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Il problema del velo nel Corano : tra teologia e integralismo

Raoudha GUEMARA Universit di Tunisi

Portare il velo o tuttaltro vestito non mai stato iscritto nelle leggi religiose musulmane. Non esiste nessuna divisa islamica prescrita. Il Corano molto tollerante, perfino evasivo, a proposito del modo di vestire imposto ai credenti di ambedue i sessi. Raccomanda semplicemente, alle donne come agli uomini, di vestirsi modestamente e senza provocazione, lasciando ad ognuno la cura di scegliere secondo la sua coscienza e secondo il contesto in cui vive. Ma allora, da dove viene dunque la controversia attuale intorno al porto del velo? In realit, sul velo come sugli altri argomenti, le divergenze nelle interpretazioni dei testi religiosi hanno sempre dato luogo a discussioni interminabili tra teologi musulmani di tendenze opposte. Determinare se tale o tale cambiamento nelle pratiche controviene o no ai princpi dellIslam ampiamente affare di giudizio personale e dunque, per forza, soggetto a controversia. Bisogna sottolineare che adottare il modo di vestire degli uomini ai tempi moderni non ha mai posto un problema. Il loro abbigliamento non ha mai sollevato dibattiti sociali infiammati n questioni didentit culturale o religiosa. Se vero che certi uomini musulmani insistono oggigiorno per vestirsi con ci che chiamano una tunica islamica (specie di lunga tunica bianca ispirata dallo stile pakistano) e portare la barba, resta, di fatto, che questo modo di vestire non per niente imposto. Il non conformismo in questa materia non colpito da nessuna sanzione e non suscita nessun giudizio ostile, allorch non il caso per quanto riguarda il porto del velo per le donne. I pensatori musulmani sono daccordo generalmente sul fatto che il porto del velo era un costume sociale anteriore allIslam e che era un segno di rispettabilit per le donne. Fatto che porta alcuni ad affermare che il porto del velo non un simbolo di oppressione, ma che, contrariamente, esso onora la donna che lo indossa. Questo argomento vero a met perch il significato del porto del velo evolve con il contesto nel quale siscrive.

I. Storia religiosa del velo lecito chiedersi come mai un testo cos preciso come il Corano ha perso tutto il suo valore pratico almeno per certi paesi musulmani e come la reclusione riuscita a diventare cosi rigorosa? Come spiegare che i costumi di certi paesi musulmani e di certe classi sociali vietano completamente di vedere il viso di
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una donna? Lunica spiegazione possibile che delle cause di ordine sociale hanno contribuito a motivare una tale probizione. Daltra parte, forse anche levoluzione che ha condotto a generalizzare la reclusione, stata in una certa misura influenzata dallesempio personale del Profeta nei suoi rapporti con le sue donne, anche se i testi che lo interessano trattano esclusivamente di loro senza pretendere applicarsi alle altre. Infine, bisogna notare che un versetto del Corano raccommanda alle donne de avere un modo di vestire dignitoso (XXXIII, 59). A dar fede alle tradizioni, stato Umar, un amico del Profeta poi il secondo successore, che avrebbe consigliato a costui di sequestrare le sue mogli. possibile che per causa delle istanze dellamico, Maometto abbia formulato lordine divino di mettere un ostacolo ai rapporti liberi tra i due sessi. Secondo la tradizione, questa rivelazione data dellanno 5 dellEgira, la sera delle nozze del profeta con Zeineb bint Jahch. Lo sposo avrebbe invitato tante persone a queste nozze. Invece di andarsene dopo la cena, i commensali sono rimasti a discutere. Maometto usc. Poi al suo rientro, li trov sempre li con la sposa in un angolo della stanza. Allora invoc Dio, il quale gli chiese dinformare gli uomini che non devono prolungare la festa dopo la cena. Dio vieta loro, inoltre, di chiacherare direttamente con le mogli del Profeta a meno che siano separate da loro da qualche separazione che le protegge dagli sguardi. Questo sarebbe lanedotto pi maggiormente ammesso al fine di spiegare una delle massime divine sulle quali si basa la dottrina della reclusione e del velo. La veracit della tradizione importa poco. Lessenziale che si trattava per Maometto di limitare la libert della proprie mogli e unicamente la loro, in modo che questa prescrizione facesse parte del codice eccezionale costituito a beneficio esclusivo del Profeta. Per questa ragione, quando si parla della questione del velo, certi si appoggiano al versetto 53 della sura XXXIII (Les Coaliss): Vous qui croyez, nentrez dans les appartements du Prophte que si vous tes convis un repas (et dispensez-vous) dattendre ( lextrieur) que le repas soit confectionn. Aprs avoir mang, dispersez-vous sans chercher avec familiarit (un sujet) de conversation. En vrit, cela nuit au prophte qui a honte (de vous blesser), mais Dieu na pas honte de la vrit. Quand vous demandez ( ses pouses) quelque chose, adressez-vous elles derrire un rideau. Cest plus dcent pour vos coeurs et pour les leurs. Vous ne devez pas offenser lenvoy de Dieu, ni jamais pouser ses femmes aprs lui. Ce serait une normit devant Dieu. Questo versetto interessa unicamente le mogli del Profeta. Qasim Amin, lo scrittore egiziano che esorta nel suo libro la sua nazione ad emancipare la donna, ha fatto notare che Maometto ha distinto tra le proprie mogli e quelle degli altri.
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II. Qualche interpretazione teologica del velo Non necessario avventurarsi in spiegazioni teologiche spinte per capire la viva controversia intorno ai versetti coranici che menzionanno il velo delle donne. Un giurista egiziano, il giudice Sad Al Ashmawi ha fatto una analisi chiara e concisa dei tre versetti coranici che alludono al velo. 1) Nel primo versetto, si raccommanda ai credenti che si rivolgono alle mogli del Profeta di farlo attraverso un hijab che sar posto tra loro: Si vous avez quelque demande faire ses femmes, faites-le travers un hijab; cest ainsi que vos coeurs et les leurs se conserveront en puret (Les Coaliss, XXXIII, 53). Secondo il giudice Ashmawi, il termine di hijab usato in questo versetto designa litteralmente una qualunque barriera fisica, che pu essere una tenda o un velo che separa i due interlocutori di sessi diversi. C da ribadire che questo versetto interessa solo le mogli del Profeta. Esaminiamo la questione del velo da un punto di vista religioso. La sentenza coranica della sura 33 interessa esclusivamente le moglie del Profeta e il hijab prescritto da Maometto alle proprie donne non necessariamente il velo usato nei paesi musulmani. La religione non vieta di vedere il viso di una donna e pure certi atti di devozione del pelegrinaggio esigono dalle donne di non coprire viso e mani. Tutti i riti musulmani concordano a proposito di questo aspetto. Secondo gli shafeiti, preferibile vedere la donna prima del matrimonio. 2) un altro versetto fa menzione del khimar che raccommandato alle Credenti di calare sul loro petto, in modo di mostrarse pi modeste: Commande aux femmes qui croient de baisser leurs yeux et dtres chastes, de ne dcouvrir de leurs ornements que ce qui est en vidence, de couvrir leurs seins de voile (khimar), de ne faire voir leurs ornements qu leurs maris ou leurs pres, ou aux pres de leurs maris, leurs fils ou aux fils de leurs maris, leurs frres ou aux fils de leurs frres, aux fils de leurs soeurs, ou aux femmes de ceux-ci, ou leurs esclaves acquts de leurs mains droites, ou aux domestiques mles qui nont point besoin de femmes, ou aux enfants qui ne distinguent pas encore les parties sexuelles dune femme. Que les femmes nagitent point les pieds de manire faire les ornements cachs. Tournez vos

