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PREMESSA Questo contributo alla conferenza programmatica provinciale del P.D.

trevigiano il frutto sintetico della partecipazione del nostro partito alle conferenze nazionali e regionali sui temi economici e del lavoro, delle sue iniziative pubbliche, del confronto del gruppo di lavoro pi volte riunitosi, dei suggerimenti di diversi circoli e dellazione di ascolto delle categorie e attori economici del territorio. Esso rimane una proposta aperta allarricchimento di quanti vogliano portare il loro contributo di analisi e di proposta che a tal proposito ringraziamo anticipatamente.

CONFERENZA PROGRAMMATICA La crisi che stiamo attraversando ha messo oramai in chiara evidenza come la linea del solo rigore finanziario senza una crescita e viceversa una politica di sola crescita senza il rigore nei conti, non siano in grado di fare uscire dalla crisi lItalia n lEuropa. Una politica per la crescita deve porsi lobiettivo di bloccare lemorragia occupazionale e di contribuire allimpiego lavorativo femminile e dei giovani, le principali vittime in questi anni di crisi. Altres la stessa deve permettere di arrestare lerosione dei risparmi e della perdita dacquisto delle famiglie. E necessaria unazione politica in grado di contribuire a ridare nuova fiducia a investire da parte delle imprese e riportare, sia pure in una condizione rinnovata, a impiegare a regimi sostenibili economicamente e ambientalmente la capacit produttiva. Temi questi che la crisi ha reso evidenti e che la sola politica del rigore e della svalutazione del lavoro, attuata in questi anni nel continente e in Italia, ha ampiamente accentuato. Una politica della crescita per avere successo non pu poi prescindere da un doppio impegno sempre pi integrato in questa direzione: quello della comunit europea con quelle nazionali. Gli importanti traguardi raggiunti sul piano europeo questestate, tra cui il Fondo salva Stati, vanno nella direzione giusta. Ora si tratta di fare altri significativi passi nella direzione degli investimenti con lemissione degli Euro Bond corroborati dalla tassazione sulle transazioni finanziarie e da una sempre pi spiccata omogeneizzazione delle politiche fiscali in particolare sullimpresa e sul lavoro. In questo quadro un ruolo importante lo possono giocare la nuova stagione dei Fondi Europei 2013-2020, in particolare sullammodernamento e linnovazione della capacit produttiva e delle infrastrutture, con politiche di sviluppo orientate e incentrate nella sostenibilit economica e della Green Economy. Questa direzione di marcia da imprimere in Europa: le comunit nazionali, oltre al rigore nei conti, attraverso un profondo processo di riforme devono poter trovare le risorse da destinare alla crescita. In particolare in Italia si deve fare pi stringente la lotta allevasione fiscale che sottrae, oltre a distorcere le regole economiche, importanti

risorse alla ripresa. Va ripresa liniziativa verso i capitali scudati e il contributo che una patrimoniale ordinaria ad aliquota modesta sui grandi capitali pu fornire a tale missione, rideterminando a favore del lavoro e delle imprese una tassazione pi favorevole alla crescita. Non va eluso il nodo di una riforma della Pubblica Amministrazione che determini uno Stato meno pesante ma pi autorevole, pi amico, attraverso una semplificazione e sburocratizzazione dei rapporti con la realt economica, sulla base di un profondo ammodernamento e innovazione tecnologica della macchina pubblica. Basti pensare a quanto pesa lattuale inefficienza della giustizia civile sullapparato economico e sul nodo della riscossione dei crediti da parte delle imprese. La Spending Review si rende necessaria e va orientata non a tagli lineari e alla riduzione delle prestazioni sociali e sanitarie ma alla razionalizzazione e selezione della spesa, al disboscamento di quella improduttiva, alla semplificazione e trasparenza della stessa. Un importante contributo non solo al reperimento delle risorse ma alla stessa attivit economica pu avvenire da unefficace riorganizzazione dei livelli Istituzionali a partire dalla riforma istituzionale, del Parlamento, delle Provincie e dal processo di forme associate tra gli Enti Locali e da una razionalizzazione e maggiore efficienza delle aziende dei servizi pubblici. Le risorse liberate da tali riforme sono poi da reimpiegare su due obiettivi prioritari, loccupazione (in particolar modo quella giovanile e femminile) e nella specializzazione del nostro apparato e sistema economico. Il patrimonio economico e produttivo del nostro paese rimane la base da cui ri-partire per una reale politica di rilancio della crescita e dello sviluppo. Necessitano, per scelte coraggiose e mirate di politica industriale da troppo tempo assenti nel paese, piani dinvestimento pubblico sulle infrastrutture, la logistica e la mobilit sostenibile, incentivi e misure fiscali selettive a favore dellinnovazione e dellinternazionalizzazione. Un programma rinnovato di politiche industriali che punti alla specializzazione produttiva e alla modernizzazione ecologica del nostro apparato industriale, dallindustria pubblica, in grado di produrre e promuovere innovazione nei processi e nei prodotti, orientando gli stessi al risparmio energetico e a nuove attivit di Green Economy fondate da un nuovo e pi esteso intreccio tra manifatturiero e terziario avanzato. Unazione di riqualificazione e salvaguardia del nostro territorio la base per una rinnovata offerta turistica e agricola oltre che di sicurezza del nostro paese.

