le stelle, per conoscere la strada come i pastori: in te, vive il soffio dellimmortalit. Dunque, 175 poeta, perch non ti fermi ancora un poco e ci regali qualche perla dei tuoi pensieri? La poesia non un bene di scambio e purtroppo io, non ho n perle, n gemme, ragazzina. Mio padre dice che i poeti sono i sacerdoti dellamore. Lui sostiene che varrebbe la pena di andare a cercare il verso di un poeta, di l delle sette colline. A me basta che racconti 180 ancora qualcosa del tuo passato. Solo? Durante la mia infanzia, mentre i ragni disegnavano le loro cattedrali con la bava di seta e mille tartarughe si stendevano annoiate al sole, io, scorrazzavo nudo sulle spiagge infuocate da unisola allaltra. Al mattino gettavo le reti nel mare e pescavo nei profondi abissi dentro radici attorcigliate di vulcani mai spenti. Ti basta ragazzina? 185 E bello straniero il tuo passato, racconta ancora. Il passato passato. Allora raccontami ancora uno dei tuoi viaggi avventurosi. disse Alisia con lespressione di una bambina nellattesa dascoltare una fabula appassionata. Ricordo che, durante una sosta in Oriente, nellora in cui le ragazze, camminano sulla riva 190 del fiume con le brocche ricolme dacqua poggiate sullanca, facendo tintinnare i braccialetti alle caviglie, mentre i petali dei fiori di loto, gialli e scarlatti, volano come farfalle, mi ero fermato a mangiare frutta selvatica assieme al mio compagno. Pi tardi, attraversammo l'accampamento di una trib aborigena di indovini e negromanti. Il villaggio fatto di tende, era circondato da alberi del pane, solo pi tardi scoprimmo che gli abitanti di 195 quellaccampamento, erano tutti magi. Una trib sacerdotale che adorava la Luna. Tutta la trib adorava la Luna? Pi di qualsiasi altra divinit. La natura cambia secondo le fasi della luna. In certe stagioni, con la protezione della dea, tutte le famiglie delle trib vicine si riunivano per dare la caccia al pericoloso cinghiale dalle terribili zanne e dalla carne appetitosa. Pi volte, 200 sono tornato in quellaccampamento, mi piaceva latmosfera magica che emanava. Un meriggio, sotto una tenda, seduta su un giaciglio di pellicce, c'era una vecchia dagli occhi neri e le trecce di neve. Aveva ghirlande di boccioli di loto e le piante dei piedi, erano tinte col succo scarlatto di quello stesso fiore. L'indovina, profetava il futuro leggendo nei gusci vuoti di lumache. Appena ci vide, senza parlare, cinvit a sedere accanto a lei e dopo che

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aveva riempito d'olio profumato tutte le lampade che le ardevano attorno, mi ha cantato il futuro alle orecchie. Cosa ti ha detto? Le sue, erano parole misteriose, verdi, aspre, come frutti acerbi, come stille dacqua gelata, come

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Ma cosa ti ha detto? Strane parole, tanto strane che dopo sette lune, sono tornato ancora da lei. Lho trovata che danzava al centro dellaccampamento. Tutti la guardavano incantati, pi che una danza, doveva essere un rito religioso. L'indovina, indossava una maschera variopinta e si muoveva al suono grave e lento dei cembali, vederla danzare, era uno spettacolo

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stupefacente: con grazia, gettava delle foglie al vento, foglie segnate che solo lei avrebbe poi decifrato. Sembrava una ninfa, un sogno, una dea, una creatura daltri mondi. Finito il rito, mi port di nuovo alla sua tenda, riprese in mano i gusci delle lumache e ripet la stessa profezia della prima volta: Strane comete di fuoco che solcano il cielo in terre lontane parlano di te e, di te solo, figlio

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del vento. Terre lontane ti attendono in Occidente, ragazzo. Vola dove i pascoli sono verdi e le foreste intatte... Lunicorno, lindovina con i capelli di neve, le lucciole, Tuccio di Agalena, che favole racconti? Vuoi la verit? Non lo so perch sono qui, n come sono arrivato. La vecchia per ha

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anche cantato che, per una sirena, getter la mia spada e la mia lancia nella polvere e, dopo uneclissi solare, passer il resto della vita, con le sue trecce attorno al collo, ma invero, se rimango qui, non so come la sua profezia potr avverarsi. Perch dici questo? Semplice, le sirene non vivono certo sui monti.

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Un giovane grande e grosso come te, d ascolto a visioni e profezie? Non sai che il destino dognuno resta sepolto nel profondo del nostro petto e nessuno lo pu estirpare? Forse hai ragione, ma... non sei troppo bambina per essere cos saggia? Sento che ci rivedremo ancora, credo che mi fermer un poco in questo paese. disse Tuccio senza decidersi a svoltare l'angolo per condurre il cavallo alla stalla e quando una brezza ruffiana

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sinfil nel vicinato increspando lacqua del secchio, fu come un segnale. Tuccio, con uno scatto: la prese per la vita, la sollev e la baci a lungo sulle labbra. Da quel momento, divennero inseparabili. Alisia, aveva imparato a riconoscere il nitrire del cavallo di Tuccio, il rumore sordo dei ferri

