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MILANO FINANZA 26 GENNAIO 2012 Proposte di legge per l'abbattimento del debito pubblico Guido Aletta Salerno e Andrea

a Monorchio Anche la manovra economica decisa dal Governo Monti per consolidare lobiettivo di azzerare il deficit nel 2012 essenzialmente concentrata sullaumento della pressione fiscale: la nuova tassazione non risparmia nulla, dai redditi ai consumi, dalle abitazioni agli investimenti mobiliari, ovunque siano localizzati in Italia o allestero. In mancanza di queste misure draconiane, ribadiscono quotidianamente esponenti del Governo, avremmo gi avuto il tracollo del valore del debito pubblico sui mercati finanziari oltre alla drammatica certezza dellinsuccesso delle prossime aste di Bot e Btp. Ora, possibile che ci sia vero, ma il prezzo che leconomia sta gi pagando la recessione, come confermano le rilevazioni dellIstat. Le imprese stentano ad approvvigionarsi di credito e le stesse banche a fornirlo, visto che i tassi di interesse sul debito pubblico trascinano verso lalto, per tutti, il costo del denaro. LItalia si sta dunque avvitando in una spirale perversa mentre il premio al rischio cresce ogni giorno che passa per via della recessione; non bastasse, lonere per gli interessi sul debito dello Stato drena dalleconomia reale oltre 80 miliardi lanno - tutti prelevati attraverso la tassazione - di cui met elargiti allestero. La strada maestra per uscire dalla palude resta dunque il taglio del debito, subito ed in maniera drastica: un obiettivo su cui nessun Governo ha voluto ancora seriamente cimentarsi, preferendo riassorbire il debito con lavanzo primario sul bilancio. Il risultato, dal 1992, non mai cambiato: sempre pi tasse, sempre meno servizi pubblici, sempre lo stesso debito. La soluzione c; attuarla pi urgente che mai. Si tratta di conferire tutto il patrimonio disponibile dello Stato (non meno di 300 miliardi) in un unico Fondo patrimoniale degli Italiani, le cui quote verrebbero acquisite dalle famiglie, sia prevedendo lobbligo ad investire sia consentendo di conferire titoli del debito pubblico in circolazione. Nel Fondo si dovrebbe far confluire oltre alle propriet immobiliari anche le azioni di imprese pubbliche possedute dal Tesoro, quotate e non, per la parte eccedente il loro controllo. Le famiglie italiane diverrebbero cos direttamente proprietarie di quote di un fondo comune di investimento, con un impiego immediatamente fruttifero delle proprie risorse finanziarie, un impiego che se ben gestito troverebbe peraltro sicura rivalutazione nel tempo. Per avere unidea di ci che si metterebbe in moto, basti osservare che il completamento delloperazione (che pu essere diluita in due-tre anni) comporterebbe la riduzione del 20% nel rapporto debito/pil. Il risparmio per il bilancio dello Stato sarebbe immediato: diminuirebbero sia il servizio del debito sia i tassi di interesse. Lintera economia italiana ne beneficerebbe immediatamente. Anzich lasciarci tassare inutilmente, solo per continuare e pagare alti interessi sul debito pubblico, arrivato il momento di riscattarlo, ricomprandolo. Hanno gi aderito: Guido Alpa (Presidente Consiglio nazionale forense), Michele Anastasio Pugliese (Presidente Circolo Antico Tiro a Volo), Paolo Astaldi (Presidente gruppo Astaldi), Luca Barabino (CEO, Barabino & Partners), Giovanni Berneschi (Presidente Carige), Arnaldo Borghesi (AD, Borghesi Colombo & Associati), Mario Boselli (Presidente Camera Nazionale Moda), Maurizio Bufi (Presidente Anasf), Urbano Cairo (CEO, Cairo Comunications), Marina Calderone (Presidente Consiglio Nazionale Consulenti Lavoro), Marco Cattaneo (AD, Momo), Giuliano Cazzola (Vicepresidente Commissione Lavoro Camera), Paolo Andrea Colombo
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(Presidente Enel), Vincenzo Consoli (AD, Veneto Banca), Fulvio Conti (AD, Enel), Luca Cordero di Montezemolo (Presidente Ferrari), Diego Della Valle (CEO, Tods), Claudio Descalzi (Direttore Generale Eni), Maurizio De Tilla (Presidente OUA), Massimo Di Risio (Presidente DRAutomobiles), John Philip Jacob Elkann (Presidente Fiat Spa, Exor e Giovanni Agnelli & C), Massimo Fortuzzi (AD, iDea sim), Guido Galimberti (AD, Opera art consulting), Pietro Giuliani (AD, Azimut), Gian Maria Gros Pietro (Economista), Guarguaglini (Presidente Finmec), Luigi Guatri (professore emerito e vicepresidente del Consiglio dell'Universit Bocconi) Fiorella Kostoris (Economista), Ennio La Monica (DG, Carige), Stefano Landi (Presidente LandiRenzo), Giancarlo Laurini (Presidente Consiglio Nazionale Notariato), Stefano Lucchini (Direttore Comunicazione Eni), Raffaello Lupi (Ordinario di Scienza delle Finanze e Diritto Tributario a Roma Tor Vergata), Gabriello Mancini (Presidente Fondazione Banca Mps), Vincenzo Manes (CEO, Kme group), Sergio Marchionne (AD, Fiat Spa e ceo, Chrysler), Mauro Masi (Giurista, Delegato Italiano per la Propriet Intellettuale), Francesco Micheli (finanziere), Paolo Moretti (Presidente istituto per il governo societario), Giuseppe Moro (Presidente e AD di Convert Italia),Cesare Mozzi (finanziere), Antonella Nonino (imprenditrice), Benito Nonino (imprenditore), Cristina Nonino (imprenditrice), Elisabetta Nonino (imprenditrice), Giannola Nonino (imprenditrice), Michele Norsa (AD, Salvatore Ferragamo), Roberto Orlandi (Presidente consiglio nazionale agrotecnici), Orsi (AD, Finmec), Alessandro Pansa (DG, Finmeccanica), Carlo Pesenti (CEO, Italcementi), Claudio Pieri (Direttore Generale Fond Monte Paschi Siena), Gianni Punzo (Presidente Cis Spa), Giovanni Perissinotto (AD, Generali), Giuseppe Recchi (Presidente Eni), Aurelio Regina (Presidente Unindustria, aderiscono inoltre tutte le oltre 4.000 aziende associate), Ettore Riello (Presidente Riello Group), Andrea Riffeser Monti (AD, Poligrafici Carlino - Nazione - Giorno), Guido Salerno Aletta (Economista), Stefano Sardelli (DG, Invest Banca), Paolo Scaroni (CEO, Eni), Pietro Scott Jovane (AD, Microsoft Italia), Giorgio Sganga (Segretario Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti), Claudio Siciliotti (Presidente Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti), Mauro Spreafico (Strategist, Schroeders), Silvia Spronelli (Presidente di Solo Affitti), Gaetano Stella (Presidente Confprofessioni), Paolo Svetlich (Finanziere), Giovanni Tamburi (CEO, Tip), Marco Tronchetti Provera (CEO, Pirelli), Victor Uckmar (Giurista, Presidente Certi Universit Bocconi), Antonio Vigni (Direttore Generale Banca Mps), Giuseppe Vitaletti (economista), Mario Zanone Poma (Presidente Fondazione Filarete), Gianni Zonin (Presidente Zonin Spa e Banca Popolare di Vicenza)