coeurs vers Dieu, afin que vous soyez heureux (La Lumire, XXIV, 31). Sempre secondo Al Ashmawi, el khimar indicherebbe un lungo tessuto (una specie di velo) che le donne avevano labitudine di legare intorno alla testa lasciandolo cadere sulla schiena, il ch aveva per effetto di mettere in rilievo i loro seni e di aumentare, secondo certi, la loro seduzione sessuale. Per conseguenza, il consiglio rivolto in questo versetto mirava la modestia nel modo del vestire abituale delle donne. Ornements: gioielli. Si parla degli anelli dei piedi, i bracialetti, gli orecchini e le collane. ce qui est en vidence: vestiti. Secondo certe interpretazioni i gioielli sopracitati ma anche il viso, le mani e i piedi. C da notare che lIslam vieta al credente di porre il suo sguardo a lungo o pi volte su una donna. Solo il medico pu, lecitamente, esaminare una donna, limitandosi per alle esigenze della sua arte.

3) Il terzo versetto cita gli jalabib che raccomanda alle Credenti di calare sui loro corpi per evitare che si faccia loro del male. Prophte! Prescris tes pouses, tes filles et aux femmes des croyants, dabaisser un voile (jalabib)sur leur visage. Il sera la marque de leur vertu et un frein contre les propos des hommes. Dieu est indulgent et misricordieux (Les Coaliss, XXXIII, 59). Il termine jalabib indica qui una specie di soprabito che si indossava allepoca, che era pi grande del khimar. Come il versetto precedente, questo mirava la modestia nel modo di vestire delle donne. Laltra sentenza di ordine pi generale. Il testo dice cos: Prophte, dis tes femmes, tes filles, aux femmes des Croyants dabaisser sur leur front leur jilbab, on les distinguera par l et elles ne seront pas exposes tre insultes (Les Coaliss, XXXIII, 59). Secondo i lessicografi, il jilbab che savvicina al khimar, alla milaah, al ridaa o anche dal izar (tutti nomi di vestiti) un vestito che si usa per uscire, in modo che questo versetto enuncia una prescrizione relativa allabbigliamento delle donne che escono e ha per oggetto di fornire loro un aspetto che le distingue dalle schiave o dalla donne di classe inferiore, le quali vanno fuori senza indossare niente sui loro vestiti domestici. Questo commendamento coranico non contiene per nulla alcuna prescrizione generale che intima alla donne di coprire il viso. Eppure ci si pu trovare,
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almeno in germe, un obbligo di un modo di vestire dal quale si potuto ricavare lidea di vestiti pi o meno adattati a nascondere il viso. Se questo testo non probante per la prescrizione del velo, lo in quanto riguarda la distinzione fra le classi. Dando lordine alla moglie dei Credenti di avere una divisa speciale, il Corano voleva che fossero ben distinti dalle schiave. Tutte le tradizioni concordano su questo punto. Ci insegnano che le mogli del Profeta, trovandosi costrette ad uscire di notte per soddisfare i loro bisogni biologici, furono inseguite da uomini con intenzioni disonesti. Dinanzi alle proteste del loro marito, i colpevoli chiesero scusa giustificando il loro gesto col fatto che le hanno prese per schiave. Al fine di prevvenire un simile errore che non deve ripetersi, Maometto ordin alle donne libere di distinguersi dalle altre grazie al loro modo di vestirsi. Poi, a misura che lIslam si svilupp e progred nel tempo e nello spazio, la demarcazione divenne pi profonda tra le diverse classi; il velo e la reclusione presero una importanza crescente. Poi lIslam conquist altre terre; il numero delle donne schiave aument e le donne libere subirono sempre di pi le brutte conseguenze della regola del velo e della reclusione. Insomma, la religione e la legge religiosa sono, almeno direttamente, fuori causa in quanto riguarda il velo.

