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Narrativa dai Paesi del Sud Ereb Shamilov IL CASTELLO DI DIMDIM epopea curda Traduzione di Shorsh A.

Surme AIEP EDITORE MELTING POT Storie dell'altro mondo Collana a cura di Eleonora Forlani Prima edizione in lingua curda e alfabeto arabo, Baghdad 1975 Titolo originale: Dastani Kela Dimdim a cura di: Accademia curda di Baghdad Per l'edizione italiana: (c) Copyright 1999 by AIEP EDITORE s.n.c. Via Gino Giacomini, 86/a - 47890 Repubblic a di San Marino tel. 0549/992389 - 992590 fax 990398 ISBN 88-86051-68-9 Prima edizione: 1999 Tutti i diritti riservati Progetto grafi co: G.D.G. Repubblica di San Marino Il disegno di copertina tratto da un'incisio ne di Ve. E. Soriakov

Questo volume stato realizzato in collaborazione con COSPE (Firenze / Bologna) p rogetto 'I Cieli' con il contributo del Ministero per gli Affari Esteri della Re pubblica Italiana

Il castello di Dimdim INTRODUZIONE In primavera un amore spontaneo e naturale, sbocciato sorprendentemente in un fr utteto nascosto tra aspre boscaglie impenetrabili, riesce a schiudere un luogo f antastico e remoto come il castello di Dimdim. Infatti, questi misteriosi territ ori dell'anima sono sepolti dentro ognuno di noi. Sono il ricordo di una fiaba d 'oriente ascoltata con stupore da bambini e poi da adulti dimenticata, lungo un sentiero smarrito nella foresta. Sono la ferita sanguinante di un Eden perduto. Ma ecco che ora lo scenario riappare favoloso e terso come un diamante, brulican te di vita come un alveare, lacerante come un pugnale dall'impugnatura d'avorio. Nelle giornate di sole gli anziani dalla barba bianca, seduti sotto gli alberi b evendo il caff, narrano che in un tempo lontano un cristiano avesse fondato sopra

ancor pi antichi resti archeologici, nel Kurdistan vicino al grande lago di Urmi a, il castello di Dimdim. Identico alla chiesa costruita da suo padre nella vall e di Van, che aveva resistito agli assalti dei turchi. Dimdim non un mero palazzo, bens una citt popolata, molto larga e lunga, simile al nido del falco aggrappato ad una montagna dalle alte vette coperte di neve, con lupi, orsi ed altri animali. Due strade portano dalla valle al castello, gremit e di contadini e nomadi curdi sereni e felici per essere sopravvissuti al freddo invernale. Un via vai di carovane tintinnanti di campanelli arriva a Dimdim con mercanzie da ogni parte del mondo: dall'India, dall'Afghanistan, da Shamo e Ale ppo, da Istanbul, dalla Persia. Sotto il castello passa a grande velocit, scrosci ando rumorosamente come un orso, un fiume pieno di pesci colorati le cui acque v orticose si trascinano dietro nel loro percorso anche le pietre pi grosse. In questo paesaggio fiabesco si svolge la leggenda di Dimdim: un'epopea eroica a sfondo storico che narra le guerre combattute all'inizio del XVII secolo da Kha no Lapzerin ( dal braccio d'oro ), governatore curdo del castello, contro il re dei turchi e lo sci di Persia. I due tiranni, brutali e crudeli, vogliono distrug gere Dimdim, per potersi impadronire del Kurdistan spartirselo come una preda, a pprofittando dei conflitti tra le trib curde. Invece Khano Lapzerin, uomo alto robusto della trib di Brodar, di religione sunni ta, padre di sei figli, un capo dotato di grande carisma - quando cammina sembra che la terra si sciolga sotto i suoi piedi - manda aiuti militari ad ogni trib a ggredita dai persiani o dai turchi, nemici storici dei curdi. Ma soprattutto Kha no trasforma il castello di Dimdim nel baluardo del Kurdistan. Implacabile contro le spie e i traditori (mullh, darwishi) infiltrati dai nemici per fare del male al suo 'nido', Khano invece generosissimo con intellettuali, f uggitivi e perseguitati che vi cercano rifugio. E con i giovani dei villaggi che vogliono addestrarsi al combattimento per difendersi e difendere la patria, abb andonando i loro secolari contrasti tribali, perch Khano sostiene che i curdi con tro i tiranni devono essere uniti. Dunque la trama storica sulla quale si intesse l'epopea di Dimdim, che in modo v ivace e immediato ci trasporta, come su un tappeto volante, dentro i colori e i suoni, la vita e le relazioni, i sapori e la natura circostante, la fragilit e la forza, parole e sentimenti, memoria e attese, morte e vita del popolo, la lotta di resistenza. Resistenza millenaria contro gli stratagemmi e le aggressioni di nemici astuti e soverchianti. Lotta che arriva fino ad oggi ed la sostanza dell a nazione del Kurdistan. Si tratta di un'esperienza storica vitale, comune a tanti popoli del mondo nel t empo e nello spazio. Dall'assedio della citt di Troia da parte degli Achei cantat o da Omero alla difesa dell'ultima repubblica di Siena contro lo strapotere impe riale narrata dagli storici rinascimentali, dalla resistenza antinazista in Euro pa durante la II guerra mondiale alle lotte anticoloniali di tante popolazioni s fruttate e oppresse del mondo fino allo sforzo, al limite dell'impossibile, per sopravvivere giorno dopo giorno, fatto da gran parte dell'umanit povera (soprattu tto donne, bambini, vecchi, malati) adesso: in tutti questi esempi troviamo un a rchetipo eroico come quello dell'epopea del castello di Dimdim. Perci ringrazio con sincera riconoscenza l'amico fraterno Shorsh Surme, esule cur do da tanti anni in Italia che con questo libro offre in dono ai lettori italian i la prima traduzione nella nostra lingua dell'epopea di Dimdim. Questo gioiello letterario arricchisce il patrimonio culturale dell'umanit e al tempo stesso rap presenta una magica sintesi della millenaria storia del Kurdistan, dolorosa ed e roica, ieri come oggi. Perch niente cambiato in quelle terre ingiustamente martoriate. Perch anche oggi, anche in questo preciso momento un guerrigliero sta combattendo per proteggere u na bambina dai bellissimi occhi neri dalla violenza di uomini brutali e tenebros i. Perch oggi, in questo momento, un uomo coraggioso, onesto e saggio sta lottando p er salvare la sua patria da predatori mostruosi che, dopo averla smembrata, vogl iono divorarla e distruggerla completamente. Lo posso testimoniare in buona fede, ricordando il viaggio in Kurdistan fatto ne l 1992, subito dopo la guerra del Golfo. Ad Arbil sono stata ospite di una gener

osa famiglia. Ricordo la madre Kadigia per me sempre viva, in realt stroncata dal crepacuore quando si riaccesero le lotte tra le fazioni, per colpa dell'inerzia dell'Europa nel sostenere la democrazia e il parlamento della regione curda, na ti sotto la protezione dell'ONU. E poi ricordo Nazhad, il figlio maggiore, scrit tore, giornalista, poeta versatile e sensibile, dal volto scavato dalla sofferen za ma dagli occhi lucidi come due stelle. Ricordo tutti i membri della famiglia: Hajar, sapiente nella legge e buono, Rizgar il ragazzo strappato dai banchi di scuola e mandato al fronte nelle buche del deserto, migliaia di chilometri lonta no da casa, sotto i colpi delle superbombe straniere o fucilato come disertore s e tentava la fuga. Ricordo tutte le donne, ad una ad una: Shaira, moglie di Nazhad, dal volto delic ato e bello come una Penelope, e poi Hetaw (Sole) e Aktar (Attrice), Ajin (Vivre mo) e Rejin che significa "Colei che indica la strada della vita". E in particol are ricordo Midia, la piccola Medea, allora bambina minuta e forte come la nonna , oggi certamente ragazza grande e bella come un cespuglio di rose. Nell'epopea di Khano "dal braccio d'oro", col suo castello di Dimdim rivedo quei volti indim enticabili. La storia di Dimdim, raccontata oralmente dai genitori ai figli per secoli e sec oli, stata scritta negli anni sessanta in lingua russa da Ereb Shamilov, il pi gr ande prosatore curdo, che ne ha fatto anche una versione in lingua curda, usando l'alfabeto latino. Shorsh Surme, traducendo l'opera in italiano, ci rivela l'anima del suo popolo e getta un ponte di comprensione, come un arcobaleno altissimo, sopra gli abissi e le tenebre che separano due mondi. Infatti, pur separati e lontani da loro, possiamo comunque percepire l'archetipo eroico dell'epopea di Dimdim e assimilarlo ad un percorso iniziatico dell'inter iorit, per individuare e respingere oscure potenze manipolatrici, corruttrici e d istruttive che agiscono fuori e dentro noi stessi. Possiamo non farci derubare d el nostro inestimabile tesoro interiore. Il principe "dal braccio d'oro" chiama a s dalle valli e dai monti sia gli uomini che le donne, li istruisce, li addestra, li rende capaci di resistere, forti ne l difendere gli oppressi e i violati. Ci chiama a s, ci rende forti e capaci di r esistere, nella nostra parte dell'anima oppressa e violata. Il coraggio, l'onest, la saggezza di Khano Lapzerin sono indispensabili quando arr iva il giorno degli uomini coraggiosi. Il momento della verit arriva, prima o poi, per ciascun essere umano. Per taluni arriva forse ogni giorno. Ecco che allora Khano, dai lunghi baffi rossi come un felino, ricoperto di una p elle marrone come un cavallo di razza, ci mostra come resistere. I cavalli di ra zza curda, racconta il suo poema, non hanno la pancia, sembrano denutriti e inve ce percorrono qualsiasi tipo di strada, dai sentieri scivolosi delle montagne ai sentieri di ghiaia delle valli o delle colline. Nemmeno la veloce gazzella ries ce a raggiungerli e hanno molto rispetto per il loro cavaliere. Il loro valore n on ha prezzo. Con saggia previdenza Khano Lapzerin ordina al muratore Nadir di costruire quatt ro alte torri ai lati del castello di Dimdim, per avvistare i nemici da lontano. In una caverna segreta l'esperto Kocio, di religione cristiana, fabbrica per lu i pi grandi cannoni. Scegliendo ufficiali esperti nell'arte militare, Khano cura con particolare attenzione l'arruolamento e l'addestramento alle armi dei giovan i del castello e dei villaggi vicini. Ad essi dona i suoi destrieri e, facendoli cavalieri, ricorda loro che: il bravo soldato sta sempre in prima linea e deve e ssere in grado di portare il cavallo dove vuole. Ascoltare il racconto di Dimdim per i giovani curdi analfabeti dei secoli andati era imparare un vero e proprio manuale di arte della guerra, trasformato in uno splendido romanzo. Infatti il vivace folklore dell'epopea si inserisce in una s truttura narrativa classica di rinnovata eleganza. Il messaggio culturale infine sorprendente, producendo arcaiche profondit fiammeggianti di sapienza e pace. In realt l'epopea di Dimdim soprattutto una bellissima storia sull'amore. Un amore uguale al cespuglio di rose che affonda le radici vitali nella terra ne ra, trova le strade giuste verso i raggi del sole, alimenta col suo profumo fres

chi sentimenti di felicit che fanno vivere liberi. Nel castello di Dimdim vive infatti la rosa spirituale dell'uomo carismatico, la protagonista dell'epopea. Si chiama Dulbar, dai bellissimi occhi neri, alta, sn ella, con la faccia tonda come la luna e un neo sulla guancia sinistra. Dotata d i una luminosit tutta sua, Dulbar, con il suo modo dolce ed elegante di parlare s imile al canto di una colomba, sembra una creatura d'un altro mondo. Ornata e pettinata con collane di pietre preziose colorate sul petto, cinture e anelli dorati, e ventiquattro lunghe trecce sulla schiena tutte ricoperte di lus trini e piccoli talismani coranici, Dulbar sempre intenta nelle occupazioni femm inili tradizionali; tesse splendidi tappeti con disegni di gazzelle volanti, mun ge le pecore insieme ai pastori, attinge acqua alla sorgente, cucina pranzi gust osi per gli ospiti, partecipa ai lavori collettivi tra le donne della famiglia, alle feste gioiose con riti, musiche e danze. Colpisce il suo incanto: l'innocen za scherzosa, il fresco calore, la generosa e fiera dignit di se stessa. Tu non sei onesto, non sar mai tua preda. Vattene dalle prede che ti stanno aspett ando a casa. Con queste parole Dulbar, vincendo la ritrosia, respinge il viscido e ottuso Kurshid, guardiano del mercato del castello che, pur avendo gi tre mogli secondo l'usanza musulmana, si perdutamente innamorato di lei vuole convincerla a sposarlo con ricchi doni o usando la forza. Ma Dulbar dimostra subito una com pleta padronanza del proprio destino, tanto che la sua integrit e forza interiore procedono, nel corso del racconto epico, di pari passo con le vittorie militari di Khano. In realt Khano e Dulbar sono due facce del medesimo talismano d'eroismo e d'amore , fino alla catarsi finale che sigilla, come una croce, la verit di tutto il racc onto. Anche Sayffadin, il figlio prediletto di Khano, si invaghito della giovane donna che porta fortuna nelle case in cui entra, ma il prestigioso padre non fa nulla contro l'amore di Dulbar per Shabab, figlio di Adi, della stessa trib dei genito ri di lei. Anzi, Khano Lapzerin accoglie Shabab come un figlio tra le sue bracci a e lo sceglie per compiere imprese gloriose. I giuramenti che i due innamorati si sono scambiati sotto gli alberi dei fruttet i sono il tesoro pi prezioso nel castello di Dimdim. Il rutilante mercato con tutti i suoi doni allettanti non attira Dulbar. Lei res ta indifferente anche ad ogni prestigio esteriore. Con il cuore vicina alle donn e guerriere che su sentieri di montagne, cos belle da sembrare decorate d'oro e d 'argento, affrontano i tiranni sotto la guida delle loro comandanti. Le minacce dei nemici non le spaventano perch sono pronte all'estremo sacrificio pur di dife ndere il loro amore, naturale e spontaneo, insieme alla vita nel castello di Dim dim. Neppure la perfidia, la cupidigia e la violenza vittoriose possono toccare Dulba r, perch lei risplende di una cosa sacra: l'amore. Maria Ludovica Lenzi Docente di Storia Universit degli studi di Siena

NOTE DEL TRADUTTORE In Kurdistan per molti secoli la letteratura scritta stata accessibile solo agli abitanti delle citt, mentre la maggior parte dei contadini e dei pastori era ana lfabeta e tramandava di generazione in generazione le proprie storie e i propri canti. Nel periodo nomade le trib curde contribuirono alla nascita di un tesoro letterar io di grande valore, costituito soprattutto da poesie, racconti e proverbi. Graz ie infatti alle migrazioni i curdi vennero in contatto con arabi, persiani, turc hi, armeni, georgiani, che disponevano di una ricca tradizione orale. Esistevano narratori di professione, Dangbj e irokbj, cantori senza accompagnamento musicale, 'Ashuqi che cantavano accompagnati da un sz o da un altro strumento a corda, in

grado di recitare a memoria lunghi racconti. Le poesie, che esaltano le vittorie di eroi popolari, si tramandarono grazie alle scuole private di canto cos la let teratura orale divenne il fondamento delle prime opere scritte. A partire dal diciannovesimo secolo gli studiosi esperti delle lingue iraniane p ubblicarono molti testi della letteratura curda e gli stessi curdi, soprattutto dalla prima guerra mondiale, cominciarono a catalogare il loro patrimonio letter ario. Oggi la lingua parlata spesso arricchita di proverbi, modi di dire, indovi nelli e domande che ci trasmettono le esperienze di vita degli antenati e le int egrano nella cultura del presente. Una delle forme letterarie popolari pi amate in Kurdistan quella che noi chiamiam o "favola". Esistono favole a sfondo satirico che hanno come bersaglio i rappres entanti del mondo musulmano e cristiano, mentre altre si ispirano a episodi di g uerra, di battaglie e di caccia. Preziosi sono i racconti mitologici che hanno c ome protagoniste divinit con sembianze umane o animali, in ruoli benefici o funes ti.

Lwik e hayrn, brevi liriche in rima, dimostrano che anche la poesia ha un ruolo mo lto importante nel mondo curdo, cos come la canzone, con i suoi motivi ballabili (dilok, govand, dln), le melodie d'amore (lwik), i motivi di guerra (shar, dall), le canzoni di primavera cantate andando al pascolo (sarla), o quelle d'autunno cant ate al ritorno in pianura (phzok), le ninnenanne (lor), le canzoni da matrimonio (h avale) i canti funebri (shn o gwil). Accanto a questi 'generi' esiste una produzione letteraria particolare, che alte rna la prosa alla poesia. Si tratta di lunghi racconti molto complessi, che seco ndo alcuni critici rappresentano il passaggio dalla letteratura orale a quella s critta. Temi dominanti sono un amore sfortunato (Siyamand u Khache, Zamblfirosh, Shrn u Khosrow, Layl u Majnn, Khte Khnom) oppure eventi meravigliosi (Mam Aln, Slemn . L'esempio pi valido del dastn, il poema eroico a sfondo storico, sono i canti di D imdim, dove si celebra la guerra che all'inizio del diciassettesimo secolo si co mbatt tra Khano "dal braccio d'oro", principe di Brdost, e il sovrano Abbas. Toma Bua, in "Uno sguardo sui curdi", pubblicato nel 1958 dall'Accademia curda d i Baghdad, ci racconta la storia del personaggio di Khano: "Un giorno, mentre Khano pascolava i cavalli dello sci, vide un pastore e gli chi ese un po' di latte da bere. Il pastore glielo port, si sedette vicino a lui e si ccome aveva fatto un sogno sette giorni prima, lo raccont a Khano. Cos cominci: "Ho sognato che vagavo in una terra arida senza alberi e senza verde. Poi mi sono s eduto sopra un sasso per riposarmi e ho notato un tesoro nascosto l vicino." Khano disse al pastore di non raccontare il suo sogno a nessuno e dopo un po' di tempo si rec nel luogo indicato dal pastore, cerc il tesoro e lo trov, ma lo lasci al suo posto. Alcuni banditi nelle vicinanze notarono che Khano aveva trovato qu alche cosa e lo attaccarono, ma lui coraggiosamente riusc a ucciderne pi di cinqua nta e ad arrestarne alcuni, mentre altri riuscirono a scappare. Quando lo sci ven ne a sapere della bravura e del coraggio di uno dei suoi stallieri, rimase stupi to e lo premi con una protesi d'oro al braccio che aveva perso per difendere i su oi cavalli nello scontro. Da allora quello stalliere fu chiamato Khano "Lapzerin ", cio Khano "dal braccio d'oro". L'epopea di Dimdim stata scritta per la prima volta dallo scrittore curdo Ereb S hamilov o Ereb Shemo come lo chiamano i curdi originario della trib Yazidi degli Hasani e nato vicino a Kars, citt all'epoca situata all'interno delle frontiere d ell'impero russo, prima di essere annessa alla Turchia. Shamilov il pi grande prosatore curdo. I suoi due romanzi pi celebri sono "Il past ore curdo", e "L'epopea di Dimdim", che scrisse per la prima volta in lingua rus sa e successivamente in lingua curda, usando l'alfabeto latino. Nel 1975 lo scri ttore curdo-iracheno Shuker Mustaf traslitter in alfabeto arabo l'epopea, che in s eguito fu pubblicata dall'Accademia curda di Baghdad. La nostra traduzione avven uta su quest'ultima edizione, grazie al professore che in questo modo ha permess

o ai curdi dell'Iran e dell'Iraq la lettura dell'opera. L'epopea di Dimdim mette in luce alcune caratteristiche sociali del popolo curdo : l'ospitalit, l'amicizia, l'amore per la patria e per la libert. Valorizza inoltr e l'importante ruolo delle donne, a proposito delle quali il grande poeta curdo Hemin dice nell'introduzione: "Se cammini per le strade o i sentieri curdi trove rai tante ragazze come Dulbar." Il lettore italiano si trover per la prima volta di fronte ad un'opera letteraria che pur essendo ambientata secoli fa drammaticamente attuale. Nulla cambiato in fatti: oggi, come nei giorni lontani di questa storia d'amore e di guerra, turch i, persiani e arabi continuano la loro politica di aggressione e predominio sull e terre del Kurdistan. Shorsh A. Surme direttore della rivista curda HETAW Incipit del volume in lingua curda

