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Ragione scientifica e

verit
di Marco Bersanelli*

I successi della scienza


Nel valutare il contributo che la scienza porta alla ragione intera, e quindi alla fondamentale tensione del soggetto umano alla verit, vorrei partire da un aspetto che mi pare non possa essere censurato, n minimizzato: levidente successo della scienza nellambito delle sue possibilit conoscitive. Lapproccio scientifico ha dimostrato una capacit straordinaria, non preventivabile a priori, nel cogliere aspetti genuini del reale fino alle sue estreme frontiere. Mi occupo di cosmologia, cio dello studio delluniverso nel suo insieme, in particolare dellorigine e dellevoluzione delluniverso primordiale. Impressiona il fatto che noi osserviamo e comprendiamo fino a un certo punto, ma realmente processi fisici che erano allopera su scala cosmica nei momenti iniziali dellespansione delluniverso, 14 miliardi di anni fa, allalba del tempo. Possiamo misurare con precisione e interpretare la prima luce rilasciata nello spazio, la quale porta traccia degli embrioni delle strutture cosmiche che oggi osserviamo intorno a noi e di cui anche il nostro ambiente immediato e noi stessi siamo parte. Possiamo stimare alcuni dei parametri fondamentali che descrivono la composizione e la dinamica cosmica, come ad esempio let delluniverso: 13.7 miliardi di anni, con unincertezza inferiore al 2%. La conoscenza scientifica riserva continuamente sorprese e pone nuove domande, ogni volta possibile fare un passo, piccolo o grande, verso una pi profonda comprensione. Il Large Hadron Collider (LHC), il nuovo acceleratore del CERN (Centro Europeo di Ricerca Nucleare) che entrer in funzione entro la fine del 2008, permetter di raggiungere energie di 14 Tera-Elettronvolt: sono le energie caratteristiche delluniverso 2 o 3 miliardesimi di secondo dopo la sua nascita. Pi o meno contemporaneamente, lESA (Agenzia Spaziale Europea) lancer il telescopio spaziale PLANCK, che permetter di gettar luce sul -35 comportamento delluniverso in un istante cosmico ancor pi iniziale, fino a 10 secondi dal big bang, quando la struttura stessa dello spazio e la sua geometria potrebbero essere state fissate da unespansione esponenziale.

*Marco Bersanelli Docente di Astrofisica, Universit degli Studi di Milano.

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La promessa e il pericolo
Forse, ancor pi di certi traguardi scientifici particolari, colpisce il fatto che dietro a tutti i dettagli si intravede una coerenza del quadro globale. Moltissime sono le domande aperte nel campo dellastrofisica, della cosmologia, della fisica fondamentale per non parlare della biologia. Ma il percorso paziente di queste scienze, specialmente negli ultimi decenni, non ci restituisce soltanto pezzi notevoli, ma disgregati, di informazioni che pi o meno arbitrariamente mettiamo insieme. Al contrario, tende a rivelare una struttura sorprendentemente unitaria della natura nel suo complesso. Questo fatto tanto significativo che probabilmente qualunque filosofia o visione del mondo che, per rimanere coerente con se stessa, si vedesse costretta a negare o rifiutare questo dato notevole, finirebbe per perdere la sua credibilit. Ma proprio nella riuscita impressionante della scienza si annida la sua pericolosit. La scienza pu contribuire molto allumanizzazione del mondo e dellumanit, come ha notato Benedetto XVI nella Spe salvi, che per aggiunge: la situazione delluomo, nello squilibrio tra la capacit materiale e la mancanza di giudizio del cuore, diventa una minaccia per luomo e per il creato. La minaccia non sta anzitutto nelle potenziali applicazioni tecnologiche, ma incomincia prima, in uno squilibrio che riguarda luomo e la sua capacit di giudizio. quanto storicamente accaduto. Lorgoglio per la capacit della scienza di svelare i dinamismi della natura ha alimentato unesaltazione impropria della ragione scientifica, che ha caratterizzato gli ultimi quattro secoli della nostra storia, parallelamente agli evidenti benefici portati dalle nuove scoperte. Ancora oggi si tende a vedere la scienza come manifestazione di un potere che luomo sente di avere, di una capacit di dominio sul reale che non sembra aver bisogno di nientaltro che di se stessa. La scienza si presenta come la dimostrazione che lingegno delluomo in grado di raggiungere risultati straordinari, fino ad accedere al pieno controllo del mondo fisico e biologico, compresa la vita umana del singolo e la sua evoluzione come specie.

