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PAOLO VI

AD PASCENDUM
Motu Proprio

Per pascere il popolo di Dio e procurarne lincremento, Cristo Signore istitu nella chiesa diversi ministeri, ordinati al bene di tutto il suo corpo. Nellambito di tali ministeri, fin dalla prima et apostolica, si distingue ed appare in particolare rilievo il diaconato, il quale stato sempre tenuto in grande onore nella chiesa. Ci attestato esplicitamente dallapostolo san Paolo sia nellepistola ai Filippesi, dove rivolge il suo saluto non solo ai vescovi, ma anche ai diaconi, sia in una lettera indirizzata a Timoteo, in cui illustra le qualit e le virt che sono indispensabili ai diaconi perch possano mantenersi allaltezza del ministero loro affidato. Pi tardi, gli antichi scrittori della chiesa, nellelogiare la dignit dei diaconi, non tralasciano di esaltare le doti spirituali e le virt che si richiedono per assolvere lo stesso ministero, e cio la fedelt a Cristo, lintegrit morale e la sottomissione al vescovo. SantIgnazio di Antiochia afferma chiaramente che lufficio del diacono non altro che " il ministero di Ges Cristo, il quale prima dei secoli era presso il Padre ed apparso alla fine dei tempi ", ed osserva: " necessario che anche i diaconi, i quali sono i ministri dei misteri di Ges Cristo, riescano in ogni modo di gradimento a tutti. Essi, infatti, non sono diaconi che distribuiscono cibi e bevande, ma ministri della chiesa di Dio ". San Policarpo di Smirne esorta i diaconi ad essere " in tutto continenti, misericordiosi, zelanti, ispirati nella loro condotta alla verit del Signore, il quale si fatto servo di tutti ". E lautore dellopera, che ha per titolo. Didascalia apostolorum, ricordando le parole di Cristo: " Chiunque vorr essere pi grande tra voi, sia vostro servo ", rivolge ai diaconi questa fraterna esortazione: "Bisogna dunque che anche voi diaconi facciate cos, per cui, trovandovi nella necessit di dover dare anche la vita per il fratello nellesercizio del vostro ministero, abbiate a darla... Se dunque il Signore del cielo e della terra si fatto nostro servitore ed ha sofferto pazientemente ogni sorta di dolori per noi, quanto pi non dovremo far questo per i nostri fratelli noi, poich siamo i suoi imitatori ed abbiamo ricevuto la missione stessa del Cristo?". Ed ancora gli autori dei primi secoli della chiesa, mentre ribadiscono limportanza del ministero dei diaconi, spiegano in maniera diffusa le molteplici e gravi funzioni loro affidate, e dichiarano apertamente quale prestigio hanno essi ottenuto presso le comunit cristiane e quale efficace contributo han dato allapostolato. Il diacono definito come " lorecchio, la bocca, il cuore e lanima del vescovo ". Il diacono sta a disposizione del vescovo, per servire a tutto il popolo di Dio ed aver cura dei malati e dei poveri; egli, perci, esattamente e giustamente chiamato "lamico degli orfani, delle persone devote, delle vedove, fervente nello spirito, amante del bene". A lui, inoltre, affidato lufficio di portare la santa eucaristia agli ammalati costretti a casa, di amministrare il battesimo, di attendere alla predicazione della parola di Dio secondo lespressa volont del vescovo. Per queste ragioni, il diaconato conobbe nella chiesa una meravigliosa fioritura ed offr, insieme, una magnifica testimonianza di amore verso Cristo e i fratelli nellesecuzione