Il nodo crisi-crescita si pone in modo sempre pi evidente anche nella nostra realt locale. Unarea considerata dai pi (dal punto di vista economico), tra le pi avanzate del paese, ma che gli effetti della crisi nella regione, ci consegna i dati peggiori di arretramento in significativi indicatori. Una difficolt sempre crescente in questi ultimi anni, che interroga nel profondo il modello di sviluppo, gli stili di vita, luso delle risorse e, non ultimo luso del suo territorio. Che interroga la politica nel profondo sui valori del nostro sviluppo e sul suo senso etico. Un tema questo che per molte parti del nostro territorio nazionale pu risultare pernicioso visto laccanirsi della crisi. Non lo per per una realt, la nostra, che ha accumulato nellultimo ventennio un surplus significativo di offerta in locazioni

residenziali e produttive e che ha il pi alto rapporto di metratura per abitante destinata al commercio e un numero irragionevole di zone industriali. Tanto da intravedere ormai significativamente la possibilit dellesplosione di bolle speculative, accumulate negli anni, dove lidea di uno sviluppo costruito su risorse infinite la faceva da padrona. La stessa presa di posizione delle associazioni dei costruttori, un comparto questo in profonda crisi, contro la continua cementificazione e lindividuazione dei nuovi driver per la categoria centrati su recupero, ristrutturazione, costruzioni ecologiche, partecipazione al riordino delle funzioni delle citt e alla dotazione qualificata delle infrastrutture d il segno di come una crescita senza limiti alla fine sia stata nociva al comparto stesso. In questo quadro il conflitto determinatosi tra la Provincia di Treviso e il mondo associativo dellimpresa e dei lavoratori sullapertura di nuovi Centri Commerciali e Zone Produttive, con unulteriore sottrazione di terreno allagricoltura e al paesaggio, trova fondamento nella necessit di qualificare e non solo incrementare le occasioni della crescita economica. un apparente paradosso, e da il segno del limite, riscontrare come le stesse associazioni dimpresa, in alleanza con le forze del lavoro, divengano i pi intransigenti difensori del PTCP provinciale e di unidea di sviluppo che metta argine alla logica incrementale a danno della sua riqualificazione, mettendo giustamente in mora il decisore politico sulle sue stesse affermazioni. La stessa vicenda del recepimento della Direttiva Europea sulle aperture dei negozi e dei servizi pubblici sia nelle giornate e negli orari non altro che un sintomo di questa interrogazione. Pare evidente che il recepimento della stessa, per i principi economici che mette in campo, trovi fondamento nellapertura dei mercati rispetto a situazioni dingessatura del sistema, nocivo allallargamento delle opportunit di nuove attivit e alla competitivit del sistema. Allo stesso tempo unapertura incondizionata senza alcuna regolazione, non solo non stata intrapresa dagli altri paesi europei, ma poco utile al sistema stesso che rischia di pagare il prezzo di una de-regolazione fatta di spreco di risorse, coltivando improduttivamente lillusione dellassenza del limite. Qui sta il compito della politica di riassegnare, nel rispetto della Direttiva, una capacit regolatoria ai territori e ai soggetti coinvolti; aziende, lavoratori, utenti. Ecco che la possibilit di riprendere la via della crescita e dello sviluppo richiede alla nostra comunit un surplus dimpegno, una lucida analisi dei limiti dello sviluppo precedente e delle sue insufficienze. La nostra provincia stata e rimane una realt prevalentemente manifatturiera, tra le prime in Italia. Oggi il necessario riposizionamento competitivo della propria capacit produttiva, da tempo indicato dai pi, incrocia in modo preoccupante questo quinquennio di crisi (prima finanziaria e poi dei debiti sovrani). Per affermazione degli stessi operatori, oggi si riconosce che la crisi ha mostrato ulteriormente, in particolar modo nei settori tradizionali del TAC, dellArredamento, al comparto edile e di certa parte del metalmeccanico, molte delle lacune da tempo denunciate: Il basso valore aggiunto di molte produzioni, La bassa capitalizzazione dellimpresa

