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IL DONO

Non riuscivo ancora a capire quello che avevo appena finito di leggere. Sbattei le palpebre pi volte, tic che avevo preso in eredit da mio padre e stava a significare che il mio cervello era in piena elaborazione dati ed era anche lunico segno di movimento rispetto alla perfetta immobilit del corpo. Fissavo ancora perplesso il cartoncino che avevo tra le mani e per l'ennesima volta negli ultimi dieci minuti rilessi con calma quello strano biglietto facendo un lieve sospiro, dando un'altra occhiata di sottecchi al misterioso pacco posato accanto a me sulla scrivania. Lo guardai come se col solo sguardo potessi attraversare la scatola e vederne il contenuto. Pi volte avevo avuto la tentazione di aprire subito il misterioso pacco per vedere cosa contenesse, ma le meticolose e stravaganti istruzioni mi avevano fermato ogni volta. Sicuramente, mi dissi ancora una volta, tra dieci minuti, aperta la scatola e visto il contenuto, ci avrei fatto su un sacco di risate. Bastava solo avere un po di pazienza e stare al gioco, infondo era Carnevale! Per quello che

potevo immaginare poteva essere solo uno stupido scherzo ideato dai miei amici. Per anni avevo partecipato anche io alle burle carnevalesche fatte alle spese degli altri ragazzi, adesso semplicemente era il mio turno. Anche sapendo questo, mi sembrava uno strano scherzo troppo macchinoso. Doveva essere per forza cos... eppure... li conoscevo bene, era troppo elaborato e complicato per loro. Ad esempio, il biglietto che avevo tra le mani non era fatto certo al computer e stampato con la stampante di casa. Si trattava di carta preziosa, spessa, color avorio con i bordi arrotondati e tagliati alla perfezione. I caratteri impressi erano eleganti di colore argento ed erano sicuramente stati lasciati da una pesante pressa di una tipografia. Una di quelle che usa enormi macchinari e che stampa anche manifesti, inviti e partecipazioni e sapevo quindi che per fare un prodotto di quella qualit ci voleva tempo, sapienza e soldi. Per non parlare della scatola, quadrata, pesante, rivestita con una bellissima carta rossa piegata alla perfezione e con unimpeccabile fiocco di raso bianco che certo non sfigurava affatto sulla perfetta confezione. Non capivo. E pi rileggevo il prezioso cartoncino pi non capivo. Frustrato alzai la testa come facevo sempre mentre studiavo e fissai la mensola davanti a me dove da sempre mettevo le mie cose preziose. L tenevo tutto ci che per me contava di pi e solo uno sguardo a quel piccolo davanzale di ricordi mi strappava un sorriso che mi dava la forza di andare avanti continuando a studiare e impegnarmi. Lo facevo per quello, lo facevo per loro. Su quella mensola avevo riposto tutta la mia vita. In prima linea cera una preziosa cornice antica in

argento che conteneva una vecchia foto di mia madre e me al compleanno di un amichetto quando avevo quattro anni. Era una foto ingiallita dal tempo ma adoravo guardarla. Vedere mia madre cos giovane e felice mentre mi abbracciava e sorrideva in posa per la foto mi riempiva il cuore di serenit. Di quel compleanno ricordavo solo il momento della foto con mia madre, neanche ricordavo pi il nome del festeggiato. Ed era stata proprio quella foto, quando avevo quattordici anni, che mia madre mi aveva dato in ospedale prima di lasciarci a causa di una rara forma di cancro. Me la consegn un pomeriggio piovoso dicendomi che la teneva con se perch guardando quella foto il suo cuore diventava leggero come in quel giorno e quel meraviglioso sorriso di nuovo appariva come per magia sulle sue labbra ora deboli e tirate dalla malattia. Era stata davvero dura perderla. Per mio padre era stata una tremenda condanna, la punizione per averla amata troppo e cos, piano piano, giorno dopo giorno si era sempre pi allontanato da me e da mio fratello che a mala pena la ricordava. Allontanandosi da noi, e dal mondo intero, pensava di poter soffrire meno. E cos aveva stabilito delle regole alle quali si rifaceva scrupolosamente e si occupava di noi solo lo stretto necessario senza lasciarsi troppo coinvolgere nel rapporto personale padre-figlio. Lo capivo infondo, ma gi era stata dura perdere un genitore e se continuava cos avremmo perso anche lui senza che ci lasciasse davvero fisicamente. Mio fratello ormai si era abituato al suo modo scontroso e sbrigativo, ma io ricordavo comera prima, comera quando cera ancora la mamma, ma non speravo pi in

