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verit
di Marco Bersanelli*
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La promessa e il pericolo
Forse, ancor pi di certi traguardi scientifici particolari, colpisce il fatto che dietro a tutti i dettagli si intravede una coerenza del quadro globale. Moltissime sono le domande aperte nel campo dellastrofisica, della cosmologia, della fisica fondamentale per non parlare della biologia. Ma il percorso paziente di queste scienze, specialmente negli ultimi decenni, non ci restituisce soltanto pezzi notevoli, ma disgregati, di informazioni che pi o meno arbitrariamente mettiamo insieme. Al contrario, tende a rivelare una struttura sorprendentemente unitaria della natura nel suo complesso. Questo fatto tanto significativo che probabilmente qualunque filosofia o visione del mondo che, per rimanere coerente con se stessa, si vedesse costretta a negare o rifiutare questo dato notevole, finirebbe per perdere la sua credibilit. Ma proprio nella riuscita impressionante della scienza si annida la sua pericolosit. La scienza pu contribuire molto allumanizzazione del mondo e dellumanit, come ha notato Benedetto XVI nella Spe salvi, che per aggiunge: la situazione delluomo, nello squilibrio tra la capacit materiale e la mancanza di giudizio del cuore, diventa una minaccia per luomo e per il creato. La minaccia non sta anzitutto nelle potenziali applicazioni tecnologiche, ma incomincia prima, in uno squilibrio che riguarda luomo e la sua capacit di giudizio. quanto storicamente accaduto. Lorgoglio per la capacit della scienza di svelare i dinamismi della natura ha alimentato unesaltazione impropria della ragione scientifica, che ha caratterizzato gli ultimi quattro secoli della nostra storia, parallelamente agli evidenti benefici portati dalle nuove scoperte. Ancora oggi si tende a vedere la scienza come manifestazione di un potere che luomo sente di avere, di una capacit di dominio sul reale che non sembra aver bisogno di nientaltro che di se stessa. La scienza si presenta come la dimostrazione che lingegno delluomo in grado di raggiungere risultati straordinari, fino ad accedere al pieno controllo del mondo fisico e biologico, compresa la vita umana del singolo e la sua evoluzione come specie.
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irragionevole. Come possibile che a quel punto infinitesimo del cosmo, che luomo, sia data questa capacit di rapportarsi con tutto ci che esiste nelluniverso? Come diceva Albert Einstein, la cosa pi incomprensibile delluniverso il fatto che luniverso sia comprensibile. Che la matematica - che un registro della nostra razionalit, un linguaggio conciso, in un certo senso il pi essenziale che la ragione sia in grado di sviluppare - si dimostri adeguata a descrivere lordine delluniverso un fatto sorprendente. Paul Wigner, premio Nobel della fisica nel 1963, in un suo famoso lavoro dal titolo significativo The unreasonable effectiveness of mathematics in Non ci si rende the natural sciences afferma: Lenorme efficacia della matematica nelle conto che il fatto scienze naturali un fatto che sfiora il mistero e per il quale non vi una stesso che la spiegazione razionale. Non per nulla affatto naturale che esistano leggi conoscenza di natura, e ancor meno che luomo sia capace di scoprirle. Il fatto miracoloso che il linguaggio della matematica sia appropriato per la formulascientifica sia zione delle leggi della fisica un regalo meraviglioso che noi non compossibile in se prendiamo, n meritiamo1. stesso un grande Benedetto XVI intervenuto pi di una volta a sottolineare questo mistero. fatto fondamentale. Nel suo discorso di Verona nel 2006, per esempio, affermava: La matematica come tale una creazione della nostra intelligenza: la corrispondenza tra le sue strutture e le strutture reali delluniverso suscita la nostra ammirazione e pone una grande domanda. Implica una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura. Diventa inevitabile chiedersi se non debba esserci ununica intelligenza originaria che sia la comune fonte delluna e dellaltra. Nel prendere coscienza di tale privilegio dato alla natura umana ci sentiamo singolarmente imparentati con tutto luniverso. E questo pone, come dice il Papa, una grande domanda: chi o che cosa origine di questa inaudita corrispondenza? La prima risposta razionale e affettiva unampiezza di positivit, di gratitudine.