Gli storici islamici sostengono che il contesto permette di spiegare il primo versetto che concerne esclusivamente le mogli del Profeta. Siccome costui era un uomo di notoriet publica, casa sua era un luogo dincontri per un gran numero di persone. Un giorno, i suoi compagni gli hanno fatto notare che era sconveniente che le sue spose siano cos in contatto diretto con uomini estranei alla famiglia, situazione che era frequente e che si produceva talvolta anche in sua assenza. Fu a seguito di questa riflessione che lui ebbe lispirazione del versetto che raccomandava ai Credenti di mettere una separazione (un hijab) tra loro e le sue mogli. In quanto agli altri due versetti, secondo gli storici, essi sono avvenuti in un contesto particolarmente segnato dallagitazione politica e il disordine sociale. Durante lanno 5 dellegira, clan rivali aggredivano le donne musulmane libere al fine di catturarle e violentarle con la scusa che non riuscivano a distinguerle dalle schiave. Messo al corrente di questo problema, il Profeta tent di trovare una soluzione con i due versetti in questione. Questi ultimi raccomandano dunque alle Credenti di calare il vestito o il velo sul petto (nel versetto del khimar) e di abassare un velo sul viso (nel versetto dei jalabib) nello scopo di evitare la cattura e lo stupro per causa di una confusione fra esse e le schiave. Cos, il velo mirava chiaramente alla protezione delle donne musulmane, in un
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contesto di guerra civile che comportava rischi pi importanti per le donne non velate. Tutta la controversia a proposito del velo viene essenzialmente di questi due ultimi versetti, ma rileva meno dal contesto che li spiega che di conclusioni che se ne ricavano. Mentre alcuni ne concludono che il porto del velo, e talvolta del nikab che nasconde completamente il viso, un obbligo per tutte le donne musulmane in tutti i tempi, altri, di tendenza pi liberale, tale il giudige Ashmawi, sostengono il contrario: si tratta solo di una semplice raccomandazione congiunturale e non di un obbligo permanente. Il cambiamento del contesto e la scomparsa del pericolo allorigine della raccomandazione giustificano dunque labandono del velo.

III. Ricerche filologiche sulla storia del velo A misura che la condizione infelice della donna peggiorava nel mondo islamico, il modo di vestire femminile si complicava per effetto stesso del sistema di reclusione. La complicazione sviluppata dellabbigliamento appare evidente quando si paragonano i pochi nomi che designano i vestiti del tempo del Profeta e che ci hanno conservato le antiche tradizioni con quelli usati dopo. Dozy, nel suo Dictionnaire des noms des vtements chez les Arabes ha rilevato numerosi pezzi di abbigliamento maschile e femminile e ne ha segnalato lorigine esotica. Ne riterremo solo quelli in uso durante il I secolo dellEgira sui quali port la legislazione coranica e che interessano il nostro studio. Si pu ricordare in modo assoluto che allepoca di Maometto non esisteva nessun pezzo di abbigliamento per nascondere il viso della donna. E niente faceva ostacolo alla familiarit dei rapporti correnti della vita quotidiana tra i due sessi. a partire di questa situazione che si arriva gradualmente alla separazione radicale tra uomini e donne. Il jilbab fu descritto in modo molto impreciso dai commentatori del famoso versetto che lo evoca. Dopo anim pi controversie che hanno aggravato ancora la situazione e permesso di avilire ancora di pi la donna. Se si esamina il problema in modo pi approfondito e con uno spirito critico, possibile riuscire a determinare la forma di questo jilbab, e di conseguenza, di rappresentarsi come era il vestito femminile concepito da Maometto. La parola jilbab significa, secondo il vocabolario camicia. Secondo il lessicografo Jauhari, si tratta di un vestito che si indossa sopra gli altri che rassomiglia a un grande scialle o soprabito (mantella). Altri nomi sono milhafa, milaah, mirt e izar.

Bisogna scartare subito il senso di camicia che non concorde con ci che raccomanda la sentenza coranica. Infatti il Corano ordonava alle Credenti di tirarsi il loro jilbab sul petto e sul viso. Or dunque, la camicia con la sua forma non permette di fare ci che vuole la regola. Al contrario, i vestiti ampi che hanno la forma di uno scialle o un soprabito sembrano pi adatti. Insomma, in ogni caso, non si tratta di un pezzo di abbigliamento destinato a coprire il viso, ma solo per coprire la testa e una parte del viso al fine di dare un aspetto distintivo alle donne libere come lo voleva Maometto. Due o tre anni dopo lobbligo del velo, Maometto, decret per le proprie mogli la regola della reclusione. Questi due commandamenti, solidali fra di loro, presero una importanza sproporzionata con la importanza molto limitata che ebbero allorigine: evidente che si poteva non osservarle senza portare nessun pregiudizio alla religione, ma ebbero una tale importanza perch erano favoriti da istituzioni concomitanti come la schiavit. Al tempo del Profeta, tutte le donne indossavano solo lizar o jilbab, il dir o camicia, il khimar (una specie di scialletto). Ma durante il I e il II secolo dellEgira, il nikab e il bourkou furono introdotti nei costumi. Sono due tipi di velo che coprino completamente il viso e nei quali si fanno due bucchi attraverso i quali la donna pu vedere. Per sostenere la loro posizione pi rigida, gli integralisti di oggi, interpretano anche il versetto del hijab che si rivolge per esplicitamente alle mogli del Profeta e non a tutte le donne musulmane, come lideale che tutte le Credenti devono seguire. Si appoggiano pure su diversi hadith di cui veracit confutata da altri pensatori al fine di sostenere che il porto del velo obbligatorio per le donne. I musulmani di tendenza liberale sostengono che pure ai tempi del Profeta, il porto del velo non costituiva per niente un obbligo religioso islamico, ma serviva a distinguere lo statuto sociale delle donne. Essi precisano, e a giusto titolo, che questa pratica anteriore allIslam e che , per questo fatto, culturale pi che religiosa. Inoltre, il porto del velo non aveva questo carattere restrittivo e coercitivo che gli attribuisce oggi il movimento integralista, il quale lo preconizza. In ogni caso, la storia ci mostra che le donne, velate o non, hanno avuto una parte sociale e politica molto importante allinizio dellIslam. Tuttavia, dopo la morte del Profeta, sempre di pi restrizioni furono imposte alle donne in quanto riguarda la loro partecipazione nella vita pubblica. Le interpretazioni pi conservatrici e restrittivi sono diventate dominanti per tutto ci che si riferisce alla donne, negando cos lo spirito liberatore dellIslam. Allorigine, segno di distinzione per le donne che lo portano - e talvolta un elemento di protezione per
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loro - il velo diventato, poco a poco, un simbolo della loro oppressione e della loro sottomissione. a questo titolo che ha provocato, in certi paesi islamici, un movimento di opposizione sociale e politica, prima di essere ricuperato, sotto la spinta integralista, in quanto simbolo di affermazione didentit di fronte alla dominazione culturale occidentale. Si pu dunque notare che, anche se il velo delle donne si trova nel cuore di un dibattito teologico, si tratta visibilmente di un simbolo sociale e politico piuttosto che un simbolo religioso, e il suo significato strettamente legato al contesto nel quale si situa.