IL MERCATO A Dimdim la stagione primaverile arrivava sempre in ritardo: le vette dei monti erano ancora coperte di neve candida. Nel castello invece la primavera si stava risvegliando; solo in alcune zone d'ombra o in gole profonde erano rimasti mucch i di neve, che si sarebbero sciolti con l'arrivo del caldo estivo. In questo per iodo la gente del castello era occupata, in vista della semina, a zappare la ter ra, molti la coltivavano vicino alle loro abitazioni. Quella mattina le nuvole che si vedevano sui monti si erano trasformate in una p ioggia torrenziale, che aveva pulito l'aria. Poi di nuovo il cielo divenne seren o e i raggi del sole di primavera caddero sulla terra. Noi curdi chiamiamo "gorg a ze" queste tipiche piogge che purificano l'aria. Quando passava sotto il castello, il fiume Gali diventava molto agitato, le sue acque scendevano a grande velocit e si trascinavano dietro tutto ci che trovavano sul loro percorso, anche le pietre pi grosse. Nessuno immaginava che quel fiume c on un'acqua cos dolce e pulita d'estate, che proveniva da sorgenti lontane ed era pieno di pesci colorati, potesse passare sotto il castello con cos grande impeto . Grazie al forte sole di primavera, in tutte le strade e i quartieri del castello i fiori cominciavano a germogliare sugli alberi, che si ricoprivano di verde pe r offrire ai passanti un po' d'ombra. Gli alberi di albicocche sembravano festeg giare la comparsa dei loro fiori, molti dei quali erano gi completamente aperti. Da mezzogiorno in poi il livello dell'acqua cominciava ad alzarsi fino ad arriva re al mulino. Il suo padrone, Havd, tutti i giorni s'alzava presto e si recava l c on Mahmud Marakani, il mugnaio. Durante la notte non temevano che la neve si sci ogliesse, perch faceva freddo, ma di giorno portavano sempre dei grandi sassi per rafforzare il mulino, affinch le onde non lo trascinassero via. La gente del cas tello era molto preoccupata per questo, e ne aveva tutte le ragioni dal momento che era l'unico mulino esistente nei paraggi. Da quando era diventato mugnaio, M ahmud Marakani poneva una cura particolare nella macinazione del grano per otten ere la farina. Una volta, per ordine del governatore, un gruppo di persone and in aiuto di Havd e sistem definitivamente il mulino. Nelle giornate serene il castello era pieno di gente da mattina a sera. Molti si occupavano di commercio, e si udivano le urla dei mercanti che dicevano: - Fratelli, venite e comprate della buona merce a prezzi bassi! Coloro che arrivavano al castello erano contadini e nomadi. Molti provenivano da ll'Azerbaigian, da Van, dal paese degli assuri ( 1) e da altre regioni. Alcuni d i loro avevano portato degli oggetti da vendere, altri erano venuti per comprare e poi rivendere la merce fuori dal paese. Il mercato era gremito di gente. Si p

oteva notare come i curdi provenienti dalle alte montagne e sopravvissuti al fre ddo invernale fossero sereni e felici; essi trattavano con i negozianti cercando di concludere l'affare con una stretta di mano, anche se quelli non erano per n ulla disposti a calare il prezzo della merce. C'erano belle caffetterie nel mercato del castello. Nelle giornate di sole si po rtavano le sedie sotto gli alberi e si offriva il caff ai clienti. Qui venivano m olti anziani con la barba bianca e mentre consumavano la bevanda raccontavano il loro passato. Tra loro c'era un uomo con la schiena un po' curva; sul sopracciglio sinistro av eva il segno di una ferita, che gli si apriva quando parlava o quando chiudeva g li occhi. Gli mancava perfino mezzo orecchio. Quelle ferite testimoniavano che l 'anziano aveva combattuto contro gli invasori della terra dei curdi, vivendo gio rni molto drammatici. Il suo nome era Askendr, ma lo chiamavano Esku. L'anziano, dopo aver bevuto il caff, raccontava: - Questa storia successa molto tempo fa, quando ero un giovanotto robusto, forte e mi stavano appena crescendo i baffi. Ho vissuto un anno nella trib dei Kalidin , ero il domestico della famiglia di Murad beg ( 2) , da sempre in conflitto con la trib di Malala. Da molto tempo infatti si combattevano tra loro, si uccidevan o e derubavano. Il governatore di Diyarbakir appoggiava la trib di Malala, pare p erfino che la rifornisse di armi. A quell'uomo non interessava certo il conflitt o interno alla popolazione curda, tanto che diceva: "Spero che i curdi si massac rino tra loro, per noi sarebbe davvero un grande vantaggio!" La trib di Malala co munque non riusc mai a prevalere, eravamo sempre noi a dominare il campo. Una vol ta si diffuse la notizia che il pasci dei turchi avrebbe mandato un migliaio di s oldati, sotto il comando di Shuker pasci, a occupare la terra dei curdi. La notiz ia giunse anche a noi. Tutte le trib che abitavano lungo la strada dove sarebbe p assato l'esercito di Shuker pasci si mobilitarono per chiudere quella via agli in vasori. Arrivato ai primi villaggi, Shuker pasci li bombard con i cannoni e rase a l suolo quasi tutti quelli che incontrava lungo il percorso. Nonostante l'odio s ecolare che ci divideva dalla trib Malala, quest'ultima, appena sent che i turchi ci avevano attaccato, venne in nostro aiuto contro l'invasore. Il beg di Van man d allora un emissario a Murad beg con questo messaggio: " venuto il giorno degli u omini coraggiosi, basta lasciarci strumentalizzare dal governatore di Diyarbakir , diamoci la mano contro il nemico!" Intanto era arrivata la notizia che Shuker pasci aveva distrutto tutti i villaggi , uccidendo donne, bambini e anziani, violentando le giovani e portandole con s c ome ostaggi. Quindi Murad beg, il nostro beg e il beg di Malala s'incontrarono u fficialmente e decisero un piano comune contro il nemico, su cui si trovarono d' accordo vecchi e giovani del villaggio. La trib di Malala, rispetto a noi, era mo lto vicina a Diyarbakir e quindi pi sposta agli attacchi da parte turca. Quando u n emissario della trib di Malala port la notizia che Shuker pasci stava per arrivar e al confine, partimmo per aiutarli. Questa volta Murad beg non venne, ma mand il suo gi famoso fratello minore, che si chiamava Zoru beg. Mi ricordo che quest'ul timo ci diceva sempre: "Non basta essere bravi guerrieri, bisogna essere furbi e conoscere la tattica utile a sconfiggere il nemico". Io stesso partecipai a que lla guerra: Zoru beg, dopo aver attaccato, improvvisamente si ritir fingendo di e ssere stato sconfitto. In questo modo l'esercito di Shuker pasci lo segu fino ad a rrivare alle nostre montagne, dove noi da una parte e le trib di Malala dall'altr a riuscimmo a sconfiggerlo. Purtroppo improvvisamente mi trovai tra i cavalieri turchi e uno di loro cerc di uccidermi con la spada. Grazie al mio scudo non ci r iusc, ma mi tagli un orecchio, mentre io uccisi due soldati. Non si scherzava allo ra, quella era un'epoca di uomini forti, non come oggi! Cos Shuker pasci scapp e no n torn mai pi." Nelle belle giornate di sole Kurshid, il guardiano del mercato, saliva sul suo c avallo per andare a perlustrare insieme ai suoi uomini tutte le strade e i quart ieri del castello. Appena lo vedevano i negozianti cominciavano a brontolare dic endo: - Qui non sei il benvenuto. (Dio sa cosa dir!) Una volta il guardiano si rivolse ai negozianti e ai proprietari delle abitazioni che si affacciavano sul mercato:

- Due giorni fa vi avevo spiegato che, siccome il sole di primavera sta riscalda ndo il terreno, necessario che puliate gli scoli davanti ai vostri negozi e alle vostre case. Vedo invece che tutto come prima. - E ancora: - Se domani al mio r itorno vedr che non avete pulito nulla, giuro che vi punir severamente, poi non la mentatevi se dovrete pagare una multa salata. Mi avete sentito? Certo, l'avevano sentito non solo loro ma anche la gente che viveva fuori del me rcato. Dopo aver parlato, il guardiano si diresse verso le fabbriche lungo le mu ra di cinta del castello, dove c'erano anche le baracche che i lavoratori avevan o costruito per abitarvi con le famiglie. Andando al mercato bisognava sempre pa ssare davanti alle fabbriche, che si trovavano una di fronte all'altra, erano se parate da una strada molto stretta e avevano delle scale in legno all'ingresso. Veniva da chiedersi se fossero davvero ancora in attivit. E invece in qualche fab brica si costruivano ferri per cavalli, pony, muli e asini; altre fornivano posa te, secchi, pentole, bacinelle, vassoi e annaffiatoi, che dopo essere stati imme rsi in un bagno di rame erano esposti al sole e diventavano brillanti. In altre fabbriche ancora si costruivano armi: spade, pugnali, scudi d'acciaio, elmi e co s via. In alcune invece si ricamavano le imbottiture delle selle con figure d'ucc elli ed erano tanto belle che i cavalieri non si stancavano mai di guardarle. Tutte le mattine all'alba, prima che la citt si risvegliasse, i lavoratori entrav ano nelle fabbriche e le riscaldavano, come si poteva capire dal fumo che usciva dai camini. Il fuoco serviva per la lavorazione del ferro, con cui erano costru iti molti degli utensili. Nelle fabbriche pi piccole lavoravano da due a tre pers one, in quelle grandi invece, oltre al padrone, c'erano da otto a dieci operai. Questi si riconoscevano subito, perch stando sempre vicini al fuoco e al fumo ave vano il viso color fuliggine. I nuovi assunti, non appena sentivano il rumore de i martelli e il calore del fuoco, abbandonavano la fabbrica. Quasi tutti i lavor atori erano di Sulaimania ( 3) , Diyarbakir e Shamo, c'era anche qualche arabo e armeno. Quando Kurshid torn al mercato e vide che c'erano ancora cumuli di cenere davanti alle fabbriche, s'arrabbi moltissimo e cominci a gridare: - Quante volte vi ho detto di pulire le strade di fronte al posto di lavoro? Fin o a quando dovr far finta di nulla? Cominci quindi a picchiare uno e ordin alle guardie: - Arrestate quest'uomo e portatelo al palazzo. vero che la citt del castello non era cos grande come quelle del passato, ma non e ra nemmeno troppo piccola, infatti vi si poteva trovare tutto ci che si desiderav a. Qui arrivava gente per comprare vendere da tutte le zone limitrofe, perfino d a paesi lontani, e dopo aver acquistato la merce necessaria se ne tornava via. L a citt aveva strade principali secondarie; c'erano tre mercati, quello per gli an imali si trovava in una grande piazza, dov'erano venduti agnelli, pecore e caval li di razza. Questi ultimi attiravano l'interesse soprattutto dei mercanti stran ieri. Gli acquirenti discutevano sulle caratteristiche dei cavalli di razza curd a: orecchie corte, zampe piatte rotonde, petto largo e sporgente, testa piccola e collo sottile. Questi cavalli non hanno la pancia, sembrano denutriti e invece dimostrano grande resistenza. Percorrono qualsiasi tipo di strada, dai sentieri scivolosi delle montagne ai sentieri di ghiaia delle valli o delle colline. Nes sun animale riesce a raggiungerli, nemmeno la veloce gazzella, e hanno molto ris petto per il loro cavaliere. Per questo la gente veniva da ogni angolo del mondo per comprarli a qualsiasi prezzo. Nella citt del castello c'erano molti negozi, uno diverso dall'altro, dove si ven deva dalla bigiotteria alla merceria, dalle stoffe di seta colorata a molte altr e cose. Nei negozi di tessuti si trovavano le qualit pregiate di tutto il mondo: dallo scialle del Kashmir alla seta d'India, dal lino dell'Afghanistan alla lana persiana e al velluto di Bassora. C'erano anche i negozi di tappeti, di kilim d i tappezzeria d'ogni genere. Mancava forse qualcosa? No, c'era un po' di tutto, perfino la bottega di granaglie, che vendeva grano, grano duro, ceci, lenticchie e vari tipi di semi. Anche i ristoranti abbondavano: sin dalla mattina si comin ciava a preparare e cucinare una grande variet di cibi. Passando davanti ai risto

ranti, si sentiva un profumo tale da far venire appetito anche a chi non aveva f ame. Il menu era costituito normalmente da kauarma, yaprax, tihskabab, shishkaba b, harshta sauar, goshtu brang, naussagi, shelkena, kashk, pallola ( 4) e altri piatti ancora. I ristoranti erano sempre pieni di mercanti, capi trib e carovanie ri, che venivano per vendere la loro merce nella citt del castello. I ricchi che compravano e vendevano le merci all'ingrosso non andavano personalmente al risto rante, ma il ristoratore mandava loro dei camerieri con alcuni piatti ben prepar ati. Questo tipo di servizio era chiamato "men dietro ordinazione". C'era anche u na trattoria per i poveri, sempre piena di persone che provenivano da paesi stra nieri dopo aver saputo che nel castello si viveva bene. Molti altri, tra cui num erosi intellettuali, erano fuggiti dalle persecuzioni dello sci della Persia e de l re dei turchi ed erano arrivati superando molte difficolt. Sotto l'autorit di Kh ano nessuno poteva essere perseguitato. Gli abitanti del castello svolgevano molti lavori, alcuni andavano nei boschi a tagliare la legna che poi trasportavano e vendevano al mercato, oppure la brucia vano nelle valli per farla diventare carbone da vendere nelle fabbriche, nei ris toranti o nelle case. Altri portavano l'acqua su ordinazione, oppure lavoravano come facchini nel mercato. Ognuno cercava di trovare un'occupazione onesta, risp ettando le leggi: se qualcuno commetteva reati veniva segnalato alla corte di Kh ano. Nella citt c'erano numerosi forni dove si cucinavano diversi tipi di pane, c ome tiray sar saj, lauashay tandur, kulera, kulicia, halva, zlubia ( 5) , e molt i altri prodotti. Qualche volta gli operai che lavoravano nelle fabbriche veniva no in fretta a comprare con pochi soldi del pane appena tolto dal forno e poi to rnavano nei loro posti di lavoro. Dopo aver visitato le fabbriche, Kurshid si diresse verso la casa di Muss, davant i ad un grande ristorante a due piani il cui padrone era un curdo proveniente da Cezire e Botan, di nome Bader. Quest'ultimo, quando vide Kurshid davanti al ris torante, lo chiam: - Prego, entrate eccellenza, so che avete molte cose da fare e non potete fermar vi, ma ho appena finito di cuocere delle tenere bistecche di pecora. Il guardiano, nonostante avesse visto le mosche la sporcizia che si ammucchiava davanti al ristorante, scese dal cavallo, lo consegn ai custodi ed entr. Dopo aver mangiato e bevuto abbondantemente ringrazi, sal a cavallo e se ne and via. Kurshid fece il giro di tutto il mercato e si ferm davanti ad una caverna dove Kocio, di religione cristiana di Van, costruiva cannoni di cui era grande esperto. L'accesso alla caverna era vietato, senza il permesso di Kurshid nessuno vi pote va entrare. Giunto sul luogo, il guardiano si diresse subito verso l'interno: di fronte alla porta c'erano dei custodi i quali, sapendo che solo lui poteva pass are di l, lo lasciarono entrare. Quando lo vide, Kocio gli and incontro disse: - Sei il benvenuto, fratello Kurshid, ordinami ci che vuoi, sono a tua disposizio ne. - Scusami, amico Kocio, non voglio darti nessun ordine, ma ieri Khano mi ha inca ricato di venire da te per domandarti quanto ferro ti serve. Kocio era un uomo molto intelligente e capace, organizzava scrupolosamente il su o lavoro e non rivelava mai i suoi segreti. Guard Kurshid e rispose: - Devo parlare con Khano, quando c'incontreremo gli dir personalmente quanto ferr o mi serve. Kurshid risal a cavallo e si diresse verso la porta di Mosul. Non vi era ancora g iunto quando ud un suono di campanelli provenire da carovane in arrivo. Trattenne il respiro finch non riusc a capire, con immenso piacere, che quel suono veniva d ai cammelli dei commercianti stranieri. Secondo la legge di Khano, essi non erano tenuti a pagare la dogana e nessuno do veva disturbarli nel loro tragitto, perch si sentissero sempre liberi d'entrare n el paese per comprare e vendere la loro merce. Kurshid invece pretendeva da loro il pagamento di una quota che finiva sempre nelle sue tasche. Nel castello di Dimdim le carovane giungevano da ogni parte del mondo: dall'Indi a, dall'Afghanistan, da Shamo e Aleppo, da Istanbul, dalla Persia, e il guardian o, all'insaputa di Khano, riscuoteva sempre soldi sottobanco. Per questo il rumo re di quei campanelli lo rese cos felice. Quando varc con i suoi servitori le mura

del castello, Kurshid vide i cammelli fermi una guardia parlare con il capo dei commercianti. Quest'ultimo aveva una barba molto lunga, era vestito con un saio bianco e portava un largo keffiyeh ( 6) dello stesso colore, che gli cadeva sul le spalle ed era fissato in testa da un cerchio di tela nera. Viaggiava a dorso di un cammello dal collo nero e teneva in mano una grossa pipa. Il mercante fu subito circondato dai servitori armati. Probabilmente non conosce va la lingua curda, ma c'erano comunque degli interpreti a sua disposizione. Kurshid si fece avanti e disse: - Marhaba! ( 7) Il capo dei commercianti rispose al saluto in arabo. Kurshid, essendo il guardia no del mercato, conosceva un po' la lingua araba,, anche se non capiva tutto. Fu quindi l'interprete a riportare con grande fatica l'intero discorso dello stran iero: - Questa carovana proviene da Shamo ed guidata da Iben Batuta. Da tempo avevo se ntito parlare del castello di Dimdim: mi hanno raccontato che Khano Lapzerin un uomo di grande prestigio, generoso nei confronti dei commercianti. la prima volt a che vengo qui, ma se il mercato davvero fiorente come si dice le mie carovane ritorneranno. Kurshid disse all'interprete con un sorriso: - Dite al capo dei commercianti che il benvenuto. Porti pure tutta la sua merce al mercato e stia certo che la vend er al pi presto. Il mercato del castello sempre gremito di persone, non ci sono so lo curdi ma anche assuri, cristiani e azerbaigiani. Qualsiasi merce che proviene dai paesi stranieri venduta immediatamente e non rimane mai nulla. Kurshid parlava cos autorevolmente che il capo dei commercianti pens, tra lo stupo re e la meraviglia, che la persona con cui stava discutendo fosse lo stesso Khan o Lapzerin. Quindi, per bocca dell'interprete, azzard: - Sono molto lieto di incontrare per la prima volta il principe Khano Lapzerin i n persona. E Kurshid rispose: - Dite al capo dei commercianti di scusarmi, ma io non sono K hano Lapzerin, sono il guardiano del mercato. Khano per davvero un uomo buono e c i tiene molto a dare ospitalit alle persone oneste che vengono da noi. Il mercante arross per ci che aveva detto. Prima d'andarsene Kurshid ordin alle gua rdie di condurli al mercato con una guida e di sistemarli a casa di Muss. La grande casa di Muss, di recente costruzione, era composta da tante stanzette, le cui porte si aprivano sul mercato. I commercianti non avevano bisogno di espo rre in piazza la loro merce, era sufficiente che aprissero le porte di quei picc oli vani perch si trasformassero in bazar. La carovana non era ancora arrivata alla casa quando Muss ud il suono dei campanel li e and loro incontro. La guida che Kurshid aveva mandato con il capo dei commer cianti disse: - Questa, Muss, la gente che Kurshid ha mandato perch tu possa sistemarla nella tu a comoda casa. E Muss: - Lo far volentieri, visto che Kurshid a chiedermelo. Muss sapeva bene l'arabo e cominci a conversare con il capo dei commercianti, che nel frattempo con molta flemma ordin al cammello d'inginocchiarsi per poter scend ere. Quindi si salutarono Muss lo invit a visitare alcune stanze. Dopo averne vist e molte, il capo dei commercianti mostr la sua preferenza per una in particolare, e disse: - Guarda guarda che meraviglia, stanze come queste non si trovano nemmeno a Bagh dad, c' perfino una cucina. Quindi usc e ordin ai suoi uomini di far entrare nel cortile tutta la merce e i ca mmelli. Era quasi mezzogiorno quando Kurshid, ritornando verso casa, pass davanti all'abi tazione di Makhssud. Avvicinandosi, vide una bellissima ragazza di nome Dulbar c he stava spolverando dei tappeti. Mancavano pochi giorni alla festa di Newroz ( 8) e Dulbar era talmente occupata a battere i tappeti che non s'era nemmeno acco rta di lui. Kurshid si carezz i baffi e toss due volte per farsi notare. Poi disse alle guardie: - Perch non dimostrate tutto il vostro valore? Non sembrate nemmeno dei guerrieri di Khano Lapzerin!

Kurshid, che aveva ancora il padre, nonostante si fosse sposato ben tre volte s' era perdutamente innamorato dei bellissimi occhi neri di Dulbar. Molte volte ave va mandato delle persone a casa di Makhssud per chiedergli la mano della figlia. Come se ci non bastasse le inviava sempre regali preziosi, tutti i doni che rice veva dai commercianti erano per lei. Nonostante ci, Kurshid non era ancora riusci to a conquistare il cuore di Dulbar, che puntualmente rispediva indietro tutti i regali. Il padre della ragazza cos commentava: - Quest'uomo ha gi tre mogli, non voglio ch e mia figlia diventi la quarta. Che se ne trovi un'altra, con tutti i suoi soldi rubati ai commercianti! Dulbar era davvero una bella ragazza, alta, snella, il suo viso era tondo come l a luna piena e aveva un neo sulla guancia sinistra. Chiunque vedeva per la prima volta il suo collo bianco come la neve e le sue guance rosse come pomi maturi d iventava pazzo di lei. Molti giovani belli ed eleganti, figli di benestanti della trib di Brodar (meglio conosciuta come Bradost), speravano d'averla in sposa, ma Dulbar non voleva nes suno di loro come marito. Sembrava una creatura d'un altro mondo per la sua mani era cos dolce ed elegante di parlare, quasi fosse il canto di una colomba. Sui su oi occhi non v'era traccia di kajal e tutti coloro che la vedevano per la prima volta ne rimanevano davvero incantati. Ventiquattro trecce le scendevano sulla s chiena, tutte ricoperte da piccoli lustrini e talismani con i versi del Corano, che secondo la tradizione servivano ad allontanare il malocchio. Portava sui fia nchi una cintura dorata, collane di pietre preziose colorate sul petto, un anell o sulla narice sinistra e le sue scarpe erano di una marca di Van. Di fronte a K urshid gir la testa dall'altra parte, fingendo di non averlo visto. Voleva e dove va seguire il consiglio dei nonni e dei genitori. Ma Kurshid intenzionalmente le si avvicin e disse: - Amore mio, anche se non mi guardi, tu sarai sempre la mia preda. Fai gi parte d ella mia casa! Dulbar, offesa per la battuta del guardiano, riusc a vincere la sua timidezza e r ispose: - Tu non sei onesto, non sar mai la tua preda come speri. Vattene dalle prede che ti stanno aspettando a casa. - Perch parli cos? Io non vivo nel peccato, il Corano ci ha dato il diritto di ave re pi di una moglie! - Ti ripeto di andare per la tua strada. E poi non sei nemmeno il mio tipo... - Giuro solennemente che con i soldi o con la forza tu sarai mia! - Credi di poter obbligare qualsiasi donna a sposarti, solo perch sei il guardian o del mercato. Ma sai bene che ho quattro fratelli che potrebbero farti rimangia re le tue parole! Dopo di ci Dulbar entr in casa. Da tempo era innamorata di Shabab, figlio di Adi; molte volte durante i loro incontri nei frutteti, sotto gli alberi avevano giura to che sarebbero rimasti insieme per tutta la vita. La loro storia d'amore era c onosciuta anche dai giovani del castello, cos come dai genitori di Dulbar, che no n avevano mai cercato di ostacolarli. Non solo Shabab infatti apparteneva alla s tessa trib, ma suo padre Adi e Makhssud erano diventati 'fratelli di latte' perch, quando era morta la madre di Makhssud, la madre di Adi aveva deciso di adottarl o lo aveva allattato. Entrambi erano considerati eroi per il coraggio con cui difendevano il castello.

