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TESINA DI STORIA MODERNA I - LM

Appunti su Urbino
Per una storia del carnevale (1460 1631)
Docente: Ciappelli Giovanni Studente: Aluigi Matteo

Anno accademico 2011/2012

Indice
Introduzione ..................................................................................... 2

Montefeltro ..................................................................................... 3
Federico da Montefeltro (1444 1482) .......................................................... 3 Guidubaldo da Montefeltro (1482 1508) ...................................................... 5 Una piccola parentesi: il Cortegiano .............................................................. 10

Della Rovere ................................................................................... 11


Francesco Maria I Della Rovere (1508 1538) .............................................. 11 Guidubaldo II Della Rovere (1538 1574) ..................................................... 14 Francesco Maria II Della Rovere (1574 1631) & conclusioni ....................... 15

Bibliografia...................................................................................... 18

Introduzione
Pietro Bembo, scrivendo il 20 marzo 1504 da Venezia ad Emilia Pia, rimpiange di non essere stato [per quellanno] alle feste di carnevale della corte di Urbino il cui splendore era conosciuto in tutta Italia:1 il vostro Centuaro ci ha fatto, per sue lettere, partecipe delle feste che eravate per aver questo carnassale per grazia del nostro M. Vincenzo Calmeta;2 che ci hanno ripieni dinvidia.3 Da questa lettera si pu desumere che, al principio del XVI secolo, in Urbino o, perlomeno, alla corte dei Duchi dUrbino , il carnevale fosse celebrato con delle feste tali da rendere ripieni dinvidia quanti non potessero prendervi parte. Allo scopo di far luce su questo tema, e di verificare se lo splendore [] conosciuto in tutta Italia fosse solo quello della corte di Urbino o anche quello delle sue feste di carnevale, viene votato il presente lavoro. Questultimo ha dunque per oggetto le feste di carnevale alla corte dUrbino. Il periodo preso in esame, spaziando dalla seconda met del Quattrocento fino verso la fine del Cinquecento, ricopre quasi lintero Rinascimento apparentemente, in maniera alquanto ambiziosa ; questampiezza danalisi storica merita fin da subito due precisazioni, le quali consentono di chiarire la natura stessa del lavoro. Innanzitutto, la ricognizione [della festa] e dello spettacolo quattrocentesco [e, per certi versi, cinquecentesco] incontra, [] in Urbino, difficolt di ordine pratico e di indirizzo metodologico. La scomparsa di quasi ogni traccia di vestigia materiali, la dispersione delle fonti documentarie e la scarsa funzionalit che esse presentano, si oppongono allindagine e riducono le possibilit che essa venga condotta con lampiezza di particolari che consentita per altri aspetti della cultura del XV [e del XVI] secolo.4 Pertanto, in questo elaborato, si preferito mantenere il pi largo possibile larco degli anni presi in considerazione per le feste di carnevale, estendendolo sino a comprendere lintero periodo rinascimentale; 5 e lo si fatto proprio per
F. BATTISTELLI, Arte e cultura nella provincia di Pesaro e Urbino: dalle origini ad oggi, Marsilio, Venezia 1986, V. Cultura e letteratura nei centri maggiori e minori tra Rinascimento e Barocco, p. 339. 2 Vincenzo Calmeta uno scrittore di commedie []; poeta e prosatore mediocre, ma tenuto in gran conto dai contemporanei, [] fu accolto alla corte dUrbino con grandi onori, [quantomeno per il carnevale del 1504,] e il Castiglione lo fa intervenire nei dialoghi del Cortegiano, che figurano svolgersi nel 1507 (G. L. SCARAVAGLIO, Rappresentazioni drammatiche alla corte dei Montefeltro (1488-1513), in Rivista italiana del Dramma, IV (1940), II, n. 6, p. 318). 3 P. BEMBO, Lettere, 4 voll., a cura di E. Travi, Commissione per i testi di lingua, Bologna 1987-1993, vol. I, Lettera (183) del 20 marzo 1504, pp. 170-1. 4 E. G. ZORZI, Festa e spettacolo a corte, in Federico di Montefeltro: lo Stato, le arti, la cultura, 3 voll., a cura di G. C. Baiardi, G. Chittolini e P. Floriani, Bulzoni, Roma 1986, vol. I, p. 301. 5 In altri termini, si tentato di mantenere la ricerca aperta allintero periodo storico in cui effettivamente esistito il Ducato dUrbino, pur consci che lavorare a largo raggio cronologico potrebbe essere in alcuni casi fuorviante, se non pure inutile (cfr. G. CIAPPELLI, Carnevale e quaresima: comportamenti sociali e cultura a Firenze nel Rinascimento, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1997, p. 12). A titolo di chiarificazione (e come prima giustificazione delle date che costituiscono gli estremi cronologici del presente lavoro) ripercorriamo per sommi capi la nascita e la capitolazione del Ducato. Una contea di Urbino presente gi a partire dal 1213 quando, inalzato Federico [II Hohenstaufen] alla dignit imperiale, de servigi a lui e al padre prestati volle premiare Buonconte e Taddeo [da Montefeltro]; e perci concesse loro in feudo Urbino col suo contado (F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi dUrbino, 2 voll., Grazzini, Giannini & C., Firenze 1859, vol. I, Libro primo, p. 20). Poi, nel 1443 Oddantonio [da Montefeltro] fu creato duca da Eugenio IV (ibid., vol. I, Libro quarto, p. 277) e nel 1444, in seguito alluccisione di Oddantonio, [] Federico diviene duca di Montefeltro (P. BIGNAMI, Il teatro ad Urbino nel Rinascimento, in Biblioteca teatrale, 15/16 (1976), p. 249). Proprio Federico da Montefeltro (1422-1482) aveva unito [ per primo, allinterno del Ducato neo-nascente ] alle gesta militari il patronato artistico e specificamente musicale per conseguire il rango e leccellenza di cui and famoso (F. PIPERNO, Cultura e usi della musica alla corte di Guidubaldo II Della Rovere, in I Della Rovere nellItalia delle corti, 4 voll., QuattroVenti, Urbino 2002, vol. III, p. 25). Tutte queste tradizioni (militari, artistiche, musicali) si perpetuarono poi attraverso il figlio Guidubaldo e, per alcuni aspetti, attraverso la famiglia dei Della Rovere, duchi dUrbino a seguito dei Montefeltro, finch il Ducato non fu devoluto nel 1631 per patto espresso [] alla santa sede, allo Stato Pontificio (cfr. F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro quindicesimo, pp. 446-505).
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rifuggire tali difficolt, per il timore di non essere in grado o di non riuscire ad articolare un lavoro storico su Urbino, se focalizzato esclusivamente sul particolare (in assenza di ampiezza di particolari), e non certo per ambizione. Ci comporta che gli eventi legati al carnevale, che si sono potuti riscontrare, non vengano elencati in modo definitorio o approfonditi in maniera sistematica; per inciso, si tratta, in questa sede, di fornire niente di pi che appunti. Appunti generali per una storia del carnevale alla corte di Urbino. Appunti che spaziano dal momento in cui si pu parlare, per lappunto, di una corte di Urbino (almeno dal 1444 con Federico da Montefeltro) al momento in cui ci non pi possibile (cio dal 1631, dopo lestinzione del Ducato dUrbino alla morte di Francesco Maria II Della Rovere). In secondo luogo, laltra precisazione consiste nel fatto che seguire il tema attraverso un periodo piuttosto lungo, quale quello fissato, potrebbe consentire di cogliere evoluzioni e scansioni non percepibili [nel caso in cui venga perso] il senso della diacronia e [venga visto] tutto come immobile.6 Cos, il presente lavoro, abbracciando un lasso di tempo tanto ampio, potr lanciare nel suo piccolo seppure brevemente ed esclusivamente in via dipotesi alcuni spunti in merito ad evoluzioni e scansioni relative alle feste di carnevale alla corte urbinate. Per esempio, anche con laiuto del Cortegiano di Baldassare Castiglione, si possono tentare di scorgere e generalizzare, per il caso di Urbino, alcune delle caratteristiche che assumono e, poi, mantengono o perdono tali feste di corte. Si tratta di unoperazione legittima se vero che il carnevale medievale (il quale sembra nascere [], come fenomeno urbano con autonome caratteristiche celebrative, fra lVIII secolo e il 1140)7 sub delle profonde trasformazioni a partire dalla prima et moderna, gi da quando inizi a diffondersi la spinta delle nuove idee umanistiche [che] avrebbe inevitabilmente trasformato la tradizione delle feste dellEuropa medievale.8 Eppure queste generalizzazioni sono formulate pur sempre solo su di appunti; perci la loro validit non deve essere considerata pi stabile e consistente di quanto lo sia la loro base. Non essendo concepibile al di fuori di questi opportuni chiarimenti, il lavoro che segue si articola passando in rassegna alcune feste di carnevale, suddividendole a seconda della famiglia (Montefeltro o Della Rovere) e del Duca che governava, nel periodo in cui queste ebbero luogo.

