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Pubblicato in: G. Frege, Leggi fondamentali dellaritmetica, Teknos, Roma 1995, pp. IX-LXVI.

Frege e le origini della logica matematica

1. Lo spirito delle Leggi


Vi sono numerose opere molto citate e poco lette. Un luminoso esempio dato dalle Leggi fondamentali dellaritmetica [Grundgesetze der Arithmetik] Vol. 1 (1893) e Vol. 2 (1903) di Gottlob Frege (1848-1925), di cui in questo libro viene data parziale traduzione. Le Leggi constano di tre parti, precedute da una lunga prefazione e da una breve introduzione e seguite 1 da unappendice. Nella prima parte, dal titolo Esposizione dellideografia (Vol. 1, 1-52), si formulano le nozioni fondamentali, gli assiomi e le regole di inferenza del sistema (detto, appunto, ideografia), si discutono alcuni principi generali sulle definizioni e si definiscono alcuni concetti fondamentali. Nella seconda parte, dal titolo Dimostrazioni delle leggi fondamentali del numero cardinale (Vol. 1, 53-179 e Vol. 2, 1-54), si dimostrano nel sistema vari teoremi concernenti i numeri naturali finiti e il numero infinito (cio il numero di tutti i numeri naturali finiti). Nella terza parte, dal titolo I numeri reali (Vol. 2, 55-245), si prospetta una teoria dei numeri reali e si esaminano criticamente varie teorie alternative. Tale parte , per, incompleta e si 2 chiude rimandando ad un prossimo compito. Questo farebbe supporre che Frege intendesse scrivere un terzo volume dellopera, sulla teoria dei numeri irrazionali, e in effetti sia Jourdain e Wittgenstein ebbero limpressione che Frege avesse questa intenzione, ma essi gli sconsigliarono di farlo perch dubitavano che un tale volume avrebbe potuto essere da tutti i punti di vista allaltezza del primo e del secondo per originalit e 3 acutezza. Di fatto un terzo volume non vide mai la luce. Lopera si chiude con unappendice in cui si d notizia del paradosso di Russell, se ne individuano le cause e si tenta di darne una soluzione. Il presente volume offre una traduzione della prefazione, dellintroduzione e dei 1-48, cio di quasi tutta la prima parte delle Leggi. Sono stati tralasciati i 49-52, che contengono solo qualche esempio di dimostrazione nel sistema. Le Leggi sono la principale opera di Frege. La sua importanza deriva dal fatto che, insieme alla precedente Ideografia [Begriffsschrift] (1879), di cui rappresenta il perfezionamento e il completamento, essa ha dato origine alla logica matematica e alla ricerca sui fondamenti della matematica. Eppure, nonostante la sua rilevanza, essa ha avuto pi citazioni che attenti lettori. Certo, a ci ha molto contribuito la scoperta del paradosso che Russell comunic a Frege con una lettera del 16 giugno 1902, quando il secondo volume delle Leggi era ormai stato completato. Il paradosso era disastroso per le Leggi, perch comprometteva definitivamente il disegno dellopera di mostrare che tutta la matematica esistente (tranne la geometria) poteva essere fondata sulla sola logica, disegno che si inseriva nel filone di quella concezione logicista della Una traduzione di alcune sezioni della prefazione e della terza parte, e una traduzione integrale dellappendice, si possono trovare in G. Frege, Logica e aritmetica, a cura di C. Mangione, Torino (Boringhieri) 1965, pp. 480594. 2 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, rist. anastatica, Hildesheim (Olms) 1962, p. 243; trad. it. in Logica e aritmetica, cit., p. 570. 3 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, Torino (Boringhieri) 1983, p. 103.
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matematica le cui origini risalgono almeno a Leibniz. In particolare, secondo Leibniz, il principio di contraddizione o di identit sarebbe bastato da solo a dimostrare tutta laritmetica e tutta la geometria, cio 4 tutti i principi matematici. Col principio di contraddizione soltanto, per, ben difficilmente si sarebbe potuto realizzare il disegno logicista, e nelle Leggi Frege si propone di determinare quali principi logici aggiuntivi sarebbero necessari per farlo. Il fallimento del suo tentativo non spiega del tutto la scarsa frequentazione dellopera, che contrasta col vivo interesse che, invece, specie nellambito della cultura anglosassone, hanno riscosso e continuano a riscuotere altre opere di Frege, come I fondamenti dellaritmetica [Die Grundlagen der Arithmetik] (1884), che pure si iscrivono nel suo disegno logicista. Forse la spiegazione pi plausibile sta nel fatto che, mentre altre opere di Frege sembrano presentare pi valenze, le Leggi sono cos essenzialmente e indissolubilmente legate al disegno logicista che non si prestano agevolmente ad altre letture, anche se non mancano, come vedremo, tentativi di leggere diversamente alcuni paragrafi dellopera. Va subito chiarito, per, che nelle Leggi il disegno logicista non era fine a s stesso ma era solo un mezzo per raggiungere una finalit epistemologica pi generale, cio quella di confutare i dubbi sulla validit 5 della nostra conoscenza matematica. La responsabilit di tali dubbi viene individuata da Frege in perfetta sintonia con le coeve denunce di Cantor. In una recensione, peraltro parzialmente critica, a un lavoro di questultimo, Frege dichiara di poter ripetere, con piena approvazione, una frase dellautore: Cos vediamo la potente scepsi accademico-positivistica ora imperante in Germania, finalmente giunta anche allaritmetica, dove sembra trarre le ultime conseguenze che ancora le sono possibili, con il risultato pi clamoroso e forse per lei 6 medesima pi fatale. Proprio cos!. Parlando di scepsi accademico-positivistica Cantor intende riferirsi in particolare a Kronecker e a Helmholtz. Kronecker proclamava, contro Weierstrass e Cantor, che le grandezze irrazionali e continue andavano eliminate dalla matematica e che luso dellinfinito attuale era infondato. Secondo lui tutte le discipline matematiche, ad eccezione della geometria, potevano, e quindi dovevano, essere ridotte allaritmetica in senso stretto, e un giorno si sarebbe riusciti a fondarle unicamente sul concetto di numero naturale nel senso pi ristretto di questo termine; cos come a eliminare le modifiche e gli ampliamenti di questo concetto (intendo qui esplicitamente le grandezze irrazionali e continue) che sono stati causati per lo 7 pi dalle applicazioni della geometria e della meccanica. Dal canto suo Helmholtz addirittura faceva entrare il soggettivismo nel concetto stesso di numero naturale, affermando che laritmetica o la teoria pura dei numeri 8 un metodo poggiante su fatti puramente psicologici. Frege si unisce a Cantor nella sua lotta contro Kronecker e Helmholtz. Egli respinge la riserve sugli irrazionali di Kronecker, che li considera non solo come inessenziali, ma addirittura come non aritmetici, tali cio che le dimostrazioni condotte col loro ausilio poggiano su qualcosa che intorbida la purezza 9 dellaritmetica. Al contrario, secondo Frege, si deve vedere se si possa riuscire a definire i numeri irrazionali 10 per via puramente aritmetica; e noi tenteremo di aprire una tale via. A proposito dei dubbi sullinfinito attuale, egli osserva che nascono dal fatto che allinfinito vengono attribuite propriet che non gli spettano, sia in quanto gli si trasferiscono, come evidenti, propriet del finito, sia in quanto si trasferisce a tutti gli infiniti una 11 propriet che spetta solo allinfinito assoluto. Una parte dei dubbi deriva dalla confusione che si fa tra infinito attuale e infinito potenziale pretendendo che questultimo sia un infinito in senso proprio, e a causa di tale confusione molti scienziati ammettono solo linfinito potenziale. Ora Cantor felicemente mostra che questo infinito presuppone linfinito proprio o attuale, cio che il limite in mutamento non pu fare a meno di 12 un percorso infinito, se deve via via mutare senza interruzione. Le ricerche di Cantor sullinfinito attuale

G.W. Leibniz, Die philosophischen Schriften, a cura di C.I. Gerhardt, Hildesheim (Olms) 1965, VII, 355. G. Currie, Frege: An introduction to his philosophy, Brighton (Harvester) 1982, p. 141. 6 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 417. 7 L. Kronecker, ber den Zahlbegriff, Crelle Journal, vol 101 (1887), pp. 337-355. 8 H. von Helmholtz, Zhlen und Messen erkenntnistheoretisch betrachtet, in Philosophische Vortrge und Aufstze, a cura di H. Hrz e S. Wollgast, Berlin (Akademie) 1971. 9 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit. p. 155, nota; trad. it. cit., p. 556. 10 G. Frege, op. cit., p. 155, nota; trad. it. cit., p. 556. 11 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 414. 12 G. Frege, op. cit., p. 414.
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conducono ad un vero ampliamento della scienza, sopra tutto notevole in quanto riesce ad aprire una via 13 puramente aritmetica verso numeri infiniti superiori (potenze). A proposito del saggio di Helmholtz, Frege osserva: Ben poco mi si presentato di meno filosofico di questo articolo filosofico, e ben poche volte stato pi misconosciuto il senso della questione epistemologica di 14 come qui accade. Se si prendesse sul serio lidea di Helmholtz che laritmetica poggia su fatti puramente psicologici, non si potrebbe pi parlare, ad esempio, del numero 2, ma ci sarebbero tanti numeri 2 distinti 15 quante sono le persone, e cos bisognerebbe precisare ogni volta: il mio 2, il tuo, un 2, tutti i 2. E col crescere di nuove generazioni di uomini, sorgerebbero sempre dei nuovi 2; e chi pu sapere se essi non si 16 evolverebbero coi secoli, talch il prodotto 22 non divenisse un giorno eguale a 5? A Kronecker e Helmholtz, Frege accomuna anche il primo Hussserl, secondo cui i numeri sono solo 17 rappresentazioni, risultati di un processo o di unattivit spirituali. Identificando i numeri con le loro rappresentazioni simboliche, Husserl si avvicina considerevolmente alle opinioni di Helmholtz e di Kronecker. Il numero dovrebbe quindi mutare se venissero mutati i segni. Noi avremmo numeri del tutto diversi da quelli 18 degli antichi Greci e Romani. Se un geografo vedesse un trattato di oceanografia in cui lorigine dei mari venisse spiegata psicologicamente, lo vedrebbe come una bizzarria. Unanaloga impressione viene provocata a Frege dalle opinioni sullaritmetica di Husserl. Certo, c una differenza, perch il mare qualcosa di reale, 19 mentre il numero non lo ; ma ci non gli impedisce di essere qualcosa di oggettivo; e questo limportante. Leggendo le opinioni di Husserl, dice Frege, ho potuto misurare quanto estesa sia la desolazione provocata 20 dallintrusione della psicologia nella logica, e ho ritenuto mio compito meterrne bene in luce il danno. Attraverso questa rovinosa intrusione della psicologia nella logica, tutto sfocia nellidealismo, e con la 21 massima conseguenzialit nel solipsismo. Con i suoi argomenti distruttivi, la potente scepsi accademico-positivistica ormai imperante in Germania apriva la porta al soggettivismo, al relativismo e allo scetticismo in matematica. Per metterla definitivamente a tacere, si sarebbe dovuto mostrare che la conoscenza matematica poteva essere fondata su una base assolutamente sicura e certa. Questa finalit epistemologica costituisce lo scopo ultimo, non solo delle Leggi, ma di tutta lopera di Frege, nella quale non risuonano molte note ma si cerca la perfezione di ununica nota: fondare la sicurezza e certezza della matematica. Fin dallIdeografia questa la preoccupazione principale di Frege. Per lui il riconoscimento di una 22 verit scientifica passa di solito attraverso vari gradi di sicurezza. Inizialmente una legge scientifica viene forse indovinata a partire da un numero limitato di suoi casi particolari, ma nessuna legge scientifica pu essere stabilita conclusivamente in tal modo perch essa contiene come casi particolari infiniti casi singoli, essendo 23 una proposizione generale. Per, man mano che si riesce a collegarla mediante catene deduttive con altre 24 verit scientifiche, essa viene consolidata in modo via via pi sicuro. Dunque la prima via per assicurare la sicurezza della matematica consiste nellorganizzarla come un sistema di catene deduttive, ossia come un sistema assiomatico, stando ben attenti, per, che nelle catene deduttive non si insinuino in alcun modo considerazioni empiriche o intuitive ma si faccia uso solo di inferenze logiche. Infatti le considerazioni empiriche o intuitive possono essere fonte di errore, mentre il modo pi sicuro di condurre una dimostrazione quello puramente logico, che, astraendo dalla natura particolare delle cose, si basa soltanto sulle leggi sulle

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G. Frege, op. cit., p. 326. G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit. p. 140, nota; trad. it. cit., p. 552. 15 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 259. 16 G. Frege, op. cit., p. 259. 17 G. Frege, op. cit., p. 434. 18 G. Frege, op. cit., pp. 434-435. 19 G. Frege, op. cit., p. 436. 20 G. Frege, op. cit., pp. 436-437. 21 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, rist. anastatica, Hildesheim (Olms) 1962, p. XIX; qui a p. 22 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 103. 23 G. Frege, op. cit., p. 103. 24 G. Frege, op. cit., p. 103.

quali si fonda ogni conoscenza. Per raggiungere il massimo della sicurezza, Frege vuole mostrare che in tutta la matematica si pu procedere in modo puramente deduttivo, basandosi solo sulle leggi del pensiero, che sono 26 al di sopra di ogni particolarit. Questo, per, da solo non basta a fondare la sicurezza della matematica, perch non garantisce che gli assiomi da cui partono le dimostrazioni siano sicuri. Infatti, secondo Frege, nel caso della geometria la sicurezza degli assiomi garantita dallintuizione a priori dello spazio, perch gli elementi di tutte le costruzioni geometriche sono intuizioni, e la geometria si rivolge allintuizione come fonte di tutti i suoi 27 assiomi. Invece, per i motivi che esamineremo in seguito, questo non vale per le altre parti della matematica, per le quali Frege non vede altra soluzione che fondarne la sicurezza sulla logica, mostrando che tutti i loro concetti sono riducibili a concetti logici e tutti i loro teoremi sono derivabili da assiomi logici. Solo in questo 28 modo si riesce a raggiungere la necessaria sicurezza. Se si potesse effettuare una tale riduzione, si 29 raggiungerebbe lo scopo di elevare al di sopra di qualsiasi dubbio la verit dei singoli teoremi. Inoltre, per ogni proposizione matematica, si comprenderebbe su che cosa poggia la sua giustificazione, e cos si 30 giudicherebbe la base ultima su cui fondata la sua verit. Questa base ultima, spera Frege, dovrebbe risultare essere la logica. Questa interpretazione delle Leggi, che ne individua lo scopo ultimo nella finalit epistemologica di fondare la sicurezza e certezza della matematica, contrasta con la lettura, dovuta soprattutto a Dummett, che ha prevalso nellultimo ventennio nellambito della filosofia anglosassone, la quale mira a creare un pedigree per lindirizzo analitico in essa predominante, in cui Frege figurerebbe come il padre della filosofia 31 linguistica. Secondo tale lettura la rilevanza delle Leggi, come di tutta lopera di Frege, non sarebbe legata al tentativo di conseguire uno scopo epistemologico, ma starebbe piuttosto nellaver fatto dellanalisi dei significati loggetto primario della filosofia. Anzi, lo stesso Frege avrebbe interpretato in tal modo la sua opera, dal momento che, secondo Dummett, per Frege il primo compito di ogni indagine filosofica lanalisi dei 32 significati. Dummett conviene che le Leggi siano lopera pi importante di Frege, e che quello che detto 33 nei Grundgesetze ha pi peso di qualsiasi altra cosa. Ma egli si riferisce a quei limitati paragrafi delle Leggi che possono considerarsi rilevanti per lanalisi dei significati e che spesso, nellambito della cultura anglosassone, vengono letti fuori del contesto e facendo astrazione dalla finalit principale dellopera. Secondo Dummett, per Frege lanalisi dei significati sarebbe il fondamento di tutta la filosofia, e non 34 lepistemologia, come Descartes ci ha erroneamente portato a credere. La fondamentale acquisizione di Frege starebbe nel fatto che egli ignor totalmente la tradizione cartesiana e fu in grado, dopo la morte, di 35 imporre la sua prospettiva a altri filosofi della tradizione analitica. Quindi, possiamo datare unintera epoca 36 della filosofia a partire dal lavoro di Frege, esattamente come possiamo fare con Descartes. Frege avrebbe impresso una svolta anticartesiana alla filosofia, in quanto avrebbe distinto nettamente il compito di analizzare i 37 significati da quello di stabilire che cosa vero e quali sono i nostri fondamenti per accettarlo. E avrebbe considerato principale il primo compito e subordinato il secondo. Questo non significa che egli non avesse interesse per lepistemologia, ma solo che non individuava in essa loggetto primario della filosofia. Largomento di Dummett del tipo seguente. vero che lo scopo originario di Frege era quello epistemologico

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G. Frege, op. cit., p. 103. G. Frege, op. cit., p. 104. 27 G. Frege, Kleine Schriften, a cura di I. Angelelli, Hildesheim (Olms) 1990, p. 50. 28 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 218. 29 G. Frege, op. cit., p. 222. 30 G. Frege, op. cit., p. 223. 31 M. Dummett, Frege: Philosophy of language, 2a ediz., London (Duckworth) 1981, p. 683. 32 M. Dummett, op. cit., p. 667. 33 M. Dummett, The interpretation of Freges philosophy, London (Duckworth) 1981, p. 8. 34 M. Dummett, Frege: Philosophy of language, cit., p. 669. 35 M. Dummett, op. cit., p. 667. 36 M. Dummett, op. cit., p. 669. 37 M. Dummett, op. cit., p. 667.

