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La chiesa nel medioevo Impero romano e genesi delle istituzioni ecclesiastiche La situazione del tardo impero romano, nel

3 secolo, favor l affermarsi di un culto, quello cristiano, nato nella Palestina dei ceti piu umili, visto come uno strumento di salvezza rispetto all'antico culto politeista derivante dal pantheon greco; l'insicurezza e la crisi (interna ed esterna) dell impero permisero la sua diffusione, nonostante le violente persecuzioni di Decio e Diocleziano, per diversi motivi. In occidente attecch per primo nei colti ceti cittadini, abituati alla speculazione filosofica (propensi agli elementi teologici e dottrinali), mentre in campagna ci volle molto pi tempo e fatica (attraverso le pievi e altri edifici, che risacralizzavano il paesaggio, e le antiche feste, in chiave cristiana), tanto che il termine pagani deriva dal latino pagus, cioe villaggio rurale. La veloce ascesa cominci con l'Editto di Milano emanato da Costantino nel 313, in cui ammetteva la professione del cristianesimo; il ruolo di primo re cristiano esagerato (leggenda del sogno premonitore), in quanto prevalse in lui un atteggiamento sincretico e anche di vantaggio politico. La svolta decisiva fu con Teodosio e il suo Editto di Tessalonica del 380: la religione cristiana divenne quella ufficiale, gli altri culti furono messi al bando. Dopo tali avvenimenti, il cristianesimo pot espandersi a dismisura, tanto che impero e religione vennero a coincidere in un ottica di impero universale cristiano, tramite il sostegno reciproco dei poteri/istituzioni politici e religiosi. Per alcuni ceti elevati, come quelli senatori, abbandonare in realt quei culti dei padri da cui derivava il loro stesso rango sociale non fu subito facile, ma con l'appoggio degli imperatori dopo Costantino e il rapido diffondersi, si raggiunse anche questo. Si arriv alla situazione opposta: Teodosio condann gli altri culti, che vennero quindi a loro volta perseguitati dai cristiani, fino a che ufficialmente il paganesimo scomparve, per quanto credenze e tradizioni si manterranno a lungo, quasi sempre camuffati nella nuova religione (neoplatonismo, credenze contadine). Anche l'ebraismo fu attaccato, si arriv ad escludere gli ebrei dalla vita pubblica, ci spiegato da Azzara come la decisione di separare due religioni molto simili, per evitare passaggi dall una all altra e separare i vincenti dai perdenti. Una caratteristica interessante del primo cristianesimo fu l eterogeneit del suo culto e delle stesse istituzioni; vista la mancanza di un controllo centrale, cos come le diverse interpretazioni del vangelo, diverse in base all ambiente di diffusione. Lo stesso papato romano non aveva alcuna supremazia effettiva sugli altri episcopati, solo dal V secolo cominci un processo di affermazione del vescovo di Roma (grazie inizialmente alla caratura di alcuni papi, processo che si concluder nell anno Mille), col pretesto di essere successori del primo apostolo, Pietro. Proprio a causa di questa frammentazione culturale e istituzionale, da subito si decise di definire almeno i dogmi fondamentali e unici, tramite dei collegi di vescovi, i concili o sinodi. A partire da quelli locali del II secolo, si arriva a quelli ecumenici/universali dei secoli successivi, cui partecipava l imperatore stesso, come garante per l applicazione delle decisioni. Uno dei primi temi teologici dibattuti fu la natura di Cristo, che comport la nascita di diverse correnti di pensiero: l arianesimo del 4 secolo, dal sacerdote di Alessandria Ario, il quale affermava l inferiorita di Cristo a Dio (condannato dal concilio di Nicea del 325 da Costantino e stroncato del tutto in Oriente nel 6 secolo da Giustiniano; ebbe successo tra le trib barbare occidentali come alternativa ai cattolici), il monofisismo (divenne vera e propria chiesa in Siria ed Egitto, definita unica natura divina) e il nestorianesimo dal patriarca Nestorio (duofisismo). Il concilio di Calcedonia del 451 stabil la doppia natura inscindibile di Cristo,

affermando di fatto, con i Concili di Nicea, Costantinopoli (381), Efeso (431), che i dogmi della chiesa erano decisi dai concili, frutto dell interpretazione ortodossa delle scritture: da quel momento, tutto ci che deviava da questo era considerato eretico. Questa esigenza di affermare un unica regola port poi alle persecuzioni di Giustiniano, che intervenne anche in questioni dogmatiche, provocando lo scisma dei Tre Capitoli (condann tre scritti poich troppo tendenti al duofisismo nestoriano; cercava di recuperare i favori dei numerosi monofisisti presenti a oriente). Da queste vicende si capisce come da un lato la sorte del cristianesimo ortodosso/romano fosse legato a quello dell imperatore, chi era nemico o contestatore di uno, lo diveniva anche del secondo, ma allo stesso tempo le ostilit provinciali contro il potere centrale si abbinava ai dissensi religiosi: il donatismo dei contadini berberi, il monofisismo in siria ed egitto, la scisma dei tre capitoli in italia. (attenzione alla differenza tra Editti, emenati dall imperatore in ambito politico, e Concilii, che riguardano ambito religioso) Anche dal punto di vista organizzativo, specialmente dopo l editto di Tessalonica, le istituzioni ecclesiastiche si diedero un ordine preciso: il vescovo/episcopus era responsabile della comunit singola di fedeli; il prete (presbiteri) si occupava delle funzioni quotidiane, coadiuvato dall ultima figura, il diacono. Per quanto anche i laici partecipassero alle elezioni vescovili, da subito furono esclusi dall amministrazioni del patrimonio ecclesiastico, sempre pi grande grazie al legame con l imperatore. Schiavi e affrancati erano cmq esclusi dal clero. La diocesi era l organizzazione di riferimento del vescovo, identificata solo in un secondo momento con un preciso ambito territoriale; sembra che in molti casi ci si ispir al modello amministrativo romano. Gruppi di diocesi facevano capo ad un arcivescovo, o metropolita, mentre alcuni grandi centri erano considerati patriarcati: Roma, Gerusalemme, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli. Comparvero poi nelle campagne pievi/parrocchie. I vescovi sin dal 4 secolo godettero anche di poteri di giurisdizione civile, quindi partecipavano attivamente alla vita politica delle citt; il loro prestigio crebbe molto grazie ad alcuni padri della chisa, divenuti vescovi, come Ambrogio di Milano, Agostino d'Ippona e altri. La loro importanza crebbe col tempo, in quanto rimasero poi unico punto di riferimento al tempo delle invasioni per le popolazioni romane; divennero anche santi con il culto per i defunti, vennero ritenuti veri e propri intermediari con dio anche dopo la morte, attraverso le proprie reliquie. Il monachesimo si svilupp parallelamente al clero secolare, a partire dall egitto del 3 secolo con i primi esempi di vita ascetica (monaco deriva dal greco, "uno che sta da solo"); se in oriente, culla del monachesimo, si diffuse molto l eremitismo, in occidente ebbe pi successo il cenobitismo: membri di famiglie aristocratiche facevano voto di povert e castit, vivendo in modo molto rigido, senza per una precisa regola. Col tempo, queste regole si moltiplicarono, tanto che si arriv a definirne solo una, almeno per il monachesimo occidentale, durante il concilio di Aquisgrana dell 816, quella Benedettina. La regola di Benedetto da Norcia prevedeva un connubio di studio, lavoro e preghiera, rifiutando l estremismo dei primi monaci orientali; il movimento benedettino, con i suoi monasteri, costituir il nucleo centrale della comunit cristiana europea/occidentale, oltre ad essere centri di produzione e raccolta delle principali opere scritte (agiografie, ma anche qualche opera storiografica di spicco, oltre che registri amministrativi). Dai monasteri provenirono alcuni grandi personaggi del tempo, come Gregorio Magno (grande papa, ebbe ottimi rapporti diplomatici con franchi e visigoti, convert i britanni, riform alcuni canti liturgici). Una parentesi a parte vorrebbe il monachiesimo d'Irlanda, non toccata dai romani, convertita da Patrizio nel V secolo; ammirati per il loro rigore morale anche in europa,

fondarono numerso monasteri (basti pensare al famoso San Colombano) e aiutarono il clero secolare ad insinuare pi a fondo i valori cristinai, specie tra i merovingi e i longobardi, diffondendo pratiche importanti come la penitenza. Un ulteriore aspetto caratteristico fu il culto dei santi e martiri, tra cui gli stessi vescovi, che le opere agiografiche provvisero a diffondere come esempi da emulare (si pensi alla Vita di Martino di Tours); in seguito si diffonderanno anche i santi-monaci, come Benedetto di Norcia. Il culto si diffuse anche in relazione alle capacit particolari dei santi e delle loro reliquie, come la possibilit di compiere miracoli (ci fu in questo senso una sorta di specializzazione, come a riprodurre i diversi ambiti degli dei pagani); il culto delle reliquie, resti umani o oggetti appartenuti a santi, si diffuse rapidamente tramite donazioni, ma anche furti e vendite di mercanti appositi. Gli stessi luoghi in cui erano custodite divennero meta di pellegrinaggi, altro grande fenomeno molto diffuso e di antiche origini. Da sottolineare che, dopo la presa araba di Gerusalemme (1187), Roma tu sempre pi invasa dai fedeli, si costru anche un apposito percorso per quelli d'oltralpe (strada Francigena), mentre in citt fiorirono le attivit commerciali legate all accoglienza degli innumerevoli pellegrini. Evangelizzazione dell'occidente barbaro Il complesso di etnie al di fuori dei confini romani ricevette inizialmente una predicazione di stampo ariano, considerato come sappiamo eretico dal concilio di Nicea del 325 voluto da Costantino. Se ci avvenne anche grazie alla traduzione gotica della bibbia per conto del vescovo goto ariano Ulfila, 4 secolo, rappresent allo stesso tempo un modo per evitare la completa assimilazioni da parte dei romani, per mantenere cio una propria identit. Tale necessit decadde poi nel tempo, con la fusione delle etnie locali e degli invasori. Ci furono per delle eccezioni, come il caso dei Vandali che invasero l Africa dalla Spagna e mantennero l arianesimo, o gli stesso Goti in italia (493/553), i quali affiancarono alla divisione religiosa quella amministrativa e culturale (presenza di due burocrazie). Se ci si tramand nelle fonti sotto l'aspetto di persecuzioni ai danni dei cattolici, si deve pensare che gli stessi cristiani considerarono i barbari prima veri demoni (Ambrogio li identificava con Gog e Magog), come punizione divina, come disse Agostino dopo il sacco di Roma del 410. Ma una volta superato il ribrezzo iniziale, papato, vescovi e monaci videro nelle masse barbariche migliaia di infedeli da convertire, cominciando cos una vasta opera missionaria che cambi in base al contesto. Come detto, i vescovi furono le figure di riferimento dopo il disfacimento della struttura imperiale, e furono quindi i primi ad iniziare l'opera di conversione: Remigio di Reims, Leandro di Siviglia e altri portarono al cattolicesimo i re barbari occidentali, da Clodoveo, a Sigismondo e Reccaredo. Clodoveo fu il primo di tutti, e pass direttamente al cattolicesimo senza toccare l eresia ariana (primi anni 500); le sue furono motivazioni tutte politiche, per quanto ne dica la Historia Francorum di Gregorio di Tours, in quanto cap che la conversione gli avrebbe dato un maggiore appoggio delle aristicrazie gallo-romane. Cos avvenne, e nel regno dei franchi da quel momento ci fu sempre una forte compartecipazione del clero alla vita politica del paese. Nella spagna visigotica, cio avvenne a fine 6 secolo con Reccaredo, il quale us la strategia opposta del padre, che invece prov a fondare tutto sull aristocrazia di stirpe; il figlio, divenuto cattolico, ottenne l appoggio delle elite romane (forse meglio dire romanizzate, vedi libro Gasparri), legittimando un potere non tanto etnico quanto a base territoriale. I Longobardi seguirono una strada leggermente diversa; arrivati ariani, con Agilulfo,

la cui moglie Teodolinda fu cattolica, tent un apertura sempre per legittimare una concezione pi territoriale che etnica, ma a suo figlio, battezzato cattolico, si rivolt contro l aristicrazia di stirpe. Bisogner aspettare il 7 secolo per un lento passaggio al cattolicesimo, unitamente ad una pi generale fusione tra genti romane e germaniche, con il ripudio dell arianesimo di re Ariperto (653/661). L'Inghilterra rappresenta un caso a parte, in quanto conobbe la conversione per esplicito volere del papa Gregorio Magno, quindi per una forte azione esterna tramite la predicazione di benedettini guidati da Agostino. Ma l approccio e il risultato stesso furono molto diversi, poich l'autorit rimase legata ai legami di sangue delle stirpi, cos la nuova religione pi che soppiantare i riti preesistenti, gli si affianc; per quanto riguarda poi le motivazioni di Gregorio Magno, ci sono diverse interpretazioni (pg 39). In rapporto alle culture tradizionali delle diverse gentes barbare, oggi si pensa che il cristianesimo abbia fatto da ulteriore collante e accelleratore di processi molto complessi, nati dall incontro/scontro con la civilt romana e da evoluzioni interne alle trib; non si pensi quindi che da sola la nuova religione abbia creato repentini sviluppi culturali, una sorta di veloce ammodernamento, come si credeva nella storiografia non troppo lontana. Oltre al fatto che molti elementi pagani sopravvissero sotto lo strato superficiale cristiano, bisogna anche tener presente delle numerosi differenze tra gli stessi culti barbarici, troppo spesso identificati semplicisticamente sotto il termine di paganesimo: culti celtici, germanici, pratiche orientali (sciamanesimo), lo stesso paganesimo mediterraneo. Ognuno di essi comport, come si detto, un diverso adattamento alla conversione. I Re furono fondamentali nel passaggio, in quanto partendo dal capo riusciva poi facile passare ad aristocratici e masse popolari; gli stessi motivi che convinsero molti re ad un passaggio pi o meno spontaneo (allargamento base di autorit, legame con Roma, sostegno elite romane) comportarono in pi casi la rivolta dei nobili di stirpe, indeboliti dal potere centrale e dalle alte cariche ecclestiastiche. La persistenza di credenze si trova in diverse fonti (pg 42); le stesse regine svolsero ruoli importanti nei diversi passaggi, come la gia citata Teodolinda. molto interessante notare come, posta la necessit di convertire i sovrani, gli alti prelati affrontarono i diversi contesti, basti pensare alle istruzioni di Gregorio Magno: se al re inglese sugger di eliminare ogni possibile resistenza, distruggendo i luoghi di culto pagani, ai suoi missionari invece ordin di affrontare la aspre terre del nord in modo molto pi oculata. Essi dovevano ridefinire in senso cristiano luoghi e feste pagane degli angli, di modo da lasciare elementi familiari cui riferirsi. A ci si affiancano le sempre presenti reliquie dalle propriet taumaturgiche (similitudie con amuleti/pratiche di magia), oltre alla famosa leggenda di Costantino che vinse nel sengo della croce. L'autore cita poi due esempi per dimostrare come le istituzioni ecclesistiche si insinuarono nella vita sociale e politica dei regni, sia che dovessero formarsi ex novo (angli) sia che trovassero una struttura gi esistenze (italia fu una via di mezzo, per lo scontro longobardi-impero). In Inghilterrra dopo la morte di Agostino, dominavano i due metropoliti (arcivescovi) indipendenti di Londra e della pi lontana York; ma se in teoria la struttura era assicurata dall elezione da parte di questi di 12 vescovi per uno, in realt il processo sub notevoli rallentamenti per il costante ritorno di fiamme pagane, sfociate in scontri politico-militari, fino alla fine del 7 secolo; il papato si dimostr sempre molto presente, tanto da creare un forte legame col mondo anglosassone (fedeli inglesi molto legati figura di Pietro). Nell altro esempio, la spagna visigotica, and in tutt'altro modo. Qui la monarchia leg molto con le gerarchie ecclesiastiche del paese, e attraverso lo strumento dei concili/sinodi, cui il re partecipava con poteri molto ampi, si cre una sorta di simbiosi

