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la Repubblica la Repubblica
CULT
LA
GEOGRAFIA
LUCIO CARACCIOLO
RIVINCITA DELLA
more, il mondo piatto!..Doveva essere piuttosto emozionato Thomas Friedman, effervescente star del giornalismo americano, quando una mattina dinverno del 2004, di ritorno da Bangalore, comunic alla moglie la sconvolgente verit. LIndia gli appariva uguale allAmerica: stessi marchi, stessa lingua, la sensazione di appartenere a una medesima comunit universale, attraversata dal libero fluire di merci, capitali, persone, idee. Sconvolto da tanta scoperta, che riportava la scienza a prima di Parmenide, Friedman non seppe trattenersi dal comunicarla al suo vasto pubblico. Di qui Il mondo piatto, fortunato saggio diffuso in milioni di copie, manifesto dellultima ideologia del Novecento: il globalismo. Una filosofia della storia per cui spazi e frontiere non contano pi, essendo lumanit irrevocabilmente percorsa da un flusso permanente di scambi e informazioni indifferenti agli ostacoli naturali o artificiali, ai climi e alle culture. Esaltato dalla vista dei global Indians e immune dal contatto con i tre quarti dei loro connazionali che sopravvivono con meno di mezzo euro al giorno Friedman ci offriva la versione brillante di una teoria il villaggio globale assai diffusa nelle accademie, nei think tank, fra i capitani dindustria del nuovo millennio. Una moda tuttora radicata e assai fungibile. Pu servire, ad esempio, a seppellire con pochi onori ci che resta del welfare europeo perch, assicura friedmanianamente Sergio Marchionne, il mondo piatto. Le ideologie sono refrattarie ai fatti. Non si curano delle repliche della storia. Sicch nello scorcio finale del secolo scorso e nei primi anni Duemila, proprio mentre fiorivano nuovi Stati, staterelli e frontiere pi o meno formali si pensi solo alleffetto moltiplicativo della disintegrazione del macroimpero sovietico e del mosaico jugoslavo i guru del globalismo teorizzavano la fine dello Stato-nazione (Keinichi Omahe) e il trionfo universale della liberaldemocrazia in quanto fine della storia (Francis Fukuyama). La globalizzazione come destino dellumanit, la Rete come paradigma universale. Frutto della rivoluzione dellinformazione che ci illude di conoscere tutto subito, non importa chi e dove siamo. Con il paradossale esito che abbiamo perduto il senso delle distanze, osserva Ilvo Diamanti nel suo nuovo sillabario, Tempi strani. Se le distanze non esistono, a che serve la geografia? Ma fin-
A
I flussi sono diventati unideologia che ha monopolizzato linterpretazione delle cose fino a sostenere che il mondo piatto Eppure resta importante approfondire i rapporti tra ambienti locali non solo per cogliere le differenze ma anche per evitare miti delle origini
ch resteremo persone fisiche e non virtuali uomini e donne, non avatar non potremo trovarci contemporaneamente dappertutto. Navighiamo in Internet quanto vogliamo, almeno se apparteniamo alla vasta minoranza capace di fruirne. Eppure la nostra storia, il nostro ambiente, i pregiudizi e gli schemi culturali ereditati per luogo di nascita e di educazione, continueranno ad esercitare un potente magnetismo, a condizionarci nei pensieri e nelle azioni (basta pensare alle polemiche scoppiate in questi giorni nel nostro Paese dopo la decisione di accorpare alcune Province). Di questo non sembrano perfettamente consapevoli i governi che nel festival dellideologia globalista hanno pensato bene di comprimere se non annullare linsegnamento della geografia. Come per esempio i nostri. Nelle
scuole italiane questa disciplina residuale, ancillare, quasi umiliata. Forse luso del Gps ci esime dalla necessit di leggere e interpretare una mappa? Nascere a Bangalore o a New York, a Roma o a Bamako, a Pechino o a Buenos Aires davvero indifferente? Si pu capire la storia di una nazione o di una civilt senza interessarsi a dove si svolta? Montanari e pescatori, isolani e metropolitani: tutti uguali? No. La geografia fisica come quella antropica, lo studio della cara vecchia Terra e dei suoi variegati ambienti, la capacit di rappresentare il pianeta e le sue regioni a seconda del proprio punto di vista, riducendo le tre dimensioni a due atto eminentemente politico dovrebbero permanere centrali in ogni percorso pedagogico. Spalancare un atlante e seguirvi con lindice un percorso immaginario resta un at-
Mai come in questi decenni dove tutto sembrava analogo ovunque, la scena stata animata da rivendicazioni di diritti particolari legati alle singole zone del pianeta E i vecchi atlanti servono a spiegarne i motivi
Sottotesto
elle nostre societ il genio, pi che errore o devianza della natura, uno spettacolo confinato nel recinto dellimmaginario; o in una gabbia, come lartista del digiuno nel celebre racconto di Kafka. Colpisce, perci, la ricerca condotta su larga scala da un istituto di Stoccolma (la notizia era su Repubblica) tesa a dimostrare il legame intrinseco fra creativit e malattia mentale. Anche perch uno studio statistico (e scientifico) volto a carpire unicit (e imprevedibilit) di certi caratteri, parrebbe un controsenso se applicato a milioni di persone.