di indagare la nostra conoscenza matematica per scoprire i fondamenti della teoria dei numeri e dellanalisi. Egli ritenne di individuare tali fondamenti nella logica. Ma, nel tentativo di elaborare gli strumenti logici necessari per mettere in opera quei fondamenti, Frege si trov spinto verso indagini sulla teoria generale del 39 significato. E, secondo Dummett, queste indagini finirono per assumere ai suoi occhi un ruolo cos 40 preponderante che questa parte della filosofia che egli tratt come fondamentale per tutto il resto. In tal modo Frege sarebbe arrivato ad affermare il primato della teoria del significato sullepistemologia, operando cos una svolta anticartesiana nella filosofia. Questo argomento di Dummett si basa su una confusione tra mezzi e fini. Esso afferma che, siccome per affrontare il problema epistemologico di stabilire i fondamenti della sicurezza e certezza della matematica Frege ritenne necessario svolgere indagini sulla teoria del significato, per lui questultima, e non lepistemologia, avrebbe costituito loggetto primario della filosofia. In questo modo Dummett scambia quello che per Frege era solo uno strumento, per il suo oggetto primario di indagine, trascurando cos ci che lo stesso 41 Frege sottolinea con forza, e cio che nella sua opera quasi tutto legato allideografia. Rispetto allideografia, non solo la teoria del significato non che uno strumento, ma non neppure lo strumento principale, perch uno strumento certo ancor pi fondamentale il metodo assiomatico. Se si dovesse prendere sul serio largomento di Dummett, si dovrebbe affermare che il merito di aver operato una svolta anticartesiana nella filosofia non andrebbe attribuito a Frege ma a Locke, e che quindi si dovrebbe datare unintera epoca della filosofia a partire da questultimo piuttosto che da Frege. Infatti, anche Locke era partito con lintento, tutto epistemologico, di esaminare lestensione e la certezza della nostra 42 conoscenza. Ma, nel tentativo di farlo, anchegli si trov spinto a riconoscere che la conoscenza ha una connessione cos stretta con le parole, che a meno che non si osservassero bene prima la loro forza e il modo 43 della loro significazione, si potrebbe dire ben poco in modo chiaro e pertinente circa la conoscenza. Infatti c un rapporto cos stretto tra le idee e le parole, e le nostre idee astratte e le parole generali hanno una relazione cos costante tra loro, che impossibile parlare chiaramente e distintamente della nostra conoscenza, 44 che consiste tutta di proposizioni, senza considerare prima la natura, luso e il significato del linguaggio. Tuttavia nessuno potrebbe sostenere seriamente che Locke abbia operato una svolta anticartesiana nella filosofia assegnando il ruolo primario alla teoria del significato, e questo perch il tentativo di Locke era tutto interno alla tradizione epistemologica. Raffinate indagini sul significato erano gi state condotte nel Medio Evo, ma la novit di Locke sta proprio nel fatto che egli fece di queste indagini uno strumento per lo studio della conoscenza. Certamente le indagini sul significato sono, per Locke, uno strumento importante, perch le 45 idee e le parole sono i grandi strumenti della conoscenza. Ma, nonostante la loro importanza, esse rimangono pur sempre uno strumento rispetto al fine di indagare la questione dellestensione e della certezza della nostra conoscenza. Analogamente, anche il tentativo di Frege tutto interno alla tradizione epistemologica, perch le sue indagini sul significato sono strumentali e subordinate rispetto allo scopo principale di fondare la conoscenza matematica onde confutare i dubbi sulla sua validit. A tal fine egli ritiene necessario condurre indagini, per esempio, sulla distinzione tra funzione e oggetto e sulla natura del giudizio, indagini che, da lui svolte subito dopo la pubblicazione de I fondamenti dellaritmetica come parte del lavoro preparatorio per le Leggi e pubblicate in vari articoli, rifluiranno poi nellopera principale, dal che appare evidente il loro carattere strumentale rispetto allo scopo primario di questultima. Una prova conclusiva di questa interpretazione data dal fatto che, come vedremo in seguito, nel momento in cui, a causa del paradosso di Russell, la teoria del significato di Frege nelle Leggi si riveler inadeguata rispetto allo scopo di confutare i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica, Frege non esiter a battere unaltra strada, non basandosi per raggiungere il suo scopo su una nuova teoria del significato, bens su un diverso strumento, cio sullintuizione a priori dello spazio, in barba alla presunta primariet dellanalisi dei significati.
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M. Dummett, The interpretation of Freges philosophy, cit., p. 62. M. Dummett, op. cit., p. 63. 40 M. Dummett, op. cit., p. 63. 41 G. Frege, Scritti postumi, Napoli (Bibliopolis) 1986, p. 307. 42 J. Locke, An essay concerning human understanding, III, 9, 21. 43 J. Locke, op. cit., III, 9, 21. 44 J. Locke, op. cit., II, 33, 19. 45 J. Locke, op. cit., IV, 21, 4.

La finalit epistemologica di eliminare i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica spiega la veemenza polemica di Frege, nelle Leggi e in molti altri suoi scritti, contro quel naturalismo, caratterizzato dallopposizione a ogni forma di a priori e dalladesione ad un radicale empirismo, che si era venuto affermando in Germania a partire dagli anni trenta dellOttocento, come reazione contro lidealismo, e che aveva a Jena, nella stessa universit di Frege, nel naturalista e biologo Haeckel, uno dei suoi grandi sostenitori. Nel naturalismo rientrava quella che Cantor chiamava la potente scepsi accademico-positivistica giunta ormai anche allaritmetica. Per esempio, con la tesi di Helmholtz secondo cui laritmetica era un metodo che poggiava su fatti puramente psicologici, si affermava la tesi pericolosa che laritmetica, la pi esatta fra tutte le scienze, 46 dovesse proprio fondarsi sulla psicologia, ancora tanto vacillante e malsicura. Inoltre con Helmholtz lo psicologismo si coniugava con unaltra forma di naturalismo, cio lempirismo, e in tal modo si aveva un 47 accostamento di psicologia ed empiria che non fa che aumentare loscurit. Ci che queste forme di naturalismo avevano in comune era il rifiuto di ammettere che il vero tale indipendetemente dal nostro 48 riconoscimento. Ma, non accettandolo, ogni disputa intorno alla verit sarebbe futile. Mancherebbe un campo di battaglia comune: ogni pensiero sarebbe racchiuso nel mondo interiore di ciascuno e una 49 contraddizione tra i pensieri dei singoli individui sarebbe come una battaglia tra noi e i marziani. Perci non si darebbe scienza, n errore, n correzione dellerrore, non si darebbe insomma niente di vero nel senso 50 comune del termine. In contrapposizione al naturalismo, Frege vuol ancorare la conoscenza matematica a qualcosa di assolutamente oggettivo e indipendente da noi perch, se non lo si facesse, allora cesserebbe la 51 conoscibilit del mondo e tutto precipiterebbe in una grande confusione. Ci inserisce Frege a buon diritto in quella tradizione cartesiana ignorando la quale, secondo Dummett, egli avrebbe impresso una svolta epocale alla filosofia. Per sfuggire ai dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica, Descartes ricorre addirittura a Dio. Frege non si spinge fino a tanto, ma anchegli vuole realizzare lideale filosofico di una scienza basata su principi che siano al di l di ogni dubbio. Mentre la geometria corrispondeva a questo ideale filosofico, perch era una scienza assiomatica i cui principi erano dati immediatamente dallintuizione a priori dello spazio, tale ideale non era soddisfatto dalla matematica sviluppata dal Seicento allOttocento, rappresentata soprattutto dallanalisi infinitesimale. Perci Frege si pone il problema di come far s che anche quella parte corrisponda a quellideale. Contrapponendo Frege a Descartes, Dummett afferma che Descartes, come altri razionalisti dopo di lui, riteneva che fosse necessario per tutta la conoscenza raggiungere la condizione che si pensava Euclide avesse conferito alla conoscenza 52 geometrica - renderla consapevolmente chiara e assolutamente certa. Ora, esattamente questo che, da buon razionalista, Frege intende fare nelle Leggi per lanalisi infinitesimale.

2. Lanalisi delle Leggi


Mentre Dummett ritiene che per Frege lanalisi dei significati sia il compito principale della filosofia, un altro tipo di analisi sembra preoccupare Frege nelle Leggi, e spiega la sua esigenza di confutare i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica: lanalisi infinitesimale. Questultima ha svolto un ruolo cruciale nella scienza moderna di cui stata lo strumento matematico fondamentale, ma, secondo Frege, questa parte della matematica lascia quasi tutto a desiderare, confrontata con lideale che non a torto ci si fa di questa scienza, e se si considera che, per la sua stessa natura, dovrebbe essere pi idonea di altre discipline ad 53 avvicinarsi al suo ideale. Nellanalisi infinitesimale regna la pi grande confusione, dal momento che espressioni di uso comune, come funzione, variabile, eguale, vengono spiegate in modo completamente diverso dai vari autori, e queste divergenze non sono solo marginali, ma riguardano lessenza stessa della

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G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 259. G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit. p. 140, nota; trad. it. cit., p. 552. 48 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 239. 49 G. Frege, op. cit., pp. 240-241. 50 G. Frege, op. cit., p. 240. 51 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 216. 52 M. Dummett, Frege: Philosophy of language, cit., p. 676. 53 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 271.

questione. Avviene cos che, per esempio, un matematico spieghi lespressione integrale definito come un certo valore limite di una somma. Lo stesso autore per non si fa scrupoli di adoperare quellespressione come 55 se intendesse in realt un complesso di segni, di cui lintegrale una parte componente. Per avvicinarsi allideale che, secondo Frege, non a torto ci si fa della matematica, anche lanalisi infinitesimale dovrebbe basarsi su principi assolutamente certi e indubitabili. Questo compito non pu essere realizzato ricorrendo allintuizione geometrica, come in effetti si fatto dal Seicento allOttocento e come, secondo Frege, si continua a fare nella matematica contemporanea, per esempio con Cantor nel quale il fattore 56 decisivo viene spostato sulla geometria, col che la teoria non pi puramente aritmetica. Lintuizione geometrica affidabile nel campo delle figure finite di cui si occupa la geometria, ma non in quello delle grandezze infinite o infinitesime che occorrono nellanalisi infinitesimale. Proprio perch ha estrapolato lintuizione geometrica dal campo del finito a quello dellinfinito e dellinfinitesimo, lanalisi infinitesimale andata incontro ad errori e persino a contraddizioni. Di qui lesigenza di Frege di fondare lanalisi infinitesimale su principi assolutamente sicuri e certi. Come appare chiaro, ad esempio, da de LHpital, a partire da Leibniz lanalisi infinitesimale si era basata sui seguenti principi: 1) due quantit che differiscono solo per un infinitesimo possono essere considerate eguali; 2) leggi che valgono per le quantit finite valgono anche per gli infinitesimi; 3) operazioni che valgono per le quantit finite, per esempio laddizione, possono essere ripetute un numero infinito di volte dando luogo a 57 una quantit finita. I primi due principi comportavano che gli infinitesimi fossero considerati eguali a zero in certi contesti e diversi da zero in altri contesti, il che dava luogo a errori e contraddizioni. Anche il terzo principio spesso dava luogo a errori e contraddizioni. a questa difficolt che si riferisce Frege quando dice che, nelle parti della matematica diverse dalla geometria, tradizionalmente si procedeva in modo meno rigoroso che non in questultima, e che questa tendenza alla mancanza di rigore si accentu ancora maggiormente dopo la scoperta dellanalisi superiore; da un lato infatti parvero elevarsi difficolt gravi, quasi insormontabili, contro ogni tentativo di esporre lanalisi in forma rigorosa, dallaltro parve che il loro superamento non dovesse dar luogo a risultati capaci di ricompensare gli sforzi compiuti. Tuttavia gli sviluppi ulteriori mostrarono in modo sempre pi chiaro che in matematica non 58 sufficiente una pura e semplice persuasione morale, fondata sul gran numero di applicazioni riuscite. Qui la scoperta dellanalisi superiore si riferisce alla creazione dellanalisi infinitesimale; lo elevarsi di difficolt gravi, quasi insormontabili si riferisce ai problemi derivanti da principi come quelli gi menzionati di de LHpital; la persuasione morale, fondata sul gran numero di applicazioni riuscite si riferisce alla convinzione, sviluppatasi nel periodo che va dal Seicento allOttocento, che, nonostante lanalisi infinitesimale poggiasse su principi incoerenti, in pratica la si poteva usare nelle applicazioni alla fisica perch funzionava in moltissimi casi. Le difficolt dellanalisi infinitesimale vennero in gran parte, sebbene non del tutto, risolte nella seconda met dellOttocento, soprattutto ad opera di Weierstrass, Dedekind e Cantor, che in vario modo mostrarono come gli infinitesimi potessero essere eliminati dallanalisi infinitesimale basandone lintera costruzione sullaritmetica e realizzando cos la cosiddetta aritmetizzazione dellanalisi. Per esempio, anche secondo Dedekind lanalisi infinitesimale faceva appello, pi o meno consapevolmente, a rappresentazioni 59 geometriche o suggerite mediante la geometria. Ora, nessuno vorr sostenere che una simile introduzione al 60 calcolo differenziale possa pretendere di essere scientifica. In particolare, la rappresentazione geometrica veniva usata nella dimostrazione del teorema che ogni grandezza costantemente ma non illimitatamente 61 crescente tende certamente a un limite. Tale teorema poteva essere considerato in un certo senso come un fondamento sufficiente dellanalisi infinitesimale. Pertanto si trattava solo di scoprirne lorigine autentica negli

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G. Frege, op. cit., p. 271. G. Frege, op. cit., p. 272. 56 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit., p. 95; trad. it. cit., p. 530. 57 Cfr. C. Houzel, J.-L. Ovaert, P. Raymond e J.-J. Sansuc, Philosophie et calcul de linfini, Paris (Maspero) 1976, pp. 212-3; A. Robinson, Non-standard analysis, Amsterdam (North-Holland) 1970, pp. 264-265. 58 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 221. 59 J.W.R. Dedekind, Scritti sui fondamenti della matematica, Napoli (Bibliopolis) 1982, p. 64. 60 J.W.R. Dedekind, op. cit., p. 63. 61 J.W.R. Dedekind, op. cit., p. 63.
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elementi dellaritmetica. Per farlo, occorreva cercare il modo di definire completamente i numeri irrazionali 63 mediante i soli numeri razionali. Questo venne realizzato da Dedekind attraverso il cosiddetto metodo delle sezioni, in base al quale egli pot dimostrare facilmente il teorema gi menzionato secondo cui una grandezza variabile che cresce sempre ma non illimitatamente tende a un limite, dando cos una fondazione aritmetica allanalisi infinitesimale. Al pari di Weierstrass, Dedekind e Cantor, anche Frege vuol dare una fondazione aritmetica dellanalisi infinitesimale. Per lui il calcolo infinitesimale, nella sua essenza, puramente aritmetico, e non 64 lecito, per la definizione o la giustificazione dei suoi concetti fondamentali, rifarsi alla geometria. Ma egli contesta che la fondazione di Weierstrass, Dedekind e Cantor sia puramente aritmetica. Il loro approccio riduce lanalisi infinitesimale, non alla sola aritmetica, bens allaritmetica pi la teoria degli insiemi. In tal modo si elimina una nozione oscura, quella di infinitesimo, ma solo ricorrendo ad unaltra altrettanto oscura, quella di insieme. Per esempio Cantor, nel trattare tale nozione, pretende astrazioni impossibili e rimane oscuro sul 65 problema che cosa debba intendersi per insieme. Quindi, con la fondazione di Weierstrass, Dedekind e Cantor, si risolve un problema ma se ne crea un altro altrettanto serio. Inoltre, come abbiamo visto, Frege contesta che, per esempio nel caso di Cantor, si eviti del tutto il ricorso a rappresentazioni geometriche. Di fronte a questa situazione, nelle Leggi Frege prospetta una soluzione radicale: egli si propone di fondare lanalisi infinitesimale sulla sola logica. La sua motivazione principale nel prospettare tale soluzione che, come abbiamo visto, per lui la logica ha la peculiarit che, astraendo dalla natura particolare delle cose, si basa soltanto sulle leggi sulle quali si fonda ogni conoscenza. Ridurre lanalisi infinitesimale alla logica ne darebbe una fondazione contro la quale non si potrebbero sollevare obiezioni perch, se lo si facesse, allora nessuna conoscenza sarebbe propriamente possibile. Se il progetto di Frege avesse successo, laritmetica dei numeri naturali e dei numeri reali diverrebbe nullaltro che una logica ulteriormente sviluppata, e ogni proposizione aritmetica acquisterebbe il carattere di una legge logica, anzi di una legge dedotta. Le applicazioni dellaritmetica alla scienza della natura si presenterebbero come pure e semplici elaborazioni logiche di fatti 66 dosservazione; eseguire calcoli equivarrebbe a ricavar conclusioni. 67 Anche Dedekind parla dellaritmetica (algebra, analisi) solo come di una parte della logica. Anchegli considera il concetto di numero del tutto indipendente dalle rappresentazioni o intuizioni dello spazio 68 e del tempo, e lo ritiene piuttosto unemanazione diretta delle pure leggi del pensiero. Ma, sebbene egli ritenga di fondare lanalisi infinitesimale sulla sola logica, in realt non cos in quanto adopera come primitive le nozioni di insieme (o, come dice Dedekind, sistema) e appartenenza, cio le nozioni primitive della teoria degli insiemi, le quali secondo Frege, contrariamente a quanto ritiene Dedekind, non sono nozioni puramente logiche. Il lavoro di Dedekind contraddice lidea di basare lanalisi infinitesimale sulla logica, perch le espressioni che usa, sistema e una cosa appartiene ad unaltra cosa, non sono consuete in logica e 69 non vengono ricondotte a qualcosa la cui natura logica sia riconosciuta. Alternativamente Frege nelle Leggi si propone di fondare lanalisi infinitesimale solo su nozioni genuinamente logiche. A tale scopo egli sviluppa una aritmetica generalizzata, che dovrebbe permettergli di trattare tutti i tipi di numeri (naturali, razionali, reali, complessi) basandosi unicamente su nozioni e principi logici. Nel parlare dellaritmetica (algebra, analisi) come una parte della logica considerando il concetto di numero del tutto indipendente dalle intuizioni dello spazio e del tempo, Dedekind non rappresenta, per, una posizione isolata. Contrariamente a unopinione diffusa, la concezione di Frege di unaritmetica generalizzata basata solo sulla logica, totalmente distinta dalla geometria la quale richiede invece uno speciale tipo di intuizione (lintuizione a priori dello spazio), non costituisce una innovazione di Frege ma corrisponde a unidea ben presente nella matematica dellOttocento, da Gauss fino a Dedekind e addirittura a Kronecker, secondo cui i numeri sono prodotti puri del nostro intelletto mentre lo spazio ha un carattere differente. Per esempio Kronecker afferma che non bisogna intendere la parola aritmetica nel suo consueto significato
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J.W.R. Dedekind, op. cit., p. 64. J.W.R. Dedekind, op. cit., pp. 68-69. 64 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 409. 65 G. Frege, op. cit., p. 415. 66 G. Frege, op. cit., p. 327. 67 J.W.R. Dedekind, Scritti sui fondamenti della matematica, cit., p. 79. 68 J.W.R. Dedekind, op. cit., p. 80. 69 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. VIII; qui a p. .

