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F U T U R O
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R A D I C I
A N T I C H E
Italia zombi
di GIUSEPPE GENNA Arbasino: Non occorre esser vati per accorgersi che una societ si sfascia: si vede. Euna percezione diffusa, come per i cambiamenti climatici. Non pi solo un sentimento civile. Questo scorcio di Paesaggi italiani con zombi risale a quindici anni fa: lItalia era gi allo sfascio? allo sfascio da sempre per il discorso che lo scrittore pronuncia. Quale discorso pu fare oggi sullItalia uno scrittore? Egli ne eseguir uno sospetto, ne va della sua tradizione: si lamenta. Oggi il carattere nazionale fuori uso, armamentario che la retorica patriottarda si mangiata, sprecando una chance educativa che giunge sino alla mia generazione (i nati prima del 1975). La sinistra e i cattolici manutengono una solida concordia dei piccoli italiani circa i valori dellunit e dellantifascismo, tuttavia non prevedono quanto Enrico Berlinguer mutuava dal radicale francese Servant Schreiber. Nel suo La sfida americanaveniva preconizzata laccelerazione verso un sistema cibernetico di network, omogeneo al sistema distributivo di qualunque merce o valore distribuzione destinata a mutare la natura stessa della merce o del valore (mettiamo, per esempio, il valore della nazionalit). Anzich preparare a un futuro imminente e tanto diverso, le maestre elementari fanno spremere gli inconsci agli scolari della mia generazione sulla Bomba Atomica - che non esploder - e su un fotomontaggio di Robert Capa - anzich portare gli allievi dal vivo in Val dOssola. Inizia proprio dalla celebrazione astratta del miliziano spagnolo la demitizazzione delleroe resistente, che deflagra quando annichilito lo humus culturale su cui fare crescere qualunque mitologia: dagli Ottanta in poi. Si volta pagina, ma non secondo le aspettative di Giovanni Pellegrino, gi presidente della Commissione parlamentare su stragi e terrorismo: Abbiamo vissuto in una situazione di guerra civile rimasta a lungo quiesciente, e poi riaccesa di colpo nello scontro sociale che infiamm gli anni Settanta. Prendiamone atto, voltiamo pagina. una lettura semplice, se non semplicistica. Per i passi sono stati diversi, al di l del fantasma della guerra civile mai sopita. Trentanni dopo il suo rapimento, il 68% degli studenti non sa chi sia Aldo Moro forse era un pittore. Oggigiorno non c filtro a separare i quadranti ideologici, dunque, si vive in uno spensierato revisionismo a cui sarebbero gli intellettuali a dovere resistere ma gli intellettuali resistenti non hanno pi facolt di discorso. stata la narrazione stessa a levare loro questa facolt. Anzitutto la narrazione berlusconiana dellItalia, che ha equalizzato tutta la realt in uno spettacolo inverosimile. lamnio in cui cresce lindifferenza al potere della verit delle parole, degli atti, delle relazioni. Il fascismo televisivo non altro che una tappa adatta a fare s che si depositino fenomeni irrazionali scambiati per realt effervescenti e del tutto verisimili, a uso e consumo delle menti italiane a venire. Si vissuta la comparsa di lucciole geneticamente modificate, il che vanifica e verifica al contempo lanalisi antropologica di Pasolini. (SEGUE A PAGINA II)
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Ci sono delle vecchie immagini girate da Luca Comerio, uno dei pionieri del documentarismo italiano, nella Piazza del Pane a Tripoli nel 1911. La camera indugia sul via vai dei nostri militari in divisa che si affollano lungo la strada, poi l'inquadratura si allarga ed entra in scena un patibolo. SEGUE A PAGINA II
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II
IL NOSTRO COLONIALISMO
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Eppure non si tratta solo di questo. La ferita originaria. Se fosse il personaggio Busi a travisare lo scrittore nella coscienza altrui, il problema non si sarebbe posto quando il suo nome era ancora sconosciuto. L'esordio sarebbe dovuto essere un trionfo. E invece, se si vanno a leggere le prime anemiche recensioni a quella quadratura del cerchio tra misura, libert e festa della lingua che ancora Seminario sulla giovent, si coglie tutto l'analfabetismo di ritorno che in Italia non di rado aggredisce chi si occupa professionalmente di leggere e riferire. Ma "di ritorno" da che? Dal mancato incontro con una lingua finalmente salvata. Il pi squillante e splendido what if che sorge dalle pagine migliori di Aldo Busi infatti: cosa sarebbe accaduto alla lingua italiana (cio a tutti noi) se a un certo punto avesse imboccato la via di Boccaccio anzich quella del Petrarca, se avesse conservato la sua forza materica e la sua viva com-
Questo non vuol dire che Busi centri sempre il colpo. Se lo facesse ingrasserebbe i suoi lettori col balsamo della prigionia. Invece il suo apparato retorico cos mostruosamente messo a punto da renderci liberi (ecco lo scandalo) di seguirne i momenti di trionfo e quelli in cui perde quota o si tradisce, lasciandoci ammirati per come si libera dalle strette di pochezza del paese in cui si muove e subito dopo sospettosi perch che libert sarebbe quella che mostra il gesto di strapparsi il collare che non le stringe pi la gola? Per finire, per, in esclusive oasi di meritata pace (qui perfino liberi di non rivendicare nulla) come la scena in cui Barbino schiaccia zanzare nei cessi pubblici a Parigi. Troppa grazia per la Terza Repubblica a venire. Troppo libero arbitrio, per l'italiano standard. NICOLA LAGIOIA
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