tra i due poteri. Dal 633 i concili divennero prassi per le decisioni di importanza globale nel regno, oltre che per questioni di fede. Questo tipo di rapporto, derivante da interessi comuni di chiesa e re, portarono alla rarefazione dei rapporti col papato romano, che in alcuni casi sfoci in aperta contestazione. Vediamo allora come si impose il papato romano sugli altri, diventanto il punto di riferimento per l ortodossia cattolica; gia dal 3 secolo cominci a circolare che i papi romani fossero successori di Pietro, che in base al vangelo di Matteo era stato investito da Cristo del potere di fondare la sua chiesa, una sorta di superiorit evangelica. L'affermazione del suo primato fu lenta nel tempo e con l opposizione di altre importanti citta, prima fra tutte la nuova Roma, Costantinopoli; da Gelasio I a fine 400 si inizia a definire Papa solo il vescovo romano, che si erge sugli altri per il primato sulle sedi occidentali nell ambito di decisioni dottrinali, anche se questo potere fu piu teorico che pratico (altre sedi continuarono in via molto autonoma). Lo stesso Gelasio, con una lettere all imperatore Attanasio, proponeva un punto di incontro tra di due poteri, religioso e politico, anche se in realt era sottintesa la superiorit del primo, in quanto il papa era arbitro del comportamento degli imperatori in terra. Quindi scontro tra sedi episcopali e il potere secolare. Bisogna tener presente che dopo il 476 la situazione era molto cambiata: all impero si erano sostituiti una serie di regni barbari, in Italia prima Odoacre poi i Goti di Teodorico avevano portato notevoli cambiamenti; i vescovi di roma divennero sempre piu punti di riferimento nonostante la situazione molto difficile (leggenda di Leone I che persuade Attila sulle rive del Mincio), portando al contempo ad una ulteriore indipendenza delle singole diocesi. Se gia Teodorico cambiera la sua linea di azione verso la chiesa, portando alla morte di papa Giovanni I, con l'invasione longobarda del 569 le cose peggiorarono ulteriormente: nacque il regno nel centro-nord, cosi come i ducati di Spoleto e Benevento molto vicini a Roma. L'esempio per tutti fu Gregorio Magno, papa dal 590, che oper numerose trattative con i violenti invasori, cercando al contempo di gestire la disastrosa trama delle sedi episcopali. Oltre a ci, essi divennero anche veri e propri amministratori, pensando all approvvigionamento delle citta, alle difese, all edificazione di nuove strutture, come risulta dalle fonti scritte e dall acheologia. Dall 8 secolo poi ci fu una notevole spinta verso costruzioni pubbliche come acquedotti, ospizi e mura cittadine; ci fu possibile con la razionalizzazione delle proprit della chiesa, dando vita ad una efficiente burocrazia il cui nucleo era la cancelleria pontificia. Documenti, atti amministrativi, tutto veniva copiato e archiviato, aumentando il prestigio di roma, cui le altre sedi episcopali si rivolgevano per risolvere problemi di vario tipo. L autonomia delle altre sedi occidentali rimase per elevata fino al pieno 8 secolo, quando il legame tra papato romano e l'emergente potenza carolingia porter alla legittimazione del papa romano. Roma e l'Oriente Dopo la breve parentesi gotica, con Giustiniano (meta 6 secolo) ci fu un altrettanto breve riaffermazione dell impero in italia, seguendo la logica collaborativa tra i due poteri, politico e religioso, che si era affermata a partire da Costantino; simbolo di questo rapporto la Prammatica Sanzione di Giustiniano, che dava pieni poteri al papa Vigilio per ripristinare istituzioni e regole dopo la guerra con i goti. Ma seguendo proprio la logica di stretto rapporto tra politica e religione, lo stesso principe cristiano intervenne poi nelle azioni della chiesa, umiliando piu volte il potere dei vescovi di Roma. Per citare un esempio, lo stesso Vigilio fu in pratica obbligato da Giustiniano a firmare l editto di condanna dei Tre Capitoli, mossa politica per ingraziarsi gli eretici monofisiti, in piena contrapposizione con il concilio di Calcedonia del 451. Lo stesso Gregorio

Magno, che dovette affrontare la violenta invasione longobarda (569) si scontr su pi fronti con la politica dell'imperatore e dello stesso patriarca di Costantinopoli: fu accusato di arrendevolezza in quanto mediatore con i nuovi arrivati, anche se dall altra parte rifiutarono di combattere gli eretici per paura che aderissero al nemico: l italia si trovava nuovamente frammentata ed inevitabilmente aument la distanza tra oriente e occidente. Lo scontro tra le due sedi non era cosa nuova, gia nel 5 secolo si era assistito ad una reciproca scomunica (pg 57), che per quanto sanata produsse fratture che rimasero nella memoria dei due poteri. Nel 7 secolo si osserv un calo di forza del papato romano, con il susseguirsi di un gran numero di papi in breve tempo; si arriv all ennesimo tentativo di reintrodurre i monofisiti da parte di Eraclio, il cui successore arriv a prelevare il papa Martino I e portarlo in Crimea, dove morir in esilio; la faccenda si concluse ufficialmente nel 681 con l ennesimo concilio ecumenico di Costantinopoli in cui si afferm l indiscutibile verit di Calcedonia. Episodi successivi evidenziarono poi il progressivo spostamento del potere imperiale, politico e culturale, verso oriente, lasciando Roma sempre pi autonoma e polo occidentale del cattolicesimo; oltre al sempre minor interesse per il destino dell italia da parte di Costantinopoli, ci fu il duro scontro sul culto delle immagini: tutto part dal 726, quando l'imperatore orientale Leone III condann pubblicamente il culto delle immagini sacre (iconoclastia), influenzato da esperienze giovanili in asia minore. Si arriv al bando e alla persecuzione degli iconolatri pochi anni dopo, con la reazione unitaria di tutta la chiesa occidentale; nel 787 a Nicea si stabil nuovamente la legittimita del culto, ma il vuoto tra est e ovest si era allargato ancora. Come si visto, lo scisma vigente tutt oggi fu un processo lento e progressivo, anche se la data convenzionale quella del 1054, in cui papa Leone 9 e il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario si scomunicarono a vicenda; cio avvenne a seguito di ennesime discussioni teologiche e disciplinari (citiamo anche il precedente scisma del 827), che per per quanto meno gravi di precedenti dissidi, non venne mai sanato, sancendo di fatto una rottura presente da secoli. A tutto ci diede una notevole spinta la pretesa di primato da parte di Roma, che a differenza della chiesa ortodossa (come si defin da quel momento quella greca) stravolse le antiche strutture ecclesiastiche. Un caso molto pi eclatante fu poi l esito dell quarta crociata, nel 1204 (indetta da Innocenzo III nel 1198), che port al sacco di Costantinopoli. L'evangelizzazione delle genti slave, stabilitesi nell area danubico-balcanica dopo il 7 secolo, forn un ernome bacino di utenza per le conversioni di massa; i bulgari in particolare formarono un regno nell area dei Balcani, prendendo possesso poi della Pannonia, che venne presto in conflitto con i bizantini, i quali dopo aver subito diverse sconfitte nel corso del 9 secolo decisero di optare per l integrazione religiosa. Cio veniva comodo per entrambe le parte: Costantinopoli poteva aumentare il proprio prestigio nei confronti di Roma, aumentando anche il controllo su territori piu ampi, mentre i popoli slavi entrando nella ecumene cristiana legittimavano il proprio potere verso l esterno e anche all interno dei propri regni. Fondamentale fu l azione missionaria di due fratelli, Cirillo (costantino in realta) e Metodio, che fornirono una liturgia in lingua slava (inventando in pratica una nuova scrittura, glagolitica, poi semplificata in quella cirillica, derivante dall alfabeto greco). Essi furono poi nominati padri della chiesa. Nonostante ci e l affermazione anche sui serbi, la chiesa cattolica riusc comunque a prevalere, vista la conversione delle genti slave meridionali e occidentali, come polacchi al nord, ungari, croati e sloveni al sud. Consideriamo che i cattolici godevano dell appoggio del clero germanico, nonche del potente regno carolingio. Nel 988 per i greci fecero un passo avanti con l evangelizzazione del Principato di

Kiev, culla della futura Russia; avendo ottenuto l appoggio di guerrieri variaghi-russi del principe Vladimiro durante scontri civili, avvi poi una astuta opera di conversione tramite il matrimonio del principe con una nobile bizantina. Ancora una volta, venne dimostrato come il controllo della sfera religiosa portasse ad una piu ampia egemonia politica e culturale; la russia costituir poi il fulcro di maggior peso della religione ortodossa, la stessa Mosca si arriv a definire coma la terza Roma. Il quadro della chiesa altomedievale si completa con le cosidette chiese anticalcedoniane o antico-orientali; formatesi con lunghi processi di acculturazione, erano quelle piu strettamente legate al cattolicesimo antico, nonostante l elevata eterogeneit dogmatica. Citiamo la chiesa copta/egiziana, da cui derivarono quella etiopica ed eritrea. Ci sono poi quella siria-giacobita e quella armena gregoriana; esse mantengono oggi caratteri di arcaicit assenti nelle chiese ortodosse e cattoliche; si pensi anche che dal 7 secolo vennero islamizzate regioni che avevano contribuito allo sviluppo del primo cristianesimo (Palestina, Siria, nord africa). I musulmani non riuscirono a strappare invece la spagna, ne la sicilia poi finita nel regno Normanno, paradossalmente anche grazie alla tolleranza degli stessi regni arabi. La chiesa e i carolingi Con la presa di Ravenna da parte dei longobardi nel 750, e ancora di pi con l ascesa del re Desiderio, si inaugur il rapporto tra papato romano e dinastia carolingia (a cominciare dalla richiesta che papa Stefano II mand a Pipino) che porter grandi vantaggi ad entrambi. Il tutto si risolse con la discesa di Carlo Magno e la conquista franca dell italia centrosettentrionale, che per non venne direttamente riconsegnata al papa di Roma; ci non costitu un ostacolo, fu anzi un punto di partenza per ulteriori missioni di conversione al di la delle alpi, con l incoronazione nel Natale dell 800 con papa Leone III che sanc lo stretto legame, oltre a riproporre il regno franco come legittimo erede di quello romano. In questo sistema nuovo, particolare, caratterizzato da una simbiosi tra il potere politico e religioso, Roma si impose sempre di pi come punto di riferimento per l intera societ occidentale; basti pensare alla falsa e famosa Donazione di Costantino, con cui si giustificava il primato del papa su tutta la pars occidentalis. Gia prima Roma aveva spesso appoggiato le conquiste franche con opere di conversione, ricordiamo che fu Clodoveo il primo a convertirsi, e il missionario WynfridBonifacio attu una riorganizzazione del clero franco, con lo schema vescovometropolita-papa. Lo stesso Carlo Magno, nella volont di costituire un regno pi unito, omogeneo, integrato sul piano politico e culturale, stimol la romanizzazione delle chiese locali (costrette ad usare testi liturgici romani), cosi come fu imposta la regola benedettina per tutti i monasteri. Ecco che, con la conversione della scandinavia e dei popoli slavi, in contrasto con la chiesa greco-ortodossa, il potere della sede romana conobbe uno sviluppo mai visto prima, sopratutto come si detto a partire dal 9 secolo; lo dimostrano espedienti come la compilazione delle Pseudo-isidoriane, opere apocrife di ecclesiastici anonimi, che proponevano giustificazioni giuridiche dell autonomia dei vescovi, i quali rispondevano solo al papa. Si rivelo un arma molto potente a favore degli stessi pontefici, che la usarono per affermarsi ulteriormente, ad esempio Nicol I si impose vittoriosamente sul potente arcivescovo di Ravenna, Giovanni. Si ricordi che alla crescita del potere papale si accompagn sempre il sostegno dei carolingi, sia a protezione dalla potente aristocrazia cittadina, che contro le invasioni di pirati saraceni, arrivati a saccheggiare Roma nel 846, tanto che negli anni successivi

si costruirono le mura attorno al Vaticano. Il rapporto papa-imperatore si arricchi anche di gesti simbolici, come la consegna della spada da parte del pontefice (823) o il tenere le briglie del cavallo montato dal pontefice, in segno di reverenza. Un tratto distintivo di questo nuovo regno fu la massiccia partecipazione del clero nelle attivita di governo: abati e vescovi rivestirono cariche importante, pari ai nobili laici di piu alto rango, con ruoli amministrativi e di vigilanza, svolgendo una fondamentale funzione di coordinamento tra il centro e le periferie. Partecipavano agli spessi platici, assemblee tra re e nobili, in cui venivano formati i capitolari, le leggi; dovevano fornire supporto militare se richiesto, e avevano pieni poteri di governo sulle propriet cosidette immunitarie, cio al di fuori di ogni azione da parte di qualsiasi autorita laica. Ovviamente, vista questa connotazione tipica dell impero carolingio da Carlo Magno in poi, i sovrani si affrettarono a fare cospicue concessioni a monasteri e abbazie, oltre a piazzare uomini di fiducia nelle sedi ecclesiastiche principali. Un aspetto importante, sempre a partire da Carlo, fu il ruolo dominante della chiesa sulla cultura; a parte la formazione della scuola palatina nella corte dell imperatore franco, si forn un grande impulso alla produzione e circolazione di testi, compresi classici greci e latini, creando una fitta rete culturale tra i monasteri del vasto regno. Come gia detto, i carolingi permisero la crescita di processi di conversione che avevano conosciuto una forte spinta dall 8 secolo, specie con monaci anglosassoni come Winfrid in Turingia e Willibrord in Frisia; primi veri processi di evangelizzazione in quelle terre selvagge e pagane, a questi fenomeni segu la definitiva sottomissione dei Sassoni da parte dei franchi, con una guerra lunga e sanguinosa. Per accellerare il processo di integrazione venne imposto il cattolicesimo, con l utilizzo di vescovi eletti nelle nuove sedi episcopali, anche se fortemente contrastato dalle popolazioni locali, restie ad essere inglobate, tanto che Carlo Magno dovette emanare nel 785 un capitolare apposito per condannare ogni tipo di resistenza al nuovo ordine politico/religioso. Alla lunga queste regioni finirono per costituire uno dei nuclei piu solidi del regno franco (fai paragone con libro di Gasparri), permettendo ai Pipinidi-carolingi di esterdere il dominio su una vasta area germanica, tipicamente connotata dalla pluralit di etnie, sotto la comune fede cattolica. Entrando pi nel dettaglio delle istituzioni ecclesiastiche, si nota come nel periodo che va dal 7 al 9 secolo il grande processo di cristianizzazione abbia portato a determinate configurazioni strutturali, caratterizzanti per lungo tempo, ma che provocarono disfunzioni e lacune protratti sino alla riforma dell 11 secolo. Un primo fattore fu la germanizzazione del clero, quando le aristocrazie si resero conto che la strada religiosa era valida e proficua; si crearono cosi forti legami tra elite laiche e ecclesiastiche, infittiti da interessi locali comuni (non bisogna per arrivare a prendere per vero tutte le diverse storie delle chiese locali, scritte per esaltare la propria sede in confronto ad altre, basti pensare al caso esemplare della sede di Ravenna). Per la campagna difficile tracciare un quadro preciso, a causa della carenza documentaria del 7 secolo; si nota per, grazie all archeologia, una crescita tra 7 e 8 secolo, delle chiese rurali per le regioni dell italia centro-settentrionale, cui segui nel 9 secolo un periodo di decadenza dovuto probabilmente alla saturazione degli edifici. Si tenga presente che la costruzione di una chiesa non significava affatto di necessit la nascita di una nuova comunit rurale, spesso erano capricci di ricchi che ostentavano il proprio status. Un capitolare del 9 secolo di Lotario II testimonia la pratica diffusa dei potentes di frequentare cappelle private, confermando l ipotesi delle pievi come "chiese dei