delle opere di carit, nella celebrazione dei riti sacri e nelladempimento dei doveri pastorali. Coloro che sarebbero divenuti presbiteri, proprio con lesercizio dellufficio diaconale, davano la dovuta prova si se, dimostravano il merito del loro lavoro ed acquistavano, altres, la preparazione, richiesta per raggiungere la dignit sacerdotale e lufficio pastorale. Tuttavia, col passare dei tempi, si verificarono dei mutamenti nella disciplina relativa a questo ordine sacro. Divenne, certo, pi rigida la proibizione di conferire le ordinazioni saltando i gradi intermedi, ma diminu a poco a poco il numero di coloro che, anzich ascendere a un grado pi alto, preferivano rimanere diaconi per tutta la vita. Fu cos che, nella chiesa latina, scomparve quasi del tutto il diaconato permanente. appena il caso di ricordare quanto fu stabilito dal concilio di Trento, il quale si era proposto di ripristinare gli ordini sacri secondo la loro propria natura, quali originarie funzioni della chiesa; sta di fatto che molto pi tardi matur lintenzione di restaurare questo importante ordine sacro, come un grado realmente permanente. Alla questione ebbe occasione di accennare fugacemente anche il nostro predecessore di v. m. Pio XII. Finalmente, il concilio Vaticano II venne incontro ai voti ed alle preghiere di veder restaurato - qualora ci favorisse il bene delle anime - il diaconato permanente come ordine intermedio tra i gradi superiori della gerarchia ecclesiastica ed il resto del popolo di Dio, perch fosse in qualche modo interprete delle necessit e dei desideri delle comunit cristiane, animatore del servizio, ossia della diaconia della chiesa presso le comunit cristiane locali, segno o sacramento dello stesso Cristo Signore, "il quale non venne per esser servito, ma per servire". Pertanto, durante la terza sessione del concilio, nellottobre del 1964, i padri confermarono il principio del rinnovamento del diaconato e, nel successivo mese di novembre, fu promulgata la costituzione dogmatica Lumen gentium, la quale allart. 29 presenta le linee principali che son proprie di quello stato: In un grado inferiore della gerarchia sono i diaconi, ai quali sono imposte le mani "non per il sacerdozio ma per il ministero". Essi infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nel servizio della liturgia, della predicazione e della carit, servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo ed il suo presbiterio. A proposito di stabilit nel grado diaconale, la stessa costituzione dichiara quanto segue: "E poich questi uffici [dei diaconi], sommamente necessari alla vita della chiesa, nella disciplina oggi vigente della chiesa latina in molte regioni difficilmente possono essere esercitati, il diaconato potr in futuro essere restaurato come un proprio e permanente grado della gerarchia". Ora, questa restaurazione del diaconato permanente esigeva, da una parte, un accurato approfondimento delle direttive del concilio e, dallaltra, un maturo esame intorno alla condizione giuridica del diacono, sia celibe che coniugato. Nel medesimo tempo era necessario che gli elementi relativi al diaconato di coloro che saranno sacerdoti fossero adattati alle odierne condizioni, perch davvero lesercizio del diaconato fornisse quella esperienza di vita, prova di maturit e di attitudine al ministero sacerdotale, quale lantica disciplina richiedeva dai candidati al sacerdozio. Per queste ragioni, in data 18 giugno 1967, abbiamo pubblicato, con nostro motu proprio, la lettera apostolica Sacrum diaconatus ordinem, con la quale sono state fissate le convenienti norme canoniche circa il diaconato permanente. In data 17 giugno dellanno successivo, con la costituzione apostolica Pontificalis romani recognitio, abbiamo stabilito il nuovo rito per il conferimento degli ordini sacri del diaconato, del