Senza alcun perbenismo letterario ne ha dato una sapiente e ossessiva descrizione Fernando Pessoa nel suo Il libro del genio e della follia (Mondadori). Lo scrittore lusitano ha pi volte, nel corso della sua opera, constatato lattrazione pericolosa tra genio e degenerazione. Fino a sostenere che leccezionalit di Ges in larga parte dipese dai suoi disturbi mentali (altrimenti come spiegare lautoproclamarsi figlio di Dio?). Follia e genialit sono un binomio che la cultura romantica ha insinuato nelle pieghe del Moderno. Si direbbe che tutta la vocazione individualistica che quel
movimento manifest sia oggi sepolta sotto gli imbarazzanti fregi della cultura di massa. Si torna dunque al problema: che ce ne facciamo oggi dei geni? Nel suo nuovo libro (pubblicato da Rizzoli) Fritjof Capra sostiene che lunicit scientifica di Leonardo fu nellaver colmato la distanza tra il proprio secolo e quelli successivi. Insomma, il genio rinascimentale giocava di anticipo. Mentre la caratteristica dei geni contemporanei di muoversi in ritardo. Tutto il nuovo che essi producono gi nelle aspettative di coloro che pagano un biglietto per applaudirli.
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Lanalisi
del Mediterraneo. Pi in generale, le pure e semplici dimensioni demografiche ed economiche dellUnione europea a dispetto delle pessimistiche proiezioni relative a entrambe inducono Kaplan a concludere che essa rimarr uno dei pi grandi hub postindustriali del mondo. Ne consegue che il passaggio da Bruxelles a Berlino del centro di gravit della politica europea avr ripercussioni globali. Allontanandoci dallheartland, nellemisfero occidentale che la compagine prospettata da Kaplan porta ai risultati pi sorprendenti uninsolita mescolanza di Samuel Huntington e Fernand Braudel: Credo che nel corso del XXI secolo lAmerica di fatto si affermer come una civilt polinesiana-misto-meticcia, che
Non si pu non considerare che i movimenti dei popoli sono una componente
andr da nord a sud, dal Canada al Messico, pi che da est a ovest. Kaplan ha ragione a focalizzare la propria attenzione sullintersecarsi di demografia e geografia emisferica, mentre la pressione per una maggiore integrazione emisferica verosimilmente arriver tanto dalla competitivit economica con lAsia e lEuropa quanto dalla demografia. E in verit Kaplan stesso ammette in parte questo punto, tenuto conto che vede un mondo nel quale unEurasia organica e unita esiger come suo contrappeso un Nord America organico e unito. Questo viaggio geografico nel mondo si basa su un concetto decisamente tipico del XIX secolo di ci che una mappa geografica. Kaplan la definisce la rappresentazione spaziale delle divisio-
to creativo. Capire come funziona un vulcano non mero esercizio tecnico, ma bagaglio essenziale per qualsiasi individuo di media cultura, specie se gravato di responsabilit pubbliche. Altrimenti la condanna degli scienziati colpevoli di non aver saputo prevedere il terremoto dellAquila non sar pi ascrivibile allignoranza/arroganza di questo o quel magistrato, ma assurger a modello giuridico. Negli ultimi tempi la retorica globalista ha cominciato a perdere colpi. E la coscienza della necessit di una cultura geografica a recuperare dignit. Persino in America. L11 settembre ha risvegliato non solo nel manager di Manhattan ma anche nellagricoltore del Midwest la vaga coscienza che non siamo cos simili. Di pi: non vogliamo affatto esserlo. Linterdipendenza che secondo i globalisti avrebbe dovuto
partorire omologazione ai valori occidentali, supposti universali, invita semmai a riscoprire identit nazionali e locali. Mai come in questi decenni globali la scena strategica stata animata dal festival dei diritti storici lidea che la legittimazione del potere politico sia fondata sul presunto radicamento di un popolo in un territorio di sua esclusiva propriet. Linfluenza reciproca non facilita la convivenza, implica semmai uno sforzo di comprensione per le ragioni altrui. Nulla di spontaneo. Una scelta che abbisogna di una cultura, anzitutto storico-geografica. Sintravvede allorizzonte la rivincita della geografia, stando al titolo del molto mediatizzato saggio di Robert Kaplan? Forse. Ma il rischio di cadere da un determinismo allaltro. Dal mito globalista alla
geografia come destino. Kaplan laltra faccia di Friedman. Ci riprecipita nella geografia politica tedesca di fine Ottocento, in versione liofilizzata. La pretesa di fissare le leggi della politica attraverso la geografia altrettanto illusoria del tentativo di astrarre dallo spazio. Non sta scritto in nessun libro che uno Stato dotato dellestuario di un fiume debba per forza volerne controllare lintero bacino fluviale, come asserivano Ratzel e i suoi seguaci. Globalismi, geografismi e altri determinismi continueranno a orientare il discorso pubblico, non solo nei media. A influenzare le scelte dei decisori economici e politici. Speriamo solo che negli ambiti educativi, a cominciare dalla scuola di base, possa rinascere il gusto del sapere geografico. Sapere laico, se mai ne resiste uno.