limitato; si tratta in realt di comprendere con essa tutte le discipline matematiche, tranne la meccanica e la 70 geometria, e precisamente anche lalgebra e lanalisi. Kronecker sottolinea la radicale differenza tra laritmetica in questo senso esteso, da un lato, e la meccanica e la geometria, dallaltro. E, richiamando con evidente adesione una lettera di Gauss a Bessel del 9 aprile 1830, ricorda che la principale differenza tra la geometria e la meccanica, da un lato, e le rimanenti discipline matematiche qui compendiate col termine aritmetica, dallaltro, consiste secondo Gauss in questo, che loggetto di queste ultime, il numero, un prodotto puro del nostro spirito, mentre sia lo spazio che il tempo hanno anche una realt esterna al nostro 71 spirito, le cui leggi non siamo capaci di prevedere completamente. Linnovazione di Frege non sta, quindi, tanto nellaver concepito lidea di unaritmetica generalizzata basata solo sulla logica, quanto piuttosto nellaver sviluppato un apparato tecnico, cio lideografia, per realizzarla e metterla cos alla prova. La necessit di fondare lanalisi infinitesimale sulla sola logica derivava per Frege, oltre che dal fatto che essa, nella fondazione datane da Weierstrass, Dedekind e Cantor, richiedeva la nozione di insieme infinito attuale, anche dalla circostanza che essa faceva uso di metodi dimostrativi che permettevano talora di dimostrare proposizioni false, cio proposizioni che non valevano in generale ma avevano delle eccezioni, e che sollevavano quindi il problema di determinarne lesatto ambito di validit. a questa difficolt che allude Frege quando sottolinea che, come risposta, nella matematica contemporanea si delinea la tendenza a dare dimostrazioni rigorose, a tracciare con esattezza i limiti di validit dei diversi teoremi, e, per poter raggiungere 72 questo scopo, a determinare con precisione i concetti. O quando ricorda che, attraverso la dimostrazione rigorosa di una proposizione, si vengono pure a riconoscere con maggiore esattezza le sue condizioni di 73 validit. Anche qui, per risolvere questa difficolt occorreva, in primo luogo, determinare con precisione i concetti riducendoli a concetti logici. Infatti, perch una simile impresa possa avere successo, naturalmente, i 74 concetti di cui si ha bisogno devono essere afferrati con precisione. E, in secondo luogo, occorreva dare dimostrazioni rigorose usando solo inferenze logiche e partendo solo da assiomi logici, e per farlo occorreva sviluppare un sistema logico adeguato, che quello che Frege si propone di fare con la sua ideografia nelle Leggi. Determinare i concetti con precisione non basta perch, anche quando i concetti siano stati concepiti con precisione, senza uno specifico strumento ausiliario sarebbe difficile, anzi addirittura quasi impossibile, 75 soddisfare i requisiti che qui dobbiamo esigere sulla conduzione delle dimostrazioni. Lideografia fornisce, 76 appunto, un simile strumento ausiliario. Frege si ripromette un fecondo impiego della sua ideografia ovunque debba venir dato un particolare rilievo alla connessione del processo dimostrativo, come per esempio 77 nella fondazione del calcolo differenziale e del calcolo integrale. La soluzione delle difficolt dellanalisi infinitesimale prevista da Frege va vista sullo sfondo del suo ideale del rigore, che costituisce una componente essenziale della sua ricerca di una fondazione assolutamente sicura e certa della matematica. Questo ideale ha per Frege una tale importanza che per lui, alla domanda in che cosa stia propriamente il valore delle conoscenze matematiche, la risposta deve essere: meno in ci che si conosce che nel modo in cui si conosce, meno nella materia del sapere che nel grado della sua chiarificazione 78 teorica e della comprensione della connessione logica. Tale ideale non sembrava trovare risonanze profonde tra i contemporanei di Frege: Se paragono laritmetica ad un albero che dispiega i propri rami verso lalto in una molteplicit di metodi e teoremi, mentre la radice cerca di raggiungere la profondit, mi sembra che la 79 tendenza della radice, almeno in Germania, sia piuttosto debole. La tendenza dei rami verso lalto, verso i teoremi, mentre quella della radice verso il basso, verso la chiarificazione dei fondamenti e quindi verso il rigore, ma persino in coloro, come Schrder, che sono orientati in questo senso, la tendenza dei rami ha
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L. Kronecker, ber den Zahlbegriff, cit. L. Kronecker, op. cit.. 72 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 222. 73 G. Frege, op. cit., p. 223. 74 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 1; qui a p. . 75 G. Frege, op. cit., p. 3; qui a p. . 76 G. Frege, op. cit., p. 3; qui a p. . 77 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 106. 78 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 271. 79 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. XIII; qui a p. .

tuttavia di nuovo il sopravvento e, ancor prima che sia stata raggiunta una maggiore profondit, determina una 80 curvatura verso lalto e un dispiegamento di metodi e teoremi. Lideale del rigore coincide per Frege con quello del sistema, dal momento che solo attraverso il 81 sistema si pu fare piena chiarezza e ordine. Per sistema Frege intende sistema assiomatico: per lui il metodo della matematica il metodo assiomatico, e il suo ideale del rigore si ricollega allideale aristotelico di una sistemazione assiomatica della conoscenza. Come Aristotele, anche Frege ritiene che la matematica esiga che sia dimostrato tutto quel che e che non ci si arresti fino a che non ci si imbatte in qualcosa di 82 indimostrabile. Questo qualcosa sono le verit primitive della matematica, nelle quali, come in un seme, racchiusa tutta la matematica. Perci solo quando conosceremo queste verit primitive avremo davvero fatto 83 chiarezza su che cos la matematica. Una volta che saremo riusciti a farlo, e una volta che le proposizioni primitive cos raggiunte saranno state riconosciute come delle verit inoppugnabili, la matematica si presenter 84 come un sistema di verit connesse fra loro da inferenze logiche. In quanto basata su verit primitive inoppugnabili e derivata da esse mediante inferenze logiche incontrovertibili, la matematica risulter essere un sistema assolutamente sicuro e certo. La riduzione dei sistemi ai sistemi assiomatici risulta evidente anche dal ruolo attribuito da Frege alle definizioni. La tradizione assiomatica, da Pascal fino a Peano e Hilbert, nega alle definizioni ogni ruolo creativo e ogni valore conoscitivo, considerandole semplici imposizioni arbitrarie di nomi e abbreviazioni. Anche per 85 Frege le definizioni propriamente non sono creative. Attraverso esse noi ci limitiamo ad introdurre un nuovo nome stipulando che esso dovr avere lo stesso senso e lo stesso referente di qualche nome composto di 86 segni gi conosciuti. Le definizioni introducono solamente designazioni abbreviative (nomi) delle quali si 87 potrebbe fare a meno se la lunghezza non ponesse delle invincibili difficolt estrinseche. Nessuna definizione estende la nostra conoscenza, ma solo un mezzo per riassumere un contenuto molteplice in una 88 breve parola o segno, in tal modo rendendocelo pi facile da maneggiare. Quindi la concezione delle definizioni di Frege si inserisce in quella della tradizione assiomatica. La funzione dei sistemi di fare piena chiarezza e ordine in un dato corpo di conoscenze viene assolta dai sistemi assiomatici in due modi differenti. In primo luogo, essi fissano i punti di partenza di tutte le dimostrazioni, cos come devessere, dal momento che colui che inferisce deve sapere quali sono le sue 89 premesse. E se si vuole che questi punti di partenza siano indubitabili, essi devono essere costituiti da assiomi logici. In secondo luogo, i sistemi assiomatici stabiliscono regole logiche in base a cui si dovranno dedurre tutti i teoremi dagli assiomi, cos come devessere, dal momento che per la costruzione del sistema 90 necessario che si proceda con consapevolezza attraverso inferenze logiche. Allideale aristotelico di rigore Frege aggiunge, dunque, due nuovi requisiti. Il primo che tutte le dimostrazioni del sistema debbano constare 91 di inferenze logiche. In questo modo si va al di l di Euclide. Contrariamente a Euclide, dunque, Frege 92 pretende che tutti i modi di inferire e di trarre conclusioni che vengono applicati siano specificati allinizio. Cos si evita che nelle dimostrazioni matematiche si trovino passaggi che non sono eseguiti sulla base di leggi 93 logiche riconosciute, ma piuttosto sembrano basarsi su una conoscenza intuitiva. Il secondo requisito che, nel caso dellanalisi infinitesimale, le proposizioni primitive del sistema debbano essere, non solo, come
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G. Frege, op. cit., p. XIII; qui a p. . G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 381. 82 G. Frege, op. cit., p. 335. 83 G. Frege, op. cit., p. 335. 84 G. Frege, op. cit., p. 335. 85 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. VI; qui a p. 86 G. Frege, op. cit., pp. 44-45; qui a p. . 87 G. Frege, op. cit., p. VI; qui a p. . 88 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 263. 89 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 336. 90 G. Frege, op. cit., p. 335. 91 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. VI; qui a p. 92 G. Frege, op. cit., p. VI; qui a p. . 93 G. Frege, op. cit., p. VII; qui a p. .

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richiede Proclo, verit autoevidenti, ma anche verit logiche, perch ci sono verit e verit e le verit logiche sono pi fondamentali, sicure e inoppugnabili di tutte le altre. Con questo secondo requisito si va, non solo oltre Euclide, ma anche oltre Aristotele. Per Frege non esiste alcuna legge dellanalisi infinitesimale che non possa essere ridotta alla logica, e nelle Leggi egli si propone di verificarlo attraverso la derivazione delle leggi pi semplici dei Numeri mediante 94 mezzi solamente logici. Ci su cui si fonda lanalisi infinitesimale non pu essere lintuizione geometrica, per la mancanza di rigore nelle dimostrazioni a cui questo condurrebbe, n pu essere losservazione fisica, 95 perch in tal modo essa sarebbe privata della sua applicabilit generale, che va molto al di l del fisico. Non rimane che fondarla sulla logica.

3. Il rigore delle Leggi


Per realizzare il suo ideale del rigore, nelle Leggi Frege formula un sistema assiomatico nel quale tutti gli assiomi sono principi logici, tutti i teoremi si dimostrano a partire dagli assiomi mediante inferenze puramente logiche, e tra i teoremi sono compresi tutti i risultati dellanalisi infinitesimale. La formulazione del sistema avviene precisando A) il tipo di entit di cui si occupa il sistema; B) i giudizi, cio le asserzioni del sistema; C) gli assiomi e le regole di inferenza del sistema. A) Le entit di cui si occupa il sistema sono costituite da funzioni e oggetti. Per Frege gli oggetti si 96 contrappongono alle funzioni. La distinzione tra funzioni e oggetti sta nel fatto che una funzione di per s 97 incompleta, ha bisogno di completamento, insatura. Invece un oggetto tutto ci che non una funzione, 3 quindi completo, non bisognoso di completamento e saturo. Una funzione, per esempio 2x +x, ha bisogno di completamento perch presenta una lacuna, rappresentata dallargomento x. Invece un oggetto, per esempio 5, non ha bisogno di completamento perch non presenta alcuna lacuna. Luso, da parte di Frege, dei termini 98 insaturo e saturo per caratterizzare funzioni e oggetti, chiaramente si ispira a una metafora chimica. Secondo Frege si deve risalire al tempo della scoperta dellanalisi superiore se si vuol sapere che cosa si intese originariamente in matematica con la parola funzione. A questa domanda si ottiene la risposta: Per funzione di x si intese unespressione di calcolo che contiene x, una formula che include la lettera x. Perci, ad 99 3 esempio, lespressione 2x +x sarebbe una funzione di x. Lunico aspetto che Frege trova insoddisfacente in 100 Per esempio non si distingue questa definizione che in essa non si distingue il segno dal designato. 101 3 A parte 2x +x, che unespressione di funzione, dalla funzione, che il referente di quellespressione. questa distinzione, la nozione di funzione a cui Frege si richiama quella di Euler, secondo cui una funzione di una quantit variabile unespressione analitica composta in un modo qualsiasi da quella quantit variabile e da 102 numeri o quantit costanti. Tale nozione era standard nel Settecento, come appare dallEncyclopdie dove si definisce funzione di x, o in generale di una quantit qualsiasi, una quantit algebrica composta di tanti 103 termini quanti si vuole, nella quale x si trova in un modo qualsiasi, mescolata o non con delle costanti.
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G. Frege, op. cit., p. 1; qui a p. . G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 104. 96 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 5; qui a p. . 97 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 128. 98 Su questo punto cfr. E. Picardi, La chimica dei concetti. Linguaggio, logica, psicologia 1879-1927, Bologna (il Mulino) 1994, cap. IV. 99 G. Frege, Kleine Schriften, cit., pp. 125-126. 100 G. Frege, op. cit., p. 126. 101 Frege usa le virgolette per distinguere unespressione dal suo referente. Qui non seguiremo questuso, adottando invece la prassi degli attuali manuali di logica matematica di usare le virgolette solo nei casi in cui potrebbero nascere confusioni. Questo, in primo luogo, per evitare inutili pedanterie, e in secondo luogo, perch luso delle virgolette in alcuni casi pu a sua volta essere fonte di confusioni, come mostra ad esempio A. Church, Introduction to mathematical logic, vol. I, Princeton (Princeton University Press) 1956, p. 62, nota 136. 102 L. Euler, Introductio in analysin infinitorum, in Opera omnia, a cura di F. Rudio, Leipzig (Teubner) 1911. 103 J.-B. dAlembert, Encyclopdie, art. Fonction.

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Questa nozione di funzione non va confusa con quella di Dirichlet che sta allorigine dellattuale nozione insiemistica secondo cui y una funzione di x se x sta in una relazione con y tale che, a ogni x 104 corrisponde uno e un solo y. La fondamentale differenza tra la nozione di funzione di Euler e quella di 3 Dirichlet sta nel fatto che, nella prima, una funzione data da unespressione come 2x +x, mentre nella seconda questo non richiesto e si considerano funzioni qualsiasi, comunque definite. La nozione di funzione di Frege lontana da quella di Dirichlet e dalla attuale nozione insiemistica. Egli rimane ancorato alla tradizionale nozione di funzione del Seicento e Settecento, e questo non per mancanza di conoscenza ma per una scelta deliberata. Frege ben consapevole della nozione di Dirichlet, che egli descrive come quella secondo cui y una funzione 105 di x se ad ogni numero di un dominio x associato un numero. Come egli giustamente sottolinea, il punto 106 cruciale di tale definizione nascosto nella parola associato . La definizione non contiene alcuna 107 Essa, secondo Frege, non ha alcun senso a meno che non venga asserzione sulla legge di associazione. 108 completata con la specificazione della legge in base a cui avviene lassociazione. Lunico modo per specificarla attraverso uneguaglianza in cui nel lato sinistro sta la lettera y, mentre a destra compare 109 2 unespressione di calcolo consistente di cifre e della lettera x, come per esempio y=x +3x. vero che in tempi recenti questo concetto di funzione stato considerato troppo ristretto. Tuttavia questo inconveniente 110 potrebbe benissimo essere evitato introducendo nuovi segni nel linguaggio dellaritmetica. Per Frege, dunque, non c alcun bisogno della nozione di Dirichlet: basta usare espressioni in cui compaiono nuovi segni oltre quelli tradizionalmente usati per laddizione, la moltiplicazione, ecc.. Quali nuovi segni egli abbia in mente viene da lui dichiarato esplicitamente quando afferma che il concetto di funzione di Euler si venuto estendendo perch si ampliato lambito dei tipi di calcolo che contribuiscono alla formazione di una funzione. Alladdizione, moltiplicazione, esponenziazione e alle loro inverse si sono aggiunti 111 i diversi tipi di passaggio al limite. Ci si anche spinti oltre ricorrendo al linguaggio comune, perch il linguaggio simbolico dellanalisi non bastava quando, ad esempio, si doveva parlare di una funzione il cui 112 valore 1 per i numeri razionali e 0 per i numeri irrazionali. Per quanto riguarda il primo ampliamento, dunque, Frege continua ad assumere che una funzione debba essere data da unespressione linguistica, anche se di un linguaggio pi ampio di quello tradizionale. Questo mostra quanto errata sia laffermazione di Dummett 113 secondo cui Frege era pronto ad ammettere tutte le funzioni qualsiasi definite su tutti gli oggetti. Oltre a questa estensione della nozione di funzione di Euler, secondo Frege se ne venuta operando anche unaltra, cio si ampliato lambito di ci che pu essere assunto come argomento e come valore di una funzione, con linclusione dei numeri complessi. Conseguentemente si dovuto anche determinare pi 114 ampiamente il senso delle espressioni somma, prodotto, ecc.. Frege accetta anche questo tipo di estensione, senza limitarsi per ai numeri complessi, ma ammettendo come argomenti e valori di una funzione anche oggetti che non sono numeri: individui, come Socrate, e valori di verit, come il Vero e il Falso. Per apprezzare la portata di questo ampliamento va ricordato che dal Seicento allOttocento si assumeva comunemente che tanto gli argomenti quanto i valori di una funzione dovessero essere numeri di qualche tipo. Frege, invece, assume che essi possano essere anche altre specie di oggetti. In particolare, egli considera: 1) 2 funzioni i cui valori sono valori di verit, come la funzione x =1 la quale il Vero se si prende 1 o -1 come x, ed il Falso altrimenti; 2) funzioni i cui argomenti sono individui qualsiasi, come la funzione x mortale, la quale il Vero se come x si prende Socrate, ed il Falso se si prende Dio; 3) funzioni i cui argomenti e i cui

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G.L. Dirichlet, ber die Darstellung ganz willkrlicher Funktionen durch Sinus- und Cosinusreihen, in Werke, a cura di L. Kronecker e L. Fuchs, Vol. I, Berlin (Reimer) 1889, p. 135. 105 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 276. 106 G. Frege, op. cit., p. 277. 107 G. Frege, op. cit., p. 277. 108 G. Frege, op. cit., p. 277. 109 G. Frege, op. cit., p. 277. 110 G. Frege, op. cit., p. 277. 111 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 131. 112 G. Frege, op. cit., p. 131. 113 M. Dummett, Frege: Philosophy of language, cit., p. 177. 114 G. Frege, op. cit., p. 131.