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degli zoccoli sulle pietre e prima ancora di vedere spuntare lombra della criniera della 240 bestia da dietro il vicolo, di corsa scendeva le scale. Lui, legava il cavallo alla ringhiera poi, restavano ore seduti sui gradini a parlare. Alisia voleva che lui raccontasse dei pirati, delle sirene, dei mercanti che aveva incontrato, il ragazzo, divertito della sua infantile ingenuit, felice, rispondeva sorridendo alle sue tante domande. Per guardarla ancora e perdersi nelle sue palpebre, per quellamore nato improvvisamente come un fuoco mai spento, 245 vende il cavallo e rimane nel borgo. Per stare con Alisia, cominci a lavorare come garzone di stalla, poi come operaio nei campi, lui che veniva dal mare e non aveva mai visto una vigna, pass dalla mietitura del grano, alla trebbiatura, dalla vendemmia, alla torchiatura, poi alla raccolta delle castagne e delle olive. Passarono molte lune. 250 Una sera, oramai Alisia aveva diciotto anni, erano andati come sempre, nel loro nascondiglio segreto. Nella foresta cera un punto magico dove il ruscello si apriva a cateratta andando a gorgogliare tra le rocce. Sotto la cascata, una grossa pietra vulcanica rotonda e naturale, formava una grotta scavata nella rupe. Gli amanti si ritrovavano l tutte le volte che potevano. Le chiome, mentre passavano sotto i rami della boscaglia, 255 sintrigavano tra i pruni e le pannocchie del giunco nero. In quel giardino selvaggio e meraviglioso, sotto il manto delle stelle che brillavano come cristalli liquidi, con la rupe che odorava di fango e di muschio, mentre la cascata intonava una romanza suonando il suo tamburo dargento, Tuccio stendeva il mantello nella grotta e, mentre giacevano, il corpo premuto contro il corpo, le labbra sulle labbra, si abbracciavano, si toccavano, si 260 guardavano, nelleterno, commovente gioco di dolci, inutili lotte... Pi tardi, mentre cadeva la brina della notte, tra un bacio e una promessa, intanto che la segreta voce dellacqua della cascata, cantando e ruggendo come una leonessa incinta, continuava a far girare la ruota che macinava il tempo, Alisia, gli disse: Sei tanto bello amore mio, hai gli occhi pi dolci che abbia mai visto ma, in fondo a essi 265 non c pace. Il tuo sorriso, tenero e malinconico, come polvere di stelle. Lamore per te, ha intrigato i miei sogni Alisia. Prima di questo amore, sapevo esattamente cosa volevo, conoscevo i miei desideri ma adesso tutto diventato difficile... non permettere che il viaggiatore che in me, fugga lontano. Amore, non permettere che il ladro che in me, rubi i tuoi sogni, piuttosto lasciami morire ora qui, sul tuo cuore. 270 Lasciami morire o prendimi, stendi la mano e riempi una coppa per me e per me solo. Come posso fermarti? Sei venuto a me dal mare e ho sempre paura che un giorno tornerai a vagare nel deserto con la figlia del beduino. Certe notti faccio sogni strani,

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cammino, cammino, ti vengo a cercare ma tu non ci sei pi, sogno che sei tornato a girare il mondo recitando le tue poesie. 275 Alisia, disse sommessamente il giovane, hai mai visto il mare? Mai! Rispose lei, mi piacerebbe vederlo, vorrei vedere anche le navi, le barche e le vele allorizzonte. Se vuoi, puoi venire con me. Vuoi venire con me Alisia? In fondo al mare c un altro mondo, vite strane che nascono, germogliano, fecondano. Vieni, fuggiamo insieme, il 280 mondo cos grande e cos bello. Fuggire? Non ho mai pensato di fuggire, fuggire, da cosa? Non sarebbe bello percorrere insieme il mondo? Io e te mano nella mano, dormiremo sempre in posti nuovi, posti diversi. Andremo dove il mandorlo sempre in fiore, potremo coglierne a mazzi e poi affondare il viso tra i petali. 285 Dormiremo in terra, dentro una grotta o sulla tua nave pirata? Sarebbe bello, vivere liberi e senza doveri, come gli uccelli dellaria, ma a volte, i cacciatori, uccidono gli uccelli con le frecce avvelenate. Scherzo, non mi sento di disonorare mio padre e mia madre e poi oramai sono troppo vecchi per abbandonarli, inoltre a me piace molto stare qui. Non ti pare naturale che ognuno sinnamori del luogo dove nato? 290 Alisia vedendo che non rispondeva, riprese: Non parli? Sei triste? Coshai? Penso a tante cose. In un momento solo, mi passata avanti tutta la mia vita. Ho rivisto mia madre, la mia adolescenza, le spiagge, le isole sconfinate. E come se fossi prigioniero di quei ricordi. Mi stai dicendo che andrai dove ti porta il sentiero, non cos? Dove ti porta il destino? In 295 quale rapazzola dormirai, povero amore mio, quando scender la neve e ogni via sar interrotta? Alisia, sospir profondamente come se la sua anima volasse in cerca di parole, alla fine dopo un lungo silenzio, mentre continuava a guardarlo con i suoi occhi da sfinge, azzard ancora: 300 Allora, non vuoi dirmi cosa farai? Tuccio, osservava quellincantevole creatura come fosse una zattera durante un naufragio. Che fare? Aggrapparsi a lei o abbandonarsi alla deriva? Intanto Alisia continuava a scrutare gli abissi del suo cuore. Continuerai a viaggiare fino ai confini della terra? 305 Tuccio colpito dalla sua premura e dalla sua dolcezza, guardandola intensamente, rispose: Mia madre, mi raccontava spesso come una favola, la storia di mio nonno: Giona di