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ni del genere umano, intendendo con ci non soltanto una rappresentazione del territorio fisico vero e proprio, ma anche della topografia. Vede il mondo come una mappa a rilievo, caratterizzata da vette aguzze e da strette vallate che imprigionano le popolazioni, da pianure sconfinate e ampi corsi dacqua che le obbligano a spostarsi e al contempo permettono loro di farlo. La sua enfasi sulle divisioni del genere umano rivelatrice, e lo spinge ad abbracciare direttamente il realismo in politica estera. Kaplan presume che lumanit in sostanza sia divisa pi che unita, anche se una visione obiettiva del paesaggio consenta entrambe le possibilit. La sua prospettiva geopolitica rafforzata dal fatto che per le motivazioni di fondo dellagire umano egli fa affidamento sulla triade tucididea fatta di paura, onore e interesse personale unopinione della natura umana antiquata (quanto meno nellepoca delle neuroscienze e della psicologia cognitiva) e molto maschile. Oltretutto, perch la vera mappa una mappa di territori invece che di popoli? I social media e i flussi di massa di informazioni di ogni genere oggi ci consentono di vedere e rappresentare le interazioni umane come mai stato possibile in passato, e di mappare le emozioni, i desideri, le aspirazioni e le relazioni umane. Lintersecarsi di milioni di piccoli mondi pu ormai essere seguito e visualizzato, osservando galassie umane dense e complesse quanto le stelle che ci sovrastano nel firmamento. Il programma Google Flu Trend ormai ci permette di ottenere una mappa geografica del propagarsi dellinfluenza ogni volta e ovunque chi si ammalato cerchi online informazioni sui sintomi della malattia. Le transazioni finanziarie possono essere mappate costantemente tramite le banche, e nellincipiente epoca della mobilit del denaro saranno mappabili grazie a Gps e telefoni cellulari. Contemporaneamente, comprenderemo sempre pi quanto soggettive siano le nostre mappe fisiche. Google Earth e Google Maps rendono possibile a chiunque trasformarsi in un cartografo, dato che consentono allutente di posizionarsi letteralmente allinterno della carta geografica. In definitiva, la rivincita della geografia sar la rivincita della geografia umana e fisica a uno stesso tempo: un mondo sempre pi frutto del nostro operato e sempre pi democraticamente realizzato. (Traduzione di Anna Bissanti Lautrice insegna a Princeton ed stata direttrice della pianificazione politica al Dipartimento di Stato dal 2009 al 2011) New York Times la Repubblica
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la Repubblica la Repubblica
DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
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R CULT
l primo amore non si scorda mai e lamore letterario di John Banville per Elsa Morante una di quelle love story che commuovono. Il grande scrittore irlandese, vincitore del Booker Prize e da sempre candidato al Nobel, ha inserito proprio Elsa in cima agli autori del cuore. Prima ancora di Vladimir Nabokov che tutti i critici citano tra i suoi padri spirituali. Prima ancora di Georges Simenon, altro eroe di questo romanziere che ha contribuito a fare del giallo (ricordate Dove sempre notte?) altissima letteratura. Il bello della dichiarazione damore
che sgorga dal cuore e non dal calendario. Noi, in Italia, fatichiamo a trovare per Elsa lo spazio del giusto riconoscimento perfino nel centenario della nascita. Ma Banville neppure cita lanniversario innalzando Lisola di Arturo al primo posto dei suoi Five Best sul Wall Street Journal. La storia dellArturo adolescente che si innamora della matrigna appena 17enne si legge pi come una leggenda senza tempo che un romanzo scritto a met del ventesimo secolo. Di pi: La prima volta che mi sono trovato di fronte a questo romanzo ero
adolescente anchio: e ricordo di aver condiviso la passione limpotente passione di Arturo e alla fine, con eccitazione, anche il suo disincantamento e la sua disillusione. John come Arturo? Il primo amore ha tanto da insegnarci su fantasia e realt: e sulla differenza tra le due. Ma abbiamo mai imparato la lezione? Ah.... No, magari questa lezione non la impareremo mai ma unaltra che ci suggerisce proprio Banville s: il primo amore letterario non si scorda mai.