Il mistero della conoscenza scientifica


Lirrazionalit ultima di questa posizione a mio avviso si rivela nel fatto che essa salta unevidenza fondamentale: non ci si rende conto che il fatto stesso che la conoscenza scientifica sia possibile in se stesso un grande mistero. Che a noi sia dato di poter descrivere in profondit attraverso la matematica aspetti diversi della realt fisica in modo sintetico, semplice e dettagliato, e che tutto ci porti a riconoscere un certo quadro dinsieme, questo un dato di fatto. Quello che noi non comprendiamo come questo sia possibile. La scienza ci permette di cogliere un ordine insito nella natura, il quale viene da noi percepito come una bellezza tanto pi irresistibile quanto pi ci spingiamo in profondit. Un po come la possibilit di gustare cibi squisiti eccede nelluomo le esigenze della pura alimentazione, cos la nostra ragione in grado di conoscere il mondo fisico secondo una profondit che eccede di gran lunga le nostre necessit di sopravvivenza. un eccesso che sembra quasi

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irragionevole. Come possibile che a quel punto infinitesimo del cosmo, che luomo, sia data questa capacit di rapportarsi con tutto ci che esiste nelluniverso? Come diceva Albert Einstein, la cosa pi incomprensibile delluniverso il fatto che luniverso sia comprensibile. Che la matematica - che un registro della nostra razionalit, un linguaggio conciso, in un certo senso il pi essenziale che la ragione sia in grado di sviluppare - si dimostri adeguata a descrivere lordine delluniverso un fatto sorprendente. Paul Wigner, premio Nobel della fisica nel 1963, in un suo famoso lavoro dal titolo significativo The unreasonable effectiveness of mathematics in Non ci si rende the natural sciences afferma: Lenorme efficacia della matematica nelle conto che il fatto scienze naturali un fatto che sfiora il mistero e per il quale non vi una stesso che la spiegazione razionale. Non per nulla affatto naturale che esistano leggi conoscenza di natura, e ancor meno che luomo sia capace di scoprirle. Il fatto miracoloso che il linguaggio della matematica sia appropriato per la formulascientifica sia zione delle leggi della fisica un regalo meraviglioso che noi non compossibile in se prendiamo, n meritiamo1. stesso un grande Benedetto XVI intervenuto pi di una volta a sottolineare questo mistero. fatto fondamentale. Nel suo discorso di Verona nel 2006, per esempio, affermava: La matematica come tale una creazione della nostra intelligenza: la corrispondenza tra le sue strutture e le strutture reali delluniverso suscita la nostra ammirazione e pone una grande domanda. Implica una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura. Diventa inevitabile chiedersi se non debba esserci ununica intelligenza originaria che sia la comune fonte delluna e dellaltra. Nel prendere coscienza di tale privilegio dato alla natura umana ci sentiamo singolarmente imparentati con tutto luniverso. E questo pone, come dice il Papa, una grande domanda: chi o che cosa origine di questa inaudita corrispondenza? La prima risposta razionale e affettiva unampiezza di positivit, di gratitudine.

La svista del riduzionismo


La grande illusione nella quale luomo pu incorrere, quasi abbagliato dalle possibilit della sua ragione scientifica, di vedere questultima come lunica ragione credibile, lunica vera razionalit. Nello spazio della razionalit non esisterebbe nulla allesterno del perimetro definito dalla dimostrabilit scientifica. Questo modo di vedere, tuttavia, illusorio. evidente infatti che la scienza paga il prezzo della sua straordinaria capacit di lettura del reale con la parzialit dellangolatura che il suo metodo le consente di abbracciare. Lapproccio scientifico, per funzionare, riduce deliberatamente la sezione durto, langolo di visuale sulloggetto: in primo luogo esso va isolato dal suo contesto, e in secondo luogo di esso ci limitiamo a considerare gli aspetti quantificabili e misurabili. Nel procedere scientifico, giustamente e consapevolmente, evitiamo un certo tipo di oggetti e un certo tipo di domande: non perch siano irreali o indegni della nostra ragione, ma semplicemente perch il metodo scientifico non in grado di affrontarli. Tale riduzione delloggetto di indagine perfettamente lecita, anzi indispensabile, purch alla fine del processo non ci si dimenti-

