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Divina Commedia Inferno CANTO I Il viaggio ultraterreno come esperienza dellumanit intera v.

1 Il significato del primo verso fa intendere che il significato dellintera opera non riguardi la vicenda del singolo autore, ma lumanit tutta, di cui la Commedia rappresenta il viaggio simbolico. Il rischio mortale del peccato v.2 Nel linguaggio realistico e allegorico di Dante, la selva oscura la situazione di partenza dellumanit nel suo cammino esistenziale: Dante personaggio si perso in una cupa foresta, mentre luomo, arrivato in un punto medio del suo percorso di vita, corre il rischio di perdersi nel peccato. Il verbo mi ritrovai allude a unassenza di volont, e quindi mostra che luomo cade nel peccato a volte per debolezza e smarrimento del suo senso morale. Limmagine della selva rappresenterebbe la corruzione di Firenze, o pi in generale la condizione di confusa lotta per il potere tra papato e impero dalla quale Dante, sia come uomo politico che come cristiano, era addolorato. La difficile arte di narrare linenarrabile vv. 4-6 Laggettivo dura indica, oltre allangoscia suscitata dal ricordo dellesperienza, linadeguatezza del linguaggio umano a esprimere contenuti che in qualche modo superano la capacit di comprensione della ragione. Condizione di smarrimento morale rappresentata allegoricamente dalla selva. Necessario affinch il viaggio di purificazione cominci il constatare lallontanamento dal bene: la tappa del traviamento morale indispensabile per raggiungere la beatitudine del paradiso. La durezza della selva e la via della grazia vv. 7-9 Il bene potrebbe essere inteso come la possibilit che la caduta nel peccato offre alluomo di vedere dentro s stesso e di riscattarsi. Laltre cose sarebbero tutti i movimenti compiuti da dante personaggio per uscire dalla foresta e i suoi incontri con le fiere e con la sua guida. Il sonno della ragione e della fede vv. 10-18 Lallentarsi della vigilanza della ragione, incapace di impedire la caduta nel peccato. La verace via la via giusta ed esente dal peccato, la felicit terrena ancora imperfetta che fa presagire la beatitudine del paradiso. Il sole indica infatti la grazia divina. La valle invece di nuovo la selva del peccato. Selva, colle e sole sono posti a riassumere le tre tappe del viaggio attraverso tre stati dellanima: peccato, purificazione e beatitudine. La notte del peccato e lalba della grazia vv. 19-21 Limmagine del lago del cor appartiene al linguaggio della poesia stilnovistica. Dante ha trascorso tutta la notte nella selva e il colle della purificazione gli appare allalba. Allegoricamente la notte il momento del peccato, mentre la luce del giorno annuncia larrivo della grazia. Le similitudini della commedia vv. 22-27 La similitudine esprime con efficacia la nuova consapevolezza di Dante che sa di aver scampato il pericolo della dannazione. Si opera una sorta di sdoppiamento in Dante personaggio, tra il suo corpo gi tranquillo e in riposo e la sua mente spaventata dal grave pericolo. Guatare indica unazione pi intensa del semplice osservare. Il colle e lascesa verso dio vv. 28-30 Il verso 30 offre al lettore unindicazione letterale che pu avere anche contenuto allegorico, il piede a restare pi in basso era quello fermo, cio di appoggio. Il senso allegorico pu essere un primo tentativo di superare il livello del peccato. Il fatto che il piede pi saldo sia quello pi vicino alla valle indicherebbe la debolezza della volont. La solitudine del cammino significherebbe che pochissimi riescono a risollevarsi dopo essere caduti nel peccato. Piaggia ha origine dal latino medioevale plagia e consiste in una leggera salita a met strada tra la pianura e una parete montuosa ripida. La lonza vv. 31-36 La lonza un felino di grandi dimensioni dal pelo maculato. La bellezza del pelo e la grazia dei movimenti fanno pensare che con la lonza Dante voglia rappresentare allegoricamente la lussuria, solitamente il primo peccato giovanile e anche il primo che si incontra nella Commedia. Il viaggio inizia sotto un buon auspicio vv. 37-43 La perifrasi cosmologica indica la costellazione dellariete, quella che accompagna linizio della primavera, secondo le credenze del tempo la primavera era una stagione augurale. La situazione tale da suscitare speranza in Dante nonostante lapparizione della prima fiera. primavera, il periodo pi favorevole per il bene delle anime. Il leone vv. 44-45 Tutte e tre le bestie vengono presentate molto rapidamente, ad indicare limprevista velocit con cui le tentazioni del peccato appaiono a contrastare il proposito di raggiungere la beatitudine simboleggiata dal colle. Il leone secondo linterpretazione pi antica lemblema allegorico della superbia. La lupa vv. 46-54 Linterpretazione allegorica pi adatta sembra essere quella della cupidigia, cio avidit di ricchezze materiali e onori terreni che porta alla rovina gli uomini (molte genti). uno dei peccati pi deleteri per la vita civile, causa della corruzione politica e sociale di Firenze e del tempo di Dante in genere.