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Il romanzo
Fuori di testo
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MIM
di Sbastien Marnier
Playground, trad. di Giacomo Bonetti, pagg. 366, euro 18
Il racconto
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DOMENICA
di Ilaria Bernardini
Feltrinelli, pagg. 155, euro 13
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langelico e mitico Monroe, ha un profilo umano molto diverso e poco agiografico. Chi Leander Starr? Patrick Dennis, il nipotino e autore di Zia Mame - che in Italia ha avuto un grandissimo successo diventando un bestseller - cresciuto e diventato scrittore, oltre che personaggio dai gusti originali (si racconta che amasse molto spogliarsi in pubblico), raccontandoci la storia di Starr con la consueta ironia e la tecnica di testimone/comprimario, dellosservatore vigile, sempre in ascolto, ci dice che Starr stato (o forse ancora) il pi grande regista e produttore americano, un artista del calibro di Flaherty, Stiller, von Stroheim, autore di un monumentale affresco religioso, Rut nel grano altrui. E, scrive ancora, basta citare il suo documentario muto La fanciulla dello Yucatn (quello con una bellissima messicana sordomuta, un mucchio di rovine Maya e la filarmonica di Vienna) perch si osservi un intero minuto di rispettoso silenzio. Patrick Dennis apre cos il ritratto fittizio, ma corroborato da tante storie e personaggi veri, del grande Leander Starr, autore e produtto-
re, emigrato in Messico per sfuggire al suo passato sentimentale e non, incasinato dai debiti, in fuga dai funzionari delle tasse che vogliono il suo sangue. E allo stesso tempo attorniato da una tale trib di avventurieri, imbroglioni, simulatori, signore prepotenti, signorine vogliose, ex mogli insopportabili (alcune) e desiderabili (altre), amici ubriaconi con cui ubriacarsi, collaboratori bizzarri che si fanno chiamare come un albergo (St Regis) - una trib tale da rendere la sua vita una continua montagna russa. In realt le avventure di Leander Starr, la sua ambizione di fare un altro grande film a coronamento di una carriera travagliata e luminosa, e il desiderio, fomentato anche dagli amici pi cari, pretestuoso prima (attorno a una produzione circolano molti soldi, che a Starr servono disperatamente per sistemare la sua situazione e i suoi debiti), poi di nuovo urgente e reale, costituiscono tutti il pretesto per scatenare il brillante senso dellosservazione sociale di Patrick Dennis. Che, come lo scrittore ha dimostrato in Zia Mame, bravissimo ad ascoltare, riprodurre, inventare il gergo pette-
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DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
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Internet Club
guadagni saranno anche scarsi, ma i self publisher americani, francamente, se ne infischiano: nel 2011 i titoli autopubblicati in eBook hanno raggiunto il 37%, rivela bowker.com (Bowker lagenzia Isbn per gli Stati Uniti), pari a 87.201 titoli, sulle 235.000 opere fai-da-te uscite nel corso dellanno. Significa che, per quanto riguarda il digitale, gli eBook in self publishing crescono del 129% rispetto al 2010, contro il pi 33% degli autopubblicati su carta. Dunque, per dirla con Beat Barbian di Bowker, il paragone con la vanity press non ha pi ragione di esistere: il
self publishing uscito dal cono dombra e sta facendo il suo ingresso nel mainstream. A gioirne saranno soprattutto CreateSpace, il servizio di print on demand di Amazon, che domina il settore cartaceo con il 39% di titoli pubblicati, mentre per gli eBook trionfano Author Solution (gruppo Penguin) e Smashwords, seguiti da Lulu. I guadagni, per chi gestisce un blog o un tumblr, sono nulli (a meno di non rientrare in categorie molto ambite blog di cucina, di mamme, di moda che vengono corteggiate dalle marche e
usufruiscono spesso di inserzioni pubblicitarie): per continuano a esserci persone che dedicano non poco tempo a implementarli. A gioirne sono i visitatori: come quelli dellassai raccomandabile sketchofthepast.tumblr.com, che offre citazioni di scrittrici (Woolf, Sontag, Szymborska, Atwood) e immagini depoca delle medesime e delle altre donne (da Joan Baez a Etty Hillesum) che hanno contribuito a rendere migliore il mondo. In altre parole: ci si pu trascorrere un intero pomeriggio, gioendone.