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chi che abbiamo volutamente operato tale restrizione. La svista del riduzionismo non sta nellatto della riduzione, necessario per entrare nel gioco del metodo scientifico, ma nella dimenticanza di esso, per cui al termine del processo di conoscenza confondiamo la realt intera, o linterezza delloggetto da cui eravamo partiti, con la semplificazione che ne abbiamo fatto per accedere al gioco. Dopo il viaggio di andata, occorre non dimenticare il viaggio di ritorno. Il superamento del riduzionismo non sta quindi nellevitare la semplificazione, ma nel restituire il risultato scientifico eventualmente La svista del ottenuto alloggetto nella sua interezza e nel ricollocare loggetto nel suo riduzionismo non rapporto con la totalit da cui riceve il senso. Solo cos anche il risultato sta nellatto della scientifico avr veramente qualcosa da dirci. In particolare il metodo scientifico non ha in se stesso i mezzi per riduzione, ma nella rispondere alle domande di significato, di scopo, di consistenza ultima dimenticanza di delle cose; risulta inefficace nel considerare il valore di un oggetto o di un esso, per cui al atto umano, il perch ne vale la pena. Il metodo scientifico non ha neptermine del processo pure in s i mezzi per interrogarsi sullorigine del proprio successo. La di conoscenza grande domanda che pongono Albert Einstein, Paul Wigner e Benedetto XVI, su quale sia lorigine ultima della corrispondenza tra la razionalit confondiamo la umana e la razionalit delle strutture naturali, non una domanda che il realt intera, con la metodo sperimentale capace di affrontare. Essa nasce spontaneamente semplificazione che dal terreno dellesperienza scientifica, ha piena cogenza e dignit razione abbiamo fatto per nale, ma la si deve rivolgere in un contesto che sta oltre la scienza, domiaccedere al gioco. nato da altri modi in cui la ragione esprime se stessa. Lo stesso Benedetto XVI nel famoso discorso di Ratisbona aveva affermato: La moderna ragione, propria delle scienze naturali [...] porta in s un interrogativo che la trascende [...]. Essa deve semplicemente accettare la corrispondenza tra il suo spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico. Ma la domanda sul perch di questo dato di fatto esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali ad altri livelli e modi del pensare alla filosofia e alla teologia.

Una forma degenere di scienza


Se si teorizza la necessit della dimostrabilit scientifica per ogni cosa che voglia dirsi vera, si atrofizza la ragione e si abolisce la possibilit del giudizio umano. Alla fine si possono giustificare cose tremende. Se la razionalit coincide con il solo registro scientifico, lunico vero criterio per lazione sar fare tutto ci che con la scienza e la tecnologia possibile fare. Diventa debolissimo, a questo punto, porre argini attraverso leggi, divieti, esortazioni morali. Il principio stato promosso e acquisito, non c ragione per non fare tutto quello che si pu fare. Il che si traduce in fare tutto ci che d profitto, ovvero fare tutto ci che porta guadagno a chi pu decidere di fare. Vuol dire asservire la scienza al potere. Resta una forma degenere di scienza, quella che Giorgio Israel chiama tecnoscienza, che oggi, specie in certi settori, rischia di prendere il sopravvento. Ad esempio, non c una prova matematica del fatto che lembrione sia un essere umano, n ci potr mai essere, ma ci sono

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tutti gli elementi perch un giudizio e una ragione aperta che sappia cogliere i dati possa esprimersi, se non altro come criterio di prudenza. Se lunico metodo accettabile quello della dimostrabilit, allora tutto diventa relativo e discutibile e alla fine prevalgono le ragioni del profitto che quello che sta accadendo, e inevitabilmente tender ad accadere, anche su altri terreni. Non solo esiste uno spazio razionale al di fuori della scienza ma, a ben guardare, la scienza stessa non potrebbe darsi senza una ragione che travalica le categorie che vengono attribuite al metodo scientifico in s. In altre parole, anche il procedimento fisico-matematico non pu vivere della sola ragione scientifica. Se consideriamo lesperienza del fare ricerca, anzich ragionare in astratto su di essa, ci rendiamo facilmente conto che il soggetto di tale esperienza e rimane un essere umano intero, aperto allincontro con il reale, i cui passi conoscitivi chiamano in causa una ragione non separabile dalla dinamica affettiva e ben pi ampia della pura capacit logico-deduttiva2.