poveri"; allo stesso modo fu molto diverso e vario il rapporto tra edifici e popolo rurale, tanto che non si puo tracciare un preciso sviluppo. Si sa che il termine plebs apparso al centro-nord italiano tra 7 e 8 secolo identificava sia la comunit, che uno spazio, che pero non poteva essere ben definito. Testimonianze indirette fanno ritenere assolutamente prematuro legare la pieve ad un preciso spazio/circoscrizione territoriale: gli stessi confini diocesani, cui le pievi si riferivano, erano labili e in continua evoluzione. A complicare il tutto, si osserva la presenza di chiese minori, rette da sacerdoti scelti dal popolo, ma consacrati e sottomessi al vescovo anche in forma materiale, col pagamento di una tassa. Accanto quindi ad una volont di organizzazione dei vertici, seguiva in parallelo una confusione in ambito giurisdizionale, per la difficolt di identificare un preciso ambito territoriale di riferimento; dal 9 secolo poi si protrassero inefficienze di altro tipo, come abuso di potere, sfruttamento delle decime, e altro. Un altro aspetto caratteristico di questo secolare sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche il monastero. L esempio tipico il cenobio di Bobbio, nell Appennino emiliano, fondato da san Colombano (fine 6 secolo); monaco irlandese, si rec presso Agilulfo dopo essere stato in Gallia (dove fond altre sedi), il quale per avere maggiore controllo sui romani gli concesse l'approvazione. (il sovrano longobardo si era dimostrato di larghe vedute, sostenendo in precedenza lo scisma tricapitolino). Come dimostra questo esempio, la collocazione di un monastero nelle aree tra poteri limitrofi costituiva un avamposto di influenza culturale, economica e anche politica; queste possibilit attirarono prima le elite longobarde, con re successi ad Agilulfo che fondarono sedi importanti come Nonantola vicino Modena, prossimo al confine con l esarcato "nemico" di Ravenna (pg 81). Creare un monastero rappresentava quindi la volomt di controllare un certo territorio, con la possibilit di arricchirsi tramite donazioni; aumentarono quindi i cenobi di fondazione regia o aristocratica, in un ottica strategica di aumento di potere per determinate famiglie. L archeologia ci aiuta ancora per capire l entit strutturale dei cenobi, come quello meridionale di San Vincenzo al Volturno, che costituiva una vera e propria citt monastica, facente capo ad attivit economiche complesse; la gia citata germanizzazione del clero contribu alla nascita di vescovi franchi, che sfruttavano immunit ed esenzioni fiscali. Con il declino del potere franco dal 9 secolo, i monasteri seppero sviluppare una forma di potere autonoma, implementando rapporti vassallatici di tipo signorile proprio come i signori laici; le potenti famiglie li usarono per affermare il controllo sulle terre di propriet del monastero, i pi ricchi dei quali furono oggetto di scontro tra diversi potere, oltre che prede appetibili per razzie tra 9 e 11 secolo, di saraceni e ungari. Gli stessi sovrani sassoni, come nel caso di Nonantola, offrirono loro protezione per usarli come punto d'appoggio. interessante notare come nell italia meridionale divisa tra longobardi, bizantini e arabi in Sicilia, si svilupparono forme monastiche originali a partire dal modello grecoortodosso. Ebbero particolare fortuna la vita eremitica, anche se con l arrivo dei Normanni si punt decisamente a forme cenobitiche per un maggiore controllo del territorio; dal 13 secolo poi si affermarono anche al sud i modelli latini. Il crollo dell impero carolignio port un notevole indebolimento del papato, che durante il 9 e il 10 secolo sub l influenza dell aristicrazia romana; ci fu un susseguirsi di papi in breve tempo (vedi episodio pa 84), fino all imposizione di Ottaviano, figlio di Alberico, facente parte del lignaggio dominante. Ottaviano ricordato per essere stato il primo a cambiare il proprio nome, in Giovanni (955). La figura del pontefice rimase inalterata nonostante gli scandali per due ordini di motivi: il principio diffuso per cui l individuo non era altro che un tramite, un

rappresentante temporaneo di una istituzione immortale; oltre a ci, l efficientissima cancelleria pontificia, con la sua capacit culturale e amministrativa, garant sempre continuit di azione. Con l ascesa della casa di Sassonia degli Ottoni, sembr riportare stabilit al ruolo del vescovo di roma, eppure si continuarono ad osservare episodi violenti, uccisioni, lotte intestine, fino alla paradossale situazione negli anni 40 del 1000, quando si arriveranno ad avere nello stesso momento 3 pontefici. La situazione si plac nel 1046 con la discesa in italia di Enrico III che mise sul trono pontificio Clemente II, primo di una lunga serie di papi tedeschi. Scelti con maggiore cura, insensibili alle influenze della potenti famiglie romane, divennero punto di riferimento per una riforma che sembrava indispensabile: degrado morale, culturale, l eccessivo coinvolgimento del clero nella vita secolare avevano portato ad una situazione di crisi generale della cristianit e della sua istituzione. Riforma e conlfitto con l impero Il peculiare assetto del regno carolingio (identit dei ceti dirigenti laici ed ecclesiastici) accentu il degrado del clero quando nel 10 secolo venne a mancare un potere centrale, con la nascita di tante piccole entit locali. L'alto clero era costituito da laici aristocratici attratti dai vantaggi materiali, che di conseguenza non eseguivano i propri doveri spirituali, mantenendo anzi un tenore di vita del tutto laico: svaghi come caccia e banchetti, concubine, gestione delle ricchezze a proprio favore. Il sistema di nomina dei clericali non aiutava, essendo basato sul voto dei fedeli delle diocesi, facilmente influenzabili dalle potenti famiglie territoriali; il clero minore non stava meglio, la sua ignoranza spesso era tale e quale a quella dei contadini. Da queste premesse, diversi movimenti di riforma partirono da ambienti eterogenei, solo in un secondo tempo guidati dalla figura del papa, mentre aristocratici ed anche numerosi membri dell episcopato tedesco e italiano del centro-nord tentava di opporsi a protezione dei propri privilegi. Oltre a importanti vescovi, la riforma fu promossa sopratutto dal movimento monastico, per un ritorno alla chiesa della preghiera e della purezza di vita; uno dei principali centri propulsori fu quello di Cluny, fondato dal duca di Aquitania Guglielmo nel 910 in Borgogna (regno della Francia centrale). I cluniacensi, cosi chiamati dal nome del monastero, diedero vita ad una rete di priorati, cenobi collegati tra loro e dotati di un ricco patrimonio arricchito dalle donazioni: erano ferventi propositori della preghiera come compito essenziale. Tornarono anche esperienze eremitiche o simili, come il monastero presso Grenoble (sud-est francese) in cui i monaci, pur vivendo in comunit, passavano gran parte del tempo nelle proprie celle; da qui prese origine il movimento dei certosini. Le certose, loro abbazie, si diffusero a macchia d'olio come anche quelle di un altro ordine, i cistercensi di Citeaux (Borgogna, si opponevano ai ricchi e agiati cluniacensi, da qui parti San Bernardo), che si ispiravano alla purezza dei primi benedettini. In Italia esemplare fu il caso dell eremita Romualdo, che suo malgrado promosse la nascita di eremi come Camaldoli e Vallombrosa. Si svilupparono in parallelo movimenti di riforma laici, di origine pauperistica/popolare, molto radicali rispetto ai movimenti monastici, per questo temuti dagli stessi riformatori del clero; un esempio fu quello dei patari a Milano, promosso dal diacono Arialdo: artigiani e mercanti che chiedevano un clero pi competente, processi ai sacerdoti corrotti, accesso diretto alla Bibbia. Le due disfunzioni piu gravi erano sicuramente simonia, ossia compravendita i cariche ecclesiastiche, e nicolaismo, la pratica di avere concubine; quest ultima va vista in ottica morale e materiale, in quanto la nascita di figli di sacerdoti rischiava di sperperare il grande patrimonio della chiesa.

Come detto, il nuovo patto papato-impero con Enrico III e papa Clemente II a quest ultimo di intraprendere un rinnovamento importante, inizialmente ispirato al vecchio modello carolingio. Cinque papi tedeschi si susseguirono, tutti accaniti sotenitori della riforma che si circondarono dei piu grandi intellettuali del tempo: Pier Damiani, Anselmo da Baggio, Ildebrando di Soana (poi Gregorio VII). Leone IX fu uno dei piu innovatori, rinnovando il colleggio di cardinali, promuovendo numerosi concili, rafforzando la rete di legati pontifici in giro per l occidente, aumentando ulteriormente il prestigio della sede petrina. Ecco che il papato a meta 11 secolo si poneva come punto di riferimento di quei movimenti riformatori prima allo sbando, seppure lo stesso papa dovesse muoversi con cautela per la forza autonoma dell episcopato. Sempre sotto Leone IX ci sar il definitivo scisma nel 1054 con Costantinopoli, mentre al sud dovette affrontare, e subire, l invasione Normanna, che dar vita ad un regno unitario nel 1130 sotto Ruggreo II, legandosi a Roma come vassallo una volta che la chiesa comprese l importanza di questa alleanza. Per quanto dopo l ultimo papa tedesco, Stefano 9, le famiglie romane si rifecero sotto (pg 94), Nicol II appoggiato dall imperatrice Agnese e dal famoso Ildebrando di Soana, introdusse innovazioni fondamentali nel suo breve papato, 1059/1061. Abolendo l antica formula di elezione del vescovo di Roma "per clero e per popolo" lasciava ai cardinali (ecclesiastici delle chiese di roma, dette chiese cardine) la via esclusiva, tirando fuori laici e anche imperatore dall elezione. Ci suscito immediate controversie, sopratutto con al nomina di papa Alessandro II (Anselmo da Baggio) con le nuove norme. Pressati da vescovato e imperatore, i papi trovarono sostegno nel nuovo regno del sud: fu cosi che concessero a Roberto il Guiscardo, normanno, i ducati di Puglia e Calabria, in cambio di appoggio militare per la tutela del Decreto di Nicolo II (Decretum in electione papae), che prevedeva anche la condanna della simonia e l obbligo del celibato del clero. Alessandro II rafforz la propria posizione arrivando a sottoporre i patarini al potere papale, cerc l appoggio di Villombrosa, che diffuse monasteri del proprio ordine, strinse alleanze con paesi scandinavi, iberici e dell europa dell est. Questo agire politico, che si rivel molto efficace, fu criticato da una corrente interna che voleva un rifiuto dei mezzi secolari, corrente che rimase una minoranza. Un nuovo, potente conflitto si apr con la salita al trono di Enrico IV, che si circond di vescovi da lui eletti, quindi simoniaci, scatenando poi lo scontro col successore di Alessando II, Gregorio VII. Nel 1073 diventa papa Ildebrando di Soana, sempre presente nell opera riformatrice, destinato a diventare uno dei papi piu importanti della storia della chiesa. Durante il suo pontificato di 12 anni, egli impose un modello di gerarchia verticale/piramidale della chiesa cattolica, col papa vertice indiscusso, diversamente dalle altre chiese cristiane; modific quindi la stessa struttura interna, oltre ai rapporti con l esterno, rivendicando anche la libertas ecclesiae, ossia libert dal potere laico. Gregorio VII con questa richiesta riproponeva l antico quesito del rapporto tra i due poteri; dalla formula di Gelasio I nel V secolo, che prevedeva una collaborazione sullo stesso piano, si erano osservati fenomeni che avevano reso ambigua la situazione: dalla sacralizzazione del potere imperiale, alla traslatio imperii. Il traguardo definitivo di questa contesa vedeva ora il papato rivendicare la propria supremazia, come potere egemone di tutto la societ cristiana. Nel 1075 Gregorio VII emanava la condanna della investiture (da qui il termine piu famoso di lotta delle investiture), intendendo per investiture ogni concessione di diritti pubblici a un ecclesiastico da parte di un laico. Da qui, dopo alterne vicende, Enrico IV condann di tradimento il papa, Gregorio VII lo scomunic. L imperatore dovette per far fronte agli aristocratici a lui ostili, facendo quel famoso