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La storia
Pubblicato dalla prestigiosa serie noir di Gallimard, Konat nato nel Mali, ha una casa editrice e qualcuno lo ha ribattezzato il Maigret africano. Questo libro che intreccia credenze animistiche, riti di divinazione e indagini alloccidentale, conferma la sua bravura.
di Moussa Konat Delvecchio Pagg. 192, euro 13 IL GIUSTIZIERE
Una notevole dose di orrore (le vittime sono i bambini) per un thriller che non lascia scampo alla speranza, ambientato in una Roma indifferente e piovosa, dove il Carnevale si tinge di rosso sangue.
di Max Orfei Garzanti Pagg. 336, euro 8,80 FALSE APPARENZE
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PROUST E VERMEER
Benvenuti a Oslo dove madri iperprotettive coprono figli maledetti, dove antiche amicizie si rivelano una trappola mortale. Abilissimo poliziesco di un riconosciuto maestro norvegese del genere.
di Kiell Ola Dahl Marsilio Pagg. 362, euro 18
di Luigi Renzi
il Mulino, pagg.112, euro 10
Il racconto
golo, le conversazioni mondane, lidioletto dei gruppi, gli snobismi nazionali e delle classi, e gli incidenti che divertono il suo pubblico sofisticato e snob. Lazione si svolge per la maggior parte nella Citt del Messico di casa Ximenes, dove abita lex bellissima, e ora corpulenta, sciattona e disfatta, Catalina Ximinez, Madame X, ex protagonista del capolavoro di Starr, ora proprietaria di una grande ex convento dove, come in un una commedia scespiriana, il caso raduna tutti i protagonisti della storia, con un quantitativo notevole e un po confondente di ex mogli, futuri mariti delle figlie, cacciatori di dote, signore a tendenza alcoolica, ubriaconi di professione: un mondo che, raccontato nel registro serio, avrebbe biso-
gno di Ernest Hemingway o del Malcolm Lowry di Sotto il vulcano, e che Patrick Dennis affronta con baldanzoso humour e poca voglia di far sul serio: anche se un serio ritratto di quel mondo in bilico a suo modo lo disegna. E, cari amici e compagni cinefili, se volete convincervi che i capolavori nascono dal caso (vedi il caso Otello di Welles) leggete le pagine che Dennis dedica alla affannosa lavorazione dellatteso film di Starr, La valle degli avvoltoi, dove la serendipity, o larte di trovare le cose che non si cercano, a sovrintendere alle riprese. Soprattutto perch la mancanza di soldi (spariti con lennesimo colpo di scena) rende velocissima la lavorazione, un ciak e via. E, in un gioco continuo di fughe, di denari spariti, di preten-
denti anche, di case abbandonate, di funzionari dellUfficio imposte che tifano per la loro vittima, di agnizioni, di figli ritrovati, il libro precipita verso la sua conclusione, lasciando il lettore divertito e stanco per la grande bouffe di allusioni, di eventi, di coincidenze, come dopo un corpo a corpo o un giorno su un set cinematografico. Arrivederci da Casa Ximinez, Citt del Messico, Venerd santo 1962.
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IL VIAGGIATORE
Diciassette omicidi sotto una tempesta di neve, cinque ragazze che sembrano non avere paura di niente e una Germania infettata dalla paura.
di Zoran Drvenkar Fazi Pagg. 590, euro 18 BASTARDE
GENIO
di Patrick Dennis
Adelphi, traduzione di Mariagrazia Gini, pagg. 330 euro 19
Crime story molto dark che inizia la notte di Halloween a Copenhagen. Una giornalista, Karin Sommer, cerca le prove di un omicidio e una serial killer, lAmazzone, fa strage di varia umanit.
di Gretelise Holme Lantana Pagg. 224, euro 16,50
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di Laura Lepri
Mondadori, pagg. 208, euro 19
la Repubblica la Repubblica
DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
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R CULT
1
100 PUNTI 2
2
58 PUNTI 3
3
45 PUNTI 17
4
32 PUNTI 14
5
31 PUNTI 12
La storia
LO SCRITTORE
Mondo e-book
MARKOVITS
BENJAMIN