IV. La contestazione storica del velo in Egitto La contestazione del porto del velo non recente e, soprattutto, non nata in Occidente come si potrebbe credere dopo gli avvenimenti recenti in Europa e soprattutto in Francia. Gi dai primi secoli dellIslam, quando le restrizioni delle libert delle donne hanno cominciato ad apparire, ci furono, senzaltro delle donne che si sono opposte individualmente a questo simbolo della loro esclusione dalla vita publica. Certi storici parlano della reazione della pro nipote del Profeta, Sukaina bint El Hussein che rifiut di indossarlo, affermando senza complessi che se Dio le aveva donato la bellezza, lei non vede lutilit di nasconderla dietro un velo. Tale rezione ci d una idea dello spirito indipendente che caratterizzava certe donne musulmane in quellepoca. In quanto movimento sociale di protesta, lopposizione al porto del velo risale alla fine del XIX secolo e allinizio del XX. Questo movimento di opposizione nato in Egitto, considerato come uno dei primi stati moderni del mondo islamico. Fu associato alle rivendicazioni in favore della modernizzazione delle strutture sociali e politiche del paese. Secondo i numerosi scritti dellepoca, il porto del velo divenne il tema di un violento dibattito sociale legato alle rivendicazioni relative alleducazione delle femmine. Iscrivendosi in una corrente modernista, numerosi musulmani colti si sono schierati fortemente per labb andono del velo e per leducazione femminile. Una tale corrente affermava publicamente che non cera alcuna contradizione fondamentale tra lIslam e ladattamento delle societ Islamiche ai tempi moderni. Non esitava a promuovere luguaglianza fra i due sessi e labandono del velo, appoggiandosi su argomenti religiosi ricavati nel Corano e nella Sunna. Per sostenere la loro posizione, ricordavano il gran numero delle donne che esercitavano attivit sociali, economiche e politiche senza restrizioni e, soprattutto, senza che il Profeta abbia a ridire. Questa argomentazione molto sensata ha una grande importanza morale per tutti i Musulmani, visto che tutto quello che Maometto stesso non ha vietato
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considerato come lecito dallIslam. I riformisti musulmani sostenevano dunque che era possibile, e pure necessario, sbarazzarsi dalle interpretazioni ottuse e restrittive in modo esagerato, introdotte da correnti conservatrici durante i secoli, senza peraltro negare n lidentit e n i valori musulmani. Ironizzando con i fatti di attualit, possiamo dire che questi argomenti -vecchi di pi di un secolosono ancora attuali di fronte al movimento integralista che sostiene esatamente il contrario. Il movimento modernista islamico ha riconciliato numerosi capi religiosi e noti pensatori. Scritti autorevoli si ribellarono contro la tirannia di una mentalit retrograde non conforme allo spirito della religione. Nel 1899, viene pubblicato Lemanzipazione della donna egiziana di Qassim Amin, un giudice musulmano di grande fama. Lopera connobbe immediatamente un immenso successo e sollev una viva controversia perch lautore attaccava la pratica del hijab e la reclusione delle donne, incitando queste ultime ad istruirsi per riconquistare i loro diritti riconosciuti dallIslam ma spesso volentieri negati nella pratica. Il sheikh Mohamed Abdu, mufti dEgitto e membro del Consiglio Legislativo dellUniversit Islamica Al Azhar era pienamente daccordo. Nel 1895, concludeva, pure lui, con successo che si pu essere nello stesso tempo moderno e musulmano e che diverse pratiche, come quella del porto del velo, e restrizioni imposte alle donne non rilevavano dallIslam, perch esistevano nella cultura preislamica. Fatto rivoluzionario in quellepoca: egli incoraggi i Credenti a consultare essi stessi il Corano e gli Hadith per vivere le loro pratiche quotidiane in conformit col concetto dellijtihad riconosciuto nellIslam, invece di rimettersi ciecamente agli esegeti. Dopo di che, donne musulmane egiziane si sono impegnate nel dibattito sul porto del velo, scrivendo per denunciare le false giustificazioni islamiche relative alla reclusione, il hijab, il controllo maschile sulle loro vite e tutte le restrizioni che limitano laccesso delle donne alle professioni liberali. Una stampa femminista appare nel 1892 collo scopo di permettere lespressione e la diffusione regolare di opinioni rivendicando diversi diritti per le donne. Queste chiedevano, tra laltro, linnalzamento dellet minima richiesta per il matrimonio al fine di eliminare la pratica dei matrimoni precoci per le femmine, il diritto allistruzione liceale e universitaria, il diritto allimpiego e laccesso a tutte le professioni, come la loro partecipazione alla preghiera nelle moschee dalle quali erano escluse. In altre parole, le donne musulmane cominciavano a chiedere sempre di pi il diritto di occupare lo spazio publico che avevano perso nel tempo. interessante notare la differenze che esite tra la strategia maschile e quella femminile a proposito del problema del porto del velo. Mentre gli uomini
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progressisti dellinizio del XX secolo consideravano il velo come un simbolo ideologico maggiore che si doveva bandire al pi presto, le prime femministe si opponevano strategicamente alleliminazione immediata del velo. Esse stimavano che le donne dovevano prima occupare lo spazio publico ed acquisire il sapere prima di togliere il velo. Per esse, il porto del velo era una questione di ordine pratico che le donne dovevano esaminare in funzione dei rischi che ci implicava per loro in materia dellassillare e di oltraggio alla riputazione. Si pu aprire una parentesi per precisare che non si devono stabilire paragoni tra le strategie adottate allepoca a proposito del velo e quelle che potrebbero esserlo oggi. Mentre si trattava allinizio del secolo scorso di allontanarsi gradualmente dei costumi tradizionali rinforzando prima la sua base sociale di adesione, oggigiorno si tratta al contrario di un ritorno forzato a delle tradizioni costrittive che possono sminuzzare le facili conquiste delle donne. Ricordiamo che il dibattito intorno al velo e la modernizzazione delle strutture sociali e politiche siscriveva allepoca in un contesto di apertura e di effervescenza legato ad una lotta dindipendenza nei confronti dellImpero Ottomano che dominava tutta la regione. Il corrente modernista, favorevole allemancipazione delle donne, aveva allora promesso lappoggio delle donne alla causa nazionale e poteva contare su di esso. Ma dopo lindipendenza dellEgitto nel 1922, la corrente modernista associata alla corrente femminista conobbe un ritardo provocato dalle tendenze conservatrici che tentavano di riprendere il sopravvento. Accuse scaturiscono, legando modernismo e femminismo allinfluenza dellOccidente colonizzatore e gettando, cos, il discredito e il dubbio sullo spirito patriotico di questi correnti innovatrici. Allepoca, come il caso oggi, tali accuse erano molto difficili da confutare, perch non riposavano n sulla ragione n su prove concrete. Queste accuse si ripercuotero negativamente sulla posizione della corrente modernista riguardante lemancipazione delle donne, che poco a poco mise un bemolle al suo discorso a questo proposito, ci che spinse il movimento delle donne in Egitto a radicalizzarsi. Lunione delle donne egiziane, fondata nel 1923, fu presieduta da Hoda Charawi. Tornando lo stesso anno da un convegno internazionale delle donne tenutosi a Roma, questa donna decid di buttare al mare il suo velo davanti a giornalisti in un gesto provocatorio e carico di significati. Con questo gesto, affermava il diritto delle donne ad occupare lo spazio pubblico abbandonando ci che diventato il simbolo della loro reclusione. Finalmente, il dibattito sociale intorno al porto del velo e ladattamento del modo di vestire delle donne alla modernit si proseguito ancora per un po di tempo allinizio degli anni Venti, prima di placarsi e di sprofondare nelloblio, a favore di altre questioni sociali e politiche giudicate pi importanti.
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La tendenza islamica liberale divenne dominante nel nuovo contesto sociale e politico. Guidato da esigenze dellespansione economica ed industriale innescata dopo la rivoluzione del 1952, Nasser (presidente dellEgitto tra 1952 e 1970) stabil riforme nettamente favorevoli alle donne. Ladozione di una legge sullistruzione obligatoria e gratuita per i due sessi e la messa in opera di una politica dimpiego che favorizza la partecipazione economica delle donne contribuirono efficacemente allevoluzione dei costumi e delle mentalit in favore delluguaglianza tra i due sessi. Queste trasformazioni sollevarono ancora qualche dibattito sociale a proposito del posto delle donne, opponendo le faccende della tradizione e quelli della modernit, ma la tendenza liberale prevalse senza che ci contradica per altrettanto i valori islamici fondamentali. In meno di due decenni, il porto del velo si ritirato sensibilmente in Egitto, come in numerosi altri paesi musulmani impegnati in un processo di modernizzazione simile. Lo statuto delle donne si modific con la crescit economica, lurbanizzazione e la trasformazione del mercato di lavoro che offriva nuove possibilit alle donne. Se il velo tradizionale rimaneva allora ancora in uso nellambito rurale e nei quartieri popolari, attacati alle tradizioni delle campagne, esso non era pi considerato come un obbligo religioso o culturale. Fatto significativo, meno di due decenni or sono, le mogli e le figlie della maggior parte dei capi religiosi del Cairo, ivi compresi quelli dellistituzione dAl Azhar, non portavano pi il velo.