Il buio della selva e del male vv 55-60 Stato danimo di Dante: gi fiducioso in un felice esito della sua ascesa invece costretto a tornare nello smarrimento rappresentato dal buio della selva (l dove l sol tace - sinestesia). Nb. Solo la lupa in grado di far precipitare Dante: la lonza non mi si partia dinanzi al volto; il leone parea che contra me venisse; ma la lupa mi ripigneva l dove l sol tace. Apparizione di Virgilio vv 61-66 Apparizione improvvisa (mi si fu offerto). Significato allegorico: Virgilio rappresenta la ragione, guida di Dante nel viaggio infernale. Quindi, la ragione che ha taciuto a lungo nellanimo del peccatore flebile quando si fa sentire di nuovo. Ruolo di Virgilio vv 67-69 adiuvante o docente di Dante, figura tipica delle visioni, racconti di viaggi mistici che secondo i loro autori erano stati compiuti realmente per volont divina ma dalla sola anima dei protagonisti. Dante riesce a fondere il genere della visione con quello del viaggio, cos da creare un personaggio che compie per volont divina un viaggio autentico. Virgilio in Dante e nel medioevo vv. 70-78 Virgilio umanamente animato da religiosit e rettitudine, soffre profondamente per non essere stato raggiunto dalla parola di Cristo. Dante influenzato dallaura di cui questo autore era circondato nel medioevo: fu sempre letto con ammirazione per le sue qualit letterarie e morali. I contemporanei di Dante vedevano in lui un precursore dello spirito cristiano. Dante celebra Virgilio vv 79-87 Il peccatore Dante si sottomette alla ragione (vergognosa fronte chinata davanti al maestro). Autore un latinismo; nel Convivio, Dante stesso spiega che autore definibile chi possiede sicura veridicit e diventa perci modello da imitare. Viaggio nei regni dellaldil vv 91-99 Due cammini che permettono di raggiungere la felicit terrena: uno definito buono quello della vita attiva - ; laltro definito ottimo, puramente spirituale, che ha come meta la felicit contemplativa. Il corto andar simboleggia il cammino pi breve, ovvero attraversare i tre regni per purificare la sua anima dai vizi rappresentati dalle tre fiere. La profezia del veltro vv. 100-108 La prima profezia una delle pi complesse e misteriose; unica profezia vera e propria e non post eventum come le successive. Nessuno sa chi sia tuttora il personaggio che si cela dietro il veltro (cane da caccia). Egli sar saggio, entusiasta verso il bene e virtuoso; Dante profetizza che un uomo riuscir a distruggere la cupidigia e ad annullarne lazione sulla vita degli uomini imperante nella vita civile e politica del suo tempo. Le interpretazioni sono numerose, ma le pi accreditate vedono nel veltro limperatore Arrigo VII o il signore di Verona Cangrande della Scala. Anticipazione del viaggio vv. 112-129 Virgilio accompagner Dante per inferno dove la peggiore pena leternit senza possibilit di perdono, e purgatorio, il cui foco rappresenta linsieme di pene a cui sono sottoposte le anime per purificarsi; Virgilio per si far da parte per quanto riguarda il paradiso: la sola ragione allegoricamente non pu condurre a Dio, nella concezione dantesca propria di tutta la sua epoca. CANTO II Dante uomo solo con i suoi dubbi vv. 1-3 Dante avverte la sua eccezionalit: egli il solo tra gli uomini a vegliare e a prepararsi a una grave fatica, mentre tutti gli altri si abbandonano al riposo. Veritiero resoconto del viaggio vv. 4-6 Laffermazione di non poter commettere errori non segno di presunzione; Dante come uomo si spoglia di ogni qualit che possa porlo al di sopra dei suoi simili. Guerra e pietate: la prima rappresenta il disagio anche fisico che sar provocato dallaspro cammino per il regno infernale. La seconda esprime langoscia causata dalla vista dei tormenti delle anime dannate. Invocazione alle muse vv. 7-9 Allinvocazione rituale alle muse lautore ne affianca una molto originale, rivolta alla propria capacit intellettuale. Dante rimane fedele al suo credo, ma in questo momento rivolge lattenzione al suo difficile compito di artista, perch sar importantissimo esporre nel modo migliore lesperienza della sua missione. Dante sulle orme di Enea vv. 10-15 Comincia lalto passo, il brusco salto dalla dimensione umana a quella dellaldil. Dante non dubita affatto che il viaggio possa realmente compiersi: la sua esitazione riguarda esclusivamente le proprie capacit. Enea, come San Paolo, ha compiuto il viaggio perch investito di unaltissima missione. Dante mostra indirettamente che stato scelto da Dio per tale percorso a causa di una missione altrettanto importante. Interpretazione dantesca dellimpero romano vv. 22-24 Il discorso su Enea offre a Dante il pretesto per discutere di argomenti politici che gli stanno a cuore e che assumeranno una funzione decisiva nel suo viaggio nellaldil. La missione cristiana di Enea vv. 25-27 Si noti come Dante, secondo la maniera tipica del suo tempo, cristianizzi qualsiasi evento storico o fatto leggendario.

Dante sulle orme di S. Paolo vv. 28-30 Il viaggio di Paolo, contrariamente a quello di Enea, una verit della fede. Dante non si sente pi obbligato a giustificare pi a lungo il ricorso al viaggio di s. Paolo per conferire legittimit e dignit alla propria incipiente avventura. La follia di chi osa sfidare Dio vv. 34-36 folle qualunque azione compiuta con le sole forze della ragione umana, senza lavallo e laiuto della volont divina, in sostanza lagire presuntuoso delluomo al di l dei limiti che Dio ha posto al suo sapere e al suo fare. Dante e la saggezza di Virgilio; Virgilio incoraggia Dante vv. 37-48 Viene invocata la saggezza che viene a Virgilio dalla pratica della poesia. messo in luce lo stato danimo di Dante personaggio, incapace di affrontare il suo difficile compito. Magnanimo esprime grandezza morale, capacit di autovalutare molto s stessi e le proprie azioni, come spiega lo stesso Dante; Magnanimi sono infatti gli spiriti del limbo, da cui Virgilio stesso proviene. Lintercessione di Beatrice e di altre due donne benedette vv. 58-66 Virgilio riporta le parole di Beatrice: ella stessa riporter la parole rivoltele da S. Lucia, che a sua volta affermer di essere stata istruita dalla Vergine Maria. Teologia e ragione collaborano per il bene di Dante vv. 67-75 Allegoricamente, la teologia indica alla ragione la possibilit di condurre Dante verso la Dritta via. Viene sottolineata leccezionalit della venuta dal cielo di Beatrice, che ha rinunciato temporaneamente alla sua perfetta felicit. Lintervento della Madonna in favore di Dante vv. 94-99 La donna gentile la madonna, il cui nome, come avviene per quello di Dio, non viene pronunciato direttamente nellinferno. Il gesto di compassione della madonna nei confronti di Dante, che la spinge a mandare Virgilio in suo aiuto comunque nobile e umano in accordo con la sua natura misericordiosa e generosa. Santa Lucia vv. 97-99 Essa rappresenta la grazia illuminante; le tre donne pietose, contrapposte simmetricamente alle tre fiere del canto I, rappresenterebbero le tre virt teologali: Maria la carit, Lucia la speranza, Beatrice la fede. Gerarchia celeste delle tre donne benedette vv. 100-120 La madonna, poi s. Lucia e infine Beatrice si muovono per il bene di Dante. Delle tre donne, la pi vicina a Dante Beatrice, e al tempo stesso quella che pur appartenendo alla schiera dei beati, mantiene la sua natura umana. In tutta lopera sempre presente la mediazione di questo personaggio femminile per condurlo verso le mete pi alte. Sostegno di Virgilio vv. 121-126 Virgilio capace, quando