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dovesivadaqui@gmail.com
lAgave
Riconquistiamo la libert di
Da sempre alla parola viene riconosciuta grande forza, grande importanza. Gi nella Atene del IV secolo a.C. infatti, il retore Isocrate affermava efficacemente come la lingua sia genitrice della forma mentis di unintera civilt, come sia la struttura su cui si fondano tutte le attivit umane: Ma poich connaturata in noi la capacit di persuaderci gli uni gli altri, e di render chiaro a noi stessi ci che vogliamo, non solo siamo usciti dallo stadio di vita selvaggia, ma ci siamo riuniti, abbiamo costruito citt, dato leggi e inventato arti, e quasi tutto quanto noi abbiamo compiuto la capacit di parlare che ci ha aiutato a compierlo. Questa infatti ha dato leggi sul giusto e sullingiusto, su ci che bello e su ci che vergognoso. Ma se davvero le parole hanno questo ruolo di fondamenta dellagire umano, come possiamo render solide e personali queste fondamenta? Sono convinto che rivalutare il nostro uso della lingua, dalla scelta di un registro appropriato alle varie situazioni, alla selezione, pi in generale, di un lessico in grado non appena di dire, ma di dipingere ci che realmente vogliamo esprimere, sia ci che davvero si pu definire libert di , inteso come unione di parola e pensiero. Spesso accade infatti che non solo mal utilizziamo gli strumenti lessicali di cui disponiamo, ma piuttosto che li adoperiamo senza la bench minima coscienza, finendo per servirci di parole che non ci appartengono, che non possediamo. Parole! parole che ciascuno intende e ripete a suo modo. Eh, ma si formano pure cos le cos dette opinioni correnti! Per essere realmente liberi nel pensiero e nella sua espressione, innanzitutto necessario riconoscere le origini del nostro stesso lessico, del vocabolario che il mondo circostante ci consegna in ogni modo e momento: dai pi frequenti dialoghi con chi ci accanto, ai titoli di giornale, ai versi di Dante, alla comunicazione rapida degli electronic devices (cellulare, televisione, pc, etc). Bisogna che accada qualcosa tra il momento in cui le parole ci fluiscono allorecchio e quello in cui scivolano via tra le labbra: necessaria una presa di consapevolezza da parte nostra. La vera libert di parola, priva di censure, di limitazioni, consiste infatti nella formazione di una coscienza della quale troppo spesso noi stessi ci priviamo: se non disdegnassimo di bagnarci il capo immergendolo nelle cose a cui poniamo ascolto, le parole non ci parrebbero pi calotte leggere su uno specchio dacqua, ma cime diceberg gravi di un percorso semantico, di unevoluzione storico-sociale e duna serie desperienze personali e pertanto umanamente universali. E davvero cos le parole comincerebbero ad essere pesanti come pietre! Soltanto in questo modo le nostre labbra articoleranno parole sempre nuove, parole nostre. Anche i grandi autori, il pi delle volte, sono grandi non perch hanno avuto idee diverse, a noi aliene, ma proprio in quanto, forti di una solida consapevolezza e di una geniale sensibilit, hanno saputo esprimere con le parole pi efficaci quello che ciascuno di noi percepisce, a cui il pi delle volte per non siamo in grado di dar forma. Ma se capaci di questa consapevolezza, di questa riconquista linguistica, non avremo timore ad adottare anche noi le parole che i poeti scovano in quel loro porto sepolto: e se dunque ci parr, come accusa Enrico IV nellomonima commedia di Pirandello, di ripetere tutte le parole che si sono sempre dette, di rimasticare la vita dei morti, sar ora per una reale concordanza di pensieri, per la convinta adesione a parole in cui ci riconosciamo e non gi per una grigia omologazione.
Gianmarco Bizzarri
dovesivadaqui@gmail.com
Rocco Monti