V. La nuova controversia sul velo Mentre si credeva che il porto del velo delle donne era definitivamente scomparso in Egitto con i cambiamenti economici e politici legati alla modernit, ricomparso dun colpo, allinizio degli anni Settanta, sotto una nuova forma chiamata velo islamico. Ci che si chiama adesso il velo islamico, o ancora lo hijab, indica infatti un nuovo modo di vestire, preconizzato dal movimento integralista a nome dellIslam. Si tratta di un grande foulard, generalmente bianco, ma talvolta nero o di un altro colore che la donna mette sulla testa in modo che nasconde i capelli e il collo e che circonda il viso. Questo velo talvolta accompagnato di un vestito detto islamico, ossia una lunga e ampia tunica fatta in un tessuto opaco che nasconde tutte le forme del corpo. Il nikab che copre completamente il viso della donna lasciando soltanto due piccoli buchi o una fessura per gli occhi una forma che si vede spesso oggi. Al nikab si aggiungono guanti e calze per nascondere le mani e i piedi in modo da non scoprire niente del corpo femminile.
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La progressione del porto del velo Islamico fu sorprendente, soprattutto in una societ decisamente moderna come lEgitto, tanto pi che, per decenni, aveva combattuto il velo. Stranamente, questo velo - detto islamico - ha cominciato ad istallarsi non in un ambiente rurale o nel ceto popolare analfabeta dove il velo tradizionale era ancora presente, ma piuttosto in un ambiente urbano e istruito. proprio nellambito studentesco universitario del Cairo, nel cuore stesso del bastione intelettuale che si era sollevato contro il porto del velo allinizio del secolo, che il velo imposto dagli integralisti ha preso il suo decollo. Fu l una tappa decisiva nella crescita fulgurante di questa pratica (tra il 1975 e il 1980) che ha invaso poco a poco tutti gli ambienti. Tenendo conto della storia del velo in Egitto, questo fenomeno non ha evitato di sollevare una viva controversia e le divergenze teologiche sulla questione del velo che si credevano ormai sepolte, sono risalite alla superficie. Or dunque, se i testi religiosi non hanno cambiato da secoli, come spiegare i cambiamenti nelle interpretazioni teologiche che riposano per sui medesimi testi? evidente che la spiegazione si trova al di fuori dei testi e delle interpretazioni religiosi che se ne fanno. A dire il vero, il cambiamento risiede soprattutto nel rapporto del potere tra i pensatori Islamici di tendenza liberale e i pensatori di tendenza conervatrice, rapporto che si capovolto recentemente in favore di questi ultimi. Vedremmo pi avanti le cause socio-politiche di un tale mutamento repentino.