atto di sottomissione a Canossa nell inverno nel 1076/77 in cui per 3 giorni rest in penitenza davanti alla residenza della contessa Matilde dove si trovava il papa. Sempre al 1075 fatto risalire il Dictatus papae, documento celeberrimo in realt costituito da una serie di proposizioni, quasi dei titoli (forse era un indice di un opera piu ampia, perduta) in cui si affermava l autorit suprema del papa (totale potere su tutte le cariche e istituzioni ecclesiastiche, ingiudicabile, chiesa di Roma non poteva sbagliare, facolt deporre imperatori, pg 100). La pace dur poco, quando nel 1080 i vescovi contrari alla riforma dichiararono antipapa arcivescovo di Ravenna, Clemente III, che si insedi a Roma dopo l assedio della citt di Enrico, ritiratosi poi prima dell arrivo dei normanni. Gregorio VII morir a Salerno nel 1085. Dopo la breve parentesti di Vittore III, il pontificato di Urbano II cambier linea di azione (1088/1099); egli si pose con una politica di mediazione, in cui il compromesso fece da padrone. Pur estendendo la questione investitura a Francia e Inghilterra, e rimarcando il principio papale dei dispensa (decidere in deroga alle norme in situazione eccezionali), rimase sulla linea moderata. Famoso un suo inervento al Concilio di Clermont del 1095 con cui promuoveva un pellegrinaggio collettivo a Gerusalemme per difendere la citt dai turchi selgiuchidi, che rendevano difficile la vita di pellegrini e fedeli; a lui si attribu a posteriori l annuncio della prima crociata, partita nel 1096 e che instaurer il regno latino per un secolo, fino alla presa di Gerusalemme da parte di Saladino nel 1199. Le reali motivazioni di questa guerra giusta (da tempo si era fatto proprio il concetto derivato da Sant'Agostino) economiche e politiche furono sempre nascoste dietro quelle religiose, e col tempo si estese il concetto di crociata non solo alla guerra all Islam, ma contro tutte le forme di dissenso religioso: ebrei, eretici vari. La concessione dell indulgenza a chi partecipava, cosi come all inverso la scomunica per chi rifiutava, furono potenti strumenti per i pontefici di 12 e 13 secolo. Pasquale II dovette froneggiare l azione di Enrico V, il quale lo costrinse a cedere sul tema investiture, risoltosi in compromesso in francia e inghilterra, anche se poi fu respinto dal concilio Laterano; Pasquale allora rafforz il collegio cardinalizio, mentre il successore Callisto II pose fine alla questione investiture nel 1122, con il famoso Concordato di Worms: in sostanza, si distinguevano i due ambiti di azione, spirituale e temporale, con eccezioni in territorio tedesco (imperatore poteva concedere al vescovo beni e cariche temporali) e in italia e Borgogna (l investitura seguiva l atto di consacrazione del papa). In definitiva lo scontro si concluse nell unico modo possibile, con un compromesso tra le parti dopo decenni di lotte, ideologiche e militari, con il papato che risultava comunque rinforzato dopo la crisi del periodo post-carolingio. Gli ordini monastici Tra 11 e 12 secolo ci fu una profonda rivisitazione della vita monastica, come vera via per la salvezza: in questi anni si osserva un aumento impressionante del fenomeno, oltre ad una profonda riflessione sulla tradizione benedettina che porter ad una rivoluzione in ambito cenobitico: la nascita di nuove regole, espressione del fermento del tempo, e una rinascita e affermazione dell eremitismo in occidente. Gli esempi cistercense e certosino sono i due esempi che meglio rappresentano il superamento del modello benedettino imposto in epoca carolingia, quando si era affermato con l ordine dei cluniacensi. I presupposti di formazione, cosi come alcuni passaggi furono comuni a tutti i movimenti del periodo: prima singoli individui, poi intere comunit si radunavano attorno ad un fondatore carismatico, cui il papato senciva il passaggio da sperimentazione ad inquadramento nelle istituzioni, con l assunzione di una regola. Gli aspetti ideali comuni furono diversi: rinnovamento, ritorno alle radici dei primi

benedettini, chiesa delle origini, povert materiale, eremitismo, critica al modello tradizionale, specie cluniacense. La partecipazione anche da parte laica fu tale da creare un vero movimento di massa di persone che sceglievano la vita monastica, tra l altro arrivando a creare comunit presto ricche di propriet per le numerose donazioni, in contrasto con gli iniziali intenti di origine pauperistica e ascetica. Un discorso a parte va fatto per l'eremitismo, diffusosi in italia all inizio dell 11 secolo, come detto derivato da quello gia presente nel 3 e 4 secolo in Siria ed Egitto; la nuova corrente per tese ad istituzionalizzarsi, ossia ad agire entro comportamenti codificati, perdendo la caratteristica di esperienza individuale. Si consideri che questa corrente si svilupp nel piu ampio panorama della riforma, anzi vi fu uno stretto collegamento con eminenti eremiti del tempo. Il primo in italia fu Romualdo, nobile ravennate che decise di ispirarsi alle vite dei padri del deserto per la sua esperienza ascetica; dopo un soggiorno nei Pirenei, torn in italia fondando egli stesso nel 1012 l eremo di Camaldoli, diocesi di Arezzo, dove mor nel 1027. Durante la vita peregrino molto per fondare nuovi nuclei eremitici; nello stesso Camaldoli i monaci erano divisi tra eremiti e cenobiti, i quali si occupavano di proteggere i confratelli da intrusioni esterne, oltre ad occuparsi dei compiti economici/amministrativi. Altri eremi si aggiunsero dopo la sua morte, arrivando al riconoscimento di una congregazione camaldolese, tra cui l eremo di Santa Croce di Fonte Avellana, di cui divent priore il gia citato Pier Damiani; aristocratico, grande politico e intellettuale, si impegn a promulgare e perfezionare il modello di Romualdo, oltre ad impegnarsi attivamente per l opera riformatrice. Altri esempi europei furono quelli di Roberto d'Arbrissel, che fond una congregazione mista, con a capo una badessa a Fontevraud, in cui finirono le figure piu diverse: laici, poveri, lebbrosi, prostitute, e altro. Fin poi sotto il controllo e l appoggio dei Plantageneti, mentre Roberto lo abbandon per continuare la sua esperienza anacoretica; stesso accadde a Stefano di Muret, fondatore dell abbazia di Grandmont, che si distinse per la presenza preponderante di laici come amministratori. Il caso di maggior successo per durata, diffusione e rilevanza fu per il centro creato da Bruno di Colonia nel 1084, la Grande Chartreuse; canonico della cattedrale di Reims, cre il primo centro certosino, caratterizzato dalla durezza della vita eremitica, che solo pochi eletti potevano reggere. Proprio per questo, l eremo sorgeva in una sorta di area "desertica" delimitata da paletti, da cui non si poteva entrare ne uscire; il numero dei monaci fu ridotto a 12, mentre vennero affiancati dei conversi laici per l amministrazione e la protezione della particolare vita di questi asceti. Mentre a met 12 secolo si contavano pochissime abbazie certosine, meno di 10, in confronto alle centinaia di cenobi cistercensi (Citeaux era sorta nel 1098), ebbero maggiore successo dopo la crisi attraversata dagli altri ordini, compresi quelli mendicanti, nel 14 secolo, proprio per aver mantenuto intatto il rigore ed il conseguente prestigio spirituale. Bruno spinse poi per ordine di Urbano II nel sud italia, zona favorevole a questo tipo di esperienze per il legame con la tradizione greca; sempre in queste aree si diffusero gruppi legati ai due eremiti Giovanni e Guglielmo, che il papato e i sovrano normanni vollero inquadrare per infondere definitivamente il sistema latino al sud, laddove la tradizione greco-bizantina era ancora forte. Una manifestazione alternativa di questa importanza dei monasteri fu la diffusione dei canonici regolari, ossia clero secolare riunito in comunit, per cui le prime codifiche risalivano all 8 e 9 secolo; castit, obbedienza, vita comune venivano ripresi dai cenobiti, con la differenza del possedimento e gestione di propriet, proprie e comunitarie, oltre ai contatti con l esterno (assenza di clausura). Queste iniziative

finivano spesso per portare alla fuga dalla vita comune, con la conseguente formazione di patrimoni personali che nuocevano alla chiesa. Dall 11 secolo il fenomeno conobbe nuova vita, ma in un ottica pi apostolica, missionaria, con un ispirazione nettamente eremitica. Alcuni concili romani negli anni di Nicolo II e Alessandro II promossero la creazione di questi cenobiti di canonici, con l accento posto ad un maggiore impegno pastorale; gli sviluppi furono molti e diversificati, anche se col tempo divennero una minoranza. Nel 12 secolo molti canonici regolari erano insegnanti di universit, mentre alcune esperienze canonicali diedero vita a congregazioni di una certa importanza, come quella di Norberto di Xanten, che si stabil a Premontr nel 1120, nel nord della Francia. Inizialmente non proprio definiti in una precisa regola, alla fine adottarono quella agostiniana, accentuandone le caratteristiche ascetiche, con elementi della regola cistercense per aspetti della vita quotidiana (vesti, divisione ore, lavoro manuale); la predicazione (assente nella regola cistercense) diverr l'attivit prevalente nei territori controllati da Magdeburgo, di cui Norberto divenne arcivescovo. In pratica erano canonici regolari che per seguivano un ascetismo strettamente monastico, coadiuvati sempre dai conversi laici. Dopo la morte, si cre una congregazione dei canonici regolari premostratensi, che diffuse il modello in diversi paesi dell europa (pg 122). Come si visto, le diverse famiglie monastiche sorte in questo tumultuoso periodo, tra 11 e 12 secolo, avevano in comune l ideale eremitico, visto come strumento di riforma e rinnovamento (l altro polo ideale era la regola di san benedetto, riletta in ottica monastica). L esempio di Vallombrosa, che si differenzia in parte dagli altri citati, indicativo della rivoluzione in atto; fondato alle porta di Firenze da Giovanni Gualberto, dopo aver condannato pubblicamente vescovo e abate fiorentini per simonia, costitu intorno al 1035 una comunit cenobitica che per seguiva severe regole di ispirazione ascetica. Per quanto il percorso del fondatore fu simile agli altri casi, il singolo individuo che cerca nella solitudine un piu puro approccio al messaggio evangelico, Vallombrosa negli anni si differenzi per l impegno nella riforma, nell affermazione della libertas ecclesiae e nell apertura dei monaci al mondo laico, con la creazione dell istituto per conversi. Ebbero contatti anche con i patarini milanesi, identificandosi quindi come un ordine di monaci diversi dai tradizionali, chiusi nei loro chiostri, che esercitavano un azione militante. Alla morte di Gualberto, i monasteri si riunirono in congregazione, sotto l abate generale; ottennero il riconoscimento ufficiale da Urbano II nel 1090. Tra tutti i nuovi ordini nati in questo fervore morale, quello di Citeaux fu quello di maggior successo, se non altro in termini quantitativi; variante rigorista del monachesimo benedettino, cominci con la fondazione di una piccola comunit da parte di Roberto Molesme, a Citeaux appunto nel 1098, una zona isolata con un piccolo villaggio con alcuni servi, in ottica fortemente eremitica. (terre e schiavi furono donati da un nobile). L'ordine si consolid con il successore i Roberto, tornato a Mosleme, Stefano Harding, che redisse le prime norme poi sfociate nella carta della carit. interessante notare la rete strutturale dell ordine, che oltre a Citeaux come abbazia madre ne fond subito altre quattro, dette abbazie figlie, ma di uguale importanza e autonomia: ci per differenziarsi dall assetto dell ordine di Cluny, gerarchico. Gli strumenti per gestire una rete di tipo orrizzontale furono il capitolo generale, assemblea annua, e le visite degli abati padri alle abbazie filiali (norme poi adottate da tutti gli ordini). Ma anche su altri aspetti divergevano coscientemente dai fratelli: l abito bianco/grigio rispetto quello nero dei cluniacensi, la modestia degli arredi degli edifici, rifiuto del possesso di rendite e diritti su uomini e cose. Dopo il riconoscimento di Callisto II nel 1119, l ordine si espanse ulteriormente un po in tutta europa, grazie anzitutto alla costante volont degli stessi monaci, ma la figura

che pi di tutti deline le sorti dell ordine fu Bernardo di Fontaines, poi divenuto priore di Clairvaux; per anni gir l europa, con una volont ferrea, una mente acuta, intervenendo in questioni di vitale importanza come lo scisma e l affermazione del papato pontificio, senza mai dimenticare di diffondere lo stile di vita cistercense (non a caso fu l ordine monastico con cui il papato lego di piu). Un altra caratteristica caratterizzante furono i conversi, che diversamente da altre congregazioni furono accolti in massa, sotto giuramento (povert, castit, obbedienza) diversificati solo nei luoghi di alloggio e fisicamente (portavano la barba); addetti alle mansioni amministrative, essi gestivano le grange, le aziende fondiarie tipice dell ordine. Contrariamente alla stessa famosa regola benedettina dell ora et labora, il lavoro manuale fu sempre molto marginale, spesso affidato a braccianti e contadini. Ulteriore aspetto che li diversificava era l assenza di bambini, essi si ponevano cio come scelta di vita di uomini adulti che volevano intraprendere la strada spirituale, della salvezza dell anima, con una scelta legittima e non perche mandali li. Il successo dell ordine, anche grazie a queste sue caratteristiche peculiari, port ad una grande crescita economica che si tradusse sopratutto in ricchezza terriera, in quanto la lavorazione della terra era l attivita primaria di tutte le abbazie. Proprio a causa della loro apparente fame di terre furono criticati da ambienti ecclesiastici, accusati spesso di distruggere il paesaggio rurale, non a torto, per mantenere lo schema monastico delle grange (compattezza delle terre e conduzione diretta comportavano spesso una modifica fisica del paesaggio rurale, pg 131). Anche in questo ambito si differenziarono dai cluniacensi, rifiutando rendite e diritti al contrario dei fratelli religiosi, che somigliavano sempre pi ai grandi signori laici; nonostante le critiche, l ordine conobbe una fase di declino solo con il 13 secolo e l avvento degli ordini mendicanti, che porteranno il messaggio evangelico nelle strade e nelle campagne, sancendo una nuova fase nella storia della chiesa. Lo stesso Gioacchino da Fiore, abate calabrese, divenne cistercense, dando vita alla fine del 12 secolo ad una propria congregazione riconosciuta, ideando nel suo ritiro sulla Sila una nuova concezione escatologica della storia (and oltre lo schema temporale di sant'agostino, ipotizzando tre et basate sulla trinit, ed uscendo dal clima cupo dell apocalisse, intravedendo nel monaco la salvezza per l umanit). In concomitanza con questi ordini monastici, legato agli eventi delle crociate, sorsero gli ordini monastico-cavallereschi, che affiancarono quelli assistenziali presenti dagli inizi del 1100 che soccorrevano pellegrini: ospitalieri di San Giovanni, Cavalieri Teutonici, ospedale di San Lazzaro per i lebbrosi. Il compito militare sostitu quello assistenziale, su esempio del nuovo ordine del tempio, i Cavalieri Templari; caratteristica era la connotazione fortemente monastica unita ad un elemento sinora considerato del tutto al di fuori dell ambito religioso, la guerra. Spesso nobili, diventarono monaci senza abbandonare la condizione laica del proprio ceto; fondati da un gruppo di crociati attorno al 1120, ottennero solo nel 1129 il riconoscimento a Troyes, grazie sopratutto a Bernardo di Clairvaux e al suo De laude novae militia, in cui giustificava ideologicamente i nuovi monaci guerrieri. La Regola era di ispirazione benedettina, con apposite modifiche (cibo piu ricco, no punizioni corporali) cui poi furono fatte continue aggiunte; monaci cenobitici quindi, con una suddivisione gerarchica su modello gregoriano: monaci-cavalieri, i sergenti, cappellani. Il Gran Maestro gestiva l ordine, che era legato esclusivamente al papa; le ricchezze accumulate in breve tempo richiese un grande impegno organizzativo che si esplet nelle magioni, aziende agrarie in cui si effettuava il reclutamento. La loro ricchezza divenne leggendaria, lo stesso tesoro della corona francese sotto Filippo Augusto (1180/1223) rimase per un secolo nella magione di Parigi. La fine dei regni latini nel 1291 acu critiche e dissensi, portando all attacco all ordine da parte di Filippo IV il Bello e Clemente V, conclusosi nel 1314 col rogo dell ultimo

