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QUESTIONI SULLA LETTERA AI ROMANI

Esporremo i vari sensi di alcune frasi desunte dalla Lettera dellapostolo Paolo ai Romani. Al riguardo, come presupposto base per la comprensione della Lettera, va sottolineato che il suo tema di fondo sono i rapporti fra le opere della legge e la grazia.

1. [1.] Lespressione: Secondo lo Spirito di santificazione dalla resurrezione dei morti indica che i discepoli ricevettero il dono dello Spirito dopo la resurrezione di Cristo; e, se ricorda la resurrezione dei morti, perch in lui tutti siamo stati crocifissi e siamo risorti.

2. [2.] Per parteciparvi la grazia dello Spirito, cio lamore di Dio e del prossimo. Animati dalla carit di Cristo, non avrebbero certo nutrito gelosie verso i pagani chiamati al Vangelo.

3. [3.] Si manifesta lira di Dio dal cielo contro ogni empiet, ecc. Anche Salomone dice parlando dei sapienti del mondo: Se ebbero tanta scienza da vagliare esattamente il mondo, come mai non riuscirono a scoprire il Padrone e Creatore del mondo stesso, cosa certamente assai facile? 1 Ma coloro che Salomone riprende non riuscirono a conoscere il Creatore attraverso le creature; coloro invece che riprende lApostolo lo conobbero ma non gli furono riconoscenti e cos, pur dandosi il nome di sapienti, divennero stolti e caddero nellidolatria 2. Che infatti i filosofi pagani

abbiano con la mente raggiunto il Creatore lo mostra chiaramente lo stesso Apostolo nel discorso agli ateniesi, quando, dopo aver affermato che in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, aggiunge: Come hanno asserito anche alcuni dei vostri 3. Egli comincia col disapprovare lempiet dei pagani con lintenzione di dimostrare, in base a ci, che essi, se si fossero convertiti, avrebbero potuto raggiungere la grazia. Sarebbe stato infatti uningiustizia punirli per lempiet e non concedere loro il premio della fede.

4. [4.] Avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono come Dio n gli resero grazie. questo il peccato capitale, di cui detto: Inizio di ogni peccato la superbia 4. Ed effettivamente se avessero ringraziato Dio, che aveva loro dato tale sapienza, non avrebbero attribuito nulla a se stessi nei loro ragionamenti. Per il loro errore invece furono dal Signore consegnati in balia delle passioni del loro cuore, per cui commisero azioni sconvenienti.

5. [5.] Lespressione Consegnati in balia vuol dire " abbandonati" alle passioni del loro cuore. E questo essere abbandonati alle passioni del loro cuore dice che fu un compenso adeguato che ricevettero da Dio.

6. [6.] Dio li ha abbandonati al loro istinto perverso, ecc., pieni di ogni iniquit. Non difficile intendere che le cose di cui parla rientrano nellambito del danneggiare: sono quindi delitti. Precedentemente parlava delle depravazioni, che chiamiamo sconcezze. Da queste si giunge al delitto, poich quando uno si lascia prendere dalla malnata dolcezza insita nelle turpitudini, se trova delle persone che lo ostacolano, nel tentativo di

eliminare lostacolo giunge al delitto. Cos prende risalto anche quel testo nella Sapienza di Salomone dove, dopo lelenco delle depravazioni descritte in antecedenza, si dice: Tendiamo insidie al giusto povero, poich inutile a noi 5, ecc.

7. [7.-8.] Non solo coloro che fanno tali cose ma anche coloro che li approvano. Tali parole si riferiscono a coloro che liberamente commettono quelle sregolatezze, non solo ma vi si comprendono anche coloro che, consentendo alle stesse malefatte, le approvano pur senza compierle. Per questo, come trattandosi di peccati effettivamente commessi, dice: Ne segue che sei inescusabile tu che giudichi, chiunque tu sia. Dicendo: Chiunque tu sia puntualizza il discorso e mostra come esso valga non soltanto per i pagani ma anche per i giudei, che in base alla legge si ergevano a giudici dei pagani.

8. [9.] Accumuli per te ira per il giorno dellira. Per ira di Dio, dovunque ne parli lApostolo, si intende la sua giustizia vendicativa; e in tal senso si menziona il giusto giudizio di Dio. qui da notarsi che di ira di Dio si trovano cenni anche nel Vecchio Testamento. Non debbono quindi condannarla, se la leggono nel Vecchio Testamento, quegli uomini che dellantica legge sono avversari. vero infatti che Dio non , come noi, soggetto a turbamenti, conforme asserisce Salomone: Ma tu, Signore delle schiere, giudichi con tutta pace 6: ma come stato gi notato, quando si parla di ira, si intende la giustizia che punisce.

9. [10.] Come testimonia la loro coscienza. Scrive queste parole in accordo con quanto dice lapostolo Giovanni: Carissimi, se il nostro cuore ci

rimprovera, Dio pi grande della nostra coscienza 7, ecc.

10. [11.] Secondo lo spirito, non secondo la lettera. Vuol dire che la legge devessere interpretata secondo lo spirito e non nellambito della lettera: cosa che si era verificata in coloro che prendevano la circoncisione in senso carnale e non spirituale.

11. [12.] La sua approvazione da Dio, non dagli uomini. Corrisponde allaltra frase: Colui che giudeo nel segreto.

12. [13.-18.] Mediante la legge nessun uomo sar giustificato davanti a lui; infatti per la legge si ha la conoscenza del peccato. Aggiunge qui le altre affermazioni simili a questa, che alcuni ritengono contrarie alla legge e proferite per denigrarla. Occorre per leggerle con molta accuratezza per togliere anche la parvenza che lApostolo biasimi la legge e affermi essere stato tolto alluomo il libero arbitrio. Distinguiamo pertanto quattro stadi in cui pu trovarsi luomo: prima della legge, sotto la legge, sotto la grazia, nella pace. Prima della legge seguiamo la concupiscenza carnale; sotto la legge siamo da lei trascinati; sotto la grazia non la seguiamo n ci facciamo trascinare; nella pace non ci sar pi alcuna concupiscenza della carne. In altre parole prima della legge non combattiamo perch non solo nutriamo cattivi desideri e pecchiamo ma anche approviamo i peccati; sotto la legge lottiamo ma siamo vinti: riconosciamo che le azioni da noi compiute sono cattive e, confessando che sono cattive, certo non vorremmo compierle, ma, non essendo ancora in noi la grazia, siamo sconfitti. In questo stadio ci si fa vedere la miseria dove siamo prostrati e da cui vorremmo sollevarci; ma siccome ogni volta ricadiamo, lafflizione

aumenta. Per questo detto che la legge arriv, in un secondo momento, perch la colpevolezza raggiungesse il culmine 8. Per questo si sottolinea nel nostro testo che attraverso la legge venuta la conoscenza del peccato. Non labolizione del peccato, poich soltanto ad opera della grazia che esso viene eliminato. Buona cosa dunque la legge, in quanto proibisce ci che devessere proibito e comanda ci che devessere comandato; ma, se uno ritiene di poterla osservare con le sue sole forze senza la grazia del Salvatore, cade nella presunzione, la quale non solo non gli giova in nessun modo ma addirittura gli nuoce. Diventando pi forte il desiderio di peccare, si vien come afferrati dal peccato e peccando si diventa anche trasgressori, poich dove non c la legge non c nemmeno la trasgressione 9. Si dunque prostrati fino a terra; ma allora che, prendendo coscienza di non potersi rialzare da solo, luomo implora laiuto di colui che lo pu liberare. Viene quindi la grazia, che rimette i peccati passati, aiuta luomo nei suoi sforzi, gli dona lamore per la giustizia e scaccia il timore. Mentre avviene questo processo, finch siamo nella vita presente rimangono, vero, i desideri della carne che lottano contro il nostro spirito cercando dindurlo a peccare; lo spirito tuttavia non consente a tali desideri in quanto radicato nella grazia e nellamore di Dio, e cos cessa di peccare. Il peccato infatti non sta nel desiderio cattivo in se stesso ma nel consenso che noi gli prestiamo. Lo confermano le parole dello stesso Apostolo: Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale s che obbediate ai suoi desideri 10. Con ci mostra chiaramente che possono essere in noi dei desideri cattivi, ai quali per se non obbediamo non permettiamo al peccato di regnare in noi. Sono desideri che traggono origine dalla mortalit della carne, che si contrae a seguito del primo peccato del primo uomo, per la quale nasciamo con la nostra carnalit. Avranno fine quando, con la resurrezione del corpo, meriteremo di raggiungere quellimmortalit che ci promessa e avremo la pace perfetta, che il quarto stadio in cui luomo si pu trovare. Tale pace sar veramente perfetta perch nessuna resistenza albergher in noi e noi non opporremo alcuna resistenza a Dio. Lo dice lApostolo: Il corpo s

morto a causa del peccato, ma lo Spirito vita per la giustizia. Se dunque abita in voi lo Spirito di colui che ha risuscitato Ges dal morti, colui che ha risuscitato Ges Cristo dai morti dar la vita anche ai vostri corpi mortali in virt del suo Spirito che abita in voi 11. Il libero arbitrio fu dunque in maniera perfetta nel primo uomo; in noi invece prima della grazia non c quel libero arbitrio per cui non si pecca ma solo quello per cui non si vorrebbe peccare. Quando giunge la grazia fa s che non solo ci proponiamo di fare il bene ma ci d anche la possibilit di compierlo: non con le nostre forze ma con laiuto del Salvatore, il quale nella resurrezione ci conceder anche la perfetta pace, che una conseguenza della buona volont. Infatti, gloria a Dio nellalto dei cieli e, in terra, pace agli uomini di buona volont 12.

13. [19.] Mediante la fede annulliamo dunque la legge? Non sia mai! Anzi confermiamo la legge, cio la rafforziamo. Ma come si sarebbe potuta rafforzare la legge se non mediante la giustizia? Certo quella giustizia che si ottiene per la fede. Infatti tutte le norme che non si riusciva a praticare mediante la legge vengono praticate mediante la fede.

14. [20.] Se infatti Abramo fu giustificato per le opere, ne ha certo gloria, ma non dinanzi a Dio. Si riferisce ad Abramo quando era senza la legge: se si fosse ripromesso la gloria dalle opere legali come uno che pratichi la legge con le sue sole forze, siccome una tal legge non era stata ancora data, quella gloria sarebbe stata di Dio, non sua. Non fu giustificato infatti per suo merito, come uno che avesse posto delle opere, ma attraverso la fede per la grazia di Dio.