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Agalena. Giona, era il capo di una trib di nomadi guerrieri, un giorno la trib si era fermata in mezzo al deserto. Erano assetati, stanchi, affamati, finalmente avevano trovato unoasi ricca d'acqua, prati e alberi e senza che nessuno lo aveva deciso, invece di fare la 310 solita sosta fugace di due o tre giorni, misero le radici in quel paradiso. Senza accorgersene, erano rimasti avvinghiati a quella terra e non riuscivano pi a distaccarsene. Le tende lentamente si trasformarono in capanne, poi in piccole case e ognuno divenne proprietario. Mio nonno ogni giorno sellava il suo cavallo e galoppava da una parte allaltra dellaccampamento urlando: ora di andare seguitemi. Ma nessuno si 315 muoveva finch una sera al tramonto, Giona, part al galoppo verso il deserto e nessuno lo vide pi. Che significa questo racconto, che mi vuoi dire? Niente, chi ha detto che ho intenzione dandarmene? C un potere magico in questo paese che mi possiede, un potere pi forte del paradiso del mio antenato, un potere che 320 mi fa dimenticare le oasi del deserto, gli oceani. Mi pare quasi di non sentire pi quella smania, quellossessione di viaggiare che mi faceva pulsare il sangue nelle vene. In questo paese, c un frutto meraviglioso cresciuto sopra una pianta senza foglie n radici, la sua bellezza acerba incanta il mio cuore. Prima di conoscere il sapore di quel frutto, andavo per il mondo a cantare i canti dellamore, ma ora che lho conosciuto, lamore, le 325 parole sulle mie labbra sono solo sospiri e il mio spirito nel suo vagare solitario cerca sempre quel frutto. Dimmi tu cosa devo fare Alisia, dimmi, devo restare vicino a quel frutto seducente, quel frutto che mi ha catturato come solo la rosa bianca cattura lo scarabeo tra i suoi pistilli, dimmi devo continuare a coglierlo per sempre, oppure scavare una tomba e seppellirci ogni ricordo del suo profumo? 330 Cogli quel frutto. Con te, in questo bosco mosso dal vento, col rumore della nostra cascata dacqua, sento la stessa emozione di quando ero sulla galera in alto mare. Tu credi che se magari, decido di restare per sempre, potrei trovare un vero lavoro? Alisia approfitta di quel momento di commozione: 335 Mio padre dice sempre che dal lato nord al lato sud della banderuola della nostra torre, corre la stessa distanza di un polo allaltro. Lui, come tutti i contadini, non un sognatore. In campagna si ha continuamente bisogno di conferme, certezze. Per sapere se la terra fertile e feconda, si deve tritare con i denti, si deve guardare la spiga dondolare nel vento, nella pioggia, chicco dopo chicco, giorno dopo giorno. Mio padre ancora si ricorda la prima 340 volta che ha masticato la terra rossa lass nello Sterpaio del Merlo, quel sapore aspro e

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agro gli rimasto nelle labbra rammentandogli le grotte, i sentieri, le tane e persino i nidi che catturava da bambino. A proposito, Tommaso il boscaiolo ci ha detto che, nello Sterpaio del Merlo, dove mio padre andava con i suoi fratelli a caccia di rane e cavallette, c ancora una macchia libera, tutta da disboscare. 345 Veramente? Di chi ora, quella macchia? Di chi la piglia! La macchia, una volta bonificata e coltivata, diventa propriet perpetua, della persona che lha disboscata e resa fertile. Tutto garantito da una selva di leggi e privilegi, si pu persino lasciare in eredit. Addirittura! 350 Tommaso il boscaiolo, ieri ragionando con mio padre sosteneva che solo sulla piana grande, si potrebbe seminare mille piedi dorzo e almeno quaranta filari di fave. Se un giovane, avesse voglia di sposarsi, non gli mancherebbe il raccolto e manco il magazzino, perch, allo Sterpaio del Merlo, c' anche un vecchio capanno ombreggiato da un secolare albero di leccio spiovente. 355 Dunque c anche un capanno? Per met scaricato ma, le pareti in muratura sono ancora in piedi, se vuoi, possiamo andare a vedere... Veramente? Chiese Tuccio tutto eccitato. Volendo puoi impossessarti del terreno domani stesso. Ma dovrai avere coraggio. 360 La mattina dopo, con una bisaccia sulle spalle e un bastone di sambuco, Tuccio e Alisia, da soli, salivano il sentiero per vedere il terreno. Subito attraversano un delizioso boschetto dacacia con i bianchi fiori pendenti a grappoli poi, castagneti, boschi, rupi, gole scoscese infine, sdrucciolando sui sassi e sul fango, gli innamorati carponi carponi, risalirono il torrente che scorreva rapido, finch, finalmente, 365 arrivarono. E questo il posto? Chiede Tuccio aggrottando la fronte. S! Rispose Alisia indicando il paesaggio con un ampio gesto della mano. Tutto laltipiano libero. Non ti pare un terreno magnifico e ben drenato? Tuccio preoccupato continuava a guardarsi attorno, era tutto un intrigo di siepi spinose, un 370 mare di fitte macchie di quercia circondate da rose canine in piena fioritura. In quel silenzio selvaggio, rotto solo dal monotono richiamo del cuculo, sotto di loro tra saggine e ginestre in fiore che non riuscivano ad addolcire il paesaggio, si aprivano disperati dirupi con delle enormi grotte nere come bocche spalancate. Se fosse stata una giornata limpida, riprese Alisia, da qui avremmo potuto vedere i

23 375 campi coltivati fino al mare.

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Il giovane, continuava a non rispondere, non aveva mai visto nulla di pi selvaggio: per tutto grossi macigni, pietre vulcaniche sparse qua e l come se un cataclisma avesse appena rosicato quel terreno scelto dai merli per farci il nido, esattamente come recitava il nome: lo Sterpaio del Merlo. 380 Finalmente, Tuccio e Alisia, arrivano nel famoso capanno. Circondato dai resti di un antico steccato se ne stava tutto rannicchiato nascosto nella fratta. Era cos melanconico che sembrava parte di un villaggio preistorico abbandonato da secoli. Tolta una trave con la base in muratura che ancora non si era scaricata, era rimasta in piedi, tenuta a forza da radici di edera, solo la piccola porta che, spaventosamente decrepita, era un miscuglio di 385 tavole marce con i cardini arrugginiti. Le pareti erano di canne intonacate e il focolare senza cappa, stava al centro del pavimento di terra battuta. Una volta allinterno, provarono a raggiungere il granaio, mentre con una scala a pioli tentavano la scalata, nel silenzio si udivano i tarli che rosicchiavano i legni. Con tutta la buona volont, non si riusciva a immaginare come da quella stamberga 390 sarebbe potuta venire fuori una casa e, da quel serpaio, un campo fertile con un frutteto. Tuccio che aveva passato tutta la notte insonne, sognando a occhi aperti una casa e un futuro, deluso, si volta verso Alisia per protestare. Stava per dirle che il mestiere del contadino non era adatto a lui, che preferiva mille volte correre per il mondo a cercare il nido dellaquila, scoprire tesori, magari, indossare la 395 maglia di ferro. Preferiva impegnarsi in lotte mortali, uccidendo il nemico o essere ucciso. S! Voleva dirle che piuttosto che passare la vita a voltare e rivoltare quella terra selvaggia che gli avrebbe succhiato sangue e lacrime, preferiva scendere nel profondo dei vulcani assieme ai Ciclopi, bruciarsi le mani con le faville delle loro colate, insomma, piuttosto che fare il contadino, preferiva morire di morte violenta. Stava per parlare quando, voltandosi 400 vede Alisia correre verso un pozzo per met sepolto da un vecchio albero di melograno. Ricavato in un angolo dietro il capanno, cera un pozzo costruito a secco, con una muraglia di grossi macigni di lava sui quali affioravano avanzi di vecchie brocche rotte dove vivevano delle minuscole orchidee di bosco. Mio padre lo diceva che ci doveva essere un pozzo nascosto da qualche parte, un pozzo 405 Tuccio, un pozzo e sepolto dalla vite rampicante c pure un albero di melograno. Mia nonna Elisabetta, raccontava, che nella nostra famiglia, i piccoli frutti rossi del melograno hanno sempre portato fortuna. La giovane correndo come un cavallo imbizzarrito, sinfila nel sentiero abbandonato, con le