Gran Maestro, Jacques de Molay. Il loro esempio suscit la nascita di altri importanti ordini, come gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che mut le proprie attivita in modo graduale, per poi tornare all assistenza a fine 13 secolo. Nella penisola iberica nacquero ordini fortemente localizzati per azione e reclutamento, che si insinuarono nel processo di Reconquista; gli stessi Teutonici, appoggiati da Federico II, arriveranno a creare un proprio stato a est della germania nei paesi affacciati sul Baltico. Fortemente gerarchizzato, suddivise i territori conquistati agli ultimi pagani in circoscrizioni controllate dai monaci-guerrieri, entrando in crisi solo nel 15 secolo (pg 135/138). Eresia La presenza di gruppi ereticali assodata in occidente per il periodo da 11 a 13 secolo, anche se solo nel corso del 1100 si pu parlare di movimenti rilevanti, mentre prima ci furono solo episodi marginali; l italia considerata la culla delle eresie, sembra che proprio da qui provenissero i personaggi che poi animarono i principali gruppi eretici. Le eresie come dissenso di massa si diffusero solo nel periodo postgregoriano, a seguito quindi di quella riforma che come vedremo lascer una grande delusione in molte fasce sociali. Prendiamo l esempio della pataria milanese, sviluppatasi a meta 11 secolo; erano cittadini laici che contestarono, sulla scia della predicazione di Arialdo, nicolaismo e simonia. Attaccavano, in maniera anche violenta, coloro che avevano ottenuto indebitamente cariche ecclesiastiche, portando cos ad una condanna del clero, che non concepiva come dei laici potessero giudicare i religiosi; ecco perche dopo Gregorio 7, sopratutto con Urbano II (1088/1099) la chiesa condann gli estremismi dei patarini, per ricompattarsi con una vasta fetta di episcopato italiano e tedesco, antiriformisti. Come detto, se la riforma si attu subito dal punto di vista istituzionale, con l affermazione della libertas ecclesiae e il dictatus papae, non ci furono significativi risultati sul piano morale e religioso. Lo stesso Urbano II chiar che la validit dei sacramenti non dipendeva affatto dalla moralit del sacerdote, di fatto simonia e nicolaismo rimasero consuetudini affermate. Anche il tema pauperistico, ossia il ritorno alla chiesa delle origini e il distacco dal potere temporale, rimase un ideale applicato solo dal fervore dei movimenti monastici di cui si parlato tra l 11 e il 12 secolo, ma non port a modifiche istituzionali della chiesa di Roma. (basti pensare alla proposta di Pasquale II, di una netta separazione dei poteri, che fu costretto a rititrare e disconoscere, pg 141/142). Nel 12 secolo si afferm quindi il principio per cui la chiesa dovesse essere ricca e potente, rilegando la riforma dell 11 secolo ad un riordinamento ecclesiastico, non religioso. Autorit laiche ed ecclesiastiche mantennero a tutti i costi l ordinamento esistente della societ (oratores, bellatores, laboratores), ci spiega l appoggio del secolo al papato nella lotta alle eresie, nate proprio dal malcontento morale e sociale. L'epoca post-gregoriana si esplic nelle norme del giurista Graziano del 1140, in cui si sanciva la netta separazione tra clero e laici, con questi ultimi subordinati ai primi; da qui partirono le violente contestazioni della seconda met del medioevo, 12 e 13 secolo, con alcuni elementi comuni: insoddisfazione della pratica religiosa, si cerc quindi un contatto diretto con dio, e la volont di una vita pura, lontana dalla corruzione. Fu proprio in questo clima che si sviluppo l evangelismo, una ricerca spirituale basata su azioni concrete anziche sul dibattito teologico. La frattura che si cre, in una accezione anticlericale, fu proprio tra una aspirazione generale di vita religiosa alla portata di ogni uomo o donna, e il cosidetto monopolio del sacro, il dominio della chiesa su ogni aspetto che riguardava il rapporto con dio e la salvezza dell anima.

Fu quindi con Gregorio 7 e il suo Dictatus papae che l ortodossia si defin come obbedienza alla auctoritas, coi al papa. Di conseguenza era eretico tutto ci che disubbidiva alla volont pontificia (paragone con esegesi): non era piu un eresia sui dogmi, sulla dottrina, ma un eresia politica, contro l autorita piuttosto che contro la verit. In Italia nel 12 secolo, in netto ritardo rispetto agli altri focolai (sud francia, renania, inghilterra) per la reticenza delle magistrature cittadine (ricordiamo la coesione sociale richiesta dallo scontro col Barbarossa), sopratutto nei centri urbani si crearono movimenti di dissidenti, in un panorama in forte espansione con la presenza di nuove figure, notai, giudici, mercanti (vedi sviluppo citt libro Galetti). I numerosi predicatori apparsi verso al fine del 1000 finirono spesso per essere inquadrati ed integrati nell organizzazione della chiesa romana, come i vari Stefano di Muret, Roberto d'Arbrissel e altri. Essi volevano diffondere una vita religiosa su modello apostolico, povera e penitente; proprio per questo motivo papato ed episcopato cercarono di controllare queste predicazioni dai contenuti potenzialmente esplosivi. Ricordiamo che molti, come vedremo, ottennero grande seguito, in citta come in campagna, dimostrando lo stretto legame tra riforma religiosa e sociale. Pietro di Bruis, proveniente da una povera regione francese, oper una predicazione che attir un grande seguito, preoccupando persino Pietro il venerabile, abate di Cluny, che scrisse un trattato a proposito. Pietro di Bruis fu poi bruciato ad Arles nel 1139, sembra per l ennesimo atto sacrilego; i punti della sua protesta erano evidenziati dall abate nel trattato: negazione del battesimo agli infanti (da un passo del Vangelo di Marco, per lui la salvezza derivava dalla fede personale, quindi da una scelta cosciente di adesione); inutilit degli edifici di culto, in quanto dio rispondeva all appello dei fedeli in ogni luogo; negazione della croce, in quanto strumento di tortura di Cristo; inutilit dell eucarestia, quindi della messa (i preti non potevano riprodurre la sacralit dell ultima cena), infine l inutilit dei riti ai defunti, in quanto meriti o demeriti li potevano acquisire solo per responsabilit personale in vita. Questo spiega molti dei comportamenti violenti verso i sacerdoti, cosi cosi distruzione di croci e chiese; secondo Pietro, la chiesa non doveva essere altro che unione di fedeli, senza alcuna necessit di intermediazione da parte del clero. Ottennne consensi numerosi anche tra i ceti ricchi. Il monaco Enrico, di cui si sa ancora meno, prese spunto da Pietro, suscitando l intervento dello stesso Bernardo di Clairvaux; si mosse sulla linea del precedente eretico, dando pero un proprio contributo: redenzione di prostitute, matrimoni liberi da interesse politici/economici, cosi come la negazione del peccato originale, essendo la colpa una responsabilit del tutto personale. Ovviamente a cio si aggiungeva il rifiuto della gerarchia di un clero corrotto e peccatore; fu condannato piu volte, poi se ne persero le tracce. Il fulcro di questi due eretici fu sempre la responsabilizzazione del singolo cristiano di fronte alla propria fede, e il diritto/dovere di predicare il vangelo, aspetti questi che colpirono vaste fasce di societ. La vicenda di un altro importante rappresentante, Arnaldo da Brescia, si svolse in quel periodo di met 12 secolo che vide l affermarsi del potere comunale, con la crisi dell impero (risolta nel 1152 con l elezione di Federico Barbarossa) e uno scisma interno alla chiesa; canonico regolare, seguendo da vicino la protesta dei patarini, predic ai laici la corruzione del clero, specie sul piano morale e sull eccessiva ricchezza. Espulso da Brescia, and in francia, insegnando anche ai poveri, ma anche qua fu ostacolato da Bernardo di Clairvaux che ottenne di espellerlo dal re Luigi 7; a Roma, dove dovette scontare la penitenza, incontr invece l appoggio dei ceti urbani che negli anni 40 del 1100 insorsero contro il controllo pontificio, creando una magistratura cittadina che doveva controllare la citta in maniera autonoma. Ma gli stessi ceti comunali lo abbandonarono poco dopo, spaventati dal rigore delle sue

predicazioni (temi gia visti: negazione gerarchia lontana dall umilta apostolica, temi pauperistici). Cio che egli proponeva avrebbe dovuto rivoluzionare le basi dell intera organizzazione della societa, mentre i nuovi poteri cittadini volevano semplicemente ridurre il ruolo politico della curia, per concorrere anch essi a funzioni politiche. Catturato dal Barbarossa come segno di legame col pontefice, fu arso al rogo come eretico nel 1155 a Roma (un secolo dopo pataria). Dopo di lui i cosidetti arnaldisti non portarono avanti la sua predica, cosi come si attenuarono gli attacchi ai vertici della chiesa. A met 1100 apparsero in occidente alcuno gruppi di laici che predicavano una dottrina particolare, una specie di dualismo che oggi si pensa prendesse spunto dai seguaci di Bogomil, prete bulgaro che diffuse il proprio credo tra i bizantini (pg 154). Si cominci cosi in questi anni a parlare di catari, "puri" in greco, inizialemente definiti come comunit apostoliche che si definivano buoni cristiani. Il catarismo, per la sua rilevanza storica e larghissima diffusione nei ceti sociali piu diversi, si distinse dagli altri movimenti visti sinora: sopratutto per la convinzione che una riforma non fosse possibile, essi rifiutavano le gerarchie e le istituzioni cristiane, esprimendo un disagio religioso e sociale molto forte. Essi credevano in una versione dualistica del mondo, diviso tra bene e male, spiegata in due modi: i moderati, piu vicini al bogomilismo, dicevano che il male era dovuto alla ribellione degli angeli, lo stesso Satana aveva creato gli uomini animati dagli angeli ribelli (attenzione a moralit e peccato); i radicali invece vedevano la presenza dei due principi del bene e del male in perenne contrasto, il primo riferito al mondo spirituale, l altro a quello materiale, di cui facevano parte gli uomini. Nei decenni successivi si diffusero notevolmente, specie in aree molti vitali e a forte urbanizzazione; cio sia per la difficolta ad individuare singoli fondatori, sia per la loro convinzione di essere ortodossi credenti, quindi buoni cristiani, oltre all appoggio di quei ceti urbani emergenti che vedevano invece nella gerarchica ecclesiastica come un ostacolo al proprio potere politico. Nella seconda meta del 12 secolo si diedero un organizzazione pi definita, arrivando ad incontrarsi in un concilio cui parteciparono comunit lombarde e francesi, diventando negli anni una chiesa parallela a quella cattolica, con proprie diocesi, circoscrizioni, vescovi; ricordiamo che chi aderiva al dualismo in realt era convinto di entrare nella chiesa delle origini, nel vero cristianesimo, in cui l unico sacramento valido era quello della trasmissione dello Spirito Santo. Si afferm in particolare la visione radicale, con la suddivisione dei fedeli in perfetti, ovvero sacerdoti che attuavano la vita apostolica tramite la predicazione itinerante (no carne, no beni, no sesso) e i credenti, ossia semplici fedeli. Nonostante ci, la vivacit degli ambienti in cui si diffuse porter a scontri tra i catari stessi, con la nascita di diverse chiese dalle varie interpretazione del dualismo. Solo nel 1184 cominci un generale moto di repressione da parte della chiesa, non solo contro i catari ma contro tutte le eresie, come indica il decreto emanato in occasione dell incontro tra papa Lucio III e Federico Barbarossa. Ricordiamo che solo un anno prima era terminato con la Pace di Costanza il duro conflitto tra papato, comuni e impero che rinsald i rapporti tra i vertici dei due poteri; fatto sta che 40 anni dopo Arnaldo da Brescia l italia scopriva il problema di questa massiccia presenza eretica. Essi non furono i soli, anzi nello stesso decreto si condannano anche altri movimento, come quello valdese che prese le mosse da Valdesio, ricco mercante di Lione che si dedic alla predicazione itinerante; per lui la conoscenza, tramite lettura o via orale, dei testi sacri era uno strumento fondamentale, arrivando nel 1179 a chiedere il riconoscimento al papa Alessandro III, come anche altri nuovi gruppi. Quest ultimo riconobbe solo la scelta di vita pauperistica, rifiutando per la predicazione pubblica, per la quale poi furono condannati eretici in quanto non accettarono le richieste del papa (forte impulso contro valdesi ci fu dall episcopato francese). Quello

valdese uno dei casi pi chiari di eresia di disobbedienza, in quanto non proponeva alcun tipo di dottrina alternativa come poteva essere quella catara, ma la predicazione, identificando il proprio movimento come vera ortodossia rispetto al clero corrotto e lontano dalla missione apostolica. Il contrasto in effetti era proprio su questo punto: la chiesa non poteva tollerare che dei laici, al di fuori della loro gerarchia, espletassero funzioni che la tradizione e lo stesso diritto canonico riconosceva esclusivo della chiesa. Essi si diffusero in nord italia, germania e sud della francia, arrivando ad una divisione nel 1205 tra Poveri di Lione e Poveri lombardi; il comportamento dei valdesi francesi, che mantennero la volont del fondatore di proclamarsi cattolici ortodossi, permise poi a papa Innocenzo III di inquadrarli insieme agli Umiliati in gruppi monastici, per poi essere inglobati qualche decennio dopo (1256) in ordini monastici maggiori, perdendo di fatto i principi che ne avevano sancito la nascita (pg 161). A Milano si formarono invece gli Umiliati verso il 1175, in pratica laici che pur vivendo con le famiglie nelle proprie case cercavano di seguire una vita ispirata dai Vangeli. Per quanto dichiarati eretici sempre a causa della predicazione, furono per ripresi da Innocenzo III, che li distinse in chierici, laici viventi in comunita, e laici sposati chiamati Terzo Ordine, in realt nucleo originario degli Umiliati. Pur mantenendo alcune caratteristiche, furono fortemente subordinati agli altri due e di fatto inquadrati saggiamente nella struttura organizzativa della chiesa, ottenendo successo nella Milano delle eresie in quanto forse unico gruppo fedele a Roma, che predicava pubblicamente contro gli eretici. Ricordo che valdesi e umiliati rifiutavano entrambi di effettuare alcun tipo di giuramento/rituale, scelta che fu poi usata contro di loro per poterli scovare, come vedremo. Il primo passo verso una repressione pi dura e concreta fu nel 1179 al concilio Laterano che estese l indulgenza a tutti coloro che avessero combattuto gli eretici della Linguadoca (albigesi dalla citta di Albi, sud francia); nel decreto del 1184 gia citato fu istituito per la prima volta il procedimento inquisitorio affidato ai vescovi, con l appoggio obbligato (pena interdizione/scomunica) del potere laico. I vescovi dovevano visitare periodicamente le diocesi, facendo giurare ai presenti di denunciare gli eretici, ovviamente tutti coloro che come valdesi e Umiliati non facevano alcun tipo di giuramento, erano considerati eretici di fatto. In realt solo con il pontificato di Innocenzo III si avvi una decisa e capillare lotta alle eresie (1198/1216); egli attu intelligentemente una doppia strada: da una parte la repressione, dall altro un opera di assorbimento e inquadratura di alcuni gruppi, convinto a ragione che molti di essi nascessero da reali sentimenti religiosi. Nel 1199 fece divenire l eresia un crimine civile, permettendo il rovesciamento del concetto, ossia oppositori politici alla politica papale potevano essere considerati eretici, si pensi all opposizione ghibellina. Vennero cos completamente isolati dalla societ eretici, figli e simpatizzanti; nel 1215 al 4 Concilio Laterano, si inasprirono le misure repressive, coinvolgento tutta la comunit nella crociata sopratutto contro l eresia dualistica catara, mentre lo stesso Federico II avviava politiche antieretiche in sicilia. La prima vera crociata di questo tipo fu nel 1208 sempre sotto Innocenzo III, in cui Simone di Montfort guidava i soldati degli aristocratici contro gli eretici; si concluse intorno al 1229, dopo anni di violenze e massacri, con la civilt occitanica in rovina (zona identificata sopratutto con lingua occitanica, sud francia, nord spagna, nordovest italia), le chiese catare distrutte, i pochi perfetti in fuga. Ovviamente il potere regio ne approfitt per estendere l influenza al sud, togliendo quell autonomia politica di cui prima poteva aver goduto; come gi detto, l importanza del pontificato di questo papa fu l articolato approccio al problema rispetto ai predecessori, in quell ottico di reinserimento che utilizz anche nel caso degli ordini Mendicanti, intuendo la loro utilit per una ripresa del cattolicesimo sulla societ