15. [21.] A uno che compie unopera la ricompensa non viene computata come una grazia ma come un debito. Lo dice guardando a come gli uomini diano il compenso ad altri uomini. Quanto a Dio, infatti, siccome ha elargito i suoi doni a dei peccatori, sua grazia se mediante la fede ha dato loro di poter vivere da giusti, cio di ben operare. Se dunque operiamo il bene dopo che abbiamo ricevuto la grazia, non lo possiamo attribuire a noi ma a colui che con la grazia ci ha giustificati. Che se egli avesse voluto darci la ricompensa che ci era dovuta, avrebbe dovuto infliggere la pena che si deve ai peccatori.

16. [22.] Egli giustifica lempio. Vuol dire che, quando di un empio fa un timorato di Dio, lo fa perch rimanga per sempre nella fedelt e giustizia, essendo stato reso giusto perch sia sempre giusto e non perch si metta in testa che gli lecito peccare.

17. [23.] La legge produce lira, cio attira la punizione. detto per luomo che si trova nello stadio che chiamavamo sotto la legge.

18. [24.] Davanti a Dio, nel quale credette. Significa che la fede risiede nelluomo interiore, l dove Dio penetra con lo sguardo, e non pu farsene mostra dinanzi agli uomini, com invece della circoncisione corporale.

19. [25.] Se parlando di Abramo scrive che egli diede gloria a Dio, laffermazione contro coloro che in base alle opere della legge cercavano la loro gloria dinanzi agli uomini.

20. [26.] N questo soltanto, ma ci gloriamo delle tribolazioni, ecc. Procedendo per gradi porta il discorso fino allamore di Dio. Dice che tale carit noi labbiamo per un dono dello Spirito e dimostra che tutti quei beni che noi potremmo attribuire a noi stessi li dobbiamo invece attribuire a Dio, che attraverso lo Spirito Santo si degnato elargire la grazia.

21. [27.-28.] Fino alla legge ci fu il peccato nel mondo. Sottintendi: [Ci fu] finch non venne la grazia. Lo si dice contro coloro che ritengono che per togliere i peccati era sufficiente la legge, mentre lApostolo afferma che la legge non tolse ma mise in evidenza i peccati. Ecco le sue parole: Quando non cera la legge il peccato non veniva imputato. Non dice che non cera ma che non veniva imputato. Quando poi fu data la legge, esso non venne eliminato ma cominci ad essere imputato, cio a manifestarsi. Laffermazione poi fino alla legge non crediamo significhi che quando si giunse alla legge non ci fu pi il peccato. Intendi piuttosto le parole fino alla legge comprendendo in esse lintero periodo della legge, finch essa non giunse al suo fine, che Cristo.

22. [29. 1.] Eppure regn la morte da Adamo fino a Mos anche in coloro che non peccarono con una prevaricazione simile a Adamo. La frase pu strutturarsi in due modi: primo, con una prevaricazione simile a Adamo regn la morte, in quanto anche coloro che non commisero peccati dovettero morire a seguito della mortalit originaria derivante da Adamo. Altrimenti lo si dovr necessariamente leggere cos: La morte regn anche in coloro che non peccarono rassomigliandosi ad Adamo nella trasgressione, ma peccarono prima della legge. Da cui seguirebbe che peccarono rassomigliandosi ad Adamo nella trasgressione coloro che

ricevettero la legge perch anche Adamo pecc contravvenendo a una legge, o precetto, che aveva ricevuto. Ovviamente poi laggiunta fino a Mos da prendersi come designazione di tutto il tempo in cui fu in vigore la legge. E, quanto ad Adamo, se chiamato figura di colui che doveva venire, per motivi di contrasto: come per lui venne la morte, cos per il nostro Signore venne la vita.

23. [29. 2.] Ma non come il delitto cos anche il condono. Il condono superiore sotto due aspetti: primo, perch la grazia molto pi abbondante in quanto, se per la morte ereditata da Adamo la morte stessa ha regnato per un certo tempo, per la grazia si vive in eterno. Secondo: se nella condanna di un unico delitto la morte incolse molti per la colpa di Adamo, per i meriti del nostro Signor Ges Cristo viene data la grazia con cui i molti delitti vengono condonati e si consegue la vita eterna. Paolo stesso espone questa seconda differenza dicendo: E non come per quellunico che commise il peccato cos il dono. La condanna infatti parte da uno e conduce alla condanna; la grazia al contrario da molti delitti conduce alla giustificazione. L dove si dice: Da uno occorre quindi sottintendere " delitto "; continua infatti: La grazia al contrario da molti delitti. Questa pertanto la differenza: in Adamo fu condannato un solo delitto, nel Signore invece sono stati da lui perdonati molti delitti. Quel che segue conserva questa duplice differenza e lo si dovrebbe interpretare cos: Se infatti per il delitto di un solo uomo ha regnato la morte a causa di quel solo, con molto maggior ragione coloro che ricevono labbondanza della grazia e della giustizia regneranno nella vita per lopera di quel solo che Ges Cristo. Pertanto le parole: Con molto maggior ragione regneranno si riferiscono alla vita eterna, mentre le altre: Ricevono labbondanza della grazia vanno riferite alla remissione dei molti delitti. Spiegate queste distinzioni, torna al punto di partenza, cio l dove aveva interrotto lordine delle idee e aveva detto: Infatti come per un solo uomo il peccato

entr nel mondo e a causa del peccato la morte 13. Tornando dunque a quellaffermazione dice ora: Pertanto, come per il delitto di uno solo si giunse alla condanna per tutti gli uomini, cos per la giustificazione operata da uno solo tutti gli uomini passano alla giustizia a alla vita. Ancora: Come per la disobbedienza di uno solo molti sono diventati rei di peccato, cos per lobbedienza di uno solo molti diventeranno giusti. Questa limmagine dellAdamo che sarebbe venuto pi tardi. Di tale immagine aveva cominciato a parlare sopra ma poi aveva abbandonato il filo del discorso per inserirvi alcune note di differenziazione; ma ora tornando a quanto detto prima conclude: In effetti, come per il delitto di uno solo in tutti gli uomini, ecc.

24. [30.] La legge subentr perch il delitto raggiungesse il colmo. Ci dicendo, lascia capire in modo abbastanza chiaro che i giudei non conobbero con quale funzione fosse stata data la legge. Non fu data infatti perch gli uomini ottenessero la vita - ci che vivifica la grazia mediante la fede! -, ma fu data per mostrare quanto grandi e quanto stretti fossero i lacci del peccato che avvolgevano gli uomini che presumevano di conseguire la giustizia con le loro sole forze. In realt il peccato raggiunse il colmo sotto questi aspetti: primo perch a causa del divieto la concupiscenza divenne pi ardente e, secondo, perch peccando luomo contro una legge, venne ad aggiungersi in lui la colpevolezza della trasgressione. Capir bene la cosa chi si ferma a riflettere sul secondo di quei quattro stadi.

25. [31.] Che diremo dunque? Rimarremo nel peccato perch la grazia abbondi? Non sia mai! Se infatti siamo morti al peccato, com possibile che viviamo in esso? Cos dicendo mostra che i peccati passati sono stati perdonati e che proprio in questa remissione dei peccati consistita la

sovrabbondanza della grazia. Se pertanto qualcuno pensasse a un aumento di peccati per sperimentare cos laumento della grazia mostrerebbe di non comprendere come un tale comportamento rende inefficace la grazia poich lefficacia della grazia sta proprio nel farci morire al peccato.

26. [32.-34.] Noi sappiamo che il nostro uomo vecchio stato crocifisso insieme perch sia annientato il corpo del peccato. Si riferisce a quanto detto da Mos: Maledetto ogni uomo che sar sospeso sul legno 14. Nella morte in croce del Signore si raffigura la crocifissione delluomo vecchio, come nella sua resurrezione la nascita delluomo nuovo. chiaro che noi conduciamo la vita delluomo vecchio, che fu maledetto, in quanto ci adeguiamo a colui dal quale [ci fu trasmesso] il peccato; nessuno potr mettere in dubbio che tali parole furono dette anche del Signore, in quanto si caric dei nostri peccati 15 e Dio lo ritenne peccato in vece nostra 16, mentre egli diventando peccato portava la condanna del nostro peccato 17. Che significa poi " annientare il corpo del peccato "? Lo spiega lui stesso dicendo: Affinch non siamo pi servi del peccato, e anche con le parole: Se siamo morti con Cristo, cio: Se siamo stati crocifissi con Cristo. In un altro testo poi si esprime cos: Coloro che sono di Cristo Ges hanno crocifisso la carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze 18. Non si tratta dunque di una maledizione che Mos scaglia contro il Signore ma di una profezia che rivela il significato della sua crocifissione.

27. [35.] In voi il peccato non eserciter il suo dominio, poich non siete sotto la legge ma sotto la grazia. Ci si trova evidentemente nel terzo degli stadi sopra ricordati, quando luomo con la mente serve la legge di Dio, pur essendo con la carne asservito alla legge del peccato 19. In quello stadio infatti luomo non asseconda i desideri del peccato, anche se le concupiscenze stanno ancora l a sollecitarlo e a provocarne il consenso:

cosa che succede finch il corpo non sia entrato anchesso nella vita e la morte inghiottita nella vittoria 20. Siccome dunque non consentiamo ai cattivi desideri, noi ci troviamo nella grazia e nel nostro corpo mortale non regna il peccato 21: per cui, a cominciare da quelle parole: Noi che siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? 22, si descrive luomo in regime di grazia. Viceversa colui nel quale il peccato spadroneggia sebbene gli si voglia resistere un uomo che si trova sotto la legge, non ancora in regime di grazia.