LA MOSCHEA Nel castello di Dimdim c'era una moschea bellissima, nemmeno a Istanbul ne era m ai stata costruita una cos bella. Appena fu terminata, Khano sal sul minareto, da dove si vedeva tutto, non solo il castello ma anche le montagne e le valli, poi

scese e disse al muratore: - Nadir, per la tua capacit artistica voglio darti in dono dell'oro. Mi piacerebb e per che tu costruissi anche quattro torri, una per ogni angolo della moschea. S ai bene che Abbas, lo sci sciita, potrebbe mandare da un giorno all'altro il suo esercito, visto che gli sciiti non sono certo in buoni rapporti con i sunniti. P er questo voglio che i miei soldati rimangano in osservazione giorno e notte, in modo che possano avvertirci dell'arrivo del nemico, da qualsiasi parte giunga. Nadir cos rispose: - Eccellenza, anch'io sono sunnita e per questo eseguir il vost ro ordine, costruir torri cos alte belle che non si sono mai viste nemmeno a Baghd ad, da cui controllare tutte le parti del castello. Era ormai giunto l'autunno, le rondini, i canarini altri uccelli cominciavano a migrare verso i paesi caldi. Nonostante ci il tempo era ancora bello e ogni matti na il cielo risplendeva azzurro e sereno, mentre il sole illuminava tutto il ter ritorio tranne il castello, dove di solito arrivava pi tardi. Quando avevano cost ruito le sue fondamenta, erano stati ritrovati molti resti archeologici, tanto c he il muratore aveva detto: "Credo che questa terra nell'antichit fosse abitata, prima d'essere devastata, forse, da qualche terremoto". Una mattina presto il mullh ( 9) Rashid sal sul minareto e chiam i fedeli ad alta v oce. Non appena se ne ud l'eco nei monti e nelle valli vicine, tutti gli abitanti dei villaggi cominciarono la preghiera. Anche Khano si avvi verso la moschea insieme a qualche servo, e una volta giunto i presenti lo fecero riverentemente passare. La trib di Brodar aveva molto rispet to e simpatia per lui, lo considerava un uomo coraggioso, onesto e saggio. Khano si diresse verso il cortile della moschea che ospitava un grande lavacro, dove i fedeli si lavavano e preparavano per la preghiera. La sua figura mentre pregav a si distingueva da tutti gli altri. La moschea, costruita due anni prima, era ancora senza muasin ( 10) fisso. Molti tra gli sciiti s'erano offerti per dire la preghiera, ma Khano non aveva scelto nessuno di loro. Una volta un muasin sciita arriv da Karbal ( 11) , si chiamava M uhammad Al e aveva dei lineamenti molto strani: sembrava che il suo viso fosse st ato colpito dalla grandine primaverile, che quando cade a terra lascia buchi ovu nque. Aveva anche una barba rada: normalmente i muasin sciiti la tingevano con l 'henn, ma la barba di Muhammad Al era molto strana. Tutti quelli che lo incontrava no, dicevano tra s: "Bissmilla ( 12) , che tipo questo?" E si voltavano ridendo. Muhammad Al si avvicin a Khano, e senza salutare disse: - Mi manda lo sci Abbas. Sono venuto per diventare il muasin della vostra moschea . Khano lo guard e rispose: - Questa la patria dei curdi. Che legame ha con il nost ro paese lo sci della Persia? Perch ti manda da noi, non sa forse che siamo sunnit i e vogliamo un muasin curdo? Fatti gli affari tuoi... Tutti scoppiarono a ridere: il muasin cap che Khano era molto arrabbiato, quindi prese la sua borsa e brontolando se ne and. L'uomo dai capelli rossi che quel giorno aveva richiamato i fedeli dal minareto era curdo e proveniva dalla trib di Mukrian. Mentre la gente stava uscendo dalla moschea al termine della preghiera, arrivaro no due emissari che dopo aver salutato chiesero: - Si trova qui Khano Lapzerin? - S qui, fra poco uscir - risposero i fedeli. Dall' espressione del loro viso si capiva che i due uomini venivano da molto lontano e forse portavano cattive notizie; i loro cavalli erano talmente stanchi che avev ano perfino la bava alla bocca. Uno dei due giovani aveva un copricapo foderato in testa, avvolto da un giamadani di scial ( 13) , le cui frange gli scendevano sulle spalle. Ogni volta che muoveva la testa, le frange ricamate oscillavano su l suo viso e lo rendevano ancora pi elegante. La sua mano destra reggeva una lanc ia con una punta particolare, che permetteva di distinguere il ruolo dei vari gu errieri. Dai suoi fianchi pendevano uno scudo e una spada con il fodero e l'impugnatura d 'oro; la lama, anch'essa dorata, brillava al sole. Teneva a tracolla una borracc ia che era stata costruita a Sham; la sua fibbia era ricamata molto bene, forse da lui stesso, con dei fili colorati. Aveva inoltre una specie d'armatura che lo

proteggeva dal petto fin sotto i fianchi e una pistola che sporgeva dalla cintu ra. Chiss da quanti giorni lui e il suo compagno erano per strada! Il suo cavallo grigio continuava a scalpitare ed era molto agitato, ci mancava poco che strapp asse le briglie cavalcasse lungo il cortile della moschea. Per questo il gruppo di fedeli che usc dalla moschea lo guard con molta preoccupazione. Anche l'altro cavaliere aveva lancia, spada e scudo, ma di poco valore e si capi va che era figlio di povera gente. Dopo aver pregato, Khano aveva cominciato una discussione con alcune persone qua ndo gli riferirono che due emissari lo stavano attendendo. Allora con calma si d iresse verso la porta della moschea. Nel frattempo un anziano allung la mano e disse a uno degli emissari: - Quell'uomo alto che vedi Khano Lapzerin. I giovani, allora, videro che stava v enendo verso di loro un uomo alto e robusto, con alcuni servi al seguito. Era co perto da una pelle marrone; sopra portava un mantello bianco e una fascia di sto ffa dove aveva infilato il pugnale con l'impugnatura d'avorio rilucente. Quando camminava sembrava che la terra si sciogliesse sotto i suoi piedi. Aveva un paio di baffi di colore rosso, gli occhi rotondi, le sopracciglia molto regolari. Un a cicatrice sulla guancia sinistra mostrava il segno d'una vecchia ferita e rico rdava i giorni lontani e bui della guerra. Khano si avvicin e disse: - Siate i be nvenuti. Dunque, cos' successo? A quale trib appartenete? Entrambi scesero dai cavalli e il giovane ben armato rispose: - Davvero non sapete cosa sta succedendo, eccellenza? Siamo della trib di Shkaki; da alcune settimane i soldati dello sci Abbas dicono che stanno raccogliendo le tasse, noi invece sosteniamo che ci stanno derubando e saccheggiando. Portano vi a tutto quello che trovano: grano, ortaggi, coperte e perfino i letti delle case . E se qualcuno s'azzarda a dire che povero, i soldati lo picchiano in modo cos v iolento che non riesce pi ad alzarsi. Violentano le donne, uccidono i bambini e t orturano gli anziani. I nostri saggi e i nostri capi trib ci hanno mandato da voi per chiedere aiuto. Khano dopo aver sentito il racconto rimase in silenzio, perch sapeva che in quel momento non poteva fare nulla per aiutarli. Infatti Nadir, il muratore, doveva c ominciare proprio quel giorno a costruire le torri. Kocio invece era andato nell a citt di Van per comprare del ferro e altro materiale che doveva servire a costr uire i cannoni, ed erano quasi tre mesi che Khano lo aspettava. La trib di Shkaki nel frattempo non aveva ancora iniziato la guerra contro l'esercito persiano. K hano disse: - Da un lato voi avete ragione, ma quando lo sci Abbas ha mandato il suo esercito, perch non avete risposto, preferendo invece occuparvi del vostro be stiame? Anche quando inviarono l'esercito contro di noi, voi non avete fatto nul la! Ma venite con me, nel mio palazzo. Khano aveva capito dall'atteggiamento e dall'armatura che quel giovane appartene va a una famiglia di capi: infatti era figlio del beg della trib di Shkaki. Intan to, lentamente si diresse verso il palazzo. A un certo punto disse: - Il re della Turchia e lo sci della Persia continuano a sfruttare i curdi, e questi non fanno altro che uccidersi tra loro. I turchi e i persiani ci dominano, ci derubano, ed colpa nostra, fratello. - Purtroppo s, eccellenza. Appena arrivarono a palazzo, Khano chiam il figlio prim ogenito e disse: - Mio giovane Sayffadin, la trib di Shkaki in difficolt. Noi abbiamo nelle vene il loro stesso sangue, niente ci distingue. Prepara dunque cento giovani cavalieri e portali con te per aiutare questa gente. E l'emissario rispose: - Vi ringraziamo, eccellenza, Dio non ci umili davanti al la nobilt del vostro gesto. Proprio quel giorno cinquecento tra i migliori cavalieri della trib di Brodar par tirono dal castello di Dimdim.

HAMZA CIAUASH

Era la vigilia di capodanno. La gente del castello si stava preparando per trasc orrere questa festa, che in curdo detta Newroz, con gioia e allegria. Si macella vano agnelli, si cucinavano piatti come briani, kilian, kfta, molta frutta e una specie di dolce chiamato kulicia, che all'interno nascondeva un diamante, un an ello o un pezzetto d'oro. La mattina di capodanno tutti in famiglia si dividevan o il dolce: la persona che trovava la sorpresa era considerata fortunata per s e per i suoi familiari. La notte della vigilia tutti dovevano lavarsi nel fiume o nei bagni pubblici, po i si vestivano con abiti nuovi e speravano di trascorrere una festa bella come l 'anno precedente. In quei giorni il mercato era pieno di gente, nessuno capiva d a dove arrivassero tante persone. Al bazar e nelle piazze c'erano molti falci, m ullh darwishi, e i giovani chiedevano a questi veggenti se la loro stella era ugu ale a quella delle loro amanti. Oppure si rivolgevano ai mullh per chiedere un ta lismano con alcuni versi del Corano, affinch le loro fidanzate fossero sempre dev ote e innamorate. Il mullh, parlando a bassa voce, dava questi consigli: - Nascondete il talismano in una buca sotto la casa della ragazza che v'interess a. Subito la ragazza s'innamorer di voi. Bisogna per agire di nascosto, in modo ch e nessuno lo venga a sapere! E i giovani rispondevano: - Questa notte stessa nasconderemo il talismano sotto la casa, lontano da sguardi indiscreti. In quei giorni molta gente si presentava dagli sheikhi ( 14) per il talismano, s oprattutto chi non poteva avere figli o non aveva un figlio maschio, oppure i ma lati con la speranza di guarire. Quando s'avvicinava quella data tutto il castello era in piena attivit: in partic olare il mercato e le piazze, dove chi vendeva e comprava animali, ricchi e pove ri, grandi e piccini erano occupati nei preparativi della festa. C'era anche il rito di accendere un fuoco al mercato, in tutti i quartieri e sulle colline, dav anti alla porta di ogni casa: qui giovani, donne uomini ballavano e cantavano. Q uesta festa non si svolgeva solo in citt, ma anche nei villaggi dei pastori sulle montagne. I guardiani della torre erano stati avvertiti che dovevano essere molto vigili i n quei giorni, perch il nemico poteva attaccare improvvisamente. Lo sci della Pers ia infatti cercava sempre uno stratagemma per occupare il castello, rendere schi avi i suoi abitanti e aprire un varco per arrivare in Kurdistan. Ma i curdi punt ualmente sconfiggevano l'esercito persiano, che ritornava a testa bassa in Persi a. Era ormai abitudine che ogni ventunesimo giorno di marzo il Consiglio della trib di Brodar si riunisse e facesse festa. In questa giornata tutti i capi trib, i ri cchi e altri personaggi del castello andavano a palazzo per fare gli auguri a Kh ano e portargli un regalo. Fars era un uomo famoso, padrone di moltissimi capi d i bestiame. Ne riun cento e disse: - Dono questi cento capi di bestiame a Khano, perch sempre ci difende dalle aggressioni dello sci persiano. Allora anche Muss, padrone di molte case, prese dieci monete e disse: - Dono queste dieci monete a Khano Lapzerin, perch grazie a lui e sotto la sua au torit viviamo bene e in pace. Partecipava a questa festa non solo la gente della citt, ma anche la gente dei vi llaggi vicini. Tutti portavano un regalo a Khano e rimanevano con lui per festeg giare. Sopra una sffra ( 15) furono preparati molti piatti come il plau, il kiliani sar sell, il kabab; c'erano anche frutta, caff e molti succhi. Durante il banchetto alcuni suonavano la saz ( 16) e i cantori con la loro bella voce recitavano i ve rsi di Fakke Tayran ( 17) , mentre altri cantavano l'epopea di Mam u Zin ( 18)". Improvvisamente entr il capo del palazzo e disse a Khano: - Eccellenza, un uomo stato arrestato e portato qui. Si rifiuta di rispondere al le nostre domande e dice che parler solo davanti a Khano. Khano domand: - A quale trib appartiene? - curdo,, eccellenza. - Che venga pure! Entr un uomo con il viso tutto nero di fumo. Si ferm e disse: - Salamon alaykum ( 19) Spero che possiate trascorrere questa festa sereno e fe

lice ogni anno. - Alaykum massalam ( 20) - rispose Khano. Poi, indicandogli un posto, lo invit a sedere. Avevano preparato per lui del cibo. L'uomo mangi tutto velocemente, si vedeva che aveva alle spalle molti giorni di digiuno. Quindi Khano disse: - Fratello, noi curdi abbiamo un detto: "Prima si mangia, po i si domanda". Ora parla, chi sei? A quale trib appartieni? Cosa ti ha spinto a u scire da casa tua e venire qui? Parla, non essere timido, cercheremo d'aiutarti. Tutti coloro che si sono rifugiati nella trib di Brodar non sono mai tornati sen za essere ascoltati. L'uomo, dopo aver bevuto una tazza di succo d'uva, disse: - Mi chiamo Hamza Ciauash, sono di Diyarbakir. Appartengo alla trib di Kalidin. D a tanto tempo servo il re della Turchia. Da dieci anni sono il capo dell'esercit o, ho addestrato molti giovani e ho fatto innumerevoli sacrifici per quello stat o. Il re dei turchi ci ha spesso mandati ad attaccare altri paesi e noi siamo se mpre stati pronti a combattere. I nostri capi e uomini religiosi dicevano: - Quei popoli non sono musulmani, perci sono nostri nemici e dobbiamo eliminarli tutti: anziani, donne, bambini e giovani. Non dunque peccato rubare le loro cose . E io ho eseguito come un soldato fedele tutto ci che mi veniva ordinato. Quando i predicatori musulmani dicevano: "Tutti i musulmani sono fratelli", noi abbiamo creduto alle loro parole, ma nel momento in cui l'esercito dei turchi ha attacca to la nostra patria, uccidendo donne e anziani, sgozzando bambini, rubando tutto ci che avevano, mi sono ricordato che i miei nonni dicevano sempre: "Non dimenti care che i sultani e il re dei turchi sono nemici del popolo curdo". Per questo non sono riuscito pi a rimanere con loro nella citt di Istanbul e sono scappato. Avevo gi sentito parlare di Khano Lapzerin, un uomo di grande prestigio e fiducia per i curdi, un uomo che ha sempre difeso la terra dei nostri padri s ia dallo sci della Persia che dal re dei turchi. Per questo ho viaggiato sei mesi , ho percorso sentieri nevosi e oltrepassato montagne altissime per servire la m ia patria vendicarmi di donne, bambini, anziani, e di tutti i curdi inermi che s ono stati massacrati. Questa ora la mia richiesta: con tutto il rispetto, dopo a ver addestrato molti soldati e cavalieri per il re della Turchia, vorrei addestr are i soldati curdi. Khano rispose: - Figlio mio, io ho sei figli, ma tu diventi il settimo. Poi allung il braccio verso il Consiglio e disse: Questi sono tutti i tuoi fratel li. Il Consiglio mi testimone, se vieni con buoni propositi saremo tutti tuoi fr atelli, ma se il tuo fine un altro sappi che sarai sconfitto. Ora vai, Dio ti pr otegga, e voi, dategli altri abiti. Cambiati, non vogliamo che tra noi rimanga l 'odore del re dei turchi. Khano poi si rivolse al secondogenito: - Figlio, porta quest'uomo dove possa ave re nuovi vestiti. Abdul Aziz e Hamza Ciauash uscirono. Per strada incontrarono Bar, uno dei capi de lla trib di Tergauer che da tempo viveva al palazzo, il quale disse: - Quest'uomo una grazia di Dio, ci servir veramente molto. Gli rispose Giauzo: - Ora lo portiamo ad addestrare i nostri soldati. Hamza Ciau ash per alcuni giorni prepar i giovani. La notizia si diffuse rapidamente in tutt a la trib di Brodar: qualcuno diceva che Khano aveva portato Ciauash da Istanbul per addestrare i suoi soldati, altri che Ciauash era un curdo fuggito dall'eserc ito dei turchi per servire Khano. Tutti i giorni molti giovani andavano da Giauzo domandavano: - Ci piacerebbe sapere quando chiamerai anche noi per l'addestramento. E Giauzo rispondeva: - Non abbiate fretta, vi avvertir io stesso quando sar venuto il momento. Prima dovete imparare a cavalcare, poi ci sar l'addestramento. Pass qualche mese dopo la festa di Newroz. Hamza Ciauash aveva gi formato vari gru ppi di giovani arrivati dai villaggi e continuava nel suo lavoro senza sosta. Era un giorno d'estate. Il grano era gi maturo e si avvicinava il tempo del racco lto. Una mattina presto Hamza ud il canto delle pernici nelle campagne, probabilm ente avevano avuto i piccoli, per questo cantavano felici. Hamza Ciauash aveva p

ortato tutti i suoi allievi nella valle dietro il castello, per iniziare l'addes tramento: - Dovete sapere che il bravo soldato sta sempre in prima linea, e deve essere in grado di portare il cavallo dove vuole. Se cos non fosse la sua presenza sarebbe inutile. Hamza s'allontan di qualche metro e poi ritorn a tutta velocit. Era un cavaliere mo lto bravo: quando cavalcava muoveva la sua spada da destra a sinistra con un'abi lit che meravigliava tutti. - Ora tocca a voi ragazzi, voglio mettervi alla prova per vedere chi pi veloce. Quando Hamza diede il via, i giovani cominciarono subito a sellare i loro cavall i e lui, sorpreso per la loro prontezza, disse: - Grazie a Dio, voi siete curdi e non turchi. I turchi non avevano nemmeno il co raggio di avvicinarsi ai cavalli e non sapevano maneggiare una sella. Ho sprecat o met della mia vita per addestrarli. Poi a voce alta grid: - Ora che sapete come si fa la guerra con spade scudi, sono sicuro che riuscirete a sconfiggere il nemico. I giovani furono quindi divisi in due gruppi: il primo era esperto nell'uso dell e spade e degli scudi, il secondo in quello delle frecce. In tutto pi di mille gi ovani avevano imparato buone tecniche di guerra. Ogni giorno Hamza li portava in aperta campagna per le esercitazioni, spesso non tornavano a casa nemmeno per l a cena, e lui ripeteva: - Dovete sapere cos' la fame per resistere nei giorni pi difficili della vostra vi ta. Hamza, per ordine di Khano, scelse quindi mille tra i suoi uomini migliori e li mand nei villaggi lontani ad addestrare altri giovani. Tutti gli anni in autunno Khano andava a caccia, e diceva: - Non dobbiamo cacciare gli animali in estate perch hanno appena dato alla luce i loro piccoli; in autunno invece i cuccioli sono cresciuti e la loro carne tener a e buona. Era una serena giornata d'autunno e il sole scaldava. La mattina presto Khano e alcuni dei suoi uomini andarono a caccia e vi rimasero fino a mezzogiorno, prima di dirigersi verso una sorgente a riposarsi. Tra loro c'era un uomo anziano ed esperto di caccia, di nome Kocio. Quest'ultimo tagli la carne a pezzetti la mesco l con le erbe all'ombra d'un grande albero. Terminata la preparazione mise tutto in una buca, la ricopr di terra e accese sopra un fuoco. Infine prese un altro pe zzo di carne, prepar il kabab e disse: - Mangiate pure qualcosa mentre si cucina il cibo che sto preparando. Quel giorno avevano cacciato tre grandi cervi, la cui carne sembrava buona. In p oco tempo il kiliani ( 21) era pronto e mentre tutti lo assaporavano Khano disse : - Non ho mai mangiato nulla di pi appetitoso... Segu un'approvazione generale e do po pranzo ognuno caric il resto dei viveri sul dorso dei cavalli, che tornarono a casa con alcuni servi. Durante il cammino la discussione cadde sui cani da caccia, su quelli che riesco no ad annusare volatili e altri animali meglio di tutti e quelli che arrivano al la preda prima del padrone stesso. Kocio disse: - Vado a caccia da quando ero ragazzo e sono convinto che nessun ca cciatore, nemmeno il pi bravo ed esperto, ha successo senza un cane. Queste besti e hanno una vista molto forte e seguono attentamente ogni movimento degli animal i. Un giovane lo interruppe: - Caro zio, il tuo cane per oggi ha cacciato un animale un po' vecchio, che aveva la carne talmente dura da non poterla quasi mangiare. Questa affermazione turb e imbarazz Kocio. Allora Khano, che lo conosceva bene e s apeva quanto fosse suscettibile, cerc di rimediare all'offesa dicendo: - La carne di questo cervo era sicuramente migliore di quella di molti altri. Me tteremo le sue corna sulle mura del palazzo e tutti coloro che le vedranno non p otranno che ammirarle. Kocio non ha cacciato l'animale per la sua carne, ma per le sue bellissime corna.

