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DI AUSTERITA' SI MUORE Fino a 30 anni fa era opinione comune fra gli economisti che il progresso di una nazione si ha quando

al potere del danaro si contrappone quello dello Stato. Questa constatazione elementare venuta a poco a poco scemando determinando un peggioramento delle condizioni di vita della gran parte del mondo del lavoro. Mentre nell'orticello della nostra politica si discute sul nulla, il nostro Stato assieme ad altri sedici Stati dell'Europa hanno di fatto rinunciato alla loro sovranit monetaria. Senza la sovranit monetaria uno stato ha le mani legate e non pu intervenire per porre un freno alla disoccupazione montante, non pu dare quel sostegno economico che le aziende in difficolt chiedono; non pu venire incontro ai bisogni dei disoccupati e dei ceti deboli. I soliti neoliberisti supportati sia dal centro-destra che dal centro-sinistra chiedono l'austerit ed il rigore e facendo ci non fanno altro che aggravare la recessione. Se le cose in campo economico e sociale stanno andando di male in peggio la colpa non dei cittadini che sono spendaccioni ma dovuta al fatto, ad esempio, che non vi una banca centrale che possa creare moneta ed avere il ruolo di prestatore di ultima istanza. Il fatto che non vi sia una banca centrale vuol dire che il singolo stato per finanziarsi costretto a finanziarsi sul mercato internazionale a tassi sempre pi onerosi e ci determina inevitabilmente una crescita delsuo debito in rapporto al PIL oppure per evitare ci deve fare drastici tagli allo stato sociale, ai servizi pubblici, alla ricerca, alle pensioni, alla scuola. Occorre altres dire che la libera circolazione dei capitali sui mercati internazionale ha determinato un gigantesco spostamento del prelievo fiscale dalla finanza e dalla impresa ai redditi da lavoro dipendente accompagnato alla crescita all'imposizione indiretta (IVA). La liberalizzazione finanziaria ha determinato un rafforzamento della posizione dei ceti ricchi i quali possono

ricattare gli Stati con lo spostare i loro capitali e gli Stati dal canto loto sono stati costretti ad essere meno esigenti rispetto al principio di progressivit. Vi la prova provata, basta veder l'Italia dopo la cura Monti, che le politiche di rigore e di austerit non fanno altro che aggravare la recessione e pur tuttavia si persegue su questa falsa strada anche perch le masse lavoratrici, dispiace dirlo, stanno a guardare. Le statistiche parlano chiaro la disoccupazione cresciuta, la produzione industriale continua a scendere ed il Pil di conseguenza. Tutto ci sta a significare che il risanamento delle finanze pubbliche un sogno giacch le politiche neo-liberiste di riduzione della spesa pubblica non fanno altro che ridurre l'occupazione e quindi la domanda interna. Vi stao nel corso di quest'ultimo trentennio un venirm meno di quella sinistra capace di opporsi allo strapotere del capitale che ha finito con il fare suo quella presunta modernit neoliberista che come un filo rosso ha poi segnato le ultime tappe di una costruzione europea fondata sugli interessi delle oligachie dominati. Non bisogna dimenticare che i diversi trattati che hanno dato vita alla UE e la moneta unica sono stai concepiti seguendo i principi delle ricette neo liberiste che imperano in tutto il mondo da un trentennio. Nel momento in cui si presentata la crisi, anzich attivare politiche economiche espansive che avrebbero visto lo Stato come motore della crescita, si puntato tutto sulla riduzione del debito pubblico costringendo i diversi paesi ha delle vere macellerie sociali che hanno finito con l'aggravare la recessione. Fin quando non vi sar una comune politica fiscale e monetaria all'interno della UE, che punti alla crescita dei paesi pi deboli l'Europa, sar solo una iattura per paesi come l'Italia con una economia debole rispetto a quella della Germania. Sappiamo bene che oggi la BCE una banca indipendente dagli Stati e dipendente dai poteri bancari e finanziari ed in