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valori sono entrambi valori di verit, come la negazione, la congiunzione, limplicazione o la quantificazione universale (v. appresso). Tra le funzioni in questo senso esteso, Frege ne mette in evidenza una particolare classe, che egli chiama concetti. I concetti sono le funzioni f(x) con un solo argomento, x, i cui valori sono valori di verit. Infatti sembra appropriato chiamare appunto concetto una funzione il cui valore sempre un valore di 115 2 verit. Dunque x =1 e x mortale sono concetti. Si dice che un oggetto a cade sotto il concetto f(x) se f(a) il Vero, dove f(a) ci che si ottiene da f(x) prendendo a come x. Per esempio 1 e -1 cadono sotto il concetto 2 x =1, e Socrate cade sotto il concetto x mortale. Come funzioni e oggetti sono entit assolutamente distinte, cos in particolare concetti e oggetti sono entit distinte, cio un oggetto non pu mai essere nel contempo un 116 concetto; e un concetto sotto il quale cade un solo oggetto, non deve essere confuso con tale oggetto. La nozione di funzione di Euler non si limita alle funzioni con un solo argomento, ma si estende anche a quelle con due (o pi) argomenti. Tali funzioni sono date da espressioni contenenti pi tipi di posti vuoti. Per 2 esempio (x+y) +y una funzione con due argomenti, x e y. Analogamente la nozione estesa di funzione di Frege copre anche funzioni con due (o pi) argomenti. Per esempio xy=1 e x il maestro di y sono funzioni di due argomenti, x e y, i cui valori sono valori di verit. Come una funzione con un solo argomento bisognosa di completamento, cos le funzioni con due argomenti sono doppiamente bisognose di completamento, di modo che si ottiene una funzione ad un argomento dopo che sia stato effettuato un completamento mediante un 117 argomento. Per esempio, prendendo Platone come y in x il maestro di y, si ottiene x il maestro di Platone che una funzione con un argomento, e prendendo in questultima Socrate come x si ottiene Socrate 118 Dunque le relazioni il maestro di Platone. Secondo Frege, opportuno chiamare relazioni tali funzioni. sono le funzioni f(x,y) con due argomenti, x e y, i cui valori sono valori di verit. Si dice che un oggetto a sta con loggetto b nella relazione f(x,y) se f(a,b) il Vero, dove f(a,b) ci che si ottiene da f(x,y) prendendo a come x e b come y. Lintroduzione da parte di Frege di unestensione della nozione di funzione di Euler conduce a un notevole progresso rispetto allanalisi tradizionale delle proposizioni in termini di soggetto e predicato. Frege sostituisce tale analisi con unaltra in termini di funzione e argomento. Egli sottolinea la diversit della sua analisi rispetto a quella tradizionale, affermando che nella sua presentazione di un giudizio non trova posto 119 una distinzione fra soggetto e predicato. Il limite dellanalisi tradizionale dipende dal fatto che finora la 120 In base a essa una logica stata sempre troppo strettamente connessa alla lingua e alla grammatica. proposizione pu avere un unico soggetto, il che non consente di render conto del fatto che le proposizioni possono esprimere relazioni tra pi soggetti. Come Frege sottolinea, se si dice: soggetto il concetto di cui 121 tratta il giudizio, ebbene, questo si adatta anche alloggetto. soprattutto considerando funzioni con pi argomenti che si pu apprezzare il progresso a cui conduce lanalisi di Frege. Per esempio, secondo lanalisi tradizionale, la proposizione Socrate il maestro di Platone ha come soggetto Socrate e come predicato il maestro di Platone, il che non chiarisce che essa esprime che tra due soggetti, Socrate e Platone, sussiste la relazione: il maestro di. Renderne conto diventa possibile, invece, usando la nozione di funzione di Frege, in base alla quale la proposizione Socrate il maestro di Platone pu essere vista come ottenuta dalla funzione di due argomenti x il maestro di y, prendendo Socrate come x e Platone come y. Dunque, in base allanalisi di Frege, una proposizione pu avere pi soggetti, il che rende conto della sua struttura relazionale. Oltre ad ammettere funzioni di pi argomenti, Frege ammette anche funzioni di livello superiore. Negli esempi precedenti abbiamo considerato solo funzioni i cui argomenti sono oggetti, ma si possono considerare anche funzioni che hanno come argomenti altre funzioni. Ci conduce a una distinzione di livello tra le funzioni. Frege chiama le funzioni i cui argomenti sono oggetti, funzioni di primo livello; invece si possono 122 Per chiamare funzioni di secondo livello quelle funzioni i cui argomenti sono funzioni di primo livello. esempio x mortale una funzione di primo livello con argomento x, che possiamo scrivere mortale(x),
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G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 8; qui a p. . G. Frege, op. cit., p. 3; qui a p. . 117 G. Frege, op. cit., p. 8; qui a p. . 118 G. Frege, op. cit., p. 8; qui a p . 119 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 111. 120 G. Frege, op. cit., cit., p. 107. 121 G. Frege, op. cit., cit., p. 111. 122 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 37; qui a p. .

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mentre Socrate F una funzione di secondo livello con argomento F, che possiamo scrivere F(Socrate). In mortale(x) si pu prendere come x solo un oggetto, per esempio Socrate, ottenendo cos la proposizione Socrate mortale. Invece in F(Socrate) si pu prendere come F solo una funzione di primo livello, per esempio mortale(x), ottenendo cos ancora la proposizione Socrate mortale. Analogamente si possono considerare funzioni di terzo livello, e cos via. Come si gi detto, per Frege un oggetto qualcosa che completo, non bisognoso di completamento 123 e saturo. Dunque, tra gli oggetti sono compresi i numeri, i valori di verit, e i decorsi di valori. abbastanza chiaro che cosa sono i numeri e i valori di verit, ma che cosa sono i decorsi di valori? Frege non definisce esplicitamente tale nozione, ma si limita a dire che lespressione: la funzione f(x) ha lo stesso decorso di valori della funzione g(x) ha lo stesso referente dellespressione: le funzioni f(x) e g(x) per lo stesso 2 argomento hanno sempre lo stesso valore. Per esempio le funzioni x -4x e x(x-4), poich hanno lo stesso valore per ogni argomento x, hanno lo stesso decorso di valori. Il decorso di valori di una funzione f(x) viene indicato , , 2 , 2 da Frege con la notazione x f(x). Quindi x (x -4x)= x (x(x-4)) esprime che le funzioni x -4x e x(x-4) hanno lo stesso decorso di valori. Nel caso dei concetti, invece di dire decorso di valori della funzione si pu dire estensione del 124 concetto . La nozione di estensione di un concetto , dunque, caratterizzata dal fatto che lespressione: il concetto f(x) ha la stessa estensione del concetto g(x) ha lo stesso referente dellespressione: i concetti f(x) e g(x) per lo stesso argomento hanno sempre lo stesso valore. Per esempio il concetto x il maestro di Platone ha la stessa estensione del concetto x il filosofo che fu condannato per empiet a bere la cicuta nel 399 a.C.. Le estensioni di concetti sono dette da Frege classi (o anche insiemi). I concetti, e in generale le funzioni, sono primari rispetto alle estensioni, rispettivemente, ai decorsi di valori, sia dal punto di vista logico che da quello epistemologico. Sono primari dal punto di vista logico: Infatti io sostengo che il concetto logicamente primario rispetto alla sua estensione, e considero futile il tentativo di 125 fondare lestensione di un concetto come classe non sul concetto ma su singole cose. Sono primari dal punto di vista epistemologico, perch solo grazie alle nostre facolt logiche, partendo dal concetto, ci 126 Dalla loro primariet dal punto di vista epistemologico segue impadroniamo dellestensione del concetto. che lunico modo che abbiamo di riconoscere unestensione, e in generale un decorso di valori, attraverso un concetto, rispettivamente una funzione. Non possiamo apprendere gli oggetti logici altro che come estensioni 127 di concetti, o pi in generale come decorsi di valori di funzioni. Dato un concetto f(x) sotto cui cade un unico oggetto, Frege distingue tra lestensione del concetto, , x f(x), e quelloggetto. Per farlo egli introduce una funzione, che egli indica con \ , la quale, per le estensioni di , concetti, definita nel modo seguente: \ x f(x) loggetto che cade sotto il concetto f(x), se sotto f(x) cade un , , , unico oggetto; altrimenti \ x f(x) x f(x). Per esempio \ x (x il filosofo che fu condannato per empiet a bere la , 2 , 2 2 cicuta nel 399 a.C.) Socrate, mentre \ x (x =1) x (x =1) perch sia 1 che -1 cadono sotto il concetto x =1. B) Dopo aver fissato le entit di cui si occupa il sistema, Frege passa a considerare i giudizi. Per 128 giudizio egli intende il riconoscimento della verit di un pensiero. Esprimere un pensiero e riconoscerne la verit sono due cose distinte. Con lespressione 2+3=5 non si comunica se il pensiero che essa esprime sia vero 129 Perci o falso, ma ci si limita a riferirsi a un valore di verit, senza che venga detto quale sia dei due. 130 Frege introduce un segno particolare per poter asserire qualcosa come vero. Il segno da lui utilizzato a tale scopo , quindi 2+3=5 asserisce che il valore di verit di 2+3=5 il Vero. Ci discende dalla spiegazione di Frege delleguaglianza. Leguaglianza una funzione = con due argomenti, e , tale che il suo valore sar
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G. Frege, op. cit., p. 7; qui a p. . G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 8; qui a p. . 125 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 209. 126 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 303. 127 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., p. 194. 128 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 9; qui a p. . 129 G. Frege, op. cit., p. 9; qui a p. . 130 G. Frege, op. cit., p. 9; qui a p. .

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il Vero se e sono lo stesso oggetto, e sar il Falso altrimenti. Allora chiaro che 2+3=5 asserisce che il valore di verit di 2+3=5 il Vero. Si noti che, in base alla nozione di funzione di Frege, gli argomenti della funzione = sono oggetti qualsiasi, quindi possono essere valori di verit. Per comunicare che un pensiero falso, invece, Frege non introduce alcun segno particolare, ma ricorre al fatto che la negazione di quel pensiero il Vero. La negazione introdotta da Frege come la funzione con un argomento, , da cui ogni valore di verit viene trasformato nel valore di verit opposto.131 Dunque il valore della funzione sar il Falso se il Vero, e sar il Vero altrimenti. Allora possiamo usare 132 lespressione per asserire che il valore di verit di il Falso. Oltre alla negazione, nei giudizi possono occorrere anche altre funzioni. Tra queste, nel sistema di Frege rivestono una particolare importanza limplicazione e la quantificazione universale. Limplicazione la funzione con due argomenti, e , che viene introdotta stabilendo che il suo valore sia il Falso se come -argomento viene preso il Vero e come -argomento viene preso un qualsiasi oggetto che non il Vero; e che 133 in tutti gli altri casi il valore della funzione sia il Vero. La quantificazione universale la funzione x(x) con un argomento, (x), il cui valore sar il Vero se il valore della funzione (x) per ogni argomento il Vero, 134 Qui (x) una funzione di primo livello perch i suoi argomenti x sono e altrimenti si riferisce al Falso. oggetti, mentre x(x) una funzione di secondo livello. Accanto a questo tipo di quantificazione universale, in cui la variabile x pu assumere come valori solo oggetti, si pu considerare una quantificazione universale F(F) con un argomento (F), il cui valore il Vero se il valore della funzione (F) per ogni argomento il Vero, altrimenti il Falso. Qui (F) una funzione di secondo livello perch i suoi argomenti F sono funzioni di primo livello, mentre F(F) una funzione di terzo livello. C) Dopo aver specificato le entit e i giudizi, Frege passa a formulare gli assiomi e le regole di inferenza del sistema. Gli assiomi sono i seguenti, che vengono qui dati secondo la numerazione di Frege. (I) () Questo assioma si giustifica in base alla definizione dellimplicazione, secondo cui esso potrebbe essere il Falso solo se fosse il Vero e il Falso. Ma ci impossibile perch, se il Vero, anche sar il Vero. (IIa) x(x)(a), per qualsiasi oggetto a. Questo assioma si giustifica in base alla definizione della quantificazione universale, secondo cui esso potrebbe essere il Falso solo se x(x) fosse il Vero e (a) il Falso. Ma ci impossibile perch, se x(x) il Vero, allora il valore della funzione (x) anchesso il Vero per ogni argomento, e quindi in particolare anche per largomento a. (IIb) F(F)(G), per qualsiasi funzione del primo livello G. Questo assioma unestensione dellassioma (IIa) al secondo livello. Lassioma esprime che ci che vale per 135 ogni funzione di primo livello con un argomento vale anche per una qualsiasi. La sua giustificazione analoga a quella dellassioma (IIa). (III) g(x=y)g(F(F(x) F(y))). Il significato di questo assioma risulta pi chiaro considerando qualche caso particolare. Un primo caso interessante si ottiene prendendo come g laffermazione, cio la funzione con un solo argomento in base a cui ogni valore di verit viene trasformato in s stesso. Con questa scelta di g lassioma diventa x=yF(F(x) F(y)), che esprime che, se due oggetti, x e y, sono eguali tra loro, allora y cade sotto ogni concetto sotto cui cade x. Un altro caso interessante si ottiene prendendo come g la negazione. Con questa scelta di g lassioma diventa (x=y)F(F(x)F(y)), che esprime che, se due oggetti, x e y, sono diversi tra loro, allora y non cade sotto ogni concetto sotto cui cade x. Questo il principio degli indiscernibili di Leibniz, secondo cui le cose

G. Frege, op. cit., p. 10; qui a p. . Per semplicit qui e in seguito adoperiamo, per la negazione, limplicazione e la quantificazione universale, invece delle notazioni originarie di Frege, quelle usate oggi pi comunemente. 133 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 20; qui a p. . 134 G. Frege, op. cit., p. 12; qui a p. . 135 G. Frege, op. cit., p. 42; qui a p. .
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che sono diverse devono differenziarsi in qualche maniera, o avere in s qualche diversit determinabile. Si noti che il principio degli indiscernibili esprime linverso dellimplicazione precedente, x=yF(F(x)F(y)), perch si ottiene da F(F(x)F(y))x=y per contrapposizione. Lassioma (III) si giustifica in base alle seguenti considerazioni. Se x=y il Vero, allora x lo stesso di y, quindi y cadr sotto ogni concetto sotto cui cade x, dunque F(F(x)F(y)) sar il Vero. Se x=y il Falso, allora y diverso da x, quindi y non cade sotto ogni concetto sotto cui cade x, dunque F(F(x)F(y)) sar il Falso. Siccome, in tutti i casi possibili, x=y e F(F(x)F(y)) assumono lo stesso valore di verit, ne segue che anche g(x=y) e g(F(F(x) F(y))) assumeranno lo stesso valore di verit, dunque g(x=y)g(F(F(x) F(y))) sar il Vero. (IV) (=)(=). Questo assioma si giustifica perch esso potrebbe essere il Falso solo se sia = che = fossero il Falso, cio solo se non fosse eguale n a n a . Ma e sono entrambi valori di verit e sono sempre diversi tra loro, quindi, poich anche un valore di verit, esso deve sempre essere eguale a oppure a . Perci, se non eguale a , dovr essere eguale a . , , (V) ( x (x)= x (x))=x((x)=(x)). , , Questo assioma si giustifica, secondo Frege, in base al fatto che x (x)= x (x) e x((x)=(x)) sono dotate 137 dello stesso referente. In un primo momento, anzi, egli afferma che esprimono lo stesso senso, ma in un 138 Poi, nelle Leggi, omette di dire che hanno lo stesso senso, affermando solo che hanno lo stesso altro modo. referente. Tuttavia questa omissione pu non essere significativa. Egli afferma che (V) una legge logica e che la si ha in mente, per esempio, quando si parla di estensioni di concetti. Lomissione pu semplicemente riflettere la consapevolezza che la legge proposta era potenzialmente controversa, in quanto dichiaratamente era meno ovvia delle altre. In considerazione delle obiezioni di Kerry, la pretesa dellidentit del senso pu essere sembrata a Frege un inutile incitamento al dubbio. Tuttavia sorprendente che nelle Leggi Frege rinunci a 139 qualsiasi seria giustificazione della legge (V). , (VI) y=\ x (y=x). Questo assioma si giustifica in base alla considerazione che, per ogni oggetto fissato y, la funzione con un solo , argomento x espressa da y=x un concetto sotto cui cade un unico oggetto, cio y, perci \ x (y=x) y e quindi , y=\ x (y=x) il Vero. Oltre agli assiomi (I)-(VI), il sistema contiene anche varie regole di inferenza, che sono di tre tipi: 1) regole di semplificazione, per esempio regole per amalgamare sottocomponenti identici o per eliminare parentesi; 2) regole proposizionali, per esempio il Modus ponens: da e si pu inferire ; 3) regole quantificazionali, per esempio la Generalizzazione universale: da (y) si pu inferire x(x). Le regole quantificazionali non sono formulate da Frege del tutto correttamente, e in generale le regole di inferenza del sistema delle Leggi sono un po farraginose, perci ne omettiamo qui un esame dettagliato, anche perch laspetto critico del sistema non sono le regole di inferenza ma gli assiomi. Anche senza analizzare in dettaglio le regole di inferenza, interessante notare che, riguardo al loro numero, le Leggi segnano uninversione di tendenza rispetto allIdeografia. In questultima Frege aveva adottato numerosi assiomi proposizionali e pochissime regole di inferenza, mentre nelle Leggi egli usa pochissimi assiomi proposizionali e numerose regole di inferenza. Questo cambiamento viene giustificato da Frege in base alla considerazione che in tal modo si ottengono dimostrazioni pi brevi. Egli dichiara di aver fatto un tacito uso della interscambiabilit dei sottocomponenti (condizioni) e della possibilit di fondere sottocomponenti identici, e di non aver ridotto i modi di inferire e di trarre conclusioni al minor numero

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G.W. Leibniz, Die philosophischen Schriften, cit., II, 249. G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 7; qui a p. . 138 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 130. 139 T. Burge, Frege on extensions of concepts, from 1884 to 1903, The Philosophical Review, vol. 93 (1984), pp. 3-34.
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possibile, onde garantirsi una maggiore libert di movimento e per evitare eccessive lungaggini. Chi conosca la sua Ideografia sar in grado di arguirne come anche qui si sarebbe potuto ottemperare ai requisiti 141 pi severi, ma che ci avrebbe richiesto un considerevole aumento dello spazio disponibile. Dopo Frege, considerazioni in parte simili indurranno Gentzen a proseguire su questa strada, eliminando del tutto gli assiomi e usando numerose regole di inferenza. Secondo Gentzen, in tal modo nella maggior parte dei casi le 142 derivazioni delle formule valide sono pi brevi. E questo perch in esse solo raramente si hanno occorrenze ripetute della stessa formula, mentre, nelle derivazioni dei sistemi basati su assiomi, una stessa formula 143 solitamente occorre diverse volte (come parte di altre formule). In Frege presente anche unaltra idea che verr poi ripresa da Gentzen, cio quella secondo cui, mediante le regole di inferenza del sistema delle Leggi, i passaggi delle dimostrazioni matematiche che non sono eseguiti sulla base di leggi logiche riconosciute e che sembrano basarsi su una conoscenza intuitiva, sono 144 scomposti in semplici passaggi logici. Questo, per Frege, costituisce un importante progresso perch nel passaggio a nuovi giudizi non ci si deve mai accontentare, come finora i matematici hanno fatto quasi sempre, che il passaggio appaia chiaramente giusto, bens lo si deve scomporre nei passaggi logici semplici di cui 145 composto, che spesso non sono affatto pochi. Anche Gentzen, attraverso le sue regole di inferenza, cercher di scomporre le dimostrazioni matematiche in passaggi logici semplici, tanto semplici da non essere pi ulteriormente analizzabili. Come osserva Prawitz, sembra lecito affermare che una dimostrazione costruita mediante le inferenze atomiche di Gentzen completamente analizzata, nel senso che difficilmente si pu 146 immaginare la possibilit di scomporre le sue inferenze atomiche in inferenze pi semplici.