28. [36.] Ora una annotazione sulle parole: La donna maritata, finch vive il marito, soggetta alla legge; se invece suo marito muore sciolta dalla legge che la univa al marito, ecc. Il paragone differisce dalla realt per illustrare la quale stato composto, in quanto nella figura chi muore il marito, per cui la donna, ormai libera dal vincolo che la legava a lui, pu sposarsi con chi vuole, mentre la realt illustrata dal paragone diversa. L Paolo suppone, su per gi, che la donna sposata sia lanima e suo marito le passioni peccaminose che operano nelle membra producendo frutti di morte, sicch la prole che ne nasce adeguata al connubio donde nasce. Inoltre la legge venne data non per togliere il peccato o liberare dal peccato ma per rendere palese il peccato prima che giungesse la grazia: con la conseguenza che gli uomini sottoposti alla legge, furono presi da unaccresciuta voglia di peccare e, in pi, divennero anche rei di trasgressione. Nella realt dei fatti dunque ci sono tre componenti: lanima, raffigurata dalla donna; le passioni peccaminose, raffigurate dalluomo; la legge, raffigurata dal vincolo tra uomo e donna. LApostolo tuttavia non dice che lanima viene liberata dai peccati, che sarebbero morti, come la donna quando muore il marito, ma dice che lanima muore al peccato e viene liberata dalla legge per appartenere a un altro uomo, che poi Cristo, quando muore al peccato, anche se il peccato in s rimane, per cos dire, ancora in vita. Questo si verifica in noi quando, pur

rimanendo in noi le passioni e gli stimoli a peccare, noi non cediamo ad essi n vi consentiamo con la mente, con la quale vogliamo restare al servizio di Dio, poich al peccato siamo morti. Il peccato in s morir in noi quando, nella resurrezione, avverr la trasfigurazione del nostro corpo, di cui un po pi avanti dir: Egli dar la vita anche ai vostri corpi mortali in grazia dello Spirito che dimora in voi 23.

29. [37. 1.] Prendendo occasione dal precetto, il peccato ha operato in me tutta la concupiscenza. quindi da supporsi che la concupiscenza non era totale prima che venisse la proibizione a farla crescere. Con la proibizione infatti, mancando la grazia di colui che libera, la concupiscenza si accresce, sicch fin quando manca la proibizione la concupiscenza non completa. Quando invece arriva la proibizione ma, come si diceva, assente la grazia, la concupiscenza aumenta fino a diventare, nel suo genere, totale. Diventa cio cos assoluta [nelle sue esigenze] da far agire contro la stessa legge accrescendo con la trasgressione la gravit della colpa.

30. [37. 2.] Senza la legge il peccato morto. Dice: morto non perch non c ma perch nascosto. Lo chiarisce in seguito quando dice: Ma il peccato, per manifestarsi peccato, mediante una cosa buona mi ha causato la morte. La legge infatti una cosa buona, ma senza la grazia pu solo evidenziare i peccati, non toglierli.

31. [38.] Le parole: Ma io un tempo vivevo senza la legge son da prendersi nel senso di " credevo di vivere ", in quanto prima che venisse il comandamento il peccato era nascosto. E cos le altre: Quando invece

sopraggiunse il comandamento, il peccato riacquist la vita e io divenni morto. Occorre intenderle nel senso che allora il peccato cominci a diventare una realt palese e io mi accorsi di essere morto.

32. [39.] Il peccato infatti, prendendo occasione, mediante il precetto stesso mi ingann e uccise. Lo dice in quanto il frutto di un desiderio proibito pi dolce: e per lo stesso motivo i peccati occulti sono anchessi pi dolci, sia pure di una dolcezza che conduce alla morte. Si comprende cos quanto scritto nel libro di Salomone l dove, volendosi raffigurare la falsa dottrina, si presenta una donna che, seduta, invita gli inesperti a recarsi da lei dicendo: Mangiate con gusto i pani nascosti e bevete furtivamente la dolce acqua 24. Questa dolcezza loccasione di peccare scoperta mediante il precetto: quando la si desidera non fa che ingannare e si cambia in pi forte amarezza.

33. [40.] Che dunque? Una cosa buona diventata morte per me? Assolutamente no; ma il peccato, per apparire peccato, mediante una cosa buona mi ha causato la morte. Con queste parole chiarisce allevidenza quanto aveva detto sopra, e cio: Senza la legge il peccato morto 25. Diceva " morto " nel senso di " nascosto ": infatti adesso afferma non che quella cosa buona, che la legge, diventata per lui morte ma che il peccato mediante quella cosa buona cio la legge gli ha causato la morte: e cos quel peccato che senza la legge rimaneva nascosto diventato palese. Luomo infatti saccorge di essere morto quando non riesce ad adempiere quel comando che riconosce essere giusto; inoltre aggiungendo la malizia della trasgressione, pecca pi gravemente che se la proibizione non esistesse. quanto afferma subito dopo: Affinch il peccare, o il peccato, a causa del comando oltrepassasse ogni limite, mentre prima del comando esso era meno grave poich " dove non c la legge non c nemmeno

trasgressione ".

34. [41.] Sappiamo che la legge spirituale, mentre io sono un uomo carnale. Mostra con ci che la legge non pu essere osservata se non dagli spirituali, cio da coloro che son resi tali dalla grazia di Dio 26. Pertanto luomo diventato consimile alla stessa legge, facilmente ne osserva i precetti, e non sotto la legge ma socio della legge: quindi cos progredito che non lo accalappiano i beni temporali n lo spaventano i mali temporali.

35. [42.] Sono venduto e assoggettato al peccato. Intendi: ogni peccatore vende al diavolo la propria anima ricevendone come compenso, per cos dire, la dolcezza del piacere temporale. per questo motivo, cio perch noi eravamo schiavi venduti nel modo sopra accennato, che il nostro Signore detto anche redentore.

36. [43.] La frase: Io non comprendo ci che faccio a chi non sa penetrarla sino in fondo pu sembrare contraria alle altre parole: Il peccato, per apparire peccato, mediante una cosa buona mi ha causato la morte. Come pu infatti apparire se non lo si conosce? Ma non comprendo in questo passo da prendersi nel senso di " non approvo ". come quando delle tenebre si dice che non si vedono ma ci si accorge di loro confrontandole con la luce: dove " accorgersi delle tenebre " equivale a " non vederle ". Ugualmente del peccato: mancando la luce della giustizia che lo illumini, lo si avverte perch esula dallintelletto, come si diceva delle tenebre che le si avverte perch non le si pu vedere. Vi allude il salmo che dice: Le colpe chi potr comprenderle? 27

37. [44.] In effetti io non compio quello che voglio ma quello che odio. Pertanto, se faccio quello che non voglio, riconosco alla legge che essa buona. Si difende certo, e a sufficienza, la legge da ogni accusa, ma bisogna stare attenti nel valutare queste parole e non pensare che con esse si tolga alla volont il libero arbitrio, poich non davvero cos. Vi si descrive infatti luomo sotto il regime della legge ma ancora privo della grazia: egli, per quanto si sforzi di vivere nella giustizia con le sue sole forze, mancando laiuto della grazia liberatrice di Dio viene sopraffatto dal peccato. In virt del libero arbitrio tuttavia luomo ha la facolt di credere nel Liberatore e riceverne la grazia, per cui, liberato e animato da colui che gli elargisce tale grazia, la tronca col peccato e cos non pi sotto la legge. Pur essendo con la legge, o nella legge, riesce ad osservarla animato dalla carit di Dio, mentre non ci riusciva prima sospinto dal timore.

38. [45.-46.] Vedo nelle mie membra unaltra legge che si ribella alla legge delle mie membra e mi rende schiavo della legge del peccato che nelle mie membra. Chiama legge del peccato quella legge che stringe ogni uomo avviluppato da abitudini carnali. Di questa legge afferma che essa combatte contro la legge della sua mente e lo rende schiavo della legge del peccato: vi si descrive quindi luomo che non ancora sotto la grazia 28. Non ci sarebbe infatti condanna se la consuetudine di vita carnale causasse ribellione, s, ma non ci rendesse schiavi, poich la condanna sta proprio nel fatto che noi obbediamo ai cattivi desideri della carne e ne diventiamo schiavi. Se al contrario di tali desideri esperimentassimo solo lesistenza e la pressione ma non obbedissimo, non saremmo certo loro schiavi ma saremmo sotto il dominio della grazia. Di questa grazia lApostolo parler pi tardi, dopo cio aver elevato un grido di angoscia e aver invocato laiuto del Liberatore, ottenendo il dono della carit, per poter compiere,

sorretto dalla grazia, quanto non aveva potuto col timore incusso dalla legge. Ecco le sue parole: Uomo infelice che io sono!, chi mi liberer da questo corpo mortale? E aggiunge: La grazia di Dio per i meriti di Ges Cristo nostro Signore. A questo punto comincia a descrivere luomo in regime di grazia: che terzo dei quattro stadi sopra elencati 29. Ad esso dice relazione quanto aggiunge subito dopo: Io pertanto con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. Il motivo che, sebbene rimangano i desideri della carne, luomo entrato in regime di grazia non acconsente ad essi e non ne diviene schiavo commettendo peccati. Egli, per quanto la sua carne sia asservita alla legge del peccato, con la mente serve la legge di Dio. Per " legge del peccato " intende la condizione mortale derivante dalla trasgressione di Adamo a seguito della quale siamo diventati mortali. infatti di questa infermit della carne che la concupiscenza approfitta per lusingarci, e in riferimento ad essa dice lApostolo in un altro passo: Siamo stati anche noi un tempo per natura figli dellira come tutti gli altri 30.

39. [47.] Nessuna condanna pertanto esiste pi ora per quelli che sono in Cristo Ges. Fa capire con sufficiente chiarezza che per luomo non c pi condanna, anche se rimangono i desideri della carne, quando ad essi non si obbedisce commettendo il peccato. Il contrario capita a coloro che si trovano sotto la legge e non hanno conseguito la grazia: costoro, soggetti appunto alla legge, non solo esperimentano le ribellioni della concupiscenza ma per il fatto che le obbediscono ne divengono schiavi. La qual cosa ovviamente non capita a coloro che con la volont servono la legge di Dio.

40. [48.] Quello che era impossibile alla legge, perch resa debole a motivo della carne, Dio mand il suo Figlio con una carne simile alla

carne peccatrice e in carne di peccato condann il peccato, affinch la giustizia delle legge si adempisse in noi che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo spirito. Mostra nella maniera pi esplicita quale sia stato il motivo per cui i precetti della legge, sebbene dovessero essere osservati, di fatto non si osservavano. Dipendeva dal fatto che gli uomini ai quali era stata data la legge, prima della grazia erano irretiti dai beni carnali e da essi volevano conseguire la felicit, non temendo altra sventura se non quella che li avesse colpiti in quei beni. Se in tali beni fossero stati in qualche modo messi alla prova, essi con facilit calpestavano i precetti della legge. In tale maniera la legge veniva svigorita poich quello che essa comandava non era osservato; e questo non per colpa di lei ma della carne, cio degli uomini che, bramosi dei beni carnali, non amavano la giustizia della legge ma le preferivano i vantaggi temporali. Si dice pertanto che il nostro Salvatore, il Signore Ges Cristo, assumendo la carne mortale, venne con una carne simile a quella che aveva peccato e alla quale era dovuta la morte. vero certamente che la morte del Signore fu una degnazione, non un debito; eppure, nonostante ci, lApostolo chiama peccato lassunzione delle carne mortale, per quanto non peccatrice, perch quando un immortale subisce la morte commette, per cos dire, un peccato: Ma con peccato condann il peccato nella carne. La morte del Signore in effetti escluse il timore della morte, con la conseguenza che non si bramassero pi con avidit i beni temporali e non spaventassero pi i mali temporali. Tutto questo invece comportava la prudenza carnale, che quindi era incapace di far adempiere i precetti della legge. Da quando per tale prudenza stata distrutta e spazzata via in virt di quelluomo, che era il Signore, ecco che si in grado di compiere la giustizia della legge, poich non si cammina pi secondo la carne ma secondo lo spirito. Sono pertanto verissime le parole: Non sono venuto ad abolire la legge ma a darle compimento 31, e: Pienezza della legge lamore 32, quellamore che posseggono quanti camminano secondo lo spirito. Esso infatti rientra nellambito della grazia dello Spirito Santo. Viceversa finch non ci fu lamore per la giustizia ma

il timore, non fu possibile mettere in pratica la legge.