Montefeltro
FEDERICO DA MONTEFELTRO (1444 1482)
Rispetto al fervore degli altri centri italiani, Urbino, arroccata sul crinale binato del suo colle, , nel 1444, allatto del passaggio del potere al giovane fratello di Oddantonio, una citt vuota. E in questo sta il senso del miracolo operato da Federico: di aver trasformato il borgo solitario e periferico [] nella serena capitale di uno Stato.9 Infatti alla corte di Federico di Montefeltro, e nei centri principali del suo dominio, molte e frequenti [saranno] le occasioni a tripudi popolari, ad auliche feste suntuose. Fidanzamenti e sponsali di principi e di principesse, nascite illustri, visite e passaggi di Signori e di alti personaggi gli avevano dato largo campo cos di esercitare quella graziosa e munifica ospitalit ondegli andava meritatamente famoso fra gli altri principi della penisola, come di accattivarsi sempre pi la simpatia e laffetto dei sudditi con lo spettacolo attraente di pompe e di magnificenze. 10 Ora, di tali feste [suntuose], nella scarsit del materiale
G. CIAPPELLI, Carnevale e quaresima cit., p. 13. Ibid., pp. 44-5. 8 R. STRONG, Arte e potere: le feste del Rinascimento 1450-1650, Il Saggiatore, Milano 1987, p. 71. 9 E. G. ZORZI, Festa e spettacolo cit., p. 305. 10 A. SAVIOTTI, Una rappresentazione allegorica in Urbino nel 1474, in Atti e memorie della R. Accademia Petrarca di Scienze, Lettere ed Arti in Arezzo, n.s., I (1920), p. 194. In questo saggio, Saviotti descrive in particolare una festa scenica mitologica fatta alla corte dUrbino in onore del principe Federigo dAragona (ibid., p. 197), il quale staziona qui, dopo essere partito da Napoli il 26 ottobre del 1474, diretto verso la Borgogna al cui potente signore, Carlo il Temerario, il Re di Napoli [Ferdinando dAragona] chiedeva pel figlio secondogenito [Federigo] la mano della principessa Maria, unica erede del ducato (ibid., p. 188). Tale festa scenica mitologica, Amore al tribunale della pudicizia, viene considerata come la pi antica delle feste teatrali urbinati di cui ci resti il ricordo (ibid., p. 187).
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cronistico urbinate, non ci restano ricordi molto precisi e minute notizie.11 Eppure, dato che il carnevale doveva essere per le corti il momento pi fervido, dal punto di vista culturale oltre che mondano,12 proviamo in ogni caso a riportare le uniche due menzioni relative alle feste carnevalesche che siamo riusciti a rintracciare. Fasto e magnificenza avevano adornato [] le feste nuziali di Battista, allorch [] and in sposa a Federico. Si sa che nel novembre del 1459 foro facti gran triumfi a Pesaro, la sua citt, indi nel febbraio ad Urbino, quando il marito la raggiunse e i festeggiamenti si unirono agli svaghi del carnevale. 13 La menzione del carnevale qui lapidaria; nessuna descrizione aggiuntiva dei festeggiamenti. Cerchiamo di trarre almeno una considerazione, relativamente al nostro tema, da questa notizia. Nel 1459 aveva il duca di Milano [Francesco Sforza] desiderato di dargli per moglie [a Federico] Battista sua Nipote primogenita dAlessandro [fratello di Francesco e signore di Pesaro]. [] Perci il mese di Novembre [], Federigo trasferitosi a Pesaro, con infinita soddisfazione di quella Citt, e di tutti i suoi sudditi sposolla; e poco dopo la condusse ad Urbino: con la quale per non consum il matrimonio fino a diece del mese di febrajo lanno seguente [].14 Ora, il diece del mese di Febrajo del 1460 cade in pieno carnevale;15 ci, per, non ci consente di fare alcun tipo di collegamento tra lenfasi posta sul carnevale come periodo dattivit sessuale particolarmente intensa e lo spostamento dellatto di consumare il matrimonio da parte di Federico. Piuttosto, alcune fonti additano, come motivo di questo rinvio, la tenera et di Battista, la quale non aveva allora che tredici anni.16 Altre, invece, fanno riferimento ad alcuni compiti che Federico avrebbe dovuto adempiere nel 1459, quali il siglare una pace al cospetto di papa Pio II con il signore di Rimini, Sigismondo Pandolfo Malatesta, a seguito di alcuni conflitti per terre e castella.17 In questo caso, allora,
Sembra implicito nel saggio che questa festa scenica possa essere considerata una sorta di modello per le feste teatrali che vennero realizzate in seguito. A livello formale, ci potrebbe riguardare anche il carnevale; ma la questione rimane aperta almeno a livello contenutistico, essendo un encomio allamore onesto [che] fiorisce infra virt sempre leggiadre, di contro alla lussuria [che] varco a tutti i vizii (ibid., p. 204, corsivo nostro). Il carnevale, invece, sembra avere tra i suoi temi principali il sesso ed essere un periodo [licenzioso,] di attivit sessuale particolarmente intensa (P. BURKE, Cultura popolare nellEuropa moderna, Mondadori, Milano 1980, pp. 181-2). Almeno nella cultura popolare, lesaltazione dellamore onesto nel periodo di carnevale non sembra un tema particolarmente in voga. Che questa particolare forma di amore, che sinsinua qui in una rappresentazione scenica di carattere profano, sia il frutto di unidea umanistica che si faceva spazio pian piano nelle corti, se non, per riflesso, tra il popolo? In tale sede, ci arrestiamo al porci la domanda; qualsiasi tentativo di risponderla scadrebbe solo in arbitrarie supposizioni. 11 Ibidem. 12 P. BIGNAMI, Il teatro ad Urbino cit., p. 263. 13 E. G. ZORZI, Festa e spettacolo cit., p. 313. 14 B. BALDI, Vita e fatti di Federigo di Montefeltro, 3 voll., Salvioni, Roma 1824, vol. II, Libro quarto, pp. 67-8. 15 A. CAPPELLI, Cronologia: cronografia e calendario perpetuo, Hoepli, Milano 1998, p. 80. Il carnevale del 1460 si chiude con il mercoled delle ceneri il 26 febbraio. 16 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. I, Libro quinto, p. 387. 17 B. BALDI, Vita e fatti di Federigo cit., vol. II, Libro quarto, pp. 66 e 68-9. Nel 1459 sono gi trascorsi ben cinque anni dalla pace di Lodi del 1454, che si ritiene assicur stabilit allintera penisola italiana; eppure, alla luce di tale vicenda, sembrerebbe ancora un tempo in cui dovunque [] le discordie [] travagliavano i sudditi pontificii (F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. I, Libro quinto, p. 389). Tant che il pontefice Pio II, giunto dunque in Mantova, diede principio al Concilio, nel quale deplor le miserie della cristianit: pianse la perdita dellImperio Greco, e daltri Regni, e Provincie soggiogate dallarmi Ottomane; detest le discordie del Cristianesimo, cagioni evidentissime della ruina nostra, e dellesaltazione di quel Barbaro; e finalmente esort tutti alla concordia, allunione, ed alla pace. Furono [poi] accolti i suoi detti con applauso generale [] ma non seguiti con prontezza [], perci che lasciato da parte il ragionare de Turchi si diedero gli Ambasciadori, ed i Principi a trattare que negozi, che a questo, o a quellaltro di loro privatamente importavano (B. BALDI, Vita e fatti di Federigo cit., vol. II, Libro quarto, p. 64). Qui si stabilirono anche gli accordi di pace tra il signore di Rimini ed il signore di Urbino e, in seguito, piacque poi al Pontefice, facendone grande instanza il Duca di Milano, che in segno di perfetta riconciliazione Federigo e Gismondo sabboccassero insieme. [] Dopo questo il Pontefice si part da Mantova per rimediare ad alcune discordie, e

lunica illazione possibile che il carnevale sia festeggiato in qualche modo in Urbino e che, forse, il Duca e la nuova Duchessa rendono partecipe il popolo ai propri festeggiamenti e, al contempo, si uniscono ad esso per quelli legati al carnevale.18 Daltronde non si tratterebbe di unidea alquanto azzardata, considerando quanto siano connesse in maniera del tutto diretta la vita del popolo e quella dei Duchi a questaltezza storica, come sevince dalla nascita del primogenito maschio di Federico e Battista, Guidubaldo: In nomine domini, in lanno 1472 a d 24 genaro [] naque al mio illustrissimo signore de la mia illustrissima madonna Batista Sforza uno figliolo maschio []. Naque in cet de Ugubio. Foro facte grande feste et fo facta demustratione per la comunit et pur tucti cetadini de grande alegreze. Duraro le feste di cetadini pi d, che omne d festeggiava uno quartiere in palazo del comune et in piaza. Da poi el signore conte [cio, Federico, nonostante lappellativo di conte] fece festegiare omne d in piaza per fine el marted de carnovale, che fo a d XIJ de febraio. El signore conte fecie anche fare pi procesione et grande elemosine [.]. 19

GUIDUBALDO DA MONTEFELTRO (1482 1508)