comera quando cera ancora la mamma, ma non speravo pi in un suo cambiamento. Con un sospiro passai lo sguardo sui manuali di stelle e costellazioni che mi aveva portato proprio lui. Per mesi mi aveva regalato quei pregiati libri dicendomi di studiarli attentamente perch un giorno mi sarebbero serviti, fino a quando a natale mi aveva sorpreso regalandomi un bellissimo telescopio per osservare il cielo. Non potei fare a meno di girarmi a guardarlo con un ampio sorriso sulle labbra. Cromato e bellissimo dominava lo spazio davanti alla finestra di camera mia e tante notti, mio padre ed io avevamo fatto le ore piccole a guardare la luna e le stelle con laiuto dei preziosi manuali. Infondo sapevo che se solo avesse voluto lasciarsi andare.. sarebbe tornato il padre di una volta, affettuoso e presente. Lo aveva dimostrato proprio con quel gesto, forse dovevo solo dargli ancora un po di tempo. Accanto ai manuali cera la mia prima automobile. Era un modellino in metallo di unauto sportiva che mi aveva regalato mia madre a cinque anni. Rossa, cromata e un po ammaccata dallet mi ricordava i tanti viaggi e le avventure fatte insieme a mio fratello. Dietro, facendo da sfondo alla mensola si trovavano le bellissime cartoline dei nonni inviate durante i loro viaggi in giro per il mondo. Era stato quello il modo di reagire alla perdita della loro figlia. La vita troppo breve andava goduta e vissuta appieno e cos avevano iniziato a girare il mondo mandandomi le cartoline da tutti i luoghi visitati. Molte di quelle cartoline recitavano la frase Questo ti sarebbe piaciuto moltissimo, un giorno devi vederlo! scritto con la bella calligrafia della nonna. E cos foto di Roma, Parigi, New York, Sidney e tante altre localit bellissime ed esotiche ammiccavano dalla

tante altre localit bellissime ed esotiche ammiccavano dalla mensola in attesa di essere esplorate, un giorno... Superfluo dire che mio padre non approvava tutto ci ma per fortuna non si era mai azzardato a dire una parola. La mamma mancava a tutti e tutti reagivamo a proprio modo al dolore di quella perdita. Davanti a tutto, in bella mostra, trovava posto una foto mia e della mia ragazza ad una festa in maschera dellanno prima. Ogni volta che ci capitava di guardare quella foto scoppiavamo a ridere come matti. La foto di per se non aveva niente di strano a parte le nostre facce sorridenti in un abbraccio da manuale da perfetti fidanzati in posa. Tanto pi che eravamo vestiti in maniera assolutamente normale. Eravamo stati invitati allultimo momento a quella festa di carnevale e non cera stato assolutamente tempo per preparare o affittare un costume ed eravamo andati vestiti cos ci trovavamo. La cosa buffa che spiccavamo tra gli altri invitati proprio per la mancanza di un costume e nonostante ci, per tutta la sera non avevano fatto altro che fermarci per chiederci da cosa eravamo mascherati e per tutta risposta noi, alzando le spalle, scoppiavamo a ridere. A mia madre sarebbe piaciuta un sacco... Quella era la mia vita, la mia famiglia e quando ero un po' gi bastava dare uno sguardo a tutto ci per trovare la serenit che mi serviva. Il lampeggiare intermittente e silenzioso del mio cellulare sulla scrivania mi distolse dai miei profondi pensieri e sorrisi al messaggio appena ricevuto. Ciao Amore. Stasera pizza e cinema, preparati... solo tu, io