Kocio si rallegr per le parole di Khano e disse: - Chiamer qualcuno che si prenda cura di questo. Nel frattempo erano arrivati al castello e una volta entrati si udirono delle ri sa miste a voci: - Bravi, bravi. - Che voci sono queste? - chiese Khano. La servit rispose: - Sono quelle dei soldati che Hamza sta addestrando dietro la collina. Allora Khano and in quella direzione e rimase stupito nel vedere quanta gente era arrivata al castello per assistere alle esercitazioni. Da pi di un anno i giovan i si stavano addestrando e tra loro c'erano alcuni che avevano lottato nell'eser cito turco e persiano. Quando videro Khano, quelli che gli erano vicini lo salut arono e lui chiese: - Cosa ne pensate di questi giovani? I pi anziani sorrisero e uno disse: - Non sa rebbe male mandarli dallo sci Abbas... Noi comunque siamo venuti solo a guardare la loro esercitazione. Khano chiese: - Cosa pensate di questo tipo d'addestramento? - Ci sembra ottimo, basta vedere quanto sono tutti bravi, grazie alla guida di un soldato eccellent e come Hamza. Mentre un gruppo di soldati stava a guardare, l'altro faceva manovre su un terre no pieno di buche, cunette e sassi. Si capiva che Hamza li aveva portati in un p osto del genere per metterli alla prova, dato che il Kurdistan un territorio mon tagnoso e loro dovevano essere in grado di combattere dovunque. Per dimostrare l a bravura dei suoi giovani simul anche un attacco nemico, che i soldati affrontar ono senza problemi. Solo Yussif e Rostam furono richiamati da Hamza, che grid loro: - State impugnando i vostri scudi come se fossero i bastoni con cui si guida un gregge! Non capite che questa una guerra... Tutti i presenti cominciarono a ridere. C'erano per anche molti soldati che aveva no imparato cos bene l'arte della guerra da rimanerne stupiti. Alcuni cingevano i l collo dei compagni con una stringa di pelle e questi prontamente riuscivano a tagliarla con il loro pugnale e a salvarsi. Khano era molto soddisfatto dell'esercitazione. Hamza Ciauash a voce alta disse: - Basta cos, ora riposatevi! Dopo fu il turno della truppa degli arcieri, che con le loro frecce bersagliaron o tutti gli alberi vicini. Anche questa prova riusc molto bene. Hamza li ferm e disse loro: - Sono molto soddisfatto delle manovre di oggi. Devo per aggiungere che alcuni di voi ancora non usano bene le armi. Dovete sapere che la vostra reputazione a ri schio, se il nemico riuscir a sconfiggervi. Il vero guerriero deve sapere come im pugnare e usare bene le proprie armi. Hamza Ciauash sal a cavallo e si mosse molto velocemente con il suo scudo sotto b raccio. Si teneva cos saldamente al cavallo che sembrava tutt'uno con lui: la sua corsa assomigliava al volo di un uccello cos suscitava l'ammirazione di tutta la sua gente. Da pi di un'ora Khano stava osservando i suoi soldati. L'esercitazione di Hamza g li era piaciuta molto. Ad un certo punto guard la gente che gli stava intorno e d isse: - Mi complimento con Hamza. Ho deciso di dare un cavallo a ogni giovane perch div enti un cavaliere. - E aggiunse: - Coloro che non possiedono un cavallo vadano a lla stalla di Adi e ne scelgano uno a loro piacere. Tutti furono colpiti da questo gesto e uno dei giovani disse a Khano: - Ti giuriamo eterna fedelt promettiamo di combattere per i curdi e per il Kurdis tan, come prima di noi lottarono i nostri padri e i nostri nonni. - Dio vi benedica - rispose Khano. Allora Hamza fece il saluto militare e con un a mano sulla fronte e l'altra sul petto disse: - Benvenuto tra noi, eccellenza. - Il tuo addestramento si sta rivelando molto utile e ne sono felice - disse Kha no. - Se le trib curde non fossero state in conflitto tra loro, n lo sci di Persia n il re dei turchi sarebbero mai riusciti a occupare il Kurdistan. Quindi tutti i soldati salutarono Khano, che rispose dicendo: - Salamon alaykum. - Alaykum massalam - si ud in coro. Egli allora osserv attentam ente i soldati che erano sull'attenti, tra loro not i suoi figli e disse:

- Ricordatevi che nel testamento dei vostri padri dei vostri nonni c' scritto che dovete difendere la vostra patria. Solo verso sera, quando il sole era gi sceso dietro le montagne, Hamza ordin ai gi ovani di tornare agli accampamenti. Khano era ancora nel campo d'addestramento, poco lontano da alcuni uomini che stavano parlando tra loro. Il suo pensiero era rivolto al suo popolo, ma anche ai turchi e ai persiani per quello che avevano fatto alle donne e ai bambini curdi. Improvvisamente uno dei suoi amici grid verso lui: - stata davvero una bella esercitazione.. Allora Khano, come si risvegliass e da un sogno, disse: - Hai ragione, ma ora dobbiamo tornare.

I DARWISHI A fine agosto era gi tornato il tempo della raccolta e il mercato abbondava di fr utta: alcuni la portavano a dorso di un mulo sulle alte montagne dove vivevano g li allevatori di bestiame, e la scambiavano con olio, formaggio e lana. Erano proprio bei tempi! Un giorno si presentarono al mercato dieci darwishi ( 2 2) sui venticinque, trent'anni; erano molto robusti e portavano tutti i baffi, t ranne un ragazzo di diciassette, diciotto anni, a cui dovevano ancora crescere. La gente del castello era stupita per la loro presenza, visto che non si erano m ai visti dei darwishi da quelle parti. Giorno dopo giorno questi giovani celebra vano il loro rito nel mercato degli animali e la gente accorreva incuriosita. Er a diventato un vero e proprio divertimento: uno dei darwishi suonava il flauto e uno il tamburello, mentre gli altri danzavano. Tutti applaudivano, alzando e ab bassando le braccia verso il cielo: il ballo era talmente divertente che era imp ossibile non rimanerne coinvolti. Quando infatti il capo, che era il pi vecchio d ei darwishi, incitava alle danze, tutti si mettevano in cerchio come fosse un gi rotondo di bimbi. Nonostante questi giovani si esibissero ormai da un mese, ogni volta che il loro capo si presentava nelle vesti del mangiafuoco la gente continuava a raccoglier si intorno e si chiedeva sempre come facesse a non bruciarsi la bocca. Un tardo pomeriggio, mentre le vie del mercato erano quasi vuote, Kurshid stava come sempre controllando tutte le strade per evitare sorprese da parte di malint enzionati quando not che i darwishi erano fermi davanti alla fabbrica delle armi. Siccome i giovani si guardavano intorno con aria sospetta, Kurshid si chiese co sa mai facessero nel mercato a quell'ora tarda, dato che non c'era nessuno per s eguirli nella cerimonia. Improvvisamente vide uno di loro uscire dall'armeria e allontanarsi in fretta con tutti gli altri. Kurshid allora entr nella fabbrica, d ove gli operai, senza il loro capo, stavano coprendo attrezzi macchinari per pre pararsi a tornare a casa. Quando videro Kurshid si alzarono tutti in piedi: sape vano infatti che Khano aveva affidato a lui la sicurezza della citt, e sapevano a nche che Kurshid aveva tagliato la mano ad Hassan, il portatore d'acqua, per ave r rubato, e lui per la vergogna nascondeva sempre il moncherino in tasca. Da tem po il consiglio di Khano aveva deciso questa punizione contro i ladri. Kurshid si guard in giro, poi disse: - Dov' il vostro capo? Uno degli operai rispose: - Il capo gi andato a casa. - Perch erano venuti da voi questi darwishi? Cosa volevano? - Non volevano nulla, hanno solo domandato che tipo di armi costruiamo e quanti operai lavorano qui. Kurshid usc dalla fabbrica e ritorn a casa. Non riusciva a immaginare che i darwis hi fossero dei malviventi, per questo motivo non parl con nessuno dell'accaduto. La notizia della presenza dei darwishi s'era ormai diffusa anche nei paesi limit rofi e gli abitanti dei villaggi venivano numerosi per vedere la loro cerimonia. Durante la pausa delle danze i giovani aprivano uno zainetto e chiedevano la ca

rit. - Tutto quello che abbiamo di Dio. La generosit un dono di Dio. Se ogni persona c he possiede dell'oro o un po' di soldi fa dono di questi ai darwshi, Dio la rico mpenser - dicevano. Nessuno dubitava della loro buona fede e nessuno si tirava indietro. Tutti offri vano loro generosamente ci che avevano perch amavano le danze e le cerimonie dei d arwishi, anche se non sopportavano la loro lingua, che non era curdo, ma la ling ua dei tiranni e degli usurpatori. Un giorno Khano, Giauzo e alcuni uomini di fiducia andarono verso la caverna: do veva essere sperimentato un nuovo cannone. Khano vide i darwishi che passavano d avanti al portone del castello e domand ai suoi uomini: - Cosa stanno cercando questi darwishi? Qui siamo alla periferia della citt, non c' nemmeno la gente davanti a cui esibirsi! Nessuno rispose. Quando si avvicin all'uscita della caverna gli venne incontro un o dei suoi figli, capo dei guardiani della caverna, e Khano gli chiese: - Giovane, cosa facevano qui i darwishi? Non sono entrati nella caverna, vero? Il figlio con rispetto rispose: - No padre, erano fermi davanti alla porta. I gu ardiani non si sono allarmati, ma io ho gridato loro: "Perch non mandate via i da rwishi, cosa ci fanno qui?" Uno di loro ha risposto: "Eccellenza, secondo la fed e dell'Islam i darwishi possono muoversi liberamente dappertutto, non costituisc e forse peccato espellerli dalla nostra terra? "Allora mi sono arrabbiato e li h o mandati via.. Queste parole misero in ansia Khano, che sospett fossero delle spie. Subito mand uno dei servi a chiamare Kurshid. Khano entr nella caverna, Kocio gli and incontro disse: - Prego, entrate eccellenza, siete il benvenuto. - Complimenti per la tue doti a rtistiche - disse Khano. - Tu sai che curdi e cristiani sono amici sin dall'anti chit: era cristiano colui che costru le fondamenta del castello. Kocio rispose: - Eccellenza, ho sentito anch'io il nome di quest'uomo, suo padre aveva costruito nella valle di Van una chiesa identica al castello, che nonosta nte l'attacco dell'esercito turco e i bombardamenti resistette alla rovina. Khano prese la mano di Kocio e insieme entrarono nella caverna, dove un gran num ero di cannoni, molto pi grandi di quelli d'un tempo, erano pronti per essere pro vati. Khano chiese a Kocio: - Sei pronto per la prova? Guardava i cannoni ma pensava a i darwishi. Allora Kocio disse: - Eccellenza, perch non la rimandiamo a venerd? - Va bene, dato che venerd verr molt a gente in citt. Mentre Khano usciva dalla fabbrica, Kurshid arriv. Khano lo prese da parte e diss e: - Ti devo parlare a proposito di quei darwishi. Sono poco raccomandabili. Poc o fa sono venuto qui e li ho visti: di solito la gente non viene da queste parti , cosa stavano facendo? Sai che molte volte lo sci Abbas ha mandato le sue spie p erch scoprissero i nostri segreti. Kurshid disse: - Un pomeriggio di una settimana fa, quando ormai il bazar e i ne gozi erano chiusi, vidi i darwishi fermi davanti alla fabbrica delle armi, da do ve usc uno di loro. Siccome m'insospettii, quando se ne andarono entrai nella fab brica ma il capo degli operai non era presente. Domandai: - Perch sono venuti qui i darwishi? Un operaio rispose: - Volevano solo sapere qu ali tipi di armi sono costruiti in questa fabbrica. Dopo questo racconto Khano si meravigli che Kurshid non avesse avvertito nessuno e ordin: - Andate, arrestateli tutti, cercate di capire chi li ha mandati e per quale mot ivo sono venuti qui. Vedete con quale furbizia si sono inseriti tra di noi, io s o che sono stati mandati dallo sci Abbas, sono le sue spie. Fate presto prima che possano scappare. Kurshid e i suoi uomini salirono sui cavalli e andarono verso il bazar e poi ver so il mercato degli animali, ma non trovarono nessuna traccia dei darwishi. Kurs hid cominci a preoccuparsi, temeva che fossero fuggiti e quindi mise ad ogni port a del castello una guardia, avvertendo tutti di non lasciarli uscire, e disse: - Chiunque passa di qui deve essere arrestato. Questa notizia come vento di prim

avera si diffuse in tutta la citt: alcuni gridavano "Vi preghiamo, arrestateli", altri "Hanno fatto una magia, hanno rapinato la banca di Khano". Ognuno diceva q ualcosa. Finalmente Kurshid incontr in un quartiere Khallil Baitali e gli domand: - Khallil, hai visto forse i darwishi? - S eccellenza, li ho appena incontrati. K urshid con voce tremante continu: - Dove sono? - Sono nel ristorante di Al Akbar Azerbaigiani, hanno sgozzato una pecora e si st anno cucinando un buon pranzo. Kurshid prov un brivido di gioia all'udire queste parole, subito and verso il rist orante del suo grande amico Al Akbar, un ragazzo dai capelli rossi, che lo salut e gli disse: - Sei il benvenuto. I darwishi non sapevano nulla, non risposero neanche al salu to di Kurshid e sin da lontano si sentiva come gioivano del piacere della tavola . Al Akbar felice e con il sorriso sulle labbra disse: - Prego, entra pure. Kurshid rispose in tono ufficiale: - Ti ringrazio Al Akbar, ma ho un impegno molt o urgente. Al Akbar si stup per l'atteggiamento di Kurshid, che non si era mai comportato con lui in quel modo. Kurshid ordin subito di chiamare le guardie per arrestare i darwishi e sequestrar e tutti i loro strumenti. Nel frattempo la gente passava di fronte al ristorante incuriosita. Finalmente gli uomini di Kurshid tornarono con le guardie, andarono dai darwishi e chiesero: - Allora, avete finito di pranzare? I giovani non risposero, ma appena uscirono dal ristorante furono arrestati e portati subito in prigione. Nonostante si trovassero da qualche giorno in carcere, i darwishi non avevano an cora confessato nulla non ammettevano di essere delle spie. Ogni sera Kurshid an dava in udienza da Khano e diceva: - Questi giovani non dicono la verit e non ammettono le loro colpe. Finalmente Khano un giorno disse: - Portateli qui domani, al consiglio dei saggi . L'indomani di buon mattino cominci il consiglio dei saggi, costituito da person e importanti della citt da capi trib. Tutti erano sicuri che i darwishi fossero de lle spie dello sci della Persia, ma volevano la loro confessione. Alcuni anziani membri del consiglio per non credevano che quei giovani fossero in malafede e dicevano: - I darwishi pregano Dio cinque volte al giorno, non possibile che siano delle s pie! Invece Khano aveva gi capito tutto. Improvvisamente si apr la porta della sala e a pparvero i darwishi con le mani legate dietro la schiena. Khano ordin: - Slegate loro le mani. Poi disse ai darwishi: - Venite verso il centro della sa la. Il pi anziano dei darwishi s'era nascosto dietro gli altri: erano tutti palli di, come se si fossero ammalati durante la detenzione in carcere. All'ordine di Khano camminarono verso il centro della stanza. Khano disse: - pi di un mese che state svolgendo in citt le vostre cerimonie e i v ostri riti. Ci dite chi vi ha mandato qui? Con che intenzione siete venuti? Parl ate. I darwishi rimasero in silenzio, solo il pi anziano rispose: - Eccellenza, noi desideriamo solo praticare i nostri riti e invece questi uomin i ci hanno sequestrato tutti gli strumenti. Per questo la preghiamo di ridarceli . Fu mandata una guardia a prendere i loro strumenti. Il pi anziano consegn il tambu rello ad uno di loro e i flauti ad altri due e dopo un po' cominci a muovere la b occa. Sembrava volesse cantare, allora i suoi compagni lo guardarono e l'anziano improvvisamente cominci ad emettere dei suoni, mentre gli altri suonavano e danz avano. L'anziano era davanti a tutti i darwishi e questa volta la loro cerimonia era mo lto pi bella dei giorni precedenti. Khano parl all'orecchio del suo vicino: - Questi furbi sperano di essere liberati grazie ai loro balli. Il pi anziano dei darwishi improvvisamente si allontan dagli altri e cominci a grid are e soffiare come si fa sul fuoco del camino, mentre gli altri urlavano:

- Hai Allh, hai Allh... Poi cominciarono a mormorare e mentre il pi vecchio continu ava la sua nenia a voce alta, dicendo:- Aha, Aha, Aha..., gli altri giravano su se stessi scuotendo i capelli. Da pi di un'ora giravano su se stessi: questi stra ni riti erano nuovi per la gente curda, che guardava con stupore e allegria. Allora Khano disse: - Basta con questi versi. Dite, da dove venite? Chi vi ha ma ndato? Perch siete qui? Il consiglio rimase in silenzio. La porta della sala era aperta e lasciava spazi o alle donne che spettegolavano tra loro. I darwishi intanto non rispondevano, t ranne il pi anziano che disse: - Noi siamo i darwishi di Allh, devoti al profeta Muhammad ( 23) , abbiamo il dir itto di girare liberamente in tutti i paesi musulmani e per vivere chiediamo l'e lemosina. Credete, nessuno ci ha mandati qui. Kurshid venne avanti e disse: - Va bene, se voi siete i darwishi di Allh e siete onesti, cosa facevate davanti alla fabbrica degli armamenti e perch avete chiesto ad un operaio quali tipi di armi costruiamo? Se non volete rispondere a questo non importa, ma perch mai stavate davanti alla porta della caverna e volevate ent rare? Non sapevate forse che proibito avvicinarsi alla fabbrica, che oltretutto cos lontana dalla citt che non ci arriva mai nessuno per cui danzare? Dite la veri t, cosa state cercando? Queste domande fomentarono tanto la rabbia delle persone l riunite che mancava po co tirassero fuori la spada e li facessero a pezzi. Anche i saggi che prima guardavano con piet i darwishi, dopo aver sentito le doma nde di Kurshid tramutarono la piet in ira e odio nei loro confronti. Alcuni gridarono: - Non serve a nulla interrogarli, impiccateli subito. Quando i l pi anziano dei darwishi si rese conto che ormai stavano per essere scoperti, ri cominci il canto di prima, ma questa volta la sua voce era tremante, come se qual cosa in gola la ostacolasse. Khano allora disse: - Basta con le vostre stupidaggini, ne abbiamo abbastanza di queste scene. Sappiamo bene che siete delle spie, finora ne abbiamo smascherate tante come voi, alcune travestite da zingari, altre da mendicanti o addirittura da muasin. Colui che non confesser sar condannato, mentre chi parler sar graziato. Khano quindi ordin di chiamare mullh Kadir, perch raccontasse lui stesso il suo rea to e il trattamento che gli era stato riservato. Poco dopo arriv il mullh. Era un uomo alto e magro. Il suo turbante era talmente grande che copriva quasi tutto i l viso, aveva un occhio solo. Raccontano di lui che avesse avuto un amante molto bella di nome Beaz, nome adat to alla sua bellezza. Beaz era veramente affascinante, in quella regione c'erano poche donne cos belle come lei. Il mullh e la sua amante si vedevano di nascosto, nessuno pensava che il marito di lei avrebbe saputo della loro storia. Invece l ui, dopo averli seguiti per qualche giorno, li scopr mentre erano insieme. A quel punto il povero marito avrebbe dovuto uccidere l'amante di sua moglie chiedere a quest'ultima il divorzio per tradimento. Lui invece non uccise il mullh, ma lo colp ad un occhio nella speranza che non potesse pi n guardare n desiderare la donna d'altri. Purtroppo dopo il tradimento della moglie il marito non pot pi sposare u n'altra donna, solo per motivi economici. Mullh Kadir entr in sala e rivolse con rispetto cordialit il saluto a Khano. Quest' ultimo disse: - Racconta ai darwishi come sei arrivato qui, mullh Kadir, come fosti mandato dal lo sci Abbas in veste di spia, il tuo arresto, la tua confessione e il nostro per dono. Racconta anche com' ora la tua vita qui, avanti... Mullh Kadir con il suo unico occhio guard intorno a s, poi fiss i darwishi e disse: - Dovete sapere che un giorno il wazir ( 24) dello sci Abbas mi chiam e mi disse: "Voglio che tu vada tra i curdi nel castello di Dimdim per scoprire tutti i loro segreti: quanti uomini, soldati, cavalieri e quali tipi d'armi possiedono, dove le nascondono e da dove provengono. Non ti preoccupare, nessuno sospetter di te quando tornerai ti ricoprir d'oro". Io non potevo disubbidire al ministro e cos fe ci ci che mi era stato chiesto. Purtroppo qui si accorsero subito che ero una spi a, quindi mi arrestarono e io confessai tutta la verit. Dio benedica Khano Lapzer in se ora vivo bene. Uno dei saggi si alz e disse: - Figlioli, coloro che vengono qui con l'intenzione