il momento, di usare toni duri col suo allievo, per il suo bene e spesso per suscitare in lui il coraggio necessario per affrontare il cammino. CANTO III Lanticamera dellinferno vv. 1-3 La citt dolente il regno della sofferenza infernale, e citt inteso nel senso latino medioevale di civitas, cio stato, regno. La citt dolente dellinferno si contrappone esattamente al regno divino del paradiso. Origine divina del primo regno vv. 4-9 Linferno luogo necessario perch perfettamente giusto, come la giustizia divina infallibile ha stabilito (giustizia mosse). Liscrizione sulla porta allude allantichit estrema dellinferno: esso fu creato dalla caduta rovinosa di Lucifero, primo degli angeli ribelli a Dio. Limperativo seguente lasciate ogne speranza, segna linappellabilit della pena infernale, e appunto la sua eternit. Virgilio rassicura Dante vv. 10-15 Virgilio intuisce rapidamente quali sentimenti nascano nellanimo del suo protetto. Quindi non esita a rassicurarlo, con la sua pronta risposta, e a incoraggiarlo a reagire alla novit dellesperienza. Inferno aldil senza Dio vv 16-18 La pena pi grave che accomuna tutte le anime dannate lassenza irrimediabile di Dio. Paesaggio infernale vv. 22-24 Tinte scure, suoni provocati dalla sofferenza dei dannati. La scena rapida ed efficace; tutto incentrato, data loscurit dellambiente, sulle sensazioni uditive di Dante. Guai avvicina i lamenti dei dannati ai guaiti animaleschi. Partecipazione di Dante v. 24 Lacrime versate da Dante: primo manifestarsi di quella guerra de la pietate (canto II, vv. 4-5). Allegoricamente il pianto delluomo alla vista dei tristi effetti del peccato. Dominante uditiva dellinferno. Vv. 25-30 Potenza del cumulo di sensazioni negative ancora imperniate sulludito e linsistenza delloscurit che avvolge. Ignavi vv. 34-57 A queste anime sono attribuiti epiteti di sdegnoso disprezzo: misero nel senso di miserando, spregevole, e triste quasi sinonimo, nel senso di sciagurato e vile. Ignavi sono coloro che nella vita terrena non ebbero mai abbastanza coraggio da prendere una decisione e schierarsi da una parte o dallaltra. Tale collocazione da attribuirsi allinvenzione dantesca. Sdegno contro il comportamento di chi non ha il coraggio di operare una scelta rischiosa; Virgilio dimostra con le sue parole che gli ignavi sono indegni persino che si discuta di loro: ne riferisce molto breve perch sollecitato da

unesplicita domanda, ma chiude in fretta largomento. La nsegna descritta una specie di bandiera, per contrappasso analogia o antitesi alla colpa commessa. Celestino V vv. 58-60 Coerentemente con il disprezzo e loblio sopra manifestati, dante non nomina alcuno degli ignavi, ma con questa perifrasi ne indica emblematicamente uno; Celestino V, che nel 1294 rinunci alla carica papale ritenendosi indegno. Caronte vv. 82-87 Dopo Virgilio, il primo incontro importante dellinferno Caronte, il nocchiero dellAde. Caronte arriva attraverso il filtro delleneide virgiliana. Altro tramite sono per dante i padri della chiesa, che interpretarono dei e demoni della religione pagana come personificazioni dei diavoli del mondo cristiano. La descrizione di Caronte fatta da Dante ben diversa a quello di Virgilio: molto meno statica e descrittiva, molto pi dinamica e insistita su particolari efficaci. Anche Caronte partecipa allinfelicit dei dannati, costretto a dividerne la sede eterna, e sembra che con le sue violente parole e azioni voglia sfogare la propria impotente collera contro la volont divina. Divieto per dante vv. 88-93 Caronte mostra di essersi subito accorto della condizione di anima viva di Dante, e tenta di impedirgli lingresso nellinferno. Caronte profetizza inoltre la salvezza di Dante, che gli impedisce, in quanto servo delle potenze infernali, di ammettere la sua presenza al di l dellAcheronte. Impotenza del male contro il potere salvifico della ragione vv. 94-99 Vuolsi cos col dove si puote ci che si vuole: Virgilio riduce al silenzio Caronte, pur sempre dio a comandarlo, ed egli costretto allobbedienza. Il gesto di Virgilio corrisponde allegoricamente allazione regolatrice della ragione, che ha il potere di fermare il male. Bestialit delle anime dannate e crudelt di Caronte vv. 100-120 Viene messa in evidenza la condizione di nudit, di estremo squallore e di totale perdita di dignit umana delle anime dannate. Caronte simile a un diavolo che tormenta i dannati: occhi di bragia, Caron dimonio. Al v. 118 il poeta viene contagiato dallatmosfera di angoscia di cui lambiente infernale inevitabilmente lo pervade. Passaggio allinferno vv. 127-136 Il canto ha termine con lespediente del terremoto, che provocando lo svenimento di Dante, far s che il pellegrino varchi misteriosamente il confine del regno infernale, risolvendo il problema narrativo dellimpossibilit di essere traghettato da Caronte. La chiusa di questo canto un caso di guerra del cammino, ovvero difficolt oggettiva per lasperit del percorso. CANTO IV Il drammatico risveglio di Dante vv. 1-3 Cos come aveva perso conoscenza, senza spiegazioni, per puro effetto dellazione divina, il pellegrino torna in s, e al risveglio si ritrova nel luogo che per primo doveva raggiungere, linferno. La vista, garanzia di consapevolezza di fronte al primo cerchio vv. 4-12 Il termine riposato ha due possibili interpretazioni: o da intendersi nel senso di ristorato dal sonno oppure nel senso di riabilitato alla sua funzione. Labisso infernale dolorosamente riempito dai lamenti di infiniti spiriti dannati in eterno. Pallore di Virgilio vv. 13-18 Per la prima volta Virgilio parla al pellegrino senza aspettare una sua sollecitazione, incitandolo a cominciare la discesa nel mondo cieco. Dante crede sia impallidito per il terrore e gli manifesta il suo dubbio di poter avanzare. Tale dubbio non offende Virgilio che ha la forza di offrirgli una spiegazione metaforica. Limbo vv. 19-32 Virgilio continua a svolgere la sua funzione di guida senza smarrirsi. Dante, introduce nel suo limbo alcune figure di pagani, ammettendo il concetto inaccettabile per la teologia che un discendente di Adamo potesse essere senza peccato. La sola colpa di coloro posti nel limbo di non aver potuto o voluto credere, perch la fede condizione indispensabile per la salvezza. Il fatto che gli abitanti del limbo non siano sottoposti a supplizi fisici (martri), non significa che non soffrano gravemente a causa dellassenza di Dio. Virgilio qui connotato umanamente dallimpazienza di anticipare la richiesta di spiegazioni consueta del suo protetto. Innocenza degli abitanti del limbo e colpa di mancanza di fede vv. 33-50 Nel limbo non si trovano peccatori, ma persone degne di meriti (mercedi) che per, professando altre fedi, non furono battezzate. Non c macchia di colpa in queste anime, ma solo unassenza, sia pure gravissima, che giustifica la relativa mitezza della pena. Dante personaggio si rammarica che uomini di alto valore intellettuale e morale non abbiano ottenuto la salvezza. Allegoricamente la motivazione chiara: gli spiriti del limbo rappresentano linsufficienza della sola ragione umana. Durante tutto il viaggio con la sua guida, Dante non perde mai occasione di porre domande dottrinali per rafforzare la propria fede: le risposte ottenute diventano dei punti fermi nel suo cammino verso la salvezza. La discesa di Cristo nel limbo vv. 51-63 Virgilio racconta la venuta di Cristo, che vide di persona, dopo cinquantanni di permanenza nel limbo. Dal v. 53 si stende un elenco di personaggi dellantico testamento.