Proposte per la riduzione del debito di Guido Aletta Salerno Sull'abbattimento del debito pubblico dobbiamo rifare il punto nave e tracciare la nuova rotta: le troppe tasse e l'economia ormai stremata dopo mesi di rigore a senso unico, senza che sia stata introdotta alcuna misura di razionalizzazione della pubblica amministrazione, non certo di riduzione delle spese perch nessuno si azzarda a tagliarle in questo momento di crisi, rendono necessaria una riconfigurazione del Tagliadebito, allineando al nuovo contesto le proposte che vennero lanciate a partire dallo scorso settembre per affrontare questo problema senza dissanguare gli Italiani con nuove tasse. Sono passati otto mesi da quando Milano Finanza lanci il primo appello, Se l'Italia ha bisogno, noi ci siamo!: i titoli di stato italiani erano stati presi selvaggiamente di mira dalla speculazione ed occorreva mobilitare l'opinione pubblica sulla necessit di difenderlo. Questi attacchi non solo ne minavano la quotazione, ma soprattutto mettevano a repentaglio la stabilit finanziaria della Repubblica. Da settembre in avanti, il Gruppo Class Editori si fatto promotore di proposte ed iniziative legislative volte a ridurre il debito con soluzioni innovative, senza ricorrere alle solite tasse come invece, purtroppo si fatto. Con il passare del tempo, Il clima di sorda solitudine si tramutato in una confusione assordante: tutti lanciano allarmi. La situazione economica di molto peggiore rispetto alle aspettative: la cura del risanamento ha aggravato la malattia. Secondo la Corte dei conti, met delle imposte che saranno prelevate nel 2012 andr a coprire la riduzione complessiva del gettito causata dalla recessione che le stesse manovre fiscali hanno determinato. Mesi in cui si perso tempo prezioso e si sono bruciati migliaia di posti di lavoro, con risultati insufficienti: la riconquistata credibilit internazionale, costata lacrime e sangue, ci ha concesso un breve sollievo sul versante degli spread sul debito. Adesso preoccupano le elezioni francesi, quelle greche e la crisi olandese: il ballo ricominciato e lo spread risalito: perch, ancora una volta abbiamo curato il deficit e non il debito. Gli effetti e non la causa: lo stesso FMI ha riconosciuto che il debito pubblico italiano, dopo la crisi del 2008, risalito a causa degli elevati interessi sul debito. Di sostegni alle famiglie, alle imprese e di sussidi alle banche neppure l'ombra: solo la vecchia ed inefficiente Cassa integrazione ed un po' di garanzie pubbliche assentite alla rinfusa. Tutto qui: non bastato non spendere per non essere travolti. Occorre abbattere il debito pubblico. E' una strategia ora ancor pi necessaria ed urgente, che in molti finalmente reclamano, anche se nessuno finora ha avuto il coraggio, la forza politica e purtroppo neppure la credibilit per affrontarla. Ce ne duole, assai: il costo del non fare si misura in termini di disoccupazione, di caduta dei redditi reali, di capacit di risparmio e di ricchezza mobiliare ed immobiliare delle famiglie italiane e soprattutto di capacit di investimento delle imprese, ormai stremate dalle manovre fiscali, dalla scarsit del credito e dalla domanda interna che si affloscia mese dopo mese. Bisogna guardare avanti ed al dopo: vada come vada, dopo le elezioni francesi e quelle greche, il 6 maggio, si apre uno scenario diverso da quello cui abbiamo assistito in questi ultimi due anni, in cui le crisi della Grecia, dell'Irlanda e della Spagna sono state gestite un tanto al chilo, trattando alla
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stessa maniera questioni di finanza pubblica dissennata, crisi bancarie e bolle immobiliari. Cittadini chiamati a pagare per politici corrotti e finanzieri senza scrupoli. L'investimento forzoso che avevamo previsto come strumento di finanziamento per assorbire le quote di propriet del Fondo patrimoniale degli Italiani una fonte che in questi mesi stata disseccata: l'Imu sugli immobili (in Italia ed all'estero) e le imposte di bollo sugli investimenti mobiliari sono una batosta, inutile ai fini del risanamento, da cui molti cittadini non si riprenderanno pi. Occorre ridefinire sotto il profilo sia oggettivo sia soggettivo la proposta, prevedendo il conferimento obbligatorio dei beni e la creazione di un sistema di convenienze alla sottoscrizione delle quote. L'obbligatoriet va quindi riferita al conferimento, immediato e senza deroghe, di tutto il Patrimonio fruttifero delle Pubbliche amministrazioni italiane come definite dall'Eurostat, in un unico Fondo patrimoniale degli italiani, che comprenda distinte gestioni per Partecipazioni, Immobili, Concessioni e crediti. Il valore complessivo stato stimato, a valori di mercato 2004, pari a 675 miliardi di euro, di cui 215 miliardi riferiti allo Stato e 460 miliardi riferiti a Regioni ed altri enti territoriali, con un rendimento-obiettivo previsto al 5,7%. Il conferimento da parte delle istituzioni pubbliche diverse dallo Stato avverr mediante contestuale sgravio dei debiti finanziari e commerciali per l'ammontare corrispondente ed accollo allo Stato. In questa maniera, le istituzioni diverse dallo Stato abbatteranno il proprio debito, che si consolider con quello di quest'ultimo. Le quote di propriet del Fondo patrimoniale saranno attribuite, al predetto valore di mercato e mediante contestuale cessione al valore nominale di titoli del debito pubblico contabilizzati come da detenere fino a scadenza, ai seguenti soggetti di diritto italiano: Istituti previdenziali, Fondi di previdenza integrativi, Istituti assicurativi, Societ di gestione di risparmio, Istituzioni finanziarie monetarie. La cessione delle quote di propriet del Fondo ammessa solo nell'ambito dei predetti soggetti. E' una operazione straordinaria, per tempi straordinari come quelli in cui viviamo: va fatta carta contro carta, per ritirare immediatamente dal mercato una somma estremamente rilevante di debito pubblico: due terzi del debito eccessivo previsto dal Fiscal Compact. Le prospettive dell'euro non sono delle migliori e l'Europa dei prossimi anni ha contorni indefinibili. Non avremo mai voce in capitolo in Europa finch il nostro debito pubblico rimane a ballare sui mercati: saperlo abbattere, utilizzando le risorse finanziarie interne esistenti, l'unica credibilit che ci verr riconosciuta. Non dagli stranieri, ma dai nostri figli. Quando ci giudicheranno.