41. [49.] La prudenza della carne nemica di Dio: non si assoggetta alla legge di Dio e nemmeno lo potrebbe. Chiarisce in che senso abbia detto: Nemica, perch nessuno pensi trattarsi di una qualche natura derivante da un principio avverso, e non creata da Dio, e per questo muoverebbe guerra a Dio. Nemico di Dio quindi detto chiunque non si sottomette alla sua legge spinto dalla prudenza della carne, per la quale desidera smodatamente i beni temporali e teme i mali temporali. In effetti, a voler definire la prudenza, essa si esplica nel desiderare il bene e schivare il male. A ragione dunque lApostolo chiama prudenza della carne quella per la quale si desiderano come supremi i beni che non sopravvivono insieme con luomo e si teme di perdere quei beni che presto o tardi si dovranno abbandonare. Ora una prudenza di questo tipo non pu essere sottomessa alla legge di Dio; anzi, per obbedire alla legge occorre che tale prudenza scompaia e le succeda la prudenza dello spirito, che non fa riporre la speranza in beni temporali n fa temere i mali. La nostra anima infatti, pur essendo sempre identica nella natura, pu avere e la prudenza della carne, quando va dietro ai beni inferiori, e la prudenza dello spirito, quando sceglie i beni superiori. come lacqua: per natura sempre la stessa, ma col freddo gela, col caldo si liquef. Quando dunque si dice che la prudenza della carne non si assoggetta alla legge di Dio, e nemmeno lo potrebbe, come se si dicesse - e ci vero - che la neve non pu diventare calda. La cosa infatti impossibile, poich se alla neve si avvicina il calore si scioglie e diviene acqua calda, che nessuno potr ancora chiamare neve.

42. [50.] Il corpo , s, morto per il peccato, ma lo spirito vita in ordine alla giustizia. Chiama morto il corpo perch mortale. Dalla mortalit del

corpo infatti nasce come un bisogno delle cose terrene che stimola lanima e suscita in essa desideri ai quali per luomo che con la mente sottomesso alla legge di Dio non obbedisce e quindi non pecca.

43. [51.] Se abita in voi lo Spirito di colui che ha risuscitato Ges Cristo dai morti, colui che ha risuscitato Ges Cristo dai morti dar vita anche ai vostri corpi mortali mediante il suo Spirito che abita in voi. Presenta il quarto di quei quattro stadi che abbiamo enumerato antecedentemente 33. questo uno stadio che non si trova nella vita presente, rientra per nella speranza per la quale aspettiamo la redenzione del nostro corpo, quando ci che in noi corruttibile si rivestir di incorruttibilit e ci che mortale di immortalit 34. L ci sar pace perfetta, in quanto lanima non dovr pi subire alcune molestia dal corpo ormai vivificato e cambiato in sostanza celeste.

44. [52.] Non avete infatti ricevuto uno spirito da schiavi che genera timore ma avete ricevuto lo spirito di figli adottivi per il quale gridiamo: Abb! Padre. Vengono con la massima chiarezza distinti i periodi dei due Testamenti: il primo nellambito del timore, il nuovo nella carit. Ci si domanda cosa sia lo spirito della schiavit. Ora, se vero che lo spirito delladozione a figli lo Spirito Santo, ne consegue che lo spirito della schiavit nel timore quello spirito che ha potere di morte. Da questo timore infatti erano ridotti in schiavit per tutta la vita coloro che vivevano sotto la legge, non sotto la grazia. N c da stupirsi se dalla provvidenza divina ricevettero un tale spirito coloro che andavano dietro a beni temporali, e questo non perch appartengono a lui la legge e il comandamento. Infatti la legge santa, e il comandamento santo, giusto e buono 35, ma non certamente buono lo spirito della schiavit. Questo spirito certamente non buono ricevono coloro che non sono in grado di

adempiere i precetti della legge data: essi sono asserviti ai desideri carnali poich la grazia del Salvatore non li ha ancora elevati alla condizione di figli adottivi. In effetti di per s lo spirito di servit non esercita il potere su nessun uomo che non gli sia consegnato, secondo la disposizione della provvidenza divina, da quella giustizia di Dio che d a ciascuno quel che gli spetta. Un tale potere aveva ricevuto lApostolo: dice infatti di certuni che li ha consegnati a satana perch imparino a non bestemmiare 36; e ancora, di unaltra persona: Ho gi decretato di consegnare a satana questo tale per la rovina della carne e cos lanima si salvi 37. Sono pertanto coloro che non si trovano in regime di grazia ma, stando sotto la legge, sono vinti dal peccato e obbediscono ai desideri della carne e per la trasgressione accrescono la gravit dei loro misfatti. Di costoro si dice che hanno ricevuto lo spirito della schiavit, cio lo spirito di colui che ha il potere di morte. Se infatti per spirito di schiavit intendiamo lo stesso spirito delluomo, si rischierebbe di intenderci anche lo spirito di adozione, e cio [lo stesso spirito dell'uomo] cambiato in meglio. Ma siccome per spirito di adozione intendiamo lo Spirito Santo, come attestano chiaramente le parole dellApostolo: Lo stesso Spirito rende testimonianza al nostro spirito, non resta che intendere, per spirito di schiavit, quello spirito cui sono asserviti i peccatori. Da tutto ci consegue che, come lo Spirito Santo libera dal timore della morte, cos lo spirito della schiavit, che ha potere di morte, opprime i colpevoli con la paura della morte. In tale condizione luomo si volge al Salvatore per impetrarne laiuto, e ci anche a dispetto del diavolo, che desidererebbe tenerlo sempre in suo potere.

45. [53.] Infatti la creazione nella sua attesa attende la rivelazione dei figli di Dio. Essa stata sottomessa alla caducit non per sua iniziativa, ecc. fino alle parole: Anche noi gemiamo in noi stessi nellattesa delladozione, della redenzione del nostro corpo. Queste parole occorre

interpretarle in modo che non ci costringano a pensare che negli alberi, nelle erbe, nelle pietre e simili creature ci sia della sensibilit per cui provano dolore e gemono: lerrore dei manichei! Parimenti non dobbiamo immaginare che siano soggetti alla caducit gli angeli santi n ritenere che verr il giorno in cui saranno liberati da questo asservimento alla morte: poich essi sono certamente immortali. Quell" ogni creatura " dobbiamo quindi vederlo circoscritto, senza falsificare il testo, al solo uomo. Non ci pu infatti essere natura creata che non sia o spirituale, come quella sublime che spicca negli angeli, o animale, che si manifesta nella vita anche delle bestie, o corporea, come quella degli esseri che si vedono e si toccano. Ora questa natura creata tutta intera nel solo uomo, poich esso risulta di spirito, di anima e di corpo. Pertanto, se detto che la creatura attende la rivelazione dei figli di Dio lo si dice delluomo che ora fra gli stenti e soggiace alla corruzione ma aspetta quella manifestazione di cui dice lApostolo: Voi siete morti e la vostra vita nascosta con Cristo in Dio. Quando apparir Cristo, vostra vita, allora apparirete anche voi con lui nella gloria 38. E Giovanni: Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma quello che saremo non ancora apparso; sappiamo per che, quando egli si manifester, noi saremo simili a lui, poich lo vedremo cos comegli 39. Questa la rivelazione dei figli di Dio che la creazione attende: lattendono cio le creature tutte, che attualmente nelluomo sono soggette alla caducit, essendo impiegate per finalit temporali, che passano come ombra. Per questo anche nel salmo si dice: Luomo diventato simile alla vanit, e i suoi giorni passano come ombra 40. Della vanit parla anche Salomone dicendo: Vanit delle vanit, e tutto vanit. Quale ricavato ha luomo da ogni suo lavoro per cui saffatica sotto il sole? 41 E ancora Davide: Perch amate la vanit e andate a caccia di menzogne? 42 A questa vanit dice Paolo che la creatura soggetta non perch lei stessa labbia voluto: si tratta infatti dun assoggettamento penale. Se vero infatti che luomo pecc di sua iniziativa, non per sua iniziativa egli fu condannato. La condanna fu inflitta alla nostra natura [da un altro], che laccompagn con la speranza della redenzione. Perci

soggiunge: A motivo di colui che ve lassoggett, con la speranza che la stessa creazione sar liberata dalla schiavit della morte per la libert della gloria dei figli di Dio. Si tratta di tutto ci che soltanto creatura e per il periodo in cui non fu associata al numero dei figli di Dio; tuttavia lApostolo, guardandola alla luce di coloro che avrebbero creduto, vedeva realizzata laffermazione che la creazione sar liberata dalla schiavit della morte. Non sarebbe cio stata ulteriormente asservita alla morte, di cui sono schiavi tutti i peccatori da quando alluomo peccatore fu detto: Certamente morirai 43. Orbene essa sar liberata per la libert della gloria dei figli di Dio: mediante la fede, cio, giungere alla gloria dei figli di Dio. Finch rimase priva della fede non poteva chiamarsi se non " creatura " e si riferivano a lei le parole poste subito dopo: Sappiamo che la creatura geme ed nelle doglie fino al presente. Solo pi tardi infatti sarebbero passati alla fede coloro che prima anche con lo spirito erano soggetti ad errori molesti. Ma perch nessuno credesse che tali parole riguardassero soltanto le ambasce degli increduli, aggiunge delle constatazioni riguardanti coloro che avevano creduto: i quali sebbene con lo spirito, cio con la mente, siano al servizio della legge di Dio, tuttavia con la carne sono ancora asserviti alla legge del peccato 44, per cui dobbiamo sopportare le molestie e gli importuni richiami della nostra mortalit. per questo che lApostolo soggiunge: E non soltanto ma anche noi, che pur possediamo le primizie dello Spirito, anche noi gemiamo in noi stessi. Dice dunque che non soltanto quella che chiamiamo creatura nel gemito e nel dolore in quegli uomini che ancora non credono e non rientrano quindi nel numero dei figli di Dio, ma ci siamo anche noi che crediamo e possediamo le primizie dello Spirito. Sebbene con lo spirito siamo gi uniti a Dio mediante la fede e per questo motivo il nostro nome non pi quello di " creatura " ma di " figli di Dio ", tuttavia anche noi gemiamo in noi stessi nellattesa delladozione, cio della redenzione del nostro corpo. In realt ladozione gi avvenuta nellambito dello spirito, non del corpo. Il nostro corpo non stato ancora trasformato in quella configurazione celeste, come gi stato trasformato lo spirito, che,

mediante la riconciliazione operata dalla fede, passato dagli errori a Dio. Ne segue che anche il credente ancora in attesa di quella epifania che si otterr con la resurrezione del corpo. Allora si raggiunger il quarto di quei ben noti stadi. E l regner la pace completa e perfetta insieme con leterna quiete: in nessun modo la corruttibilit ci opporr resistenze, n ci saranno fastidi a tenerci in angustia 45.