Onore degli abitanti del limbo e giustificazione teologica vv. 64-78 Dante e Virgilio sono in vista di un luogo privilegiato in tutto linferno, lunico che non sia immerso nelloscurit: da questo punto il campo semantico dominante quello dellonore. Persiste una situazione di relativo privilegio: qui sono riunite le anime di persone prive di fede che per si distinsero nellarte o in altre discipline; che di questi onori continuino a beneficiare anche nellaldil ammissibile dal punto di vista teologico (s. Tommaso attenuazioni delle pene per i dannati che hanno commesso opere buone in vita) ma soprattutto voluto dalla sensibilit preumanistica di Dante. I quattro poeti dellantichit vv. 79-90 I quattro si riveleranno ben presto come i poeti che dante meglio conosceva o che pi ammirava: la loro impassibilit non dovuta solo alla condizione di sospensione, cio alla privazione di Dio e allassenza di pena, ma anche alla naturale gravit del loro portamento di spiriti magni. Sono Omero, Orazio, Ovidio e Lucano. Dante seguace di Omero vv. 97-102 Autocelebrazione di Dante per il suo importante ruolo nella cultura medioevale, erede e continuatrice di quella classica, ma superiore ad essa per contenuti e intenti spirituali. Da notare latmosfera quasi stilnovistica fatta di gesti appena percettibili. Castello del limbo vv. 103 117 La schiera dei sei poeti raggiunge lunico luogo di tutto linferno che sia rallegrato dalla luce. La descrizione del castello ha i caratteri del locus amoenus della letteratura classica. Due diversi filoni per il concetto di magnanimit, uno etico laico di eredit aristotelica e uno etico-religioso con sostanziale identificazione fra magnanimit e fortezza. Nella Commedia prevale questultimo. Personaggi ospiti del castello vv. 118-151 Lungo elenco dei personaggi del mondo classico, o comunque legati alla cultura; eroi latini e il principe maomettano Saladino, distintosi per qualit cavalleresche. Tra gli spiriti magni i filosofi si trovano in un luogo pi elevato rispetto agli altri, cos come nella cerchia di Aristotele, Socrate e Platone sono i pi degni della sua vicinanza. Altro elenco di personaggi quali filosofi presocratici, medici, poeti e pensatori, tra cui spiccano anche arabi. Al v. 151 una lapidaria indicazione per ricreare latmosfera infernale: dora in poi non ci sar pi luce sul cammino del viaggio, questa era una sospensione temporanea delloscurit. CANTO V La graduale scoperta del paesaggio infernale vv. 1-3 Al v. 1 la congiunzione cos non chiarisce come i viaggiatori abbiano superato il confine tra i due cerchi; pu indicare semplicemente che il cammino non si mai interrotto da quando Dante e Virgilio hanno lasciato il nobile castello. Dante non presenta al lettore la conformazione dellinferno continua, ma canto per canto fornisce indicazioni sul cerchio che sta visitando. Le sofferenze sono inversamente proporzionali alle dimensioni. Minosse, re e giudice infernale vv. 4-12 Dante trasferisce un personaggio della mitologia classica allinferno cristiano e lo fa di nuovo (come con Caronte) trasformandolo in un demone stizzoso e crudele. Se Caronte era violento e aggressivo contro le anime, Minosse ha un aspetto mostruoso. Egli assolve il proprio compito di giudice esprimendosi per mezzo della coda. Il giudice individua il comparto dellanima del peccatore che fa per lei dopo che ha confessato ogni peccato, e lo comunica avvolgendosi nella coda un numero di volte pari al grado o al cerchio in cui lanima deve precipitare. Nonostante lapparenza di mostro, Minosse mantiene e svolge perfettamente il suo ruolo specifico. Disumanit delle anime dannate vv. 13-15 I movimenti dei dannati sono passivi e meccanici. Qui, anche le individualit e non solo le folle di dannati, mostreranno la loro nudit spirituale, restando in eterno fissati nellatteggiamento peccaminoso che caus la loro dannazione. Ammonimento di Minosse vv. 16-20 Le ultime parole di Minosse, ancora con una parvenza di dignit umana, sono modellate sul concetto gi classico e poi cristiano della facilit di percorrere il cammino che conduce al male. Replica di Virgilio a Minosse vv. 21-24 Grandeggia la figura di Virgilio, sia come personaggio che dal punto di vista allegorico. La formula che usa in replica al giudice infernale quella gi usata per Caronte. Le parole della guida qui hanno il potere di cancellare dalla scena Minosse; dalla terzina successiva lattenzione si focalizza sulle anime del cerchio e la loro pena. La bufera dei lussuriosi vv. 25-33 La componente sonora domina questo cerchio. Da questi suoni impressionanti il pellegrino pu intuire quale pena stiano subendo i dannati: per contrappasso, come nella vita terrena si erano lasciati trascinare dalla lussuria, cos ora, in eterno, sono trascinati e percossi da un turbine in cui dominano forze in conflitto. Lussuria, il primo peccato dincontinenza vv. 37-51 probabile che dante abbia compreso autonomamente la causa della dannazione per queste anime. Dante qui presenta due similitudini con il volo di due uccelli, gli storni e le gru. Storni hanno un volo molto irregolare, la scelta di dante per la similitudine con le traiettorie disordinate dei lussuriosi improntata al realismo, con una successione di monosillabi che pone laccento sulleternit del tormento. Un altro gruppo di anime invece si distingue per il loro volo in fila