questa veste non fa altro che gli interessi di questi poteri. Sarebbe sommamente necessario avere una politica monetaria fondata su bassi tassi d'interesse per tutti i paesi dell'Eurozona solo cos si potrebbe mettere in moto il motore della crescita; ma a questo si oppone strenuamente la Germania, la potenza economica egemone in Europa, che vuole una BCE indipendente dalla politica e non consente agli stati con disavanzi di bilancia dei pagamenti nei suoi confronti di finanziarli con tassi d'interesse bassi. La Germania sta percorrendo una strada basata sull'esportazione e sul contenimento della domanda interna cosa che non possono fare gli altri paesi europei, facendo in questo modo, essa non pu far da traino alle altre economie della UE che difatti languono. Se le cose stanno in questo modo necessario capire perch gli stati si incaponiscono sull'austerit e sul rigore che aggravano la recessione. Il motivo principale di questa mancanza di presa di coscienza che in quest'ultimo trentennio si sono avute politiche distributive a favore dei ceti ricchi mentre il lavoro dipendente stato fortemente penalizzato. Le classi dominati hanno temuto che la forza contrattuale delle classi lavoratrici potesse davvero creare le condizioni per una societ nella quale la giustizia sociale fosse davvero un realt concreta e non un vuoto proclama e pertanto hanno operato per allontanare il pericolo. Si iniziato ad annacquare il principio della progressivit fiscale e si consentito ai ricchi di pagare molto meno, si fatto in modo che lo stato non perseguisse pi la piena occupazione ma di abbattere l'inflazione. A tutto ci si affiancata la costruzione della UE che servita a spogliare gli stati della loro sovranit monetaria. Questo processo perniccioso ha portato a costruire un Europa nella quale i singoli stai non si preoccupano piu di creare la piena occupazione e politiche di redistribuzione a favore delle classi deboli ed in nome dell'idea che l'Europa lo vuole si sono ignorate le

ripercussioni d'ordine economico e sociale che hanno portato molte nazioni ad un vero e proprio impoverimento delle classi lavoratrici. Di l dagli ideologismi di certi economisti, palese, e la storia l a ricordarcelo, che il pieno impiego e l'effettiva tutela dei diritti sociali dei lavoratori richiedono l'intervento dello stato sia nella produzione che nelle distribuzione del debito. Si sa altres che lo stato sociale del dopo guerra stato possibile perch lo stato intervenne massicciamente nell'economia con la spesa pubblica finanziata con forme di tassazione fortemente progressive, usando talora anche la leva del debito pubblico. Quella crescita economica formidabile fu resa possibile anche dal fatto che gli Stati di allora erano pienamente sovrani sul piano economico cosa che oggi nell'ambito della UE non pi possibile. La storia ci ha detto in modo assoluto che il vero riformismo e la vera socialdemocrazia non sono possibili se le stato perde la sua sovranit in campo economico. Se tutto ci corrisponde al vero, allora bisogna correre ai ripari prima che il disastro economico travolga gran parte dell'Europa ed il primo passo da fare costruire una vera opposizione capace di opporsi alla marea montante di un europeismo ideologico che sta facendo pagare un prezzo altissimo ai popoli europei; occorre infine che gli Stati riconquistino quella sovranit monetaria e politica che la condizione essenziale per far ripartire la crescita e la giustizia sociale.

crescita di un insieme di economie e del contenimento delle disuguaglianze al loro interno. Ora, proprio questa duplice assenza - dello Stato nazionale e di un potere politico sovranazionale - ci che stato realizzato con la costituzione dellUnione europea e dellEurosistema; ed questa duplice assenza ci che oggi si cerca pervicacemente di preservare di fronte alla recessione. Si tratta indubbiamente di un percorso spregiudicato, che per contiene al suo interno un elemento di ottusit, in parte alimentato dal fatto di continuare a non incontrare, perlomeno al di fuori della Francia e della Grecia, alcuna vera opposizione politica. Questo elemento di ottusit sostanzialmente consiste nel supporre che la stabilit sociale non stia correndo alcun serio pericolo, ovvero nellaver perso di vista che in Europa essa stata a lungo proprio il frutto di quelle politiche redistributive di cui ci si sta alacremente liberando.

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