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braccia aperte, accarezzava la flora del bosco, le felci, le farfalle; eguale una bambina 410 avanti a un giocattolo nuovo. Dal capanno al pozzo, il sentiero correva sotto una lunga pergola duva fragola. Dai tralci di vite pendeva ancora qualche scheletro di grappolo. Arrivata al pozzo, Alisia, si ferma estasiata a contemplare quel rudere pieno di sterpi e di spine. Tuccio, vedendola controsole, con il volto e le braccia alzate, come un medium in trance, 415 o meglio, un profeta in contemplazione quando, caduto nel rapimento dellestasi, aspetta un prodigio, un segno dal cielo. Intenerito, deglut e, muto, continu a guardarla senza pi protestare. Alisia, dopo un attimo di sosta riprendeva a ritroso la sua corsa e, lanciando grida stridule di gioia rovesciava la testa allindietro, come lape regina nella danza dellamore, finch, sfinita, singinocchia accanto a un cespuglio dalloro. 420 Guarda amore mio, il sole fa scintillare tutto. Guarda quella nuvola, non ti sembra un serpente di nebbia dargento? Senti questo profumo penetrante che stordisce, lumore della macchia in fiore mischiato al fango rosso che il torrente trascina con s; mi piace tanto, ha un sapore famigliare di cose antiche, cose nostre. Guardati attorno, Tuccio, guarda, non incredibile? 425 Nel vederla cos felice e fiduciosa, nel petto di Tuccio, si scioglie ogni diffidenza. Dimentico del pensiero che aveva fatto di salire sopra la prima nave e andare lontanissimo da quella terra da disboscare. Sottovoce disse: Alisia, perch mai nessun contadino del tuo paese, ha voluto lavorare questa terra? Perch tutti possiedono terreni gi disboscati, ma anche un ceco si accorgerebbe che 430 questa terra ricchissima di di humus. Mio padre, sostiene che una volta tolti tutti gli alberi, se noi deviamo il corso del torrente, il che, non vietato da nessuna carta, una volta che abbiamo incendiato i roveti e tutta la selva frusciante, dissodando la piana, frantumando tutti i cumuli di terra secca e infeconda, questo bosco acquister una forza occulta che in un subito si trasformer in una vigna buona, fertile, feconda. Quattro braccia 435 forti, possono cangiare questa macchia, in un giardino meraviglioso. I contadini sanno che, la grassa terra vulcanica, che ha riposato per millenni sotto la ragnatela negra del fogliame, appena sente un po dacqua e il calore del sole, da ogni pianta far uscire molti frutti, anzi, pi frutti che foglie, anche senza rompersi troppo la schiena per zapparla. Qui, non solo non serve cercare lacqua, ma neanche spargere la 440 cenere, la neve diventer grano e le spighe, da sole, possono uscire grosse il doppio delle altre con un raccolto da sfondare i granai. La vigna, solo dopo pochi anni che stata piantata, pu valere una fortuna. Mio padre dice che ogni grappolo duva di questa terra

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Una moneta dargento per ogni grappolo? 445 S! La vigna, pu dare grappoli che scoppiano da quanto succo hanno dentro. Non mi credi? Vogliamo provarci? Domanda eccitata Alisia. Forza dunque, proviamoci e vedrai. Tu stammi accanto, vieni, costeggiamo da vicino lalveo del torrente. Spesso, quando la terra pregna di dolce umidit, come questo fianco di monte, scavato dallacqua che scende dalla montagna portando con s il fecondo limo, tra largilla e la sterpaglia piena di 450 bacche rosse, non solo ci crescono cespugli di rosmarino buoni per le api, ma anche macchie dulivo selvatico: lolivastro! Guarda, laggi, ha la chioma impolverata dargento, riesci a vederlo? E talmente in armonia con il paesaggio che quasi impossibile riconoscerlo. Una volta potati quegli alberi, baster innestarli e non passer molto tempo che i nuovi rami fecondi, usciranno alti fino al cielo e, in un subito, saliranno senza sforzo 455 fino alle stelle e ci daranno olive giganti. Dici che baster potarli e innestarli? Certo, innestarli! Come facevano gli Etruschi. Credi forse che soffiassero nel flauto davorio per avere ricche terre? Gli Etruschi, per sottomettere la natura, hanno abbattuto foreste intonse, scalzando le radici, che erano e sono, il nascondiglio tortuoso del serpente 460 nero, anche loro seguendo le stelle, i travagli della luna, le eclissi del sole, innestavano le piante selvatiche ma, a lavoro finito, gli Etruschi, avevano orti stupendi con panciuti cocomeri recintati tutti intorno da bianchi gigli e verbene senza parlare dei bellissimi campi, pronti per produrre vigne grasse di vino, olio e grano. Col tempo quel popolo antico divent cos ricco, tanto da usare per lavorare i campi, aratri e falci dargento. 465 Mainnestare. Chi capace dinnestare? Innestare una magia! Cambiare il destino di un albero o di una foresta intera molto pi di un miracolo. E il segreto magico dei Lucumoni! Gli Etruschi, un semplice bosco come questo, lo trasformavano in un giardino lussureggiante. Se ho ben capito, per fare il miracolo dei Lucumoni, basta disboscare, deviare il letto del 470 fosso, raccogliere le pietre, spostare tutta la fratta di canne, piantare le viti, innestare alberi, siepi e tutto il resto, il che non mi pare poco, ma uno come me, che non sa dove mettere le mani...? Impari! Insomma, Tuccio di Agalena, adesso devi rispondermi seriamente: vuoi lavorare o continuare nel tuo vano andare a zonzo sciupando la tua giovinezza vagabondando come 475 uno zingaro? Non lo sai che per vivere bisogna lavorare, lavorare e ancora lavorare? Non dico che finora non hai mai lavorato, ma certe volte, hai oziato in modo abominevole.