Morto Federico nel 1482, lantica e magnanima stirpe di Montefeltro si ritrov in gravissimo pericolo; perch i tempi grossi si avvicinavano per Italia, ed egli lasciava lo stato nelle mani di un fanciullo appena decenne.20 Tuttavia la giovane et di questo fanciullo, Guidubaldo, non gli imped nel 1485 di fare atto di ossequio col nuovo pontefice [Innocenzo VIII], chiedendo la solita investitura del suo Stato, della quale aveva bisogno per la morte del padre, e che facilmente ottenne.21 Nonostante limportanza della carica ricevuta, giunto il principio dellanno 1487, ritroviamo Guidubaldo con la giovent [] intento agli spassi del Carnevale.22 Eppure non si trattava affatto di un signore incapace di regnare e facile a comportamenti
sedizioni cittadinesche, le quali perturbavano la Toscana, lUmbria e la Marca. [] Giunto in Siena, ove si ferm quasi un anno, sop, ed acquet le sedizioni, che tre anni addietro lavevano malamente trattata. Nella qual Citt, mentre si tratteneva, parve a Federigo di tornar di nuovo a visitarlo. Onde partito da Urbino a quattordici di Febrajo, quattro giorni, dopo aver consumato il Matrimonio con la moglie, giuntovi, fu benignamente veduto [], ed ottenuta la benedizione, torn a fare il residuo del Carnevale con la novella Sposa in Urbino. Ma non fu molto lunga la sua quiete richiamandolo a nuove fatiche gli strepiti, che gi si facevano maggiori nel Regno di Napoli (B. BALDI, Vita e fatti di Federigo cit., vol. II, Libro quarto, pp. 68-9). 18 possibile infatti che il carnevale fosse una festa di tutti: a Ferrara [ad esempio], sul finire del Quattrocento, il Duca si univa al divertimento generale, girando mascherato per le strade ed entrando nelle case dei privati per danzare con le dame; a Firenze, Lorenzo de Medici e Niccol Machiavelli prendevano parte al carnevale (P. BURKE, Cultura popolare cit., Mondadori, Milano 1980, p. 28). 19 SER GUERRIERO DA GUBBIO, Cronoca di Ser Guerriero da Gubbio dallanno MCCCL allanno MCCCCLXXII, a cura di G. Mazzatinti, Lapi, Citt di Castello (PG) 1902, p. 89. 20 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro ottavo, p. 41. I tempi grossi, probabilmente, detto in riferimento al cinquantennio 14941554, nel corso del quale si combatterono le Guerre dItalia, le quali furono la rivelazione di quanto pi potente e attuale fosse il modello delle nuove monarchie rispetto alle altre formazioni statuali (F. BENIGNO, Let moderna: dalla scoperta dellAmerica alla Restaurazione, Laterza (Manuali di base [31]), Roma-Bari 2011, p. 16). 21 Ibid., vol. II, Libro ottavo, p. 47. 22 B. BALDI, Della vita e de fatti di Guidubaldo I da Montefeltro: duca dUrbino, 2 voll., Silvestri, Milano 1821, vol. I, Libro secondo, p. 78. Tra laltro viene sottolineato che, in questo periodo, nacquero alcune controversie tra il comune dUrbino e quello di Fano. Pretendevano i fanesi che gli urbinati, possessori de beni stabili nel distretto loro, fossero per antica ed immemorabile usanza tenuti a pagar alcune tasse, e perci si dolevano, che da certi anni addietro avessero cessato di pagarle, e al presente cessassero, querelandosi eziandio del Duca, quasi che non osservasse loro alcuni capitoli antichi, cio che al loro Comune fossero pagate le pene da quei sudditi ducali che venivano condannati dei danni dati e maleficj commessi nel distretto di Fano (ibidem, corsivo nostro). Ora, non possiamo formulare troppe ipotesi azzardate, in assenza di analisi diretta dei documenti nonostante ad alcune fonti si potrebbe risalire, in quanto viene riferito che, in occasione di tale vicenda, il Papa, con Agostino Staccoli, suo ambasciatore in Roma, si vers in lamenti e minacce contro [Guidubaldo I], e mand in corte dUrbino brevi fulminanti, scrivendogli una lettera, dei 26 luglio 1488, che si rappaciasse con quel popolo (F. UGOLINI, Storia dei conti e

puerili: nulla aveva pretermesso Federico affinch il piccolo Guidobaldo avesse uneducazione quale a principe si conveniva; e gi si vedevano manifesti segni, che al buon seme rispondevano buoni frutti; e che il discepolo avrebbe accresciuta la fama gi grande del precettore [padovano] Ludovico Odasio.23 Non a caso Urbino fu resa grande in epoca rinascimentale anche grazie alla cultura ed al mecenatismo (patronage) di Guidubaldo; grazie a lui che appaiono in Urbino, mescolate, le pi varie culture di questepoca di transizione: i modelli del mondo cortese medievale e le tradizioni classiche, bibliche, astrologiche, mitologiche, ricercate dal mondo rinascimentale.24 In tale frangente storico, considerando i modelli del mondo cortese e le tradizioni auliche ai quali sembrano interessarsi i duchi, non era tanto la festa popolare con la sua riottosit ad imporsi ma era, piuttosto, unatmosfera [allo stesso tempo] umanistica e festaiola [quella dominante alla] corte dUrbino.25 Sulla scorta di tali constatazioni possibile sostenere, allora, che a Urbino, nellet successiva a Federico, dominata, intorno alla figura del figlio Guidubaldo, dalla presenza di Emilia Pia [moglie del fratello di Guidubaldo, Antonio da Montefeltro] e [della Duchessa, moglie di Guidubaldo,] Elisabetta Gonzaga (cui si aggiungevano le frequenti visite della cognata Isabella dEste), lo spettacolo cercava una dimensione pi intima, uno spazio, che in parallelo alle feste e alle cerimonie ufficiali, offrisse a una cerchia pi ristretta una misura, se non familiare, almeno privata. Possedevano questo carattere le feste organizzate per i carnevali.26 Cos, gi descrivendo i festeggiamenti che furono fatti in Urbino nel febbraio del 1488 per celebrare le nozze di Elisabetta Gonzaga con Guidubaldo da Montefeltro, Benedetto Capilupo, che aveva accompagnato da Mantova la sposa alla sua nuova famiglia, con lincarico di tenere minutamente e giorno per giorno informati i suoi signori del vario succedersi delle feste e degli avvenimenti, scriveva fra laltro [che le feste toccarono il loro apice] el mercori (13 febbraio) [quando] si fece una bellissima rappresentazione. 27 La bellissima rappresentazione, in mancanza di riscontri specifici, pu essere considerata come parte di una festa privata, ristretta ai signori del Palazzo Ducale. Se cos fosse, in pieno periodo di carnevale, si registrerebbe una festa che raggiunge il suo acme nella forma di un divertimento privato e non popolare. Senza lasciarci traviare da tale constatazione, riportiamo alcune annotazioni del fedele segretario di Elisabetta, Benedetto Capilupo, e di uno degli storici dei Montefeltro, Bernardino Baldi: El sabato che fu a d nove (febbraio)28 c lentrata di Elisabetta in Urbino dove furono [] eretti archi, statue, fatte preparazioni di fuochi con vari artificj, preparate con larga spesa commedie, spettacoli pubblici.29 Poi per quello zorno essendo tutti stanchi non si fece
duchi cit., vol. II, Libro ottavo, p. 59). Eppure rimane la tentazione di vedere una qualche correlazione tra il carnevale come festa di aggressione, distruzione e dissacrazione (P. BURKE, Cultura popolare cit., p. 182) e quei danni dati e maleficj commessi nel distretto di Fano, perch accaduti proprio in quel periodo. 23 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro ottavo, pp. 41-2. 24 P. BIGNAMI, Il teatro ad Urbino cit., p. 255. In un articolo, nel quale Cecil Clough cerca di rintracciare il rapporto tra le corti italiane e lInghilterra, al fine di pesare the influence of the Italian Renaissance on England, sostiene che duke Guidobaldo had little to spare for artistic patronage but his Court was claimed in Castiglione's Courtier as that preeminent in Italy for its culture, and, in consequence, accepted as such in Elizabethan England (C. H. Clough, The relations between the English and Urbino courts (1474-1508), in Studies in the Renaissance, vol. 14 (1967) p. 203). 25 G. L. SCARAVAGLIO, Rappresentazioni drammatiche alla corte cit., p. 310. 26 E. G. ZORZI, Festa e spettacolo cit., p. 326-7. Si presti attenzione, per, al fatto che definire questa misura, se non familiare, almeno privata che iniziarono ad assumere le feste di corte, comprese le feste di carnevale, unoperazione complessa. Infatti anche notabile ci che scrive lo stesso Bembo: che, cio, in quella corte tutto facevasi in pubblico; e il duca era tanto amato e riverito dal suo popolo, che questi non istimava lui nato dalla famiglia di Montefeltro, ma nato nella famiglia propria; e in ci si mostrava figlio degnissimo di Federico (F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro nono, p. 150). Il punto particolarmente delicato; la questione privato/pubblico, festa di corte disciplinata/festa di popolo licenziosa non pu essere di certo risolta in tale sede, ove ci si limita ad evidenziare il carattere di alcuni carnevali, semmai solo abbozzando conclusioni in via ipotetica o semplici pareri. 27 A. SAVIOTTI, Una rappresentazione allegorica cit., p. 206. La Pasqua dellanno bisestile 1488 cade il 6 aprile, le ceneri sono mercoled 20 febbraio e, quindi, gioved 14 febbraio, nel quale si protrae la festa che segue la rappresentazione di mercori (13 febbraio), proprio gioved grasso (cfr. A. CAPPELLI, Cronologia cit., p. 66). 28 A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino: Isabella dEste ed Elisabetta Gonzaga nelle relazioni famigliari e nelle vicende politiche, Roux & C., Torino 1893, p. 18. 29 B. BALDI, Della vita e de fatti di Guidubaldo cit., vol. I, Libro terzo, p. 101.