presbiterato e dellepiscopato, definendo altres la materia e la forma della medesima ordinazione. E ora, mentre in data odierna, per dare ulteriore sviluppo a questa materia promulghiamo la lettera apostolica "Ministeria quaedam", riteniamo conveniente emanare precise norme intorno al diaconato; vogliamo, parimenti, che i candidati al diaconato conoscano quali ministeri debbono esercitare prima della sacra ordinazione, e in qual tempo e modo dovranno assumere gli obblighi del celibato e della preghiera liturgica. Poich lingresso nello stato clericale differito fino al diaconato, non ha pi luogo il rito della prima tonsura, per il quale in precedenza il laico diventa chierico. Viene, tuttavia, introdotto un nuovo rito, grazie al quale colui che aspira al diaconato o al presbiterato manifesta pubblicamente la sua volont di offrirsi a Dio ed alla chiesa per esercitare lordine sacro; la chiesa, da parte sua, ricevendo questa offerta, lo sceglie e lo chiama perch si prepari a ricevere lordine sacro, e sia in tal modo regolarmente ammesso tra i candidati al diaconato e al presbiterato. In particolare conviene che i ministeri di lettore e di accolito siano affidati a coloro che, come candidati allordine del diaconato o del presbiterato, desiderano consacrarsi in modo speciale a Dio ed alla chiesa. Questa infatti, proprio perch " mai non cessa di nutrirsi del pane della vita dalla mensa sia della parola di Dio che del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli ", ritiene molto opportuno che i candidati agli ordini sacri, tanto con lo studio quanto con lesercizio graduale del ministero della parola e dellaltare, conoscano e meditino per un intimo contatto questo duplice aspetto della funzione sacerdotale. E cos lautenticit del loro ministero risalter con la pi grande efficacia. I candidati allora si accosteranno agli ordini sacri, pienamente consapevoli della loro vocazione, " ferventi nello spirito, pronti nel servire il Signore, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessit dei santi ". Pertanto, avendo ponderato ogni aspetto della questione e richiesto il voto degli esperti, dopo aver consultato le conferenze episcopali e tenuto conto dei giudizi da loro espressi, sentito il parere dei nostri venerati fratelli che sono membri delle sacre congregazioni competenti, in forza della nostra autorit apostolica stabiliamo le norme seguenti, derogando - se e per quanto sia necessario - alle prescrizioni del CIC finora vigente e le promulghiamo con questa lettera. I. a) Viene introdotto un rito per lammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato. Perch tale ammissione sia regolare, si richiede la libera domanda dellaspirante, di propria mano compilata e sottoscritta, nonch laccettazione per iscritto da parte del competente superiore ecclesiastico, in virt della quale si compie la scelta della chiesa. Non sono tenuti a questo rito i professi delle religioni clericali, i quali si preparano al sacerdozio. b) Superiore competente per questa accettazione lordinario (il vescovo e, negli istituti clericali di perfezione, il superiore maggiore). Possono essere accettati coloro che dimostrano i segni di vera vocazione ed, essendo di buoni costumi ed immuni da difetti psichici e fisici, intendono dedicare la propria vita al servizio della chiesa per la gloria di Dio e per il bene delle anime. necessario che quelli che aspirano al diaconato transitorio abbiano compiuto almeno il ventesimo anno di et ed iniziato il corso degli studi teologici. c) In forza dellaccettazione, il candidato tenuto ad aver cura speciale della sua vocazione ed a svilupparla, acquista il diritto di

avere i necessari sussidi spirituali, per poter coltivare la sua vocazione ed uniformarsi alla volont di Dio, senza frapporre alcuna condizione. II. I candidati al diaconato, sia permanente che transitorio, ed i candidati al sacerdozio debbono ricevere, se non lhanno gi fatto, i ministeri di lettore e di accolito, ed esercitarli per un conveniente periodo di tempo, al fine di disporsi meglio ai futuri servizi della parola e dellaltare. Per i medesimi candidati la dispensa dal ricevere i ministeri riservata alla santa sede. III. I riti liturgici, mediante i quali avviene lammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato, e si conferiscono i ministeri sopra ricordati, debbono essere compiuti dallordinario dellaspirante (il vescovo e, negli istituti clericali di perfezione, il superiore maggiore). IV. Siano rispettati gli interstizi, stabiliti dalla santa sede o dalle conferenze episcopali, tra il conferimento - che avr luogo durante il corso teologico - dei ministeri del lettorato e dellaccolitato, nonch tra laccolitato e il diaconato. V. I candidati al diaconato, prima dellordinazione, debbono consegnare allordinario (il vescovo e, negli istituti clericali di perfezione, il superiore maggiore) una dichiarazione di propria mano compilata e sottoscritta, nella quale attestano di voler ricevere spontaneamente e liberamente lordine sacro. VI. La consacrazione propria del celibato, da osservare per il regno dei cieli, e lobbligo di esso per i candidati al sacerdozio e per i candidati non coniugati al diaconato sono realmente connessi con il diaconato. La pubblica assunzione dellimpegno del sacro celibato dinanzi a Dio e alla chiesa deve essere celebrata, anche dai religiosi, con rito speciale, che dovr precedere lordinazione diaconale. Il celibato, assunto in tal modo, costituisce impedimento dirimente a contrarre le nozze. Anche i diaconi coniugati, quando abbiano perduta la moglie, secondo la disciplina tradizionale della chiesa sono inabili a contrarre un nuovo matrimonio. VII. a) I diaconi chiamati al sacerdozio non siano ordinati se non abbiano prima completato il corso degli studi, quale definito dalle prescrizioni della santa sede. b) Per quanto riguarda il corso degli studi teologici, che deve precedere lordinazione dei diaconi permanenti, compito delle conferenze episcopali emanare, in base alle circostanze di luogo, le norme opportune, e sottoporle per lapprovazione alla sacra congregazione per leducazione cattolica. VIII. A norma dei nn. 29-30 di Principi e norme per la liturgia delle ore: a) i diaconi, chiamati al sacerdozio, in virt della stessa sacra ordinazione sono tenuti allobbligo di celebrare la liturgia delle ore; b) sommamente conveniente che i diaconi permanenti recitino ogni giorno almeno una parte della liturgia delle ore, definita dalla conferenza episcopale. IX. Lingresso nello stato clericale e lincardinazione ad una diocesi avvengono con lordinazione diaconale stessa.