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Cosa ci posso fare se non sono capace di Impari! Se prendi in mano una zappa e incominci a fare un buco in terra, scoprirai che quello linizio per costruire una casa. 480 Ma io Impari! Come ha fatto mio padre e suo padre prima di lui. Il girone pi basso dellinferno occupato da uomini infingardi che non hanno mai voluto imparare. Te lo ripeto: Tuccio di Agalena, o impari, o impari! Quelle scintille di vita che ogni uomo alla tua et, dovrebbe possedere, sembrano mancare in te. Ti vedo sprofondare nel terrore, deciditi. Vuoi 485 obbedire alla tua parte animale, o alla tua parte divina? Se non scegli subito, cani e gatti si sentiranno in dovere di orinarti addosso. E necessario che tu capisca di quale mondo fai parte. Ricordati che la vita breve, se non approfitti di questa occasione, il tuo tempo passer o forse gi passato, magari, non avrai pi occasione di onorare te stesso. Alisia lo guardava dritto negli occhi. Una sensazione di vergogna si diffuse sul volto 490 imbronciato di Tuccio. Lei continu a fissarlo senza aggiungere altro. Cosa dovrei fare? domand Tuccio, arrossendo. Impari! Mio padre, non solo sa innestare alberi e viti, sa pure moltiplicare le piante per mezzo di talee. Lui, cinsegner ogni cosa, che ci vuole? Basta guardare, rubare con gli occhi. Io, da bambina, lo seguivo al campo e tante volte lho visto mentre assieme a mia 495 madre innestava, non mi credi? Si fa un piccolo incavo nella corteccia dellalbero selvatico; sincastra il germe preso da un albero buono e si ammaestra a svilupparsi nella nuova piantama perch sorridi, perch non mi credi? Guardati attorno, lacqua, la terra, le stelle, il sole, sono a portata di mano. Allora, che ci manca, che ci serve ancora? Se ti piace, potresti abitare con me in questo rozzo capanno, guardalo, non un nido tenero e 500 melanconico, non ti pare un vero nido damore? Questa costruzione, unopera paziente e solida che ricorda gli antichi padri, i maestri di pietra che hanno costruito la nostra bella torre campanaria. Secondo te, dobbiamo far abitare questa meraviglia solo dal vento? Getteremo via questo tesoro e lasceremo che i porci grufolando e sguazzandoci dentro come fosse un trogolo ci affondino il muso nero? Basterebbe 505 Va bene, va bene, ho capito, da dove cominciamo? Per prima cosa dobbiamo rimettere in piedi il capanno. Dentro ci metterei un focolare di pietra, cos possiamo passarci anche linverno. Ci pensi quanto sar bello nelle notti tempestose, mentre tutta la foresta sar sconvolta dalluragano e il vento urlando busser alla nostra porta come il mostro delle favole, noi attorno alla fiamma livida del fuoco, 510 ascoltandolo, rideremo senza lasciarlo entrare. Al mattino, un ramo appena nato, battendo

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sul vetro ci sveglier. Si! Domani, chieder a mio padre il mulo. Con esso, trasporteremo la legna e, appena avremo finito di tagliare tutti gli alberi, ci prester anche laratro incurvato per estrarre le radici. Come vivremo, cosa mangeremo finch la terra non dar i suoi frutti? 515 Non ti preoccupare, Dio vede e provvede. Detto questo, la giovane, prende Tuccio per mano e, in silenzio lasciano la Selva. Quello stesso giorno Alisia, present Tuccio al padre. Nicol Deceschi, alto, curvo, sdentato, stretto nella sua giacca di pelle di pecora, pareva un uomo preistorico. 520 Il vecchio, accoglie il giovane con esclamazioni di gioia. Vieni a sederti accanto al camino figlio mio, finalmente posso conoscerti, Alisia, non fa che parlare di te. Dopo aver chiamato a gran voce la moglie, Nicol, versa in una tazza di legno del vino aromatizzato, la offre al giovane assieme a una focaccia ripiena di ricotta e marmellata di more e, commosso, sussurra: Che tu sia benedetto figlio mio, questa, ormai 525 la tua casa. Tuccio, adesso aveva una famiglia, un futuro, una donna da amare. Quella sensazione di felicit, gli mise le ali ai piedi. Il giorno dopo, i promessi sposi, iniziarono a lavorare allo Sterpaio del Merlo. Per prima cosa Alisia, raccoglie i sassi, con le pietre pi belle costruisce un muro di 530 confine. Dove si posavano le sue mani, la terra cominciava a fiorire come per miracolo: per tutto sbocciavano margherite, violacciocche e gigli dargento. Tuccio, per tagliare pi in fretta la boscaglia, presto abbandon lascia e impar a maneggiare la lama della sega stridula. Alisia, lo seguiva con la roncola sfrangiando gli alberi e, al tramonto, lei e Tuccio, ritornavano a casa con le ossa rotte seguiti dal mulo 535 stracarico di legna. Il mattino dopo, al sorgesse del sole, erano di nuovo pronti. In primavera, un pezzo di terreno, era gi pronto per la semina e a calendimaggio, Tuccio e Alisia si sposarono. Due anni dopo, Alisia, con un pudore quasi infantile, confess al marito che aspettava il primo figlio. In autunno nacque una bellissima bambina che chiamarono Sesilia. 540 La terra allo Sterpaio del Merlo, era ricca e fertile. Spesso alla fine della giornata di lavoro, Tuccio girava nel campo contemplando tutto quello che aveva fatto quasi che quel pezzo di monte fosse sempre stato suo. Come volarono felici quegli anni, i pi belli della sua vita. Alisia, era una moglie perfetta, la sera quando tornavano a casa, non era mai stanca, accendeva il fuoco e preparava la