occidentale. Negli anni successivi furono inasprite le pene, arrivando a quella capitale per i ricercati (inquisitio=ricerca) nel 1231 con Gregorio 9, si istituirono tribunali specializzati con inquisitori permanenti, veri e propri giudici presi dai frati Predicatori e Minori. Nel 52 poi fu introdotta la tortura, dato che la confessione era considerata come unica prova indubitabile. Cosi nei primi decenni del 300 l eresia di massa fu debellata, con gli inquisitori che ottennero poteri e privilegi sempre pi ampi. Una breve parentesi lasciamo per le teorie di Gioacchino da fiore, che nella sua esperienza ascetica sulla Sila elabor una visione escatologica della storia basata sulle trinit, visione che ottenne molto successo tra le file francescane e non solo; aldi l dei numerosi scritti apocrifi che si attribuirono erroneamente al monaco, la chiesa rifiut la sua visione in quanto pauperistica, che metteva al centro della terza era dello spirito santo, gli uomini spirituali, i monaci appunto, in una situazione di povert materiale che si scontrava apertamente con la situazione delle gerarchie ecclesiastiche. Lo stesso caso del gruppo degli Apostolici di Segarelli a Parma, e del suo successore Dolcino (citato da Dante), esprimono la linea tenuto a inizio 14 secolo dal papato, che permetteva solo due strade: o si entrava a far parte di uno degli ordini gia esistenti (si voleva limitare la proliferazione di questi, per quanto ortodossi) oppure si veniva repressi, in questo caso con la condanna a morte (pg 169/170). Dopo il 300 le eresie erano dunque estirpate, anche se le fonti ecclesiastiche parlano di nuovi episodi: ci fu dovuto all estremo allargamento del concetto di eresia, giunto ad inquadrare qualsiasi comportamento e anche opinione non conforme a quella del papa; eresia di opinione quindi, ma anche eresia di ufficio (puniva gli immorali, bestemmiatori, liberi pensatori) in una sorta di dittatura ideologica imposta con la forza. Mentre la disobbedienza al papa venne sempre pi considerata la forma pi grave, nei primi decenni del 300 si qualificarono e perseguitarono le diverse manifestazioni di stregoneria. Ordini Mendicanti Nati da esperienze religiose assai diverse tra loro, nella prima meta del 13 secolo, furono poi istituzionalizzati nel 1274 al II concilio di Lione, specialmente i due maggiori, Predicatori e Minori. Caratteristiche comuni erano: povert comunitaria, rifiuto di propriet, attivit predicatoria e caritativa, forma organizzativa centralizzata. I due principali ordini nacquero in quell infuriare di rinnovamento religioso del 12/13 secolo, interessati da temi che animarono gruppi considerati poi eretici; furono un caso a parte per la loro capacit di raccogliere le proposte religiose nate in quegli anni e diffonderele con grande incisivit nel tessuto sociale. Fu sopratutto l opera di Francesco di Assisi a decretare un innovativo passaggio dal vecchio sistema monastico benedettino, sintetizzato nell espressione per cui "il mondo il nostro chiostro". Gli stessi predicatori nacquero in tale contesto, agendo sopratutto nei centri urbani e crescendo grazie ad Innocenzo III e successori, che li usarono come strumento d indottrinamento dei fedeli. Domenico era canonico di Osma in Castiglia dal 1196, vide da vicino il fenomeno cataro nella Francia meridionale, decidendo di combattere l eresia con la sua stessa arma, la predicazione. Ovviamente questa per essere efficace andava affiancata ad uno stile di vita coerente, apostolico (cosa che garantiva il successo dei catari rispetto ai clerici). Riun un gruppo di chierici che si impegn in dibattiti aperti contro catari e valdesi, riconosciuti nel 1215 (crociata inizio nel 1209); assunta la regola agostiniana, essendo vietato dal cincilio di fondare nuovi ordini, si decise per la povert di tutta la comunit nel primo capitolo a Bologna del 1220, definendo cosi anche per i Predicatori

una povert quasi assoluta. Col tempo introdusse anche frati oltre a maestri e scolari, facendoli istruire nelle universit, per predicare meglio e diffondere capillarmente la lotta all eresia; mori a Bologna nel 1221, santo nel 1234. Francesco di Assisi, nato nel 1181, era figlio di ricco mercante di seta (Vita ufficiale quella del ministro dell ordine Bonaventura, le altre furono vietate dal 1266, pg 177); dopo aver partecipato ad una spedizione militare (educato alle armi e alla cultura cortese), si ammal ,ritirandosi in preghiera e radunando presto attorno a se laici penitenti di Assisi. I valori di Francesco erano totalmente radicali rispetto a quelli del tempo: si basava sulla condivisione di vita dei pi reietti soggetti della societ, come i lebbrosi con cui aveva avuto a che fare, sulla completa povet, assenza di fissa dimora, e la ferrea volont di non aver alcun tipo di potere su niente e nessuno, per questi motivi decise di definire i suoi frati Minori. Viste le similitudini con movimenti eretici, in teoria rischiava di venir soffocato come tanti altri, ma la costante obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche gli permise di sopravvivere, facendosi accettare da Innocenzo III. Negli anni seguenti la predicazione si espanse, anche al di fuori dell italia, senza pero molto successo; spesso infatti venivano confusi per eretici. Una forte frattura interna si verific tra i pi fedeli ai suoi ideali e chierici e letterati entrati nell ordine, che volevano una pi chiara posizione istituzionale; Francesco si ritir dal generalato ottenendo la protezione dei francescani da parte del cardinale Ugolino di Ostia, poi papa Gregorio 9. La regola definitiva fu approvata da Onorio III nel 1223, anche se probabilmente dovette scendere a compromessi per temi come il lavoro manuale, rifiuto di protezioni e privilegi, anche se mantenne caratteri tipico come carattere evangelico di tutta la comunit. Lascio anche un testamento, che doveva essere una esortazione, un esempio vivente della sua storia da tramandare ai posteri, in cui evidenziava tre temi fondamentali: obbligo di lavorare per vivere, divieto di possedere qualcosa, divieto di accettare privilegi e protezioni dalle autorit; mori nel 1226, e dopo soli due anni fu proclamato santo (santo patrono d'Italia dal 1939). l azione del papato fu rivolta alla convergenza di questi ordini insieme ad altri nella mendicit, ossia tutti furono assimilati come ordini Mendicanti, con Predicatori e Minori in primis, seguiti da quello Agostiniano (sorto a met 200 di ispirazione eremitica), Carmelitani nati in Terrasanta, col nome di frati di Santa Maria del monte Carmelo, e i Serviti o Servitori di Maria, diffusi sopratutto in Toscana, di natura assistenziale. Fattore identificante e al tempo stesso di rottura con la tradizione monastica fu il tessuto urbano, il raggio d azione di questi nuovi ordini. La citt era il terreno ideale per lo sviluppo che conobbe tra 13 e 14 secolo, ricco di insidie, tra eresie, nuove professioni, che sconvolgeva la classica tripartizione della societ, richiedendo strumenti pastorali adeguati. I Frati mendicanti favorirono quindi la crescita e lo sviluppo delle citt, affermandosi fortemente, anche grazie alla costruzione di imponenti edifici che aumentavano la fama dei centri urbani, oltre a favorire con le grandi chiese la predicazione; parola ed esempio erano infatti le loro armi. I Domenicani si concentrarono sui centri maggiori, sedi episcopali, mentre i Francescani rimasero un po pi ai margini, fondando non a caso molti romitori nei territori adiacenti. I Domenicani si imposero poi non solo su gran parte dei cittadini, ma anche su i ceti dirigenti, tramite un movimento di predicazione di massa che predicava la pace tra le fazioni, la fine dell usura, l eliminazione degli eretici; fu proprio questo il modo in cui si tolsero dagli statuti comunali norme che andavano contro la libertas ecclesiae, permettendo al papato romano di imporsi ancora una volta, usando i frati mendicanti come strumento, concedendo loro sempre il pieno appoggio. Ma le capacit di muoversi port i mendicanti ben al di fuori dei confini cristiani, come

il francescano Giovanni di Pian di Carpine che arriver a Pechino, alla corte del Gran Khan. L appoggio completo del papato fu per seguito da una omologazione dei diversi ordini sul modello domenicano, pi legato alle istituzioni della chiesa; francescani, carmelitani, agostiniani persero dunque molte caratteristiche tipiche a favore di una centralizzazione organizzativa che prevedeva un ministro generale, capitoli periodici, dipendenza diretta dal papa senza l intermediazione diocesiana. Lo stesso Gregorio 9, protettore dei francescani, non riconobbe validit normativa al testamento di francesco, provocando nel tempo una sempre maggio prevalenza dei chierici sui monaci laici (1239 deposto dal generalato Elia, uno dei primi conpagni di Francesco), arrivando al generalato di Bonaventura, autore dell unica biografia ufficiale di francesco, con la completa istituzionalizzazione dell ordine. Ci spiega anche il ruolo di inquisitori affidati a domenicani in primis, francescani poi, in merito alla loro grande preparazione teologica nelle grandi universit occidentali, quella parigina su tutte, su cui il papato insistette per farne un potente strumento di controllo. Ecco perche l attivit dei frati mendicanti port alla definitiva estinzione del movimento cataro, con episodi di violenze e abusi di potere, come dimostra l uccisione dell inquisitore domenicano Pietro da Verona nel 1252, simbolo della protesta allo strapotere dell inquisizione. La grande diffusione di questi ordini port a conflitti di notevole rilevanza, sia interni che esterni. Internamente si pensi al dissidio tra i rigoristi legati al fondatore, che predicavano una povert assoluta, e invece il gruppo dirigente che si form nel tempo, composto da chierici colti; nemmeno la finzione giuridica di Gregorio 9, l usufrutto, bast a smussare gli animi, la scontro si protrasse infatti negli anni con diversi episodi, fino alla condanna della povert assoluta con Giovanni 22 nel 1323 (pg 191). esternamente lo scontro riguard frati mendicanti e clero secolare, dato che i primi sottrassero sempre pi le risorse dei secondi, legandosi alla popolazione, effettuando messe e confessioni; l utilit dei nuovi ordini per il papato non consent ai vescovi di avere la meglio, finendo nel 1274 al secondo concilio di Lione per sopprimere semplicemente alcuni ordini minori, non toccando nemmeno Predicatori e Minori. Un altro problema poco conosciuto quello delle monache: problema poich esse non possono prendere i voti sacerdotali, quindi necessitano di sacerdoti maschi per la cura dell anima, oltre che di propriet per poter vivere isolate dal mondo; gli scontri tra monaci e monache era la regola, visto il rapporto obbligato per l esecuzione delle funzioni. Il papato cercava comunque di inquadrare esperienze singole femminili, al pari degli eremiti maschi, per paura che si diffondessero eterodossie e simili, imponendo quindi il monachesimo femminile tradizionale con una clausura sempre molto serrata. Per capire la situazione, l autore cita il caso delle Clarisse, primo ordine monastico esclusivamente femminile nato da Chiara, di famiglia nobile, che decise di seguire l esempio di Francesco d'Assisi. Si stabil a San Damiano, dimora dei francescani durante i soggiorni in Umbria, rifiutando di entrare nei benedettini proprio per sfuggire alla rete delle gerarchie ecclesiastiche, ottenendo finche rimase in vita il privilegio della povert assoluta, di fatto negata persino ai colleghi maschi. Arrivo persino a far accettare la sua regola, anche se dopo la sua morte Urbano 4 chiam l ordine Santa Chiara, prescrivendo clausura e propriet alle monache, inquadrandole definitivamente. La compagine femminile domenicana invece non present alcun tipo di novit, fu relegata nel monachesimo tradizionale, anche perche strade diverse avrebbe ostacolato i monaci nel loro compito principale: questo non fa che esaltare l esperienza delle Clarisse, e la grandezza del fondatore dei Minori. Un fattore importante che si leg inestricabilmente ai nuovi ordini fu l universit; i nuovi frati che facevano della predicazione un arma fondamentale non potevano rimanere al di fuori delle grandi scuole occidentali, specie quella parigina specializzata

in teologia, la scienza per eccellenza in quanto studio legato a dio. Il papato dal 200 mir a porre le universit sotto il proprio controllo, rendendosi conto della sua importanza come strumento di controllo, e allo stesso modo la nuova classe professionale di docenti e studenti entrarono in massa nelle file mendicanti, attratti dal loro messaggio, andando a formarne la dirigenza come accennato. Proprio la partecipazione degli intellettuali permise anche ai francescani di avvicinarsi allo studio, per cui avevano sempre nutrito sospetto a causa della loro natura di illetterati, essendo composto da laici il gruppo iniziale. Si radicarono prima a Bologna, poi a Parigi, sedi delle universit piu prestigiose, arrivando sempre nel 200 ad aprire scuole proprie, che comport un radicale cambiamento nei rapporti con i docenti secolari, cui ora gli ecclesiastici facevano concorrenza. Gli intellettuali mendicanti furono anche accusati di eresia appoggiando alcune tesi gioacchimite, oltre ad essere un pericolo per la chiesa per i concetti di povert e mendicit; furono per protetti da intellettuali di primo piano, come Bonaventura e Tommaso d'Aquino; sempre nel II concilio di Lione del 1274 si definit il diritto per i mendicanti di insegnare nelle universit, a dimostrazione dell importanza di questi ordini. Infine, i mendicanti operarono una grande influenza sul mondo laico dei fedeli, attraverso il potente strumento della predicazione; si crearono rapporti stretti con i fedeli, sino a diventare per loro dei padri spirituali, confessori personali, scalzando il ruolo del clero secolare. Le stesse chisese mendicanti sorte a partire da meta 200 erano fatte in modo da contenere un ampia folla; le poche informazioni a nostra disposizione sulle predicazioni ce le mostrano come una sorta di teatralizzazione, una vera messa in scena drammatica che rivoluzion il modo di fare messa. Scritte in latino erano poi espresse in volgare; si arriv alla predicazione ogni domenica e quotidianamente nei periodi principali del calendario liturgino, come Quaresima e Avvento. Allo stesso modo, nelle universit si implementarono gli strumenti per una migliore predicazione sino alla creazione di manuali con esempi da seguire, argomenti da trattare a seconda del pubblico (Legenda aurea di Iacopo da Varazze, vita santi). Uno strumento ulteriore sorto in realt prima di Francesco e Domenico, fu quello di confraternite e associazioni pie, movimenti di penitenti laici che presto furono presi sotto l influenza mendicante e istituzionalizzati negli ordini come baluardo dell ortodossia contro gli eretici. Sono i cosidetti Terzi ordini di francescani e domenicani, che regolarizzarono quei gruppi spontanei sorti nel 12 secolo. Questo movimento di Penitenza laico si diffuse velocemente, sia perch toccato da privilegi in ambito civile, sia perch diffuso dalla predicazione di Predicatori e Minori, che ne accentuarono il carattere clericale; l assenza dell imposizione della povert monastica favor ulteriormente il radicamento tra i laici, che potevano cosi fare penitenza senza perdere i loro averi. Governo delle anime, ruolo dei laici Nel 12 secolo la cristianizzazione dell occidente era compiuta, al di la di minoranze e regioni periferiche, eppure la chiesa cap solo ora come la conversione fosse stata superficiale, anche a causa della enorme diffusione delle diverse eresie, oltre alla sempre maggiore limitazione del potere vescovile in citt per il laicato urbano sempre piu autonomo, basti pensare ai comuni. Da ci deriv quindi uno sforzo della Chiesa di ristabilire le proprie istituzioni, a partire dal concilio del 12 secolo (III Lateranense) per arrivare a quello del 1215, IV Lateranense, nel contesto della cosidetta svolta pastorale della chiesa. Ripercorrendo le fasi della vita religiosa del popolo occidentale, gi dal 4/5 secolo si definirono le circoscrizioni territoriali chiamate diocesi (ricalcanti spesso quelle pubbliche romane), con un capoluogo in cui erano presenti cattedrale e vescovo, anche qui quasi sempre su un antico centro urbano romano.

