You are on page 1of 2

04/03/13

Il mio '68 di Carla Ravaioli | Noi Donne .org


Pubblica un articolo Registrati Rss Login

Politica
Universit on line
5 Facolt, 12 Indirizzi di Studio e Sedi in tutta Italia. Chiedi info! www.uniecampus.it/universita

1968/2008

Il mio '68 di Carla Ravaioli


"E stato un fenomeno di enorme portata culturale e politica, una vera cesura nella storia recente, che muove dalla rivolta antipaterna, per allargare poi la lotta contro tutti i padri privati e pubblici..."
Tiziana Bartolini

E stato un fenomeno di enorme portata culturale e politica, una vera cesura nella storia recente, che muove dalla rivolta antipaterna, per allargare poi la lotta contro tutti i padri privati e pubblici, tutti i garanti della norma, fino a rimettere in causa tutte le gerarchie, familiare, scolastica, sessuale, religiosa. Carla Ravaioli, giornalista e saggista, individua negli anni del boom economico le radici di questi fatti. Il 68 stato preceduto, e determinato, da un grande mutamento sociale economico culturale. Era un periodo di forte e crescente espansione economica, che esigeva un sempre pi ampio bacino di consumatori. Ci che oggettivamente, nonostante iniquit e sfruttamenti, andato migliorando le condizioni delle classi popolari. Lautomobile, la Tv, il frigorifero, la lavatrice, entrano in tutte le case, il consumismo simpone. Il progresso tecnologico e gli elettrodomestici hanno per migliorato la vita di milioni di persone. Non c dubbio, ma prima ancora che per la loro innegabile utilit, tutti questi oggetti si sono imposti come simboli, e lidentificazione con il consumo in quanto tale ha determinato una vera e propria mutazione antropologica, tuttora in atto. Daltronde nel primo trentennio del dopoguerra molti fatti hanno indotto una evoluzione largamente positiva nelle societ occidentali: laumento della scolarit innanzitutto, una maggiore mobilit sia verticale sia orizzontale. Le maggiori disponibilit economiche daltronde facilitano i viaggi e ci significa entrare in contatto con realt umane completamente diverse dalla propria, e quindi anche rimettere in discussione antiche certezze. In tutto ci un contributo molto positivo venuto dalla televisione. Il 68 ha cambiato anche codici di comportamento, prima molto rigidamente fissati. Non c dubbio, e sempre nel rifiuto dellordine dato. Basti pensare al modo di vestire, jeans minigonne giacconi, impostisi come simbolo di libert per tutti, e divenuti poi pezzi normali del nostro guardaroba. E penso a quanto cambiato il linguaggio, all uso ormai normale di parolacce che nessuno mai prima si permetteva di dire, e che oggi sono pronunciate liberamente, anche da parte di persone rispettabilissime: parole addirittura ormai consumate dalluso, che hanno perso il loro significato trasgressivo. Ravaioli vede anche un forte rapporto tra il 68 e il mondo del lavoro. E stato un rapporto determinante, e non poteva essere diversamente: il rifiuto e la messa sotto accusa di tutte le gerarchie non poteva non riguardare anche quella che la gerarchia fondante della nostra societ, il rapporto tra capitale e lavoro. Non un caso che proprio in quegli anni si siano verificati momenti di grandi lotte operaie, il maggio francese, lautunno caldo italiano, e tanti altri, che sempre hanno visto una larga partecipazione studentesca. Sono state lotte molto spesso vincenti in rapporto a problemi concreti, come aumenti salariali, riduzioni degli orari di lavoro, ecc., ma anche su altre tematiche. In Italia ad esempio le 150 ore hanno significato la conquista di uno spazio prima precluso agli operai: il diritto di accedere a saperi diversi da quelli legati alla loro attivit. Sono state conquiste che hanno continuato a segnare in qualche misura il mondo del lavoro, anche quando tutto ci stato bloccato da una dura battuta darresto (pensiamo alla marcia dei 35.000 alla Fiat) poi addirittura si avviata una pesante involuzione. Per ci sono state reazioni negative nella societ, e ancora oggi non condivisa una valutazione positiva dei significati profondi di quello che avvenne in quegli anni. Se ancora si continua a celebrare il 68, o comunque a parlarne, in positivo o in negativo, vuol dire che non si trattato di cosa da nulla. Certo la messa in discussione dellordine costituito talora ha innescato violenze. Non si possono per dimenticare le stragi di Stato, anche se indubbiamente la deriva terroristica stata una risposta tragicamente sbagliata, assolutamente inaccettabile. Ma il 68 di per s non era violento. Era
www.noidonne.org/articolo.php?ID=02173 1/2