46. [54.] Allo stesso modo ancora lo Spirito che viene in soccorso alla nostra limitatezza, in quanto noi non sappiamo cosa si debba chiedere ordinatamente nella preghiera. Ovviamente parla dello Spirito Santo, come appare chiaramente dalle parole successive: Egli intercede per i santi secondo Dio. In realt noi non sappiamo cosa si debba chiedere ordinatamente nella preghiera per due motivi: primo, perch non ci si palesato ancora il bene futuro che speriamo e verso il quale siamo protesi, e poi perch nella stessa vita presente molte cose ci possono sembrare vantaggiose, mentre in effetti sono ostacoli, e molte che riteniamo ostacoli sono in realt vantaggiose. Capita, ad esempio, una sofferenza: di quelle che Dio manda ai suoi servi per metterli alla prova o farli emendare. A chi poco addentro la cosa molte volte sembra inutile; ma se si pone mente alle parole: Dacci laiuto attraverso la tribolazione poich vana la salvezza che viene dalluomo 46, se ne conclude che il pi delle volte nella tribolazione che Dio ci aiuta e che non vale la pena desiderare smodatamente la salute. Questa infatti a volte diventa un ostacolo per lanima, come quando la impastoia con lattrattiva e lamore alla vita presente. Al riguardo dice ancora: Ho scoperto la tribolazione e il dolore e ho invocato il nome del Signore 47. Dicendo: Ho scoperto sottintende " utile". Non ci si rallegra infatti giustamente daver trovato una cosa se non la si fosse cercata. Noi dunque non sappiamo cosa si debba chiedere convenientemente nella preghiera, mentre Dio sa quel che ci giova per la vita presente e ci che ci dar al termine della vita. Qui allora interviene lo

Spirito stesso intercedendo per noi con gemiti inesprimibili. Dice che lo Spirito geme in quanto fa gemere noi, suscitando in noi mediante la carit il desiderio della vita futura. come nella frase: Il Signore vostro Dio vi tenta perch vuol sapere se lo amiate 48, dove quel " Perch vuol sapere " significa " perch vuol farvi sapere ". A Dio infatti nulla nascosto.

47. [55.] Quelli che ha chiamati li ha anche giustificati. Laffermazione pu sconcertare e farci chiedere se per davvero tutti i chiamati siano anche giustificati. Tanto pi che altrove leggiamo: Molti i chiamati ma pochi gli eletti 49. Siccome per anche gli eletti sono dei chiamati, evidente che non ci sono giustificati che non siano anche chiamati, sebbene non vi rientrino tutti i chiamati ma solo quelli che sono stati chiamati secondo la predisposizione, come diceva sopra, intendendo per predisposizione il piano di Dio e non il progetto delluomo. Lo stesso Apostolo infatti spiega cosa significhi la frase secondo la predisposizione quando dice: Poich coloro che ha conosciuto in antecedenza li ha anche predestinati ad essere conformi allimmagine del Figlio suo. Ne segue che non tutti i chiamati sono stati chiamati secondo la predisposizione che rientra nella prescienza e predestinazione di Dio. Egli non predestin nessuno del quale nella sua prescienza non conobbe che avrebbe creduto e seguito la sua chiamata, cio di quelli che egli stesso chiama gli eletti. vero infatti che molti, pur essendo stati chiamati, non vengono; ma non c nessuno che possa venire se non stato chiamato.

48. [56.] Perch egli sia il primogenito tra molti fratelli. Insegna con sufficiente chiarezza la necessit di ben comprendere come il nostro Signore in un senso unigenito, in un altro primogenito. Quando lo si dice unigenito, si vuol dire che non ha fratelli: il Figlio naturale di Dio, il Verbo esistente in principio, ad opera del quale sono state create tutte le

cose 50. Lo si dice al contrario primogenito per aver associato a s dei fratelli. Ci avvenuto per lassunzione dellumanit e leconomia dellincarnazione, a seguito della quale si degnato chiamare alla dignit di figli adottivi anche noi che per natura non eravamo figli. Quando infatti si dice che primo, si intende che non solo ma ha dei fratelli che lo seguiranno l dove lui li ha preceduti. Cos in un altro passo [lApostolo] afferma che Cristo il primogenito dai morti per occupare il primo posto 51. Se in effetti prima di lui non ci fu per alcuno la resurrezione di morti che non dovessero pi morire, dopo di lui c stata la resurrezione di una moltitudine di santi, che egli non esita chiamare fratelli per la comune partecipazione alla stessa natura umana.

49. [57.] Chi ci separer dallamore di Cristo? Forse la tribolazione o langoscia o la persecuzione?, ecc. una conseguenza di quanto detto sopra: Purch soffriamo con lui per essere con lui glorificati. Io infatti ritengo che le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili con la gloria futura che si riveler in noi 52. A questa esortazione in effetti finalizzata tutta la presente sezione: mira cio a impedire che i lettori si lascino abbattere dalle persecuzioni, cosa che accadrebbe se vivessero secondo quella prudenza della carne che porta a ricercare i beni temporali e a temere i mali temporali.

50. [58.] Dicendo: Io sono certo (non dice soltanto: " Io sarei dellavviso ") mostra che egli ritiene con tutta sicurezza che n alcun genere di morte n la vita temporale promessa [da uomini] n altre cose elencate in seguito possono separare il credente dallamore di Dio. Nessuno infatti lo separa: n chi minaccia la morte, perch chi crede in Cristo anche se muore vivr; n chi promette la vita, poich Cristo d la vita eterna e, in confronto con la vita eterna, ogni promessa di vita temporale non merita alcuna

considerazione. Non separa langelo, del quale Paolo dice: Anche se scendesse dal cielo un angelo e vi annunziasse cose diverse da quelle che avete ricevute, sia anatema 53. N separa il principato, certo quello avverso, poich egli personalmente si spogliato di tali principati e potenze e ha trionfato su di loro 54. E non ci separano nemmeno le cose presenti o quelle future: intendi le cose temporali, tanto quelle che piacciono quanto quelle che risultano gravose; tanto quelle che alimentano la speranza, quanto quelle che incutono timore. Non le potenze. Anche qui bisogna intendere le potenze avverse, di cui detto: Nessuno pu rapire gli oggetti posseduti da un forte se prima non lega il forte 55. E nemmeno laltezza o la profondit. Spesse volte infatti separa da Dio la vana curiosit di cose sia del cielo sia degli abissi che non si riesce a penetrare o, se le si scopre, non se ne ricava alcun profitto. Questo accade quando non vince la carit, che viceversa invita a tendere alle certezze spirituali non facendo leva nelle cose esterne, che sono vane, ma agendo nelluomo interiore. E nessunaltra creatura. La frase pu intendersi in due modi: primo, nessuna creatura visibile, perch noi, cio lanima, siamo creature ma invisibili; e in tal caso direbbe che non ci separa alcunaltra creatura, cio nessun amore corporeo. In altro senso non ci separa dallamore di Dio alcuna creatura: in quanto cio tra noi e Dio non c alcuna creatura che ci ostacoli ed escluda dal suo abbraccio. In effetti al di sopra della mente umana, che di natura razionale, non c nessuna creatura ma Dio.

51. [59.] Dice: Da loro i padri, da cui nato Cristo secondo la carne, e aggiunge: Il quale al di sopra di tutti Dio benedetto nei secoli. Espone con estrema completezza la fede per la quale professiamo che il nostro Signore figlio delluomo per la carne assunta, mentre nelleternit il Verbo in principio, il Dio benedetto al di sopra di tutti e per sempre. Siccome di questa professione i giudei hanno accettato solo una parte, sono stati confutati dal Signore. Avendoli egli un giorno interrogati di chi

dicessero fosse figlio il Cristo, risposero: Di Davide 56; e ci egli realmente per la carne. Non risposero per nulla riguardo alla divinit; non dissero cio che era Dio. Per questo il Signore li interrog: Come mai allora Davide mosso dallo Spirito lo chiama Signore? 57 Da tale interrogazione avrebbero dovuto dedurre che essi avevano s confessato che Cristo figlio di David, ma non avevano detto nulla del fatto che Cristo Signore di David. Egli la prima cosa per lassunzione della carne, laltra invece per leterna divinit.