Allo stesso modo, per una pi capillare diffusione anche nelle campagne, nacquero le pievi (plebs), che indicarono dapprima la comunit, poi un territorio; si riferivano ad una chiesa battesimale, ma anche ad una serie di strutture minori come oratori e cappelle, spesso di origine privata. Entro i confini delle diocesi si formavano quindi un insieme di territori incentrati sulle pievi, i pivieri, i quali ottennero sempre pi importanza dal 10/11 secolo per la formazione di nuovi centri (fenomeno dell incastellamento), che resero le pievi difficili da raggiungere: solo qui infatti risiedeva un clero stabile. Ricordiamo che le pievi erano posizionate in base alla rete viaria, quindi con il mutare degli insediamenti e dei centri abitativi vari anche la loro importanza rispetto alla rete di comunicazione. Dal 12 secolo si definirono poi le parrocchie, nate da chiese minori, che si arroccarono diritti importanti come la messa, la sepoltura, le decime, ottenendo poi propri territori, fedeli, clero. Il sistema parrocchiale si defin nella seria di quattro concilii del 12 secolo, fino a quello del 1215 (IV Lateranense) che consacr la parrocchia come punto di riferimento fondamentale, portando invece al crollo e in molti casi alla scomparsa delle pievi; una serie di obblighi dell'ultimo concilio legarono i fedeli alle nuove strutture religiose: obbligo del prete al capezzale del moribondo, diffondere la predicazione regolare e le confessioni, ma sopratutto contrarre matrimonio davanti al proprio parroco e confessarsi almeno una volta l'anno e comunicarsi nella festa di Pasqua. La vita religiosa dei fedeli veniva cos inquadrata in una struttura ben definita e capillare. Dopo quindi l'affermazione ed il primato della chiesa romana, che si identificava col papato e la chiesa cattolica, con Gregorio 7 alla fine della lotta per le investiture (1075, non cattolico chi non d'accordo con il papa), si tratt di creare una nuova pastorale per i fedeli laici, sopratutto attraverso l'uniformit delle pratiche religiose. Tale necessit divenne esigenza vitale nel 12 secolo per il diffondersi delle eresie e fu possibile dopo il Concordato di Worms tra papa Callisto II e l'imperatore Enrico V; passi importanti furono l innalzamento del privilegio del clero, preti in particolare, con una accurata formazione religiosa e maggiori controlli sui comportamenti morali (compito affidato ai vescovi, scarsi risultati). Si cerc di affermare dei precetti basilari, come il dovere di confessarsi con il parroco, il quale divenne una figura chiave cos come la parrocchia lo era all'interno della rete ecclesiastica (principi del IV Concilio Lateranense). Si poi ampiamente parlato della nuova predicazione in volgare, i cui protagonisti furono gli ordini mendicanti, con un adattamento ai diversi strati sociali che prima non esisteva (vedi capitolo precedente) grazie alla loro forte urbanizzazione e al sostegno pontificio. Una conseguenza fu il moltiplicarsi dei santi laici, anche se rimase diffusa l incapacit di una vasta porzione di clero secolare nella predicazione, con abusi rilevati dai controlli pastorali come assenteismo, dubbia moralit, ecc... Se poi nell 11 secolo per i laici la scelta di una vita religiosa e penitente era limitata alla scelta di farsi monaco o converso, nel 12 le esigenze laicali e l'attenzione della chiesa port ad un movimento laico nuovo, sulla base dei due grandi ideali del secolo: quello penitenziale monastico e quello apostolico dei predicatori. Nacquero cos i grandi movimenti penitenziali, come i Bianchi ed i Flagellanti da cui poi derivarono le confraternite, associazioni devozionali di fedeli laici di cui vedremo dopo. Si aprirono cosi nuove possibilit di partecipazione alla vita religiosa, che portarono alla nascita di associazioni/confraternite, a donazioni, a partecipazioni di ogni tipo. Ci fu una vera trasformazione di mentalit nel 12 secolo: mentre prima era la stessa condizione laicale ad essere imperfetta di per se, ora si spostava l attenzione sul comportamento soggettivo, non pi sulla grandezza della liturgia come a Cluny, o sullo status giuridico: erano le azioni dell'individuo, dalla crociata alla beneficenza, ad assumere rilievo. Si parla quindi di una rivoluzione della carit, al servizio di deboli ed emarginati,

che permise ai laici di trovare la propria personale strada per la salvezza eterna, con scelte molto diverse e particolari: le scelte si erano cos moltiplicate, dagli ordini monastico-cavallereschi, all'assistenza dei poveri di Cristo in ospedali costuriti appositamente, a scelte di vita simili a quelle dei monaci. Lo stesso concetto centrale di santit sub profonde modifiche, basandosi pi sulla conversione personale che non sul rango sociale come era stato fino ad allora. Il proliferare di santi di modesta estrazione sociale era dovuto per non solo a questo nuovo clima spirituale (collegamento con libro Le Goff) ma anche alla forte volont della chiesa di controllare gli strati pi lontani da essa, come donne e borghesia urbana. L autore cita poi ad esempio di questo nuovo movimento laico l esperienza innovativa dei Flagellanti, che per la prima volta univa la flagellazione che rappresentava le sofferenze patite da Cristo nella Passione (pratica privata degli eremiti e monaci) alla processione per le vie cittadine, in cui scorrevano nudi fino alla cintola; nata forse in relazione alle teorie gioachimite sulla nuova era dello spirito, che doveva partire dal 1260 secondo la teoria di Gioacchino da Fiore, ebbe successo a partire da Perugia per finire nei decenni seguenti in Germania ed europa orientale. Assente da contenuti eterodossi, denunciava cmq un rinnovamento non solo religioso, ma anche politico e sociale. Da esso presero spunto numerose confraternite laiche, ma fu comunque un movimento controllato sempre dalle autorit, cosi come il movimento dei Bianchi nato nel 1399 nell'Italia nord occidentale, come risposta ad alcuni grandi avvenimenti collettivi: peste del 1348/49, Grande Scisma, ecc...Processioni brevi, con forte carattere istituzionale in quanto spesso guidato da ecclestiastici, in cui uomini e donne camminavano scalzi con bianche vesti e croce vermiglia sulle spalle/teste; fu l ennesimo movimento popolare religioso, con lo scopo di espiare i peccati e scongiurare la temutissima fine del mondo, riflettendo comunque una pesante crisi della chiesa del 14/15 secolo, che colp profondamente i testimoni. Le confraternite rappresentarono una delle manifestazioni maggiori del nuovo ruolo del laicato, sorte dal 12 secolo con finalit, forme e caratteri diversi; non furono per semplice espressione religiosa, ma anche delle dinamiche della societ nel suo complesso, sviluppatesi non a caso nello stesso periodo dei comuni. La corrente maggiore era quella dei penitenti, cio che puntavano alla salvezza eterna dei fedeli, pur rimanendo nel laicato (vita secolare); si identificavano con un preciso vestiario, prevedendo solitamente poche e semplici norme: povert, ascetismo, periodica continenza. Le attivit invece erano le pi varie, da opere di carit, assistenza, ad azioni politiche come la lotta agli eretici. Dal 13 secolo poi furono appoggiati dall azione dei mendicanti, sopratutto francescani, che ne promovettero l azione nei centri urbani, mentre per quelli rurali si sa poco o niente; ci li spinse a funzioni piu fortemente anticlericali, oltre a favorire processi di acculturazione religiosa dei fedeli tramite sermoni, lettura degli statuti. L autore ipotizza che ne siano rimasti estranei gli estremi della societ, nobili e operai. Si crearono anche legami con i ceti dirigenti, i quali cercarono sempre di controllare la loro azione; le stesse autorit ecclesiastiche li mantennero sempre sotto controllo, con precisi divieti come la predicazione e l assunzione di compiti sacerdotali (tipico esempio ostilit dei governi ghibellini verso i Flagellanti). Flagellanti, laudesi, confraternite eucaristiche, quelle di genere (giovani uomini, solo donne) favorirono fortemente processi di aggregazione sociale, uniformando gli atteggiamenti dei confratelli: rcordiamo che filo conduttore era la recente volont dei laici di appropriarsi delle risorse spirituali del monachesimo. Grazie poi a questi penitenti laici si svilupp la lirica religiosa in volgare (pensa a Jacopone da Todi e fenomeno dei Lauda, Letteratura italiana).

Capitolo a parte merita la religiosit femminile; se per buona parte del medioevo le donne erano emarginate ad una posizione di subordinazione, nell'epoca gregoriana (1075, Gregorio 7) si diffuse il culto mariano, con una rivalutazione della donna, basti pensare ai monasteri cistercensi quasi tutti intitolati alla Vergine Maria, grazie all'instancabile predicazione di Bernando di Chiaravalle (Clairvaux). Ecco che tra 1100 e 1200 si apr alle donne la strada della partecipazione religiosa anche grazie all'apertura delle gerarchie ecclestiastiche, ovviamente subordinate a determinate condizioni; si pensi alla badessa Ildegarda di Bingen che pi volte and a Colonia a predicare contro il catarismo. Si diffusero cos le confraternite ed i Terzi ordini mendicanti; si parla di un vero e proprio movimento femminile quasi autonomo e parallelo da quello citato sopra, come le sorelle della penitenza, o anche le converse, che provvedevano al funzionamento di monasteri e conventi. Si pensi alle stesse "beghine", comunit di donne nelle citt dei Paesi Bassi che sotto il controllo di una di loro vivevano di preghiera, lavoro manuale ed assistenza, senza tuttavia prendere i voti. Le donne interpretarono quindi a modo loro il vasto movimento caritatevole partito dal 12 secolo, col supporto garantito sopratutto dai Mendicanti, che aiutavano a diffondere le opere di carit. Altra caratteristica tipica furono i diversi fenomeni mistici collegati a figure femminili che divennero molto importanti in ambito popolare: attraverso privazioni, fustigazioni e meditazione le donne raggiungevano un rapporto particolare con Cristo e la sua sofferenza in un rapporto simile a quello tra sposi, esprimendo il tutto tramite visioni, profezie, levitazioni e altri fenomeni che impressionavano il popolo, diffondendo l'importanza di queste figure femminili. Ecco che il fenomeno mistico era tipico della santit femminile di questi secoli, solo a volte riconosciuti dalla chiesa; si pensi alla beghina Maria di cui il cardinale Jacques de Vitry scrissse l'agiografia a scopo pastorale. Altro esempio quello di Margherita da Cortona, prima amante poi penitente sotto la guida dei frati Minori, che la vollero prendere come esempio di santit in quanto soggetta a visioni mistiche; e se ne possono citare altre. Per quanto queste esperienze furono molto diffuse nell'occidente tardo medievale, dal 1300 il papato cerc di indirizzarle in ambito istituzionale, finendo spesso per fonderle con i Terzi ordini e relegarle ad una vita di clausura per ripararle dalle tentazioni del secolo, nonch dalle predicazioni di catari e valdesi. I Mendicanti divennero cos i responsabili di queste figure religiose femminili, che subirono un controllo ancora pi serrato rispetto ai maschi sottoforma di divieto di predicazione e vita controllata. L'esempio di Guglielma la Boema, che fin nell'abbazia cistercense di Chiaravalle Milanese, fa comprendere come la Chiesa fosse preoccupata verso queste manifestazioni popolari; personaggio importante e oggetto di culto, nel 1300 alcuni suoi seguaci furono bruciati come eretici e la sua salma dispersa. Bonifacio 8 rese la clausura obbligatoria per le donne religiose, la scelta era quindi limitata ad essa o all'entrata nel Terzi ordini Mendicanti. Certo ci furono anche quelle che ottennero una posizione di rilievo, diffondendo un sentimento di spiritualit pura lontana dai canoni e dagli studi dei chierici, da Brigida di Svezia, a Caterina da Siena, a Giovanna d'Arco, anche se in realt non avvenne alcuna rivoluzione all'interno del diritto canonico verso il sesso femminile. Non fu per un caso che queste grandi mistiche, poi santificate, agissero nel periodo del Grande Scisma avignonese, in un peiodo di grande crisi della Chiesa, predicando il ritorno del papa a Roma; Caterina da Siena, la cui biografia fu scritta dal frate Raimondo che inizialmente doveva essere il suo superiore spirituale, divenne poi un grande modello di carit, che ispir l'imitazione di tanti laici cos come era stato per Francesco d'Assisi, solo che straordinariamente si trattava di unna donna.