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4. La caduta delle Leggi


La formulazione del sistema delle Leggi va incontro ad almeno due difficolt, che riguardano entrambe la nozione di decorso di valori. 1) La prima difficolt deriva dal fatto che i decorsi di valori sono introdotti nel sistema attraverso lassioma (V), il quale non ci dice che cosa sono i decorsi di valori, non li determina univocamente, ma ci dice solo quando due funzioni hanno lo stesso decorso di valori. Che esso non determini univocamente i decorsi di valori ha come conseguenza che noi non possiamo decidere se un oggetto che non ci viene dato come tale sia o no un decorso di valori, e a quale funzione esso appartenga, n possiamo in generale decidere se un dato decorso di valori abbia una data propriet, a meno che non sappiamo che questa propriet connessa ad una 147 propriet della funzione corrispondente. Per vedere che lassioma (V) non determina univocamente i decorsi di valori basta considerare una funzione g(x) che soddisfa le due seguenti condizioni: (1) xy((x=y)=(g(x)=g(y))), (2) x x=g(x). , , , , Dallassioma (V) e da (1) segue che x((x)=(x)), x (x)= x (x) e g( x (x))=g( x (x)) hanno tutte lo stesso , , referente. Invece da (2) segue che x (x)=g( x (x)), cio che il valore della funzione g(x) per il decorso di , valori x (x) come argomento non eguale a quel decorso di valori. Se ne conclude, allora, che il referente di , x (x) non determinato univocamente. Dunque il referente di un decorso di valori non determinato
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G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. VI; qui a p. . G. Frege, op. cit., p. VI; qui a p. . 142 G. Gentzen, Ricerche sulla deduzione logica, in D. Cagnoni (a cura di), Teoria della dimostrazione, Milano (Feltrinelli) 1981, p. 91. 143 G. Gentzen, op. cit., p. 91. 144 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. VII; qui a p. . 145 G. Frege, op. cit., p. 1; qui a p. . 146 D. Prawitz, Idee e risultati nella teoria della dimostrazione, in D. Cagnoni (a cura di), Teoria della dimostrazione, cit., p. 138. 147 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 16; qui a p. .

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univocamente se esiste una funzione il cui valore per un decorso di valori come argomento non sia sempre 148 eguale al decorso di valori stesso. Per risolvere il problema di determinare univocamente i decorsi di valori, la soluzione pi ovvia sarebbe di darne una definizione esplicita, introducendo il decorso di valori di una funzione f(x) come una classe di coppie ordinate (x,y), dove y il valore che la funzione f(x) assume per largomento x. Ma questo richiederebbe di spiegare che cosa sono le classi. Ora, secondo Frege esistono solo due concezioni delle classi, 149 che possiamo caratterizzare nel modo pi chiaro con le espressioni aggregato e estensione del concetto. La prima concezione inadeguata, per cui si deve adottare la seconda. Una classe non pu essere concepita come un aggregato perch questultimo una riunione in un tutto di oggetti del nostro pensiero. Infatti, in primo 150 luogo, un tutto, un sistema, viene sempre tenuto insieme di relazioni, che sono essenziali. Per esempio, un esercito distrutto quando viene meno la sua coesione, anche se i singoli combattenti continuano a vivere. Al contrario, per la classe sono indifferenti le relazioni in cui stanno reciprocamente gli oggetti ad essa 151 In secondo luogo, dal fatto che sia dato un tutto, non ancora determinato quali delle sue appartenenti. parti siano da prendere in considerazione. Come parti di un reggimento posso considerare i battaglioni, le 152 compagnie o i singoli soldati. Invece, quando data una classe, allora determinato quali oggetti appartengono ad essa. Alla classe dei numeri primi appartengono solo numeri primi, ma non la classe dei 153 numeri primi della forma 4n+1; questa classe non infatti un numero primo. Dunque, alla nozione di classe 154 come aggregato manca la rigorosit che si deve sempre esigere in matematica. Oltre a queste ragioni di ordine generale, vi sono due esempi che mostrano linadeguatezza del concepire le classi come aggregati. Il primo esempio dato dalla classe vuota. Se si ammette, come necessario, tale classe, allora non certamente possibile riguardare gli oggetti (individui, enti) che 155 appartengono alla classe come ci che la determina. Invece, la classe vuota non causa alcun problema se si concepiscono le classi come estensioni di concetti, perch con tale concezione ci che determina una classe sono le note caratteristiche, cio le propriet di cui un oggetto deve godere per appartenere ad essa. Pu allora accadere che queste propriet si contraddicano luna con laltra oppure che non vi sia alcun oggetto che le riunisca in s. La classe in tal caso vuota, senza essere per per questo meno degna di considerazione dal 156 punto di vista logico. Il secondo esempio dato dalle classi infinite, che non possono essere concepite come aggregati a causa della finitezza dellintelletto umano, che non ci permette di riunire in un tutto infiniti oggetti del nostro pensiero. Invece le classi infinite non causano alcun problema se si concepiscono le classi come estensioni di concetti, per esempio il numero che spetta al concetto numero naturale finito un numero 157 infinito. A causa delle difficolt a cui va incontro la concezione delle classi come aggregati, difficolt che, invece, non sorgono concependole come estensioni di concetti, Frege ritiene che si debba adottare questultima concezione. Ci comporta immediatamente che non si possa definire il decorso di valori di una funzione come una classe di coppie ordinate. Infatti, sarebbe circolare definire i decorsi di valori come classi, cio come estensioni di concetti, e nello stesso tempo definire le estensioni di concetti come decorsi di valori. Per questo motivo Frege tenta di dare una diversa soluzione al problema di determinare univocamente i decorsi di valori. Secondo lui, limportante non sapere che cosa sono i decorsi di valori, ma quali propriet dei decorsi di valori sono necessarie per lo sviluppo del sistema delle Leggi. Ora, i decorsi di valori sono oggetti, ed essi, intanto svolgono un ruolo nel sistema, in quanto possono comparire come argomenti di funzioni. Perci le propriet dei decorsi di valori che occorre conoscere per lo sviluppo del sistema si riducono a una sola: quale valore assumono le funzioni del sistema quando prendono decorsi di valori come argomenti?
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G. Frege, op. cit., p. 16; qui a p. . G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 301. 150 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., p. 194. 151 G. Frege, op. cit., p. 194. 152 G. Frege, op. cit., p. 194. 153 G. Frege, op. cit., p. 194. 154 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 302. 155 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., p. 145. 156 G. Frege, op. cit., p. 145. 157 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 324.

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Basta, dunque, che per ogni funzione del sistema venga determinato quali siano i suoi valori quando ha come 158 argomenti decorsi di valori, come determinato per tutti gli altri argomenti. Ora, tutte le funzioni del sistema sono formate a partire da alcune funzioni base, le funzioni primitive del sistema, per cui ci si pu limitare a considerare queste ultime. A loro volta, tutte le funzioni primitive del sistema si possono ridurre a una sola, cio alleguaglianza. Dal momento che cos si ricondotto tutto alla considerazione della funzione =, 159 domandiamoci quale valore essa abbia quando come argomento compare un decorso di valori. Pi in generale domandiamoci quale valore di verit abbia leguaglianza = per ogni argomento possibile, e . Ora, se entrambi gli argomenti, e , sono decorsi di valori, lassioma (V) ci dice che leguaglianza = il Vero se le funzioni corrispondenti a tali decorsi di valori hanno sempre lo stesso valore per lo stesso argomento, e il Falso altrimenti. Se entrambi gli argomenti sono valori di verit, allora leguaglianza = il Vero se e sono lo stesso valore di verit, mentre il Falso altrimenti. Se uno degli argomenti, per esempio , , , un decorso di valori, diciamo x (x), mentre laltro non lo , allora leguaglianza = ha la forma x (x)= dove non un decorso di valori. Questo caso pu essere trattato facilmente osservando che nel sistema 160 compaiono come oggetti solo i valori di verit e i decorsi di valori. Perci si pu supporre che sia un valore di verit. Ma si possono sempre identificare i valori di verit, il Vero e il Falso, con due decorsi di valori distinti qualsiasi, cio sempre possibile stipulare che un decorso di valori arbitrario sia il Vero, e che un altro , , , 161 Quindi leguaglianza x (x)= si riduce alla forma x (x)= x (x), arbitrario decorso di valori sia il Falso. e cos si ritorna al caso i cui entrambi gli argomenti sono decorsi di valori. Tale caso, come si gi detto, , , trattato dallassioma (V), in base al quale x (x)= x (x) il Vero se x((x)= (x)) il Vero, e il Falso altrimenti. Frege sostiene che in questo modo abbiamo determinato i decorsi di valori nel modo pi ampio che 162 qui sia possibile. Ma davvero cos? La risposta negativa perch, per determinare quale sia il valore delleguaglianza quando uno dei suoi due argomenti un decorso di valori, Frege fa uso dellassioma (V). Ora, come come vedremo tra poco, lassioma (V) sta allorigine del paradosso di Russell. Ma, anche indipendentemente dal paradosso di Russell, la soluzione di Frege appare comunque insoddisfacente. Essa si basa su un principio assunto in un primo momento da Frege, il cosiddetto principio del 163 contesto, secondo cui le parole significano qualcosa soltanto entro il contesto di una proposizione. Il principio assicura che le propriet dei decorsi di valori che sono necessarie per lo sviluppo del sistema sono quelle espresse dalle proposizioni del sistema in cui occorrono decorsi di valori. Ora, in tali proposizioni i decorsi di valori possono comparire solo come argomenti di funzioni, per cui lunica loro propriet che occorre conoscere quale valore assumano le funzioni del sistema quando prendono decorsi di valori come argomenti. Ma, nel caso dei decorsi di valori, il principio del contesto confligge radicalmente con le ragioni del disegno logicista di Frege. Questultimo esige che, per eliminare tutti i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica, i principi logici debbano essere assolutamente sicuri e certi, e perci che le propriet degli oggetti logici debbano essere assolutamente chiare e trasparenti. Gli oggetti logici devono presentarsi a noi come oggetti che sono dati direttamente alla nostra ragione, oggetti che essa pu scrutare fin nelle pi profonde 164 intimit, poich le appartengono integralmente. Ma il principio del contesto non assicura che lassioma (V) determini univocamente i decorsi di valori, bens solo che esso sia sufficiente per determinare quellunica loro propriet che necessaria per lo sviluppo del sistema. Tutte le altre propriet rimangono indeterminate, per cui non si pu affatto dire che i decorsi di valori, in quanto oggetti logici, siano oggetti che la ragione pu scrutare fin nelle pi profonde intimit perch le appartengono integralmente.

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G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. 16; qui a p. G. Frege, op. cit., p. 17; qui a p. . 160 G. Frege, op. cit., p. 17; qui a p. . 161 G. Frege, op. cit., p. 17; qui a p. . 162 G. Frege, op. cit., p. 18; qui a p. . 163 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 299. 164 G. Frege, op. cit., p. 344.

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Il fatto che molte propriet dei decorsi di valori rimangano indeterminate, mentre tutte le propriet degli oggetti dati direttamente alla ragione sono completamente determinate, significa che ci devono essere propriet dei decorsi di valori che non sono date direttamente alla ragione, e che quindi questultima da sola non pu afferrare. Verosimilmente considerazioni del genere stanno allorigine dellaccentuata tendenza di Frege, a partire dalle Leggi, a considerare le propriet degli oggetti logici come indipendenti dal nostro riconoscerle come tali: se lassioma (V) permette di determinare solo alcune propriet dei decorsi di valori, mentre molte altre rimangono indeterminate perch la ragione da sola non pu afferrarle, allora naturale concluderne che le propriet dei decorsi di valori non dipendono dalla nostra ragione. Tali propriet, non solo sono indipendenti dal nostro riconoscerle come tali, ma sono anche del tutto indipendenti dal nostro pensarle. 165 In effetti, esse sono atemporali Esse sussistono gi da prima e non solo dal momento della loro scoperta. 166 e aspaziali nella loro essenza. 2) La seconda difficolt relativa ai decorsi di valori data dal paradosso di Russell. Per rendersi conto di come esso sorga nel sistema, osserviamo che facile vedere che lassioma (V) equivalente al cosiddetto principio di comprensione: , y(f(y)=y x f(x)), , , dove indica lappartenenza, e in particolare y x f(x) esprime: y appartiene al decorso di valori x f(x). Tale , principio asserisce che, per ogni funzione f(x), esiste un oggetto, cio x f(x), che il decorso di valori di quella funzione. In particolare, per ogni concetto, esiste un oggetto che lestensione di quel concetto. Prendiamo allora nel principio di comprensione il concetto xx come f(x). Si ottiene , y(yy=y( x xx)), , da cui in particolare, prendendo x xx come y, segue , , , , ( x xx)( x xx)=( x xx)( x xx), che una contraddizione. Pi informalmente, la contraddizione si ottiene nel modo seguente. Come sopra, nel principio di , comprensione prendiamo xx come f(x). Consideriamo il concetto y( x xx), con argomento y. Ora, per ogni concetto determinato quale sia il suo valore di verit per ogni argomento, quindi devessere determinato , , quale sia il valore di verit del concetto y( x xx) quando si prende x xx come argomento y. Dunque , , , , ( x xx)( x xx) devessere un valore di verit, e quindi il Vero o il Falso. Se ( x xx)( x xx) il , , , , Vero, allora per il principio di comprensione si ottiene ( x xx)( x xx). Se ( x xx)( x xx) il , , , Falso, allora ( x xx)( x xx), dunque di nuovo per il principio di comprensione si ottiene ( x xx) , ( x xx). In entrambi i casi dallipotesi segue la sua negazione, e quindi si ha una contraddizione. Analizzando il paradosso di Russell, si vede che esso trae origine da due diversi fattori: A) il principio di comprensione, il quale permette di formare, a partire dal concetto xx, un oggetto corrispondente, cio la , sua estensione x xx; B) lassunzione che, per ogni concetto del sistema, debba essere determinato quale sia , il suo valore di verit per ogni argomento, il che permette di affermare che, per il concetto y( x xx), , devessere determinato quale sia il suo valore di verit quando si prende x xx come argomento y. Perci, per evitare il paradosso di Russell, si deve abbandonare o il principo A) oppure lassunzione B). Ora, abbandonare lassunzione B) significherebbe rinunciare al principio del terzo escluso, perch a causa di tale principio che per ogni concetto del sistema determinato quale sia il suo valore di verit per ogni argomento. In effetti il principio del terzo escluso dimostrabile nel sistema, e di esso si fa uso per concludere

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G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 240. G. Frege, op. cit., p. 242.

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, , , , che ( x xx)( x xx)=( x xx)( x xx) una contraddizione. Ma rinunciare al principio del terzo escluso contraddice lidea di Frege che il concetto deve essere nettamente delimitato; di ogni concetto deve 167 valere che o cade o non cade sotto quel concetto. Non pu darsi indeterminatezza. Il principio del terzo escluso esprime, appunto, lesigenza che il concetto sia rigorosamente delimitato. Un qualunque oggetto 168 cade sotto un concetto oppure non cade sotto di esso: tertium non datur. Inoltre, se il principio del terzo , escluso non valesse per i concetti quando si prende una classe x xx come argomento, allora si dovrebbero 169 considerare le classi - e anzi i decorsi di valori in generale - come oggetti impropri. Le classi non potrebbero comparire come argomenti di tutte le funzioni. Ma sembra oltremodo difficile stabilire un completo sistema di leggi mediante le quali poter decidere in generale quali oggetti sarebbe lecito assumere come 170 argomenti di quali funzioni. Per questo motivo, invece di abbandonare lassunzione B), Frege preferisce abbandonare il principio A), rinunciando ad assumere che, per ogni concetto, esista un oggetto corrispondente, cio la sua estensione. Questa soluzione richiede di riconoscere le estensioni concettuali o classi come oggetti nel vero e pieno significato di questa parola, concedendo per nello stesso tempo che la concezione finora accettata 171 dellespressione estensione di un concetto debba essere sottoposta a revisione. Abbandonando lassunzione B), Frege d implicitamente ragione a Cantor che, recensendo I fondamenti dellaritmetica, lo aveva criticato osservando che non per ogni concetto esiste un oggetto corrispondente, cio la sua estensione, dal momento che lestensione di un concetto determinata quantitativamente solo in certi casi; infatti vero che, ove sia finita, le spetta un numero determinato; ma daltra parte per una tale determinazione il concetto 172 A questa critica Frege aveva risposto accusando Cantor di non aver capito la numero devessere gi dato. sua definizione di numero di un concetto. La critica di Cantor sarebbe stata pertinente se la sua definizione avesse implicato che il numero delle lune di Giove era lestensione del concetto luna di Giove, ma essa implicava invece che il numero delle lune di Giove era lestensione del concetto equinumeroso col concetto luna di Giove, dunque in essa non interveniva affatto la determinazione quantitativa dellestensione del 173 Cos Frege non aveva colto lavvertimento di Cantor che non per ogni concetto esiste un oggetto concetto. corrispondente, avvertimento che, se raccolto, avrebbe potuto evitargli di andare incontro al paradosso di Russell. Ora, con la scoperta del paradosso, egli pu vedere a sue spese la fondatezza di quellavvertimento. Poich il principio di comprensione equivalente allassioma (V), abbandonare il principio A) significherebbe abbandonare tale assioma. Per giustificare questa soluzione, Frege cerca di accreditare lidea di aver sempre nutrito forti dubbi sullassioma (V). Questo, per, non appare molto plausibile dal momento che, prima della scoperta del paradosso di Russell, egli affermava, a proposito del suo sistema: Come confutazione riconoscerei solo che qualcuno mi mostrasse con i fatti che un edificio migliore e pi duraturo possa essere costruito sopra convinzioni fondamentali diverse, oppure che qualcuno mi mostri che i miei principi conducono 174 a conseguenze palesemente false. Ma ci non riuscir a nessuno. Invece proprio questo sarebbe riuscito a Russell. vero che in quella fase Frege dichiarava che, per quanto gli era dato di vedere, avrebbero potuto 175 Ma con questo non intendeva sorgere dubbi solo sulla sua legge fondamentale sul decorso di valori (V). dire di dubitare che (V) fosse una legge logica, ma solo che, se qualcuno avesse voluto contestare i suoi assiomi, la contestazione avrebbe potuto riguardare al massimo la sua legge fondamentale (V), perch questa forse non era stata ancora espressamente enunciata dai logici, sebbene la si abbia in mente, per esempio, 176 quando si parla di estensioni di concetti. Del resto che, prima della scoperta del paradosso di Russell, Frege non dubitasse della legge fondamentale (V), e addirittura la ritenesse una legge logica, risulta da una sua
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G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 380. G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit., p. 69; trad. it. cit., p. 501. 169 G. Frege, op. cit., p. 254; trad. it., cit., p. 576. 170 G. Frege, op. cit., p. 255; trad. it., cit., p. 577. 171 G. Frege, op. cit., pp. 255-256; trad. it., cit., p. 578. 172 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 112. 173 G. Frege, op. cit., p. 112. 174 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. XXVI; qui a p. . 175 G. Frege, op. cit., p. VII; qui a p. . 176 G. Frege, op. cit., p. VII; qui a p. .