altro.30 Il pranzo nuziale previsto per la domenica fu differito a luned et se ball solamente nel salotto et le donne urbinate tocarno la mane alla ill.ma M.a Duchessa.31 Luned vi fu la cerimonia e, ritornati a Palazzo, ci fu il pranzo che furono tri pasti inserti in uno solo []. El marte non si fece altro che balare et lo Ill.mo S. Duca fece tri suoi gentilhomini cavalleri, et la notte circa le III hore trette la cirandola che haveano posta nanti la porta de la corte, la quale per pocho spacio che dur fu bella et bene ordinata. El mercori si fece una bellissima rappresentazione de pi significati [].32 Con rime elegantissime si dibatte circa quale fusse miglior vita o la matrimoniale o la verginale, per poi notare che se ognuno servasse verginit mancharia la generatione humana et saria contra la institutione divina: crescite et multiplicamini, ecc... et per consequiens mancharia la verginit, et allegando molti pericoli de la fragilit nostra concluse pi secura et laudabile essere la vita matrimoniale. [] Fornita la rapresentatione fu portata la colactione de zuccharo lavorato con gran magisterio in diverse cose. [] Poi per ultima cosa fu portata una nave de ligno grande con trezia dentro ne la quale erano tri homini che mostravino navigare e con le sesole [cio, con le palette] butavino per la sala el confetto []. Zobia se ball et uno che bramava dessere cavalere de la gatta ebe la gratia, perch se conzign una gatta ligata a traverso a un asse suso uno tribunaletto fatto a posta: et con la testa rasa lamaz non sanza suo danno, perch fu molto ben da li denti et zanche suoe martirizato []. Dopo questo un altro homo and sopra una corda tirata da uno capo a laltro de la sala alto quanto puot andare, et attacato ad essa hor con le mani, hora con li piedi fece de mirabili atti, che a tutti noi a guardarlo in servitio suo facea paura. 33 Balli sontuosi, lauti pasti, rappresentazioni, giochi (come il cruento esercizio di ammazzare una gatta con il capo raso, diffuso nelle corti italiane del tempo34 o come le esibizioni acrobatiche); tutta una serie di elementi che vengono alla luce in occasione di un matrimonio, vero, ma di un matrimonio celebrato in perfetta sincronia con il periodo di carnevale. Pertanto, si tratta di elementi che potrebbero caratterizzare il carnevale stesso; un carnevale, per, che non sarebbe tanto popolare, in quanto le feste si consumano nella sala (e non nella piazza), nel Palazzo (e non in citt) o, al massimo, nanti la porta della corte (e non per le vie). La questione rimane tuttavia controversa perch, di fatto, i festeggiamenti del popolo, in parte, coinvolgono e sintrecciano con la vita di corte. Per esempio, si volga per un attimo lo sguardo alla corte di Mantova: Le nozze di Francesco Gonzaga con Isabella dEste furono celebrate a Ferrara il 12 febbraio 1490 []. La sposa [] fu [poi] accompagnata a Mantova e [] grandiose furono le accoglienze e le feste [del popolo, dunque?]: rappresentazioni, concerti, pranzi e danze, che durarono fino allultima notte di Carnevale. [...] Tra i pi cospicui [forestieri, accorsi a Mantova per loccasione,] figuravano il Duca e la Duchessa dUrbino.35 Il tema rimane complesso. Per facilitare la nostra analisi, accantoniamo le commistioni tra popolo e corte focalizzando la nostra attenzione esclusivamente sulle feste di questultima durante il periodo di carnevale. Va detto che, in merito alla festa (o spettacolo) di corte, c chi ha sostenuto la necessit di compiere una distinzione, per non continuare a confondere sotto [questa] comune etichetta [] due generi in realt notevolmente diversi: lo spettacolo ufficiale [tendenzialmente pubblico], rivolto alle cerimonie di rappresentanza politica, e la festa di intrattenimento [tendenzialmente privata], anchessa di matrice cortese ma avente lo scopo di divertimento e di passatempo. 36 Stando a tale definizione, nello spettacolo ufficiale
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A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., p. 19. Ibid., p. 20. 32 Ibid., pp. 20-1. 33 Ibid., pp. 22-4. 34 E. G. ZORZI, Festa e spettacolo cit., p. 325. 35 A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., p. 51. 36 E. G. ZORZI, Festa e spettacolo cit., p. 308.

rientrerebbero il banchetto di accoglienza (che includeva la rappresentazione di azioni mimiche, recitate, danzate), la giostra e talvolta la messinscena di un soggetto devoto. Diversamente invece, elementi caratteristici dello spettacolo di intrattenimento, della festa privata, sarebbero la declamazione di brevi componimenti, di farse in versi, di egloghe e di pastorali, spettacoli dei quali in certa misura si conoscono i testi. Facevano parte degli stessi intrattenimenti [per esempio] le veglie di cui Il Cortegiano del Castiglione costituisce la relazione pi ampia. In questo senso (e solo in questo senso), possiamo allora definire come vedremo il carnevale alla corte di Urbino durante il periodo di Guidubaldo (o, meglio, durante lultimo periodo del ducato di Guidubaldo) come festa privata. Eviteremmo cos le difficolt dellintreccio popolo/corte e, allo stesso tempo, quello tra spettacoli di corte dai risvolti pubblici (come le feste matrimoniali durante il carnevale) e spettacoli di corte dal carattere pi privato (come le rappresentazioni di commedie durante il carnevale). Ma questo al prezzo di definire il carnevale festa privata, appunto; al prezzo di chiudere il carnevale di corte in un microcosmo, in un Palazzo, quando sappiamo che questo si svilupp in passato come maggiore festa popolare dellanno, nelle strade principali e [nelle] piazze [che] si trasformano in palcoscenico per levento.37 Relativamente ad una questione tanto grande, non dato pronunciarci, almeno per ora; lasciamo spazio e voce, piuttosto, al modo in cui vennero vissuti alcuni carnevali alla corte di Guidubaldo. un luogo comune che Guidubaldo fosse impotente;38 di conseguenza, asseriscono gli storici che a distrarre la giovane e sfortunata sposa, [il Duca] ordinasse caccie, feste e spettacoli.39 Tra queste attivit, al principio del XVI secolo, figura pure il carnevale, il quale, quantomeno, doveva essere un momento di richiamo per personalit eminenti.40 Viene ad esempio creata (perch non si sa se fondata o meno) la

P. BURKE, Cultura popolare cit., p. 178. Cfr. A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., p. 34. 39 Ibid., p. 36. In queste occasioni, in teoria, lo secondavano i popoli (ibidem). Tuttavia il sostegno nelle fonti alquanto generale:
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Con grandissimo diletto della Duchessa [non smettevano] i popoli, a gara luno dellaltro, di somministrar [ai duchi] que trattenimenti che potevano, e particolarmente que giuochi, ne quali, e per natura e per uso, si sentivano di valere. Perciocch molte citt vediamo noi compiacersi per invecchiata consuetudine dalcuni esercizi e giuochi particolari []. I luoghi del Lazio non possono ancor dimenticarsi delle antiche lotte. Firenze ama il giuoco del Calcio faticoso e pericoloso, e tuttavia con gran concorso esercitato da nobili. Pisa con vera imagine di non vera battaglia, divisa dallArno in due parti contrarie di fazione, combatte con grande ardore, e quasi che nel giuoco non d giuoco, il suo Ponte. Quelli dAgobbio hanno per trastullo il provocarsi con le pugna, e colloffender s medesimi, far piacere, e porger diletto a chi li mira []. Gli Urbinati anchessi hanno un giuoco quasi che proprio loro, non indegno certamente desser annoverato fra nobili e militari, e chiamasi lAita, ed esercitasi nelle stagioni pi calde [probabilmente non per carnevale, dunque], in un luogo in Corte, fatto costruire artificiosamente e con grandissima spesa da Federigo, a guisa di anfiteatro o di arena, e dicesi Mercatale, dalluso a cui ordinariamente serve. Quivi dunque la giovent, divisa in due parti, e vestita con vesti che saccostano al nudo, sfidandosi scambievolmente gli avversari al corso, ed aiutandosi (e ci d il nome al giuoco) i compagni fra loro, ne risulta una dilettevolissima guerra, la vittoria di cui si rimane a quella parte che degli avversari, correndo, fece numero de prigioni maggiore, e si guadagnano premj, che da Principi a vincitori sogliono liberalmente proporsi. Con questi dunque ed altri giuochi, s come detto si sforzavano i popoli di tenere allegra la novella Duchessa (B. Baldi, Della vita e de fatti di Guidubaldo cit., vol. I, Libro terzo, pp. 105-6). Gli stessi Luzio e Reiner riferiscono che potrebbe darsi che codesti scrittori abbiano voluto vedere troppo addentro nelle intenzioni del Duca, perch diversamente si spiegano tanto questi giuochi quanto le cacce, feste e spettacoli di cui si occup Guidubaldo (A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., p. 37). 40 A differenza del periodo di Quaresima. Si pensi ad Elisabetta Gonzaga che, venuta a conoscenza che la cognata Isabella dEste voleva compiere un pellegrinaggio a Loreto nel 1494 e stazionare in Urbino, le raccomand di non passare, mandandole incontro un messo, il quale le disse che in un paese montagnoso come Urbino non avrebbe

notizia che nel 1501 il carnevale di Urbino doveva essere particolarmente sontuoso per la presenza di Cesare Borgia, occasione in cui avrebbe conosciuto [una] dama [della corte di Elisabetta, in seguito rapita]. In ogni caso la Bellonci non dice quali furono i divertimenti offerti al Valentino.41 Ancora: il 18 gennaio 1502 passa da Urbino la sorella di Cesare Borgia, la quale qui rimase [fino] al 19 a riposarsi e godersi le feste che i duchi di Urbino le avevano preparato; ma delle feste non sappiamo granch. 42 Tuttaltro carattere ebbe invece il carnevale del 1504 [che] fu particolarmente gaio: 43 tra molte feste, si ritrassero anche in una curiosa rappresentazione storica i fatti capitali che si erano maturati in due anni. 44 Infatti, dal giugno 1502 fino allagosto 1503, il Ducato dUrbino era stato preso a tradimento da Cesare Borgia, il quale, con la protezione del padre Alessandro VI (1492-1503), aveva tentato di costruire in Romagna e nelle Marche un dominio personale. 45 Cos nel carnevale del 1504 si sperimentavano generi rappresentativi gi pi vicini al teatro moderno, come [la] rievocazione storica [] dei fatti del duca Valentino (un genere che, avendo a soggetto eventi di attualit, era diffuso nei trattamenti scenici delle corti) [e] una commedia di Vincenzo Calmeta.46 Ed ancora, per quanto riguarda la sperimentazione di generi rappresentativi: nel 1506, volendo trattenere con qualche dilettevole invenzione quella fioritissima corte, [Castiglione] compose e recit [] la celebre egloga intitolata il Tirsi, nella quale sotto il pastoral velo fu fatta menzione della S. Duchessa, e fu fatta recitare ad un carnevale con la pi bella moresca che sin allora fosse mai stata fatta.47 Sulla scorta di queste constatazioni, sappiamo che, a partire da questo momento, usava Guidubaldo di adunare la sera nella fredda stagione, la quale in Urbino pi lunga che altrove [e, con tutta probabilit, comprendeva persino lintero periodo di carnevale], tutte quelle gentildonne e que cavalieri che stavano presso di lui; e in queste conversazioni si facevano giuochi, non futili come i nostri, ma che esercitavano e aguzzavano lo spirito.48 Anche se il ducato di Guidubaldo non avrebbe durato ancora a lungo giacch tormentato dalla gotta, si spegneva di soli 35 anni nella primavera del 1508 ,49 probabilmente fu in tale contesto che inizi davvero a spiccare e a consolidarsi pian piano il carattere del carnevale come festa privata: per il carnevale [ora] venivano scritti appositamente versi, madrigali, se non commedie. Umanisti e letterati dovevano essere sempre presenti alla corte di Urbino, come appare dal Libro del Cortigiano, ed anche dalle lettere che si trovano a Mantova con notizie di scambio, tra le corti, di tali celebrit.50 A questo punto vale la pena soffermarci, per quanto brevemente sullopera di Castiglione.