e un filmone di quelli damore che mi faranno sicuramente piangere... quindi preparati a consolarmi come si deve! A dopo :) Non so perch ma lidea che potesse essere uno scherzo architettato dalla mia ragazza neanche mi era passato per la mente. Risposi al messaggio sorridendo gi al pensiero della bella serata che mi aspettava. A forza staccai la mente ed il cuore dai ricordi e mi concentrai sul mio compito. Capire che cosa voleva dire quel pacco e soprattutto perch era capitato proprio a me. Avevo un compito da svolgere e mi ripromisi di arrivare fino in fondo alla faccenda. Non avevo niente da perdere, al massimo sarebbe stata una cosa sulla quale scherzare con gli amici. Mi concentrai su tutto ci che fino a quel momento era accaduto. Dopo che mio fratello era uscito di casa mascherato come uno Jedi per andare da un amico, e appena prima che uscisse anche mio padre per un appuntamento di lavoro, ero sceso gi in giardino per controllare che il sistema di irrigazione non facesse le bizze come al solito magari partendo allimprovviso mentre uscivo con la macchina pulita e tirata a lucido per la serata. Era stato proprio allora che avevo notato sul davanzale della finestra il pacco con il biglietto. Sulla prima avevo pensato che qualcuno avesse dimenticato l quel pacco o avesse sbagliato la consegna, ma era una cosa troppo assurda e poi cera il biglietto. Sulla busta che lo conteneva cera inciso il mio nome e stava l, come se per un pacco rosso con un enorme fiocco bianco stare sul davanzale di una finestra fosse la cosa pi naturale del mondo.

davanzale di una finestra fosse la cosa pi naturale del mondo. Avevo preso il pacco tra le mani pensando che doveva contenere cinque chili di piombo per quanto era pesante. E adesso ero qui in camera mia con le istruzioni in mano a chiedermi chi diavolo mi aveva mandato quel pacco e perch. Buon Carnevale. Segui le istruzioni e non parlare mai a nessuno di ci che farai o di ci che vedrai. Questo il TUO DONO. Nessuno potr capire e nessuno ti creder. Segna il tuo nome, lora e il giorno. Mettiti comodo, fai un bel respiro, apri il pacco e guarda il tuo regalo cosa vorr farti vedere. Buona fortuna. Con queste parole sibilline il biglietto finiva e lasciava posto ad una serie di domande senza risposta, almeno per il momento. Perci feci esattamente come mi veniva chiesto. Segnai sul foglio il nome, la data e lora e mi apprestai ad aprire quella strana scatola misteriosa. Quasi mi dispiaceva rompere la bellissima carta rossa e spessa che stranamente non si accartocciava come le normali carte da regalo mentre aprivo il pacco. Limpazienza per ebbe la meglio su di me e con un ultimo movimento tolsi di mezzo anche lultimo pezzetto di carta e rimasi a fissare la scatola. Era una scatola di legno levigato, scura e pesante. Sembrava una di