Istituzione del Fondo patrimoniale degli Italiani di Guido Salerno Aletta La situazione del debito pubblico italiano, la crescita estremamente modesta del prodotto interno che caratterizza l'economia da oltre un ventennio e i vincoli derivanti dall'adozione dell'euro a partire dal 2001 richiamano alla memoria il periodo in cui si dovette recuperare il rapporto di cambio tra lira e sterlina esistente nel 1919, la cosiddetta Quota Novanta, al fine di riconquistare credibilit sui mercati finanziari internazionali, con l'adozione di politiche fortemente restrittive sulle dinamiche dei redditi interni. Nel 1926, infatti, il cambio tra lira e sterlina era arrivato a 153 e i mercati finanziari iniziarono a dubitare fortemente della capacit dell'Italia di onorare gli impegni: i capitali stranieri investiti in Italia avevano cominciato a ritirarsi precipitosamente. C' quindi un forte parallelismo tra la decisione assunta in Italia nel 1926, annunciata con il Discorso di Pesaro e incentrata sulla inderogabile necessit di difendere la stabilit della lira e di riconquistare la Quota Novanta sulla sterlina anche a costo di una forte deflazione interna, per riconquistare la fiducia dei mercati finanziari internazionali in ordine al mantenimento degli investimenti gi effettuati e alla stabilit del debito, e la politica di stabilizzazione economica e finanziaria decisa dopo la crisi valutaria del 1992. L'adesione al Trattato di Maastricht non stata che il prodromo dell'ingresso nell'euro, che richiese all'Italia un'ulteriore ed eccezionale manovra sul bilancio pubblico nel dicembre 1999. La crisi del 2008 ha colto l'Italia dopo oltre un quindicennio di restrizioni sul bilancio pubblico, finalizzate alla creazione del risparmio primario necessario per diminuire il rapporto debito/pil. Un'economia che, per questo intero periodo, ha destinato una quota rilevante del gettito tributario al servizio e alla riduzione del debito che era giunto al 126% del pil e che stato ricondotto al 103% nel 2007. In soli tre anni, dopo la crisi, il debito pubblico tornato nuovamente al 120% del pil. Il parallelismo tra le vicende italiane, europee e americane, politiche e finanziarie, che si snodarono dopo la conclusione del Trattato di Versailles nel 1919, con l'imposizione alla Germania dell'intero onere del pagamento delle riparazioni belliche, prosegue: la crisi americana del '29 approd in un contesto politico e finanziario europeo che era stato solo all'apparenza stabilizzato da quel Trattato. Le potenze vincitrici, Gran Bretagna, Francia e Italia, erano creditrici nette verso la Germania per la riparazione dei danni di guerra ma erano a loro volta debitrici nette verso le istituzioni finanziarie americane, che ne avevano sostenuto lo sforzo bellico. Non ripagavano i propri debiti verso le istituzioni finanziarie americane perch contavano sul pagamento da parte tedesca: le loro partite debitorie sarebbero state saldate con il pagamento delle riparazioni da parte della Germania. Nel rammentare le risposte sul piano istituzionale, economico e finanziario, che l'Italia dette alla crisi americana del '29, si citano la costituzione del Consorzio Sovvenzioni per i valori industriali, cui furono conferiti i debiti non rimborsabili delle imprese colpite dalla crisi, la successiva creazione dell'Imi nel 1931 e poi quella dell'Iri nel '33, con la definitiva sistemazione dell'ordinamento bancario con la riforma del '36-38. C' un passaggio che viene spesso trascurato: il consolidamento del debito pubblico operato nel '31, con la conversione forzosa dei titoli in circolazione con altri irredimibili, che garantivano una rendita perpetua del 5%. La stabilizzazione del debito pubblico fu la premessa indispensabile per poter affrontare i problemi delle banche e delle imprese. Stavolta, a seguito della crisi americana del 2008, tutti i debiti pubblici europei si
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sono improvvisamente accresciuti per evitare che le economie cadessero in depressione, e il sistema bancario europeo ha avuto il merito di sottoscriverlo. Sui mercati, ormai da qualche mese, si agita la preoccupazione circa la sostenibilit prospettica di questi debiti sovrani, in particolare quelli dei paesi che hanno uno stock consistente, anche in considerazione dell'andamento ancora riflessivo dell'economia reale. L'Italia fra questi. Si ripropone, a distanza di ottant'anni, il tema della stabilizzazione del debito pubblico a valle di una crisi globale di eccezionale portata. Allora si sequestr la libert degli investitori, si decise di procedere con il consolidamento forzoso perch l'Italia era un paese estremamente povero, economicamente e finanziariamente. Oggi diverso: i cittadini italiani hanno una ricchezza ampia e diffusa, che supera di parecchie volte l'ammontare del prodotto e del debito pubblico. Gli italiani sono in grado di ricomprarselo, senza eccessivi sacrifici: solo che si convincano della insensatezza di continuare a pagare con le proprie tasse un monte interessi sul debito che supera il 4% del pil. Magari, a beneficio di chi le tasse non le ha mai pagate e cos ha potuto investire le proprie risorse nel debito pubblico. L'alternativa chiara: o continuiamo a pagare tasse sempre pi alte e a ricevere servizi pubblici continuamente peggiori, anno dopo anno, smantellando progressivamente e senza alcun disegno minimamente razionale e condiviso il sistema previdenziale, quello scolastico, la sanit, e le stesse istituzioni; o ci ricompriamo il debito pubblico, riscattandoci da un onere che ormai sequestra la nostra libert e il nostro futuro. Non ci sono deleghe: la scelta appartiene ai cittadini, al popolo sovrano. (riproduzione riservata)