di distruggere il nostro nido non hanno bisogno di essere interrogati, sono sem plicemente dei traditori e in quanto tali devono essere puniti. Proprio queste p ersone hanno portato qui il male e sono diventate la sfortuna del Kurdistan. Tutti i membri del consiglio dissero in coro: - Davanti a Dio dichiariamo che ha i ragione: i darwishi devono essere impiccati subito. Khano ordin a Giauzo: - Legate loro le mani e portateli in carcere. Avvertite tut ti i cittadini di venire in piazza per vedere l'impiccagione. Servir da lezione a tutti. Dopo aver legato le mani dei prigionieri Giauzo disse: - Avanti, portateli fuori ! Allora uno di loro cominci a piangere: - Non portatemi in carcere, liberatemi, vi dir tutta la verit. Subito gli slegarono le mani, mentre gli altri furono porta ti in prigione. Il giovane quindi disse: - All'et di due anni fui affidato ai darwishi, perch i mi ei genitori erano talmente poveri che non si potevano permettere nemmeno un pezz o di pane. Tra loro c'era solo un curdo oltre a me. I darwishi sono pi di trecent o, la maggior parte turchi, con una minoranza di afghani e azerbaigiani. Appena diventano adolescenti si sposano e mettono al mondo figli, e ogni fine anno tutt i danno un contributo al pi anziano del gruppo. Un giorno di primavera l'altro curdo darwisho pi vecchio di me mi disse di nascos to: "Dobbiamo andare nel castello di Dimdim". Io ero contento perch avevo sentito dire molte cose sul castello e sulla citt di Khano Lapzerin. L'anziano per aggiun se: "Prima di andare al castello dobbiamo andare in udienza dal ministro pregare insieme a lui". Dopo due mesi di preghiera e di addestramento un pomeriggio rit ornammo in udienza dal ministro: fu l che l'anziano darwisho cominci a fare il man giafuoco e a celebrare insieme a me i suoi riti. Il ministro dopo averci visti c os bravi disse: "Bene, andate pure". E ci diedero il compito di scoprire tutti i segreti del castello di Dimdim, promettendoci molti soldi e oro. Non potevamo ce rto disubbidire allo sci Abbas! A quel punto Khano ordin: - Impiccateli tutti, tranne il giovane. I guardiani com inciarono quindi a gridare: - Venite gente, venite popolo, domani saranno impicc ate le spie dello sci della Persia, venite gente, venite... All'indomani i nove darwishi furono impiccati in piazza e la gente della trib di Brodar anche da lontano venne per assistere al grande evento.

LE DANZE Solo due volte all'anno a Teheran ( 25) le giornate diventano piacevolmente temp erate: la prima a marzo e aprile e in qualche giorno di luglio, quando gli alber i con le loro gemme verdi colorano il paesaggio. La seconda in autunno, quando l a temperatura comincia a scendere, alcuni alberi continuano a fiorire mentre alt ri hanno le foglie gialle e l'acqua nei bacini naturali diminuisce. In questa st agione la gente ama passeggiare nei boschi e fare merende nei parchi. Proprio in una delle belle e fresche giornate d'autunno lo sci Abbas spos Zulekha, la figlia del re dell'Afghanistan e i festeggiamenti si svolsero nel giardino d ello sci di Persia. Tutta la popolazione era felice. Tra gli ospiti c'erano minis tri, emiri, i comandanti di Keshlak e Garmaser, e ognuno di loro aveva portato u n regalo. Erano stati invitati anche alcuni feudatari curdi, scelti tra coloro c he avevano tradito la loro patria e i loro antenati. Siccome il giardino era pie no di gente, lo sci fece portare nel salone una panca, dove gli ospiti curdi sede ttero a testa bassa. Quando li videro con grandi turbanti, un mantello rosso, en ormi scudi in mano e spade infilate nella cintura, emiri e ministri cominciarono a ridere alle loro spalle e qualcuno disse: - Non capisco come lo sci Abbas abbia potuto invitare questi orsi! Quella battuta non piacque soprattutto ad uno degli ospiti curdi di nome Mamud k han ( 26) . Mentre suo padre era da tempo consigliere dello sci Abbas, lui era ad dirittura considerato il consigliere pi capace. Non era la prima volta che udiva quel tipo di battute nei loro confronti e ricord una frase che gli aveva detto la

sua matrigna quando era piccolo: "Mio caro Mamud khan, devi sapere che anche un cane si pu offendere se messo in dubbio il suo coraggio. Il coraggio d forza e ca risma agli uomini". Quella sera il giardino era illuminato da tante luci che sembrava mezzogiorno. I festeggiamenti continuavano e la gente si divertiva moltissimo: c'erano prestig iatori che facevano strane magie, quelli che raccontavano barzellette provocando il riso di tutti acrobati che camminavano su lunghi fili sottili. Le mogli di m inistri, feudatari e commercianti, con Fayza khan, la prima moglie dello sci Abba s, e Zulekha, la nuova sposa, guardavano da vicino lo spettacolo, mentre altre d onne suonavano strumenti musicali gli ospiti cantavano e danzavano. Lo sci Abbas osservava tutti dall'alto. Ad un certo punto Zulekha con le sue tenere e belle d ita cominci a suonare il saz a cantare con una voce che sembrava il canto del mer lo: "Era un piccolo uccellino, era appena uscito dal nido quando improvvisamente un uccello grande lo prese e lo port al suo nido". Zulekha non termin il canto, due lacrime come rivoli scendevano sulle sue guance. Per nasconderle la donna si port al viso il saz, ma non riusciva a trattenere il pianto. Allora scapp e and a nascondersi dietro la tenda. Fayza khan, la prima moglie dello sci, disse all'orecchio della moglie di uno dei ministri: - A quella disgraziata piaceva un suo cugino, ma il padre con la forza l'ha data in sposa allo sci Abbas, per avere una parte del Beluchistan. La festa e il ballo continuarono per diversi giorni. Una mattina arrivarono due elefanti giganti, suscitando lo stupore di tutti gli ospiti. Ogni elefante aveva un uomo sul dorso, trascinava tra zanne bianchissime una lunga proboscide incut endo paura tra la gente. Dicevano che il re dell'India li aveva mandati in regal o allo sci Abbas. Gli elefanti erano addestrati in modo incredibile: riuscivano a portare in alto un bicchiere pieno di succo e a riportarlo gi senza farne cadere una goccia. Qual cuno si divertiva a dar loro da mangiare: un ospite prese un pezzo di carne e lo mise sulla proboscide di uno degli elefanti, ma l'animale glielo ributt in facci a, macchiandogli i vestiti. A quel punto alcuni dissero: - Dio non vi perdoner per la sofferenza che provocat e a questo animale innocente, non sapete forse che gli elefanti non mangiano car ne, ma solo frutta verdura? Quando uno degli elefanti si avvicin improvvisamente ai curdi, allungando la sua proboscide, tutti cominciarono a ridere e uno dei capi disse provocatoriamente: - Ragazzi, guardate come l'elefante riconosce i suoi simili! Gli ospiti scoppiarono in una grande risata, poi un commerciante si alz e disse: - Gli elefanti vi fanno ridere, ma dovete sapere che nessun animale intelligente quanto loro: in India non esiste animale pi fedele al suo padrone! Nonostante la festa e il divertimento, lo sci non riusciva a non pensare alla tri b di Brodar che dominava il castello di Dimdim, e continuava a chiedersi il motiv o per cui gli era stato impedito di avvicinarsi al Kurdistan. Tutta la sua spera nza era ormai nelle mani dei darwishi, che da tempo aveva mandato in Kurdistan. Cos si ricord che le spie dovevano tornare proprio quell'autunno per portargli i s egreti del castello e dei curdi, ma si chiedeva perch mai tardassero ad arrivare. Mentre era immerso nei suoi pensieri, entr il ministro di corte e gli sussurr qual cosa all'orecchio che lo fece impallidire e andarsene immediatamente. Gli invita ti si accorsero che era successo qualcosa di grave e alcuni di loro volevano las ciare il palazzo, ma il ministro disse: - Cari ospiti, lo sci un po' stanco, stiamo festeggiando da molti giorni e lui ha bisogno di riposare, ma pi tardi torner. Vi prego di continuare il ballo; tutti t ornino ai loro posti e continuino a divertirsi alla salute dello sci e di sua mog lie! Preghiamo Dio il profeta Al che lo sci Abbas goda sempre di buona salute e ab bia presto un figlio. I mullh e i said ( 27) alzarono il braccio verso il cielo e cominciarono a pregar e dicendo: "Se doni un figlio allo sci Abbas, Padre Altissimo, promettiamo di and are nelle citt sante di Mashed e Karbal".

Purtroppo quando lo sci and via dalla festa uno dei nemici di Khano Lapzerin lo av vicin e disse: - Khano ha arrestato e condannato a morte tutti dieci i darwishi. Mentre la notizia si diffondeva tra gli ospiti, lo sci convoc subito il ministro d ell'esercito e gli domand: - Hai sentito? Khano, quel figlio di cane, ha arrestato tutti i darwishi, che a quanto pare sono stati condannati a morte! - S maest, anch'io l'ho saputo da un nemico di Khano. Mi ha raccontato che, dopo a ver mandato i suoi guardiani dappertutto, Khano riuscito ad arrestare le spie. U no di loro ha quindi ammesso la sua colpa, dicendo: "S, lo giuro su Dio, siamo de lle spie mandate dallo sci Abbas." Lo stesso giorno Khano senza esitare li ha fat ti impiccare nella piazza del castello. - Perch non hai parlato finora? - Maest, come potevo darvi una notizia cos angoscio sa e triste in un giorno di festa... mi sarei sentito l'uomo pi crudele della ter ra! Lo sci si arrabbi molto e disse: - Ora devi immediatamente preparare l'esercito ma ndare Seleman khan con i soldati ad attaccare distruggere il castello, prendere prigioniero Khano portarlo qui. - Maest, dobbiamo rimandare tutto alla prossima primavera, in questo momento le m ontagne e le valli sono piene di neve. Lo sci corrug la fronte e disse: - Ma cosa stai dicendo? Questo un mio ordine, Sel eman khan dovr partire ora! Quando il ministro vide i capelli dritti e lo sguardo irato dello sci, disse: - Ai vostri ordini, eccellenza: domani mattina preparer l'esercito e lo mander con Seleman khan verso il castello di Dimdim. Tornando tra gli ospiti lo sci diceva tra s: "Ha ragione il ministro, vero, questo non il momento giusto per attaccare. Prima devo carpire tutti i segreti del cas tello e mandare l Seleman khan come ospite, in modo che possa vedere con i suoi o cchi la zona, ma soprattutto conoscere le intenzioni di Khano. Solo allora potr a ttaccare". Due giorni dopo Seleman khan era pronto a partire da Isfahan con l'esercito vers o il castello di Dimdim. Avvisarono dunque lo sci, che lo chiam e disse: - Non portare molti soldati, un centinaio di cavalieri basteranno. Ti presentera i al castello in qualit di ospite, e come una volpe dovrai scoprire tutti i detta gli della zona, come sono le strade, che intenzioni ha Khano e se paga davvero, come tutte le trib, le tasse. Poi speriamo che in primavera, quando tornerai, si possa fare qualche cosa per rimediare a questa insostenibile situazione: non mai successo che un curdo si mettesse contro il volere dello sci! Va' dunque,, buon viaggio e che Dio sia con te! Seleman khan non part quello stesso giorno; la sera fece chiamare Bakir beg, d'or igine curda, e disse: - Mio caro Bakir, domani partir per il castello di Dimdim e sar ospite di Khano: v orrei che tu venissi con me perch la strada lunga e non la conosco bene. - Volentieri eccellenza, sono pronto! - Allora domani mattina partiremo presto. - Seleman khan, permettetemi di andare a cambiarmi: dovr indossare la divisa mili tare, altrimenti temo mi riconosceranno! - Come preferisci. Nonostante il tempo fosse sereno a Isfahan, il cielo sopra il castello era molto nuvoloso. Prima di partire Seleman khan alz la testa e disse: - Grazie a Dio il tempo bello, faremo un buon viaggio. - Grazie a voi sicuramente faremo un buon viaggio, - disse Bakir - ma laggi sulle montagne sta nevicando. La trib di Brodar era molto grande. La popolazione non viveva solo nel castello d i Dimdim, ma anche nei bei villaggi intorno, dove si occupava di agricoltura. Du rante l'inverno gli animali scendevano nelle zone pi calde dove non nevicava quas i mai, ma proprio in quei giorni c'era la neve anche a valle. Giunti ai piedi delle montagne, Seleman khan disse: - Ma allora vero che i curdi conoscono benissimo la montagna: eravamo ancora a Isfahan e tu gi sapevi che qui stava nevicando! - S signore, noi sin da bambini conosciamo bene le variazioni d el clima: quando un curdo guarda il sole, il cielo e la luna sa subito se il gio rno dopo il tempo sar sereno o nuvoloso.

- Complimenti, voi curdi siete bravi e intelligenti. Devi sapere che mio padre e ra proprietario di molte terre e aveva molti soldi: mi ricordo di quando ero anc ora giovane e tra i nostri domestici turchi avevamo un solo curdo, che da molto tempo era arrivato da noi con la sua famiglia. Era molto bravo, solo lui poteva dirci quando sarebbe stata una bella o una brutta giornata. Mio padre, pace all' anima sua, si fidava solo di lui, e lo considerava una persona cara onesta. - Signore, perch questa famiglia era venuta da voi? Si dice che ogni uccello stia sempre con il suo stormo. Quando chiesi ospitalit allo sci non ero da solo ma con tutta la mia trib; se fossi arrivato solo sarei impazzito dalla nostalgia! Seleman khan pens un attimo e disse: - Quel curdo aveva ucciso un uomo. I parenti della vittima erano potenti e appartenevano ad una delle pi forti trib curde; sic come non accettavano da lui alcun risarcimento e non lo perdonavano, chiesero al suo capo trib di espellerlo da quelle terre. Cosa che avvenne. Dicono che se un curdo espulso da una trib, le altre non lo possono accettare. Per questo venne da noi e divent nostro domestico. - Ora capisco! Erano ormai vicini al castello di Dimdim. Sulla montagna la neve scendeva senza sosta e Khano era gi stato informato che stava per arrivare al cas tello un capo persiano con un centinaio di cavalieri. La loro richiesta di ospitalit non fece presagire niente di buono a Khano, che ci nonostante riun duecento cavalieri e and ad accoglierli. Li incontr non lontano da l, costretti a rifugiarsi in un villaggio a causa della neve. In quei giorni infa tti pioveva e nevicava talmente forte che nemmeno i vicini di casa si scambiavan o visite. Seleman khan era preoccupato appena vide Khano, non sapendo come torna re a Isfahan, disse: - impossibile vivere in questo posto, sono confuso... non so come tornare a Isfa han. Allora Bakir disse in persiano a Seleman khan: - Eccellenza, non preoccupatevi, se Dio vuole riuscir a trovare un'altra strada e presto arriveremo a casa. Khano capiva la lingua persiana e stupito da quella conversazione disse tra s: - Come possono conoscere queste strade dei soldati persiani? Non sapeva che quell'uomo era curdo e quando Seleman khan gli chiese notizie sul la vita della gente del castello, Khano cos rispose: - Cosa vuole da noi lo sci potente, perch ce l'ha con noi se tutto quello che abbi amo un pezzo di terra che a fatica riusciamo a mantenere? Dio sa che non vogliam o fare del male a nessuno e mai l'abbiamo fatto. Dopo alcuni giorni pioggia e neve diminuirono, il cielo torn ad essere sereno e i l sole a scaldare. Seleman khan si conged da Khano e ripart con i suoi uomini. Questa volta Bakir segu un altro sentiero: tutti camminavano sotto il sole che av eva sciolto la neve, ma in quel percorso n loro n i cavalli potevano riposare. Sel eman khan lo seguiva qualche passo indietro, riponendo in lui tutta la sua fiduc ia. Il loro cuore si riemp di felicit quando arrivarono a Kani Buk. Nel bacino si stava abbeverando un bel capriolo, che quando vide i soldati scapp verso le monta gne. I soldati allora cominciarono a urlare correre per prenderlo, fino a quando improvvisamente si ud il tremendo rumore di una valanga. Bakir, i soldati tutti i cavalli furono ingoiati dalla neve e da massi cos grandi che portavano con s tut to quello che incontravano. Dopo qualche secondo il paesaggio fu immerso in un s ilenzio irreale: sembrava che nessuno fosse mai passato di l. Seleman khan era l' unico sopravvissuto e, non sapendo cosa fare, decise di tornare indietro. L'acqua di Kani Buk era talmente calda in inverno che evaporava e scioglieva tut ta la neve attorno, mentre in estate era talmente fredda che, se s'immergeva un cetriolo, questo dopo un po' si spezzava.. Su queste acque esiste una leggenda popolare molto conosciuta: una volta pass per questo bacino una sposa con i suoi servitori. Quando arrivarono vicino all'acqu a decisero che era tempo di riposare e i cantanti cominciarono a cantare. Purtro ppo l'eco della loro bella voce fece tremare la massa di neve, che venne gi dalla montagna e seppell in un attimo i quattro cavalieri, la sposa, le due damigelle e i musicisti. Intanto nella casa dello sposo il banchetto era stato allestito e

tutti aspettavano la sposa che doveva arrivare quel giorno. Attesero fino al ta rdo pomeriggio e poi ancora per qualche giorno ma nessuno arriv. Allora mandarono alcuni cavalieri a casa della sposa per sapere il motivo di quel ritardo. Appen a arrivarono al bacino videro che tantissima neve lo aveva coperto completamente e il sentiero non c'era pi. I cavalieri allora furono costretti a tornare indiet ro e seguire un'altra strada per arrivare a casa della sposa. Una volta giunti s coprirono la tragica verit: "Avete cercato a destra e a sinistra senza trovare al cuna traccia della sposa, avete chiesto informazioni a tutte le trib senza alcun risultato, ma dovete sapere che a tarda primavera, mentre i nomadi andavano a pa scolare il gregge nei luoghi pi freschi, hanno visto quattro cadaveri a terra, qu alcosa di nero in fondo al bacino le carogne dei cavalli. Allora hanno avvisato i parenti della sposa, che sono venuti subito a riconoscere i loro cari". A quel punto il mullh disse: "Dovete seppellirli l, perch il loro destino ha voluto che morissero in quel luogo". Il suo ordine fu eseguito: da quel giorno ogni trib che passa di l rimane in silen zio e il luogo fu chiamato "Kani Buk , che significa "bacino della sposa". Proprio in quel bacino i soldati persiani diventarono vittime della natura. Lo sci Abbas intanto pensava che Seleman khan stesse per arrivare con tutti i seg reti di Khano e del castello, cosicch con l'aiuto di Imam Al avrebbe potuto attacc arli a primavera e portare tutte le loro ricchezze nelle proprie casse. Alla fine del mese di rasham ( 28) il clima in Persia stava peggiorando. Era sera e piovigginava quando Seleman khan arriv nella capitale. Il muasin stava chiamando dal minareto i fedeli alla preghiera. Anche lo sci era pronto per anda re in moschea, quando il ministro della corte gli disse: - Maest, Seleman khan tornato e desidera vederla. Non appena lo sci ud il nome di Seleman khan si commosse dalla felicit, sedette su una sedia e disse: - Che venga. Seleman khan entr e come d'usanza salut inchinandosi tre volte. Lo sci lo fece subi to sedere accanto a lui e gli domand: - Raccontami cosa hai visto, la posizione precisa del castello, da dove pensi si a meglio attaccare... - Maest, non siamo potuti arrivare al castello. Mancavano ancora due giorni di ca mmino e Khano ci venuto incontro. Ho cercato in tutti i modi di arrivare al cast ello, ma da giorni pioveva ed era talmente freddo che nessuno osava mettere la t esta fuori casa. In quel posto non si pu vivere. Sinceramente, se non ci fosse st ato Bakir, pace all'anima sua, nessuno di noi si sarebbe salvato. Lo sci allora domand: - Cosa vuol dire "pace all'anima sua , cos' successo a Bakir? Seleman khan raccont come era precipitata improvvisamente la valanga di sassi e n eve e come erano morti tutti i soldati. Poi aggiunse: - Per fortuna non ero davanti a loro, altrimenti anch'io, come Bakir, ora sarei sotto un mucchio di neve. Lo sci continu: - Raccontami cosa ha detto e cosa non ha detto Khano. Seleman khan rifer una dopo l'altra le parole di Khano: "Noi non abbiamo niente a l di fuori di questo pezzettino di terra che abbiamo curato con molti sacrifici e sofferenze. Cosa vuole da noi lo sci, con tutto quello che possiede?" Lo sci rimase silenzioso qualche secondo, poi disse: - In primavera dunque lo attaccher e distrugger il castello.