X. Il rito dellammissione dei candidati al diaconato e al presbiterato, nonch quello della consacrazione propria del sacro celibato saranno pubblicati entro breve tempo dal competente dicastero della curia romana. Norma transitoria. - I candidati al sacramento dellordine, i quali han gi ricevuto la prima tonsura prima della promulgazione di questa lettera, conservano tutti i doveri, i diritti e i privilegi propri dei chierici; quelli che sono stati promossi al suddiaconato, sono tenuti agli obblighi assunti quanto al celibato e alla liturgia delle ore; devono, per, celebrare di nuovo la pubblica assunzione del celibato dinanzi a Dio e alla chiesa secondo il nuovo rito speciale, che precede lordinazione diaconale. Tutto quanto stato da noi decretato con questa lettera, in forma di motu proprio, ordiniamo che abbia stabile valore, nonostante qualsiasi disposizione contraria. Stabiliamo anche che dette norme entrino in vigore dal 1 gennaio 1973.

Roma, S. Pietro, 15 agosto 1972, solennit dellassunzione della beata vergine Maria, anno decimo del nostro pontificato.

PAULUS PP. VI LITTERAE APOSTOLICAE MOTU PROPRIO DATAE*

MINISTERIA QUAEDAM
Disciplina circa Primam Tonsuram, Ordines Minores et Subdiaconatus in Ecclesia Latina innovatur.

Ministeria quaedam ad cultura Deo rite exhibendum et ad populi Dei servitium iuxta necessitates praestandum vetustissimis iam termporibus ab Ecclesia institute fuerunt; quibus sacrae liturgiae et caritatis officia exercenda fidelibus committebantur, variis rerum adiunctis accommodate. Horum munerum collatio peculiari ritu saepius fiebat, quo fidelis, benedictione Dei impetrata, ad officium aliquod ecclesiasticum adimplendum in speciali classi seu gradu constituebatur. Nonnulla ex his muneribus, cum actione liturgica arctius conexa, praeviae institutiones ad sacrs ordines recipiendos paulatim habita sunt, ita ut Ostiariatus, Lectoratus, Exorcistatus et Acolythatus minores ordines in Ecclesia Latina appellarentur respectu Subdiaconatus, Diaconatus et Presbyteratus, qui ordines maiores votati sunt et, etsi non ubique, iis generatim reservabantur, qui per illus ad Sacerdotium ascendebant. Attamen cum ordines minores non semper iiecm extiterint ac plura murera ipsis adnexa reapse, sicut nunc quoque accidit, etiam a laicis exerciti sint, opportunum videtur praxim hanc recognoscere eamque hodiernas necessitatibus accommodare, ita ut ea,