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esplicita dichiarazione: Io la ritengo puramente logica. Gi precedentemente egli aveva affermato: Che ora sia possibile concepire la generalit di uneguaglianza tra valori di funzioni come uneguaglianza, e cio come uneguaglianza tra decorsi di valori, a mio avviso non dimostrabile, ma devessere riconosciuto come 178 una legge logica fondamentale. La ragione per cui, per Frege, lassioma (V) era una legge logica era, come , , abbiamo visto, che secondo lui x((x)=(x)) e x (x)= x (x) avevano lo stesso referente. Dopo la scoperta del paradosso di Russell, Frege cambia un po le carte in tavola dichiarando, circa lassioma (V), di non essersi mai nascosto che esso non cos evidente come tutti gli altri e come propriamente 179 si deve esigere da una legge logica. E aggiunge: Infatti ho accennato a questa debolezza anche a pagina 180 VII della prefazione al primo volume. Ma a pagina VII, subito dopo laffermazione che una eventuale contestazione degli assiomi del sistema avrebbe potuto riguardare solo la legge fondamentale (V) perch questa non era stata ancora espressamente enunciata dai logici, si trova solo la dichiarazione che Frege considera (V) una legge puramente logica. Per trovare una via di uscita al paradosso, Frege cerca di trarre il massimo di indicazioni possibili dallassioma (V). Ora, tale assioma la congiunzione di due implicazioni. La prima, cio , , (Va) x((x)=(x))( x (x)= x (x)), esprime che, se due funzioni hanno sempre lo stesso valore per lo stesso argomento, allora hanno anche lo stesso decorso di valori. La seconda, cio , , (Vb) ( x (x)= x (x)) x((x)=(x)), viceversa esprime che, se due funzioni hanno lo stesso decorso di valori, allora hanno anche sempre lo stesso valore per lo stesso argomento. In un primo momento Frege pensa che la responsabilit del paradosso debba attribuirsi a (Va), cio che non sempre sia permessa la trasformazione della generalit di uneguaglianza in 181 uneguaglianza di decorsi di valori. Ma successivamente egli si convince che tale responsabilit vada 182 ricercata in (Vb). Per lui ora lerrore pu trovarsi solo nella nostra legge (Vb), che quindi devessere falsa. Anzi egli dimostra che (Vb) realmente la causa dellerrore, e perci ne conclude che nulla impedisce la trasformazione della generalit di uneguaglianza in uneguaglianza di decorsi di valori; solo la trasformazione 183 inversa da riguardare come non sempre lecita. Avendo individuato lorigine del paradosso di Russell in (Vb), Frege cerca di escogitare una via di uscita e crede di trovarla nei due assiomi seguenti, che dovrebbero prendere il posto di (Vb): , , , (Vb) ( x (x)= x (x))y(y= x (x)((y)=(y))) , , , (Vb) ( x (x)= x (x))y(y= x (x)((y)=(y))) Qui (Vb) esprime che, se due funzioni (x) e (x) hanno lo stesso decorso di valori, allora esse hanno anche sempre lo stesso valore per lo stesso argomento, tranne quando largomento sia il decorso di valori di (x). Analogamente (Vb) esprime che, se due funzioni (x) e (x) hanno lo stesso decorso di valori, allora esse hanno anche sempre lo stesso valore per lo stesso argomento, tranne quando largomento sia il decorso di valori di (x). Frege non sembra nutrire dubbi sul fatto che in tal modo si evitino i paradossi, perch afferma che, 184 sostituendo (Vb) con (Vb) e (Vb), non sorge alcuna contraddizione. Questaffermazione corretta se viene intesa nel senso che, con questa modifica del sistema, non sorge il paradosso di Russell, ma non lo in assoluto perch, anche se la sostituzione blocca il paradosso di Russell, essa non impedisce il sorgere di una nuova contraddizione. Infatti, usando (Vb) e (Vb), nel sistema risultante si pu dimostrare che esiste al
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G. Frege, op. cit., p. VII; qui a p. . G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 130. 179 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit., p. 253; trad. it. cit., p. 575. 180 G. Frege, op. cit., p. 253; trad. it., cit., p. 575. 181 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., p. 185. 182 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit., p. 257; trad. it. cit., p. 581. 183 G. Frege, op. cit., p. 257; trad. it., cit., p. 582. 184 G. Frege, op. cit., p. 265; trad. it., cit., p. 593.

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massimo un oggetto. Daltra parte nel sistema si pu anche dimostrare che i due valori di verit, il Vero e il 185 Falso, sono distinti tra loro, e quindi esistono almeno due oggetti. Si ha cos una contraddizione. Dunque la soluzione di Frege del paradosso di Russell non offre una reale via di uscita.

5. Le nuove tavole della legge


Sebbene non vi sia alcuna prova che Frege sia mai stato consapevole della possibilit di derivare una nuova contraddizione nel suo sistema modificato sostituendo (Vb) con (Vb) e (Vb), ci nonostante egli non devessere stato molto soddisfatto della sua soluzione se, col passare degli anni, fin per abbandonarla. La ragione di ci sta probabilmente nel fatto che, ovviamente, egli si preoccupava che, bloccando il paradosso di Russell, non venisse impedita nel sistema la dimostrazione di risultati matematici gi noti. Per verificarlo si 186 sarebbe reso necessario un controllo su tutte le proposizioni fin qui trovate. Ora, anche da un primo rapido esame appare evidente che, nel sistema risultante dalla sostituzione di (Vb) con (Vb) e (Vb), non si pu pi dimostrare che ogni numero naturale ha un successore. Per la sua elementarit e importanza nellaritmetica dei numeri naturali, verosimile che questa propriet sia stata una delle prime di cui Frege abbia controllato la dimostrabilit nel sistema, e perci probabile che Frege si sia 187 reso conto molto rapidamente dellinutilit della sua soluzione. Questo deve averlo indotto ad abbandonarla. Naturalmente, che nel sistema non si possa dimostrare che ogni numero naturale ha un successore, va inteso nel senso: non lo si pu dimostrare senza far uso del fatto che il sistema incoerente. Infatti, poich il sistema incoerente, in esso si pu dimostrare qualsiasi cosa. Ma Frege non sapeva che il suo sistema fosse incoerente, n ovviamente sarebbe stato soddisfatto che qualcosa fosse dimostrabile nel sistema solo in virt della sua incoerenza. La dimostrabilit nel sistema di una propriet dei numeri naturali cos fondamentale come quella che ogni numero naturale ha un successore, ovviamente era essenziale per il programma di Frege di fondare lanalisi infinitesimale sulla logica: un sistema in cui non fosse stata dimostrabile una propriet cos elementare non sarebbe stato idoneo per una tale fondazione. ragionevole supporre che, essendosi reso conto che la sua soluzione del paradosso di Russell non permetteva di dimostrare la propriet in questione, e quindi di realizzare il suo disegno logicista, e non riuscendo a trovare una soluzione alternativa, alla fine egli si sia convinto che non esistevano altre soluzioni e che il disegno logicista era irrealizzabile. Questa conclusione deve aver trovato conforto in altri tentativi contemporanei di fondazione della matematica, come la teoria dei tipi di Russell (1908) o la teoria assiomatica degli insiemi di Zermelo (1908), che sebbene evitassero i paradossi noti e permettessero di dimostrare tutti i risultati della matematica esistente, 188 tuttavia richiedevano luso di assiomi non logici e quindi, dal punto di vista di Frege, erano inaccettabili. 189 Tali tentativi si basavano su una concezione genetica degli insiemi che era aliena a Frege.

Questi tentativi gli ricordavano che anche la sua soluzione, oltre ad andare incontro alla difficolt gi ricordata sul successore, sotto questo aspetto non era priva di pecche. Infatti, mentre lassioma (V), secondo Frege, era giustificato dal punto di vista della sua teoria del significato, egli non poteva dire altrettanto per i nuovi assiomi (Vb) e (Vb). La loro giustificazione non si basava sulla sua teoria del significato, ma solo sulla considerazione pragmatica che essi permettevano di evitare il paradosso di Russell. Sia (Vb) che (Vb) si limitavano a , , introdurre eccezioni nei casi y= x (x) e y= x (x), rispettivamente, ma chiaramente si trattava di una soluzione
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Cfr. B. Sobocinski, Lanalyse de lantinomie russellienne par Lesniewski, Methodos, vol. 1 (1949), pp. 94107, 220-228, 308-316; W.V. Quine, On Freges way out, Mind, vol. 64 (1955), pp. 145-159; P.T. Geach, On Freges way out, Mind, vol. 65 (1956), pp. 408-409. 186 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit., p. 265; trad. it. cit., p. 594. 187 M. Dummett, Frege: Philosophy of language, cit., p. xli. 188 Per una presentazione di questi sistemi, oltre che per una riformulazione molto modernizzata del sistema di Frege, si rimanda, ad esempio, a W.S. Hatcher, Fondamenti della matematica, Torino (Boringhieri) 1973. 189 C. Parsons, Some remarks on Freges conception of extensione, in M. Schirn (ed.), Studien zu Frege I. Logik und Philosophie der Mathematik, Stuttgart-Bad Cannstatt (Frommann-Holzboog) 1976, p. 277.

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ad hoc. Se qualche pianeta non avesse soddisfatto le leggi della meccanica newtoniana, sarebbe stato illusorio risolvere la difficolt dicendo che le leggi della meccanica valevano per tutti i corpi celesti tranne che per quel pianeta: eppure, questo esattamente quanto facevano (Vb) e (Vb). Il carattere ad hoc della soluzione ripropone a Frege la questione: Come intendiamo gli oggetti logici, in particolare i numeri? A che titolo siamo 190 autorizzati a riconoscere i numeri come oggetti? A ci Frege non sa dare una risposta soddisfacente, anche se convinto di essere sulla buona strada: Anche se la soluzione di questo problema non cos avanzata come 191 io pensavo nel comporre questo volume, non dubito tuttavia che sia stata trovata la via per giungere ad essa. Pi in generale, il fatto che Frege debba ricorrere a una soluzione ad hoc, mostra che egli non riuscito ad individuare una soluzione del paradosso di Russell basata su principi radicalmente nuovi e alternativi rispetto allassioma (V). Egli continua a non vedere come laritmetica possa essere fondata sulla sola logica, e come i numeri possano essere compresi e trattati come oggetti logici, se non permesso - almeno in modo 192 condizionale - passare da un concetto alla sua estensione. In una lettera a Russell egli cos esprime la sua angustia: Qui si tratta della domanda: come concepiamo oggetti logici? e io non ho trovato altra risposta che questa: li concepiamo come estensioni di concetti, o pi in generale come decorsi di valori di funzioni. Non ho mai negato che ci comporti difficolt, che sono ancora aumentate dalla Sua scoperta della contraddizione; ma 193 quale altra via ci pu essere?. Di fronte allaccumularsi di queste difficolt che sollevano pesanti dubbi sul disegno logicista, Frege si dibatte a lungo e cerca di resistere, ma alla fine costretto ad arrendersi allevidenza e si risolve ad abbandonare tale disegno. Con lucidit e coraggio egli riconosce che tutti i suoi sforzi di far chiarezza sulle questioni che circondano la parola numero, i singoli numerali e i segni numerici, sono terminati, a quanto 194 pare, in un completo insuccesso. Il progetto di fondare lanalisi infinitesimale sulla logica fallito. Questo non significa che Frege rinunci ad assegnare alla logica un ruolo nella matematica, ma egli abbandona la pretesa che gli assiomi del sistema possano essere, oltre che, come voleva Proclo, verit autoevidenti, anche verit logiche. La logica rimane per lui solo come unistanza di igiene dimostrativa, cio come lesigenza che tutte le proposizioni di un sistema matematico debbano essere dedotte dagli assiomi solo mediante inferenze logiche, senza far appello a considerazioni intuitive. Linsuccesso degli sforzi di Frege richiede che il sistema delle Leggi venga abbandonato, perch, se il 195 sistema accettato fino ad ora si mostra insufficiente, va demolito e sostituito con un nuovo edificio. Abbandonarlo, per Frege, significa non basarsi pi sulla sua teoria del significato. Questa, infatti, lo ha indotto , , ad assumere che x((x)=(x)) e x (x)= x (x) abbiano lo stesso referente, e quindi che (V) sia una legge logica. Questo comporta che, per ogni concetto, debba esistere un oggetto corrispondente, cio la sua estensione, ma il paradosso di Russell dimostra che questa trasformazione di un concetto in un oggetto 196 Lanalisi dei significati tanto pi insidiosa in quanto lespressione lestensione del inammissibile. 197 concetto F sembra essere del tutto naturale a causa del suo impiego molteplice. Larticolo determinativo ingenera limpressione che con questa espressione si stia designando un oggetto, mentre invece non v alcun oggetto che possa essere cos designato, e di qui sono nati i paradossi della teoria degli insiemi, che hanno 198 annientato quella teoria. Lo stesso Frege stato indotto in tale errore: Io stesso, nel tentativo di fondare 199 logicamente i numeri, sono stato vittima di questinganno col voler concepire i numeri come insiemi. Ci

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G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit., p. 265; trad. it. cit., p. 594. G. Frege, op. cit., p. 265; trad. it., cit., p. 594. 192 G. Frege, op. cit., p. 253; trad. it., cit., p. 575. 193 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., p. 194. 194 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 411. 195 G. Frege, op. cit., p. 429. 196 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., p. 68. 197 G. Frege, op. cit., p. 70. 198 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 416. 199 G. Frege, op. cit., p. 416.

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mostra quanto sia facile impantanarsi: il che purtroppo capitato anche a me. E cos accadde che, dopo il 201 completamento delle Leggi, gli croll lintero edificio. Non vedendo come sottrarsi alle insidie dellanalisi dei significati, Frege decide di battere una strada completamente differente. La sua teoria del significato era solo un mezzo rispetto al fine di assicurare la sicurezza e certezza della matematica, ed egli la abbandona non appena individua un altro mezzo. Questo mostra quanto fuorviante sia linterpretazione di Dummett secondo cui per Frege il compito primario della filosofia sarebbe lanalisi dei significati. Nel suo nuovo tentativo di fondazione Frege deve dare una risposta alla domanda: se non si pu fondare lanalisi infinitesimale sulla logica, su che cosa la si pu fondare? La risposta a cui, dopo lunga meditazione, egli approda : sullintuizione a priori dello spazio, su quella stessa intuizione a priori dello spazio che egli precedentemente aveva ritenuto inadatta a tale scopo. Questo il nuovo mezzo a cui egli ora intende ricorrere in sostituzione della sua teoria del significato. In base a questultima egli aveva ritenuto che da un concetto si potesse passare a un oggetto (la sua estensione), e che quindi la fonte conoscitiva logica potesse darci degli oggetti, ma il paradosso di Russell gli ha insegnato che attraverso 202 questa fonte conoscitiva soltanto non ci dato alcun oggetto. La fonte conoscitiva logica in particolare non ci d alcun numero, ci d solo concetti. Con i concetti che essa ci fornisce, non abbiamo i numeri dellaritmetica, non abbiamo oggetti, ma concetti. Come possibile pervenire in maniera ineccepibile da quei 203 No, i numeri concetti ai numeri dellaritmetica? O forse che i numeri dellaritmetica non ci sono affatto? dellaritmetica ci sono, ma non ci vengono dati dalla fonte conoscitiva logica, bens da unaltra fonte conoscitiva, lintuizione a priori dello spazio. Il richiamo a questultima non costituisce una novit per Frege, perch compare gi nella sua dissertazione di dottorato a Gttingen del 1873, nella quale egli afferma che la geometria si fonda su assiomi 204 che derivano la loro validit dalla natura della nostra facolt di intuizione. Allinizio, invece, questa gli era sembrata una base insufficiente per laritmetica. Gi nella sua dissertazione per la libera docenza a Jena del 1874 egli dichiarava che, poich loggetto dellaritmetica non ha alcuna intuitivit, i suoi principi non possono 205 derivare dallintuizione. E, a maggior ragione, lintuizione gli sembrava incapace di fondare linfinito. Ora, invece, la sua posizione cambia totalmente. Egli sostiene che, nel fondare laritmetica, poich la fonte conoscitiva logica da sola non ci pu fornire presumibilmente alcun numero, siamo rinviati alla fonte 206 conoscitiva geometrica. E, analogamente, laddove riconosciamo linfinito a pieno titolo, abbiamo bisogno 207 Infatti, dalla fonte della conoscenza di una fonte conoscitiva speciale, e tale appunto quella geometrica. 208 geometrica sgorga anche linfinito nel senso proprio e rigoroso del termine. Questo perch ogni segmento 209 di una retta, ogni circonferenza, contiene infiniti punti, e per ogni punto passano infinite rette. La finalit di Frege rimane sempre la stessa: confutare i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica, fondandola su principi assolutamente sicuri e certi. Quello che cambia il fondamento: non pi la logica, ma lintuizione a priori dello spazio. Per lui ora aritmetica e geometria, e quindi lintera matematica nel suo complesso, scaturiscono da ununica fonte conoscitiva, ossia la fonte geometrica, che assurge cos al rango di fonte conoscitiva matematica per eccellenza, in cui sempre implicitamente compresa, naturalmente, la fonte 210 conoscitiva logica. La sua precedente netta distinzione tra la geometria e il resto della matematica scompare, aritmetica e geometria diventano un tutto omogeneo, crescono dallo stesso terreno e, precisamente,

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G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., 70. G. Frege, op. cit., p. 70. 202 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 428. 203 G. Frege, op. cit., p. 402. 204 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 1. 205 G. Frege, op. cit., p. 50. 206 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 428. 207 G. Frege, op. cit. p. 422. 208 G. Frege, op. cit., p. 421. 209 G. Frege, op. cit., p. 421. 210 G. Frege, op. cit., p. 428.