Il debito si taglia cos di Guido Salerno Aletta Prima o poi, arriva il momento in cui si devono fare i conti con se stessi, con la propria storia e soprattutto con il futuro. LItalia alle prese con un vero, grande problema: il debito pubblico alto ma soprattutto costa troppo. La situazione ben diversa dagli anni 80 e 90: allora la spesa pubblica era fuori controllo. Ora no. Ma il livello del debito rende deboli sui mercati finanziari e drena inutilmente risorse verso la rendita. Rispetto al passato, occorre quindi unanalisi profondamente diversa, sia sul piano economico finanziario, ma soprattutto sul versante politico ed istituzionale. Allinterno e nei confronti dellUnione europea. Non c alcuna solidariet su cui possiamo contare: si visto con la Grecia. La proposta di emettere eurobond, pure sostenuta a pi riprese dallItalia per sottrarre alla speculazione i debiti sovrani dei Paesi pi a rischio, stata bocciata da Francia e Germania: per ragioni egoistiche, ma ben comprensibili. Non vogliono pagare interessi pi elevati sul proprio debito. Se ne riparler in futuro, forse, quando ognuno si sar rimesso in carreggiata, quando non serviranno pi a bilanciare le diverse posizioni, a mediarle: quando saranno divenuti superflui. Da qui occorre partire: ognun per s. La prima questione rappresentata dal costo eccessivo del debito pubblico italiano: una causa non secondaria sia della mancata crescita sia della scarsa efficienza delle pubbliche amministrazioni. Il servizio del debito drena risorse fiscali enormi: solo nel 2010 il conto economico delle amministrazioni pubbliche presenta interessi passivi per 70,4 miliardi di euro. Sono denari prelevati dalle tasche dei contribuenti e delle imprese che vanno ad onorare gli impegni finanziari. Ma c di peggio, perch il 45% del debito pubblico italiano in mani straniere: quello in mano al sistema bancario che riferisce alla Bri a marzo 2011 era appena di 268,3 miliardi di dollari. Tutto il resto in mano a governi sovrani, fondi monetari, hedge fund e fondi pensione, a cui a pagare rendite annue del 3,9% sul capitale, pari al tasso medio corrisposto sul debito. Su un onere per interessi pari al 4,62% del pil, quasi la met si trasferito fuori dai confini: il 2% annuo. Nel 2010 sono stati 33 miliardi di euro, una cifra di poco inferiore allintero ammontare di tutti gli investimenti fissi lordi delle PA, pari a 38 miliardi. Ad averli risparmiati, si potevano raddoppiare le spese per opere pubbliche. La seconda riflessione va fatta sulla strategia di abbattimento del debito, inaugurata dopo la crisi del 1992: privatizzazioni ed avanzo primario. E stata una stagione complessa e lunga, che ha consentito di scendere da un rapporto debito/pil del 122% ad appena il 103% nel 2006. Ma la creazione dellavanzo primario di bilancio (il saldo positivo tra le entrate e le spese al netto degli interessi) ha sfiancato la crescita. Dopo la crisi, non solo si tornati al 120%, ma c da fare i conti con lazzeramento del rapporto deficit/pil nel 2013 e con lobiettivo di ridurre il rapporto debito/pil al 60% in venti anni, al ritmo del 5% allanno. Se il debito complessivo arrivato a circa 1.800 miliardi di euro, significa dimezzarlo con venti manovre da 45 miliardi ciascuna. C chi spera che sar la crescita a diluire lonere: ma per farlo il pil annuo dovrebbe crescere del 5% in termini reali. Visto il trend di crescita degli ultimi trentanni, una utopia. Il rischio, che ormai si sta palesando, che vada in crisi non solo il sistema economico, ma anche quello delle rappresentanze politiche ed istituzionali. Lalternativa, pi volte riproposta anche di recente, rappresentata dal ricorso ad una imposta patrimoniale: ma non altro che il trasferimento di attivi dalla collettivit allo Stato, che ricomprerebbe i titoli pubblici in circolazione abbattendo il debito. Visti i tracolli di borsa e le perdite di questultimo anno, si suggerisce il prelievo sul patrimonio immobiliare delle famiglie italiane: ampio, ricco, solido. Il fatto che sono case prevalentemente case di abitazione: per pagare la patrimoniale occorrerebbe allungare il mutuo
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in corso o farne uno nuovo. Con le banche italiane che avrebbero in prospettiva titoli sub prime. Per non parlare dei tassi da pagare, molto pi alti di quelli che oggi gravano sul debito pubblico. Sullo stesso stock di debito si pagherebbe comparativamente di pi e si peggiorerebbero gli attivi bancari: un rimedio peggiore del male. Occorre pensare a qualcosa di molto diverso. In terzo luogo, occorre ragionare in termini diversi anche in ordine al costo del finanziamento del debito: continua ad essere una variabile esogena, stabilita dai mercati. Cos, il profilo degli spread da cardiopalma. La stabilizzazione del debito e la sua riduzione, cos come vengono prospettati, presuppongono almeno la stabilit del tasso di interesse corrisposto finora. Non si tratta solo di tenere docchio il differenziale con i Bund, ma occorre fare i conti con landamento del tasso di sconto, salito dello 0,5% in tre mesi. Manovra improvvida, quella della Bce, che ha traslato verso lalto lintero sistema dei tassi. Cos, piazzare i titoli pubblici allatto del loro rinnovo coster di pi. In