Un sottodimensionamento e una debole specializzazione produttiva legata a una bassa intensit di tecnologica e di conoscenza. Un debole investimento nella risorsa umana. Una scarsa propensione allinnovazione e allinternazionalizzazione. Uninefficiente rapporto con gli strumenti finanziari, costituito per lo pi da relazioni e rapporti finanziari collusi con il sistema del credito e che ha portato a una consistente sottrazione delle risorse prodotte dai processi produttivi verso linvestimento immobiliare e ai prodotti speculativi finanziari.

Ai limiti dello sviluppo dellimpresa, si consideri poi che in questi anni il fisco e stato nemico della stessa e del lavoro e amico dei limiti sopraelencati. Il sistema territoriale ha bucato innumerevoli appuntamenti con il suo ammodernamento, basti pensare alla vicenda della SFMR, appesantendo i limiti strutturali di una parte del modello produttivo. Non ultimo il ruolo del decisore politico che ha mancato di razionalizzare e modernizzare le istituzioni, i Servizi Pubblici e la Pubblica Amministrazione; assente ad esempio un vero e proprio piano energetico regionale. Sono ugualmente mancati lammodernamento e lo sviluppo di piattaforme logistiche, un sistema di mobilit incapace duscire dai suoi canoni tradizionali, un sistema formativo pi rivolto allofferta che alla domanda. Tutto questo sta complicando lattuale quadro della crisi. Nellaffermare ci va detto che non tutto in crisi e che nel panorama provinciale vi sono esempi di campioni mondiali delle produzioni, esperienze anche poco conosciute ma che rappresentano un vanto per il nostro territorio, proprio per la loro capacit di competere nei mercati nazionali e internazionali nonostante i molti limiti presenti territorialmente. Risulterebbe per limitato per gli attori del territorio bearsi delle capacit altrui per non assumere la propria quota di responsabilit e impegno che chiesto, a chi per ruolo e mandato e chiamato ad affrontare la crisi con una nuova stagione di sviluppo e crescita sostenibile. La minore disponibilit di risorse richiede a tutti gli attori, diversamente dal passato anche recente, una scelta di priorit. Se la priorit cercare di rimettere in moto la crescita, a essa vanno assegnate le azioni e le funzioni dei diversi soggetti. Nella Pubblica Amministrazione vanno accelerati i processi per assumere procedimenti unici in tema digiene, ambiente, urbanistica-edilizia, sicurezza sul lavoro. Vanno rapidamente razionalizzate e ridotte le stazioni appaltanti e permesso alla Piccola Impresa una riserva di almeno il 30% degli stessi. Nel rivedere il Patto di Stabilit in sede europea va rapidamente spostato, in sede nazionale, il rapporto dal deficit al debito e resa pi efficace la compensazione tra crediti e debiti con la Pubblica Amministrazione. Introducendo poi in tutto il territorio nazionale, il Processo Civile telematico.