Si pu notare da ci che precede, che ieri come oggi, la controversia a proposito del velo non si limita per niente al velo, ma coinvolge sempre la dimensione del ruolo delle donne nella societ. Cos si capisce che la questione, daltronde insignificante, del porto del velo da parte delle donne musulmane ha senso solo perch ci rimanda direttamente alla statuto e al ruolo delle donne nella societ, fatto che determina, in gran parte, il modello sociale globale. Ci spiega che questo pezzo di tessuto che nasconde la testa della donna si ritrova, ancora una volta, nel cuore di una vera lotta di potere allinterno delle societ Islamiche.

VI. Una falsa dicotomia importante notare che, malgrado una certa similitudine, la natura del dibattito intorno al velo ha conosciuto una trasformazione maggiore da pi di un secolo. Allinizio del secolo precedente, i riformisti islamici, favorevoli allabbandono del velo e allemancipazione delle donne, incontravano una resistenza violenta da parte dei fondamentalisti, ma le due tendenze avevano allora la possibilit di affermare pubblicamente la loro posizione prevalendosi dellIslam. Oggi, purtroppo, il dibattito esclude ogni razionalit. Perci, diventato estremamente
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rischioso, per chiuque, di formulare una opinione diversa dalla versione dominante raccomandando il porto del velo come un obbligo religioso per tutte le donne musulmane. Alla razionalit degli argomenti teologici fondati su interpretazioni divergenti, ma ugualmente legittime dellIslam, si viene sostituire oggi lassolutezza, cio una verit unica, quella degli integralisti. Questi ultimi cercano meno a convincere del valore teologico delle loro argomentazioni che a sottrare la parola alle altre tendenze religiose allinterno dellIslam. ci che rende oggigiorno cos difficile, perfino impossibile, ogni dibattito razionale sul velo. C da notare che laccusa che lega lopposizione al velo allinfluenza nefasta dellOccidente la stessa che stata espressa allinizio del secolo. Tuttavia, questa accusa che mira sempre a discreditare le tendenze liberali agli occhi della popolazione, aveva allora soprattutto un effetto di pressione morale, mentre adesso, spesso associata a metodi dintimidazione molto pi radicali. Il clima di terrore fisico e intellettuale, istaurato dagli integralisti, fa in modo che sempre di pi difficile trovare, come prima, capi religiosi pronti a sostenere interpretazioni pi liberali dellIslam. Un tale clima incita tante persone allautocensura, il ch permette agli integralisti di pretendere pubblicamente essere gli unici ad offrire interpretazioni autenticamente islamiche Di conseguenza, il dibattito attuale sul velo presenta una caratteristica nuova. Si tratta dellemergenza di una dicotomia artificiale creata dagli integralisti che si danno il diritto esclusivo di occupare la sfera religiosa e che spingono gli oppositori a mettersi in un angolo della sfera politica. Se questa polarizzazione dannosa confutata, con la forza della disperazione, nei paesi musulmani che possono appoggiarsi ad una lunga tradizione di pensiero liberale, esse sembra essere stata accettata senza alcuna contestazione dallOccidente. Cos, nelle societ occidentali, si accetta pi volentieri di considerare che i partigiani del porto del velo sono gli unici a diffendere una posizione centrata sui principi dellIslam, allorch gli oppositori al velo diffenderebbero unicamente dei princpi politici, nel sedicente disprezzo dei valori religiosi. Questa falsa dicotomia risulta di una mistificazione che impedisce di vedere che il dibattito attuale sul velo di religioso ha solo lo stratto superficiale. In fondo, un dibattito politico tra due visioni opposte della societ e del posto che viene riservato alle donne. questa polarizzazione alienante che paralizza gli uni e gli altri e che impedisce di oltrepassare la questione del velo per discuterne le vere poste al gioco.

VII. Il velo tradizionale e il velo integralista

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Si confonde spesso il velo tradizionale che esisteva allinizio dellIslam e anche prima, con il velo islamico preconizzato oggi dagli integraliti. Occorre esaminare da pi vicino le somiglianze e le differenze che esistono tra i due. 1. una prima distinzione dovuta alla variet. Il velo tradizionale che si trova ancora in tante societ musulmane, soprattutto nelle campagne, varia molto nelle sue forme e nei suoi colori, secondo le regioni e secondo le culture locali. Fa parte del costume tradizionale che portano le donne della stessa regione, talvolta indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. Da un punto di vista storico, il velo tradizionale non ha niente di una divisa islamica. Ironia della situazine: il velo che gli integralisti vogliono imporre in nome di un ritorno alle tradizioni vuole soppiantare quello tradizionale, l dove persiste ancora. 2. unaltra differenza tiene alla natura del velo. Anche se il porto del velo viene visto come un segno di modestia da parte delle donne, il velo tradizionale non era necessariamente lespressione di una austerit eccessiva. E soprattutto, non era considerato come un obbligo morale che non si pu aggirare. Nessuna ossessione o coercizione era legata allassenza del velo o ai ciuffi di capelli ribelli che ne scappano per inavvertenza o per civetteria. Certi musulmani, oggi opposti al velo, fanno notare che nel contesto moderno, il porto del velo diventato talvolta un gesto di sfida piuttosto che un segno di modestia, il ch snatura completamente il senso iniziale che gli era fissato. 3. terza distinzione importante, bench il velo tradizionale, come il velo integralista, concretizza una volont di segregazione sessuale, sempre in atto nelle societ patriarcali, si usava generalmente solo dopo la pubert o solo dopo il matrimonio. Infatti, lIslam, molto tollerante, non ha mai chiesto che simponga ai bambini gli stessi obblighi per gli adulti. Ci si applica al velo ma anche alle altre esigenze come il digiuno e la preghiera. Il porto del velo da parte di fanciulle come si osserva oggi nelle scuole nelle societ islamiche moderne - ma anche in Occidente - non richiama alcuna tradizione antica. Si tratta di una nuova tradizione, inventata e imposta dagli integralisti. 4. la quarta distinzione legata ai cambiamenti nella simbologia del velo. Il porto del velo, ieri come oggi, prende il senso di una linea di demarcazione tra le donne onorevoli e le altre. Senonch non serve oggi a proteggere le donne libere contro lassillare sessuale degli uomini, ma piuttosto a proteggere gli uomini e la societ contro la perversit delle donne in un tentativo di soffocare (o di confiscare) il loro potere sessuale. Questa differenza, molto significativa del simbolismo implica che, ormai,
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non pi possibile considerare il velo come simbolo in grado di onorare la donna che lo porta poich esso riposa, nello stesso tempo, sulla demonizzazione collettiva delle donne.