stato inserito tra i migliori autori inglesi under 40 Ora in Italia esce il suo romanzo di formazione che lui spiega cos: Sono sempre stato attratto dallo sport e dai romantici. Ho scelto Byron per vedere la differenza tra chi pensiamo di essere e quel che il mondo fa di noi
SUSANNA NIRENSTEIN
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Il saggio
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LA CLASSIFICA
E-BOOK
1 2 3 4 5
CAMILLERI
9,99 JAMES
PUNTI 100
6,99 GRATTERI-NICASO
PUNTI 95
La malapianta
MONDADORI
6,99 HERON
PUNTI 85
Implosion
DE AGOSTINI
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1,99 SIMONI
PUNTI 80
LA PERSONA E IL SACRO
di Simone Weil
Adelphi, a cura di Maria Concetta Sala, pagg. 78, euro 7
4,99
PUNTI 60
iromanzi di formazione ne abbiamo letti di tutti i generi, basta pensare ai bildungsroman di Goethe, Stendhal, Flaubert, Dickens e poi Conrad, Musil, Mann, gi gi fino a Salinger, Kerouac, Philip Roth, Oz... per non parlare delloggi. Dio mio, ce n uninfinit. Per Un gioco da grandi del texano di origini tedesche Benjamin Markovits (oggi quasi quarantenne e trapiantato a Londra da 12 anni) davvero particolare, perch insegue tre ossessioni formative che sembrano non avere a che fare niente luna con laltra: il basket, le proprie origini ebraicotedesche, e la scrittura naturalmente. Suggestioni disparate dunque per Ben: aggiungeteci una trilogia ispirata alla vita di Lord Byron scritta tra il 2007 e il 2011 e vi renderete conto che questautore non affatto banale. Il romanzo-memoir di Markovits, che nel 2010 stato inserito dal Guardian tra i 20 migliori scrittori inglesi sotto i quarantanni, prende le mosse dalla fine del college: incerto sul suo futuro, riluttante a ogni ipotesi di master, giocatore dilettante di basket come suo padre e suo nonno, Ben decide lavventura, un ingaggio da cestista in Germania, a Landshut, desolata cittadina di provincia. In squadra, mediocri veterani - americani bianchi e neri, russi, tedeschi, che cercano solo un mediocre stipendio - ragazzini persi, un futuro campione. Se per Ben la carriera sportiva
deludente, fuori la vita offre, a tratti, dei momenti di crescita, innanzitutto la solitudine, ma anche le amicizie con i compagni, lincontro con la moglie (in via di separazione) di un collega, una relazione dapprima tiepida poi sempre pi intensa, e infine quei sabati liberi, quando, di fatto, senza troppa convinzione, Ben finisce sempre nella sinagoga locale, tra estranei eppure uguali, e inizia a chiedersi che fare: sposare una tedesca per esempio, non un gesto tanto elementare per un ebreo, o no? Mister Markovits, come guarda oggi alla scelta di essere andato a giocare a basket in Germania quando gi pensava a diventare uno scrittore? Era solo un modo di uscire di casa o, in realt, di rimandare la vita da adulto? Volevo mettere un piede nel mondo, ma non sapevo come mantenermi. Ero anche un atleta frustrato. E mentre da ragazzino passavo il tempo a allenarmi nel campo costruito da mio padre nel cortile, siccome il basket uno dei pochi giochi di squadra in cui puoi esercitarti da solo, pensavo a un sacco di altre cose, anche a scrivere. Cercavo la mia strada in ambedue le direzioni, avevo un passaporto tedesco e non volevo un vero lavoro. Quando fin lingaggio, invece, andai con un amico a Oxford e cercai di scrivere un romanzo - che poi divenne il mio primo libro, The Syme Papers - ma mi annoiavo e feci quello che avevo tentato di evitare, iniziai il mio Master. Anche la sua vena narrativa poliedrica, da un lato una trilogia su Byron, dallaltro un romanzo sullo sport. Che rapporto c? E una cosa che mi sono chiesto anchio. La verit che sono due temi che mi ossessionavano da ra-