una scatola di legno levigato, scura e pesante. Sembrava una di quelle scatole da imballaggio se non fosse stato per laspetto antico ed usato. Un regalo riciclato fu il mio primo pensiero. Sollevai, al massimo della curiosit il coperchio. La mia prima impressione era fondata, cera della paglia da imballaggio. Della vera paglia e non il classico polistirolo e allargando un po' il materiale che faceva da prezioso cuscinetto ovattato osservai stupito lo strano contenuto della scatola. Esattamente al centro era adagiata una strana moneta in metallo che poteva sembrare bronzo. Era grande almeno sei centimetri di diametro ed era spessa la centro un centimetro circa e andava assottigliandosi verso i bordi. Era un oggetto dallaspetto molto antico, prezioso ed era molto pesante. Nel mezzo della moneta, che era traforata e lavorata con strani disegni floreali e geometrici cera semplicemente il foro di una serratura. Il classico foro di una chiave. Ma che diavolo era questo aggeggio strano? Adesso avevo aperto il pacco e avevo pi domande che risposte. Rovistai allinterno della scatola per vedere se mi ero dimenticato qualcosa o se ci fossero altre istruzioni ma niente. Nessun biglietto, nessuna chiave. NIENTE. Se era uno scherzo era davvero poco divertente. Andai a prendere il biglietto e lo rilessi rigirandomi lo strano oggetto tra le mani. Guarda il tuo regalo cosa ti far vedere... perbacco, poteva essere cos semplice? Mettiti comodo, con un balzo raggiunsi il letto e mi sdraiai al volo. Guarda il tuo regalo cosa ti far vedere, avvicinai lo strano oggetto al viso e... guardai attraverso la serratura come se dovessi spiare qualcuno. Lo

ammetto, mi sentivo uno stupido o peggio ancora un guardone anche se sapevo benissimo che non stavo assolutamente spiando nessuno. Avevo il cuore che mi batteva a mille e nel momento stesso che questi pensieri mi passavano per la mente mi sentii risucchiare in un gigantesco vortice di luce. La luce era cos abbagliante che non potevo vedere altro e non riuscivo a sentire n rumori n odori di nessun genere. Ero sospeso ma potevo ancora percepire sotto di me la coperta e il letto sul quale ero sdraiato. Era come se il mio corpo si fosse in qualche modo sdoppiato. Una parte di me era sul letto sdraiata in camera mia che guardava attraverso la strana serratura e unaltra parte viaggiava attraverso un vortice luminoso risucchiato perchiss dove. Feci a mala pena in tempo a fare due sospiri e la luce accecante piano piano divenne sempre pi fievole e tutto intorno a me torn ad essere chiaro e distinto. Gradualmente i rumori divennero di nuovo parte del mondo e gli odori iniziarono di nuovo a solleticarmi il naso. Lentamente aprii gli occhi che tenevo socchiusi per timore e riuscii di nuovo a mettere a fuoco. Per poco non mi venne un colpo! Che diavolo ci facevo sulle montagne russe? Mi trovavo nellultima carrozza del trenino delle montagne russe e stavo per precipitare gi dopo la ripida salita. Il mio cervello neanche fece in tempo ad elaborare queste informazioni che iniziai a gridare con tutto il fiato che avevo nei polmoni. Ma cosa stava accadendo? Che ci facevo io l? Come un burattino venivo risucchiato nel vortice della velocit che mi sballottava e faceva sobbalzare a destra e sinistra schiacciandomi sul sedile

faceva sobbalzare a destra e sinistra schiacciandomi sul sedile per la forza di gravit in modo che potevo solo respirare, tenere gli occhi spalancati ed urlare a squarciagola. Pian piano la velocit diminu e insieme ad essa il battito del mio cuore che fino a quel momento batteva allimpazzata. Scesi dalla carrozza con le gambe tremanti benedicendo il terreno su cui stavo camminando. Non che non amassi le folle corse sulle montagne russe, ma era stato troppo improvviso il passaggio da sdraiato sul letto a discesa in picchiata! Appena riuscii a ricompormi un po iniziai a guardarmi intorno cercando di capire dove diavolo fossi finito. Mi era chiaro che ero finito in un Luna Park ma cera qualcosa di strano e familiare allo stesso tempo in quel posto. Girai lo sguardo a trecentottanta gradi per avere una panoramica e quasi mi strozzai leggendo un telone pubblicitario che citava Carnevale 1962. MILLENOVECENTOSESSANTADUE? Era uno scherzo? Mentre questo pensiero mi balenava nella testa notai che tutto intorno a me sembrava dellepoca, originale anni sessanta. I vestiti delle persone, le auto in fondo al piazzale, le attrazioni e i giochi meccanici senza alcuna contaminazione tecnologica digitale. Persino le acconciature erano dellepoca. Gelatina, sigaretta dietro lorecchio, capelli cotonati per le ragazze tenuti con un nastro di raso. Ero finito in GREASE... Un momento... ed io che ci facevo l? Guarda il tuo regalo cosa vorr farti vedere. E che razza di regalo era questo? Che avevo a che fare con il 1962 io? Questo regalo andava bene per i miei genitori, non per me! Degli anni sessanta conoscevo solo i Beatles, James Dean, Marilyn Monroe, la brillantina per i capelli e le auto cabrio