indiana, come negli stormi di gru. Dante particolarmente incuriosito da questo particolare stormo di spiriti e ne chiede notizia al suo maestro. Lungo elenco di lussuriosi vv. 52-69 Le anime citate volano nella bufera una dietro laltra. Li accomuna il fatto dessere state vittime di morte violenta a causa delle loro passioni amorose. Le emozioni di Dante vv. 70-72 Il senso di piet che prende il personaggio Dante alla vista di tanta morte e dannazione provocata dal dolce sentimento damore. Senza questa piet non sarebbe possibile la purificazione del peccatore: il pellegrino Dante vivo e prova emozioni. Paolo e Francesca vv. 73-75 Le due anime di Francesca e Paolo attirano lattenzione di dante, perch a differenza degli altri procedono in coppia. la prima volta che dante prende liniziativa di colloquiare personalmente con delle anime dannate. Dante chiama le anime a s vv. 76-81 dante che prega i due dannati di raccontare la storia dei loro dubbiosi disiri, ed Francesca che rievoca il disiato riso cosicch il tono dellepisodio raggiunto nella consonanza simpatetica fra colei che racconta e colui che ascolta per poter a sua volta raccontare. Similitudine con le colombe vv. 82-87 Con la coppia di Francesca e Paolo, che sembrano condividere listinto di innocenti colombe, la plumbea tempesta pare pacificarsi permettendo quasi di dimenticare linferno. Francesca e i mali dellamor cortese vv. 88-93 Luso del linguaggio stilnovistico non una scelta casuale: permette a Dante di collocare il personaggio, o meglio ci che questo rappresenta in un preciso ambito, quello della letteratura che vedeva protagonista lindiscusso amore, idealizzato ed esaltato come supremo sentimento dellanimo umano. Nb. <perso> significa originariamente persiano, indica il colore delle stoffe portate dalloriente, un porpora scuro tendente decisamente al nero. Francesca esprime il desiderio di formulare una preghiera. Ma dietro lapparente serenit delle parole, regna la disperazione (mal perverso). Lo spirito di Francesca ha intuito che dante rispetta i principi della sua educazione cortese. Sa che la sua comprensione gli viene da unesperienza che li accomuna e gli augura di non dover mai condividere anche la sua dannazione. Francesca vv. 94-99 Giunti nel punto del cerchio dove gi si trovavano Dante e Virgilio, anche Francesca e Paolo possono godere di una breve sospensione della pena fisica , perch la volont divina concede al pellegrino, per il bene della sua anima, la possibilit di un vero colloquio. Linnamoramento secondo la societ cortese vv. 100-108 Celebri i versi 101-105 che esprimono la teoria dellinnamoramento cortese, che la divulg con trattati, poemi e liriche di straordinaria popolarit. Allamore di Paolo corrisponde subito il medesimo sentimento da parte di Francesca. La vera ragione per cui lei dannata la sua passione adulterina e non certo la sua morte fisica. Gli effetti del sentimento che leg lei a Paolo perdurano ancora, destinati a perpetuarsi in eterno. Come Dante invitato a osservare (come vedi), tali eventi per non sono certo quelli teorizzati dai trattati sullamore o dalle stesse poesie degli stilnovisti. Coinvolgimento di Dante vv. 109-114 Turbamento di Dante. Lamore di cui il poeta parla non gi pi il nobile sentimento cantato dagli stilnovisti, ma la furiosa passione generatrice di dolore, morte e dannazione che mai non resta nella pena di questo cerchio, in cui per contrappasso trasformata. Sensi di colpa di un autore di liriche damore vv. 115-120 Il coinvolgimento tale che Dante non risponde nemmeno alla domanda di Virgilio (che pense?). la partecipazione, la piet vera e propria verso i due amanti nascono in lui dalla consapevolezza di aver commesso lo stesso loro peccato anche se non in maniera cos grave da meritare la dannazione. Esempio fatale di Lancillotto e Ginevra vv. 130-138 Le affinit tra la leggenda di Lancillotto e Ginevra e la situazione vissuta dai due cognati sono numerose. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: Galeotto, personaggio romanzesco del ciclo arturiano, fu il garante dellamore tra Lancillotto e Ginevra. Al v. 138 Francesca ammette eloquentemente che i successivi incontri tra i cognati non furono dedicati alla lettura, bens allimitazione delle avventure amorose dei celebri amanti leggendari. Pianto di Paolo e svenimento di Dante vv. 139-142 Ci si accorge solo ora della presenza di Paolo: come Virgilio, rimasto in ombra permettendo ai due personaggi chiave dellepisodio di dialogare e mettere in evidenza lintensa comprensione che li lega. Tuttavia si noti come questo secondo svenimento di Dante sia a differenza del precedente che chiudeva il canto III scaturito da unautentica emozione, e pi definitivo (come corpo morto) perch segno di un mutamento importante avvenuto nellanimo di Dante. un caso di guerra de la pietate.