potuto essere convenientemente onorata in quaresima, per mancanza di pesce (A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., pp. 72-3). 41 P. BIGNAMI, Il teatro ad Urbino cit., pp. 263-4. 42 Ibidem. 43 G. L. SCARAVAGLIO, Rappresentazioni drammatiche alla corte cit., p. 317. 44 A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., pp. 152-3. 45 Cfr. B. BALDI, Della vita e de fatti di Guidubaldo cit., vol. I, Libro sesto, pp. 207-265 e F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro nono, pp. 87-163. 46 E. G. ZORZI, Festa e spettacolo cit., p. 327. 47 G. L. SCARAVAGLIO, Rappresentazioni drammatiche alla corte cit., p. 318. 48 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro nono, p. 161. 49 A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., p. 182. 50 P. BIGNAMI, Il teatro ad Urbino cit., p. 263. A titolo di emblematico si consideri il carnevale del 1507 alla corte di Urbino, nel quale ritroviamo il Bembo a recitare delle rime (ibid., p. 266), sotto la maschera di ambasciatore di Venere che gli celava il volto (E. G. ZORZI, Festa e spettacolo cit., p. 329), per poi rammaricarsi della loro qualit e del contesto in cui saranno fruite, nel caso non fosse carnevalesco, perch le ha tessute con frezzoloso subbio questi d piacevoli, che per antica usanza si donano alla licenza e alle feste (P. BEMBO, Lettere, op. cit., vol. I, Lettera (254) del 22 febbraio 1507, pp. 248-9).

UNA PICCOLA PARENTESI: IL CORTEGIANO


Baldassare Castiglione, nobile della provincia di Mantova, nel 1504 si trasfer, su sua richiesta, alla corte dei duchi dUrbino, ove fu impegnato come diplomatico da Guidubaldo e dal suo successore, Francesco Maria I Della Rovere. Il suo opus maius, il Cortegiano, unopera teatrale piuttosto che un trattato []. Lambientazione del dialogo il Palazzo Ducale di Urbino []. Il tempo lanno 1507 []. 51 I quattro libri [che lo compongono] corrispondono ai quattro atti di una commedia, quattro serate in successione nel corso delle quali la corte che circonda la duchessa Elisabetta Gonzaga (il duca, sofferente [per la gotta], si ritirato presto per la notte), si dedica al passatempo di discutere le qualit del perfetto cortigiano. 52 Sicuramente, Castiglione, in virt anche delle lunghe e continue revisioni dellopera, dimostra la crescente determinazione a trasformare nel libro una esperienza storica concreta (la corte di Urbino) in una dimensione modellizzante, in grado di trasmettere informazioni valide ovunque, nel tempo.53 Eppure, va riconosciuto che, innanzitutto, al dotto autore premeva [] che la materia del racconto, bench straordinaria, fosse radicata in una esperienza storica e di vita.54 Pertanto, ci che egli espone nellopera, almeno in parte, lo potremmo considerare come una fonte storicamente attendibile. Relativamente al nostro tema, seppure in maniera generale e non strettamente o direttamente legata al carnevale, riportiamo solamente alcune citazioni. Alla corte di Urbino, consuetudine di tutti i gentilomini della casa era ridursi sbito dopo cena alla signora Duchessa; dove tra laltre piacevoli feste e musiche e danze che continuamente si usavano, talor si proponeano belle questioni.55 Questo usato stile delle feste e piaceri ordinari56 continuava anche al tempo in cui papa Giulio II, Giuliano Della Rovere, stazion in Urbino il 3 marzo 1507, di ritorno dalla sottomissione di Bologna, realizzata in ossequio alla sua politica di rafforzamento politico e militare dello Stato della Chiesa.57 Nel corso del dialogo tra i presenti alla corte viene espresso disprezzo verso i molti gentilomini giovani [], che le feste ballano tutto l d nel sole coi villani e con essi giocano a lanciar la barra, lottare, correre e saltare.58 Infatti il cortigiano, deve sempre mantenere una certa nobilt, pur senza ostentarla ma lasciandola emergere con sprezzatura, cos come quando danza par gli si convenga servare una certa dignit, temperanza per con leggiadra ed aerosa dolcezza di movimenti. 59

Castiglione carefully fixes the date of the discussions at Urbino by expressly relating them in his text to two actual historical events: his diplomatic journey to England in the fall and winter of 1506-1507 in order to receive the Order of the Garter for Duke Guidobaldo, and Pope Julius II's visit to Urbino after his successful subjugation of Bologna to papal authority in March 1507 (W.A. REBHORN, Courtly performances: masking and festivity in Castiglione's book in the Courtier, Wayne State University Press, Detroit 1978, p. 53). Pi precisamente, dunque, il tempo marzo 1507 (pur non essendo questo periodo di carnevale, gi concluso con le ceneri il 17 febbraio cfr. A. CAPPELLI, Cronologia cit., p. 62). 52 P. BURKE, Le fortune del Cortegiano: Baldassarre Castiglione e i percorsi del Rinascimento europeo, Donzelli editore, Roma 1998, p. 27. 53 U. MOTTA, Castiglione e il mito di Urbino: studi sulla elaborazione del Cortegiano, Vita e pensiero, Milano 2003, p. 15, corsivo nostro. 54 Ibid., p. VIII. Il libro era inteso soprattutto come un esercizio di autobiografia, unevocazione proustiana di un tempo perduto quando lautore era nel fiore della giovinezza, una resurrezione di amici spariti e una affettuosa ricreazione della corte di Urbino comera stata nel 1506, prima che la sua serenit venisse distrutta dalla guerra (P. BURKE, Le fortune del Cortegiano cit., p. 34). 55 B. CASTIGLIONE, Il libro del Cortegiano, a cura di G. Preti, Einaudi, Torino 1965, Libro primo, V, p. 15. 56 Ibid., Libro primo, VI, p. 17. 57 Cfr. A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., p. 174. 58 B. CASTIGLIONE, Il libro del Cortegiano, op. cit., Libro secondo, X, p. 104. 59 Ibid., Libro secondo, XI, p. 106.

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La festa alla corte di Guidubaldo sembrerebbe evento ordinario; tuttavia al cortigiano, che ne prende parte, occorre in tutte le sue azioni molta cortesia e molta discrezione,60 discreta modestia ed il dar bona opinione di s.61 Nel caso delle feste di carnevale a corte, questi nuovi ideali umanistici, questi valori storici che Castiglione pare trovi riflessi in Urbino, finiscono inevitabilmente per mutarne profondamente le caratteristiche originarie. La festa e, assieme ad essa, di conseguenza, lo stesso carnevale, sembrano delinearsi sempre pi come pacate feste private, allinsegna della cortesia e del buon senso: per riuscire a sintetizzare in una frase ci che l'autore [Castiglione] riuscito a fare [col Cortegiano] si potrebbe dire che ha contribuito ad adattare l'umanesimo al mondo della corte, e la corte al mondo dell'umanesimo.62 Nel Cinquecento [] dopo aver avuto negli ultimi secoli del Medioevo manifestazioni miste, sia popolari che aristocratiche, sia private che di piazza, il carnevale diventa un fenomeno sempre pi elitario, come in generale quello della festa nel pieno e tardo Rinascimento. [Ritroviamo un tipo di] festa sempre pi chiusa e rivolta a un pubblico sempre pi elitario e scelto, sempre pi concepita per essere rappresentata allinterno della corte [], o per costituire unoccasione per essa di mostrarsi allesterno.63

Della Rovere
FRANCESCO MARIA I DELLA ROVERE (1508 1538)
Guidubaldo mor nel 1508 senza lasciare eredi ed il Ducato pass nelle mani del figlio adottivo, Francesco Maria I Della Rovere, nipote di Giulio II, figlio della sorella maggiore di Guidubaldo e del signore di Senigallia, Giovanni Della Rovere.64 Il nuovo Duca [] era avvenente della persona, ma di carattere violento [], dato alle arti della guerra, pi che a quelle pacifiche che allettarono Guidubaldo.65 Ci non costitu un buon motivo affinch le feste di carnevale in Urbino sinterrompessero; anche se spesso Francesco Maria I era impegnato come condottiero al soldo del papa, le rappresentazioni si fecero malgrado [le] guerre scoppiate e divampate in Italia.66