quae in illis ministeriis obsoleta sint, dimittantur; quae utilia, retineantur, si quae necessaria, constituantur; itemque, quid a candidatis ad ordinem sacrum exigendum statuatur. Dum Concilium Oecumenicum Vaticanum II apparabatur, haud pauci Ecclesiae pastores preces detulerunt, ut ordines minores et Subdiaconatus recognoscerentur. Concilium autem, licet nihil de hac re pr Ecclesia Latina decerneret, enuntiavit principia quaedam, quibus aperaretur via ad quaestionem enodandam, ac dubium non est, quin nrmae a Concilio latae, generalem ordinatamque liturgiae renovatinem respicientes (Cf Const. de S. Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 62: AAS 56 (1964), p. 117: cf etiam, n. 21: l.c., pp. 105-106), ea quoque complectantur, quae ad ministeria in coetn liturgico spectant, ita ut ex ipsa celebrationis ordinatione appareat Ecclesia in suis diversis ordinibus et ministeriis constituta (Cf Ordo Missae, Institutio generalis Missalis Romani, n. 58, ed. typ. 1969, p. 29). Propterea Concilium Vaticanum II statuit, ut in celebrationibus liturgicis quisque, sive minister sive fidelis, munere suo fungere, solum et totum id agat, quod ad ipsum ex rei natura et normis liturgicis pertinet (Const. de S. Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 28: AAS 56 (1964), p. 107). Cum hac vero assertione arcte conectitur id, quod paulo ante in eadem Constitutions scriptum est: Valde cupit Mater Ecclesia ut fideles universi ad plenam illam, consciam atque actuosam liturgicarum celebrationum participationem ducantur, quae ab ipsius Liturgiae natura postulatur et ad quam populus christianus genus electum, regale sacerdotium, gens sancta, populus acquisitionis (1 Pt 2, 9; cf 2, 4-5), vi Baptismatis ius habet et officium. Quae totius ppuli plena et actuosa participatio, in instauranda et fovenda sacra Liturgia summoponere est attendenda: est enim primus, isuqe necessarius fons, e quo spiritum vere christianum fideles hauriant; et ideo in tota actione pastorali, per debitam institutionem ab animarum pastoribus est sedulo adpetenda (Ibid., n. 14; l.c., p. 104). In officiis peculiaribus servandis et ad hodiernas necessitates accommodandis, continentur ea, quae praesertim cum ministeriis Verbi et Altaris arctius conectuntur et in Ecclesia Latina Lectoratus, Acolythatus et Subdiaconatus vocantur; quos ita servari et accommodari convenit, ut duplex ex hoc tempore habeatur munus: Lectoris nempe et Acolythi, quod et Subdiaconi partes complectatur. Praeter officia Ecclesiae Latinae communia, nihil obstat, quominus Conferentiae Episcopales alia quoque petant ab Apostolica Sede, quorum institutionem in propria regione necessariam vel utilissimam, ob peculiares rationes, iudicaverint. Ad haec pertinent ex. gr. munera Ostiarii, Exorcistae et Catechistae (Cf Decr. de activ. mission. Ecclesiae Ad gentes divinitus, n. 15: AAS 58 (1966), p. 565; ibid., n. 17; l.c., pp. 967968) necnon alia munera iis mandanda, qui operibus caritatis sunt addicti, ubi hoc ministerium diaconibus nun sit collatum. Congruit autem cum rei veritate et hodierno mentis habitu, ut ministeria, de quibus supra, non amplius ordines minores vocentur, corum vero collatio non ordinatio sed institutio appelletur, clerici autem proprie ii tantum sint et habeantur, qui Diaconatum receperunt. Hac ratione melius etiam apparebit discrimen inter clericos et laicos; inter ea, quae clericis sunt propria et reservantur, atque ea, quae christifidelibus laicis demandare possunt; ideo apertius apparebit mutua ratio, quatenus sacerdotium . . . commune fidelium et sacerdotium ministeriale seu hicrarchicum, licet essentia et non gradu

tantum differant, ad invicem tamen ordinantur; unum enim et alterum su peculiari modo de uno Christi Sacerdotio participant (Const. dgm. de Ecclesia Lumen gentium, n. 10: AAS 57 (1965), p. 14). Omnibus igitur mature perpensis, peritorum voto exquisito atque Conferentiis Episcopalibus consultis earumque sententiis attentis, necnon collatis consiliis cum Vencrabilibus Fratribus Nostris membres Sacrarum Congregationum, ad quas res pertinet, Apostolica auctoritate Nostra decernimus ea, quae sequuntur, de rogando - si et quatenus opus sit - praescriptis Codicis Juris Canonici hucusque vigentis, eademque hisce Litteris promulgamus. I. Prima Tonsura non amplius confertur; ingressus vero in statum clericalem cum Diaconatu coniungitur. II. Ordines, qui hucusque minores vocabantur, ministeria in posterum dicendi sunt. III. Ministeria christifidelibus laicis commetti possunt, ita ut candidates ad sacramentum Ordinis reservata non habeantur. IV. Ministeria in tota Ecclesia Latina servanda, hodiernis necessitatibus accommodate, duo sunt, Lectoris nempe et Acolythi. Partes, quae hucusque Subdiacono commissae erant, Lectori et Acolytho concreduntur, ac proinde in Ecclesia Latina ordo maior Subdiaconatus non amplius habetur. Nihil tamen obstat, quominus, ex Conferentiae Episcopalis iudicio, Acolythus alicubi etiam Subdiaconus vocari possit. V. Lector instituitur ad munus, quod est ei proprium, legendi in coctu liturgico verbum Dei. Quapropter in Missa et in aliis sacris actionibus, lectiones (non autem Evangelium) e Sacra Scriptura proferat; deficiente psalmista, psalmum inter lectiones recites; intentiones orationis universalis enuntiet, ubi diaconus vel cantor praesto non sunt; centum moderetur et populi fidelis participationem dirigat; fideles ad Sacramenta digne recipienda instituat. Poterit quoque quatenus opus sit praeparationem curare aliorum fidelium, qui extemporanea deputatione in actionibus liturgicis Sacram Scripturam legant. Quo autem aptius atque perfectius hisce muneribus fungatur, Sacras Scripturas assidue meditetur. Lector suscepti officii conscius, omni ope contendat atque apta subsidia adhibeat, quo plenius in dies sibi acquirat suavem et vivum Sacrae Scripturae affectum (Cf Const. de S. Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 24: AAS 56 (1964), p. 107: Const. dogm. de Divina Revelatione Dei Verbum, n. 25: AAS 51 (1966), p. 829) atque cognitionem, quibus perfectior fiat Domini discipulus. VI. Acolythus instituitur, ut Diaconum adiuvet ac Sacerdoti ministret. Eius igitur est servitium alteris curare, Diacono atque Sacerdoti opitulari in liturgicis actionibus, praesertim in Missae celebratione; eiusdem praeterea, qua ministri extraordinarii, est Sanctam Communionem distribuere, quoties ministri, de quibus in can. 845 C.I.C., desunt vel propter adversam valetudinerm, provectam aetatem vel aliud pastorale ministerium impediuntur aut quoties numerus fidelium ad Sacram Mensam accedentium tam ingens est, ut Missae celebratio nimis protrahatur. Iisdem in extraordinariis adiunctis ei mandari licebit, ut SS. Eucharistiae Sacramentum fidelium adorationi publice exponat ac postea reponat; non autem ut populo benedicat. Poterit quoque -