Universit e futuro
La scienza, con la sua grande possibilit di penetrazione e di efficacia, perde credibilit se pretende di isolarsi dal soggetto umano che ne protagonista, separandosi da altre vie della razionalit che collaborano a rispondere allesigenza di un significato esauriente per s e per il mondo. Qual il valore delle scienze naturali? - si domandava Erwin Schrdinger - Il loro obiettivo, scopo e valore il medesimo di ogni altra branca dellumano sapere. Anzi, nessuna di queste branche da sola ha uno scopo o un valore, ma solo lunione di tutti i rami del sapere ha un significato o un valore, e questo pu essere definito abbastanza semplicemente: obbedire al comandamento delloracolo di Delfi, conosci te stesso. O, per dirla con il sintetico, espressivo stile di Plotino: e noi chi siamo?3. Luniversit nasce esattamente come luogo di scoperta di una profonda unit della conoscenza nella diversit dei metodi. Unimmagine alquanto diversa dallattuale situazione di frammentazione, stanchezza, smarrimento: quale ipotesi di prospettiva possiamo individuare perch luniversit oggi possa sostenere la riscoperta della ragione nella sua interezza? Benedetto XVI nel suo intervento a Pavia nel 2007, ha formulato tre passaggi che sembrano passi di un programma, quasi un manifesto, in cui ha messo a fuoco una tensione tra il livello istituzionale e il livello personale del vivere luniversit. Non d soluzioni, ma segnala problemi non pi rimandabili. Lo fa proponendo tre diversi binomi. Il primo dice: Le discipline tendono naturalmente, e anche giustamente, alla specializzazione, mentre la persona ha bisogno di unit e di sintesi. Lintesa stenta non soltanto tra scienziati e filosofi, ma anche tra fisici, chimici e biologi; di pi, tra fisici che si occupano di settori diversi della fisica... possibile spendere una vita di intensa e riconosciuta ricerca e capire quasi nulla di quello che accade un millimetro pi in l. Questa tendenza in qualche misura inevitabile, ma resta il fatto che la persona, dice il Papa, ha bisogno di unit e di sintesi. Secondo binomio: La ricerca tende alla conoscenza, mentre la persona ha bisogno anche della sapienza, di quella scienza che si esprime nel saper vivere, cio di una conoscenza non separata dalla vita, che non puro tecnicismo, ma una capacit di giudizio che renda utile e comunicabile, buona anche la

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conoscenza. Il terzo binomio: La struttura privilegia la comunicazione, mentre le persone aspirano alla condivisione. Non si conosce se non in una compagnia umana, la cui unit non proporzionale alla quantit di informazione che ci si scambia, ma al riconoscere di essere chiamati a un compito comune. Queste osservazioni aprono una prospettiva sulla quale verrebbe voglia di spendersi per approfondire e comprendere di pi. Le tre parole che stanno a sinistra nei binomi sono cose importanti, non sono da castigare, ma sono da ricomprendere dentro una conoscenza che riguardi la persona, cio la ragione nella sua interezza. Specializzazione, conoscenza e comunicazione richiedono che lUniversit abbia una sua struttura, che abbia le riforme che queste parole chiave richiedono e cos via. Mentre le parole alla destra (unit, sapienza e condivisione) richiedono un io in azione, cio un maestro, un testimone. Non riguardano la struttura universitaria del domani, ma la testimonianza di una presenza, di una persona presente oggi in universit con un cuore certo, con uno sguardo nuovo. Un maestro qualcuno che vive la propria presenza come tensione allunit della propria persona. Pi che di un discorso che cerca di costruire ponti intellettuali fra campi diversi, ci di cui c veramente bisogno una persona che dimostri in se stessa un nuovo tipo di unit di percezione delle cose, una ragione che finalmente non sia separata dalla vita. La sapienza una ragione che non separata dallaffezione per le cose che conosciamo e per le persone intorno a noi, e quindi dalla condivisione. Laugurio finale perci quello espresso da Benedetto XVI a Ratisbona, che nonostante tutte le specializzazioni che a volte ci rendono incapaci di comunicare tra noi, noi possiamo formare un tutto e lavoriamo nel tutto dellunica ragione con le sue diverse dimensioni.

Note e indicazioni bibliografiche


1 E.P. Wigner, The Unreasonable Effectiveness of Mathematics in Natural Sciences, Communications in Pure and

Applied Mathematics, vol. 13, 1960, pp. 1-14.


2 M. Bersanelli, M. Gargantini, Solo lo stupore conosce, Rizzoli, Milano 2003. S. Chandrasekhar, Truth and Beauty.

Aesthetics and Motivation in Science, The University of Chicago Press, Chicago 1987. W.I.B. Beveridge, The art of scientific investigation, William Heinemann, London 1950.
3 E. Schrdinger, Che cos la vita? Scienza e umanesimo, Sansoni Editore, Firenze 1988, p. 101.

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