Pesante ai fini della ripresa il nodo del credito e dellaccesso al denaro per leredit di un uso distorcente dello stesso nei confronti del sistema produttivo. Nel rivedere lapplicazione delle impostazioni di Basilea 3, introducendo parametri che considerino la reale capacit delle imprese di stare nei mercati e le loro possibilit di successo, il Sistema Creditizio deve, attraverso laggiornamento della moratoria dei debiti, aprire linee creditizie anche verso il lavoro autonomo e delle professioni. Questo dovr avvenire partecipando attivamente ai fondi di garanzia territoriali, sia nei processi di sviluppo delle attivit che una loro ricapitalizzazione. Con una particolare attenzione e disponibilit al rapporto tempo-credito verso gli Start - up e lavvio delle reti dimpresa, favorendo in modo particolare lintegrazione tra imprese e servizi-professioni che includano nuovi saperi. Nel delicato momento finanziario per molte imprese nellaccesso al credito va potenziato il ruolo dei CONFIDI, capaci per la loro flessibilit e aderenza alle esigenze delle imprese risultare, pur riformati ma non stravolti, laccesso pi diretto per le imprese e in modo particolare per la PMI. Sar poi importante allargare la loro azione (attraverso un accordo con lABI) al riconoscimento delle reti dimpresa come soggetto attivo, riconoscendo il valore aggiunto nellintegrazione tra imprese e professioni avanzate e dellinternazionalizzazione delle stesse. Linnovazione, assieme allinternazionalizzazione, gioca un ruolo decisivo per accrescere il valore aggiunto delle produzioni e delle imprese, la loro competitivit e la loro produttivit. A tale funzione va riorganizzata la dispersione delle risorse a esse vocate, che devono essere canalizzate verso un credito dimposta allimpresa che investe sulla ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e servizi. Va registrato che lazione avviata dalla Regione Veneto con il nuovo patto per lo sviluppo e la riorganizzazione degli strumenti operativi stia incontrando una profonda delusione da parte degli operatori e delle associazioni dimpresa. Esaurita lazione e il clamore dellannuncio del nuovo patto, oggi sintravedono i significativi limiti in tale operazione. Il processo di razionalizzazione della spesa specifica della Regione e di quella pi complessiva dellAmministrazione Pubblica regionale si sta dimostrando poco efficace nel liberare risorse per la crescita e la sua qualificazione nella nostra regione. Laver deciso poi di convogliare tutte le risorse nella finanziaria regionale di Veneto Sviluppo al fine di accelerare limpiego delle stesse, si sta dimostrando, a detta di molti operatori, uningessatura e una preoccupante burocratizzazione nell'accedere alle risorse a favore del nostro apparato produttivo. La stessa riorganizzazione dellammissione a tali risorse sembra preclusa a gran parte dellimpresa del veneto. La riorganizzazione di accesso dei consorzi fidi a tali risorse, non negata dagli stessi attori, per come concepita fa perdere agli stessi quella qualit di flessibilit e adattabilit costruita in decenni di esperienza. Le soglie di accesso al credito e agli investimenti in innovazione taglia fuori tutte le piccole aziende, vera ossatura produttiva del veneto, non determinando per essa nessuna quota di riserva, come ad esempio ha fatto il Friuli per la piccola impresa, e ci stato deciso non in ragione della sua condizione di regione autonoma.

AL CENTRO LIMPRESA-IL CAPITALE UMANO- IL TERRITORIO.

I dati che la crisi mette in luce stanno dimostrando che, oltre alla pericolosa riduzione della capacit produttiva del nostro territorio, in atto un processo dove la ricerca della doverosa ripresa di produttivit sta contraendo loccupazione. La riduzione occupazionale, per essere invertita, chiama tutti a impegnarsi ad agire verso una maggiore qualificazione e rafforzamento competitivo del nostro apparato produttivo. Ci potr avvenire attraverso il sostegno allinnovazione di prodotto e di processo, per un dimensionamento dimpresa in grado di stare vicina ai nuovi mercati internazionali, attraverso un processo di ricapitalizzazione e formazione di reti delle filiere produttive e alla formazione di nuove occasioni di lavoro e quindi a nuove imprese. Tali iniziative devono tenere considerare il modificarsi dei vecchi paradigmi e delle tendenze in atto. La vecchia idea di uneconomia in cerca di territori, (meglio se agricoli e a basso costo) non regge pi. Oggi leconomia alla ricerca di Citt, dove per citt sintendono quelle reti urbane fate di saperi, servizi avanzati, piattaforme logistiche materiali e immateriali, reti ecologiche e ambientali. Diversi sono i lasciti di questa fase di profonda trasformazione e di speculazioni finanziarie, ma uno su tutti diventa preliminare: la rottura delle categorie di analisi tradizionali. Un esempio su tutti: la competizione internazionale richiede dimensioni dimpresa pi grandi e strutturate, dunque bisogna sollecitare il sistema produttivo a crescere. Ci significa la scomparsa delle piccole imprese familiari? La risposta no, ma dipende. Dipende da alcuni aspetti: 1) se sono in grado di innovare il proprio prodotto o servizio; 2) se sono inserite in una filiera internazionale che le proietti su nuovi mercati; 3) se riescono a costruire reti di relazioni organizzative con altre imprese. In questo modo, si pu crescere senza aumentare di dimensioni, ma innovando il proprio modo di fare impresa.