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dal terreno della geometria, cos che tutta laritmetica , propriamente, geometria. La matematica appare cos 211 fortemente unitaria nella sua essenza. Nel suo nuovo tentativo di fondazione della matematica, Frege non costruisce il campo dei numeri 212 prendendo le mosse dai numeri interi positivi. Egli, invece, si dirige direttamente alla meta finale, ossia ai 213 numeri complessi. Frege, infatti, vuole definire direttamente lintero sistema dei numeri complessi, che include come sottoinsiemi i numeri reali e i numeri naturali. Alla base del suo nuovo tentativo sta losservazione di Gauss secondo cui, se si fanno corrispondere a segmenti orientati nel piano di base numeri complessi, il rapporto di due segmenti d come risultato un numero complesso, indipendentemente dal segmento scelto come 214 Ispirandosi a questa osservazione di Gausss, Frege si propone di chiamare numero il segmento-unit. 215 rapporto di due segmenti, includendovi cos automaticamente i numeri complessi. I numeri complessi, quindi, verranno introdotti come rapporti di segmenti in un dato piano, detto piano di base. Per far ci Frege introduce un nuovo sistema che dovr prendere il posto di quello delle Leggi. Le nozioni fondamentali del sistema sono i concetti di punto, retta e piano e la relazione che espressa dal 216 seguente enunciato: Il punto A simmetrico al punto B rispetto alla retta G . Usando queste nozioni, Frege definisce la relazione: Il triangolo MAB simile al triangolo PQR. In termini di tale relazione, egli introduce la definizione: Se O lorigine e A il punto terminale (nel piano di base), e il triangolo OAC simile al 217 Qui per origine e punto triangolo PQR allora dico che: Il punto C corrisponde al rapporto PQ : PR. terminale Frege intende due punti fissati nel piano di base. Si pu dimostrare il seguente teorema: Se il triangolo OAC simile al triangolo PQR e se il triangolo OAD simile al triangolo PQR, allora D e C sono il medesimo punto; oppure: Se il punto C corrisponde al rapporto PQ : PR, e se il punto D corrisponde al rapporto 218 PQ : PR, allora C e D sono il medesimo punto. In base a questo teorema, ogni rapporto di segmenti nel piano di base pu essere rappresentato mediante un unico punto C in tale piano. Un numero complesso pu, allora, essere identificato con questo punto C. In questo modo Frege ritiene di poter introdurre i numeri complessi, e, a partire da essi, tutti gli altri tipi di numeri. La ragione di questo modo di introdurre i numeri complessi sta nel fatto che Frege non li pu introdurre semplicemente come rapporti di segmenti di una retta, cos come aveva fatto con i numeri reali nelle 219 Leggi, dove aveva concepito i numeri reali come rapporti di grandezze. Se ci si volesse limitare ai numeri reali, li si potrebbe considerare come rapporti di segmenti di una retta, intendendo con ci segmenti orientati, 220 con una distinzione fra punto iniziale e punto terminale. Si potrebbero allora far scorrere a piacimento i 221 Al segmenti lungo la retta, senza introdurre con ci alcun cambiamento essenziale per la matematica. 222 contrario, per introdurre i numeri complessi, invece di una retta si deve prendere un piano. Infatti, limitandosi a considerare rapporti di segmenti di una retta, non si ottengono altro che numeri reali, perci per introdurre i numeri complessi li si deve concepire come rapporti di segmenti nel piano di base. In virt del teorema sopra menzionato, ogni numero complesso potr allora essere rappresentato mediante un unico punto nel piano base. Il punto in questione non dipender solo dalla grandezza dei segmenti, bens anche dallangolo con cui essi sono orientati nel piano di base. difficile valutare appieno questo nuovo approccio di Frege perch esso appena abbozzato e la morte gli imped di svilupparlo. Quel che si pu dire che esso appare piuttosto artificioso come fondazione della matematica. Indipendentemente dal suo successo, ci si pu interrogare sulle ragioni che stanno alla sua
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G. Frege, op. cit., p. 425. G. Frege, op. cit., p. 429. 213 G. Frege, op. cit., p. 429. 214 G. Frege, op. cit., p. 429. 215 G. Frege, op. cit., p. 429. 216 G. Frege, op. cit., p. 430. 217 G. Frege, op. cit., p. 431. 218 G. Frege, op. cit., pp. 431-432. 219 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 2, cit., p. 155; trad. it. cit., p. 557. 220 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 429. 221 G. Frege, op. cit., p. 429. 222 G. Frege, op. cit., p. 429.

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base. Ora, certo, lidea di fondare la sicurezza e certezza della matematica sullintuizione a priori dello spazio suggerita a Frege dallistinto di conservazione. Di fronte al paradosso di Russell, la prudenza gli consiglia di ritirarsi su un terreno sicuro, e che cosa v di pi sicuro dellintuizione a priori dello spazio? Questo, per Frege, rappresenta una palinodia rispetto alle riserve da lui precedentemente espresse su Kant. stato affermato che dopo il 1884 il debito di Frege verso la filosofia kantiana diventa sempre pi tenue, e la variante di realismo che egli elabora negli anni della maturit e della vecchiaia lo porter agli antipodi della concezione kantiana, avvicinandolo sempre di pi (probabilmente a sua insaputa) al punto di 223 Al contrario, la posizione a cui Frege approda nella vecchiaia segna una resa totale a vista di Bolzano. Kant, sia pure a un Kant mal interpretato e frainteso. Gi nel 1884, ne I fondamenti dellaritmetica, Frege era stato prodigo di riconoscimenti verso Kant: Affermando che le verit geometriche sono sintetiche a priori, egli 224 ha saputo per primo comprendere la loro vera natura. Certo, Kant ha sbagliato nellattribuire quella stessa natura alle verit aritmetiche, ma ci non toglie nulla di essenziale ai suoi meriti. Limportante era infatti per lui che vi fossero giudizi sintetici a priori: ha ben poca importanza che essi si presentino solo nella geometria o 225 anche nellaritmetica. Questunico errore di Kant pu essere rimediato attraverso il tentativo di mostrare che laritmetica consta di giudizi analitici, e questo tentativo non va visto in opposizione a Kant, ma va visto 226 Ora, al termine della sua vita, Frege fa piuttosto come un miglioramento del punto di vista di Kant. ammenda anche di quellunica sua riserva su Kant, riconoscendo che anche le verit aritmetiche sono sintetiche a priori. Non per nulla, a proposito del nuovo punto di vista di Frege, il filosofo neo-kantiano Hnigswald osservava compiaciuto che lo spirito che lo permea e i risultati metodici ai quali esso giunge, corrispondono 227 totalmente alle nostre aspirazioni e ai nostri desideri. Non solo Frege si arrende a Kant, ma addirittura lo scavalca, ponendo lintuizione a priori dello spazio a fondamento, non solo della geometria, ma dellintera matematica. In questultima, secondo Frege, deve sempre intervenire una conoscenza a priori. Ma non deve trattarsi necessariamente, come supponevo allinizio, di una conoscenza che deriva da principi puramente logici. Pu trattarsi anche di una conoscenza che scaturisce 228 dalla fonte conoscitiva geometrica. Facendo scaturire, a differenza di Kant, anche le verit aritmetiche dalla fonte conoscitiva geometrica, Frege non coinvolge nella sua fondazione dellaritmetica anche lintuizione a priori del tempo, ma pone alla sua base solo quella dello spazio. vero che egli ammette che accanto allelemento spaziale si deve riconoscere anche lelemento temporale. Anche ad esso corrisponde una fonte 229 conoscitiva e anche da esso creiamo linfinito. Tuttavia a questa fonte conoscitiva Frege non assegna alcun ruolo nel suo nuovo tentativo di fondazione della matematica. Sostituire, nella fondazione della matematica, la logica con lintuizione a priori dello spazio, devessere costato molto a Frege perch contraddiceva le convinzioni di una vita. Se, prima, Frege stabiliva una netta separazione tra aritmetica e geometria, ora, invece, egli ribalta completamente questa posizione. Quello che pi sorprende che questo ribaltamento avvenga senza che egli senta il bisogno di spiegare e giustificare per quale motivo le ragioni per cui prima considerava lintuizione geometrica una base inaffidabile per lanalisi infinitesimale, ora non valgano pi. Ci dimostra che la sua preoccupazione principale, non solo non era quella di sviluppare una analisi dei significati, ma non era neppure quella di collocare la matematica in un quadro epistemologico prefissato. Egli disposto a non basarsi pi sulla sua teoria del significato e ad abbandonare totalmente il quadro epistemologico logicista adottandone un altro opposto, quando si rende conto che tutto questo non basta per assicurare quello che davvero gli sta a cuore e che costituisce il suo scopo primario: confutare i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica, fondandola su basi assolutamente sicure e certe. Questo mostra che per Frege tale scopo fa aggio su tutto il resto: sia sulla sua teoria del significato che sul quadro epistemologico logicista. In Frege la sostituzione di quel quadro epistemologico con un altro in cui lintuizione a priori dello spazio prende il posto della logica, non dipende da una sua particolare preferenza per un approccio kantiano alla conoscenza, ma semplicemente dal desiderio di vedere la matematica posta su una base sicura con qualche
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E. Picardi, La chimica dei concetti. Linguaggio, logica, psicologia 1879-1927, cit., p. 48. G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 330. 225 G. Frege, op. cit., p. 330. 226 G. Frege, op. cit., p. 348. 227 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., p. 67. 228 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 425. 229 G. Frege, op. cit., p. 422.

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mezzo. O, per meglio dire, con qualsiasi mezzo. Se Frege fin per ricorrere allintuizione a priori dello spazio, non per una sua particolare predilezione per quel quadro epistemologico, che faceva a pugni con le convinzioni di una vita, ma solo perch il ricorso alla conoscenza sintetica a priori sembrava essere il solo 230 mezzo rimastogli. Egli riteneva che la matematica dovesse essere assolutamente sicura dal dubbio scettico; era per salvare la matematica da questi dubbi che egli aveva sviluppato la sua tesi logicista e aveva elaborato la 231 sua critica dello psicologismo. Fu questa richiesta di certezza che indusse il primo Frege a formulare il suo 232 oggettivismo, e il Frege successivo a ripiegare sulla conoscenza sintetica a priori della matematica. Garantire la sicurezza e certezza assoluta della matematica era il fine, rispetto al quale, adottare un quadro epistemologico piuttosto che un altro, ricorrendo alla logica o allintuizione a priori dello spazio, era solo un mezzo. In questa luce va vista la posizione di Frege, che non discende dalladesione totale ad un quadro epistemologico privilegiato da cui dipendono tutte le sue scelte successive. La posizione di Frege ne discende tanto poco che, dopo la scoperta del paradosso di Russell, egli non solo non usa pi la sua teoria del significato, ma rinuncia allidea che laritmetica sia un ramo della logica e che, di conseguenza, tutto in aritmetica debba 233 Pu darsi che Frege trovasse particolarmente congeniale il venir dimostrato in modo puramente logico. quadro epistemologico logicista, ma un fatto che egli non esit ad abbandonarlo non appena fu posto di fronte allalternativa: conservare il quadro epistemologico logicista e rinunciare alla sicurezza e certezza assoluta della conoscenza matematica, oppure salvarle e fare a meno di quel quadro. Questo suo comportamento risulterebbe inspiegabile se il suo fine ultimo non fosse stato quello di confutare i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica, realizzando lideale filosofico di una scienza basata su principi assolutamente sicuri e certi, bens quello di privilegiare lanalisi dei significati o di collocare la matematica in un quadro epistemologico prefissato. Tale suo comportamento diventa ancor pi chiaro se si considera che, fin dallinizio, la sua adesione al quadro epistemologico logicista aveva un carattere dichiaratamente sperimentale. Che laritmetica potesse essere fondata sulla sola logica era per lui solo unipotesi che egli voleva verificare attraverso le sue indagini. Frege comincia a verificarla nellIdeografia, dove pone il compito di indagare fino a che punto si possa 234 procedere nellaritmetica in modo puramente deduttivo. Lideografia lo strumento da lui creato a tale scopo, ma nellIdeografia ne compare solo un frammento il quale, sebbene basti ad analizzare linferenza logica, non sufficiente per analizzare in termini logici i concetti di numero naturale, numero razionale, numero reale e numero complesso. Come egli dichiara, lulteriore prosecuzione del cammino indicato, lilluminazione 235 In seguito al dei concetti di numero, di grandezza, ecc., debbono formare oggetto di successive ricerche. lavoro svolto negli anni immediatamente successivi, culminante ne I fondamenti dellaritmetica, lipotesi comincia ad apparirgli probabile, ma non pi di tanto. vero che Frege afferma che dalle sue indagini si pu 236 concludere che, molto probabilmente, le verit aritmetiche sono di natura analitica e a priori. Ma egli riconosce di non poter pretendere di aver reso altro che probabile la natura analitica delle proposizioni aritmetiche; al punto attuale, infatti, ancora possibile dubitare che la loro dimostrazione possa venir 237 completamente ricondotta a pure leggi logiche. Solo con un articolo pubblicato due anni dopo, Sulle teorie formali dellaritmetica [ber formale Theorien der Arithmetik] (1896), egli sembra essersi definitivamente convinto della verit dellipotesi, tanto da affermare che tutte le proposizioni aritmetiche possono essere derivate soltanto da definizioni in modo 238 puramente logico. Ma, come unica giustificazione di questa convinzione, egli si limita a dire che le 239 Esse, proposizioni fondamentali su cui si basa laritmetica non possono applicarsi solo ad unarea limitata.
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G. Currie, Frege: An introduction to his philosophy, cit., p. 187. G. Currie, op. cit., p. 186. 232 G. Currie, op. cit., p. 186. 233 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 427. 234 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 104. 235 G. Frege, op. cit., p. 108. 236 G. Frege, op. cit., p. 348. 237 G. Frege, op. cit., pp. 330-331. 238 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 103. 239 G. Frege, op. cit., p. 103.

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invece, devono estendersi a tutto il pensabile; e siffatte proposizioni estremamente generali possono a buon 240 diritto essere ascritte alla logica. Frege ha limpressione di aver dato una vera e propria dimostrazione dellipotesi solo alcuni anni dopo, nelle Leggi, ma si tratta di unimpressione infondata, perch ben presto il paradosso di Russell riveler tutta la fragilit della sua presunta dimostrazione. Cos lipotesi riacquister lo statuto di proposizione soltanto probabile, e le indagini successive convinceranno Frege che essa, dopo tutto, indimostrabile, e devessere abbandonata e sostituita con una nuova ipotesi. Laverla considerata come una mera ipotesi spiega la relativa disinvoltura e mancanza di approfondite giustificazioni con cui Frege rinunci al quadro epistemologico logicista per adottarne un altro totalmente differente e contrastante.

6. Leredit delle Leggi


Se lintento fondamentale delle Leggi, di basare tutta la matematica contemporanea eccetto la geometria sulla logica, fallito, per quale motivo questopera rimane cos importante per la storia della logica? La sua rilevanza, insieme a quella dellIdeografia, deriva da alcuni suoi fondamentali contributi, che rappresentano altrettante pietre miliari nella storia della logica e il cui interesse va al di l del programma logicista di Frege. C chi, come Putnam, sostiene polemicamente che, per alcuni di tali contributi, si possono trovare anticipazioni nella logica precedente o contemporanea, e si spinge fino a dire che la logica del primo ordine (e 241 Putnam sminuisce il ruolo di Frege nello il suo studio metamatematico) sarebbe esistita senza Frege. sviluppo della logica matematica, affermando che Peirce e Schrder furono il discrimine per il mondo logico prima dei Principia Mathematica di Russell e Whitehead (o un discrimine - la scuola di Hilbert era gi in 242 movimento). Invece, secondo Putnam, Frege non sarebbe stato un discrimine. Ora, che alcuni dei contributi di Frege si possano trovare isolatamente in altri autori precedenti o contemporanei senzaltro vero, ma questo non diminuisce il ruolo di Frege perch solo con lui essi sono stati composti in un tutto unico, dando luogo a unoriginale nuova forma di logica, a quel nuovo paradigma logico che stato dominante nellultimo secolo. Putnam sostiene che oggi lopera di Frege viene talora svilita (si intende, le acquisizioni logiche di Frege; le 243 azioni di Frege come filosofo non sono mai state cos alte). Al contrario, un equilibrato giudizio su Frege dovrebbe riconoscere che, si pensi quel che si voglia della filosofia della matematica di Frege, resta in ogni 244 caso la sua opera propriamente logica, che ha dato di colpo a questa scienza la sua forma moderna. Senza pretendere di enumerare tutti i contributi di Frege nelle Leggi e nellIdeografia, ci limiteremo qui ad indicarne tre che appaiono particolarmente rilevanti, sottolineandone per nello stesso tempo alcuni limiti. A) Frege ha sostituito la tradizionale analisi delle proposizioni in termini di soggetto e predicato con unanalisi in termini di funzione e argomento. Ci ha permesso di sbloccare la situazione in cui si era impantanata la logica tradizionale aristotelica, che non riusciva a render adeguatamente conto della natura relazionale delle proposizioni. Questa analisi stata essenziale per il cambiamento della forma della logica, e solo grazie a essa si potuto sviluppare una adeguata teoria della quantificazione. Ci costituisce un sostanziale progresso anche rispetto alla logica di Boole, perch in questa sostanzialmente la struttura della proposizione non veniva analizzata pi approfonditamente di quanto facesse Aristotele in termini delle forme A, E, I, O. Grazie alla sua analisi delle proposizioni, Frege formula un linguaggio articolato che permette di esprimere contenuti matematici, e non semplicemente, come Boole, un calcolo delle relazioni algebriche tra proposizioni. Giustamente Frege sottolinea che la sua ideografia in 245 grado di esprimere, non soltanto le forme logiche come la lingua simbolica di Boole, ma pure un contenuto. Essa costituisce una lingua characterica, destinata innanzi tutto alla matematica, e non un calculus, limitato 246 alla logica pura. Attraverso essa, Frege non vuole rappresentare in formule una logica astratta, ma

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G. Frege, op. cit., p. 103. H. Putnam, Realism with a human face, Cambridge, Mass. (Harvard University Press) 1990, p. 258. 242 H. Putnam, op. cit., pp. 259-260. 243 H. Putnam, op. cit., p. 259. 244 R. Blanch, La logica e la sua storia, da Aristotele a Russell, Roma (Astrolabio) 1973, p. 372. 245 G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 332, nota. 246 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 82.