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chi che abbiamo volutamente operato tale restrizione. La svista del riduzionismo non sta nellatto della riduzione, necessario per entrare nel gioco del metodo scientifico, ma nella dimenticanza di esso, per cui al termine del processo di conoscenza confondiamo la realt intera, o linterezza delloggetto da cui eravamo partiti, con la semplificazione che ne abbiamo fatto per accedere al gioco. Dopo il viaggio di andata, occorre non dimenticare il viaggio di ritorno. Il superamento del riduzionismo non sta quindi nellevitare la semplificazione, ma nel restituire il risultato scientifico eventualmente La svista del ottenuto alloggetto nella sua interezza e nel ricollocare loggetto nel suo riduzionismo non rapporto con la totalit da cui riceve il senso. Solo cos anche il risultato sta nellatto della scientifico avr veramente qualcosa da dirci. In particolare il metodo scientifico non ha in se stesso i mezzi per riduzione, ma nella rispondere alle domande di significato, di scopo, di consistenza ultima dimenticanza di delle cose; risulta inefficace nel considerare il valore di un oggetto o di un esso, per cui al atto umano, il perch ne vale la pena. Il metodo scientifico non ha neptermine del processo pure in s i mezzi per interrogarsi sullorigine del proprio successo. La di conoscenza grande domanda che pongono Albert Einstein, Paul Wigner e Benedetto XVI, su quale sia lorigine ultima della corrispondenza tra la razionalit confondiamo la umana e la razionalit delle strutture naturali, non una domanda che il realt intera, con la metodo sperimentale capace di affrontare. Essa nasce spontaneamente semplificazione che dal terreno dellesperienza scientifica, ha piena cogenza e dignit razione abbiamo fatto per nale, ma la si deve rivolgere in un contesto che sta oltre la scienza, domiaccedere al gioco. nato da altri modi in cui la ragione esprime se stessa. Lo stesso Benedetto XVI nel famoso discorso di Ratisbona aveva affermato: La moderna ragione, propria delle scienze naturali [...] porta in s un interrogativo che la trascende [...]. Essa deve semplicemente accettare la corrispondenza tra il suo spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico. Ma la domanda sul perch di questo dato di fatto esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali ad altri livelli e modi del pensare alla filosofia e alla teologia.
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tutti gli elementi perch un giudizio e una ragione aperta che sappia cogliere i dati possa esprimersi, se non altro come criterio di prudenza. Se lunico metodo accettabile quello della dimostrabilit, allora tutto diventa relativo e discutibile e alla fine prevalgono le ragioni del profitto che quello che sta accadendo, e inevitabilmente tender ad accadere, anche su altri terreni. Non solo esiste uno spazio razionale al di fuori della scienza ma, a ben guardare, la scienza stessa non potrebbe darsi senza una ragione che travalica le categorie che vengono attribuite al metodo scientifico in s. In altre parole, anche il procedimento fisico-matematico non pu vivere della sola ragione scientifica. Se consideriamo lesperienza del fare ricerca, anzich ragionare in astratto su di essa, ci rendiamo facilmente conto che il soggetto di tale esperienza e rimane un essere umano intero, aperto allincontro con il reale, i cui passi conoscitivi chiamano in causa una ragione non separabile dalla dinamica affettiva e ben pi ampia della pura capacit logico-deduttiva2.