NEL PAESE DI KHANO Si pu dire che la primavera per i curdi inizi quando partoriscono le capre: il cl ima si riscalda, l'aria non pi fredda e le giornate si allungano. Quasi tutti gio rni c' sole, la terra calda, i fiori cominciano a sbocciare nella pianura e nelle

valli. Ogni notte la gente di Brodar mandava qualcuno a turno a controllare le caprette appena nate. Anche la famiglia di Massud aveva deciso di mandare la figlia Dulb ar e il figlio minore dai pastori. La mattina presto Dulbar sal su un cavallo men tre il fratellino guidava un bue gi carico di pentole e posate la madre le diede qualche consiglio: - Figliola, prepara ai pastori del khalandor ( 29) e la ricotta che a loro piace molto, e controlla che non mungano troppo le capre, in modo che rimanga del lat te per i loro piccoli che sono ancora deboli. Assicurati per che i pastori non ri mangano affamati. - Mamma, non sono n stupida n bambina, sai bene che non la prima volta che mungo l e capre! Prender da loro solo il latte necessario per fare la ricotta e il khalan dor per i pastori. - Va bene, luce dei miei occhi. Va' pure e fa' buon viaggio! La madre abbracci baci la ragazza e il fratellino prima che si allontanassero e us cissero dalle mura del castello. Lo stesso giorno in cui Dulbar arriv dai pastori, dieci capre partorirono e il gi orno dopo altrettante, se non di pi. Quell'anno le capre di Makhssud avevano avut o molti parti gemellari, e i pastori scherzando con Dulbar dicevano: - La tua presenza ci sta portando fortuna, le nostre capre continuano ad avere p arti gemellari! La ragazza sorridendo rispondeva: - Anche i nostri vicini sono di questo parere: dicono che porto felicit e fortuna quando entro in casa loro! - Le ragazze che non sono maritate portano sempre fortuna - rispondeva il capo d ei pastori, un uomo maturo e saggio. Un giorno Dulbar disse ai pastori: - Fratelli, voi che uscite la mattina e torna te la sera, dopo una giornata passata ad affrontare le intemperie dovreste pensa re a cucinarvi un buon pasto! - Se proprio vuoi sapere la verit, figliola, quando ricevemmo la notizia che tua madre non poteva venire, pensammo subito che questo per noi sarebbe stato un ann o difficile. Grazie a Dio per tua madre ha mandato te. Dio ti benedica. Il giorno dopo Dulbar si alz presto la mattina, chiam il fratellino perch le desse una mano e dopo aver munto le capre prepar la colazione. I pastori si stavano sve gliando quando udirono la ragazza chiamarli a tavola. Dopo una colazione abbondante, lo zio di Dulbar la ringrazi: - Dio mantenga sane le tue mani d'oro, ragazza, preghiamo Yazdan ( 30) che reali zzi tutti i tuoi desideri, perch quello che abbiamo mangiato non sembrava nemmeno khalandor! - Caro zio, tutto questo merito di mia madre, che mi ha insegnato i segreti dell a cucina. La guardavo con molta attenzione ogni volta che preparava un nuovo pia tto e lei spesso voleva che cucinassi io. Ecco perch i miei pranzi sono cos gustos i. Il capo dei pastori disse: - Beata la famiglia che ti avr. I giovani pastori sape vano dell'amore tra Dulbar e Shabab e mormoravano tra loro: - Sar la sposa del figlio di Adi, perch da tempo lo ama. - Dio voglia che il loro sogno si realizzi; davvero Shabab l'unico uomo a merita re l'amore di questa ragazza. Dulbar appena sent il nome di Shabab port le mani alle orecchie e si gir dall'altra parte. Nel frattempo Kurshid, il guardiano del mercato, venne a sapere che Dulbar era a ndata a trovare i pastori. S'affrett dunque a caricare di alcune cose personali i l dorso del suo bue e part con una delle moglie verso quei luoghi. Arrivato a des tinazione Kurshid fremeva per vedere la ragazza, che purtroppo era lontana da do ve lui alloggiava. Ancora non sapeva come e quando avrebbe potuto vederla, ma so prattutto quale scusa inventare per andarla a trovare. Se Dulbar gli avesse chie sto perch si trovava da quelle parti, le avrebbe risposto che era venuto dai past ori per chiedere loro se sapevano come curare una strana malattia che stava ucci dendo molti bambini nel suo paese. Kurshid sal a cavallo si diresse verso la casa di Makhssud. Quando arriv, il frate

llino di Dulbar lo inform che la sorella era andata a prendere dell'acqua alla so rgente e lo invit ad entrare. Kurshid non si meravigli dell'ospitalit del ragazzino, che assomigliava in tutto a suo padre. Scese dunque da cavallo ed entr in quella casa che Dulbar aveva abbel lito con stupendi tappeti e tende colorate e ricamate a mano. Dopo poco tempo la ragazza torn dalla sorgente e quando vide un cavallo fuori dalla sua casa si chi ese chi mai poteva essere quell'ospite. Entrata, pos la brocca d'acqua dopo aver visto Kurshid impallid improvvisamente, come un fiore di primavera perde il suo c olore con il freddo invernale. Non le era mai piaciuto il guardiano del mercato, che invece con grande entusiasmo le diede il benvenuto. Dulbar non rispose nemmeno al saluto e Kurshid continu: - Sono venuto per vedere il capo dei pastori: da tempo una strana malattia sta d ecimando i nostri bambini. Dicono che lui sia esperto di cose di questo genere, spero proprio che possa aiutare la mia gente. Dulbar disse con rabbia: - Non credo che troverai alcuna cura: non sai forse che i pastori in questo momento non sono in casa ma a pascolare il gregge? E Kurshi d turbato: - Mi stai attaccando ingiustamente. Io ti amo, non troverai mai un al tro marito che come me ti riempia d'oro: ti ho regalato una cintura, orecchini, il khazem ( 31) , dei piatti d'oro... La gente del castello correr ad ammirarti! Udendo queste parole Dulbar s'innervos ancora di pi: - Sei un uomo senza onore e pudore. Con quale faccia ti presenti qui a mezzogior no sapendo che hai gi tre mogli e quando hai chiesto la mia mano non solo te l'ho negata io, ma anche i miei genitori? Ora vattene, altrimenti chiamo i miei frat elli e ti faranno a pezzi. Tu non sei nessuno, sei solo forte dentro le mura del castello perch ti fai pagare dai commercianti... Speravo che non avrei mai pi vis to questa tua faccia vergognosa! Quindi Dulbar si rivolse al fratellino sgridandolo: - Perch hai lasciato entrare quest'uomo? E Kurshid: - Amore mio, ora me ne vado ma ti pentirai. So che sei innamorata del figlio di Adi, ma pensaci bene. Shabab non nessuno. Io sono famoso e conosciuto a Teheran, Baghdad, Mosul e Istanbul, ma lui, chi lo conosce? un adolescente,, perch devi bruciare cos la tua fortuna? Mentre Kurshid continuava a parlare, Dulbar sussurr all'orecchio del fratello di slegare il suo cavallo, cos avrebbe dovuto inseguirlo e se ne sarebbe andato in f retta dalla loro casa. Siccome continuava a dargli le spalle e a non rispondere alle sue richieste, Kurshid decise di uscire dalla casa di Dulbar. Appena fuori per si accorse che qualcosa di strano era successo e preoccupato disse: - Mi hanno rubato il cavallo! Improvvisamente vide il suo cavallo correre verso valle e si mise a inseguirlo mentre i vicini di Dulbar scoppiavano dalle risate e dicevano: - Ecco il nostro Kurshid, un uomo cos autorevole che si lascia prendere in giro d a una ragazza! Altri urlavano: - Si merita tutto ci! Vi ricordate che non ci lasciava vendere pr odotti e ci faceva pagare sempre tasse molto alte... Kurshid sent che lo stavano prendendo in giro, ma non poteva farci niente e se ne and a testa bassa. Il giorno dopo Dulbar incontr Nan, la sorella di Shabab e le raccont come Kurshid f osse venuto a casa sua e le avesse offerto molti oggetti d'oro, come avesse fatt o slegare il suo cavallo e la figura meschina dell'uomo mentre correva dietro al l'animale. Al termine del racconto entrambe si misero a ridere Nan disse: - Quanto ignorante quest'uomo! Quante volte tu stessa e i tuoi genitori l'avete rifiutato, ma nonostante ci lui non si vergogna a presentarsi, pur avendo gi tre m ogli e un figlio che ha l'et di tuo fratello! - Ma cosa dici, cara Nan, suo figlio molto pi grande di mio fratello e si va ad es ercitare tutti i giorni. Due anni fa ha finito i suoi studi presso il mullh Rashi d, mentre mio fratello comincia quest'anno a studiare. - Ti ripeto che un uomo senza onore. Ma chi si crede di essere? Per noi un vero uomo colui che dimostra del coraggio, non chi sa soltanto controllare un mercato ! - Pensa che mi ha detto perfino che lui famoso e ha molto potere, mentre nessuno

sa chi il figlio di Adi. Nan scoppi a ridere e disse: - vero! Non c' citt che ignori Kurshid, non per le sue capacit, ma perch sanno che l'unico guardiano del mercato del castello. Come vedi Khano non lo porta mai in guerra con s e gli affida esclusivamente la sicurezza d el mercato. Dulbar e Nan continuavano a scherzare. Ormai la primavera era iniziata, ma non era bella e fresca come gli anni passati . Di solito il bel tempo portava allegria tra la gente, che si dilettava in ball i canti al suono del flauto e del tamburello. Cominciavano anche gli inviti tra amici e parenti, mentre spesso i vicini di casa si scambiavano buone pietanze cu rde. Dalla mattina alla sera si poteva udire il suono di strumenti come il duhol e la zurna ( 32) ; un gruppo di giovani cantava, un altro raccontava delle stor ie. I ragazzini giocavano con i pastori e si divertivano a far sparire i loro co pricapi per poi domandare: - Dov' il tuo cappello, fratello pastore? Come puoi governare il gregge se non ha i il tuo cappello? Era una vera e propria festa: i pastori erano contenti perch le pecore in quel pe riodo partorivano ognuno di loro sceglieva un agnello per s. I festeggiamenti non avvenivano solo in campagna, ma anche nella citt e nei villaggi. La primavera di quell'anno invece non era cos gioiosa. La gente era triste e ango sciata dall'autunno precedente, dopo che lo sci della Persia e il re dei turchi a vevano ucciso molta gente nella zona di Garmju e Kashlaxa. Molti portavano ancor a il lutto quando andavano a trovare i loro defunti nei cimiteri maledicevano lo sci e il re, che nel frattempo continuavano a massacrare innocenti tra i curdi. Nonostante quell'aria funesta, la stagione primaverile era stata abbastanza redd itizia per l'allevamento del bestiame, unica risorsa economica del paese. Cos la gente poteva ancora scambiarsi doni inviti. Un giorno Nan decise di far chiamare il fratello Shabab. Quando la famiglia di Ad i ricevette il messaggero mandato dalla ragazza domand preoccupata: - Brav'uomo, diteci la verit, successo qualcosa di grave? - Giuro su Dio che tutti stanno bene! - Allora perch Nan vuole che Shabab vada sub ito da lei? Era quasi sera quando Shabab cominci a prepararsi, sal a cavallo per partire, quan do suo padre gli disse: - Figliolo, ora tardi, parti domani mattina, cos arriverai quando sar sera. Shabab non sent ragioni, prese immediatamente spada e frecce e part. Viaggi tutta l a notte senza fermarsi e arriv da Nan la mattina dopo, con il canto degli uccellin i. Non appena si avvicin alla tenda della ragazza i cani lo circondarono e cominciar ono ad abbaiare, ma Shabab subito li chiam per nome: - Kaprash, Kulla! I cani riconobbero la sua voce e tacquero, ma i pastori nel fr attempo si erano gi armati d'archi e frecce per difendersi dallo sconosciuto. Qua ndo giunsero davanti alla casa di Nan videro che lo straniero temuto non era altr o che Shabab, che stava legando il suo cavallo mentre i cani gli facevano festa. - Non preoccupatevi, non successo nulla. Voi state tutti bene? - chiese il giova ne al capo dei pastori. - Alaykum massalam, grazie a Dio stiamo tutti bene. - Sapete perch Nan mi ha fatto chiamare con tanta fretta? - Non lo sappiamo. Il gregge non ha alcun problema... Shabab allora entr in casa e vide che Nan stava ancora dormendo. La coperta le cad eva da un lato sul cuscino si vedevano i suoi capelli raccolti in lunghe trecce. Allora la copr e le diede un bacio sulla fronte. Nan si svegli all'improvviso e qu ando vide Shabab subito si spavent, poi si ricord che l'aveva fatto chiamare e dis se: - Carissimo fratello, non pensavo che saresti arrivato qui cos velocemente! Hai a li nascoste o ti ha spinto il vento? - Tu mi hai chiamato e io sono volato qui. A dire la verit la mamma e il babbo so no preoccupati: si pu sapere cos' successo? Il capo dei pastori mi ha detto che tu

tto va bene... - S, vero, stiamo tutti bene. Ora, se non ti dispiace, dovresti uscire perch mi vo glio vestire. Poi ti racconter ogni cosa. Allora il ragazzo usc e si diresse verso un gruppo di capre. Molte avevano appena partorito la stalla era piena di agnellini con gli occhi socchiusi. Shabab diss e tra s: - Assomigliano proprio a dei neonati. Cerc d'avvicinarsi ma le pecore cominciaron o a belare. Subito entr il capo dei pastori che gli raccont dei parti gemellari, p oi prese in braccio un agnellino e disse: - Caro Shabab, guarda com' in salute. Ha il collo cos grosso che sembra un montone ! - Devo davvero farti i miei complimenti! Nan nel frattempo rifece il letto, si ve st, e dopo aver munto qualche capra prepar la colazione. Poi mise una bella tovagl ia bianca sopra il kilim chiam Shabab e i pastori. Non avendo cenato la sera prim a, il fratello di Nan era piuttosto affamato, ma nonostante l'appetito non riusci va a mandare gi un boccone perch continuava a pensare al motivo per cui la sorella lo aveva fatto chiamare con tanta urgenza. A un certo punto disse: - Sorella cara, ora mi dici perch mi cercavi? Nan sorrise e rispose: - Prima finisci la colazione, quest'anno non hai ancora mangiato la r icotta e il khalandor. Poi, quando i pastori se ne saranno andati, ti racconter t utto. Queste parole misero ancor pi in agitazione Shabab, che non riusciva a mangiare b ene. Finita la colazione, i pastori uscirono per portare gli agnellini dalle loro mad ri. Una parte della trib di Brodar era sedentaria e viveva del raccolto dei campi , mentre il resto della trib era nomade e si occupava di pastorizia. L'agricoltur a non dava molti frutti e i vecchi dicevano: - Anche se ci piacerebbe coltivare i campi, l'allevamento delle pecore rende di pi. Noi curdi non possiamo vivere senza la carne, il latte e tutto ci che ne deriv a, invece i turchi possono sopravvivere anche solo coltivando verdure... Una volta usciti i pastori, Nan cominci a raccontare al fratello: - Due giorni fa ho visto Dulbar alla sorgente, mi ha raccontato che Kurshid era arrivato con molte offerte d'oro per chiedere la sua mano, ma lei, molto coraggi osamente, lo ha mandato via. Quando Shabab ud quelle parole si arrabbi moltissimo, prese il pugnale e disse: - Devo fare a pezzi quest'uomo cos stupido! Come impazzito sal a cavallo e mentre la sorella cercava di calmarlo se ne and via dicendo: - Giuro su Dio che non torner sui miei passi! La casa di Kurshid era lontana. Qua ndo Shabab arriv nelle vicinanze del cimitero di Kashlakhi era gi tardo pomeriggio e siccome il suo cavallo ra esausto perch non s'era fermato dalla sera prima, lo lasci libero in un bel prato verde. Quindi si diresse verso il cimitero e cammin ando si ricord di quando andava al cimitero del castello con sua madre che gli ra ccontava di questo e quell'eroe. Improvvisamente vide una lapide pi alta delle al tre e pens che doveva appartenere alla tomba di un capo trib, in un'altra avevano inciso l'immagine di un leone e si capiva che l sotto giaceva un uomo coraggioso che aveva combattuto sia contro lo sci che contro il re turco. Un'altra lapide po rtava l'immagine di un cavallo distingueva la tomba di un cavaliere, mentre sopr a un'altra ancora era inciso un dondolo per bambini nella tomba c'era sicurament e qualcuno che non aveva potuto avere figli. Shabab continu a camminare vide anch e una sepoltura ancora fresca, ma non riusc a capire di chi fosse. Il cimitero er a circondato da un prato molto suggestivo, il profumo dell'erba era nell'aria e un pastore seduto vicino ad una lapide suonava il flauto. Shabab cerc di capire c osa stesse suonando e si ricord della vicenda del feudatario che aveva deluso il suo pastore perch non aveva voluto concedergli la mano di sua figlia. Dopo aver fatto mangiare il cavallo il ragazzo si diresse verso la casa di Kursh id. Era pomeriggio e alcuni bambini stavano giocando lungo la riva di un piccolo corso d'acqua. Lui si avvicin e chiese: - Bambini, dov' la tenda di Kurshid il controllore? Una bambina rispose: - Zio ( 33) , la tenda quella che vedi laggi. Shabab and verso la tenda di Kurshid, ma pri ma d'entrare grid:

- Uomo senza onore! Dimostra il tuo valore ed esci di l che ti voglio parlare! "Dio mi testimone che ti dar una lezione peggiore di quella che hanno subito i so ldati persiani l'autunno scorso , pensava tra s Shabab. Improvvisamente dalla tenda usc una donna dalla pelle olivastra, piena di gioiell i alle mani e al collo, che disse: - Fratello, perch non scendi da cavallo? - Non posso, sorella. D a tuo marito che devo parlare con lui. - Mio marito non in casa, andato al castello a piedi di tutta fretta. Shabab cominci ad innervosirsi, mentre la donna gli diceva: - Su fratello, scendi da cavallo, tu sei mio ospite, accetta almeno qualcosa da mangiare e da bere nella mia casa. - No, grazie. Ma dimmi, perch tuo marito andato a piedi al castello? - Non so, fratello. Kurshid mi ha detto che aveva legato il suo cavallo davanti alla tenda di non so chi, ma che il cavallo aveva rotto le briglie ed era scappa to verso il castello. Cos quel pover uomo tornato a casa la sera stessa, ma quest a mattina subito partito per il castello. Shabab se ne and e torn da Nan per raccontarle tutto. Nan allora gli disse: - Veramente mi sono dimenticata di raccontarti che quando K urshid era nella tenda di Makhssud, Dulbar sugger al fratellino di slegare il suo cavallo. Cos quando l'uomo usc dalla tenda e si rese conto che non c'era pi l'anim ale se ne and subito a testa bassa tra le risa della gente. Shabab rimase qualche giorno dalla sorella, finch un messaggero di Khano lo venne a chiamare per dirgli che il venerd seguente si sarebbe tenuta una riunione molt o importante. Allora part immediatamente e arrivato al castello, prima di andare da Khano, fece visita a suo padre che appena lo vide gli disse: - Figliolo, sei arrivato al momento giusto. Sono tutti nella sala grande. Va' an che tu che ti raggiungo.. Shabab and alla riunione portando con s le sue armi. La sala era talmente piena ch e non riusc a trovare un posto nemmeno in piedi. Tutti i figli di Khano erano nel corridoio, pronti a servire il padre.