52. [60.] Infatti prima ancora che nascessero e facessero alcunch di bene o di male, perch restasse valido il disegno di Dio secondo la sua elezione, non per riguardo alle opere ma a colui che laveva chiamato fu detto a lui: Il maggiore sar servo del minore, come sta scritto: Ho amato Giacobbe e odiato Esa. un testo che turba diversi lettori in quanto indurrebbe a credere che lapostolo Paolo abbia negato il libero arbitrio della volont per il quale si merita Dio praticando il bene e la piet e lo si offende quando si compie il male e si agisce da empi. Ci affermano in base al fatto che Dio avrebbe amato luno e odiato laltro prima che i due, non ancora nati, avessero compiuto qualsiasi opera, tanto buona che cattiva. Rispondiamo che ci accadde per la prescienza di Dio, mediante la quale egli, anche di chi non ancora nato, sa quale sar [nella vita]. Ma qualcuno potrebbe obiettare ancora: In colui che am Dio scelse dunque le sue opere, anche se non esistevano, in quanto egli conosceva in antecedenza quali sarebbero state. Ora, se scelse tali opere, come pu dire lApostolo che lelezione non fu fatta in base alle opere? Occorre pertanto capire bene la cosa: come cio le opere buone sono compiute in forza della carit, la quale in noi per un dono dello Spirito Santo. Lo asserisce lo stesso Apostolo: La carit di Dio stata riversata nei nostri cuori ad opera dello Spirito Santo, che ci stato dato 58. Se pertanto chi compie in noi il bene la carit, che possediamo per un dono di Dio, nessuno pu

gloriarsi delle opere quasi che siano roba sua. Cosa ha dunque scelto Dio? Se infatti lui che dona lo Spirito Santo, ad opera del quale lamore compie il bene, e lo dona a chi vuole, in base a che cosa ha scelto a chi donare? Dove infatti non ci sono meriti non pu esserci elezione: prima del merito si tutti uguali e non si pu parlare di elezione l dove c completa parit. Giova per ricordare che lo Spirito Santo non viene dato se non a chi crede: con la conseguenza che Dio certamente non sceglie le opere, che sono dono suo, concesso a noi quando ci viene dato lo Spirito Santo affinch mediante la carit compiamo il bene. Dio tuttavia sceglie la fede nel senso che, se uno non crede in lui e non rimane nella volont di ricevere il dono di Dio, di fatto non lo riceve: non riceve lo Spirito Santo ad opera del quale si riversa in noi la carit e con essa si pu compiere il bene. Dio quindi nella sua prescienza non sceglie le opere di alcuno, essendone lui il datore, ma nella stessa prescienza ne sceglie la fede. Colui del quale in antecedenza ha conosciuto che gli creder, questo stesso sceglie per accordargli lo Spirito Santo, per cui, operando il bene, consegue anche la vita eterna 59. quanto dice lo stesso Apostolo con le parole: Lo stesso Dio opera tutto in tutti 60; mentre in nessun testo detto che Dio crede tutto in tutti. Il credere dunque conquista nostra, loperare il bene dono di colui che a quanti credono in lui d lo Spirito Santo 61. Questo procedimento fu proposto a certi giudei che avevano creduto in Cristo e si gloriavano delle opere compiute prima di ricevere la grazia. Essi affermavano daver meritato la stessa grazia del Vangelo mediante le precedenti opere buone, mentre la verit che nessuno senza aver prima ricevuto la grazia pu compiere opere buone. poi grazia la vocazione stessa del peccatore: che credo non possiede meriti precedenti allinfuori di quelli per cui gli dovuta la condanna. Se invece uno chiamato e segue colui che lo chiama (cosa questa che rientra nel libero arbitrio), merita anche lo Spirito Santo ad opera del quale pu compiere il bene. E se rimarr per sempre nelladesione allo Spirito (cosa anche questa in potere del libero arbitrio), meriter la vita eterna, che esclude ogni defezione e ogni corruttibilit.

53. [61.] Avr misericordia di colui a cui uso misericordia e tratter con compassione colui del quale ho compassione. Si chiarisce come in Dio non ci sia mai ingiustizia: cosa che potrebbe invece supporre qualcuno alludire le parole: Prima che nascessero io ho amato Giacobbe e odiato Esa. Io infatti - dice - avr misericordia di colui a cui uso misericordia. In un primo momento, quando noi eravamo peccatori, Dio ha avuto misericordia di noi chiamandoci. A colui poi del quale ho avuto misericordia e per questo lho chiamato - dice - user ancora misericordia quandegli avr creduto. In che modo user ancora misericordia se non dando lo Spirito Santo a chi crede e lo domanda? Con colui verso il quale stato misericordioso dandogli lo Spirito agir ancora con misericordia, nel senso che render misericordioso luomo stesso affinch mediante la carit possa operare il bene. Chiunque pertanto compie opere di misericordia non osi attribuirlo a se stesso, poich stato Dio a dargli, mediante lo Spirito Santo, quella carit senza la quale nessuno pu essere misericordioso. Dio quindi non ha scelto quelli che gi stavano operando il bene; sceglie piuttosto quelli che credono e cos li rende capaci di operare il bene. nostro infatti il credere e il volere, mentre di Dio far s che quanti credono e vogliono riescano a compiere il bene. questo un dono dato dallo Spirito Santo ad opera del quale diffusa nei nostri cuori la carit di Dio 62, che ci rende misericordiosi 63.

54. [62.] La frase: Dunque non dipende n da chi vuole n da chi corre ma da Dio che usa misericordia non esclude il libero arbitrio della volont. Dice soltanto che non basta il nostro volere senza laiuto di Dio, che ci rende misericordiosi e mediante il dono dello Spirito Santo ci mette in grado di operare il bene. Riferisce dunque a questo intervento divino le parole dette sopra: Avr misericordia di colui a cui uso misericordia e

tratter con compassione colui del quale ho compassione. Noi infatti non potremmo nemmeno volere se non fossimo chiamati; e quando, una volta chiamati, riusciamo a volere, non bastano n la nostra volont n il nostro darci da fare se Dio non ci somministra le forze per correre e non ci conduce l dove ci chiama. dunque dato per scontato che, quando operiamo il bene, ci non deriva n da chi vuole n da chi corre ma da Dio che usa misericordia, sebbene nelloperare il bene intervenga anche la nostra volont: la quale per da sola non potrebbe niente. Risulta quindi conseguente anche la testimonianza sulla condanna del faraone presa dalla Scrittura l dove dice di lui: Per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e cos il mio nome venga annunziato in tutta la terra. quello che leggiamo nellEsodo: Il cuore del faraone si indur 64 a tal punto che non lo persuasero nemmeno segni cos evidenti. Che dunque gi fin da allora il faraone non obbedisse ai comandi di Dio derivava da una condanna. Nessuno per pu dire che quellindurimento del cuore capit al faraone senza che se lo fosse meritato: fu una pena a lui dovuta, per la quale Dio con giudizio lo ripagava della sua incredulit. Non gli pertanto imputato il fatto che allora non obbed, poich avendo il cuore indurito non poteva obbedire, ma lo si incolpa dessersi reso degno, con la precedente incredulit, di avere il cuore indurito. come negli eletti di Dio: nei quali alla radice del merito non ci sono le opere ma la fede, alla quale poi per dono di Dio tengono dietro le opere buone. Lo stesso di coloro che Dio condanna. Alla radice della pena meritata c la mancanza di fede congiunta allempiet, sicch lo stesso operare il male costituisce gi una punizione 65. Lo affermava antecedentemente lo stesso Apostolo: Siccome non accettarono di conoscere Dio, Dio li abbandon al loro sentire riprovevole perch facessero cose che non convengono 66. Dopo tutto ci, giunge a questa conclusione: Egli quindi usa misericordia con chi vuole e indura chi vuole. quindi vero che egli fa operare il bene a colui al quale usa misericordia, mentre abbandona colui che, indurito nel cuore, si d a compiere il male; tuttavia la misericordia usata alluno va attribuita a un precedente merito di fede, mentre lindurimento dellaltro a una

precedente sua empiet 67. Se dunque operiamo il bene, per un dono di Dio; se operiamo il male per un suo castigo, tenendo per ben presente che alluomo non viene tolto il libero arbitrio della volont n quando crede a Dio per ottenere la misericordia n quando rinnega Dio per cui ottiene la condanna. Giunto a questa conclusione, si pone una domanda, come se ci fosse un obiettore; e dice: Ci ammesso, mi chiederai: Ma allora di che sta a lamentarsi?, poich alla sua volont chi pu opporsi? A tale domanda risponde in modo che comprendiamo come le ultime origini da cui procede il meritare la fede o la scelta dellempiet possono essere palesi alluomo spirituale, cio a colui che non vive pi da uomo terreno. Costui potr, forse, intendere come Dio nella sua prescienza scelga quelli che gli crederanno e condanni chi rimane nellincredulit, non scegliendo i primi per le loro opere, ma accordando alla fede di quei primi il dono di compiere il bene e abbandonando questi altri allindurimento nella loro incredulit per cui commettono il male. Come ho detto, una tale penetrazione aperta agli uomini spirituali, mentre assolutamente estranea ad ogni sapienza carnale. Nel confutare quindi lobiettore in parola, cerca di fargli capire che se vuol meritare il dono dello Spirito per penetrare verit come questa deve prima spogliarsi del suo uomo di creta. E dice: O uomo, chi sei tu che contraddici a Dio? Pu forse un vaso dire a colui che lha plasmato: Perch mi hai fatto cos? O che forse non ha il vasaio potest di fare con la stessa massa dargilla un vaso per usi nobili e un altro per usi disonorevoli? Finch sei un vaso dice - e fai parte del mucchio di creta, finch non sei stato elevato al livello delle realt spirituali e non sei ancora quelluomo spirituale che giudica tutto e non giudicato da nessuno, devi porti un freno quando si tratta di problemi come questo e non metterti a litigare con Dio. Se infatti uno desidera conoscere il suo progetto, deve prima farsi ammettere nella sua amicizia, cosa che non possono conseguire se non gli spirituali, cio coloro che portano in s limmagine delluomo celeste. Allora infatti non vi chiamer pi servi - dice - ma amici perch tutto ci che ho udito dal Padre mio lho fatto conoscere a voi 68. Finch per sarai un vaso di creta,

bisogna che questa tua condizione venga antecedentemente ridotta in frantumi con quel bastone di ferro di cui si dice: Li governerai con scettro di ferro e come vasi da vasaio li frantumerai 69. Annientato luomo esteriore e rinnovato luomo interiore, sarai radicato a fondato sulla carit, e potrai comprendere la lunghezza e la larghezza, laltezza e la profondit e penetrare con la mente nella sublime scienza dellamore di Dio 70. Ne deriva che, sebbene Dio abbia formato con la stessa pasta alcuni vasi destinati ad usi nobili e altri ad usi spregevoli, non tocca a te discuterne: a te, dico, che vivi ancora impastato della stessa creta, cio animato da sentimenti terreni e ti regoli con sapienza carnale.

55. [63.] Sopport con molta pazienza i vasi dellira gi pronti per la perdizione. Con tali parole mostra abbastanza chiaramente che lindurimento del cuore avvenuto nel faraone derivava dallesserselo egli meritato con una precedente occulta empiet. Questa fu pazientemente tollerata da Dio finch non si arriv al tempo di procedere contro di lui con una congrua punizione: la quale poi tendeva a far ravvedere coloro che aveva disposto di liberare e di richiamare [dallerrore] e, andando incontro con aiuti alle loro invocazioni e ai loro gemiti, portarli al suo culto e al suo amore.