Come spiegare lattuale risorgere del velo detto islamico? facile constatare che gli integralisti islamici danno prova di una energia considerevole per promuovere attivamente il porto del velo, ma non qualsiasi velo. Linsistenza relativa sul porto del velo detto islamico rileva di una vera ossessione che giustifica per certuni la peggior violenza. Prima di tutto, si nota che il porto del velo presentato nel discorso integralista come un obbligo religioso che non si pu aggirare nellIslam e come un simbolo didentit in opposizione con la modernit. Si tratta qui, a mio parere, di una strategia estremamente abile ed efficace da parte del movimento integralista. In effetti, siccome le interpretazioni teologiche sulle quali si appoggia per tentare di fare del porto del velo un obbligo religioso che non si pu aggirare sono confutate dalle correnti pi liberali dellIslam, il movimento integralista offre alla popolazione la seconda opzione, in modo di riconciliare tutte le tendenze intorno al principio. Il risultato di questo stratagema consiste nel fatto che, visto come un obbligo religioso, il velo potra essere imposto con diversi modi, e nel bisogno con la forza, a quelle che lo rifiutano mentre, se visto come simbolo didentit, esso potr essere rivendicato con orgoglio e ostinazione da quelle che lo portano per sfidare il loro ambiente opposto allintegralismo. Un altro effetto non trascurabile di questa strategia, che il velo servir a mobilitare le masse popolari contro le autorit dello Stato che cerca a vietarlo e spera, in questo modo, sottrarre la popolazione allinfluenza di un movimento integralista diventato troppo contestatario Nei due casi, il porto del velo chiaramente il simbolo politico dellascendente dellideologia integralista nella societ, ci che non contraddisce il senso che gli danno quelle che lo portano per ragioni diverse. Infatti, una grande ambiguit circonda presentemente il porto del velo. Anche se le correnti opposte allintegralismo rifiutano enregicamente il velo, dopo tre decenni di attivismo integralista che insiste senza tregua sullobbligo religioso e morale dindossare il velo, questultimo ha creato un effetto di foga nelle societ islamiche al quale difficile resistere. Per conseguenza, una donna musulmana che, oggi, adotta di sua propria volont il velo non necessariamente integralista, ma, in fondo, ella avr senza dubbio fatto sue credenze o valori propri al movimento integralista. Ricordiamo pure, che certe correnti nel movimento integralista incoraggiano gli uomini musulmani a lasciar crescere la barba e a indossare vestiti pi
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tradizionali (una specie di tunica bianca e il turbante o uno zucchetto) qualificato di islamico. Come il velo islamico, questo modo di vestire non pu essere scambiato con il vero vestito tradizionale di diversi colori, comune nelle campagne e nei quartieri popolari. Or dunque, negli anni Ottanta, ladozione dellabito islamico in un contesto moderno era generalmente considerato come un segno di riconoscenza dei militanti integralisti. Quando la repressione dello Stato contro questi gruppi si accentua, la maggior parte dei militanti radono la barba e riprendono un aspetto moderno senza abbandonare le loro attivit politico-religiose e continuando pure a promuovere il porto del velo. Rimane dunque solo questultimo per mostrare la vittoria morale del movimento integralista, ma chiaro che la distinzione tra integralisti e non, non riposa pi oggi solamente sui simboli tangibili.

Si nota pure che il movimento integralista non si accontenta di incoraggiare ladozione di un vestito islamico e particolarmente del velo. Secondo la visione integralista, questi simboli sono unicamente un piccolo elemento in un vasto insieme coerente, di cui obiettivo ultimo la sottomissione del sociale e del politico alle prescrizioni della sharia. Il velo non una dimensione periferica, ma un elemento chiave sul quale ruotano altri elementi che vengono consolidare il modello integralista. In realt, il velo il primo passo di un viaggio lungo lungo. Le persone che aderiscono oggi al principio del porto del velo, che sia in quanto obbligo religioso o in quanto simbolo didentit, possono difficilmente rigettare dopo le intenzioni del movimento integralista dimporre la sharia a tutti i Musulmani, l dove saranno. Il velo contribuisce efficacemente a imprigionare la coscienza individuale in una logica quasi irrefutabile aggiungendo una sbarra in pi (e delle pi solide) alla struttura dellintegralismo. Si tratta di un aspetto capitale che permette di cogliere il senso obiettivo dellinsistenza colla quale si tenta dimporre il porto del velo in un contesto di modernit.

Al-dil del senso simbolico e politico del velo, si potrebbe chiedere su quale concezione della donna e dei rapporti sociali tra i due sessi riposa questa nuova ossessione del velo. Questa domanda esige un esame del discorso religioso che raccomanda e giustifica il porto del velo Islamico e che contribuisce a modellare la realt sociale che lo circonda e particolarmente in quanto riguarda i rapporti tra uomini e donne.