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cena. I ragazzi, passavano le stagioni arando insieme la terra, insieme seminavano, insieme penavano sul raccolto. La sera, restavano abbracciati avanti al fuoco acceso. Tuccio, con la mano libera, dondolava la culla, raccontando alla bambina, i suoi viaggi avventurosi e le storie dei pirati, ma una sera ventosa, tutto cangi all'improvviso. Ritornando a casa, Tuccio, sent fin dalle scale, come un presagio. Entr in camera e nella

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penombra, trov la giovane moglie avvolta in una coperta. Alisia, curva sopra un braciere di carboni accesi tremava mentre allattava la sua creatura al seno. Coshai? le chiese preoccupato. Solo un po di febbre. Aveva le guance pallide, le labbra livide, gli occhi arsi dalla febbre. Tuccio, sollecito le

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passa la mano sulla fronte: Tu lavori troppo e in questo momento non hai il fisico adatto per certi sforzi. Non sai ancora che quando una donna ha partorito, diventa pi forte di un leone? Ma tu no! Eri unaltra quando ci siamo sposati, adesso, ogni giorno che passa, diventi sempre pi magra. Lasciami mettere nella culla la bambina, poi ti porter una pelle di

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pecora per riscaldarti i piedi. Il giovane, sistemata la piccola Sesilia, prepara una ciotola di vino caldo. Bevi, domattina starai gi meglio. Domattina, bisbigli, Alisia poi, chiuse gli occhi infossati e scivol in un torpore leggero. Tuccio si sdrai al suo fianco, ma nella quinta ora di buio, la giovane si aggrav.

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Nella camera abbuiata dagli scuri socchiusi, Tuccio pallidissimo, seduto accanto al letto, aspettava ansioso la visita del guaritore tenendo tra le dita il polso scarno e febbrile della moglie. Pi tardi il guaritore, dopo aver visitato lammalata, concluse: E' la febbre del latte! Purtroppo, nonostante le molte cure, la giovane non migliorava, anzi, diventava ogni

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giorno pi pallida e magra, gli occhi sembravano enormi sullesile viso. Tuccio, abbandon la vigna e per non disturbare col calpestio dei suoi passi lammalata, ricopr di uno spesso strato di paglia il pavimento della casa. Quella creatura di poco pi di venti anni, oramai era cos debole che doveva essere sorretta da un monte di cuscini. Ingoiava appena qualche cucchiaiata di brodo poi

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ricadeva esausta. Una notte, ridestata allimprovviso dal pianto della sua bambina, Alisia, sobbalz delirando. Tuccio, sta piovendo vero? Sento scorrere lacqua sul tetto. S! Ment lui scostandole con gesto commovente, i capelli umidi e arruffati che le ricadevano sugli occhi. Le nubi si sono addensate sopra la nera frangia dei monti.

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Ascolta Tuccio, senti? Qualcuno mi sta chiamando. 580 E solo il vento. Alisia chiuse gli occhi e, per non sentirsi portare via da una grande ondata di tenebre, con la sua voce sottile come un lamento, inton la ninnananna per la sua bambina, poi, spalancando gli occhi, mormor in un soffio appena percepibile: Tuccio, pensi che morir? 585 Quando i tuoi capelli saranno cangiati in argento e le tue splendide spalle, inizieranno a curvarsi, saremo ancora insieme, danzeremo incoronati di verdi pampini di vite. Danzeremo, sotto i profumi di nidi appassiti. Aggrappati a me. Tu sei lunica torcia che pu fare luce sulla mia strada, tu lunico sentiero da percorrere quando la neve si sar sciolta... 590 Alisia, con le povere braccia esili e tremanti sotto la camicia di battista, si aggrappa al collo forte di lui. Nella notte si sveglia di nuovo: Tuccio, hai sentito? Hai sentito una voce che mi chiamava. Non si sente altro che il soffiare del vento amore mio. Dormi tranquilla. Ho sentito una voce forte e profonda come il gemito della tempesta, quella voce mi 595 chiamava per nome la sento ancora Tuccio. Ti prego, ti prego amore mio, portami alla finestra, voglio vedere chi mi chiama. Tuccio, dolcemente, lavvolse nella coperta, la prese in braccio e la port accanto alla finestra, pesava quanto un fascio di grano. Alisia, mentre guarda fuori, con gli occhi infossati persi nel nulla, sussurra: 600 Chi mi chiama? Chi sei? Perch ti nascondi? Tuccio, tenendola stretta ripeteva: Non ti stancare a parlare amore mio, torniamo dentro, lasciami attizzare il fuoco. Vedi, non c nessuno stato solo il gemito del vento. No, non il vento. Guarda il cielo, stata una stella a chiamarmi. Quando anchio sar una stella, ti chiamer, ricordati amore, ti chiamer e noi cincontreremo ancora. 605 Dopo quelle parole, Alisia perde conoscenza. Tremando Tuccio, ladagia sul letto, le rimbocca le coperte poi con il volto poggiato sulla pietra del cammino soffoca i singhiozzi dentro un panno di lana. All'alba la giovane riprende a gridare: Tuccio, Tuccio, non lasciarmi. Tuccio, con un balzo, entra in camera, sulla soglia si arresta agghiacciato: gli occhi della 610 moglie, avevano lo sguardo appannato della morte. Come un pazzo, corre a inginocchiarsi accanto al letto. Mai. Sussurra disperato. Mai ti lascer amore mio, mai. Dormi tranquilla.