56. [64.] Egli ci ha chiamati non solo di tra i giudei ma anche tra i pagani, come detto in Osea: Chiamer mio popolo colui che non mio popolo, ecc. Esponendo il fine di tutta questa argomentazione arriva a dire che i giudei non debbono gloriarsi delle opere essendo vero linsegnamento che, se noi compiamo il bene, ci dato dalla misericordia di Dio. Laver ricevuto il Vangelo non lo dovevano quindi attribuire a meriti da loro acquisiti, e facevano male a non volerlo estendere ai pagani. questa una superbia che debbono ormai deporre, rendendosi conto che,

se non siamo chiamati alla fede per le nostre opere ma per la misericordia di Dio e se il dono di compiere il bene viene accordato a quanti accolgono la fede, non si debbono escludere da tale misericordia i gentili 71, quasi che i giudei abbiano qualche titolo preferenziale, mentre effettivamente non ne hanno alcuno.

57. [65.] Isaia per grida in favore dIsraele: Se sar il numero dei figli dIsraele pari alla rena del mare, un resto sar salvato. Fa vedere come Dio sia la pietra angolare che unisce in s le due pareti 72. In effetti la testimonianza del profeta Osea a favore dei pagani: Chiamer mio popolo [quelli che erano] non mio popolo e la non amata [chiamer] amata 73, mentre quanto detto da Isaia, che cio un resto sar salvato 74, una testimonianza a favore di Israele, di cui quel resto che ha creduto in Cristo ritenuto come la discendenza di Abramo. In tal modo stabilisce la concordia tra i due popoli, in conformit con quanto asserito dal Signore quando nel Vangelo pronunziava sui pagani questa testimonianza: Ho altre pecore che non sono di questo ovile e che anche queste debbo condurre; e ci sar un solo gregge e un solo pastore 75.

58. [66.] Fratelli, il sincero desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro, perch si salvino. Da questo momento comincia a parlare della speranza dei giudei, affinch i pagani non osino inorgoglirsi contrapponendosi a loro. Se infatti da un lato occorreva rintuzzare la superbia dei giudei, che si gloriavano delle opere, dallaltro anche ai pagani bisognava impedire dinorgoglirsi per essere stati preferiti ai giudei.

59. [67.] Vicino a te la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore. E questa la parola delle fede che noi predichiamo. Se infatti con la bocca confesserai che Ges il Signore e nel tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per la giustizia, con la bocca poi si professa per la salvezza. Tutto questo brano si riferisce a quanto detto sopra e cio: Il Signore operer nella terra una parola che completa e riepiloga 76. Abolite infatti le innumerevoli e svariate pratiche rituali che opprimevano il popolo giudaico, dalla misericordia di Dio ci stato concesso di giungere a salvezza con una breve confessione di fede.

60. [68.] Aggiunge poi una testimonianza presa da Mos: Io vi provocher a gelosia verso una " non-nazione ", contro una gente stolta vi accender dira. Col termine " gente stolta " spiega il senso della parola " nonnazione ", lasciando intendere che una gente stolta non meriti in alcun modo il nome di gente. Della fede di questa " non-gente " dice che il popolo dei giudei si sarebbe indignato perch lei avrebbe conseguito ci che essi rigettarono; o, parlando in concreto, osserva che contro questa " non-gente " o " gente stolta " essi di fatto si irritarono perch, pur essendo una gente stolta ogni popolo che adora gli idoli, abbracciando la fede esso si spoglia del suo paganesimo. A ci si riferisce anche laltra affermazione: Quando gli incirconcisi raggiungono la giustizia della legge, la loro incirconcisione non dovr forse considerarsi uguale ad una circoncisione? 77 E il senso sarebbe questo: Io vi provocher a gelosia nei confronti di colei che, deponendo il proprio paganesimo per aderire alla fede in Cristo, diventata " non-gente " dopo essere stata una " gente stolta " quando adorava gli idoli.

61. [69.] Che dunque? ha forse Dio rigettato il suo popolo? Neanche per sogno! Anchio infatti sono un israelita, dalla stirpe di Abramo, dalla trib di Beniamino. Si riferisce a quanto detto sopra: Non pu annullarsi la parola di Dio. In realt non tutti coloro che traggono origine da Israele sono israeliti, n per il fatto dessere discendenti di Abramo ne sono figli, ma: In Isacco prender nome la tua discendenza 78. Vuol significare che nello stesso popolo dei giudei sarebbero considerati discendenza di Abramo coloro che avrebbero creduto nel Signore. conforme a quanto asseriva sopra: Un resto sar salvato 79.

62. [70.] Mi chiedo dunque: Hanno forse traviato tanto da cadere? Certo no; ma dal loro traviamento [ derivata] ai pagani la salute. Non intende affermare che gli ebrei non caddero ma piuttosto che la loro caduta non stata inutile, avendo giovato alla salvezza dei pagani. Non traviarono dunque in modo da cadere, cio perch ne seguisse solo la loro caduta, ossia soltanto la loro punizione, ma dalla loro caduta se ne avvantaggiassero i pagani ottenendo la salvezza. A questo punto comincia a tessere gli elogi del popolo ebraico prendendo occasione proprio dalla loro caduta nellincredulit. Lo fa per impedire che i pagani si inorgogliscano, poich, se la defezione dei giudei risult cos preziosa per la salvezza delle genti, questi stessi gentili debbono a maggior ragione stare attenti a non inorgoglirsi se non vogliono cadere alla stessa maniera.

63. [71.] Se il tuo nemico ha fame dgli da mangiare; se ha sete dgli da bere; cos facendo accumulerai carboni di fuoco sulla sua testa. A molti queste parole potrebbero sembrare in contrasto col comando, datoci dal Signore, di amare i nostri nemici e di pregare per i nostri persecutori 80 e anche con quanto detto prima dallApostolo: Benedite chi vi perseguita;

benedite e non maledite 81; e ancora: Non rendete a nessuno male per male 82. Come si pu infatti amare uno al quale si d da mangiare e da bere con lintento daccumulare sulla sua testa carboni di fuoco, supponendo che nel testo in esame questi carboni di fuoco significhino una grave pena? Bisogna quindi intendere tali parole come un invito affinch, quando facciamo il bene a chi ci ha danneggiati, tendiamo a suscitare in lui il pentimento delle sue malefatte. Questi carboni infuocati debbono insomma provocare lincenerimento, cio la macerazione, dello spirito, che come la parte superiore dellanima. Si deve bruciare in questanima quanto c di male, e luomo, mediante il ravvedimento, cambiarsi in meglio [tutto intero], per cui quei carboni infuocati siano proprio quelli di cui si dice nei salmi: Cosa ti si dar mai?, o cosa ti si somministrer per [guarire] la lingua lusinghiera? Frecce acuminate delluomo potente unite a carboni divoratori 83.

64. [72.] Ciascuno sia soggetto a chi gli superiore in autorit, poich non esiste autorit che non venga da Dio. un richiamo giustissimo motivato anche dal fatto che quando uno diventa cristiano chiamato dal Signore alla libert. In base a ci potrebbe inorgoglirsi e pensare che durante il cammino della vita presente sia dispensato dal rispettare lordine stabilito e non doversi pi assoggettare alle autorit superiori, alle quali sia pur temporaneamente stato assegnato [da Dio] il governo delle realt temporali. Essendo infatti luomo un composito di anima e di corpo, finch viviamo in questo mondo, per mantenerci in vita ci serviamo come mezzi anche delle cose materiali. Per quel tanto dunque che riguarda la vita presente, dobbiamo essere sottomessi alle autorit, cio a coloro che amministrano le cose umane riscuotendone il debito onore. Il rovescio della nostra fede in Dio e della nostra chiamata al suo regno. Qui non ci dobbiamo considerare soggetti a nessun uomo, specie se pretendesse di sovvertire quel che Dio s degnato donarci in ordine alla vita eterna.

Sarebbe pertanto in grave errore quel cristiano che, appunto per essere cristiano, ritenesse di non dover pagare le imposte o i tributi o si considerasse dispensato dal rendere il debito onore alle autorit che esercitano funzioni pubbliche. Cadrebbe tuttavia in un errore ancor pi grave colui che pensasse di doversi talmente assoggettare allautorit, che occupa un posto preminente per amministrare le cose temporali, da riconoscerle un potere anche sulla propria fede. Occorre rispettare i limiti fissati dallo stesso nostro Signore quando ordin di rendere a Cesare quel che di Cesare e a Dio quel che di Dio 84. Sebbene quindi chiamati al regno dove non contano nulla le autorit di questo mondo, tuttavia finch siamo in via e non ancora arrivati a quel mondo dove sar tolto di mezzo ogni comandante e potest, dobbiamo accettare con pazienza la nostra condizione, stando allordine costituito per le realt umane. Non dobbiamo agire con sotterfugi ma nel nostro comportamento rispettare non tanto gli uomini quanto Dio che d tali precetti.

65. [73.] Vuoi non temere lautorit? Fa il bene e da essa riceverai lode. Lespressione pu stupire qualcuno, pensando alle persecuzioni che di frequente hanno subito i cristiani per ordine di tali autorit. O che forse non si comportavano bene, se vero che non solo non erano elogiati dai pubblici poteri ma anzi tormentati e uccisi? Bisogna per vagliar bene le parole dellApostolo. Egli non dice: Fa il bene e lautorit te ne dar lode, ma soltanto: Fa il bene e da essa riceverai lode. Potr succedere che lautorit approvi il tuo agire bene o anche che ti perseguiti; comunque tu da essa riceverai lode, se ti riuscir di conquistarla al servizio di Dio o meritando tu stesso da Dio la corona, se essa insister nel perseguitarti. Questo risulta anche da ci che dice appresso: [Il magistrato] al servizio di Dio per il tuo bene, anche se per se stesso in male.