termini di fabbisogno finanziario annuale, occorre in ogni caso emettere titoli che rimpiazzino quelli in scadenza al netto dellavanzo primario dellanno. Pertanto, ogni variazione verso lalto del tasso di interesse medio sul debito decelera la stabilizzazione del debito. Un aumento che vanifica, in tutto o in parte, il risparmio pubblico realizzato con lavanzo primario. Un possibile aumento strutturale del tasso medio di interesse sullo intero stock di debito rende ancora pi ardua la politica fin qui adottata per la stabilizzazione e la riduzione del debito. Occorre una strategia diversa, dal punto di vista sociale, economico- finanziario e politico. Il primo obiettivo da perseguire preliminare allabbattimento del rapporto debito/pil: bisogna ridurre drasticamente il costo degli interessi, allineandolo a quello degli Stati che attualmente vengono considerati i migliori prenditori (Giappone, Usa e Germania), sottraendo il debito pubblico alla speculazione internazionale e riducendo il trasferimento di risorse fiscali allestero. Il ragionamento si deve quindi concentrare sul profilo della equit sociale, superando la contrapposizione tra contribuenti attraverso la tassazione e beneficiari della spesa pubblica, cercando il miglior mix di redistribuzione degli oneri di risanamento tra aumenti di entrate e tagli di spesa. Non esistono pi obiettivi di giustizia fiscale e sociale condivisi. Non si va oltre gli appelli e le denunce: quale che sia lanno di acquisizione di un beneficio o di attribuzione di un presunto privilegio, sono costi attuali: il contributo al risanamento va richiesto a tutti. Occorre una manovra finanziaria a tenaglia che schiodi dalla situazione attuale. Da una parte occorre ridurre il costo del debito pubblico e dallaltra abbatterlo. Il primo strumento definibile Cash & Kind: si tratta di pagare tutte le spese pubbliche di rilevante ammontare corrispondendo accanto ad una alta percentuale in contanti una limitata quota in titoli di Stato. C un precedente, anche se la situazione era molto diversa: ci fu un momento in cui si pagarono in Bot gli aumenti della scala mobile ai dipendenti pubblici. I titoli Kind, da corrispondere ai beneficiari delle spese pubbliche, avrebbero caratteristiche peculiari: durata ventennale, ammortamento lineare del 5% lanno, rendimento annuo pari al tasso di sconto in vigore computato sulla somma residua. Per evitare il ripetersi della vicenda Efim, questo sistema si applicherebbe solo nei confronti dei cittadini italiani e delle persone giuridiche di nazionalit italiana. I titoli Kind avrebbero un regime peculiare: non sarebbero soggetti a tassazione, negoziabili, ammessi a quotazione e valutazione di rating. Tenuti in deposito presso un Conto titoli da parte della Direzione generale del Tesoro (Dgt) potrebbero essere solo costituiti in pegno alle banche italiane, soggette alla vigilanza della Banca dItalia, per anticipo di liquidit: in questo caso, il rendimento pagato dallo Stato verrebbe girato alle banche. I titoli potrebbero essere utilizzati per il pagamento di imposte, tasse e contributi previdenziali, ma non per premi assicurativi o mutui bancari. Occorre evitare qualsiasi trasferimento del titolo a soggetti su cui vengono effettuati giudizi di rating. Le banche italiane possono
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approvvigionarsi della liquidit necessaria attingendo alla Bce, rilasciandole i titoli come collaterali, e comunque utilizzando prioritariamente ai fini della provvista gli eventuali depositi di liquidit in eccesso detenuti presso la medesima Bce ed utilizzando come collaterali i titoli in questione con precedenza su altri titoli detenuti a fini di contrattazione. Qualora gli oneri della provvista di liquidit presso la Bce fossero superiori al tasso di sconto, questi sarebbero posti a carico dellErario. Le operazioni compiute dalle banche sui titoli Kind verrebbero descritte in una sezione contabile separata del proprio bilancio. Questa prima operazione d luogo a tre benefici: riduce le emissioni di titoli sul mercato e quindi le tensioni sul mercato finanziario; sostituisce titoli ad alto costo con titoli a rendimento pari al tasso di sconto; non drena liquidit al sistema economico, per via della possibilit di costituirli in pegno a tal fine. Visto che la liquidit che si ottiene dalla Banca pari al valore facciale del titolo, non vi nessuna perdita monetaria da parte dei destinatari della spesa pubblica rispetto alla quota pagata in titoli. Per chi non avesse bisogno di liquidit, renderebbero pi di un deposito di conto corrente: un risparmio senza costi e senza tassazione alcuna sul rendimento. I creditori nei confronti dello Stato sarebbero e rimarrebbero i cittadini, fino allestinzione del titolo. Considerando invariata la spesa attuale per interessi, il minor onere da corrispondere su questi titoli consente di coprirne quasi integralmente anche il costo dellammortamento. Lavanzo primario delle manovre di bilancio verrebbe utilizzato per il riacquisto dei titoli in circolazione, prioritariamente quelli in mano allestero, sia per accrescere la ricchezza nazionale sia per ridurre le tensioni speculative. Facendo qualche calcolo, partendo dalla situazione attuale, la