Ibid., Libro terzo, II, p. 215. Ibid., Libro terzo, IX, p. 224. 62 P. BURKE, Le fortune del Cortegiano cit., pp. 34-5. 63 G. CIAPPELLI, Carnevale e quaresima cit., p. 283. Aggiungiamo a margine alcune considerazioni di vario genere, a supporto di quanto qui espresso in pura via ipotetica. Riguardo al carattere sempre pi elitario delle feste, nonostante tanto la celebrazione popolare quanto la festa di corte testimonino the transformation of society into community, in popular celebrations the emphasis falls on freeing men and women from normal social restraints, which are parodied and travestied. In the kind of festivity depicted in Il Cortegiano, normal social restraints are simply set aside rather than mocked, and the emphasis falls on transforming social intercourse to reflect the greatest humanity and sociability consistent with fairly elevated standards of decorum (W.A. REBHORN, Courtly performances cit., p. 17). Invece, a proposito della festa come occasione per mostrarsi allesterno: se dovessi definire le feste di corte rinascimentali in relazione al principe, direi che il loro obiettivo principale era costituito dal potere concepito come forma darte. La festa permetteva al sovrano e alla sua corte di identificarsi momentaneamente con i modelli eroici proposti: per un istante principi e cortigiani incarnavano realmente quelle idee di cui erano soltanto un riflesso terreno. Luniverso della festa di corte un mondo ideale in cui la natura, accuratamente ordinata e controllata, viene spogliata di tutti i potenziali pericoli. In quelle manifestazioni trova la sua affermazione estrema la fede rinascimentale nelle capacit delluomo di determinare il proprio destino e di imbrigliare le risorse naturali delluniverso (R. STRONG, Arte e potere: le feste cit., p. 70). 64 Cfr. F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro decimo, pp. 163-218. 65 A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., pp. 189-190. 66 L. CELLI, Un carnevale alla corte di Urbino e la prima rappresentazione della Calandria del card. Bibbiena, in Nuova rivista Misena, anno VII (1894), fasc. 12, p. 3.
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Cos ad Urbino si allestiscono spettacoli e divertimenti vari, nel 1511, essendo ospite Federico Gonzaga [figlio di Francesco, Marchese di Mantova], i duchi e i loro ospiti ballano, assistono ad una commedia e a unegloga pastorale la domenica di Carnevale. Il luned dopo il ballo viene presentata unaltra egloga definita pastorale e che ha per argomento la cronaca locale. Il giorno successivo balli e mascherate. Nessuna notizia circa gli argomenti e i modi della rappresentazione.67 I balli, la commedia non molto laudabile, n dinvenzione n ben recitata, legloga della domenica, di nuovo, non sono feste popolari ma si svolsero da un parente dil sposo della Garassina, privatamente.68 Parimenti, lune si ball in corte e si fece unegloga [...] in scorno e biasimo duno povero servitor del duca Guido. 69 Quasi per contrasto a queste poche notizie, che, per, sembrano confermare il carattere che le feste di carnevale avevano iniziato ad acquisire almeno ai tempi di Guidubaldo, del carnevale del 1513, anno in cui fu rappresentata La Calandria, se non tutto, molto si sa.70 Questa festa cadde in un momento storico particolarmente felice per il Ducato dUrbino: il 5 agosto 1512 mor a Gradara Ascanio Sforza, signore di Pesaro, e, essendo senza figli, quella signoria ricadeva alla Chiesa []. Ma Francesco era in credito della Camera apostolica di assai [grande] somma per provvisioni decorse, e per molte spese sostenute nellultima ricuperazione della Romagna, e nellacquisto di Parma, Piacenza e Reggio: sicch il tesoro pontificio, esausto dalle passate guerre, essendo impotente a pagare s grosso debito, gli fu ceduta, assenziente il collegio de cardinali, la citt di Pesaro col suo territorio. [In seguito, il figlio di Francesco Maria I], Guidubaldo II, am Pesaro sovra tutte le citt del suo stato, e molto ladorn, sino al punto da trasformarla nella nuova capitale del Ducato, sede di nuove sontuose feste.71 Facendo un passo indietro, indugiando ancora un po nel 1513: Francesco-Maria, ultimate le cose di Pesaro, era tornato ad Urbino, dove essendo in tempo di carnasciale con balli, canti e feste a suoi popoli ed a lui dava solazevolmente piacere. E mentre con tai diporti li pasceva, tre novelle comedie, luna di Nicola Grassi [], laltra di Guidubaldo Rugiero da Reggio allora di anni quattordici, recitata da putti non maggiori di sua etate, la terza di Bernardo Bibbiena, detta la Calandra [].72 Per quanto concerne la Calandria, sono gi stati realizzati lavori pressoch definitivi e non il caso di spendere ulteriormente parole a riguardo.73 Invece delle prime due commedie e dei loro autori accennati [] ben poco si pu ancora aggiungere.74 Eppure desta curiosit, quantomeno, il quattordicenne Guidubaldo Ruggiero da Reggio che recita a Palazzo, dove si trova in qualit di figlio di un ospite [...] alla corte di Urbino come giureconsulto e consigliere di Francesco Maria. 75 Ma la presenza di questo fanciullo a corte non ha riscosso ancora molto successo nella letteratura critica, che facilmente lo accantona definendolo semplicemente come uno dei tanti bambini prodigio, prodotti dalla cultura umanistica. 76 Lattenzione, di quanti hanno studiato il carnevale del 1513 in Urbino, si invece soffermata per lo pi

P. BIGNAMI, Il teatro ad Urbino cit., p. 274. A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., p. 203. 69 G. L. SCARAVAGLIO, Rappresentazioni drammatiche alla corte cit., p. 319. 70 P. BIGNAMI, Il teatro ad Urbino cit., p. 274. 71 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro decimo, pp. 191-2. 72 L. CELLI, Un carnevale alla corte cit., p. 6. 73 Cfr. F. RUFFINI, Commedia e festa nel Rinascimento: la Calandria alla corte di Urbino, Il mulino, Bologna 1986. 74 G. L. SCARAVAGLIO, Rappresentazioni drammatiche alla corte cit., p. 325. 75 Ibid., p. 326. I giovani sono un gruppo liminale nel senso che si collocano su una soglia, la soglia fra ci che non sono pi e ci che non sono ancora nel caso di riti di passaggio relativi ad un loro effettivo cambiamento di status, ma anche la terra di nessuno del non essere, della marginalit, che li rende particolarmente adatti a fungere da tramite, da soggetto che pu rappresentare ritualmente la comunit, assumendo anche comportamenti che trasgrediscono lordine morale delle cose. per entrambi questi motivi che essi hanno un ruolo particolarmente importante nelle celebrazioni carnevalesche (G. CIAPPELLI, Carnevale e quaresima cit., p. 251). 76 G. L. SCARAVAGLIO, Rappresentazioni drammatiche alla corte cit., p. 326.
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sullimportanza nella storia del teatro di queste rappresentazioni; non possiamo tacere in proposito uninteressante annotazione: il 1513 non va considerato solo come anno di partenza, nel teatro italiano, ma come anno di arrivo in cui coagulano in un tipo di teatro tutti i tipi di rappresentazione. Sotto il termine rappresentazione si possono raccogliere varie manifestazioni, la festa, lo spettacolo, la commedia che hanno apparentemente aspetto diverso, ma strutture teatrali simili e comunque riconducibili ad un unico progetto culturale. Lo spazio scenico varia dal territorio extraurbano [] alla chiesa [] alla sala del palazzo [] e ancora pu essere la piazza [] ma sempre lo spazio naturale viene mutato secondo criteri [] di ordine e simmetria, il cui scopo era quello di presentare la citt ideale.77 Intanto nella notte dal 20 al 21 febbraio 1513 Giulio II [mor]. L11 marzo 1513 fu proclamato pontefice il cardinale Giovanni de Medici, che prese il nome di Leone X. [] Papa de Medici non rifugg dallo scacciare il Duca di Urbino per gratificare il proprio nipote [e cos] il 18 agosto 1516 Lorenzo [di Piero de Medici, nipote del Magnifico,] era creato dal Papa Duca dUrbino.78 Soltanto nel 1521 Francesco Maria I riusc a riconquistare lo Stato con le armi79 e la primavera del 1523 vi richiama il figlio [Guidubaldo II, avuto dalla sposa Leonora Gonzaga] che va a risiedere, col resto della corte, a Pesaro, da questo momento capitale effettiva e definitiva del ducato (Urbino resta per un certo tempo luogo deputato a cerimonie ufficiali [] e le cavalcate [] ma, con Guidubaldo duca, si riduce a mero luogo di residenza estiva).80 Gi a partire dal 1525 si danno occasioni per la realizzazione di feste e spettacoli atti a segnalare il ritorno alla normalit; 81 cos Isabella dEste, di passaggio a Pesaro diretta a Loreto, informava il 18 febbraio, tramite il suo segretario, il marito, Federico Gonzaga: non tacer a V. Ex. una Egloga che si recitata questa sera, ne la quale sono intervenuti dei pastori namorati []. La Egloga fo molto ben recitata, et vi intervennero appresso altri interlocutori cum musica; finita cum una moresca de gioveni ben disposti, tutti vestiti ad una medesima livrea che molto piacqui a Madamma [probabilmente, Eleonora Gonzaga,] et a qualunque vi fo presente.82 Nel carnevale del 1527, invece, il giovane Guidubaldo II si traveste con maschere fantastiche, da pescatore, da capitano antico e da esotico moro, oppure per consentirsi lanonimato da monaca83 e si concede a balli e tornei [nei quali vi ] il coinvolgimento di numerosi gentiluomini e gentildonne della citt.84 Alla corte di Francesco Maria I, altri carnevali si susseguiranno in maniera similare, caratterizzati da egloghe, moresche, commedie, musiche, giostre e balli; ma i grandi nomi tendono a non essere presenti dopo il 1513, perch il mestiere militare [del Duca] ed il nomadismo che esso comporta non [favorirono] la pratica di committenza artistica in un periodo di guerre.85 Eppure sinizia gi ad intravedere che il ruolo di

P. BIGNAMI, Il teatro ad Urbino cit., p. 274. Che questo tipo di teatro che ricerca ordine e simmetria, che vuole modellare la scena al fine di ricreare una citt ideale sia influenzato dalle rappresentazioni della festa privata di corte, ormai lontana da qualsivoglia rappresentazione meno disciplinata del popolo? 78 A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., pp. 219 e 224. 79 Cfr. F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro undicesimo, pp. 207-223. 80 F. PIPERNO, Limmagine del Duca: musica e spettacolo alla corte di Guidubaldo II duca dUrbino, Olschki, Firenze 2001, p. 22. 81 Ibidem. 82 A. LUZIO R. REINER, Mantova e Urbino cit., pp. 270-1. 83 B. NICCOLI, Costume e cerimoniale alla corte di Urbino da Federico da Montefeltro ai Della Rovere, in Atti del Convegno Lo Stato e l valore. I Montefeltro e i Della Rovere: assensi e conflitti nellItalia tra 400 e 600, Giardini editori e stampatori, Pisa 2005, p. 163. 84 F. PIPERNO, Limmagine del Duca cit., p. 22. 85 Ibid., p. 23.

