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Fabio Duranti

08 giugno 2012

Alla Sig.ra Ministra della Giustizia


Prof.ssa PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO
Via Arenula, 70

00186 ROMA
Raccomandata e-mail: segreteria.ministro@giustizia.it

Oggetto: richiesta di intervento su grave lacuna normativa nel diritto societario

Gent.ma Sig.ra Ministra, mi chiamo Fabio Duranti e sono il fondatore dell'emittente radiotelevisiva "Radio Radio", che ho costruito e amministrato per trent'anni fino all'agosto del 2008. Mi sono trovato mio malgrado coinvolto in una sgradevolissima vicenda societaria, che ha fatto emergere una grave lacuna normativa nell'ultima riforma del diritto societario del 2003. Voglia dedicare qualche minuto del Suo tempo per la premessa, che il racconto della mia dolorosa storia; l'obbligo di estrema sintesi non mi permetter di essere esaustivo, ma pi del mio dramma personale, importante che io riesca a spiegare il problema legato alle norme. Ho fondato con l'aiuto dei miei genitori nel 1980 la societ Radio Roma Nord S.r.l. che poi divenuta la concessionaria radiofonica che gestisce l'emittente "Radio Radio". Mio padre purtroppo venuto a mancare improvvisamente, prima che potessimo dividere equamente le nostre quote sociali. Quando abbiamo costituito la societ, ero diventato maggiorenne da pochi giorni, e per ottenere quei piccoli finanziamenti utili alla costruzione dei primi impianti, egli dovette intestare a suo nome il 95% delle quote sociali, poich in capo a lui erano le garanzie. A seguito della prematura scomparsa, le sue quote sono andate equamente divise tra i legittimi eredi ...omissis... ; per effetto meramente aritmetico mi sono trovato quindi a possedere una quota che non arriva alla maggioranza assoluta e quindi ho dovuto subire, mio malgrado, le decisioni altrui. ...omissis -- spiegazione della vicenda e dei provvedimenti Giudiziari... Purtroppo, il diritto societario riformato nel 2003, soffre di una gravissima lacuna normativa relativamente alle societ a responsabilit limitata. Le intenzioni del legislatore erano quelle di porre il socio della S.r.l. in una forte posizione centrale; al socio stata data la possibilit di impugnare le delibere e di ricorrere al tribunale per chiedere la rimozione degli amministratori infedeli, con risarcimento del danno per le azioni di mala gestio. Ci, da solo, non si rivelato sufficiente a garantire i diritti del socio di S.r.l.! Il fatto che purtroppo la riforma ha cancellato la norma che prima permetteva alle S.r.l. il ricorso all'amministrazione giudiziaria nei casi di irregolarit gestionale (art. 2409 c.c.); possibilit che invece rimasta ai soci delle S.p.A..
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L'amministrazione giudiziaria l'unico strumento di garanzia che permette il ripristino della legalit nelle imprese che soffrono di problemi di infedelt da parte dei soci e/o degli amministratori, e agisce anche da dissuasore al compimento di atti illeciti. In pratica, con la normativa attuale, sebbene il socio delle S.r.l. pu ricorrere al Giudice e ottenere la sospensione delle delibere e la revoca cautelare degli amministratori ritenuti infedeli dal tribunale, i soci sufficienti a formare la maggioranza, d'accordo tra loro a privare dei diritti gli altri soci, non fanno altro che ripetere le delibere e nominare nuovi amministratori altrettanto infedeli (le cosiddette "teste di legno"), che come minimo dureranno in carica il periodo necessario a una successiva revoca, per poi nominarne altri ancora con lo stesso sistema, e cos via. Questo quello che sta accadendo alla societ da me fondata; un ciclo vizioso che impossibile interrompere con la normativa attuale, non esistendo strumenti giuridici atti ad evitarlo. Al socio di S.r.l. non data la neanche possibilit di impugnare i contratti che gli amministratori hanno sottoscritto in danno dell'azienda e/o in conflitto di interessi, perch l'art. 2475 ter prevede (probabilmente per un refuso) che solo "la societ" possa azionare il ricorso, escludendo i soci dalla legittimazione attiva. Gli amministratori dovrebbero insomma ricorrere contro loro stessi! E' chiaro che se ne guardano bene dal farlo, soprattutto se godono del consenso (o a maggior ragione della volont) dei soci di maggioranza, che non delibereranno mai di promuovere un azione contro gli amministratori che hanno eseguito gli ordini per assecondare i loro vantaggi personali. I diritti degli altri soci, vengono cos a mancare, non potendo invocare l'amministrazione giudiziaria ex art. 2409 c.c. come invece avviene per le S.p.A.. ...omissis -- considerazioni personali... evidente che in uno Stato di diritto, fattispecie di questo tipo non devono accadere, ed compito delle Istituzioni prevedere i correttivi che non ne permettano la continuazione. Le leggi che regolano le societ (di persone o di capitali) non possono divenire strumento di chi assume un comportamento illecito, o di chi intenzionalmente comprime i diritti altrui; occorre porre immediato rimedio, con un provvedimento che ripristini i diritti dei soci delle S.r.l., prendendo spunto anche dalle esperienze concrete come quella che mi vede purtroppo coinvolto. A questo proposito mi rivolgo a Lei, gentile Signora Ministra, affinch valuti la possibilit di redigere un testo da sottoporre all'approvazione del Parlamento per sanare questa grave lacuna normativa, che attualmente annulla i diritti dei soci delle S.r.l. e preclude la possibilit di accesso degli investitori nelle societ a responsabilit limitata, unico caso in tutta Europa. La ringrazio per l'attenzione che mi ha riservato, leggendomi. Cordiali saluti. Fabio Duranti

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