Un altro aspetto riguarda la selezione sul mercato. La competizione internazionale obbliga le imprese a riorganizzare le proprie filiere e le relazioni distrettuali. La filiera produttiva deve essere sempre pi corta e organizzata in modo formale. Mai come in questi periodi gli eventi esterni alimentano la consapevolezza che una maggiore strutturazione dellimpresa costituisca un fattore strategico per la propria esistenza e competitivit. Mutare il proprio assetto organizzativo introducendo nuove funzioni aziendali e ampliare le relazioni di scambio anche al di fuori delle reti tradizionali rappresentano traiettorie auspicabili anche per le imprese di subfornitura che vogliano continuare a giocare un ruolo attivo nelle filiere. Un altro aspetto si pu identificare nei processi dinternazionalizzazione, di apertura ai mercati esteri che alimenta la trasformazione del tessuto produttivo locale. Non tanto

il fenomeno in s a essere nuovo, poich tradizionalmente il Veneto fra i territori del nostro Paese il pi aperto ai mercati esteri. La crisi per ha selezionato la quota dimprese venete presenti sui mercati esteri. Laspetto innovativo di rilievo legato alle modalit dei processi dinternazionalizzazione. Poich limperativo primario la vicinanza al cliente, si rende necessaria unorganizzazione sistematica e accorciata della filiera. Soprattutto una presenza strutturata sui mercati che sintende presidiare, articolando le proprie reti allestero. A ci dovrebbe servire ed essere orientato il credito dimposta.

La crescita necessita poi di investire nel capitale umano, una risorsa questa che deve stare allaltezza della sfida. La recente riforma del lavoro sia pure nella sua parzialit, con le sue luci e le sue ombre nel regolare laccesso e luscita dal lavoro si muovono nella direzione giusta nel riconsiderare il lavoro e il capitale umano dopo oltre un decennio di politiche tendenti a svalutarne il ruolo. Nel considerare linvestimento nel capitale umano dobbiamo a tal proposito interrogarci sui processi e sui percorsi di orientamento nella formazione di tale capitale. Avere il coraggio di prendere atto che lattuale modello non pi adeguato alle necessit odierne. Ci chiama in causa i modelli e i metodi della formazione professionale e del rapporto con i percorsi post universitari. E necessario reinvestire su questa condizione strategica, razionalizzando e riorganizzando il sistema a favore della domanda e non dellesclusiva offerta formativa. Il ruolo dei territori in questa direzione fondamentale se non strategico. Le tendenze dei mercati del lavoro su base regionale mostrano comparativamente delle forti differenziazioni, anzi in un certo senso delle vere e proprie divaricazioni. Questo significa che non possibile un atteggiamento deterministico fatalista del tipo se non c crescita, non c niente da fare per loccupazione. Un quotidiano nazionale tempo fa riportava come pure nella crisi i territori non rispondono allo stesso modo, evidenziando come tra le localit di Slestat in Alsazia e di Emmendingen nella Baden Wuttemberg (a 30 km di distanza), la prima registrava una disoccupazione giovanile al 23%, la seconda al 4%. La spiegazione? La regolazione normativa degli inserimenti, ladozione o meno dellapprendistato, la cultura derivata in termini di scolarizzazione e di attese, il sistema tedesco della formazione professionale. La Costituzione assegna alle regioni ampie competenze in tema di organizzazione del mercato del lavoro. E in Veneto sono da troppo tempo fermi provvedimenti come: La nuova legge sullistruzione; Il piano triennale sul mercato del lavoro; La riforma della legge 10/1990 sulla formazione professionale; La riforma della legge 3/2009 sul lavoro.

Questo anche alla luce dellapplicazione nuova riforma del Mercato del Lavoro e della paventata soppressione delle Provincie e dei loro Centri per limpiego. La Regione Veneto non ha ancora deciso di voler abbracciare in modo convinto queste sue

prerogative di autonomia. Lo fa in modo discontinuo e a volte frammentario, senza dare lidea di avere una strategia unitaria complessiva. La mancanza di una determinata convinzione che: Il governo della scuola, dellistruzione e formazione professionale, deve rafforzare la sua connessione con le forme di attivit economica nel territorio; La sperimentazione di protocolli di fattiva interdipendenza tra scuola e lavoro potrebbe facilitare e rendere pi efficace il sistema dellinserimento, ora alla prova del nuovo accordo sullapprendistato; Laccentuazione della flessibilit in uscita potrebbe correlarsi maggiormente con agenzie di ricollocazione, connesse al sistema della formazione che, in questo modo sarebbe spinto a rafforzare la sua adeguatezza alla domanda; Le politiche per limpresa e il lavoro dovrebbero connettersi pi strettamente a quelle per linnovazione, ricerca e Universit.