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Lei con gli occhi velati, guardava attorno senza vederlo. Tuccio! Dove sei? ho sognato che cincontreremo ancora in un sentiero azzurro. Io e te, 615 saremo due stelle, due gocce di brina, che i folletti torneranno a bere nelle coppe dei gigli, lass, nel nostro giardino. Quelle furono le sue ultime parole: da quel momento Alisia, entr in agonia. Le ciglia chiuse smisero di palpitare, il corpo fino a quel momento scosso da fremiti convulsi si calm, era arrivato il breve riposo che precede la morte. Per un momento solo cerc di 620 sollevarsi ma ricadde sui cuscini. Tuccio impazzito, entrava e usciva dalla camera, seguito da una vicina finch questa, piangendo, decise per lui. And a chiamare il guaritore e il prete per il Viatico. Che possiamo fare? Chiedeva Tuccio fissando il guaritore con uno sguardo spettrale, mentre questo, preparava, la medicina. Che possiamo fare? 625 Niente... a fatica il dottore alz il capo e senza guardarlo negli occhi, continua: Devi fartene una ragione. Mi dispiace ma tua moglie non vedr lalba di domani. Il giovane, ascoltando la terribile sentenza, rimase immobile come inchiodato al pavimento mentre il cielo gli cadeva addosso e quando arriv il prete a benedire la moribonda anche Tuccio cominci a morire. 630 Quanto dur quellagonia? Quando le ali bianche della morte coprirono Alisia con un lenzuolo di neve? Il giorno dopo, la vicina, torna a bussare alluscio, senza avere risposta preoccupata del troppo silenzio, piano, tira il saliscendi e... Tuccio, Tuccio? 635 Nella stanza, regnava un forte odore dincenso bruciato. Un raggio di sole illuminava la dolce fisionomia di un angelo pronto per affrontare leternit. Tuccio, stava inginocchiato tutto rannicchiato in un angolo, fissava tremando il volto della sua compagna. La vicina commossa, rest a guardare in silenzio quel quadro tragico, infine, piangendo, si avvicin al giovane che, stralunato, risponde alle sue domande appena sussurrate, parlando come 640 avesse la bocca piena di sassi: Fai tutto quello che c da fare. Poi, con le lacrime che gli luccicavano sulle lunghe ciglia da corsaro, torn a contemplare la sua donna. Quella donna che sapeva di casa, di fragranti cascate dacqua, di terra, di pane fresco, di selva, di frutti perduti e pianeti dimenticati. Nellora settima, era stata rapita 645 dalle ali invisibili della morte. In poco tempo Tuccio, divenne lombra di se stesso, ragionava da solo e, immerso in una

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specie di torpore simile al sogno, non riconosceva chi gli stava attorno. Senza Alisia, lentamente fin per ritirarsi in se stesso come una lumaca nel guscio. La disgrazia, aveva tatuato sul volto del giovane unombra negra, pareva pi vecchio di venti anni, la barba 650 fluente, i capelli lunghi incanutiti. Si aggirava come uno spettro nella casa silenziosa oppure si rannicchiava accanto alla culla avanti il focolare semi spento, mentre dalla cappa del camino scendeva un ululato simile a quello del lupo, lui, con la schiena ghiacciata e le mani protese su lultimo effimero calore della fiamma, ripensava a tutta la sua vita e, una volta a letto, molte stelle dovevano passare avanti la sua finestra prima che 655 riuscisse ad addormentarsi. Quellinverno fu particolarmente duro. Nella notte, cera stata una grande tempesta di neve e mentre i fiocchi gelati, spinti dal vento impetuoso cadevano sindurivano come grani di ghiaccio, Tuccio disperato si chiedeva:. Che senso ha la mia vita? Quale futuro aspetta me e la mia bambina? 660 Dibattuto in quel tormento, si addormenta, poi, qualcosa lo sveglia. Un rumore leggero come un soffio correva sui vetri della finestra. Era come se una mano fragile picchiasse sul vetro. Da dove scaturiva quel rumore? Dal cuore della terra, dalle stelle? mentre spasimava per sentirlo ancora, si accorge di una strana luce, un chiarore azzurro che filtrava attraverso i vetri della finestra, allora cominci ad urlare come lo uccidessero: 665 C qualcuno? Alisia, sei tu? Pi che una domanda, era un singhiozzo disperato. Nessuno rispose! Li aveva sentiti veramente quei colpi, aveva sognato? Forse i suoi nervi ormai indeboliti stavano cedendo? Mentre un grappolo di lacrime gli velava gli occhi, correndo, spalanca la finestra: il davanzale, la strada, il borgo sono immersi in un candido manto di neve. 670 Chi ? Chi mi chiama? Alisia, sei tu? Sei tu amore? Vieni da me, torna, non strapparmi il cuore dal petto. Amore, vieni accanto al fuoco se non vieni subito, lo giuro anima mia, lo giuro, col fango, con la creta impaster il tuo volto ecome un dio ci soffier sopra per darti nuova vita. Tuccio urlava nelle tenebre e, mentre i vapori della notte strisciavano avanti a lui, niente e 675 nessuno rispose. Luomo, con un sudore freddo che gli colava dai capelli, gi per le tempie, mentre quella voce, dentro e fuori di lui continuava a chiamarlo, afferra una candela e correndo si precipita fuori nella notte fredda. La via deserta, fiocchi di neve candidi come spettri, cadono lenti dal cielo illuminando loscurit, Tuccio tende le braccia sussurrando: 680 Venite, venite da me, fantasmi bianchi, sprofondate con me nella notte