04/03/13

Il mio '68 di Carla Ravaioli | Noi Donne .org

piuttosto la messa sotto accusa di antiche violenze, in qualche modo subite come naturali. Tra laltro stato allora infatti che le donne hanno scoperto che potevano mettere in discussione il rapporto con il maschio storicamente definito e codificato, dalle stesse masse femminili tradizionalmente accettato e magari strumentalizzato, nella ricerca di una sistemazione che - essendo di norma luomo lunico produttore di reddito - poteva essere solo il matrimonio. E il crescente accesso delle donne al lavoro appunto in quegli anni favoriva questa presa di coscienza. Proprio nel 1968 Carla Ravaioli in La donna contro se stessa faceva unanalisi della condizione delle donne dal punto di vista culturale e psicologico anticipando molte tematiche del femminismo. Le sue opere degli anni seguenti si orientano sempre pi verso problemi socio-economici (come in Il quanto e il quale. La cultura del mutamento, del 1982) poi verso la questione ambientale e il suo rapporto con economia e politica (come, tra laltro, in Ambiente e pace una sola rivoluzione - Disarmare lEuropa per salvare il futuro, da poco edito da Punto Rosso). Insomma donne, lavoro, pace, politica si fondono nel lavoro teorico della Ravaioli. In effetti, secondo me, tutto si tiene, c sempre una reciprocit di determinazione tra problematiche diverse. Ma oggi leconomia lasse portante dellintera realt mondiale ed il termine di riferimento di qualsiasi scelta e giudizio di valore. E proprio leconomia responsabile del tremendo collasso dellambiente cui stiamo assistendo: infatti il capitalismo, oggi vincente in tutto il mondo, si fonda sullaccumulazione, cio sulla crescita esponenziale della produzione e del consumo. Ma il nostro pianeta ha dei limiti precisi, e non in grado di alimentare una produzione in continuo aumento, n di neutralizzare i rifiuti, solidi, liquidi, gassosi, che ne derivano. Di qui inquinamenti, alluvioni, desertificazioni, clima impazzito, poli che si sciolgonola crisi ecologica planetaria Ridurre, o addirittura fermare la crescita produttiva, dice la scienza di tutto il mondo. E - mentre incredibilmente economisti e politici continuano a invocare crescita - molti ormai parlano di decrescita. Certo, non facile: da dove incominciare?Incominciare dalle armi, che (a parte la loro specifica funzione distruttiva e assassina) rappresentano una cospicua quota della produzione mondiale, tanto che quando leconomia non tira si inventa una nuova guerra per rimetterla in moto. Incominciare a disarmare lEuropa: non pu essere unidea?che tra laltro affronta due obbiettivi diversi, ma in realt molto vicini, come ambiente e pace?. Quella che Ravaioli propone una autentica rivoluzione. Ma su chi possiamo contare per questa inversione di marcia? Io credo che, se la gente fosse adeguatamente informata, non pochi sarebbero daccordo. E credo che le donne potrebbero molto. Dopotutto storicamente i ruoli sessuali hanno attribuito il produrre ai maschi e il riprodurre alle femmine; proprio le donne avrebbero dunque ragione di combattere una societ definita dal dominio del produrre, da loro che potrebbe partire la spinta di un profondo cambiamento. Certo, per ora nulla del genere sta accadendo. Per lo pi le donne che aspirano a inserirsi nel sistema lavoro tendono ad assumere comportamenti e mentalit maschili, spesso ahim senza abbandonare atteggiamenti seduttivi, magari da strumentalizzare nella scalata al successo, secondo la pi trita e meno apprezzabile tradizione femminile. Questa la critica che viene fatta alle donne che raggiungono posti di potere, politico o altro che sia. Critica spesso non infondata. Le donne dovrebbero fare unanalisi seria dello scotto che pagano per fare carriera. E capire che certi metodi nulla hanno a che fare con la libert cui giustamente aspirano. Allora davvero forse troverebbero la forza di cambiare il mondo. Magari incominciando a salvarlo dalla catastrofe ambientale

(4 novembre 2008) (04 Novembre 2008)


Tw eet 0

Mi piace

Invia

Registrati per vedere cosa piace ai tuoi amici.

www.noidonne.org/articolo.php?ID=02173

2/2

You might also like