gazzo: sognavo Michael Jordan, giocavo da solo e con gli amici, ma leggevo i romantici, compravo vecchi libri di cui parlavo con altri amici. Amavo questi due argomenti. Non sorprendente che li abbia usati nello scrivere. Ma credo ci siano altri legami. Mi rifaccio al desiderio che avevo di mettermi alla prova: quando lasci la famiglia inizi a vedere le differenze tra lidea che hai di te e quel che pensano gli altri, un confronto decisivo se fai dello sport. Ed eccoci a Byron: aveva cos tanto successo come uomo e come amante (anche se non come rivoluzionario) che doveva resistere alla fama che lo circondava, e fu cos che divenne consapevole e ironico: insomma Byron mi parso un buon soggetto per uno scrittore che vuol parlare del gap esistente tra chi pensiamo di essere e quel che il mondo fa di noi. Nel romanzo va in cerca delle sue radici ebraiche e tedesche. Non le sente in contraddizione? Quando mio padre si spos con mia madre che tedesca, i suoi genitori non andarono al matrimonio civile (pi tardi furono risposati da un rabbino, lo stesso, almeno secondo la leggenda familiare, che spos Marylin Monroe e Arthur Miller). Ma io come mezzo tedesco - ho anche vissuto due anni a Berlino da bambino - verso la Germania non provo nessuna diffidenza. Nei nostri incontri di famiglia, la distinzione ebrei/cristiani sembrava quasi non riguardarci, semmai ci divideva la contrapposizione America/Europa; loro pensavano che gli americani fossero maleducati,
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DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
47
6
18 PUNTI 3
7
NEW
ENTRY
8
14 PUNTI 5
9
14 PUNTI 7
10
14 PUNTI 2
14 PUNTI 1
Il romanzo
LE CLASSIFICHE
NARRATIVA ITALIANA SAGGISTICA
TASCABILI
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
CAMILLERI
1
PUNTI 100
SERVEGNINI
Italiani di domani
RIZZOLI
1
PUNTI 7
MO YAN
Sorgo Rosso
EINAUDI
14 GIORDANO
15,00
13,50
PUNTI 5
Il corpo umano
MONDADORI
2
PUNTI 18
PANSA
2 3 4 5
SIMENON
19,00 BENNI
19,50
PUNTI 7
10 DE SAINT-EXUPRY
PUNTI 5
Di tutte le ricchezze
FELTRINELLI
3
PUNTI 14
SCALFARI-MANCUSO
16,00 SIMONI
Il piccolo principe
BOMPIANI
7,90 GRAMELLINI
PUNTI 4
15,00
PUNTI 4
4 5
AUGIAS
9,90 AMMANITI
I segreti dItalia
RIZZOLI
PUNTI 11
11,00
PUNTI 4
PUNTI 3
19,00 RUMIZ
DAVENIA
Io e te
EINAUDI
10,00 GRAMELLINI
PUNTI 8
18,00
PUNTI 4
13,00
PUNTI 3
6
PUNTI 8
ALBERONI
Larte di amare
SONZOGNO
6
PUNTI 2
VOLO
14,90 FARNESE
16,50
13,00
PUNTI 3
Via Chanel n. 5
NEWTON COMPTON
7
PUNTI 4
GRUBER
Eredit
RIZZOLI
7
PUNTI 2
FOLLETT
9,90 ABATE
18,50
15,00
PUNTI 3
8
PUNTI 4
MESSORI
8 9 10
GIORDANO
17,50 BOSCO
18,50
PUNTI 2
13,00 CAROFIGLIO
PUNTI 2
Un amore di angelo
NEWTON COMPTON
9
PUNTI 3
RAMPINI
9,90 ERVAS
Il silenzio dellonda
RIZZOLI
9,00
PUNTI 2
13,00 HILL
PUNTI 2
10
CAZZULLO
Un regalo da Tiffany
NEWTON COMPTON
17,00
LItalia s ridesta
MONDADORI
PUNTI 3
NARRATIVA STRANIERA
15,90
5,90
PUNTI 2
PUNTI 2
RAGAZZI
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
JAMES
VARIA
1 2 3 4
PARODI
1
PUNTI 58
DACHILLE
Mettiamoci a cucinare
RIZZOLI
14,90 JAMES
PUNTI 45
17,90
3,90
PUNTI 8
SIMONCELLI-SIMONCELLI
2 3 4 5 6
DACHILLE
Il nostro Sic
RIZZOLI
14,90 JAMES
PUNTI 32
4,90
PUNTI 10
PUNTI 7
AA.VV.
Il diavolo e la rossumata
MONDADORI ELECTA
14,90 PENNAC
PUNTI 31
14,90 AGASSI
PUNTI 6
9,90 DACHILLE
PUNTI 7
Storia di un corpo
FELTRINELLI
noi che gli europei fossero altezzosi. Mi parli damore: nel libro descrive unattrazione che ha in s una massiccia dose di fastidio, e si chiede se sarebbe stato sempre cos. Qual la risposta? Con mia moglie non ho mai sentito quel fastidio. Credo riguardi un tipo di attrazione pi giovanile, quando il desiderio si accompagna a un misto di noia, antipatia, disaccordo. Oggi ho due bambini, i problemi sono altri. Ma la verit che ho avuto uninfanzia felice, e mi piaciuto molto vivere in una grande famiglia: mi chiedo solo come abbiano fatto i miei con cinque figli.
RIPRODUZIONE RISERVATA
18,00 FOLLETT
PUNTI 14
20,00
PUNTI 5
5,90 DACHILLE
PUNTI 6
5
PUNTI 14
CALABR
25,00 MURAKAMI
10,00
PUNTI 5
5,90 STILTON
PUNTI 4
CRACCO
18,50 COELHO
PUNTI 14
15,90
PUNTI 4
23,50
PUNTI 4
7 8
AA.VV.