Dean, Marilyn Monroe, la brillantina per i capelli e le auto cabrio con le ruote bianche. Frastornato dal viaggio e scagliato negli anni sessanta mi guardavo intorno un po confuso e allo stesso tempo meravigliato che tutto sembrasse cos reale e vivido. Chiss perch ero sorpreso del fatto che tutto era cos colorato e nuovo invece che scolorito e sbiadito. Forse era soltanto colpa delle fotografie che lasciavano nel tempo i propri colori e con il passare degli anni erano sempre pi pallide. Giravo a vuoto guardando tutto ci che mi circondava come fa un bambino la prima volta che viene portato alle giostre. Sembrava tutto nuovo, nonostante avessi riconosciuto la mia citt. Dove ora era allestito il Luna Park adesso (nel futuro intendo) cera unenorme centro commerciale con un parcheggio sotterraneo e ben dieci sale cinema e almeno quattro ristoranti a tema. Lo spazio, i suoni e persino i colori che mi circondavano erano rassicuranti nonostante fossi stato catapultato allimprovviso in un tempo a me sconosciuto, anzi, a pensarci bene l non conoscevo nessuno e di sicuro nessuno poteva conoscere me dato che non ero ancora nato. Cera da farsi venire il mal di testa! Era impressionante comunque come nel corso del tempo i Luna Park fossero sostanzialmente rimasti gli stessi con le stesse attrazioni e chioschi. Il tiro al bersaglio, i pop-corn e lo zucchero filato, le montagne russe, le giostre e attrazioni del genere. Certo, i tempi e la tecnologia erano cambiati, invece dei cavalli sulla giostra potevi trovare anche la navicella spaziale ma pi o meno le cose erano sempre le stesse. Come i ragazzini che correvano eccitati indicando quellattrazione o il grosso pupazzo vinto. In fondo le

cose non cambiavano mai pensai sorridendo. Ed proprio nel mezzo del mio sorriso che quella ragazza mi urt scusandosi e proseguendo per la sua strada. -Niente- risposi ma gi lei era scomparsa e se non fosse stato per lo spintone che ricevetti un secondo pi tardi neanche sarebbe accaduto ci che invece accadde in seguito. La ragazza era appena passata urtandomi leggermente nella fretta di passare ma fu il secondo spintone che mi face sobbalzare. Un ragazzo alto e robusto che poteva avere pi o meno la mia et non solo mi spinse da una parte ma mi apostrof con un -Ehi, straniero, fatti da parte, hai spaventato la mia ragazza!Confesso che non ebbi modo di notare tutti i dettagli in un primo momento e solo dopo, ripensandoci, dovetti ammettere che era stato pi il sesto senso o lintuizione che mi aveva spinto a fare ci che feci. Cos, dopo lo sguardo eloquente che il ragazzo mi lanci come a voler sottolineare che stava aspettando una risposta mentii, lo ammetto, gli diedi uninformazione sbagliata, indicando che la ragazza era andata a sinistra quando con la coda dellocchio lavevo vista andare a destra. Facendo un ghigno il rozzo ragazzo mi spost con uno spintone e si diresse nella direzione che gli avevo indicato. Era uno di quei tipi che neanche se lo aspetta che gli puoi mentire e quindi non si sofferm un secondo di pi. Beh, pensai, stavolta avrai la tua prima delusione! Non appena si fu allontanato abbastanza da non destare sospetti mi affrettai a seguire la ragazza. Mi ci volle un secondo per abituare gli occhi e passare dalla luce accecante alla scura penombra delle gradinate dove si era nascosta. La