Non da ultima, lidea che debba sorgere un nuovo politecnico veneto nella sua area metropolitana. Nella valorizzazione del capitale umano decisivo poi il tema delle relazioni industriali e sindacali. Il Veneto e Treviso possono ancora rappresentare una fucina dinnovazione indicativa in questo campo, dove maggiore produttivit, crescita del reddito e partecipazione alla flessibilit del processo produttivo trova gi efficaci accordi sia nei grandi gruppi (es.Luxottica) che nel sistema delle piccole imprese (es. Accordo tra Unindustria e CGILCISL-UIL di Treviso sulla contrattazione territoriale). A tale riguardo nociva lidea che tenta di ridurre da un lato gli spazi di confronto con le parti sociali; altrettanto nociva lidea che la politica e le istituzioni possano sostituirsi con strutture di comodo nel loro ruolo (Vedi vicenda di Confidi collaterali alla Lega). Se impresa e capitale umano sono elementi sempre pi inscindibili per unazione che guardi alla crescita, strategico rimane il ruolo del territorio. Uneconomia sempre pi alla ricerca di citt come nuovo e moderno paradigma competitivo richiede di ripensare a fondo il nostro territorio. 1) Accorpamento di piccoli comuni e lestensione della rete di associazione di servizi tra gli altri; 2) Una nuova idea delle citt medie, fondata sulla sostenibilit ambientale, vivibilit e modernit. L'Europa ha previsto investimenti per circa 11 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per il progetto comunitario che incentiva le Smart city, citt di medie dimensioni capaci di coniugare citt sostenibili e competitivit. 3) Promozione delle Intese Programmatiche di Area (IPA) tese ad accorpare i servizi resi da pi amministrazioni comunali;

4) Lopportunit e non la disgrazia dellabolizione delle Province, in modo selettivo, (accogliendo lidea che Belluno presenta delle specificit inconfutabili) con la creazione di aree vaste (la PA.TRE.VE., come citt diffusa dove riorganizzare i nuovi paradigmi che la crescita determina) cogliere e non subire questopportunit per ridisegnare in modo competitivo il nostro territorio. 5) Per continuare a competere fondamentale riuscire a concentrare e adeguatamente dimensionare le multiutility venete, evitando che siano acquistabili a buon mercato. Ci richiede uniniziativa politica e istituzionale allaltezza della sfida che superi strabismi e miopie campanilistiche, chiusure prospettiche improduttive e rendite politiche, resistenze organizzative, che da oltre un ventennio impediscono tale risultato, relegando il Veneto, nel Nord produttivo, in coda nella riorganizzazione di tali strutture. Unidea territoriale dove centrale rimane il tema della riorganizzazione del sistema trasportistico. Dove la TAV, liberata da continue soste nella sua realizzazione, gioca un ruolo importante per il sistema economico, assieme al rilancio del sistema portuale dellalto adriatico. Bisogna altres attivarsi per il potenziamento del sistema interportuale e delle infrastrutture intermodali. Consapevoli dellimportanza determinante per le nuove linee di sviluppo produttivo, il territorio va dotato dellaccesso di un ambito digitale adeguato, che possa operare su infrastrutture informatiche date da una banda larga adeguata. Lo sviluppo territoriale deve interessare inoltre le seguenti direzioni: 1) riordino dellutilizzo del territorio ai fini dinsediamenti industriali e commerciali, in modo tale da non generare ulteriori devastazioni, mediante uneffettiva programmazione economica regionale; 2) procedere a un riuso degli edifici e dei capannoni oggi non pi utilizzati, destinandoli ad altri usi o a eventuali nuovi insediamenti produttivi; 3) promuovere azioni di permeabilizzazione progressiva del territorio riducendo le superfici utilizzate, laddove non necessarie, riportandole a verde/campagna/ recupero paesaggistico e al turismo. A sostegno di queste azioni devono essere attivate politiche unitarie su base territoriale dincentivazione fiscale e lapplicazione di nuovi strumenti urbanistici per la riconversione (come i crediti urbanistici e la perequazione su orizzonti territoriali adeguati) misura giustamente indicata dal mondo associativo trevigiano in merito al rispetto del PTCP. Lo stesso settore primario, il mondo agricolo e agroindustriale, pu svolgere un ruolo importante nella crescita ambientale del territorio (si rimanda alle riflessioni dellamico Campigotto). Il territorio poi risorsa strategica per lindustria del turismo. La regione Veneto e la prima realt turistica italiana, la seconda in Europa, dove Venezia e Verona svolgono da sole un ruolo preminente di attrazione.