CANTO VI Brusco passaggio a una nuova pena vv. 1-6 Il pellegrino si accorge bruscamente di essere giunto ancora in modo misterioso in un altro cerchio. Esso rinchiude il secondo gruppo di peccatori per incontinenza: i golosi, che a giudicare dal cumulo di forme verbali ai vv. 5-6 sono una folla confusa e numerosa. Degradante condizione dei golosi vv. 7-12 Il senso di repulsione e di disgusto che prova Dante alla vista di questa pena non grave ma degradante evidenziato dal verbo pute e dal dimostrativo questo che implica una sfumatura di disprezzo, quasi come se dicesse questa roba. Cerbero, terzo mostro infernale vv. 13-18 Lautore si lascia solo in parte influenzare dalle sue fonti classiche, mescolando a esse suggestioni della dottrina e iconografia cristiane. Ne nasce un essere in cui lelemento umano ancora presente (barba, ventre, mani) ma insidiato e reso ancora pi ributtante da quello ferino. Cerbero sintetizza in s le qualit negative dellingordigia, che, ben meno innocua di quanto possa sembrare, strettamente imparentata con la disonesta avidit di chi antepone il proprio vantaggio al bene comune. Metamorfosi infernali: i golosi e cerbero vv. 19-33 Continua il tema della confusione tra umanit e bestialit. I golosi hanno perso i lineamenti umani, di cui ancora esisteva traccia nelle anime del primo cerchio. La loro debolezza di peccatori che non hanno saputo vincere i vili istinti della gola durante la vita, si cristallizza per leternit. Cerbero si comporta come Caronte e Minosse, opponendosi alla presenza dei due visitatori. A Virgilio basta un semplice gesto per zittirlo. Paragone con leneide: il materiale usato per zittire cerbero era pi nobile: una focaccia rituale di miele misto a erbe tranquillanti; nellinferno cristiano, il nuovo cerbero non merita nulla pi del fango. Incontro con Ciacco vv. 37-42 Rapidit, modi bruschi e linguaggio realistico sono i tratti distintivi del personaggio di Ciacco, rielaborazione di una figura storicamente esistita, e insieme rappresentazione simbolica dellabbrutimento politico di Firenze. Per la prima volta dante conosce lemozione dessere interpellato da unanima dannata. Dialogo tra Ciacco e Dante vv. 43-51 Ciacco non viene neanche sommariamente descritto. Il dialogo tra Dante e Ciacco segnato da bruschi attacchi e interruzioni, come se gli costasse un grande sforzo servirsi della parola, facolt umana per eccellenza, essendo ormai sprofondato in condizione semianimale. Ciacco vv. 52-57 Per questo personaggio non stata trovata ancora una sicura identificazione storica. Odio politico che divide Firenze vv. 58-63 Firenze dominata dalle passioni di parte, dallinteresse personale e dalla discordia. Dante pone a ciacco tre domande precise, tutte riconducibili allansia di conoscere lopinione di Ciacco sui mali di Firenze: dante la definisce citt partita (spaccata in due dalla politica), ciacco la definisce piena dinvidia. La profezia di ciacco vv. 64-66 La profezia di Ciacco naturalmente una predizione post eventum, vi sono narrati avvenimenti che gi alla primavera del 1300 facevano parte della storia. Dante qui non fa riferimento al proprio personale destino di esule e c quindi la possibilit che abbia composto questo canto prima del 1301, anno in cui venne emessa la condanna nei suoi confronti. Bonifacio VIII e Dante vv. 67-72 Nel 1302 cadono i guelfi bianchi a Firenze e al potere salgono i neri, grazie allintervento di tal, ovvero papa Bonifacio VIII, responsabile quindi del bando del poeta che lo prese come acerrimo nemico. Fiorentini, popolo corrotto vv. 73-75 I mali di Firenze sono riconducibili ai tre vizi che impediscono la convivenza civile, primo fra tutti il falso orgoglio di parte, nemico di ogni ragionevole pacificazione, unito alla tracotanza dei nobili che credono di essere superiori agli altri cittadini. Linvidia di questi ultimi, specialmente i borghesi arricchiti, che non si rassegnano ad una posizione subalterna. la cupidigia e la sete di potere che fa mettere in secondo piano il bene comune. Elenco di illustri fiorentini vv. 76-84 Tutti i personaggi citati si trovano allinferno, ma addirittura in gironi inferiori a questo, quelli che ospitano i responsabili dei pi spaventosi peccati. Politici fiorentini corrotti e dannati vv. 85-87 Latteggiamento di Dante quello di un moralista profondamente deluso dalla classe sociale nella quale aveva riposto la sua fiducia di onesto uomo politico: la borghesia che faceva capo alla parte bianca. Brusca conclusione del dialogo di Ciacco vv. 88-90 Il discorso di Ciacco si chiude bruscamente al v.90 offrendo lo spunto per una discussione tra Virgilio e Dante. Prima di tacere per il goloso fiorentino chiede di portare il suo ricordo nel mondo dei vivi. Cecit dei dannati e giudizio universale vv. 91-99 Riferimento agli occhi, segno luminoso di vita interiore. Immagine antitetica di cecit, condizione dei dannati rinchiusi nel cieco mondo dellinferno, dogni luce muto. Dal vv. 94 a 99 si evoca il momento in cui secondo i dogmi cristiani ci sar il giudizio universale, con immagini di spazi e tempi indeterminati, al di l della capacit di immaginazione umana.