quatenus opus sit - aliorurm fidelium institutionem curare, qui ex temporanea deputatione sacerdoti vel diacono in liturgicis actionibus opitulantur, missale, crucem, cereos etc. deferendo vel alia huiusmodi officia exercendo. Quae munera dignius exsequetur, si SS. ucharistiam flagrantiore in dies pietate participet, de ipsa enutriatur eiusque altiorem cognitionem adipiscatur. Acolythus, servitio altaris peculiari modo destinatus, ea omnia, quae ad publicum cultum divinum pertinent, disent, eorumque intimum et spiritualem sensum percipere student, ita ut cotidie se totum offerat Deo atqne omnibus gravitate et reverentia exemplo sit in templo sacro, necnon Christi corpus mysticum sen populium Dei, praesertim vero debiles et infirmos, sincero amore prosequatur. VII. Institutio Lectoris et Acolythi, iuxta venerabilem traditionem Ecclesiae, viris reservatur. VIII. Ut quis ad ministeria consequenda admitti possit, requiruntur: a) petitio ab adspirante libere exarata ac subscripta exhibenda Ordinario (Episcopo et, in institutes perfectionis clericalibus, Superiori Maiori), penes quem est acceptio; b) congrua actas et peculiares dotes, a Conferentia Episcopali determinandae; c) firma voluntas fideliter Deo famulandi et christiano populo serviendi. IX. Ministeria cnferuntur ab Ordinario (Episcopo et, in institutes perfectionis clericalibus, Superiore Maiore) ritu liturgico de institutione Lectores et de institutione Acolythi a Sede Apostolica recognoscendo. X. Interstita, a S. Sede aut a Conferentiis Episcopalibus statuta, serventur inter collatinem ministerii Lectoratus et Acolythatus, qnoties eisdem persones non Unum tantum confertur ministerium. XI. Candidati ad Diaconatum et ad Sacerdotium ministera Lectores et Acolythi recipere, nisi ea iam receperint, et per congruum tempus exercere debent, qu melins disponantur ad futura munera Verbi et Altares. Dispensario a suscipiendis ministeriis pro iisdem candidatis Sanctae Sedi reservatur. XII. Collatio ministeriorum ius non confert ad sustentationem vel remunerationem ab Ecclesia praestandas. XIII. Ritus institutionis Lectores et Acolythi a competenti Romanae Curiae Dicasterio proxime publici iuris fiet. Hae normae valere incipiunt a die 1 mensis Ianuarii, anno MCMLXXIII. Quaecumque vero a Nobis hisce Litteris, motu proprio datis, decreta sunt, ea omnia firma ac rata esse iubemus, contrarias quibusvis non obstantibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum die XV mensis Augusti, in sollermnitate Assumptionis B. Mariae Virginis, anno MCMLXXII Pntificatus Nostri decimo.

PAULUS PP. VI * AAS 64 (1972), pp. 529-534

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