spesa corrente e in conto capitale delle pubbliche amministrazioni al netto degli interessi pari a 727 miliardi (in essa compreso tutto, dagli stipendi alle pensioni ai pagamenti di forniture, opere pubbliche etc.). Applicando un 5% di aliquota alla spesa corrente e del 10% alla spesa in conto capitale pagabili con i titoli kind, con il differenziale di tassi in venti anni si arriverebbe a un risparmio quantificabile in circa 200 miliardi. Attenzione, sono impegni importanti, per cui occorrono tutele penali. Poich, fatta eccezione per la costituzione in pegno, verrebbero vietate la commercializzazione, la quotazione, la contrattazione e la emissione di rating su questi titoli, il compimento di queste operazioni andrebbe a configurare il reato di attentato alla politica di stabilizzazione finanziaria dellItalia, da punire con la pena gi oggi prevista per laggiotaggio. Parimenti, verrebbe vietata la offerta, lacquisto e la contrattazione di titoli derivati sui titoli in questione e di ogni operazione naked ad essi relativa. I titoli sarebbero garantiti dalle riserve auree della Banca dItalia, per la quota eccedente la sua partecipazione al capitale della Bce. La durata delloperazione, lammontare della quota da corrispondere in titoli di Stato e la soglia minima delle obbligazioni delle PA soggette al pagamento misto per categoria di spesa sarebbero determinati con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Consiglio dei Ministri, previo conforme parere della Commissione parlamentare. La cessazione della applicazione delle misure sarebbe dichiarata con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, previo conforme parere della Consob e del Direttorio della Banca dItalia. Con la stessa procedura, una o pi misure possono essere sospese ovvero graduate diversamente. Dal punto di vista tecnico contabile ed amministrativo, i pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni vengono effettuati dai rispettivi Tesorieri mediante emissione di un mandato di pagamento a favore della Dgt, con lindicazione del beneficiario finale e del suo conto presso la banca di appoggio per le operazioni di anticipazione di liquidit, di corresponsione degli interessi e di rimborso annuale della quota in ammortamento, accompagnati dal trasferimento della provvista per limporto integrale della somma liquidata. La Dgt provvederebbe al pagamento per la quota in contanti attraverso il Servizio di Tesoreria
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provinciale e costituirebbe contemporaneamente il Conto titoli intestato al beneficiario accreditandogli limporto relativo. Ma questa manovra da sola non basta. Il secondo strumento volto alla valorizzazione del patrimonio immobiliare delle famiglie italiane. Oggi uno sleeping asset: ha un valore duso, ma non finanziario. E allora ciascun immobile su cui non gravi un mutuo in corso pu essere offerto volontariamente in garanzia (per un ammontare non superiore alla met del valore di mercato) per lemissione di titoli di Stato della serie Kind Real Estate, con un rendimento pari al tasso di sconto maggiorato dell1%. Questa maggiorazione costituirebbe il bonus per il proprietario. Ipotizzando un valore immobiliare di 100 mila euro, e una garanzia sul 50%, il rendimento netto annuo sarebbe di 500 euro lanno: pi o meno, quanto serve per le bollette di acqua, luce e gas. La restante remunerazione, pari al tasso di sconto, serve alla provvista. Cos facendo, si valorizzerebbero finanziariamente gli immobili creando la possibilit di costituire risorse finanziarie nuove, ulteriori, senza alterare gli equilibri sul mercato mobiliare (azioni, obbligazioni, Fondi, Assicurazioni, ecc.). Ad effettuare loperazione di emissione di questi titoli potrebbe essere un consorzio bancario misto, pubblico - privato che girerebbe ad un Fondo unico le prese di garanzia sui singoli immobili, riscontandone lammontare alla Bce, da cui riceverebbe liquidit al tasso di sconto che servirebbe ad acquistare i titoli.Anche con i proventi di questa seconda operazione, si pagherebbero meno interessi e si accelererebbe quindi labbattimento del debito. Senza dissanguare i contribuenti n colpire il patrimonio immobiliare con una patrimoniale. Si applicherebbero le medesime tutele previste sul piano penale e le stesse garanzie sul versante politico ed istituzionale descritte per la operazione Cash & Kind. E una misura volontaria, incentivabile con una promessa fiscale del tipo: se dai in garanzia al prestito il valore di met della tua casa, per i prossimi venti anni lammontare delle tasse sulla casa sar esattamente quello del momento dellemisisone. Un po come lesenzione 25ennale dallIlor che favor il boom dello sviluppo immobiliare del passato. Se, per ipotesi estrema, si riuscissero a convogliare garanzie immobiliari private per un ammontare pari al debito pubblico che eccede il 60% previsto da Maastricht (922 miliardi), in venti anni con questa misura i risparmi di imposta potrebbero superare i 400 miliardi. Lobiettivo di ridurre il debito pubblico non pu rimanere un problema del ministro delleconomia, del solo governo o del parlamento. E un problema di tutti italiani: tocca agli italiani risolverlo. Ricomprandosi il debito. Adesso.