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Arrivato al ponte levatoio, gli sembra di vedere unombra bianca avvolta in una luce misteriosa. Tuccio, come impazzito, corre urlando il nome di Alisia. Meraviglioso spirito che nasci dai miei sogni, tu che volteggi nella mia follia, presentati a 685 me, affinch possa riconoscerti, sei Alisia vero?, sei la mia Alisia vero amore? Sei tu anima mia? S che sei tu! Rispondi amore, lasciati toccare, lasciami sentire la tua voce, torna da me oppure ordina al sonno di chiudermi gli occhi per sempre. Non vieni? Chi sei dunque, figlia della neve? Lasciati vedere, lasciati toccare. Se mai hai camminato su questa terra, se hai cantato il tuo inno allamore, lasciami ascoltare la tua voce 690 Nessuno rispose a quel grido! Era stata solo unallucinazione? Tendendo le braccia come un mendicante si appoggia alle pietre della torre e, avanti agli occhi... gli appare la luce di cento e pi di cento ceri accesi... Con passo incerto inizia a salire i gradini della chiesa. Le candele gettano ombre inquiete e mentre si avvicina allaltare la luce diventa sempre pi viva. Col viso stravolto, bagnato 695 di lacrime salate, cade in ginocchio e comincia a gemere. Signore. Dio del cielo e della terra, Tu che ascolti il pianto della vedova e dellorfano, aiutami, rendimi la mia Alisia. Rendimela Signore o ti supplico portami da lei. Esausto, lentamente torna a casa, il fuoco ormai spento, raschiando un po di brace ancora viva sotto la cenere, riesce ad accendere una candela. Alla pallida luce di quel 700 lume, solleva dalla culla la bambina, lavvolge in una coperta, tastoni, come un ceco, sale le scale della sua vicina di casa che dalla morte di Alisia, aveva allattato la piccola Sesilia. Arrivato in cima alla scala, con la bambina stretta sul petto lottando disperatamente contro i singhiozzi bussa alluscio. Quando finalmente la donna, in camicia, apre la porta, vede uno spettro uscito dallinferno. 705 Prendi la bambina, devo partire subito. Sussurra farneticando. Dove vuoi andare, in una notte cos, neppure le bestie si azzardano a uscire dalla tana Beate le bestie che hanno un covo, io non so neanche dove posare il capo. Fissandola con un luccichio spettrale negli occhi, continua: Devo fuggire lontano da questo dolore che minsegue, devo trovare Alisia, subito. 710 Quante volte ancora continuerai a bussare alla porta dellinferno? Finch non mi apriranno. Povero amico mio, non puoi convincerti che lei morta? Morta? Che vuol dire morta? Se la morte, solo un lungo sonno senza ombre n dolore, voglio morire anchio.

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Tu devi vivere Tuccio, per amore di tua figlia. Per amore di mia figlia! Sei cieca, amica mia? Non vedi, non posso fare niente per lei, non posso fare niente per nessuno. Se Alisia non pi qui, per me il mondo pu sprofondare! Oh cuore perch continui a battere? Perch non ti spezzi ora, qui, subito? Per carit, non parlare pi cos amico mio, mi spaventi. Sembra che hai perduto

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completamente il lume della ragione, parli come un povero Pazzo? Forse, ma ho trovato la salvezza solo nella pazzia, nel mio inferno rosso. Che ne sai tu donna, di me? La mia vita non la tua. Tu mi tendi le mani cercando di aiutarmi, ma per quanti al mondo mi si stringessero attorno, il mio dolore resterebbe per sempre conficcato dentro questo petto e le spine dellanima non c dottore che le possa togliere.

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Attenta donna, attenta a questa mia fiamma che arde, potrebbe bruciare anche te e il fumo ti riempirebbe le tue narici, ma... amo troppo il mio inferno per fartelo visitare e dora in poi, voglio starci da solo e non voglio pi mascherare la mia pazzia, voglio essere folle e che si veda bene, donna. Folle, folle! Stava iniziando a nevicare di nuovo, Tuccio, con un mantello, una sciarpa attorno al collo,

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le braghe tenute su da un cordone di lana sfilacciato, prende la strada dei campi, i tronchi dei faggi in quel candore spiccavano come spettri. La neve gli si appiccicava addosso incrostando di ghiaccio le sopracciglia, la barba, i capelli. Con la sciarpa premuta sulla bocca, una mano sugli occhi, guarda finch, vede affiorare da sotto un cumulo di neve, qualcosa che somiglia a una forma umana. Quella cosa, accoccolata in terra, solo un

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albero caduto, ma Tuccio inizia a correre gridando in quella solitudine bianca: Alisia! Amore mio rispondimi! Finalmente ti ho trovato amore. Non andartene di nuovo, non allontanarti tra le nebbie. Come svenuto, si abbandona sul tronco. Poggia la fronte sulla scorza ruvida, non sente n il legno ghiacciato che gli scortica la pelle, n le spine dei rovi che gli lacerano il volto. Inginocchiato, col viso inondato di lacrime amare,

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abbraccia il legno. Rimane cos, affondato in quellabisso folle, ripetendo continuamente con la voce spezzata: Alisia, so che sei qui, ti prego amore mio, parlami, anche una parola sola mi baster, una parola. Eri tu che mi chiamavi stanotte, non vero? Eri tu? Eri tu? Chiunque avesse udito quel grido, si sarebbe accorto che non aveva pi niente dumano e

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forse, avrebbe avuto paura. Ma nessuno ascolt Tuccio di Agalena, n mai, nessuno rispose alla sua straziante invocazione. Sperduto nella foresta ghiacciata, chiude gli occhi sperando di morire. Non aveva altro desiderio: morire, e quando si risveglia torna a correre cercando la sua Alisia.

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Cos, questuando di capanna in capanna, Tuccio, attravers vulcani e selve, finch arriv 750 al mare. Sulla riva, piangeva il suo dolore: solo con se stesso, straniero in terra straniera, accucciato dentro i gelidi antri di uno scoglio bagnato dai flutti delle onde, sdraiato su quella roccia, come un naufrago alla deriva su di una zattera, con la bocca piena di sale e sangue, continuava a farneticare, invocando la sua Alisia. Usignolo mio, dolce usignolo, canta per me, canta per questo ladro di strada la tua 755 malinconica ninnananna, canta per me amore affinch il mio cuore possa placarsi nelleterno. Non canti? Non mi ascolti? Sono io il tuo ladro di strada, io che per te rubavo magnolie strappandole con i denti. Ma se vero che non vivi pi, se vero che sei morta, amore mio, se tu sei morta, le mie ali stanche mi porteranno dove tu dormi. Nella testa malata di Tuccio non era rimasto che quel sogno. E mentre spiava, tra i pesci dargento e i 760 rami dei coralli, londa, si alza e... inizia a correre verso il precipizio. Con un salto selvaggio, si getta a capofitto nel nulla. Laggi, nascosta sotto lo specchio della memoria, nel profondo del mare, tra gigli di sale, obelischi di corallo e perle dacqua verde, molto in profondit, dove nasce larcobaleno e la paura degli uomini, laspettava la sua Alisia. 765

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