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direttore delle feste, in generale, e di quelle di carnevale, in particolare, sembra venisse sempre pi ricoperto da Guidubaldo II.

GUIDUBALDO II DELLA ROVERE (1538 1574)


Francesco Maria I, intendendo avviare il figlio al mestiere militare e nel ruolo di soldato della Serenissima che dovr ereditare, lo invia nel 1529 al doge.86 Guidubaldo viene invitato a far parte della Compagnia della Calza dei Floridi e ne membro gi il 6 giugno, in occasione della cerimonia religiosa e festosa di avvio delle attivit della neonata compagnia [], una accolita di giovani aristocratici dediti a feste, spettacoli e balli sia pubblici, sia privati.87 Lentrata in una Compagnia della Calza potrebbe mettere fin da subito sotto gli occhi la propensione di Guidubaldo per unatmosfera festiva. Tant che egli si occup di persona gi nel 1531 e 1533 della progettazione e realizzazione di alcuni spettacoli carnevaleschi a Pesaro.88 In queste occasioni, in particolare, il futuro duca tiene le fila delle prove di una commedia con musica.89 Proprio la musica, insieme allarte e alla cultura, furono i veri e propri interessi di Guidubaldo, dal quale la carriera militare, soprattutto la gravosa condotta con la Repubblica di Venezia [], [fu sempre avvertita come] un peso mal sopportato.90 Pertanto, alla corte del duca Guidubaldo II, si realizzano numerose feste, molti spettacoli e lavori teatrali o musicali di grandi artisti commissionati, in quanto il duca si dedicher sempre con [pi] impegno e largo spiegamento di mezzi [] allunica attivit in cui gli sia consentito primeggiare: organizzare spettacoli carnevaleschi in grande stile. 91 Iniziative teatrali, musicali e spettacoli di carnevale [rendono] le feste pesaresi [sufficientemente] prestigiose [al punto che sono] invitati a goderne personalit quali Pietro Bembo nel 1544 e Pietro Aretino nel 1545 e 1546.92 Inoltre, nel novembre 1552 Guidubaldo abbandon la condotta veneziana per entrare al servizio del papato come capitano generale degli eserciti della Chiesa (1 febbraio 1553) ed intraprendere
Ibid., p. 27. Ibidem. 88 Ibid., p. 29. 89 Ibidem. Even before Guidobaldo came to rule Camerino in 1534, he was particularly interested in music. He was to remain dedicated throughout his life; he purchased musical instruments, encouraged and patronised singers, composers of music and song-writing. At the heart of Piperno's presentation, and under-scored by its title, is the presumption that all the music and spectacle stemmed directly from ducal patronage, reflecting Guidobaldo's aspiration to project his personal image or magnificence (C. H. CLOUGH, Limmagine del Duca: musica e spettacolo alla corte di Guidubaldo II duca dUrbino (recensione), in English Historical Review, CXXII. 499 (Dec. 2007), p. 1402. 90 F. PIPERNO, Cultura e usi della musica cit., p. 25. 91 F. PIPERNO, Limmagine del Duca cit., pp. 30-1 e 196-8. Sul tema degli interessi militari, avulsi alla personalit di Guidubaldo, e della preferenza per quelli artistici, Piperno fa due annotazioni importanti. Innanzitutto, va notato che, spostati a met del secolo [XVI] fuori dItalia i campi di battaglia e i motivi di contesa, il destino militare del ducato di Urbino [fin da sempre legato con il suo duca al mestiere della guerra] era comunque avviato a un rapido declino (F. PIPERNO, Cultura e usi della musica cit., p. 25 e cfr. F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro dodicesimo, pp. 269-270). In secondo luogo, va ricordato che le iniziative nel campo dellarte, dellurbanistica, dello spettacolo e della musica, della letteratura e delle arti minore intraprese o assecondate da Guidubaldo II, lo furono non tanto in relazione a una passione per la cultura e ad unammirazione del genio idealisticamente consone allotium dorato del signore rinascimentale, quanto piuttosto in conseguenza di un preciso calcolo politico: utilizzare patronato e committenza come forma di autolegittimazione, come mezzo per costruire unimmagine di s e della propria corte in grado di competere con le grandi signorie del tempo, come strumento alternativo di affermazione politica (F. PIPERNO, Cultura e usi della musica cit., p. 25 e cfr. S. KOLSKY, Courts and courtiers in Renaissance Northern Italy, Ashgate, Aldershot 2003, Part I, IV. Graceful performances: the social and political context of music and dance in the Cortegiano, pp. 1-19). 92 F. PIPERNO, Limmagine del Duca cit., p. 49. Pietro Bembo ad esempio scriver da Gubbio il 16 febbraio 1544 di essere stato invitato ad Urbino per questo carnassale a vedere alcune belle commedie e altre feste che sua eccellenza fa in quel luogo (ibidem).
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una carriera [] assai pi comoda perch pot risiedere stabilmente a Pesaro invece di trascorrere lunghi mesi fuori dalla citt teatro delle amate feste.93 Relativamente a queste ultime, dal Diario dellAtanagi, buffone di corte in questo periodo, veniamo a conoscenza della presenza nel 1553 presso la corte di una chioppa di pifari e di una compagnia de sonatori de violini con alcuni cornetti in gennaio, e, poi, dellesibizione di alcuni che cantavano allimprovviso in febbraio.94 Ma noto il carattere molto pi sontuoso che avevano le feste di carnevale a corte, animate soprattutto da commedie di artisti illustri e da alcune moresche o esecuzioni musicali negli intermezzi.95 Tuttavia a partire dal 1571 la [] salute [di Guidubaldo II] inizia a peggiorare96 e, allo stesso tempo, musica e spettacolo di promozione cortese [] languono.97 Gi il carnevale 1572 [, per il quale Guidubaldo commissiona una commedia di Bernardino Pino,] occasione solo di feste private.98 Quello del 1573, invece, viene trascorso freddissimamente, tanto che Francesco Maria II [figlio di Guidubaldo II e Vittoria Farnese] scrive il 1 gennaio 1573: in cambio di carnevale questanno credo che faremo la quaresima.99 In quellanno, proprio durante il periodo di carnevale, gli urbinati si rivoltarono contro Guidubaldo II, intolleranti allaumento delle imposte mentre le fonti della pubblica prosperit non si accrescevano e malcontenti per essere il tesoro pubblico esausto e asciutto per le prodigalit del principe. 100 Risolte le tensioni, ma non comunque il divario sempre pi vistoso tra il mondo elitario dei duchi e quello dei popoli, il carnevale del 1574 fu di nuovo di gran tono, con la rappresentazione dellAminta del Tasso;101 ma fu anche lultimo che pot godersi Guidubaldo II che mor il 28 settembre 1574. 102

