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ILPRIMO CENSORE
LOSSESSIONE DEL DUCE PER LE NOTE A MARGINE
SIMONETTA FIORI
editoria italiana non ha mai conosciuto un caporedattore cos puntuale. E anche cos temuto. Arnoldo Mondadori e Valentino Bompiani fecero a gara per omaggiarlo. Perfino autori come Brancati o Pirandello, Moravia o De Cspedes si guardavano bene dal discuterne le correzioni. Ed lunga la lista dei bocciati, soprattutto se di cognome ebreo. Ma in pochi, quasi nessuno, riusc a resistergli. E forse neppure ci prov. Non una pagina esaltante della storia nazionale quella narrata da Guido Bonsaver in questo nuovo libro su Mussolini censore. Storie di letteratura, dissenso e ipocrisia (Laterza). La cultura italiana ne esce ritratta nei suoi aspetti pi cortigiani e servili, con rarissime eccezioni che per sono quelle di sempre, Gobetti, Croce, Borgese etc. Ricatti incrociati, zelo conformista, lettere piene di incenso anche allindomani delle leggi razziali. Lautore, che insegna storia della cultura italiana allUniversit di Oxford, non ci risparmia nulla, aggiungendo postille velenose a un racconto in parte gi conosciuto. Ma che non finisce di sorprendere per i risvolti inediti che via via scorsi editoriali, che per tutta la affiorano dagli archivi. Una storia oscura con cui lin- durata del ventennio sar coltivatellighenzia ha fatto tardivamen- ta in modo bizzarro e quasi cate i conti. Cos come sul fascismo priccioso. Indipendentemente la societ italiana mostra tuttog- dal potente apparato censorio gi qualche confusione se vero messo in piedi dal regime. che, da Berlusconi alla giovane Qualcuno ne rimase ucciso, grillina neo eletta in Parlamento, come Gobetti o leditore ebreo ancora si distingue tra un Musso- Formiggini, suicida per protesta. lini buono e uno cattivo. Cos ben Molti piccoli marchi furono covenga il saggio laterziano, che fo- stretti al fallimento. E diversi tografa il Duce come primo cen- scrittori soprattutto scrittrici sore delleditoria libraria. Un pri- donne come Paola Masino e Alba mato che secondo Bonsaver po- De Cspedes scivolarono nella trebbe addirittura vantare per condizione triste di sorvegliati coinvolgimento diretto e per va- speciali. La svolta avvenne per stit di interessi anche tra i dit- una copertina, che fece sobbalzatatori di primo Novecento, Hitler re il capo del fascismo: una giovaStalin o Franco. Quasi unosses- ne donna (bianca) perdutamente sione, riconducibile ai suoi tra- abbandonata tra le braccia di un
IL LIBRO
Mussolini censore di Guido Bonsaver (Laterza pagg. 246 euro 18)
uomo (nero). Era il marzo del 1934, si definivano i piani di invasione dellEtiopia (messa in pratica lanno successivo) e questo amore negro raccontato dalla scrittrice Maria Volpi appariva del tutto inopportuno. La rabbia si tradusse subito in una circolare (3 aprile 1934) che allert prefetture e ministro dellInterno. Ma ancor prima del famigerato Minculpop un ruolo centrale continu a svolgerlo Mussolini in persona, a cui tutti gli editori si premurarono di fare avere le bozze in anticipo. Pur di lavorare, furono moltissimi gli scrittori disposti a genuflessioni e piaggerie. Come la stessa De Cspedes, che per di-
fendersi da una campagna diffamatoria accett di rendere pi fascisticamente ortodossa la traduzione cinematografica di Nessuno torna indietro. E anche Alberto Pincherle, in arte Moravia, messo al bando per i suoi romanzi immorali, non si astenne dallelogiare il suo esemplare e straordinario Duce e rivendicare il sangue puro di sua madre in lettere servili spedite a Mussolini tra il 35 e il 38: lo scopo era quello di continuare la sua collaborazione (sempre pi contestata) alla Gazzetta del Popolo. Cedimenti e compromissioni che Bonsaver inanella con tono giudicante, ma forse non bisognerebbe mai dimenticare che si viveva sotto
toria italiana. Tutte le librerie dItalia esibirono trionfali la locandina pubblicitaria del libro con la fotografia di Mussolini e Hitler e la gigantesca scritta Willkommen!, benvenuto. Fu uno straordinario successo di vendite, quindici ristampe in cinque anni. E in fondo era quello che contava. Ma latto che Bonsaver non gli perdona la lettera di commossa gratitudine inviata al Duce per il prezioso dono appena ricevuto: lagognata fotografia con dedica, da esibire sulla parete dello studio. La missiva porta la data del 19 novembre 1938, pochi giorni dopo le leggi razziali. Qui entriamo nel capitolo pi torbido, che investe la vilt mo-
fiero fascista, come nel caso del premio Nobel Roger Martin du Gard, prima acquisito e poi lasciato nel cassetto per il suo carattere pacifista e socialisteggiante. Sempre cortese ed annuitore, Mondadori riusc a difendere la sua gallina dalle uova doro, Topolino, per cui il Duce nutriva massima diffidenza (ma dopo lingresso in guerra degli Stati Uniti, nel dicembre del 1941, il personaggio di Micky Mouse viene sostituito da un personaggio antropomorfo di nome Tuffolino). E soprattutto suo massimo merito anche nellinasprimento censorio dei primi anni Quaranta difese la circolazione di
autori proibiti come Steinbeck. Per tutto il ventennio, sempre con il turibolo in mano ma con la testa rivolta allaffare, tempester Mussolini con le richieste pi improbabili, come quella di scrivere lui, dittatore del fascismo, la prefazione del Che fare? di Lenin. Richiesta naturalmente declinata. Eguale talento mostr il suo rivale Bompiani, editore di Hitler ma anche degli odiati americani. Quanto al Mein Kampf, non solo con un paio di sforbiciate ne fece un bestseller, ma colse loccasione duna storica visita del Fhrer in Italia, nel maggio del 1938, per una delle pi riuscite operazioni di marketing nella storia delledi-
Nellultima valigia del capo del fascismo le parole di lode a Badoglio di Mondadori
strata dalla quasi totalit degli editori italiani (e dellaccademia nazionale). Tra le poche eccezioni figura Giovanni Laterza, che rispose in modo irriverente alla richiesta di schedare autori e redattori ebrei. Per il resto la bonifica del catalogo venne accettata senza proteste, anche se poi i prefetti difettarono nei controlli e qualche libro proibito continu a circolare. Un dettaglio per fa riflettere. Nella valigia di Mussolini, quella che portava con s al momento della fucilazione, venne trovato un telegramma di Arnoldo Mondadori, scritto dopo il 25 luglio del 1943. Era indirizzato non a Mussolini ma al nuovo capo del governo Badoglio, al quale leditore si affrettava a rendere i suoi servigi. Ma il generale, si sa, il 9 settembre dovette abbandonare di gran corsa Roma e il telegramma fin non si sa come nelle mani di Mussolini, che lo tenne con s nellultimo viaggio. Fino alla fine caporedattore unico delleditoria italiana.
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LUniversit di Bologna