I pellegrinaggi sono un altra caratteristica peculiare di quel fervore religioso che sfoci da una parte nelle diverse eresie, dall'altra negli ordini mendicanti e in generale nei movimenti di penitenza laici sopra descritti. Insieme al culto dei santi e delle reliquie fanno parte del fervore religioso dei secoli 12 e 13. Dai primi pellegrinaggi del 4 secolo in Terrasanta, a quelli successivi nella Roma del papato, specie dopo che il pontefice proprio in questi secoli divenisse punto di riferimento per la remissione di peccati gravi; quindi San Martino di Tours, ma sopratutto Santiago di Compostela e sopra tutte la citt santa, quella Gerusalemme in cui Cristo era vissuto e dove avrebbe avuto luogo la fine dei tempi. Santiago crebbe d'importanza dopo la caduta di Gerusalemme nel 1187, sulla tomba dell'apostolo Giacomo che nel 884 aveva miracolosamente respinto gli arabi, da qui il nome di matamoros. Ma i luoghi erano molteplici, dalla Canterbury che aveva visto l'assassinio di Thomas Becket nel 1170, a San Michele al Gargano per l'apparizione dell'Arcangelo, ai santuari nel sud della Francia. Dopo la caduta dell'ultimo baluardo crociato nel 1291, San Giovanni d'Acri, crebbe l'attenzione su Roma, catalizzata poi dalla consuetudine del Giubileo a partire da Bonifacio 8 nel 1300 con la sua indulgenza plenaria, poi seguiti a intervalli sempre piu brevi, diventando un vero evento dispensatore di grazia (Bonifacio fu il successore del papa eremita Celstino V, che riunci alla carica, citato da Dante tra i pusillanimi). Gli intervalli passarono a 50, quindi 25 anni poi sempre meno, facendo divenire Roma la meta pi visitata dai fedeli, compresi grandi sovrani, anche se gli intellettuali ecclesiastici spesso si opposero a questo rito di massa, predicando un pellegrinaggio spirituale. Inquadramento ecclesiastico, religiosit nel tardo medioevo Il Trecento concluse il periodo di rinnovamento della Chiesa, che dovette scendere a compromessi con i nuovi poteri laici, pi forti ed organizzati, nonch con le attese escatologiche e di un papa evangelico (ricorda teoria gioachimita sull'avvento della Terza era dello spirito santo), l'associazionismo laicale e le varie forme di piet popolare di cui si detto sopra. Da Gregorio 7 si era cominciato a parlare di quella pienezza dei poteri del papa, in quella teologia del primato che tocc l'apice e piena definizione con Innocenzo III, il quale sostitu il titolo di vicario di Pietro in vicario di Cristo. Fu proprio a met Duecento che si afferm l'origine divina del potere, anche temporale, del papa; siamo all'epoca dello scontro e della scomunica dell'imperatore Federico II, in cui si afferm anche la piena identificazione della Chiesa con la persona del Papa (Roma dove il papa), che preparer il trasferimento ad Avignone. Innocenzo III si pu inoltre considerare il primo artefice del futuro Stato della Chiesa, volendo recuperare il controllo temporale della Chiesa su numerosi territori dell'Italia centrale. Bonifacio 8 ribad in una celebre bolla il primato dell'autorit ecclesiastica, in tutti i campi compreso quello politico, sull'autorit laica/civile. Il suo arresto da parte di magistrati del re di Francia Filippo il Bello sanc la fine del legame tra poteri temporali e spirituali in vigore sin dall'epoca carolingia. Poi nel 1356 Carlo IV concluse tale legame, conferendo ai principi elettori tedeschi il diritto di scegliere l'imperatore, relegando il papa ad un mero ruolo onorifico. Il primato teorico fu costruito a partire del 1100 sull'elaborazione del cosidetto diritto canonico del giurista Graziano, ossia un organico diritto ecclesiastico che inizialmente stabiliva la netta differenza tra laici ed ecclesiastici, che tra l'altro poneva i primi in posizione di subordinazione ai secondi. A ci si aggiunsero le lettere dei papi, che col tempo andarono a formare una sorta di corpus legislativo. Una organizzazione centralizzata ed un'amministrazione efficiente degli organi della curia (camera apostolica, cancelleria) permisero l'aumento delle entrate e del controllo

della chiesa sui territori; tra duecento e trecento si attu quindi una razionalizzazione delle entrate e delle rendite, considerando anche il forte appoggio economico e politico alla fazione guelfa in Italia. Per comprendere l'opera di allargamento del potere del papato romano si pensi che con Clemente IV nel 1265 e fino al secolo successivo si attu una rivoluzione nell'ambito della politica dei benefici, ossia la rendita spettante agli ecclesiastici nell'esercitare il loro ufficio; in pratica si delegava la riserva pontificia (diritto di compiere nomine, che da Gregorio 7 spettava al clero locale) esclusivamente al Papa. In pratica si istituiva un controllo diretto della curia romana sui centri periferici, in tutta la cristianit occidentale, sottraendo poteri a metropoliti e capitoli cattedrali. Questo sistema della riserva pontificia, che fu molto utilizzato dai papi di Avignone, ovviamente permetteva un aumento delle entrate in quanto i papi chiedevano delle somme ai beneficiari, comportando al tempo stesso uno squilibrio nel reclutamento del clero. Il Duecento fu quindi caratterizzato da un conformismo che colp anche i potenti laici, i quali appoggiarono il tentativo della chiesa di ordinare la vita religiosa dei fedeli: ci permetteva loro di strutturare meglio il loro potere nella societ. Eppure non erano pochi i problemi da risolvere, ed il II Concilio di Lione del 1274 particolamente importante in tal senso; dalla nuova crociata, al problema dello scisma con Costantinopoli, all'inquadramento della vita religiosa. Furono affermate nuove regole per l'elezione del papa, alcune in vigore ancora oggi, per evitare lunghi periodi di vacanza, inoltre furono permessi solo quattro ordini mendicanti, gli altri soppressi: Minori (francescani), Predicatori (domenicani), Carmelitani e Agostiniani. La vicenda dei Francescani spiega bene la complessit dei processi di omologazione; fin da inizio 200 si era formata nell'ordine una fazione detta degli Spirituali, raccolti intorno al Testamento di Francesco come regola dell'ordine, cosa che il papato aveva respinto, ma col generalato di Bonaventura il gruppo si era consolidato; i Minori si dovevano basare sul principio di povert secondo il volere del fondatore, cosa che ovviamente si scontrava con la recente politica papale. Pietro Giovanni Olivi guid gli Spirituali nel duecento, influenzando molto i devoti anche laici dell'ordine; lo scontro tra Spirituali e Conventuali arriv al papato, che cerc di riportare i primi al controllo dei capi dell'ordine, attuando poi una serie di azioni molto drastiche, come scacciare alcuni Spirituali dai conventi, isolandoli, o addirittura mettere al rogo dei frati come eretici, cosa che fece Giovanni 22 a inizio 300. Beghini venivano chiamati i laici sostenitori della corrente spirituale (differenti dalle beghine dei paesi bassi e da altri gruppi nelle Fiandre) che infatti furono visti con sospetto dai vertici della Chiesa. La feroce repressione che colp anche i beghini come eretici, non si ferm e arriv al vertice dell'ordine, quando nel 1322 frate Michele da Cesena abbracciava la corrente rigorista, affermando la povert di Cristo e degli Apostoli, affermazione dichiarata eretica. La repressione continu in Francia e Italia fino a circa il 1335, assumendo anche connotazioni politiche (spirituali appoggiavano Lodovico il Bavaro, in contrasto coi papi avignonesi), ma in sostanza non alter la presenza pastorale dei frati francescani, cos diffusi. Il periodo della cosidetta cattivit Avignonese dur del 1309 al 1377 e costitu un momento di svolta per la Chiesa, in cui i papi ripresero lo stretto rapporto con la corona francese, a partire da Clemente V che fu il primo a spostarsi ad Avignone. Il rapporto tra Roma e Parigi in realt durava dal 1266, da quando cio il papa chiam il fratello del re di francia Luigi 9, Carlo d'Angi, a prendere il regno di Sicilia agli svevi, acerrimi nemici del papato (pensa a Federico II scomunicato); certo Bonifacio 8

si era scontrato con la corona, ma era stato solo un episodio, tanto che il trasferimento ad Avignone era una sorta di proseguio di quel rapporto di collaborazione tra re e papa. Qui la curia si riorganizz, reclutando cardinali, vescovi e in generale chierici sopratutto dal clero francese, costruendo una burocrazia competente e meno propenso alle tensioni e alla corruzione presente a Roma. Nel periodo avignonese ci fu il massimo sforzo di attuare quell'assetto di monarchia assoluta papale cos fortemente cercato nell'epoca post-gregoriana; ricordiamo che nel 300 cominci a formarsi lo Stato della Chiesa come entit politica e potenza europea, ma cmq la chiesa occidentale di 300 e 400 fu quella romana e cattolica. Il ritorno avvenne nel 1378 con Gregorio 11, anche grazie alla minacciose profezie di Caterina da Siena, ma una volta eletto il successivo Urbano 6 si verific il cosidetto Grande Scisma tra Roma e Avignone, in quanto venne eletto in Francia papa Clemente 7, tanto che per trent'anni i due collegi elessero i propri pontefici. A ci va aggiunta la guerra tra Francia ed Inghilterra, che aderivano alle due diverse correnti. Lo stesso sistema beneficiale divenne uno dei pi gravi problemi, andando ad incidere sulla ricchezza del papato e creando spesso confusione sulla competenza di alcuni territori; la situazione fu di eccezionale importanza, visti i principi ed i sovrani coinvolti, nonch la durata e lo sconvolgimento dell'ordine che si era cercato nel 200 e 300. attraverso lo strumento del Concilio, da sempre simbolo dell'unit della Chiesa cristiana, si cerc di risolvere lo scisma, arrivando nel 1409 ad avere addirittura 3 papi, i due scismatici pi quello eletto dal concilio stesso. Il Grande Scisma si conlcuse sempre grazie all'intervento conciliare, con la rinuncia dei due papi alla propria carica e l'elezione di un cardinale della famiglia Colonna, Martino V nel 1417 al concilio di Costanza. Il concilio cerc allora di ottenere un autorit persino superiore al potere papale, per poter rivedere il sistema verticistico con cui la chiesa era organizzata, ma nonostante dibattiti ed interventi di intellettuali e teologi, entro met 400 il potere era tornato saldamente nelle mani del papa. Parallelamente alle vicende della Chiesa, dobbiamo considerare che dall'inizio del 300 i poteri laici, dagli stati nazionali, ai principati territoriali e stati regionali italiani, si intromisero sempre di pi nella lotta per il controllo del territorio, sopratutto nel periodo dello scisma in cui il potere della chiesa era notevolmente indebolito e frammentato. La tendenza fu quella di creare chiese nazionali o regionali che erano sottomesse al potere temporale del principe, signore o citt-stato, i quali provvedevano ad allotanare il clero locale dal controllo della curia romana e utilizzarlo a proprio vantaggio. Oltre a ci proprio tra 300 e 400 si svilupparono episodi di dissenso alla curia romana che assunsero livello nazionale, in particolari i lollardi inglesi e gli hussiti della Boemia. I primi furono seguaci della disciplina di Wyclif, teologo di Oxford che contestava da diversi punti di vista l'ortodossia cristiana (chiesa invisibile degli eletti, critica transustanziazione, traduzione Bibbia inglese); a lui si ispir il movimento religioso e sociale del 1381, i lollardi, che colp l'Inghilterra e andava contro il clero, i loro averi e il loro potere. Ovviamente fu represso con violenza nei decenni successivi, avendo connotazioni cos sovversive e contrarie al potere ecclestiastico. L'altro fu uno dei pi vasti movimenti religiosi europei, sviluppatosi in Boemia seguendo le dottrine di Jan Hus, professore dell'universit di Praga; affascinato dalle teorie dello stesso Wyclif, cerc di avviare una riforma gerarchica del clero boemo. A inizio 400, divenuto rettore, ottenne l'appoggio di re e aristocrazia, almeno fino al 1414 quando venne condannato come eretico dal concilio di Costanza, con la complicit del re e imperatore Sigismondo di Lussemburgo. Egli insieme al papato diede inizio alla crociata contro gli hussiti, che si rivel dura e difficile fino al 1436 quando si firm un accordo tra la dieta boema e l'imperatore, accordo che per molto

tempo non fu riconosciuto dai pontefici (chiesa utraquista, comunione anche per laici, soppressione poteri temporali e beni chiese). Se gli ultimi decenni sono caratterizzati dalla crisi dei vertici della chiesa, tra scisma, dibattiti conciliari, movimenti religiosi, si nota una evoluzione nazionale delle istituzioni minori, come diocesi e parrocchie. La diocesi in particolare sub una evoluzione positiva, anche grazie alla presenza di uomini di cultura scelti nel periodo della cattivit avignonese con la riserva pontificia, che permisero una migliore organizzazione della diocesi stessa. Frequenti furono nel 300 e 400 riunioni sinodali e visite episcopali, per valutare la condizione degli edifici, il clero stesso, la condotta dei fedeli. Si cerc di formare anche una figura di parroco nuova, una sorta di secondo del vescovo che doveva gestire la propria comunit, ma qui la disomogeneit delle situazioni e quindi anche della preparazione culturale si faceva sentire. Troviamo quindi preti secolari che accumulavano prestigi e benefici con la loro preparazione e invece preti sostituti con miseri stipendi e scarsa base culturale. In generale, il clero secolare era cmq ben distinto dal laicato, ed era considerato in condizione privilegiata rispetto al resto della societ; interessante anche notare negli ultimi secoli medievali la nascita di veri e propri riti civici in onore di personaggi cittadini, essendo la santificazione dal 200 di competenza esclusivamente papale, che servivano anche per armonizzare e unire i diversi elementi della citt. Il 300 fu un secolo di riforme e cambiamenti per il mondo monastico italiano; importante ricordare la diffusione dei frati Mendicanti, molto legati alla societ e appoggiati dalla curia, tanto che i monasteri vennero sempre pi isolati, subendo l'indifferenza generale. Si pensi anche alla crisi demografica di met secolo, con la peste del 48, e ad esempio all'istituto della commenda, che dava il monastero in gestione ad esterni. Tutti gli ordini insomma subirono rinnovamenti, si pensi che appunto monaci come cistercensi ma anche i certosini, prima concentrati nel nord italia e con uno stampo eremitico, si avvicinarono alla citt per motivi di sicurezza, economici e anche perch spesso venne affidato loro la cura delle memorie famigliari. Si pensi anche ai contatti con umanisti come il Petrarca; nacquero anche due comunit del tutto nuove, a testimonianza della vitalit del movimento monastico nonostante il difficile periodo: Monte Oliveto, che recuper l'antica regola benedettina in tutta la sua purezza, e Santa Giustina di Padova che recuperava uno stile di vita fortemente legato alla preghiera individuale e allo studio. Il 1300 fu un secolo di profonda incertezza, sfiducia nel collegio cardinalizio ed espressioni a volte esasperanti di un sentimento religioso che risentiva delle attese escatologiche, della precariet della vita. Non per nulla fu un periodo in cui il tema dell'aldil e del Purgatorio ottenne grande diffusione, con il ricorso a centinaia e migliaia di suffragi delle anime in cambio di beni e denaro. Altro tema fondamentale fu l'importanza delle immagini, in un epoca che vedeva ancora Bibbia e testi sacri custoditi gelosamente dal clero; iconografia del purgatorio, dell'aldil, del giudizio universale, e l'incontro di tre morti con tre vivi. Allo stesso tempo, grande successo ebbe l'immagine della Madonna misericordiosa che proteggeva dalla peste. L'autore parla di una religione della paura, con le minacce dell'inferno e le gioie del paradiso, tanto che le immagini stesse subivano atti di adorazione. Le confraternite svolsero un ruolo chiave nelle comunit cittadine, attraverso manifestazioni di culto come le processioni; una sorta di elite devota, che agiva in concomitanza con i Terzi ordini, laici che spesso ottenevano maggior successo dei chierici, come la famosa Bridiga di Svezia o Caterina da Siena: certo bisogna ricordare che erano una minoranza, per quanto prestigiosa.

Congregazioni come quella dei minori miravano ad una predicazione che fosse apprezzata dai laici, un conformismo di comportamenti che voleva contrastare il caos politico e sociale; pratica quotidiana, opere pie, confessione, una educazione religiosa che mirava all'individuo e alla sua moralizzazione tramite una prativa chiara e semplice. Proprio per questo comportamenti strani o alternativi vennero tacciati e perseguitati come stregonerie, la chiesa sempre di pi nel 300 e 400 decideva cosa era giusto fare e cosa no per la salvezza dell'anima. Eppure era una religione regolata che non avrebbe creato quella coesione necessaria, approdando alla guerre di religione del 1500 con la definitiva formazione di chiese nazionali di cattolici, luterani, calvinisti, gallicani.

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