Nuova condizione dei dannati vv. 100-111 Dante chiede se dopo la fine del mondo e il giudizio universale, cambier qualcosa nella sofferenza dei dannati, cio se il ricongiungimento coi corpi fisici rappresenter per loro un aggravarsi della pena. La risposta di Virgilio fa appello alle conoscenze dottrinali del suo allievo (scienza). Gli fa comprendere che i tormenti dei dannati sono destinati ad aumentare perch in quanto privi della grazia divina, non saranno mai perfetti (vv. 109-110) Passaggio al cerchio successivo e Pluto vv. 112-115 Il finale del canto quasi unintroduzione al successivo, e questa volta senza espediente narrativo dello svenimento di Dante. Per la prima volta descritta, anche se con un solo cenno, la forma del sentiero percorso dai due pellegrini. Pluto (v. 115) era il dio della ricchezza della mitologia greca. Con lepiteto di gran nemico Dante vuole significare che lavidit di ricchezza, di cui Pluto il simbolo vivente, la peggiore nemica dello spirito. CANTO X Il paesaggio deserto della citt di Dite vv. 1-3 Il paesaggio appare deserto di anime e solenne nella sua vastit. Rinnovata fiducia per Virgilio vv. 4-6 Apostrofe in tono alto per il maestro ,espressione metonimica: virt somma. A dante sta a cuore conoscere di persona qualcuno degli eretici, lo si deduce dai due imperativi parlami e sodisfammi al v. 6 Gli eretici dopo la fine del mondo vv. 7-12 Tutti probabilmente riferito ai dannati; secondo altri alle coperture dei sepolcri. Afferma Virgilio che per adesso possibile parlare con gli eretici: le tombe rimangono aperte in attesa di ancora numerose schiere di dannati per eresia. Gli epicurei al tempo di dante vv. 13-18 I seguaci di Epicuro sono in senso lato coloro che negano limmortalit dellanima, le menti scettiche e materialistiche. Secondo tale filosofo, lanima, come il corpo composta da atomi corruttibili, destinati a dissolversi completamente con la morte fisica. La frase lanima col corpo morta fanno sintetizza ladesione degli eretici qui puniti a una concezione materialistica, atea e anti-teologica dellesistenza. Improvvisa comparsa di Farinata degli Uberti vv. 22-33 Farinata il primo nome fatto da Dante quando si era informato da Ciacco sulla sorte di alcuni antichi concittadini. Il dialogo tra Dante e Farinata si apre allinsegna della nobilt (parlando onesto) e dellamor di patria (nobil patria). Risalta il dolore che Farinata prova per il male provocato alla sua citt, il suo indomabile amore per la sua terra, la sua indistruttibile passione politica. Egli fu uno dei pi prestigiosi capi della fazione ghibellina dotato di qualit strategiche e straordinario coraggio. Dialogo tra Dante e Farinata vv. 34-51 Dante personaggio subito attratto dal nuovo interlocutore. Il fatto che di Farinata si possano vedere petto e fronte, le parti considerate pi nobili del corpo umano, sede del coraggio e dellintelligenza, un segno evidente della sua condizione eccezionale tra gli abitatori dellinferno: non solo non ha perso la sua fisionomia umana, ma addirittura possiede una dignit elevata, superiore a quella di qualsiasi altro dannato incontrato finora. Farinata, pur condannato per le sue colpe religiose, emerge con dignit e nobilt intatte. Egli quasi sdegnoso, ovvero ancora nobile e consapevole della propria grandezza morale. La condizione di superiorit di Farinata e di inferiorit di dante espressa visivamente dalla posizione elevata del primo rispetto al secondo (al pi de la sua tomba) e dallatteggiamento quasi altezzoso (quasi sdegnoso) di questultimo, che conserva anche nella dannazione, lantico orgoglio. Antica superbia di un ghibellino vv. 43-48 Tanta fiera alterigia di fronte alla disponibilit e quasi umilt di Dante personaggio fa cambiare atteggiamento anche a questultimo, che diventa altrettanto impetuoso. Pronta reazione di un guelfo vv. 49-51 Dante personaggio qui sfodera la sua abilit di parola. Ferisce altrettanto duramente Farinata, anzi, lo vince con i suoi ben validi argomenti. Ci esempio di unaggressiva abitudine tipicamente comunale, il cosiddetto improperium che consisteva nello scambio di vicendevoli accuse o rimproveri. Cavalcante Cavalcanti vv. 52-60 Il suo atteggiamento ben diverso da quello del suo compagno di pena: mentre Farinata impettito e fiero, Cavalcante umile e prostrato. Latteggiamento diverso riflette il diverso stato danimo dei due dannati. Come tutti i pensieri di Farinata sono rivolti alla politica, cos quelli di Cavalcante lo sono alla sorte del figlio. Lautore ha avvicinato tali figure per mostrare lanalogia che sta nella fissit dellattaccamento cieco a realt ristrette, che non lo valgono. Nei gesti e nelle parole di Cavalcante le allusioni alla vista sono ricorrenti, quasi ossessive, cos che il contrasto con la situazione di cecit infernale sia ancora pi evidente. La domanda di Cavalcante serve a Dante per prendere le distanze dallatteggiamento di Guido Cavalcanti, estremista al limite delleresia; inoltre Cavalcante crede che la possibilit di compiere questo viaggio da vivo venga a Dante solo dallaltezza delle sue conquiste filosofiche, del tutto laiche e terrene. Cavalcante cieco: non sa nemmeno se il figlio ancora vivo. Condanna di un amico vv. 61-63 Dante reputa che Guido Cavalcanti ebbe eccessiva fiducia nelle sue capacit intellettuali esclusivamente umane, disdegnando laiuto della grazia divina. Equivoco sulla morte di Guido vv. 64-72

Disperazione paterna di Cavalcante, tratto in inganno dalle parole di Dante. Egli crede infatti che, avendo Dante parlato di suo figlio al passato, questi sia morto. Ritorno di e profezia di Farinata: lesilio di Dante vv. 73-84 Inizio del secondo dialogo con Farinata, definito magnanimo. il medesimo epiteto usato per descrivere Virgilio e gli abitanti del Limbo. Vv. 79-80 : la duplice perifrasi dovrebbe indicare il periodo di tempo tra il colloquio e il fallito tentativo di Dante di tornare dallesilio, che avvenne nel luglio 1304. un periodo, dunque, di quattro anni e due mesi. Battaglia di Montaperti e magnanimit di Farinata vv. 85-93 La perifrasi dei vv. 85-86 fa riferimento alla battaglia di Montaperti del 1260 in cui i fiorentini furono duramente sconfitti dallesercito ghibellino. Segue grande riconoscimento di Dante al valore di Farinata, che in questi versi acquisisce le sfumature positive che aveva gi parzialmente approfondito con lintervento precedente. Solidariet di Dante vv. 94-99 Dante personaggio si adegua alleloquenza dignitosa di Farinata per chiedere un chiarimento. Egli si sente unito a Farinata dalla