VIII. Il discorso politico dominante : tre concetti chiavi

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Alle spiegazione teologiche in quanto riguarda lobbligo dindossare il velo, bisogna aggiugere delle giustificazioni morali e culturali. Tre concetti chiavi permettono di capire meglio largomentazione che sottointendono la preoccupazione legata al velo e le restrizioni multiple che laccompagnano. 1. Sul piano individuale, la giustificazione esplicita del porto del velo risiede nella necessit di nascondere il corpo della donna considerato come aoura. Il concetto di aoura si applica alle parti del corpo considerate come fonte di lordura e di seduzione sessuale e che devono essere nascoste. Non solo i capelli della donna ma anche tutte le parti del suo corpo (collo, braccia, gambe, caviglie) e pure la sua voce, sono aoura e devono essere sottratte alla avidit degli uomini. In fin dei conti, il corpo della donna intero e tutta la sua persona sono considerati come aoura secondo il discorso religioso. 2. Al dil della dimensione individuale che la definisce in quanto aoura, la donna vista, sul piano sociale, come una fonte frequente di fitna. Il concetto di fitna si riferisce al caos sociale che pu avere diverse cause, di cui la concupiscenza e il desiderio sesssuale incontrollato. Queste due nozioni riposano sulla percezione secondo la quale la donna, in pi di essere, essa stessa, animata da bisogni sessuali insaziabili, eserciterebbe una seduzione sessuale smisurata sugli uomini. Queste caratteristiche naturali sono aggravate dal fatto che la donna riputata mancare totalmente dintegrit morale e che spesso volentieri associata al demonio. 3. A proposito della mancanza proverbiale dintegrit morale della donna, si nota che il discorso religioso attuale tiene conto della storia biblica, molto nota, a proposito di Giuseppe e della moglie del faraone, che tent di sedurlo e che davanti al rifiuto del giovane Giuseppe, lo accus di agressione sessuale nellintento di farlo condannare. Tuttavia, la sagacia del giudice permise di svelare il sotterfugio della donna e di scagionare luomo. La morale della storia una messa in guardia permanente contro la natura perversa della donna. Questa natura perversa presentata come lessenza di ci che sono tutte le donne. Questa storia biblica e altre dello stesso tipo sono diventate molto popolari nelle prediche del Venerdi nella moschea e sulle cassette audio e video che servono per leducazione religiosa e che sono molto ascoltate e seguite in diversi ambienti musulmani. Sono dunque questi tre concetti chiavi aoura, fitna e natura perversa delle donne che costituiscono la base di tutto ledificio degli obblighi e delle numerose restrizioni imposte al seguito alle donne musulmane. Il porto del velo
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deriva dalla necessit di nascondere il corpo della donna (aoura), per limitare il suo potere sessuale smisurato, associato alla sua natura perversa che, altrimenti, provocherebbe il caos sociale (fitna) e porterebbe la societ alla sua perdita. C da aggiungere che la nozione di natura perversa delle donne non propria allIslam, ma trova la sua origine in una cultura popolare molto antica. Le letterature araba e persiana sono piene di leggende e di storie erotiche descrivendo le astuzie amorose delle donne che usano tutti i mezzi per tradire i loro mariti. Il discorso religioso ha saputo sfruttare tali fantasmi litterari per giustificare delle restrizioni severe colpendo le donne la cui emancipazione totale sarebbe una fonte di disordine sociale. La dominazione delle donne da parte degli uomini, conforme al modello patriarcale tradizionale, dunque presentata come una boa da segnale essenziale per il mantenimento dellordine sociale e la purificazione della societ. Or dunque, il movimento integralista attuale esige lapplicazione rigida e integrale della sharia, senza riguardo al contesto. Gli integralisti spingono le loro convinzione al punto di voler imporre il velo e altre pratiche con la forza, seguendo una politica totalitaria che non tollera nessuno sgarro alla norma che hanno prescritto

Conclusione Se la dimensione religiosa aiuta a capire meglio certi aspetti essenziali del velo, essa non basta per spiegare interamente il fenomeno del resurgere del velo e dellintegralismo di oggi. dunque necessario esaminare il processo attraverso il quale il movimento integralista, raccomandando in modo attivo il porto del velo e tante altre cose, riesce a stendere la sua influenza nelle sfere sociali e politiche allinterno delle societ islamiche moderne. Le prescrizione relative allobbligo del velo sono piuttosto leffetto dei costumi, se tuttavia possibile, quando si tratta del mondo musulmano, di delimitare e di definire con precisione costumi e religioni. Nella storia dellIslam, infatti spesso difficile separare il punto di vista sociale dal punto di vista puramente religioso. LIslam si impegnato di stabilire la vita dei Credenti fino ai suoi ultimi particolari. Ma durante il suo sviluppo storico, si spesso trovato costretto di adattarsi alle necessit sociali, alle condizioni contradittorie della realt umana.

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Quando, a seguito dei versetti coranici sopra analizzati si chiede allIslam di giustificare la prescrizione del velo per le Musulmane, esso si trincea dietro la convenzione dei Musulmani : ittifk o ijma ossia il consenso della comunit. Tale convenzione dei Musulmani invocata come principio religioso per dare forza legale a una istituzione. Or dunque, quando si considerano le cose dal punto di vista tradizionale, si nota che se si pretende sostenere che il velo opera della religione, non si tratta qui della religione mutevole, della religione suscettibile di evolvere e di cambiare poich, in realt, ci si basa sulla convenzione dei musulmani. fuori dubbio che, durante il primo quarto del I secolo dellEgira, il velo e la reclusione delle donne non ebbero altro motivo che la distinzione fra le classi. Umar, il famoso califfo trov un giorno a casa sua una donna che portava uno jilbab, perci non si permise ad entrare. Quando lei usc, lui chiese alla moglie chi era. Ella rispose che era la schiava di tale famiglia. Umar, indignato, viet alle schiave di vestirsi come le donne libere e di indossare il jilbab che copre testa e fronte. Questa ordonanza del califfo, promulgata a Medina, conferm il principio gi incluso la prescrizione coranica e la rend efficace, in modo che, da allora, le donne si distinguono rigorosamente in due categorie: donne libere e donne schiave.

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