Universit e futuro
La scienza, con la sua grande possibilit di penetrazione e di efficacia, perde credibilit se pretende di isolarsi dal soggetto umano che ne protagonista, separandosi da altre vie della razionalit che collaborano a rispondere allesigenza di un significato esauriente per s e per il mondo. Qual il valore delle scienze naturali? - si domandava Erwin Schrdinger - Il loro obiettivo, scopo e valore il medesimo di ogni altra branca dellumano sapere. Anzi, nessuna di queste branche da sola ha uno scopo o un valore, ma solo lunione di tutti i rami del sapere ha un significato o un valore, e questo pu essere definito abbastanza semplicemente: obbedire al comandamento delloracolo di Delfi, conosci te stesso. O, per dirla con il sintetico, espressivo stile di Plotino: e noi chi siamo?3. Luniversit nasce esattamente come luogo di scoperta di una profonda unit della conoscenza nella diversit dei metodi. Unimmagine alquanto diversa dallattuale situazione di frammentazione, stanchezza, smarrimento: quale ipotesi di prospettiva possiamo individuare perch luniversit oggi possa sostenere la riscoperta della ragione nella sua interezza? Benedetto XVI nel suo intervento a Pavia nel 2007, ha formulato tre passaggi che sembrano passi di un programma, quasi un manifesto, in cui ha messo a fuoco una tensione tra il livello istituzionale e il livello personale del vivere luniversit. Non d soluzioni, ma segnala problemi non pi rimandabili. Lo fa proponendo tre diversi binomi. Il primo dice: Le discipline tendono naturalmente, e anche giustamente, alla specializzazione, mentre la persona ha bisogno di unit e di sintesi. Lintesa stenta non soltanto tra scienziati e filosofi, ma anche tra fisici, chimici e biologi; di pi, tra fisici che si occupano di settori diversi della fisica... possibile spendere una vita di intensa e riconosciuta ricerca e capire quasi nulla di quello che accade un millimetro pi in l. Questa tendenza in qualche misura inevitabile, ma resta il fatto che la persona, dice il Papa, ha bisogno di unit e di sintesi. Secondo binomio: La ricerca tende alla conoscenza, mentre la persona ha bisogno anche della sapienza, di quella scienza che si esprime nel saper vivere, cio di una conoscenza non separata dalla vita, che non puro tecnicismo, ma una capacit di giudizio che renda utile e comunicabile, buona anche la
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conoscenza. Il terzo binomio: La struttura privilegia la comunicazione, mentre le persone aspirano alla condivisione. Non si conosce se non in una compagnia umana, la cui unit non proporzionale alla quantit di informazione che ci si scambia, ma al riconoscere di essere chiamati a un compito comune. Queste osservazioni aprono una prospettiva sulla quale verrebbe voglia di spendersi per approfondire e comprendere di pi. Le tre parole che stanno a sinistra nei binomi sono cose importanti, non sono da castigare, ma sono da ricomprendere dentro una conoscenza che riguardi la persona, cio la ragione nella sua interezza. Specializzazione, conoscenza e comunicazione richiedono che lUniversit abbia una sua struttura, che abbia le riforme che queste parole chiave richiedono e cos via. Mentre le parole alla destra (unit, sapienza e condivisione) richiedono un io in azione, cio un maestro, un testimone. Non riguardano la struttura universitaria del domani, ma la testimonianza di una presenza, di una persona presente oggi in universit con un cuore certo, con uno sguardo nuovo. Un maestro qualcuno che vive la propria presenza come tensione allunit della propria persona. Pi che di un discorso che cerca di costruire ponti intellettuali fra campi diversi, ci di cui c veramente bisogno una persona che dimostri in se stessa un nuovo tipo di unit di percezione delle cose, una ragione che finalmente non sia separata dalla vita. La sapienza una ragione che non separata dallaffezione per le cose che conosciamo e per le persone intorno a noi, e quindi dalla condivisione. Laugurio finale perci quello espresso da Benedetto XVI a Ratisbona, che nonostante tutte le specializzazioni che a volte ci rendono incapaci di comunicare tra noi, noi possiamo formare un tutto e lavoriamo nel tutto dellunica ragione con le sue diverse dimensioni.
Aesthetics and Motivation in Science, The University of Chicago Press, Chicago 1987. W.I.B. Beveridge, The art of scientific investigation, William Heinemann, London 1950.
3 E. Schrdinger, Che cos la vita? Scienza e umanesimo, Sansoni Editore, Firenze 1988, p. 101.
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