FRANCESCO MARIA II DELLA ROVERE (1574 1631) & CONCLUSIONI


Francesco Maria II fu un principe umano e sapientissimo e vero modello di buon regnante.103 Salito sul soglio ducale, si adoper a licenziare quei ministri, che avendo pi degli altri secondato le avare voglie del
Ibid., p. 59. Il duca rimarr capitano generale della Chiesa solo fino a tutto il 1555 quando venne sostituito da Giovanni Carafa, pi di lui deciso a sostenere militarmente la politica antispagnola di Papa Paolo IV (ibid., p. 65). Il licenziamento da tali incarichi costitu forse il pi drastico ridimensionamento della storica vocazione militare dei duchi di Urbino [i quali, dora in avanti acquisiranno] maggior spazio ai propri reali interessi fin l soffocati dagli impegni gravosi e fuori sede (ibidem). Nel caso di Guidubaldo II, questa scelta apre il periodo, durato fino al 1571, pi vivace per la vita artistica e culturale della corte roveresca (ibidem). 94 Ibid., p. 63. 95 Cfr. Ibid., III. Fare di quelle cose che ho sempre desiderato, pp. 65-91. 96 Ibid., p. 93. 97 Ibid., p. 103. 98 Ibidem. 99 Ibid., p. 104. 100 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro dodicesimo, pp. 289-319. Burke ha sostenuto che fosse molto frequente che in occasione delle feste popolari pi importanti avessero luogo tumulti o rivolte (P. BURKE, Cultura popolare cit., p. 198). Potrebbe essere, dunque, che il carnevale del 1573 in Urbino abbia svolto una funzione di protesta sociale diretta contro lingordigia della corte, ormai stabile a Pesaro. Eppure necessario essere cauti nel caso in cui si esprimesse un simile giudizio: del carnevale del popolo, e non delle corti, in Urbino, sappiamo ben poco. In pi, tra questo poco, noto che il popolo stesso nel carnevale del 1573 avesse in serbo non tanto spettacoli violenti o tumultuosi quanto piuttosto una commedia preparata per allietare la prevista venuta in Urbino di Guidubaldo II per trattare delle cause della sollevazione (F. PIPERNO, Limmagine del Duca cit., p. 198). 101 F. PIPERNO, Limmagine del Duca cit., p. 103. 102 Ibid., p. 110. 103 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro quattordicesimo, p. 372. Anche a Francesco Maria II, come gi a Guidubaldo dopo del 1555, fu concesso per lo pi di fare di quelle cose che ho sempre desiderato, ossia di occuparsi di pi del ducato e di coltivare i propri interessi, piuttosto che continuare il mestiere della guerra. Infatti, alle condizioni generali dItalia [] il nuovo duca prese poca parte: perch [] in quel tempo le pi belle parti della penisola gemevano sotto il giogo di Spagna, e dove essa non giungeva con la forza, imperava con lautorit; [cos] la
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padre, erano anche pi in odio de sudditi.104 E sembra che lo stesso destino tocc a tutti i musici de lillustrissimo duca [Guidubaldo II].105 Pertanto potrebbe dirsi che quelle feste di corte, che sembravano evento ordinario ai tempi di Guidubaldo I e Guidubaldo II, a partire da questo momento iniziano ad essere relegate sempre pi ad occasioni straordinarie. Non un caso che la sposa di Francesco, Lucrezia dEste, assuefatta alle feste e agli spettacoli della corte estense, mentre dur Guidubaldo II, che molto allegramente viveva, poco desiderava il ritorno alla diletta Ferrara106 ed in seguito, invece, sent sempre pi il bisogno di tornarvi perch la corte di Ferrara [] ben altri svaghi offriva a confronto di quella del marito, resa spenta e tediosa dalla sua parsimonia e dalla sua natura contraria al lusso e alle feste gioiose tanto care alla corte dei tempi di suo padre.107 Tuttavia non corretto sostenere che tali feste gioiose fossero del tutto assenti alla corte di Francesco Maria II: Uno degli esercizi pi favoriti di Francesco e della sua corte e de nobili di que tempi, era la caccia []. Un altro divertimento era il teatro, che i duchi avevano costruito nelle due corti di Urbino e di Pesaro, i quali pare si aprissero nel carnevale soltanto;108 e per lo pi, vi si rappresentavano fatti mitologici; vi si eseguivano balletti e moresche, che erano una sorte di ballo antico che usavano i mori;109 e vi si recitavano commedie, composte ordinariamente dai letterati di corte. N i giuochi mancavano, specialmente nel carnevale, e nei mesi di maggio e giugno alla villa dellImperiale; i quali servivano tutti anche ad esercizio del corpo : come il correre la quintana, il pallio, il torneare, il ballo. Nelle quali cose il duca non andava lento a concedere la licenza; ma voleva il decoro pubblico si conservasse, e che niun disordine ne venisse: perciocch, quanto ci mostriamo benigni in queste ricreazioni pubbliche, altrettanto intendiamo di essere severi contro chi abuser della nostra graziosa concessione, affinch in questo mondo ciascuno abbia non solo di avere il piacere, ma di goderlo con sicurezza e tranquillit.110 Francesco Maria II, quindi, non soppresse le feste gioiose, tanto meno quelle di carnevale. Tuttavia volle imprimervi un carattere disciplinato, ordinato e di decoro.111 Non possiamo dire se di fatto la
casa Della Rovere [rimase niente pi che] un satellite, come gli altri piccoli principi, attratto dal gran pianeta spagnuolo (ibid., p. 371). 104 ibid., pp. 380-1. 105 F. PIPERNO, Limmagine del Duca cit., p. 110. 106 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro quattordicesimo, p. 392. 107 G. G. SCORZA, I Della Rovere 1508-1631, Melchiorri, Pesaro 1981, p. 30. 108 Annota qui Ugolini: incominciava il carnevale agli 8 gennajo. 109 Aprire una parentesi su questo tipo di danze, potrebbe essere emblematico per delineare con pi precisione i caratteri di fondo della festa (di carnevale) a corte. Dance can [] be considered an extension into the world of the Renaissance court of the concept of disciplina (S. KOLSKY, Courts and Courtiers cit., p. 13). [] la danza nel Cortegiano [e a corte] ricopre una gamma di significati che hanno a che fare tanto con il controllo del corpo quanto con quello sociale. C un disprezzo, uguale a quello che cera in Ugo da San Vittore, per movimenti sfrenati ed incontrollati. Questo tema enfatizzato nella trattazione di Castiglione della moresca, che lequivalente di quei gesti disordinati (gesticulationes) di cui parlava Ugo. Importante che la danza sia ristretta il pi possibile ai confini del palazzo e a certi tipi di danza [](ibid., p. 15, trad. it. nostra). La moresca di corte, dunque, non da confondersi con la moresca popolare (che lo stesso possa dirsi per il carnevale in pieno Rinascimento?!). Infatti la moresca popolare una danza selvaggia che esprime altro nel comportamento di corte. Come suggerisce il termine, sembra che, originariamente, sia stata una danza dei Mori, [proprio] in contrapposizione alle danze cristiane delle corti (ibidem). 110 F. UGOLINI, Storia dei conti e duchi cit., vol. II, Libro quindicesimo, pp. 474-6. Rimandiamo a queste pagine per una lunga serie di estremi cronologici di feste che vanno dal 1586 al 7 febbraio 1619. 111 Al fine di mostrare questa volont di disciplinare le feste, si rivela particolarmente eloquente quello che Ugolini definisce leditto sulle maschere emesso il 9 febbraio 1576, nel periodo di carnevale. Riportiamone un estratto: Essendo solito certo tempo dellAnno concedersi Popoli qualche sorte di ricreazione publica, e particolarmente limmascherarsi; perci, per honesto piacere di quelli, ci contentiamo di dare licenza per le Maschere, come in virt del presente publico Bando diamo, e concediamo tutte le Persone dimmascherarsi, dal giorno di detta pubblicatione, finche star attaccato un Mascherone al Palazzo de

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spinta delle nuove idee umanistiche trasform effettivamente la tradizione delle feste dellEuropa medievale.112 Quantomeno, per, queste idee umanistiche o almeno quelle improntate ai temi dellordine, dellarmonia ed anche degli argomenti classici e profani nelle rappresentazioni che si facevano per un pubblico sempre pi elitario avevano trasformato il carnevale di Urbino. Il carnevale ben disciplinato alla corte di Francesco Maria II non costituiva altro che un riflesso di tali ideali. Un riflesso che racchiude il carattere di una festa s gioiosa ma, soprattutto, decorosa; s aperta al pubblico, ma solo ad una parte elitaria di esso. Un riflesso di principi umanistici che ritroviamo in buona parte sotteso anche alle altre corti (fatta eccezione per il ducato di Federico da Montefeltro, per il quale non abbiamo rintracciato sufficienti menzioni relative al carnevale). Un riflesso che colse Castiglione alla corte di Guidubaldo, tentando dinscatolarlo nel Cortegiano; un riflesso che si perpetua almeno nei primi anni alla corte di Francesco Maria I e che viene lasciato emergere in tutta la sua magnificenza alla corte di Guidubaldo II. Ma tra tanti riflessi, ci che si fa fatica a vedere, nelle fonti storiche, il carnevale del popolo.113 Un popolo tanto vicino eppure tanto distante dalluniverso del Palazzo; un popolo escluso dallo splendore di un carnevale di corte che, visti gli ospiti illustri che richiamava, probabilmente era davvero conosciuto in tutta Italia,114 anche se, considerate le caratteristiche, non si sa pi neppure se sia corretto definire carnevale.

Priori, Podest, in luogo publico, con dichiaratione, che, mentre si vedesse leuato il detto Mascherone, per qualche honesta, e debita cagione, sintenda anco riuocata la licenza, e detta facolt. [] Laonde per il presente Bando, vogliamo, ordiniamo, e comandiamo, che nessuna Persona (di che stato, grado, conditione, preeminenza sia, possa essere) presuma, ne ardisca farsi maschera in Citt [], se non durante il tempo della presente licenza [] che non sia alcuno, che porti habito, che i Religiosi, Religiose sogliono usare, ne accomodi foggia alcuna, che habbia da rappresentare cosa alcuna disonesta []. Si prohibisce [] che alcuno immascherato [] abbia da portare Armi da offesa, da difesa []. E passata mezhora di notte determiniamo, che non si abbia da porsi Maschera al viso fuori Casa, []. Ci consentiamo per, che questi tali, entrati che saranno nelle case, e anco sopra le feste, possino mettere e tenere la Maschera al volto [] (Decreta, constitutiones, edicta et bannimenta legationis Vrbini, De gotti, Pesaro 1696, Pars secvnda. Criminalia complectens, LXIII. Prouisioni sopra le maschere, pp. 144-7). Si veda supra, p. 3 (nota 8). La corte [roveresca] promosse questi eventi spettacolari allinterno dei propri palazzi (il palazzo di Pesaro [], la villa Imperiale, il palazzo di Urbino e [] la corte rossa di Fossombrone) e li indirizz al proprio personale godimento ed a quello di selezionati convitati (cortigiani ed ospiti illustri); la pubblicit di questi spettacoli, nel senso di un [] coinvolgimento della collettivit, vuoi della comunit civica pesarese o urbinate, vuoi dei sudditi del ducato o dei signori degli stati vicini, non si verific se non occasionalmente e perlopi limitatamente agli eventi che avevano di necessit luogo allaperto (tornei, sbarre, quintane, entrate trionfali) (F. PIPERNO, Limmagine del Duca cit., p. 194). 114 Si veda supra, p. 2 (nota 1).
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Bibliografia
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