7 8 9 10
DACHILLE
Justin Bieber
LIPPOCAMPO
16,00 DICKS
PUNTI 10
UN GIOCO DA GRANDI
Lamico immaginario
GIUNTI
16,90 TOTTI
PUNTI 4
4,50 DACHILLE
PUNTI 4
E mo te spiego la Roma
MONDADORI
di Benjamin Markovits
66thand2nd, traduzione di Michele Martino, pagg. 312 euro 16
12,00 LCKBERG
PUNTI 5
12,50
PUNTI 4
4,50 DACHILLE
PUNTI 4
9
PUNTI 5
SPISNI
RIPRODUZIONE RISERVATA
18,50
15,90
PUNTI 3
4,50 DACHILLE-WOLF
PUNTI 3
IL PARTIGIANO INVERNO
NMIROVSKY
di Giacomo Verri
Nutrimenti, pagg. 236, euro 17
La preda
ADELPHI
10
PUNTI 4
GOZZI
Guardaroba perfetto
RIZZOLI
18,00
14,90
PUNTI 3
3,50
PUNTI 3
la Repubblica la Repubblica
DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
48
R CULT
TORINO TORINO
Capolavori del Muse dOrsay. La mostra presenta 80 tele di Degas, raramente esposte, che offrono uno spaccato della vita della capitale francese di fine Ottocento, documentando tutti i soggetti a lui cari. Tra le opere esposte, anche il Ritratto di famiglia, uno dei dipinti pi apprezzati del maestro.
Edgar Degas Promotrice delle Belle Arti Fino al 27 novembre
DA VEDERE IN ITALIA
AGRIGENTO AGRIGENTO
Gli anni Sessanta. Il colore del segno. La mostra ripercorre lopera di uno dei maggiori interpreti dellastrattismo. Tra i dipinti presentati, da segnalare un nucleo consistente di lavori che il pittore siciliano present alla Biennale di Venezia del 1966 e in alcune rassegne internazionali.
Antonio Sanfilippo Fabbriche Chiaramontane Fino al 13 gennaio
ANCONA ANCONA
De rerum fabula. Sculture, ambientazioni, disegni e pirografie realizzate dallo scultore marchigiano dagli anni 60. Il percorso si sviluppa in 20 sale dedicate ai diversi cicli tematici che scandiscono tutta la sua attivit, trasformandosi in un labirinto abitato dalle presenze della storia.
Valeriano Trubbiani Mole Vanvitelliana Fino al 17 marzo
TREVISO TREVISO
Per la prima lasciano il Tibet e la Cina trecento reperti dal XIV secolo a oggi. Una sezione illustra la situazione storica nella quale si venuto a trovare l'altopiano, dai tempi in cui Gengis Khan lo incluse nellimpero mongolo. Esposti anche i doni del Dalai Lama alla corte di Pechino.
Tibet Casa dei Carraresi Fino al 2 giugno
HangarBicocca
HOPPER
Un americano a Parigi cos nacque la pittura di un grande realista
EDWARD
Roma
CESARE DE SETA
PARIGI aNew York School of Art, animata da Robert Henri agli inizi del Novecento, fu la fucina per la creazione di unarte americana originale, che assunse tra i referenti della modernit douard Manet. Il pi dotato e celebre pittore della scuola fu Edward Hopper che recepisce subito le indicazioni del maestro, come manifestamente si vede dai primi incerti schizzi e, con sicura tenuta, in Ragazza in un atelier e Figura solitaria in teatro, dove uno spettatore immerso nella lettura dinanzi a un sipario chiuso. Entrambe le tele a olio sono modulate sul nero e il grigio. Il teatro lo affascin per tutta la vita e lo rappresent spesso con accenti cromatici assai vivaci come in Due personaggi in platea,1927, il Teatro Sheridan,
1937, e con lo Strip-tease, 1941, dove una ballerina nuda, sotto la luce di un riflettore, soffre alla platea seminascosta. La passione per il teatro risponde perfettamente a quanto Shakespeare dice in Cos se vi piace: il mondo intero un teatro, e gli uomini e le donne non sono che attori; Hopper pari interesse mostr per il cinema e ne fu ricambiato, perch la settima arte attinse alla sua opera con voracit analitica, passione e continuit nel tempo. Come si vede nei film di Hitchcok, di Antonioni e di Wim Wenders. Quando giunge a Parigi nel 1906 Hopper scopre i teatri e le orchestre dipinti da Manet e Degas. La citt - scrive alla madre - gli sembra festosa, elegante e seducente, nulla a che vedere con il disordine brutale di New York. Al Salon dAutomme visita monografiche dedicate a
Czanne e a Courbet: sceglie senza esitare il realismo del secondo. I primi dipinti parigini sono interni della casa nei pressi di rue de Lille, segnati dalla memoria delle foto di Atget: dipinge ponti e quaida cui si scorgono scorci del Louvre o NotreDame. Sono tele che sorprendono per il taglio che d alle vedute: dettagli e particolari con una pennellata densa e assai poco sensibile agli effetti dellimpressionismo. Torna a Parigi nel 1909 e dipinge il Pavillon de Flore con tinte rosa e platani ingialliti, non c mai una figura in queste tele parigine. La relazione tra Hopper e la Francia fu insomma profonda e importante, e oggi Parigi gli rende omaggio con la mostra Hopper, a cura di Didier Ottinger e Toms Llorens, al Grand Palais, fino al 28 gennaio, con uno splendido catalogo Rmn, che