sentii ancor prima di vederla. Stava piangendo. Mi avvicinai imbarazzato non sapendo ancora quale scusa avrei accampato per giustificare la mia presenza l e prendendo il mio pacchetto di fazzoletti di carta mi avvicinai porgendoglieli. -Tutto bene?- le chiesi esitante. Sorpresa dalla mia presenza lei fece un sobbalzo e si gir esitante dalla mia parte prendendo con sospetto i fazzoletti ma non facendo domande in merito. Grazie! Pensai, non avrei saputo che spiegazione dare per quelli che dovevano essere i primi fazzoletti di carta mai visti! -Si, no, voglio dire... grazie.- Rispose lei indicando i fazzoletti. -Di niente, li ho sempre con me, non si sa mai quando possono servire- e vedendo che lei guardava con aria preoccupata lingresso per il sotto gradinata dove ci trovavamo aggiunsi -Non preoccuparti, per un po ti cercher dalla parte sbagliata.Ancora titubante mi guard indicando una panca dove potevamo sederci e in silenzio la seguii. Era davvero una bella ragazza, forse di uno o due anni pi giovane di me con i capelli scuri e lisci che le arrivavano alle spalle legati da un nastro di raso rosso che faceva da richiamo alla piccola cintura in pelle dei pantaloni bianchi che le arrivavano alla caviglia e con le scarpette di pelle rossa. Una camicetta bianca a piccoli pois blu rendeva la sua mise elegante e senza tempo nonostante sembrasse uscita da una pubblicit della Coca Cola. Si asciug gli occhi e mi guard con dei bellissimi occhi color nocciola ed infine mi sorrise e l il mio cuore si ferm di botto! Quel sorriso, non era possibile ma.. mai e poi mai avrei potuto dimenticarlo o confonderlo con altri!

mai e poi mai avrei potuto dimenticarlo o confonderlo con altri! Non poteva essere ma al tempo stesso non potevano esserci dubbi. La ragazza davanti a me era senza ombra di dubbio mia madre! Per lo shock non riuscii ad articolare nessuna frase di senso compiuto per qualche secondo tanto che lei fu costretta a ripetermi la domanda almeno un paio di volte. -Ti avevo chiesto se sei di qui, non ti ho mai visto nella nostra scuola..- chiese di nuovo. -No, diciamo che sono qui solo di passaggio, una specie di vacanza premio..- Ma che diavolo stavo dicendo? Ero nascosto con mia madre sotto le gradinate del rodeo del Luna Park di carnevale, mentre un energumeno la stava cercando asserendo per di pi che era il suo ragazzo! E io che ci facevo l? Feci un bel respiro per riprendermi e lei guardandomi disse -Anche tu non ami molto il Luna Park vero?-Una cosa del genere- risposi - Ma chi quel tizio che ti cercava, mi ha detto che il tuo ragazzo, forse ho sbagliato a mandarlo da unaltra parte?- Ci mancava solo che scoprissi che lenergumeno in questione era il mio vero padre biologico e che i miei si erano sposati solo per copertura. -No, no grazie. E solo una sua stupida convinzione. Non sono la sua ragazza ma fa il prepotente ed allontana ogni ragazzo interessato a me.. In realt c un ragazzo che mi piace ma non ha il coraggio di parlarmi..-Caspita, questo non me lo aspettavo. E per caso, solo per chiarire... il ragazzo che non ha il coraggio di parlare con te alto, biondo con gli occhi scuri e gli occhiali e gira sempre con un libro sotto il braccio?- Laria stupita e la bocca aperta fu gi la risposta che aspettavo. Cavolo! Mio padre ancora non si era fatto avanti con lei e questo la faceva star male! Questo era