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LITALIA CE
In collaborazione con MF-Milano Finanza, ItaliaOggi e Class Cnbc

Proposta di legge
recante Istituzione del Fondo patrimoniale degli Italiani. Misure per labbattimento del debito delle Pubbliche amministrazioni e la contestuale retrocessione ai cittadini del patrimonio disponibile dello Stato

Capo I (Obiettivo e finalit delle misure) Art. 1 (Abbattimento del debito delle Pubbliche amministrazioni e contestuale retrocessione ai cittadini del patrimonio disponibile dello Stato) 1. Lobiettivo di abbattere il debito delle Pubbliche amministrazioni viene perseguito, sulla base delle misure che seguono, mediante la imposizione di una specifica obbligazione tributaria cui corrisponde, allatto del suo assolvimento, il diritto alla attribuzione di corrispondenti quote di propriet del patrimonio disponibile dello Stato.

Capo II (Istituzione e disciplina del Fondo patrimoniale degli Italiani. Conferimenti al Fondo e trasferimenti della propriet del Fondo ai cittadini) Art. 2 (Fondo patrimoniale degli Italiani) E istituito il Fondo patrimoniale degli Italiani, di seguito denominato Fondo Il Fondo costituito nella forma della Societ per azioni, ha natura di istituzione finanziaria non bancaria, con lo scopo di valorizzare i cespiti mobiliari ed immobiliari conferitigli, per la durata di anni cinquanta. E conferito allattivo del Fondo lintero patrimonio disponibile dello Stato, fatta eccezione delle partecipazioni di controllo azionario delle societ quotate. In funzione di tale conferimento, la propriet azionaria totalitaria appartiene allo Stato e corrisponde al valore dei cespiti conferiti. Il patrimonio immobiliare destinato ad uso istituzionale gravato dal vincolo assoluto di inalienabilit. Le quote azionarie pubbliche vengono trasferite a coloro che assolvono alla specifica obbligazione tributaria istituita al Capo III. Il trasferimento gratuito, esente da oneri, effettuato alla pari, per un numero di azioni di valore corrispondente allobbligazione tributaria assolta.

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Art.3 (Organi amministrativi del Fondo. Quotazione sul mercato mobiliare) 1. La gestione amministrativa del Fondo ripartita tra il Consiglio di sorveglianza ed il Consiglio di gestione. 2. Allazionariato privato, una volta che gli sia stato trasferito almeno il 10% delle azioni, spetta la designazione della maggioranza del Consiglio di gestione. Al superamento del 50% del capitale da parte dellazionariato privato, la parte pubblica ha diritto a designare nel Consiglio di gestione un solo componente. La designazione dei componenti nel Consiglio di gestione in rappresentanza dellazionariato privato effettuata con il sistema delle liste concorrenti ed il voto limitato ad 1/3 al fine di garantire la pi ampia articolazione degli interessi. 3. Il Comitato di sorveglianza di nomina pubblica totalitaria finch lazionariato privato non superi il 50%. Successivamente, la parte pubblica

nomina la maggioranza semplice dei componenti del Comitato, mantenendone la Presidenza 4. La quotazione in Borsa del Fondo condizionata al previo trasferimento ai privati del 20% delle azioni della Societ. 5. Fino alla ammissione alla quotazione in Borsa, le azioni detenute dai privati non sono cedibili. Le azioni detenute dallo Stato rimangono parimenti incedibili, essendo asservite alla garanzia del debito delle Pubbliche amministrazioni. 6. Il Fondo tenuto ad applicare, sin dalla sua costituzione, tutte le disposizioni in materia di trasparenza, di comunicazioni al mercato, di vigilanza e di revisione dei conti previste per i soggetti ammessi alla quotazione sul mercato. Art. 4 (Iscrizioni e variazioni contabili. Trattamento fiscale) I cespiti sono conferiti al valore che risulta iscritto nel Conto del Patrimonio della Stato chiuso il 31 dicembre 2010. Le rivalutazioni dei cespiti, quale che ne sia la ragione ed il tempo in cui venga effettuata, non soggetta a tassazione. Le plusvalenze derivanti da alienazione affluiscono al patrimonio segregato del Fondo per essere reimpiegate, e non sono computabili nel conto economico ai fini della distribuzione degli utili. Gli utili, comunque distribuiti o non distribuiti, non sono soggetti a tassazione per i cinquanta anni di durata prevista del Fondo. Le plusvalenze derivanti dalla cessione della propriet delle azioni del Fondo non sono soggette a tassazione.