66. [74.] Per necessit siate sottomessi. Con tale espressione lApostolo vuol farci comprendere che, per motivi inerenti alla vita attuale noi dobbiamo di necessit essere soggetti ai pubblici poteri, senza opporre resistenze anche quando essi volessero spogliarci delle cose temporali, nelle quali stata loro concessa lautorit. Si tratta evidentemente dei beni che passano: per cui la nostra sottomissione non deve estendersi ai beni, diciamo cos, permanenti, ma limitarsi a quelli che ci occorrono nella vita temporale. Avendo per detto: Per necessit siate sottomessi, qualcuno avrebbe potuto assoggettarsi con cuore sleale e senza amore sincero alle autorit in parola. Per impedire questo inconveniente aggiunge: Non soltanto per [sfuggire] la collera ma anche per motivi di coscienza; e significa: Non solo per non provocare la collera (cosa che si potrebbe ottenere anche ricorrendo a sotterfugi) ma anche perch tu dentro la tua coscienza ti senta sicuro dagire per amore di colui al quale ti sottometti. E, se ti sottometti, lo fai perch te lo comanda il tuo Signore, il quale vuole la salvezza di tutti e che tutti giungano alla conoscenza della verit 85. Quando lApostolo diceva tali parole, trattava proprio delle persone costituite in autorit; e la stessa cosa diceva in un altro passo, quando agli schiavi inculcava di non prestare il loro servizio per essere visti, come chi volesse ottenere il gradimento degli uomini 86. Nel prestare obbedienza ai loro padroni non dovevano, cio, soltanto mostrare di non odiarli n soltanto desiderarne il favore meritandolo con un agire insincero.

67. [75.] Con le parole: Chi ama il prossimo ha adempiuto la legge mostra come lultima perfezione della legge stia nellamore, cio nella carit. Allo stesso modo anche il Signore dice che tutta la legge e tutti i profeti si riassumono in quei due precetti: lamore di Dio e lamore del prossimo 87. Non per altro del resto egli, che era venuto a dar compimento alla legge, ci ha fatto, per mezzo dello Spirito Santo, dono dellamore, affinch quello che prima il timore non era in grado di conseguire lo conseguisse in

seguito la carit. Nello stesso contesto rientrano le conclusioni dellApostolo: La carit la pienezza della legge, e: Fine della legge la carit, che sgorga da cuore puro e coscienza buona e fede sincera 88.

68. [76.] E questo, conoscendo il tempo, in quanto ormai ora di uscir fuori dal sonno. Si vede in questa parte un riferimento alle altre: Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno della salvezza 89; e vi indicato il tempo del Vangelo e loccasione di salvarsi [offerta] a quanti credono in Dio.

69. [77.] E non prestate cure alla carne nelle [sue] concupiscenze. Mostra come non si debba considerare colpa la cura del corpo quando gli si procura ci che concorre alla sua salute e ci che gli necessario. Se invece si ricerca quel che solo piacere superfluo ed esigenza di lussuria, per cui si gode delle cose bramate dalla carne, giusto il rimprovero [dellApostolo] contro colui che colloca nelle volutt la cura della carne. Chi infatti semina nella sua carne, dalla carne mieter la corruzione 90. E questo vale per chiunque gode dei piaceri carnali.

70. [78.] Accogliete chi debole nella fede astenendovi da valutazioni circa i suoi pensieri. Insegna di accogliere chi debole nella fede e sostenerne la debolezza mediante la nostra stabilit, senza pronunziare giudizi circa i suoi pensieri. Non dobbiamo cio azzardare giudizi riguardo allinterno del nostro prossimo, in quanto non lo conosciamo. A questo proposito dice continuando: Luno pensa di poter mangiare tutto; chi invece infermo deve mangiare verdura. Gi a quel tempo infatti cerano molti che, saldi nella fede e memori dellinsegnamento del Signore

secondo il quale non contamina quel che si mette in bocca ma ci che ne esce 91, prendevano indistintamente e con coscienza tranquilla ogni cibo. Altri invece, pi deboli [nella fede], si astenevano dalluso delle carni e del vino per non toccare, sia pure inconsapevolmente, carni sacrificate agli idoli. Allora infatti tutta la carne sacrificata agli idoli veniva poi venduta nel macello; e cos molte libagioni fatte dai pagani ai loro di si prelevavano come primizie dal loro vino, anzi veran di quelli che offrivano sacrifici nei torchi stessi. Quanto allApostolo, a coloro che con buona coscienza usavano dei cibi immolati comanda di non disprezzare la debolezza dei fratelli che si astenevano da tali cibi e bevande; a questi deboli poi ordina di non giudicare coloro che non si astenevano dalle carni sacrificate e ne bevevano vino, quasi che ne venissero contaminati. A ci si riferiscono la parole seguenti: Chi mangia non giudichi - cio non disprezzi - colui che non mangia; e colui che non mangia non giudichi colui che mangia. Succedeva infatti che i forti deridevano ostinatamente i deboli, mentre i deboli pronunziavano, sui forti, giudizi temerari.

71. [79.] Chi sei tu che osi giudicare laltrui servo? Dice questo affinch sulle azioni che possono compiersi o con retta o anche con mala intenzione lasciamo a Dio il compito di giudicare, e non ci arroghiamo il potere di pronunziare sentenze sulla volont dei nostri simili, che a noi non dato vedere. Quanto invece ai fatti che si vedono ed palese che non li si pu eseguire con intenzione buona e pura, non ci si rimprovera se [li] giudichiamo. Pertanto su ci che riguarda i cibi, non sapendo noi con quale coscienza li si mangi, non dobbiamo, al dire di Paolo, ergerci a giudici ma lasciare a Dio il giudizio. Quanto invece a quellorribile incesto, quando quel tale si prese in moglie la moglie di suo padre, lApostolo comand che se ne istituisse il giudizio 92. Era infatti impossibile al colpevole sostenere daver commesso con retta coscienza quella mostruosa nefandezza. Quando dunque le colpe sono cos manifeste

che impossibile al colpevole dire daverle commesse in buona coscienza, anche noi dobbiamo darne la sentenza; quando invece non risulti chiaro con quale intenzione siano state fatte, non dobbiamo pronunziare giudizi ma rimetterle al giudizio di Dio, secondo la massima scritturale: Le cose occulte appartengono a Dio, le cose manifeste sono per voi e per i vostri figli 93.

72. [80.] Effettivamente uno giudica con alternanza di giorni, un altro invece giudica ogni giorno. Omettendo per il momento un esame pi approfondito, mi sembra che tali parole non si riferiscono a due uomini ma a un uomo da un lato e a Dio dallaltro. Colui che giudica con lalternanza dei giorni luomo: il quale pu dare oggi un giudizio e domani un altro. Ad esempio, pu domani stimare buono colui che oggi condanna come cattivo o come reo convinto e confesso; oppure pu riscontrare domani che un depravato quello che oggi elogia come persona giusta. Colui che invece giudica linsieme dei giorni Dio, il quale conosce non solo come sia al presente ogni uomo ma anche come sar tutti i giorni. Nel comprendere pertanto ognuno procuri di raggiungere il sommo. Cos egli dice; e il senso che ciascuno si permetta di estendere il suo giudizio tanto quanto concesso allintelligenza umana o a ogni uomo in particolare. Chi valuta il giorno sia sapiente per il Signore; e vuol dire che la stessa capacit di giudicare bene il giorno presente una sapienza da attribuirsi al Signore. Che poi ti limiti a giudicare un sol giorno ti vien detto perch impari a non disperare per lavvenire del ravvedimento di colui del quale, oggi come oggi, disapprovi la colpa manifesta.

73. [81.] Beato chi non giudica se stesso nella cosa che approva. unespressione che va riferita soprattutto a quel che diceva prima: Il nostro bene non devessere vituperato 94; e ci equivale a quanto dice ora

nella frase che stiamo esaminando: La fede che hai dentro te stesso abbila dinanzi a Dio. Da intendersi: un bene la fede per la quale riteniamo che tutto puro per chi puro 95 e se per avere tale fede sentiamo di doverci approvare, usiamo in bene di questo nostro privilegio. Non abusiamone quindi facendolo diventare motivo di scandalo per i nostri fratelli pi deboli, perch cos facendo peccheremmo contro i fratelli e, scandalizzando i deboli, condanneremmo noi stessi proprio in ordine a quel bene nel quale riponiamo lapprovazione, ogni volta che ci compiacciamo della nostra fede.

74. [82.] Asserisco poi che Cristo si fatto servo dei circoncisi a motivo della verit di Dio, perch fossero confermate le promesse fatte ai padri; quanto invece alle genti, esse glorificano Dio per la misericordia. Dice questo per far capire ai pagani che Cristo Signore fu mandato ai giudei, e pertanto non debbono insuperbirsi. Se infatti il Vangelo stato annunziato ai pagani, ci avvenuto perch i giudei hanno respinto ci che era stato inviato a loro. scritto con estrema chiarezza negli Atti degli Apostoli l dove gli apostoli dicono ai giudei: La parola doveva essere prima annunziata a voi, ma siccome voi ve ne dimostrate indegni, ecco che noi ci rivolgiamo ai pagani 96. Convergono anche le testimonianze del Signore. La prima: Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa dIsraele 97; e la seconda: Non bene gettare ai cani il pane dei figli 98. Considerando bene queste realt, i pagani capiranno che non debbono burlarsi, in base alla loro fede per cui credono che tutto puro per chi puro 99, di coloro che, provenendo dal popolo dei circoncisi, forse sono pi fragili e per questa fragilit non riescono ad assaggiare in alcun modo le carni immolate, temendo una qualche comunione con gli idoli.

75. [83.] Affinch io sia servo di Cristo Ges fra i pagani esercitando

lufficio sacro del Vangelo di Dio, affinch lofferta dei pagani sia gradita essendo santificata nello Spirito Santo. Lespressione da intendersi nel senso che i pagani debbono essere offerti a Dio in sacrificio gradito, e ci avverr quando credendo in Cristo saranno santificati mediante il Vangelo. La stessa cosa diceva prima: Vi scongiuro, fratelli, per la misericordia di Dio: offrite i vostri corpi quale vittima vivente, santa, accetta a Dio 100.

76. [84.] Vi scongiuro, fratelli, segnatevi a dito quelli che seminano discordie e scandali prevaricando dalla dottrina che avete appresa. Come si pu comprendere, parla di coloro dei quali scrive a Timoteo: Come ti ho gi raccomandato, alla mia partenza per la Macedonia, di rimanere ad Efeso, per intimare a certuni che non insegnino cose diverse e non sinteressino di favole e genealogie interminabili, che suscitano contese e non servono a costruire ledificio di Dio, che poggia sulla fede 101. E a Tito: Molti purtroppo sono insubordinati, ciarloni e capaci di traviare le menti, e ci soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione. Occorre confutarli. Essi infatti mettono confusione in intere famiglie insegnando cose non consentite per amore di lucro. Cos disse un tale, vero profeta nei loro riguardi: " I cretesi son sempre bugiardi, brutte bestie, pance sfaticate " 102. A tal sorta di problemi si riferisce anche quanto qui detto: Costoro non sono al servizio di Cristo Signore ma del proprio ventre, come anche altrove si afferma: Il loro dio il ventre 103.

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