L'EMISSARIO DI SHAMDINAN Shamdinan era un antico emirato che non s'era mai lasciato sopraffare dal nemico tiranno, rimanendo sempre libero e indipendente. Nonostante le numerose invasio ni militari, infatti, il re dei turchi non era mai riuscito a conquistare quel t erritorio, fino a quando aveva capito che era necessario mandarci un grande eser cito armato di potenti cannoni. Dopo mesi di battaglia i curdi cominciarono a ce dere di fronte ad un esercito cos grande e superiore alle loro forze. Resosi cont o della gravit della situazione, l'emiro di Shamdinan, Sadik, un giorno riun i suo i consiglieri per decidere come salvare l'emirato da distruzione saccheggi e cos parl all'assemblea: - Cari fratelli, finora siamo sempre riusciti a difendere la nostra libert e a ga rantire alla nostra gente una vita felice e serena. Ora il re dei turchi tornato all'attacco e questa volta il suo esercito molto potente e ben armato. Anche se non abbiamo ancora perso una sola spanna della nostra terra, dobbiamo riconosce re che il nemico certamente pi forte di noi. Come pensate sia meglio muoversi? A chi dobbiamo chiedere aiuto per continuare a difendere governare liberamente la nostra patria? Tutti i consiglieri rimasero zitti. Kazi beg era appena tornato dal campo di battaglia. Un anno prima di guidare l'e sercito dell'emiro Sadik, Kazi beg era il capo di una delle trib pi potenti di Sha mdinan e aveva messo a disposizione dell'emirato pi di duemila soldati. Durante t utte le guerre aveva combattuto sempre con tenacia fino alla vittoria. La sua fo rza e il suo coraggio erano noti in tutte le trib e per questo l'emiro Sadik lo a veva nominato capo dell'esercito di Shamdinan. In verit Kazi beg si meritava molt

o di pi: rispettato dai vecchi per il suo altruismo e la sua intelligenza, era mo lto amato anche dai giovani. Per loro era un simbolo ogni giuramento era onorato con il suo nome; nei momenti difficili non s'allontanava da Shamdinan nei perio di di pace era sempre pieno di iniziative. Kazi beg era protagonista in ogni fes ta, compresa quella di Newroz, dove si divertiva a ballare e festeggiare con tut ti. Durante l'inverno i giovani curdi pi coraggiosi andavano in gruppi a caccia d ell'orso: questo tipo di caccia molto pericolosa perch gli orsi nel periodo inver nale sono molto affamati. Kazi beg senza timore li cacciava da solo. In marzo, con le giornate pi lunghe e lo sciogliersi della neve cominciava il fam oso gioco di 'holin e kashwani'. Kazi beg usciva con i giovani e per passare il tempo giocava con loro. Anche se in questo tipo di gioco capitava d'essere colpi ti da qualche bastonata lui non si arrabbiava con nessuno, salvo qualche volta q uando diceva: - Fratello, se non sai giocare a holin vai a giocare a micin! Kazi beg non era seduto vicino all'emiro di Shamdinan perch era arrivato tardi al l'assemblea. Non era un uomo arrogante e non gli interessava essere il capo dei consiglieri, nonostante le pressioni dei vecchi saggi. Vedendo che tutti tacevan o, s'alz in piedi e disse: - Mir Sadik, se mi permettete vorrei spendere due parole davanti all'assemblea. - Caro Kazi beg, tu hai sempre il diritto di parola, ti prego, parla. - Tutti in Kurdistan sanno che Khano Lapzerin, il principe curdo che vive nel ca stello di Dimdim possiede un grande esercito, finora non ha mai tradito la sua g ente. Un anno fa aiut anche la trib di Takuri. Penso dunque che dobbiamo chiedere aiuto a lui, perch solo Khano pu salvarci da questa tragica situazione. Tutti i membri dell'assemblea e i capi trib furono d'accordo con Kazi beg e disse ro: - Eccellenza, questa una proposta interessante: se non riceveremo l'aiuto di Kha no in breve tempo tutte le nostre terre saranno occupate dall'esercito turco. - Ne convengo. Non possiamo perdere tempo, dobbiamo mandare subito qualcuno da K hano, ma chi potrebbe essere cos bravo da convincerlo ad aiutarci? - domand l'emir o Sadik. Alcuni risposero: - Perch non mandiamo mullh Muhammad? colto e intelligente come p ochi... Ma Kazi beg non fu d'accordo e disse: - ingiusto mandare mullh Muhammad per una s ituazione cos difficile. Ora vi spiego chi quest'uomo: Muhammad un nemico del pop olo curdo, cresciuto tra i turchi che gli hanno insegnato molte cose e quello ch e sa dire sempre e solo questo: "Il re dei turchi re di tutti i musulmani e i cu rdi non devono contrastarlo, ma accettare i suoi ordini. Tutto il mondo governat o dall'impero ottomano". Credetemi, quest'uomo malvagio ed una spia. Allora un saggio disse: - Perch dunque non l'allontaniamo di qui? Che cosa ha a c he fare con noi? Non abbiamo certo bisogno di lui, noi abbiamo il nostro sheikh. Decisero quindi di mandare da Khano insieme a due servitori Abdul-Razak e il fra tello dell'emiro Sadik, sheikh Zada, che siccome non erano ancora tornati dal ca mpo di battaglia furono richiamati immediatamente. Era ormai sera e c'era ancora gente per strada. Il re dei turchi aveva invaso qu ella terra tante volte che tutti sembravano tristi e scoraggiati e preferivano m orire piuttosto che finire sotto i turchi. Giuravano a se stessi che avrebbero c ombattuto fino all'ultima goccia di sangue per salvare la patria e fare in modo che il tiranno non ne occupasse un solo metro. Il re dei turchi aveva minacciato molte volte l'emiro Sadik dicendo che un giorn o l'avrebbe attaccato con un esercito potentissimo e avrebbe devastato i suoi te rritori se non sottostava alle sue leggi. Ma cos l'emiro rispondeva ogni volta: - Questa la patria dei curdi, la terra dei nostri padri e dei nostri nonni, viviamo qui da molto tempo senza sottostare ad alcuna pressione straniera o lasciare che qualche sconosciuto ci metta piede. Co mbatteremo fino all'ultimo uomo per difenderla. Il sole dell'alba illuminava appena il palazzo.

L'emiro Sadik era gi vestito e stava fumando la pipa seduto sul tappeto quando Ba b, il servitore, port la notizia che Abdul-Razak e sheikh Zada chiedevano udienza . L'emiro li fece entrare e domand loro qualche notizia sulla guerra. - Eccellenza, la forza del nemico talmente grande che perfino difficile da stima re. L'altro giorno ci hanno attaccato con i cannoni e siamo stati costretti ad a bbandonare la collina. Ieri abbiamo teso un'imboscata e abbiamo ucciso un centin aio di soldati, ma ogni giorno il nemico riceve aiuti di tutti tipi, dai cannoni alle munizioni... - Per questo vi ho chiamato qui, proprio per mandarvi al castello di Dimdim. All 'udienza di Khano Lapzerin dovrete spiegare bene la situazione e poi implorare i l suo aiuto. Raccontate come da anni ci stiamo difendendo coraggiosamente dagli attacchi dell'esercito turco, senza che il nemico sia mai riuscito a violare la sacra terra del Kurdistan. Chiedete cosa possiamo fare contro i tiranni, visto c he non siamo pi in grado di affrontare questo gigante d'esercito in nome del nost ro amore per il Kurdistan. Questo dovete dire a Khano, perch se non ci aiuta al p i presto, i turchi ci massacreranno e distruggeranno la nostra patria. Andate ora e Dio sia con voi. - Eccellenza, siccome noi non conosciamo molto bene il cammino verso il castello di Dimdim, ci metteremmo molto tempo per arrivarci. Sappiamo invece che un comm erciante cristiano di nome Simon ha portato molte volte la sua merce al castello e quindi conosce bene la strada. Se lui venisse con noi come guida ci aiuterebb e nella missione. L'emiro mand immediatamente un servitore a chiamare Simon, che arriv subito dopo. - Simon, tu sai quello che ci hanno fatto i turchi: nella citt di Diyarbakir hann o massacrato sia curdi che cristiani e hanno occupato la terra dei nostri antena ti. Ora tocca a noi... vedi cosa ci stanno facendo... Simon disse: - Ne sono al corrente, emiro. Per questo metto a vostra disposizion e tutto quello che ho e sono pronto a dare anche la mia vita per aiutarvi. - Ti ho chiamato perch tu possa accompagnare da Khano sheikh Zada e Abdul-Razak, in modo che trovino la strada pi corta per il castello e chiedano il suo aiuto il pi presto possibile, nella speranza che ci venga incontro. - Andr subito con loro, emiro, e pregher Dio che mi aiuti a trovare la strada pi co rta per arrivare al castello. Khano un uomo intelligente, da tempo sta preparand o i suoi soldati: dicono che il suo esercito sia composto da centinaia di giovan i dal sangue caldo, in grado di affrontare ogni tipo di battaglia. Sono stati at taccati senza successo diverse volte dallo sci di Persia, anzi hanno massacrato l 'esercito persiano e non hanno mai permesso che un solo soldato nemico calpestas se la terra del Kurdistan. La citt del castello di Dimdim oggi gode di vasta popo larit soprattutto tra i commercianti, grazie a tutte le merci che si possono vend ere e comprare da quelle parti... - Mio caro Simon, io non ti mando al castello per comprare o vendere della merce , ti mando perch tu possa fare da guida ai miei uomini. - Certamente emiro, darei la mia vita per salvare il popolo curdo. Ora vado a pr eparare il mio cavallo. Mentre la gente di Shamdinan si stava risvegliando dal dolce sonno, davanti al p alazzo dell'emiro erano pronti a partire verso il castello di Dimdim cinque cava lieri: sheikh Zada, Abdul-Razak, Simon il cristiano e due servitori. Quel giorno i cinque non parlarono mai tra loro continuarono a cavalcare per mol te ore senza sosta. Pensavano all'onore della patria. Era da poco trascorso mezz ogiorno quando Simon ruppe quel lungo silenzio e disse: - Se continuiamo per questa strada non arriveremo al castello nemmeno tra quindi ci giorni. Dobbiamo trovare una via pi breve. L'estate stava per finire. Quello non era stato un buon anno per l'agricoltura e d era quindi difficile riuscire a comprare qualcosa da mangiare fuori dal castel lo di Dimdim. Ognuno teneva nascosta in magazzini la propria riserva di cibo e a nche gli abitanti della trib di Brodar dovevano andare lontano per trovare dei vi veri. Per questo motivo un giorno un gruppo di uomini part dal castello di Dimdim per r

aggiungere Shamdinan. Dopo alcuni giorni di cammino decisero di riposare lungo l a riva d'un fiume e si misero a pescare. Quando cominciarono a cucinare i pesci videro che alcuni giovani stavano lasciando pascolare i loro cavalli l vicino. Il capo della carovana, un uomo anziano e saggio, quando seppe dei cinque giovani disse: - Cosa ci fanno dei cavalieri in questo posto? Secondo me sono dei malvagi e ci vogliono derubare... Ragazzi, alcuni di voi si nascondano dietro i cavalli, gli altri preparino le armi: loro sono solo cinque, noi siamo venticinque e veniamo dalla trib di Brodar! Giuro che li uccider prima che possano derubarci. L'anziano si nascose dietro i cavalli con una decina di uomini, altri invece rim asero ad arrostire il pesce. Erano decisi a difendere il loro onore a costo dell a vita. I cinque cavalieri si avvicinarono fino a raggiungere i cavalli della ca rovana, poi salutarono e domandarono : - Chi guida questa carovana? Da dove venite e dove andate? L'anziano allora and loro incontro e disse: - Questa la carovana di Brodar e veni amo dal castello di Dimdim. Il nostro capo Khano Lapzerin. Stiamo andando verso l'emirato di Shamdinan a comprare del grano perch per noi questo stato un anno di fficile. Alcuni dei carovanieri riconobbero Simon e domarono: - Fratello, ma tu sei Simon il commerciante? - S, sono proprio io. Allora Abdul-Razak disse all'anziano: - Da noi quest'anno il grano abbonda, ma, purtroppo, anche se stato davvero un anno favorevole non riuscirete a trovare pi nulla. Non sapete forse che il re dei turchi ci sta attaccando con i cannoni un esercito eccezionale? Vogliono invadere la nostra terra e in questo momento c' un a guerra feroce. I turchi sono riusciti ad occupare una vasta zona del Kurdistan e hanno sottomesso molte famiglie e trib con la forza. Stanno ingiustamente repr imendo la popolazione curda, che costretta anche a pagare le loro tasse. Purtrop po molti curdi traditori e mercenari hanno venduto la patria al nemico... Se sol o fossero come Khano Lapzerin non avrebbero lasciato che il re dei turchi mettes se piede sul nostro suolo. Sheikh Zada continu: - Quante volte il re dei turchi ha cercato di costringere l' emiro ad obbedire ai suoi ordini... ma lui non ha mai accettato e per questo i t urchi ci stanno attaccando. Vogliono annientare la popolazione curda, ma noi non ci siamo ancora arresi e continueremo a combattere fino all'ultima goccia di sa ngue. Questa volta per l'esercito nemico molto potente. Il re dei turchi e lo sci della Persia vogliono dividersi il Kurdistan tra di loro, ma non ci riusciranno. L'anziano saggio quando vide che i cinque cavalieri non erano malintenzionati ch iam i suoi uomini. Abdul-Razak allora lo guard e disse: - Siamo stati mandati dall'emiro Sadik per p arlare con Khano Lapzerin e chiedergli di aiutarci, ma sapete dirci quanto ci ma nca per arrivare al castello? - Noi siamo in viaggio da due giorni, ma voi con i cavalli potrete arrivare al c astello domani a mezzogiorno. In quel momento tutti i carovanieri che prima si erano nascosti s'avvicinarono a i cinque giovani e li invitarono a mangiare con loro il pesce che avevano arrost ito. Sheikh Zada guard Abdul-Razak che acconsent a fermarsi e ordin ai suoi uomini di sc endere da cavallo. Poi si tolse il cappello e si asciug la fronte: aveva dei cape lli ricci e rossi che scendevano sul viso, due grandi occhi azzurri, i baffi app ena spuntati e un corpo snello. Il capo carovana guardandolo disse sottovoce ad alcuni suoi compagni: - Questo non un uomo qualunque, sicuramente viene da una famiglia importante. Il collo della camicia di Abdul-Razak era tutto ricamato con colori vivaci e nel la cintura teneva un pugnale d'oro. I carovanieri chiesero a Simon: - In nome della Bibbia, ci dici chi questo bel c avaliere? - Abdul-Razak il fratello dell'emiro di Shamdinan, che il padre prima di morire vent'anni fa design come successore al regno. - E quell'uomo grasso chi ? - sheikh Zada, suo padre ancora in vita nonostante i

suoi centodieci anni e spesso gioca a dama a scacchi con l'emiro. Sheikh Sham, co s si chiama il padre, tuttora uno dei pi bravi soldati con la spada. "Ricordatevi sempre che lo sci della Persia e il re dei turchi sono i nemici del popolo curdo" , dice sheikh Sham. Quando i ragazzi finirono di preparare il pesce, l'anziano carovaniere invit gli ospiti a mangiare. Dopo quel pranzo abbondante, sheikh Zada disse: - Grazie mille, da alcuni giorni non mettevamo un pezzo di pane in bocca, non perch non ne avessimo, ma perch non c'era tempo per fermarci. Ma oggi grazie a voi abbiamo mangiato bene. Ora dobbia mo andare, arrivederci. L'anziano rispose: - Dio sia con voi, sarete sempre i benvenuti, ma non andate p er questa strada, prendete quella via laggi che vi porta direttamente al castello . I cinque partirono subito e cavalcarono tutto il giorno. Il mattino dopo, all'al ba, gli uccellini cominciavano a cantare quando i cavalieri si fermarono per lav arsi il viso alla sorgente di un ruscello. Si riposarono su un prato verde dove fecero pascolare i cavalli e ripartirono immediatamente. Era ancora chiaro quando intravidero da lontano il castello di Dimdim: sembrava il nido di un falco sulla cima di una montagna e aveva intorno un muro di cinta alto e lungo con tre porte. Simon disse: - Se desiderate vi racconto la storia della costruzione del castell o. - Come mai sai la storia del castello? - Mi stata narrata; una storia molto stra na. E siccome il castello era ancora lontano, lui cominci a raccontare: - da molto tempo che vengo al castello per vendere merci e stoffe. Quell'anno av evo portato la stoffa da Sham e chiamai un guardiano perch controllasse la mia mer ce. La sera mi trattenni un po' con lui e in quell'occasione mi narr questa stori a: "Quando costruivano il castello io ero un bambino. La nostra trib, la trib di B rodar, era appena arrivata qui. Alcuni dicevano che il costruttore del castello era cristiano, altri invece raccontavano che era turco ed era lui che aveva deco rato con quei bei disegni il portone del castello. I guardiani vigilavano giorno e notte appena notavano qualche movimento sospetto chiamavano l'esercito di Kha no. A un ora dal castello erano state costruite delle alte torri che servivano a controllare meglio ogni passo del nemico." Molte volte lo sci della Persia ha ce rcato di conquistare il castello, ma ogni volta stato respinto con la forza e ha lasciato centinaia di soldati morti sul campo di battaglia. Sheikh Zada domand: - Da quello che ci stai dicendo, ora i guardiani delle torri dovrebbero vederci. - S, ci vedono. Secondo quanto mi stato raccontato, il costruttore del castello d i Khano dovrebbe essere lo stesso dei castelli dello sci Abbas. Lo sci della Persi a infatti aveva fatto costruire molti castelli che erano vere e proprie fortific azioni per difendersi dal re dei turchi. Questi castelli erano forniti di tutto: acqua, viveri, armamenti, non mancava nulla. Quando lo sci entr in uno dei suoi c astelli, si compliment con il costruttore e una sera lo mand a chiamare per chiede rgli se poteva costruire un altro castello pi imponente degli altri. Il costrutto re ci pens un po' poi acconsent. Lo sci lo lasci andare via ma durante la notte ordi n ai suoi soldati di portarlo nella piazza del castello e di farlo impiccare. Per fortuna esistono benefattori in tutto il mondo, perch un buon uomo avvert il c ostruttore e gli raccont il piano dello sci. Il costruttore gli regal un sacchetto pieno d'oro per avergli salvato la vita scapp verso il castello di Dimdim. Si rif ugi da Khano e gli raccont tutto quello che era successo. Khano lo rassicur dicendo che lui non era come lo sci Abbas e che, se gli avesse costruito un castello imp onente, lo avrebbe considerato come le pupille dei suoi occhi e lo avrebbe ricop erto d'oro. Khano era un uomo molto ricco, possedeva del bestiame a Baghdad, Mos ul, Shamo, Bassora e Istanbul e molti cavalli di razza. Aveva sette carovane di cammelli che annualmente portavano viveri all'esercito ed erano sempre sulla str ada per l'occidente. Prima lo chiamavano Khano, ma quando il castello fu termina to e tutti gli operai furono pagati con pugni d'oro, da quel giorno si chiam Khan o Lapzerin. I cinque cavalieri intanto arrivarono al castello. Le mura di cinta erano cosi l

unghe che non si riusciva a vederne la fine, ed erano cos alte che i cavalieri in piedi sul dorso del cavallo non riuscivano ad arrivare sopra. I guardiani dalla torre avvistarono Abdul-Razak i suoi compagni; quando i cinque arrivarono davanti al portone di ferro del castello notarono che a sinistra del portone era scolpita la figura di un orso e a destra la figura di un leone. Abdul-Razak allora disse: - Khano ha ripreso questi simboli dallo sci della Persi a! Abdul-Razak e sheikh Zada rimasero sbalorditi per l'abilit artistica del costrutt ore del castello. Appena oltrepassarono le mura notaroro i negozi, il mercato e le strade della citt. Da lontano s'intravedeva il bel palazzo di Khano: davanti c 'era una piazza grandissima con alti alberi secolari sotto cui scorreva un'acqua limpida e fresca. Dappertutto c'era gente che si riparava all'ombra degli alber i. Alcuni non avevano un motivo per rimanere l, altri si vedeva che erano operai. Uno di loro si avvicin ad un uomo che stava uscendo dal palazzo e gli chiese: - Fratello, ieri il costruttore ci ha detto che dovevamo venire qui per andare c on i commercianti alla fonderia, dov' dunque, perch non si vede? I cinque emissari stavano seduti sotto gli alberi, aspettando qualcuno. Improvvi samente usc da una strada un cavaliere che pass accanto a loro e domand: - Fratelli, da molto tempo siete qui? - S, da questa mattina presto. - Prego, andiamo, seguitemi. I cinque salirono a cavallo e andarono con lui. Un uomo alto e robusto usc dal palazzo, venne avanti e domand: - Cosa volete? A quale trib appartenete? Sheikh Zada rispose: - Siamo della trib d i Shamdinan, ci ha mandati mir Sadik. Dobbiamo vedere Khano perch abbiamo una not izia importante e urgente da riferirgli. Sheikh Zada allung il dito verso Abdul-Razak disse: - Lui il fratello dell'emiro di Shamdinan. Dobbiamo consegnare un messaggio da p arte dell'emiro. L'uomo cap che quegli individui appartenevano a famiglie di principi e subito ord in alla servit: - Andate a portare i loro cavalli nelle stalle e dite di trattarli bene. Il capo del palazzo riconobbe Simon il cristiano domand: - Tu sei Simon, vero? Sei il benvenuto! Quali notizie portate? - Sono venuto con questi due emissari dell'emiro di Shamdinan per vedere Khano. Siamo stati a cavallo cinque giorni e cinque notti per arrivare qui. Il capo guard di nuovo bene i due, fece strada li condusse verso la sala, dove in dic i loro posti. La sala era quadrata e abbastanza grande; il pavimento era di marmo bianco e ner o, e assomigliava alla treccia di una ragazza. Nel corridoio c'era una grande va sca di marmo bianco da cui scorreva dell'acqua che proveniva dalla sorgente. Sop ra c'erano una caraffa e una 'massina' che si usava per detergersi prima della p reghiera. Per terra c'erano dei libad ( 34) su cui sedevano le guardie e la serv it. Appena videro sheikh Zada e Abdul-Razak tutti si alzarono in piedi con la man o sul petto. Il capo del palazzo disse agli aiutanti di Abdul-Razak: - Voi sedete qui fino a quando arrivano i vostri capi. Infine la porta fu aperta e per primo entr Abdul- Razak, poi sheikh Zada. Bench non ci fosse nessuno in sal a, secondo la consuetudine i due salutarono insieme: - Salamon alaykum! Il capo rispose: - Alaykum massalam, siate benvenuti! E indic i posti dove sedersi. Siccome Simon rimase in piedi il capo del palazzo gli diss e: - Fratello Simon, prego accomodati, anche tu sei un caro ospite. - No, eccellenza, non mi permetterei mai di sedermi accanto a sheikh Zada e Abdu l-Razak. Il mio posto qui. Vorrei invece chiedere ad Abdul-Razak se mi d il perme sso di andare a trovare un conoscente che non vedo da tanti anni. Abdul-Razak disse: - Caro Simon, certamente, puoi andare quando vuoi. Camminando con Simon, il capo del palazzo gli domand: - Chi questo tuo conoscente per cui sei cosi preoccupato? - Kurshid il controllore. - E sai dove abita? - S. Simon aveva concluso la sua missione e se ne and. I cavalieri allora entraron o nel palazzo: la sala principale era molto grande e aveva un soffitto alto, men