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esprimere un contenuto con dei segni scritti, in un modo pi preciso e pi distinto di quanto sia possibile fare 247 con delle parole. Il contenuto che egli vuole esprimere , appunto, la matematica. Naturalmente questo non significa che, nello studio delle proposizioni, lanalisi di Frege rappresenti il punto di arrivo definitivo. Certo, essa non fornisce una rappresentazione adeguata della struttura delle proposizioni del linguaggio comune. Questo viene riconosciuto dallo stesso Frege che, a proposito delle caratteristiche pi raffinate di questultimo, dichiara: [Esse] non trovano alcunch di corrispondente nel mio 248 linguaggio di formule. Invece delle proposizioni del linguaggio comune, Frege vuole analizzare le proposizioni dei linguaggi scientifici, e non pretende neppure di farlo in modo esauriente, ma solo quanto basta per studiare la relazione fondamentale che sussiste tra le proposizioni di un sistema assiomatico: la relazione di conseguenza logica. Come afferma Frege, nella sua analisi delle proposizioni dei linguaggi scientifici viene preso in considerazione soltanto ci che ha influenza sulle possibili conseguenze. Tutto ci che necessario per la deduzione esatta espresso con completezza; ci, invece, che non necessario non viene per lo pi neppure 249 indicato. Ma, anche come analisi delle proposizioni dei linguaggi scientifici per trattare la relazione di conseguenza logica, la rappresentazione delle proposizioni di Frege ha seri limiti, perch spesso goffa, inefficiente e poco maneggevole. Questo risulta chiaramente, ad esempio, dallesperienza accumulata negli ultimi quarantanni usando la rappresentazione di Frege nella meccanizzazione dellinferenza o in altre applicazioni dellinformatica e dellintelligenza artificiale. I limiti dellanalisi di Frege hanno spinto, e continuano a spingere, a cercare modi di rappresentazione delle proposizioni pi agili ed efficienti, come per esempio le reti semantiche o i cosiddetti frames, e questa ricerca essenziale per il progresso futuro della logica. Ma indubbio che l'analisi di Frege rimanga un punto di riferimento e un termine di paragone obbligato per ogni ricerca nel campo. B) Frege ha introdotto la nozione di sistema formale. Questa, come lo stesso Frege sottolinea, costituisce un perfezionamento della nozione aristotelica ed euclidea di sistema assiomatico, perch con essa vengono esplicitati sia il linguaggio del sistema che i suoi assiomi e le sue regole di inferenza. Ci rappresenta davvero una fondamentale innovazione: prima non esisteva nulla del genere. Per rendersene conto basta rilevare lincomprensione per la nozione di sistema formale mostrata da Peano nella sua recensione delle Leggi, nella quale critica Frege per aver dimostrato delle leggi logiche nel suo sistema. Peano gli obietta che le sue dimostrazioni sono illusorie. Invero, siccome queste regole sono gi le pi semplici regole di ragionamento, per dimostrarle o si dovranno applicare queste regole stesse, o altre pi complicate. In ogni caso si fa un giro 250 Come rileva Frege, lincomprensione di Peano trova riscontro nelle sue opere, per esempio nel vizioso. 251 fatto che nel Formulaire di Peano il modo di condurre la dimostrazione stia sullo sfondo. Questo risulta anche dalla mancanza di regole di inferenza; infatti le formule della prima parte del Formulaire non possono 252 offrire in cambio alcun sostituto. Daltra parte assumere, come fa Frege, che tutta la conoscenza matematica, eccetto la geometria, debba essere rappresentata nel sistema delle Leggi, se unimportante innovazione, costituisce anche una grossa limitazione. Dal momento che Frege si prefigge di confutare i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica, egli non si preoccupa di indagare lesperienza matematica nella sua totalit, considerando ad esempio, accanto alla questione della giustificazione della conoscenza matematica, anche quella della sua acquisizione, cio della scoperta matematica. Quello che gli preme solo di mostrare le basi della certezza matematica. Luso dei sistemi formali ideale a tale scopo, perch attraverso essi, per la mancanza di lacune nella catena di inferenze, si ottiene che ogni assioma, ogni presupposto, ipotesi o come lo si voglia chiamare, sul quale si basa una dimostrazione, viene portato alla luce; e in questo modo si acquisisce un fondamento per 253 giudicare la natura epistemologica della legge che viene dimostrata. Ma ci lo induce a trascurare quegli aspetti dellesperienza matematica, come la scoperta, che non sono legati alla giustificazione. Tali aspetti non possono essere rappresentati nei sistemi formali, e il concentrarsi sulla giustificazione non spinge ad elaborare
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G. Frege, Begriffsschrift und andere Aufsatze, a cura di I. Angelelli, Hildesheim (Olms) 1964, p. 97. G. Frege, Logica e aritmetica, cit., p. 111. 249 G. Frege, op. cit., p. 111. 250 G. Peano, Opere scelte, Vol. II, a cura di U. Cassina, Roma (Cremonese) 1958, p. 194. 251 G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 224. 252 G. Frege, op, cit., cit., p. 224. 253 G. Frege, Grundgesetze der Arithmetik, Vol. 1, cit., p. VII; qui a p. .

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gli strumenti logici necessari per analizzarli: in effetti, invano si cercherebbero tali strumenti nellopera di Frege. C) Frege ha dato la prima assiomatizzazione della teoria della quantificazione. La sua assiomatizzazione, non tanto quella delle Leggi quanto quella della precedente Ideografia, lungi dallessere una mera curiosit storica, in uso ancor oggi. Le assiomatizzazioni della teoria della quantificazione che si trovano negli attuali manuali di logica matematica sono varianti pi o meno inessenziali di quella dellIdeografia. I contributi B) e C) richiedono qualche precisazione. Essi non significano che la nozione di sistema formale di Frege, o la sua concezione della teoria della quantificazione, coincidano con quelle della logica matematica attuale. Frege non accetta la nozione di universo del discorso di De Morgan, Boole e Schrder. Per lui il sistema delle Leggi ha come dominio lintero universo, il dominio universale, cio le sue variabili x possono assumere come valore qualsiasi oggetto. La nozione di universo del discorso comporta che si possano considerare pi universi del discorso. Un universo del discorso comprende soltanto quello che si sceglie di considerare in un dato istante e in un dato contesto, dunque gli universi del discorso possono essere cambiati a volont. Invece per Frege fuor di questione che si possano cambiare gli universi. Non si pu neppure dire che egli si limiti a un universo. Il suo universo luniverso. Ovviamente, non necessariamente luniverso fisico, 254 perch per Frege alcuni oggetti non sono fisici. Luniverso di Frege consiste di tutto quel che c, ed fisso. Ci ha due importanti conseguenze: 1) per Frege le proposizioni del sistema delle Leggi non contengono alcun vocabolario non logico, i segni per le funzioni o gli oggetti che occorrono in esse non sono schemi a cui si pu assegnare a piacimento qualsiasi valore, ogni proposizione ha un significato fisso e in essa non si pu reinterpretare alcun segno; 2) nulla deve, o pu, essere detto al di fuori del sistema. E in effetti 255 Frege non pone mai alcuna questione metasistematica (coerenza, indipendenza degli assiomi, completezza). Infatti, dal momento che la logica coincide col sistema delle Leggi, tutto ci che pu essere detto devessere detto nel sistema. Se la logica il sistema universale in cui si deve condurre ogni discorso razionale, non esiste alcun tribunale esterno alla logica dal quale la logica possa essere giudicata. Perci non si pu porre alcuna questione metasistematica sulla logica, cio sul sistema delle Leggi. Che il sistema delle Leggi abbia come dominio lintero universo, che le proposizioni del sistema non contengano alcun vocabolario non logico e che non si possa porre alcuna questione metasistematica sul sistema, una scelta obbligata nella prospettiva logicista di Frege, nella quale si suppone che il sistema delle Leggi sia un sistema universale per tutta la logica (e quindi tutta la matematica). Lesclusione della geometria dal sistema inessenziale, perch essa pu comunque essere sviluppata nel sistema via uninterpretazione. Ma dopo il fallimento del disegno logicista, e soprattutto dopo la scoperta del teorema di incompletezza di Gdel (che implica che, non solo non pu esistere alcun sistema universale basato sulla sola logica, ma non pu esistere alcun sistema universale tout court, per tutta la matematica), queste assunzioni di Frege diventano insostenibili, e in effetti sono state lasciate cadere dalla logica matematica successiva. In questa sono state introdotte le seguenti modifiche: 1) si abbandonata lidea che possa esistere un sistema universale per tutta la matematica; 2) si abbandonato luniverso unico di Frege e si tornati agli universi del discorso (multipli) di De Morgan, Boole e Schrder; 3) si abbandonata lassunzione che le proposizioni di un sistema non contengano alcun vocabolario non logico, si sono distinti un vocabolario logico costituito da segni come ,, e un vocabolario non logico comprendente segni per le funzioni e per gli oggetti, e corrispondentemente si sono distinti gli assiomi del sistema in assiomi logici e assiomi non logici; 4) si abbandonata lassunzione che non si possa porre alcuna questione metasistematica sul sistema, in particolare si posto il problema se lassiomatizzazione della teoria della quantificazione data da Frege sia completa nel senso metasistematico che essa permetta di dimostrare tutte le conseguenze logiche degli assiomi. Questo implica che, nella logica matematica attuale, la teoria della quantificazione viene considerata come uno schematismo logico o una logica sottostante, una logica applicabile a ogni area matematica particolare, nel modo seguente: si specificano un vocabolario e particolari assiomi in questo vocabolario, e si usano casi degli assiomi quantificazionali e le regole di inferenza per ottenere risultati peculiari a quella 256 particolare area. La logica sottostante costituisce un sistema che completo nel senso metasistematico gi precisato. Ne segue che la attuale concezione dei sistemi formali non quella di Frege: essa , piuttosto, quella di Hilbert. In particolare, la odierna concezione della teoria della quantificazione non quella di Frege. Per
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J. van Heijenoort, Selected essays, Naples (Bibliopolis) 1985, p. 13. J. van Heijenoort, op. cit., p. 13. 256 W.D. Goldfarb, Logic in the Twenties: the nature of the quantifier, The Journal of Symbolic Logic, vol. 44 (1979), p. 352.

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quest'ultimo la teoria della quantificazione non pu essere una logica sottostante dal momento che la logica coincide con lintero sistema. Per questo motivo appare fuorviante laffermazione di Dummett secondo cui il 257 calcolo di Frege era un sistema formale nel senso moderno. Non detto che il punto di vista sui sistemi formali della logica matematica attuale costituisca necessariamente un progresso rispetto a quello di Frege. In particolare, relativamente alla concezione metasistematica della completezza, la posizione di Frege, sia pure per la ragione sbagliata (cio per la pretesa universalistica implicita nel suo assunto logicista), offre una prospettiva pi aperta e ragionevole. Secondo Frege il sistema delle Leggi completo, sebbene non in senso metasistematico, ma solo nel senso empirico che essa permette di dimostrare tutti i risultati della matematica esistente. Noi dobbiamo cercare di farci bastare gli assiomi del sistema in ogni occasione, ma se, ad un certo punto, risultasse che essi non bastano pi perch non permettono di derivare qualche verit matematica, allora dovremmo chiederci se ci siamo imbattuti in una verit che proviene da una fonte di conoscenza non logica, se si deve ammettere un nuovo modo di inferenza, o 258 se forse il passo proposto non dovrebbe essere compiuto affatto. Se concludessimo che si deve ammettere un nuovo modo di inferenza, allora dovremmo estendere il sistema delle Leggi aggiungendo nuovi assiomi. Dunque Frege sembra suggerire una concezione aperta della logica (e della matematica), in base a cui il sistema universale delle Leggi non devessere considerato come un sistema definitivo, ma pittosto come un sistema sempre estensibile ogniqualvolta se ne prospetti la necessit. In tal modo egli mostra che, anche rimanendo nel quadro della logica matematica, la attuale concezione hilbertiana dei sistemi formali non lunica possibile. In base a questa concezione aperta della logica, non detto che tutti i principi della logica siano ormai conosciuti e che non se ne possano in futuro determinare di nuovi. Ci ben si sposa con la tesi di Frege secondo cui la nozione di verit logica indefinibile perch, con qualsiasi spiegazione della forma: lenunciato A vero se ha queste e queste propriet, oppure sta nella tal relazione con la tal cosa, si sarebbe sempre ricondotti al problema se vero che A ha la propriet in questione o se sta nella tal relazione con la tal cosa. La verit evidentemente qualcosa di cos primitivo e semplice che impossibile ricondurla a qualcosa di ancora pi 259 Il fatto che il predicato essere vero sia indefinibile non significa che non possiamo conoscerne semplice. alcune propriet. Come dice Frege, noi possiamo mettere in luce ci che proprio del nostro predicato 260 confrontandolo con altri predicati. E, oltre alle propriet gi note, potremo forse conoscerne anche altre in futuro, fermo restando che non riusciremo mai ad esaurirle tutte. Che noi possiamo conoscere alcune propriet della nozione di verit logica provato, secondo Frege, dal fatto possiamo determinare che gli assiomi del sistema delle Leggi sono verit logiche. Ci vale in particolare per lassioma (V). Come si visto, esso non ci dice che cosa sono i decorsi di valori, non li determina univocamente: ci dice soltanto sotto quale condizione due funzioni hanno lo stesso decorso di valori. Tuttavia questo sufficiente per determinare quelle propriet dei decorsi di valori che sono necessarie per sviluppare lideografia, e in particolare per mostrare che la matematica si basa solo sulla logica. Anche se noi non conosciamo tutte le propriet degli oggetti (decorsi di valori) a cui lassioma (V) intende applicarsi, e anche se non possediamo una definizione della verit logica, quelle propriet dei decorsi di valori che noi conosciamo sono sufficienti per farci riconoscere che lassioma (V) una verit logica (o almeno cos riteneva Frege prima della scoperta del paradosso di Russell). Come la logica non ci permette di conoscere che cosa sono i decorsi di valori ma ci fa conoscere alcune loro propriet sufficienti per lo sviluppo della matematica, cos essa non ci dice che cos la verit logica, ma ci fa conoscere alcune sue propriet che sono sufficienti per riconoscere che gli assiomi dei Grundgesetze sono verit logiche. In generale, la concezione di Frege della logica differisce fortemente da quella della logica matematica attuale perch, a differenza di questa, lega strettamente la logica allepistemologia. Per la logica matematica odierna la logica solo una logica sottostante, priva di contenuto, e le verit logiche sono completamente generali, non nel senso che sono le verit pi generali sul contenuto logico, ma piuttosto nel senso che non 261 Per riguardano alcun argomento in particolare, che non parlano di alcun ente o tipo di ente in particolare. Frege, invece, la logica ha un contenuto. Certo, essa non si occupa del contenuto di alcuna particolare scienza naturale, perch non si pu pretendere che si addentri nella specificit delle singole discipline e dei loro

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M. Dummett, Frege: Philosophy of language, cit., p. xxxiv. G. Frege, Kleine Schriften, cit., p. 221. 259 G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 235. 260 G. Frege, op. cit., p. 235. 261 W.D. Goldfarb, Logic in the Twenties: the nature of the quantifier, cit., p. 353.

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oggetti. Tuttavia essa ha un contenuto perch ci indica quanto v di pi generale, di valido in tutti i campi 263 del pensiero. La logica si occupa di qualcosa, cio delle propriet pi generali delluniverso. Perci si pu 264 dire che essa la scienza delle leggi pi generali dellesser vero. Quindi le leggi logiche sono assolutamente generali perch esprimono propriet che valgono per tutti gli oggetti delluniverso. chiaro quanto questa concezione di Frege dipenda da quella di Kant secondo cui la logica generale riguarda tutti gli 265 oggetti in generale. Da questo segue che per Frege la logica non semplicemente uno schematismo generale che bada solo alla correttezza dellinferenza, senza preoccuparsi della verit delle proposizioni che occorrono in essa. Per la logica matematica attuale una proposizione viene considerata una conseguenza logica di un insieme di premesse quando vera in ogni interpretazione in cui le premesse sono vere. Quindi una proposizione pu essere una conseguenza logica di premesse false. Per Frege, invece, la relazione di conseguenza logica sussiste solo quando le premesse sono vere, perch da premesse false non si pu dedurre assolutamente nulla. Un semplice 266 pensiero, che non sia riconosciuto come vero, non pu affatto costituire una premessa. Perci, quando la logica viene usata per dedurre una conclusione da premesse false, esse viene applicata in modo improprio. In tal 267 caso non si ha una deduzione ma una pseudodeduzione. Questa posizione di Frege discende dalla sua visione epistemologica della logica, secondo cui questa deve servire ad eliminare i dubbi sulla validit della nostra conoscenza matematica, mostrando che le proposizioni matematiche sono sicure e certe perch si ottengono, mediante la sola logica, a partire da premesse riconosciute come vere. Deduzioni da premesse false non possono essere usate a questo scopo, e quindi devono essere bandite in quanto pseudodeduzioni. Anche qui, lo stretto legame istituito da Frege tra logica ed epistemologia mostra che, anche rimanendo nel quadro della logica matematica, la attuale concezione dei rapporti tra logica ed epistemologia non lunica possibile.

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CARLO CELLUCCI

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G. Frege, Scritti postumi, cit., p. 234. G. Frege, op. cit., p. 234. 264 G. Frege, op. cit., p. 234. 265 I. Kant, Logica, a cura di M. Capozzi, Napoli (Bibliopolis) 1990, p. 15. 266 G. Frege, Alle origini della nuova logica: Carteggio scientifico, cit., p. 96. 267 G. Frege, op. cit., p. 23.

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