fatto avanti con lei e questo la faceva star male! Questo era davvero un bellimpiccio. E adesso? Tutta questa storia mi ricordava il terrore che avevo provato la prima volta che avevo chiesto alla mia ragazza di uscire. Cos un po per distrarla e un po perch ancora non potevo credere di stare parlando davvero con mia madre, le raccontai di come ero imbranato e di come proprio i consigli di mia madre sul fatto che se si ha paura di una cosa bisogna affrontarla a testa alta e con coraggio mi avevano sbloccato dal terrore di parlare a quella bellissima ragazza timida e silenziosa. Le raccontai i nostri primi disastrosi appuntamenti e lei mi interruppe sempre in maniera educata e per avere maggiori chiarimenti su ci che le raccontavo. E fu sempre educata da non farmi notare mai che le cose che le raccontavo sembravano strane e di un altro mondo. Mi madre era cos, ti ascoltava sempre attentamente che fosse una cosa seria o una sciocchezza. Era cos bello poterle raccontare tutto e dopo poco mi rilassai cos tanto ascoltando il suono della sua voce cos familiare che per poco non la chiamai mamma! Era molto brillante ed acuta e mi meravigliai di non averlo mai notato prima, forse ero abituato dal fatto che fosse mia madre e non avevo mai pensato a lei come ad una giovane ragazza adolescente. Nonostante tutto questo era davvero bello poter parlare a ruota libera con lei e dopo un po ci ritrovammo a parlare di tantissimi argomenti, dai viaggi da fare (con i suggerimenti dei nonni) a ci che ci aspettava il futuro, una famiglia e dei figli era il suo pi grande desiderio. -Vorrei essere felice come i miei genitori, e vorrei avere

almeno due figli, un maschietto tanto per cominciare- ed io per poco non mio strozzai! Aveva le idee ben chiare su ci che voleva dalla vita e mentre mi elencava tutte le cose che voleva fare era incredibile riscontrare che le aveva fatte davvero tutte. Passarono almeno due ore tra parole e risate e quando la luce divenne davvero poca da costringerci a fuggire dal nostro nascondiglio mi sembrava di aver passato davvero tutta la giornata a parlare come una volta facevo con mia madre. Sapevo che stava per terminare la mia presenza l. Avvertivo che il prezioso dono che avevo ricevuto stava per estinguersi e ne ero comunque dispiaciuto e felice al tempo stesso, ma sapevo che era giusto cos e che dovevo tornare dalle persone che amavo. La naturalezza con la quale ci eravamo trovati era tale che potevamo stare seduti uno accanto allaltra in silenzio senza imbarazzo alcuno e questa cosa valeva per entrambi, sapevo che anche per lei era cos, tanto che mentre uscivamo da sotto le gradinate mi disse: -E stato davvero bello parlare con te, mi sembrava di conoscerti da una vita. Se mai avr un figlio lo chiamer come te, per ricordarmi come vorrei che diventasse mio figlio. Grazie per la bella giornata e se dovrai partire presto, sappi che, dopo un viaggio, tornare a casa la cosa che ci rende pi felici- detto questo si avvicin a me e mi diede un lieve bacio sulla guancia ma non ebbi neanche il tempo di rispondere che una paffuta ragazza gridando il suo entusiasmo ci interruppe allimprovviso. -Tesoro ma doveri finita? Non sai cosa successo! Ne parlano tutti. Il tuo ammiratore, si quello con gli occhiali, ha fatto