medesima onest e dal medesimo ingiusto destino di condanna. La mala luce delle anime dannate vv. 100-108 La similitudine con il difetto visivo della presbiopia simbolica: la mala luce lingannevole sapere degli eretici che cedettero di poter raggiungere la vera conoscenza al di fuori della teologia: gli eretici vollero allontanarsi dalla verit divina e ora sono puniti non potendo guardare che lontano (contrappasso oltre ai coperchi infuocati). Piet di Dante per Cavalcante vv. 109-114 Il pellegrino prova piet perch Cavalcante sprofondato nello sconforto in seguito allequivoco precedente riguardo il figlio Guido. Eretici nascosti nella tomba di Farinata vv. 115-120 La tomba che ospita Farinata colma di altri illustri personaggi, allinferno sempre per questioni politiche. La paura di Dante e la prefigurazione di Beatrice vv. 121-136 Il rapporto che si instaurato tra Virgilio e Dante fa s che non ci sia bisogno che il discepolo manifesti il suo turbamento. La perifrasi ai vv. 131-132 indica Beatrice; si evoca dunque la donna-angelo. I due pellegrini riprendono il cammino procedendo verso sinistra. CANTO XXIII Unandatura da frati francescani vv. 1-3 Dante e la sua guida procedono in fila indiana; il paragone con i frati minor, cio quelli dellordine francescano, che in obbedienza alla regola imposta dal loro fondatore San Francesco, camminavano uno dietro laltro. Favola del topo e della rana e rissa dei Malebranche vv. 4-57 La zuffa tra i due diavoli caduti nella pece (inf. XXII vv. 133-144) confrontata con una favola di Esopo. Vv. 19-24: terrore che prova dante per un probabile inseguimento dei due diavoli. Vv. 25-33: le parole di Virgilio sono un esempio di raffinatezza stilistica che corrisponde ad una integrit interiore esemplare: come il suo discepolo ansioso e spaventato, cos il maestro appare calmo e composto. Tuttavia non tranquillo nemmeno lui; i pensieri di Dante corrispondono esattamente ai suoi, improntati alla medesima paura. Il legame tra il pellegrino e la sua guida diventato cos viscerale che Virgilio non pi solo padre, ma addirittura madre, con tutti i presupposti di istinto materno e spirito di sacrificio che questo ruolo comporta. Ai vv. 53-54 si noti lantitesi tra gi e sovresso noi: antitesi che si instaura tra la precipitosa corsa verso il basso dei due fuggiaschi, e il rapace affacciarsi dallalto dei pericolosi inseguitori. I dannati silenziosi e lenti della sesta bolgia vv. 58-66 vv. 61-66: questi dannati sono gravati dal peso di grandi cappe di piombo, anche se verniciate esternamente in modo da apparire doro. Sono gli ipocriti, quelli che nella vita esposero di s unimmagine tanto gradevole e degna di fiducia quanto falsa, perch non corrispondente alla loro natura interiore. C una similitudine ispirata alla vita monastica (le cappe dei dannati). probabile che questo particolare alluda allalta percentuale di ipocriti presenti proprio negli ordini ecclesiastici in generale, come sembra confermare, in seguito, lincontro con i due frati godenti e con due sommi sacerdoti del sinedrio di Gerusalemme. Il peso della falsit vv. 67-72 Lesclamazione al v. 67 insiste sulla condizione penosa degli ipocriti: essi sono condannati a portare, in senso metaforico e letterale, il peso della loro falsit, che questa volta per appare proprio attraverso la loro lentezza innaturale. Un incontro cercato vv. 73-81 Dante prega Virgilio di trovargli qualcuno con cui dialogare, qualcuno dalla biografia esemplare (al fatto), o che comunque porti un nome famoso, tale da poter essere significativo quando ne parler nel suo racconto in versi. La novit scenica consiste qui nel fatto che un dannato precede la risposta del maestro. Due ipocriti curiosi vv. 82-93 Gli ipocriti hanno perso la salvezza ma non il brutto vizio di apparire piuttosto che essere: quindi mostrano col viso la gran fretta de lanimo di avvicinarsi a Dante. V. 90: il loro indumento chiamato stola, uno dei termini tecnici per labito indossato dai frati, come il precedente cappa, a conferma dellallusione allipocrisia fratesca. Ai vv. 91-93 la

richiesta di rivelarsi rivolta al pellegrino dai dannati accompagnata dal timore che la loro condizione lo spinga a disprezzarli e a non rispondere. Amore per Firenze vv. 94-99 Dalle parole di dante traspare amore e nostalgia nel ricordare Firenze. (bel riferito allArno, gran attributo di Firenze, descritta col francesismo villa). Segue la perplessit di Dante personaggio fra levidenza sfolgorante delle cappe degli ipocriti e il dolore che appare evidente dalle loro guance rigate di lacrime. La cappa degli ipocriti vv. 100-102 Questi dannati, pur nella loro lentezza apparentemente solenne, hanno perso la dignit di uomini e sono ridotti a cose: come sottolinea la similitudine che li accomuna a bilance caricate con troppo peso, cos i loro gemiti sono simili ai cigolii di attrezzi senzanima. I due frati godenti bolognesi vv. 103-108 I due sono un esempio di ipocrisia politica oltre che morale, adatti a simboleggiare lumano pecato che ostacolava lattuazione del pacifico e onesto governo repubblicano auspicato da Dante per la sua citt e per il mondo. Caifas vv. 109-123 La vista che si presentata allimprovviso al pellegrino quella di un dannato crocifisso sul terreno, non con dei chiodi ma per mezzo di tre pali. Costui subisce una pena particolare nella bolgia degli ipocriti, perch la sua colpa di ipocrisia si rivolta a Cristo. Il crocifisso qui Caifas, sommo sacerdote del sinedrio. La nudit una delle aggravanti della pena di Caifas, seguita dal fatto di essere calpestato dagli ipocriti che attraversano la sua postazione durante il cammino. Stupore di Virgilio vv. 124-126 Virgilio stupito che Caifas subisca una pena cos simile a quella di Cristo. Richiesta di informazione per il viaggio vv. 127-132 Virgilio vuole sapere se incontrer sullargine destro un passo che digradi dolcemente alla bolgia successiva. Inganno di Malacoda vv. 133-144 Soltanto ora Virgilio viene a sapere che Malacoda lo aveva ingannato dicendogli che solo uno dei ponti era crollato. Momentaneo smarrimento della ragione vv. 144-148 Virgilio punto nel vivo perch avrebbe dovuto ricordare che non si pu fare affidamento sulla lealt del demonio, mostra il suo disappunto camminando a grandi passi. Dal punto di vista allegorico, linganno di Virgilio e il suo battibecco col frate ipocrita rappresentano lo smarrimento momentaneo della ragione che non riesce a competere con la doppiezza della volont di commettere il male.

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