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Art.5 (Vincoli alla gestione del Fondo) 1. I cespiti conferiti al Fondo non possono essere alienati nei primi dieci anni della gestione. 2. Gli immobili vengono concessi in utilizzo a terzi sulla base di contratti di affitto a lungo termine (long-lease), per un periodo non eccedente i cinquanta anni. Per i terreni, ivi compresi quelli destinabili ad iniziative di

rinnovamento urbano, la durata estesa fino a novantanove anni e le costruzioni, comunque e da chiunque realizzate, accedono alla propriet del suolo. 3. Lappello al mercato per la valorizzazione e la cessione dei cespiti avviene con procedure ad evidenza pubblica.

Art. 6 (Federalismo patrimoniale) 1. I cespiti immobiliari del patrimonio disponibile delle Regioni, delle Province e dei Comuni, al valore risultante dal Conto del patrimonio chiuso al 31 dicembre 2010, possono essere conferiti al Fondo contestualmente alla devoluzione allo Stato di un corrispondente ammontare di debiti, contabilizzato ai fini della determinazione del debito delle Pubbliche amministrazioni. La novazione del debitore deve essere previamente accettata dai creditori. 2. Non ammesso il conferimento condizionato, parziale ovvero pro-quota dei cespiti, fatta eccezione per quelli rappresentati da azioni o altri titoli quotati sui mercati mobiliari regolamentati. Le garanzie prese sui cespiti ed i rischi di soccombenza nelle liti in corso vengono computati a riduzione del loro valore. I rapporti contrattuali derivati sui debiti (debt swaps) di cui proposta la devoluzione allo Stato sono liquidati contestualmente al conferimento dei cespiti al Fondo. 3. La accettazione da parte dello Stato della proposta di conferimento dei cespiti al Fondo, congiuntamente allaccollo da parte sua del debito corrispondente, comporta un corrispondente aumento del capitale sociale del Fondo con la emissione di nuove azioni riservate allo Stato. 4. Al Fondo comunque riservata la decisione, conclusiva ed arbitraria, in ordine alla convenienza della proposta di conferimento dei cespiti ed alla loro valutazione.

Capo III

(Istituzione di una obbligazione tributaria finalizzata allabbattimento del debito delle Pubbliche amministrazioni) Art. 7 (Contributo finanziario obbligatorio allabbattimento del debito delle Pubbliche Amministrazioni) 1. E istituito, quale obbligazione tributaria, il contributo finanziario obbligatorio allabbattimento del debito delle Pubbliche Amministrazioni. 2. Sono obbligati al pagamento del contributo finanziario: a) i cittadini italiani, sulla base dei redditi non soggetti ad imposta sostitutiva ovvero ad a tassazione separata, prodotti a decorrere dal 1 gennaio 2011; b) i cittadini italiani, sulla base della consistenza del patrimonio mobiliare, fatta eccezione per gli impieghi monetari, i depositi di conto corrente ed a risparmio, quale risultante alla predetta data. c) I cittadini italiani e le persone giuridiche, sulla base della consistenza del patrimonio detenuto allestero per la quale abbiano ottenuto la regolarizzazione ai fini fiscali, indipendentemente dalleffettivo rimpatrio o della oggettiva non rimpatriabilit dei beni o delle attivit oggetto di regolarizzazione. Gli intermediari finanziari che hanno proceduto alla regolarizzazione ai fini fiscali, mantenendo riservata lidentit del contribuente a favore del quale detta regolarizzazione era stata richiesta, versano il contributo per conto del soggetto obbligato. Nel caso in cui il soggetto obbligato risulti irreperibile allintermediario, ovvero dichiari a questultimo di non essere disponibile al pagamento del contributo per il suo riservato tramite, la circostanza e la relativa identit vengono comunicate allErario unitamente alla consistenza del patrimonio imponibile. Art 8 (Adempimento dellobbligo a contribuire allabbattimento del debito delle Pubbliche amministrazioni) 1. Le somme versate allErario in adempimento allobbligo di contribuire allabbattimento del debito delle Pubbliche amministrazioni sono iscritte al

capitolo di entrata del Fondo per lammortamento dei titoli del debito pubblico e vengono contestualmente ed obbligatoriamente reiscritte per lidentico ammontare, in deroga al principio dellunit del Bilancio dello Stato, al corrispondente capitolo di spesa del Fondo predetto. 2. In conseguenza del versamento, viene trasferito in propriet del contribuente un numero di azioni del Fondo per il valore corrispondente. A tal fine gli viene aperto uno specifico conto titoli presso la Direzione generale del Tesoro. La tenuta del conto senza oneri per il titolare. Nei confronti del complesso dei contribuenti che, in relazione alla pregressa regolarizzazione della loro posizione patrimoniale allestero, operano il versamento per il riservato tramite degli intermediari finanziari, viene aperto un unico conto, ciascuno intestato allintermediario finanziario che procede al versamento.

Art. 9 (Determinazione dellammontare, della durata e delle modalit di pagamento del contributo finanziario obbligatorio) 1. Lammontare, la durata e le modalit di pagamento del contributo finanziario obbligatorio sono determinati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, su conforme parere della Commissione parlamentare di controllo e vigilanza sulla stabilizzazione finanziaria e labbattimento del debito delle Pubbliche amministrazioni, sentita la Banca dItalia.

Art. 10 (Sanzioni) 1. A coloro che non adempiono allobbligo del versamento del contributo finanziario obbligatorio si applicano, aumentate della met, le sanzioni previste dalla legislazione tributaria in materia di omesso versamento delle imposte sui redditi.

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