parlano tutti. Il tuo ammiratore, si quello con gli occhiali, ha fatto a botte con lenergumeno. Glielha suonate di santa ragione tanto che dovuto scappare! Corri da lui adesso, ti sta cercando da per tutto!Mia madre ed io ci guardammo, le parole non servivano pi, era stata davvero una bella giornata e le dissi solo -Va da lui- e con il ricordo di quegli occhi spendenti ci congedammo. Allimprovviso mi ritrovai di nuovo in camera mia, ansimante dopo la folle corsa a ritroso fino al mio giaciglio e mentre con una mano stringevo la coperta nellaltra avevo ancora lo strano oggetto di metallo e guardavo ancora attraverso il foro della serratura. Per qualche istante rimasi immobile concentrandomi solo sul suono che producevo respirando come se non appartenesse a me. Inspira... espira... inspira... espira... Appena mi resi conto che tutto era tornato alla normalit una tristezza immensa mi pervase ma allo stesso tempo ero felice. Felice perch avevo fatto unesperienza unica che pochi potevano dire di aver fatto, anzi non potevano farlo... Avevo avuto unaltra possibilit di rivedere mia madre e non solo parlarci ma poterla aiutare ed avevo capito una cosa che non avevo avuto la possibilit di capire prima, che lei aveva avuto una vita felice e piena e che voleva che noi ragazzi (includendo anche mio padre) avessimo una vita come la sua. Adesso avevo compreso che non aveva nessun rimpianto e che aveva fatto tutto quello che aveva desiderato. Adesso finalmente sapevo cosa dovevo fare, sapevo esattamente come aiutare mio padre a tornare quello di una volta. Sbattei le palpebre un paio di volte e poi mi misi seduto sul letto guardando quelloggetto magico. No, decisamente non mi

letto guardando quelloggetto magico. No, decisamente non mi avrebbe creduto nessuno se avessi raccontato ci che mi era appena capitato e questa cosa mi fece sorridere. Era come conoscere il segreto del mondo e percepirne appieno ogni sfaccettatura e non poterlo mai svelare a nessuno. E non era neanche una cosa per tutti, solo chi ne aveva davvero bisogno poteva intraprendere quel singolare viaggio e soltanto pochi ne avrebbero compreso il vero significato. Questa consapevolezza era quasi inebriante. Solo alcuni dovevano avere quel regalo ed io sapevo esattamente chi lo avrebbe ricevuto dopo di me. Con gesto meccanico infilai la mano in tasca dove sapevo di aver messo il prezioso biglietto dove avevo iscritto il mio nome, la data e il resto e lo tirai fuori gi sapendo che il nome impresso sul cartoncino adesso era quello di mio padre e le scritte da ma me erano state cancellate e gi archiviate chiss dove. Lo guardai leggendo le preziose lettere e sorridendo pensai a cosa lo aspettava sapendo che ne sarebbe tornato rafforzato e profondamente cambiato. Mi avvicinai alla scrivania per riporre il manufatto di metallo nel suo scrigno ovattato e trovai nuove istruzioni ad aspettarmi. Chiudi la scatola, tra poco qualcuno verr a riprenderla. Il DONO adesso deve essere consegnato alla persona predestinata. Non dire niente e non parlare con nessuno di ci che ti accaduto.

Il tuo regalo stato tuo e tuo soltanto. Ricorda ci il DONO ti ha insegnato e porta questo insegnamento con te. Buona Fortuna. Seguendo le istruzioni chiusi la scatola con un sospiro e mi preparai ad uscire, avevo sentito rientrare mio padre che adesso parlava al telefono dallo studio e mi imbattei in mio fratello in fondo alle scale. Gli scarruffai i capelli come sempre facevo per farlo arrabbiare e notai come era cresciuto negli ultimi tempi, il vestito da cavaliere Jedi dellanno prima adesso era troppo corto. Le cose stavano cambiando e speravo solo che sarebbero cambiate in meglio. Anzi adesso lo sapevo per certo e mentre scansavo un affondo della spada laser di mio fratello seguito da insulti di ogni genere lo lasciai sul primo scalino con una frase enigmatica: -Io esco fratellino, ma presto le cose cambieranno. Pap sta per tornare!- E mentre uscendo fuori consegnavo il prezioso pacco al fattorino appena apparso sulla soglia, pensai alla splendida serata che mi aspetta godendomi, con una risata, la faccia stupita di mio fratello che indicava, a bocca aperta, mio padre sulla porta dello studio come a sottolineare che lui era gi a casa. -Buon Carnevale- bisbigli... Fine

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