Il successo dovuto principalmente al fatto che nella nostra regione, nellarco di pochi chilometri, si pu trovare tutto ci che un turista pu cercare: spiagge, montagna, laghi, terme, citt darte. Non esiste, invece, una vera politica turistica, una regia generale e una programmazione precisa. Il Veneto ha bisogno di unidea industriale delle politiche culturali e del turismo. Ci vuole ad esempio un progetto per Expo 2015 e per gli altri eventi internazionali in calendario in grado di comporre unofferta capace di andare oltre gli stessi eventi e rappresentare una base su cui ancorare lo sviluppo futuro del comparto. Il trevigiano, nel panorama veneto rappresenta un giacimento di proposta inespressa, pensiamo ad esempio alle nostre citt, ai giacimenti culturali, alla proposta enogastronomica, al paesaggio, allattrazione che lo stesso modello economico e in grado di produrre in termini di cultura e prodotti per il turista. Il turismo nel nostro territorio pu rappresentare un Driver importante per la nuova crescita occupazionale e del valore. Si consideri: * le citt, in particolare Treviso, Asolo, Castelfranco Veneto, Conegliano, Oderzo, Vittorio Veneto, oltre a centri minori, come Portobuffol, Follina, ecc; *i percorsi storici dellimpero romano, del tardo medioevo e dellAlta Marca; * i musei, le ville venete . * le colline del Prosecco, tra Conegliano e Valdobbiadene, le colline asolane e le pendici del Grappa; * i percorsi del turismo religioso * la ristorazione e le cantine. * I corsi dacqua della Piave, del Sile, del Monticano, della Livenza, ecc.. (Green Wai) * la valorizzazione paesaggistica di moltissimi angoli del nostro territorio. Unofferta che oggi non riceve unadeguata promozione n una visione unitaria della stessa, rimanendo spesso frammentata, dove i vantaggi creatisi nei vettori internazionali per il turismo spesso drenata da unofferta di servizi inadeguata a destinazione, lasciando al visitatore unidea non sempre positiva del nostro territorio. Il turista, per essere attratto da una cos ricca proposta, deve poter contare di una pi efficace capacit dospitalit fatta di saper comunicare, muoversi in rapidit ed efficienza, dove il visitatore non perda il suo tempo prezioso nelle nostre inefficienze territoriali. Pensiamo solo al collegamento tra Aeroporto e citt capoluogo, alla frammentazione del trasporto, al mancato risanamento paesaggistico di molti nostri percorsi, alla debolezza della stessa segnaletica. Gli stessi nostri operatori turistici sono pi rivolti a far viaggiare da Treviso verso il mondo che dal mondo a Treviso. Non c un operatore turistico che si occupi esclusivamente o almeno prevalentemente dincoming, di promuovere cio il turismo in entrata nella Marca. Le stesse leggi regionali (testo Unico) sono datate e inadeguate a rappresentare le esigenze di un comparto in cos rapida evoluzione e inadeguato a fornire strumenti utili a far si che gli attori pubblici e

privati siano in grado di rappresentare, in modo coordinato e unitario le esigenze della domanda turistica nei nostri territori. La stessa formazione della risorsa umana dedicata deve potersi riorganizzare nella specializzazione degli operatori turistici. Strumenti legislativi e normativi che devono favorire sempre pi, per la valenza che ha la capacit operativa informatica in questo comparto economico, lincontro tra azienda, formazione e universit, tra azienda e operatori fornitori di servizi avanzati. Passare nella sostanza dallancora significativa improvvisazione a una vera e propria strategia industriale per il comparto. In provincia di Treviso crescere ancora possibile se gli attori pubblici e privati sanno mettersi in reciproco ascolto e in grado dinterpretare le nuove vie dello sviluppo sostenibile, considerando il grandissimo patrimonio esistente nelle nostre imprese, nel capitale umano e nella ricchezza del suo territorio.

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