tre dalle finestre e da tanti piccoli fori nelle pareti entravano raggi di sole che illuminavano tutto. Sotto due file di panche intarsiate n troppo alte n troppo basse c'era un libad sopra dei piccoli cuscini morbidi. Improvvisamente la port a si apr ed entr un bel giovane con in mano delle pipe e un posacenere che offr ad Abdul-Razak e sheikh Zada dicendo: - Prego, cari ospiti, fumate pure. Dopo aver acceso le pipe il giovane and a sede rsi senza dare le spalle agli ospiti. Abdul-Razak e sheikh Zada rimasero soli nella sala e sheikh Zada domand al giovan e: - Chi si siede lass in alto? - Quel posto di Khano, ma qualche volta occupato dal portavoce della trib, nonostante ognuno abbia un posto preciso secondo il propri o grado. - Cosa significa "secondo il proprio grado"? - domand allora sheikh Zada. - Significa che tutti i capi si siedono in fondo poi vengono gli altri. - Bene, allora Khano che grado e che posizione ha? un beg,, un aga o un mir... c os' esattamente? Il giovane rispose: - Khano non n un aga, n un beg e nemmeno un mir, solo un curdo ed sicuramente migliore di tutti quanti. Sui muri della sala erano appesi piccoli tappeti molti tipi di armi, dalle spade alle frecce agli scudi, sembrava una vera e propria armeria. Tra le altre c'era una spada un po' inclinata con la punta d'argento e il fodero d'oro che brillav a. Domandarono al ragazzo: - Quella spada di chi ? - di Khano Lapzerin, se sapeste quante teste turche sono state tagliate con quel la spada... Sheikh Zada e Abdul-Razak guardandola rimasero sbalorditi. Appese l vicino c'eran o anche diverse teste imbalsamate di animali come il lupo, l'orso, la tigre, il leone, il bisonte e lo gnu, pelli di volpi e conigli, e la testa molto strana di un animale a loro sconosciuto. Di nuovo domandarono: - Fratello, quella testa a che animale appartiene? - la te sta di un kamtiar ( 35) , sentite questa storia. Tempo fa, pochi giorni dopo la sepoltura di un morto uno strano animale arrivava e se lo mangiava. La gente del la nostra trib cominci a preoccuparsi, anche perch erano spariti dalla tomba i corp i di molti bambini. Alcuni uomini gli davano la caccia giorno notte, ma senza su ccesso. Allora la gente della trib decise d'implorare l'aiuto di Khano, che prese subito i suoi cani da caccia e segu le impronte dello strano animale, senza rius cire per a trovarlo. Venne l'autunno e finalmente, un giorno in cui era nevicato molto, un gruppetto di donne vide il kamtiar e avvert immediatamente Khano. Lui p ort con s alcuni cacciatori esperti e i cani e segu le impronte dell'animale, che f inivano davanti all'ingresso di una caverna. I cani vi entrarono subito e stanar ono il kamtiar che mor sotto i colpi di spada di Khano. Quindi gli tagliarono la testa, la portarono a casa dopo averla imbalsamata l'appesero al muro. Poco pi tardi si sent il rumore della porta ed entr Khano. Sheikh Zada e Abdul-Raza k prontamente si alzarono in piedi e risposero al suo saluto inchinandosi. Ognun o si sedette al proprio posto. Khano era un uomo alto robusto, nonostante fosse un po' grasso la sua altezza er a impressionante: le sue scarpe e i suoi guanti sembravano appartenere ad un uom o antico. Era molto dignitoso e severo. Aveva un paio di lunghi baffi rossi arro tolati dietro le orecchie ed un modo molto dolce di parlare. Portava un cappello di pelle sopra un turbante di Diyarbakir, le cui trecce gli scendevano sulle sp alle. Sotto la cintura a destra teneva un pugnale, la cui impugnatura brillava d i diamanti e aveva anche una piccola pistola lavorata in argento. Sulle spalle p ortava un mantello bianco ricamato che sembrava fatto su misura per lui. Indossa va un pantalone largo di lana, di color rosso nella parte bassa, e ai piedi calz ava un paio di scarpe che venivano da Baghdad. Il ragazzo che serviva Khano gli port subito una pipa, poi tir fuori dalla propria tasca due piccoli sassi e cominc i a sfregarli tra loro finch fecero delle scintille che gli permisero di accendere la pipa di Khano. Se ne and quindi senza volgere le spalle. Dopo aver dato qualc he boccata di pipa Khano disse: - Mi hanno riferito che siete di Shamdinan, io ci sono stato una sola volta da g

iovane, molto tempo fa, quando il castello non esisteva ancora. Il vostro verame nte un bel paese e la sua terra molto fertile. Siete fortunati ad avere tutto qu el ben di Dio, inoltre la gente che ci vive ricca e assennata. Abdul-Razak cos rispose: - S, eccellenza, dicono che Shamdinan sia un paradiso, ma purtroppo i turchi non ci lasciano in pace. Per l'ennesima volta ci stanno atta ccando, vogliono occupare la nostra terra. Finora siamo riusciti sempre a respin gerli, ma questa volta il loro esercito troppo grande per poterlo affrontare. - Non so se mir Sadik sia al corrente che lo sci della Persia e il re dei turchi si sono divisi il Kurdistan tra loro. Per questo ora ci attaccano uno da una par te e l'altro dall'altra. Purtroppo alcuni curdi si sono venduti al nemico e ci h anno traditi, e invece di aiutare il loro popolo sono diventati servi dei turchi e dei persiani. Abdul-Razak disse: - Mir Sadik ha mandato me sheikh Zada per portarvi questo mes saggio che ora vi leggo: "Stiamo vivendo una situazione drammatica, vi prego di aiutarmi di mandare il vostro esercito a respingere l'attacco del nemico. I turc hi hanno gi occupato la citt di Diyarbakir, hanno sottomesso tutte le trib che vivo no nella zona e hanno preso molti uomini in ostaggio. Ora stanno attaccando noi e vogliono occupare il nostro territorio. Se vincono potranno facilmente attacca re anche Akari e quindi impadronirsi un po' alla volta di tutto il Kurdistan. Vi prego, aiutateci" Quando Khano sent le parole di Abdul-Razak, disse: - Se il vostro compagno appartiene alla famiglia degli sceicchi, voi chi siete? Abdul-Razak si vergognava a dichiarare la sua identit, ma sheikh Zada disse: - Eccellenza, questo Abdul-Razak, il fratello minore dell'emiro Sadik. - Siete i benvenuti! Quanti giorni durato il viaggio? - Abbiamo cavalcato cinque giorni e cinque notti. Mentre Khano parlava, un po' a lla volta la sala si stava riempendo di gente: ognuno, dopo aver salutato, sedev a al posto che gli era stato assegnato. Il Consiglio era composto da anziani con la barba bianca, alcuni dei quali raggiungevano o superavano gli ottanta, novan t'anni. Tutti prima di entrare lasciavano le proprie armi fuori, solo coloro che possedevano pugnali o piccole pistole potevano sedersi con le armi addosso. Qua ndo il consiglio era al completo entr un uomo robusto e imponente e tutti si alza rono in piedi. Non assomigliava agli altri vecchi con le spalle curve perch era m olto agile e giovanile. Appena entrato and a sedersi accanto a Khano e sheikh Zad a rivoltosi al vicino chiese: - Chi quel signore? - il padre di Khano: deve presenziare sempre durante le cons ultazioni pi importanti perch un uomo di grande esperienza ed intelligenza, non so lo, partecipa addirittura alle guerre. pi abile di molti giovani ed ha coraggiosa mente combattuto in tante battaglie, dove usa solo spade egiziane. Una volta, ci rcondato da una ventina di soldati persiani - noi eravamo sicuri che lo avrebber o ucciso - dette loro una tale lezione che tanti fuggirono senza neppure tentare di combattere contro di lui. Khano alz la testa, si rivolse al Consiglio e domand al capo: - Manca ancora qualcuno? - S, eccellenza, manca solo il capo della trib di Kashkur che malato e non potuto venire. Khano allora disse: - Signori del Consiglio, questi ospiti sono gli emissari di mir Sadik e arrivano da Shamdinan, dove si trovano in una situazione molto dramm atica. L'esercito violento dei turchi sta cercando di occupare la loro terra e v uole sottometterli. Oggi un giorno d'onore e di coraggio. I turchi hanno gi distr utto molti villaggi, portato via tutti i loro beni, preso in ostaggio le donne, i bambini e gli anziani. Voi cosa dite: andiamo in loro aiuto? Un consigliere di sse: - Noi cosa c'entriamo con loro? Shamdinan lontana da qui e noi riusciamo a malapena ad aiutare noi stessi! Nessuno bad a queste parole. La discussione si allarg ed ognuno espresse la propri a opinione. Alla fine il padre di Khano intervenne: - Anche se ci comportassimo come i beg o gli aga, chiudendo gli occhi e non dand o peso all'onore, sappiamo che quello che oggi toccato a Shamdinan domani tocche rebbe a noi: non possiamo starcene con le mani in mano, dobbiamo aiutarli al pi p resto.

E Khano: - Anch'io sono dello stesso parere: dobbiamo mandare duemila soldati ad aiutarli. Questi emissari sono partiti molto tempo fa da Shamdinan per venire q ui e non sappiamo cosa sia successo l nel frattempo. Il Consiglio cominci a consultarsi su chi dovesse guidare l'esercito. Alcuni prop osero Khano, ma suo padre disse: - Per anni Hamza Ciauash ha addestrato centinaia di soldati alla guerra. Potrebb e dunque essere lui il capo della spedizione, per verificare di persona la valid it del suo addestramento e le sue capacit. Decisero quindi di mandare a chiamare Hamza. L'argomento in discussione era cos c omplesso che nessuno si accorse del tempo che passava, fino a quando i raggi di sole del primo pomeriggio, entrando dalle piccole finestre, fecero brillare gli armamenti appesi al muro. In quel momento sheikh Zada alz la testa, guard il soffitto della sala e si accors e che era decorato di pietre gialle, rosse, nere e bianche. Improvvisamente la porta si apr ed entrarono il capo del Consiglio e Hamza, che s alut rispettosamente: - Eccellenza, sono ai vostri ordini, ditemi. Khano rise per l'atteggiamento di H amza, perch non aveva mai visto un simile comportamento: Hamza infatti era stato soldato nell'esercito turco per pi di vent'anni ed aveva imparato l questo tipo di saluto. Khano disse dunque con voce calma: - Ti ho fatto venire qui perch tu possa guidar e duemila soldati in aiuto alla gente di Shamdinan. Questi sono gli emissari di mir Sadik: i turchi li stanno massacrando, hanno distrutto i loro villaggi, ucci so le loro donne e i loro bambini. Udito ci Hamza sorrise e disse: - Il mio desiderio si sta realizzando, partir imme diatamente. - S, devi partire subito, non c' tempo da perdere. Questi emissari hanno impiegato molto tempo per arrivare qui e chiss cosa sar successo all'emirato di Shamdinan nel frattempo. La gente rimase stupita dalle parole di Hamza. I vecchi per capirono le sue inten zioni e dissero: - Non sapete forse che il re dei turchi ha distrutto anche la sua casa, ha bruci ato la sua terra e massacrato i suoi familiari? Alcuni dei giovani chiesero di far parte della spedizione e Khano li accett. Eran o giovani che volevano vendicarsi di tutto ci che avevano subito per mano dei tur chi; un tempo a casa loro avevano di tutto, ma ora erano costretti a rifugiarsi nella terra di Khano Lapzerin e vivere sotto il suo comando. Quello stesso pomeriggio duemila uomini partirono verso Shamdinan. Hamza decise che l'esercito avrebbe dovuto riposare tre o quattro ore per notte lasciare libe ri i cavalli. Diceva infatti che il cavallo un animale, non una macchina: oggi c ammina, ma se si stanca troppo pu anche non camminare pi. Hamza raccont che una vol ta i soldati curdi in guerra in Bulgaria si erano meravigliati della sicurezza c on cui si muovevano in quella terra straniera. Gli antenati dicevano infatti che nei paesi sconosciuti l'unico aiuto pu arrivare dal cavallo. Hamza impieg sei giorni per arrivare a Shamdinan e il viaggio non fu privo di dif ficolt. Abdul-Razak, sheikh Zada e Simon il cristiano con i loro servitori si diressero da mir Sadik per parlargli, ma siccome Hamza conosceva le tattiche e le astuzie dell'esercito turco, consigli loro di agire molto discretamente e di parlare all' emiro di nascosto. Ricevuta la notizia, mir Sadik and a piedi verso gli uomini di Khano per accoglie rli. Hamza gli and incontro, poi torn dai suoi soldati e disse: - Soldati, attenti ! Questo mir Sadik. Tutti si misero sull'attenti in silenzio davanti all'emiro, che rimase stupito perch non aveva mai visto un comportamento simile tra la popol azione curda e pens tra s: "Questi uomini assomigliano ai soldati turchi che ho vi sto ad Istanbul". Allora Hamza disse: - Siete il benvenuto, emiro. - Anche voi siete benvenuti. Khano Lapzerin vi manda i suoi saluti e prega affinch abbiate lunga vita. - Ringrazio Khano e anch'io prego che possa vivere a lungo per difendere i curdi .

Dopo questo scambio di saluti, mir Sadik baci la fronte di Hamza, si volt a guarda re i soldati con la mano sul cuore e disse ad alta voce: - Siete benvenuti tutti, sono felice di vedervi. Le parole dell'emiro esaltarono ancor di pi i soldati e li rallegrarono. Allora Hamza disse loro: - Riposate pure, liberate i vostri cavalli e portateli a pascolare. Poi si allontan con mir Sadik, and vicino ad una sorgente e chiese: - Eccellenza, ditemi: come state? - Cosa vuoi che ti risponda... questa l'ennesi ma volta che i nemici pagani ci attaccano. Ci hanno cacciati dalla pianura ed or a in atto una guerra sanguinosa: se avessimo avuto tutti i loro cannoni non avre mmo certo permesso che mettessero piede sulla terra di Shamdinan. Tu come ti chi ami? - Il mio nome Hamza, emiro. - Sei parente di Khano Lapzerin? - No, eccellenza, io addestro i suoi soldati. Sei il benvenuto. Da molto tempo i turchi cercano di annientarci li abbiamo sem pre respinti, ma questa volta hanno un esercito molto pi grande del nostro. - Bene, che tipo di soldati sono? Vanno a cavallo o a piedi? - Sono sia a cavallo che a piedi e hanno, come dicevo, molti cannoni. L'altro gi orno abbiamo preso uno di loro in ostaggio. un curdo, anche se non parla la ling ua curda stato smascherato da uno dei nostri giovani. - Lo avete ancora in ostaggio? - S. - Allora mandatelo da me, perch avremo bisogno di lui. Abbiamo viaggiato sei gior ni e sei notti, i miei soldati sono stanchissimi e ora devono riposare. Domani v oglio vedere io stesso le postazioni dell'esercito nemico, devo osservare il cam po di battaglia per decidere cosa fare. Avremo anche bisogno di dieci uomini cor aggiosi ed esperti della strada per guidare i nostri soldati sulle montagne e ne lle valli di Shamdinan. Appena li richiederemo dovranno essere pronti. Mir Sadik disse: - Benissimo, ora andiamo a casa. - Andate pure, tra poco vi rag giunger. Mir Sadik se ne and. Hamza mise ai loro posti le guardie e ordin ai capi di riposare. Ogni squadra avr ebbe sostenuto dei turni di guardia di un'ora, per dare la possibilit agli altri di dormire. Diede l'ordine che anche i capi squadra facessero i turni di guardia e disse: - Un esercito valoroso ha molte tattiche di guerra: dovremo stare attenti, molto attenti. Non voglio che ci attacchino improvvisamente perch rischieremmo di esse re sconfitti e non ce lo possiamo permettere. I soldati si addormentarono subito dalla stanchezza. Ad esclusione delle guardie che andavano venivano per controllare la situazione, dormivano tutti. Hamza era seduto su una pietra vicino ad una guardia, che improvvisamente gli disse: - Comandante, arrivato un uomo da parte di mir Sadik, chiede di permettergli di essere ricevuto da Hamza. - Lasciatelo venire - rispose Hamza. L'uomo salut indicando una caverna l vicino d isse: - L c' il curdo che abbiamo preso in ostaggio, mir Sadik dice che potete parlargli . Hamza entr nella caverna e vide un uomo con gli occhi bendati e le mani legate, o rdin dunque che gli fossero tolte le bende e liberate le mani e poi gli chiese: - Tu, soldato, a quale divisione e battaglione appartieni? L'ostaggio appena lo sent parlare in lingua turca si impaur ancor di pi e non rispo se. Hamza, arrab- biato, ripet la domanda per la seconda volta: - Perch non parli, soldato? A quale divisione battaglione appartieni? - Quarta divisione e sesto battaglione. - Non credo che tu sia turco: tu sei cur do come me ma hai tradito il tuo popolo. Anch'io per vent'anni ho fatto da guard ia al re dei turchi. Ero un soldato onesto; abbiamo attaccato gli arabi e i grec i perch ci ingannavano dicendo che turchi e curdi erano fratelli e noi ci credeva mo. Poi l'esercito turco ci ha massacrati, ha bruciato e raso al suolo i nostri villaggi, ucciso i nostri bambini e le nostre famiglie. Con i cannoni e le spade hanno massacrato tutto il nostro popolo e hanno occupato Diyarbakir e la pianur a di Kavani kir. stato un vero e proprio genocidio. Io stavo per morire dalla ra bbia, non potevo pi resistere l e cos sono fuggito. Ora sto lottando per il mio pop

olo. L'ostaggio, udite le parole di Hamza, disse: - vero, sono curdo e appartengo all a trib di Atrush. Il mio nome Nab. Ti do la mia parola che d'ora in poi sar un sold ato fedele e dar la mia vita per la libert della patria. Nab svel molto dettagliatamente tutti i segreti dell'esercito turco, parl di tutte le loro divisioni battaglioni e rifer la quantit di armi che avevano dove le nasco ndevano. Rivel tutto ci che sapeva. Poi, mentre le lacrime scendevano sulle sue gu ance disse: - Giuro sul mio cuore che d'ora in poi diventer un soldato onesto al servizio del mio popolo e della mia patria. Hamza si trovava ancora nella caverna quando gli portarono la notizia che erano arrivate duecento pecore e tonnellate di pane per sfamare i soldati. Allora si r ivolse di nuovo a Nab: - Tu vieni con me. Il pomeriggio del giorno seguente Hamza si trovava all'udienz a di mir Sadik insieme ai grandi capi della trib di Shamdinan, che si erano riuni ti per poter definire l'attacco all'esercito turco. Hamza disse: - Fratelli, l'esercito e le armi del nemico sono molto potenti. Il loro comandante Osman pasci. Fortunatamente non sanno che il loro esercito il dop pio del nostro. I miei soldati non hanno ancora riposato a sufficienza, in ogni caso io vorrei attaccare il nemico alle spalle e voi lo attaccherete ai fianchi. Sono sicuro che la pianura di Shamdinan diventer un cimitero, daremo loro una le zione tale che in futuro non guarderanno nemmeno queste zone. L'autunno era appena iniziato e l'aria era ancora un po' fresca. Nel giorno stab ilito Hamza radun tutti i capi squadra e disse loro come avrebbero dovuto attacca re il nemico all'alba del giorno seguente. Dopo la consultazione ognuno torn al p roprio posto, mentre sheikh Zada and da Hamza: - Mir Sadik dice che gli farebbe piacere se voi andaste l per cena. - Sheikh Zada, ringrazia l'emiro per l'invito e per la sua ospitalit, speriamo ch e Dio gli conceda ogni bene. Qui per c' carne a volont: lui mi deve scusare ma io n on voglio allontanarmi dai miei soldati. Con l'aiuto di Dio io e l'emiro avremo tempo per bere e mangiare insieme. Digli di preparare bene l'esercito perch domat tina all'alba attaccher i turchi mentre stanno ancora dormendo e lui dovr circonda rli. Allora sheikh Zada and da Kazi beg, il capo dell'esercito dell'emiro, per riferir gli quanto gli aveva detto Hamza. Il comandante chiese: - Hamza, chi ? Non lo conosco. - Hamza,, l'uomo venuto con me dal castello... Nel frattempo Hamza disse ai soldati: - Questa notte voglio vedere come fate la guerra quello che avete imparato in questi mesi. Dovete portare alto il nome del la trib di Brodar per il coraggio e per il valore; dovete far conoscere non solo nell'emirato di Shamdinan ma in tutto il Kurdistan il nome di Khano e della sua trib. Era una notte buia, non si vedeva assolutamente nulla perch le nuvole avevano cop erto il cielo, che appariva del colore di un libad. Hamza chiam le guardie e diss e: - Voi tre dovrete stare davanti per condurci verso l'esercito dei turchi. L'uomo che avete in ostaggio vi dir dove si trovano le postazioni del nemico e come son o piazzate. Voi siete gli esperti e conoscete la strada, i turchi non devono sen tirci. Alcuni di voi rimarranno con noi e gli altri andranno: che Dio vi aiuti. Proprio come Hamza aveva ordinato ai suoi soldati, cos ordinatamente uno dopo l'a ltro gli uomini cominciarono a marciare. Hamza si port avanti e lasci Shabab dietr o. Erano appena partiti quando quest'ultimo disse al compagno che aveva al fianc o: - Questa notte ho fatto un sogno. L'amico disse: - Speriamo che sia un bel sogno . - Ho sognato che andavo a lavarmi nella valle. Mentre stavo per spogliarmi e t uffarmi in acqua ho visto Dulbar, la mia fidanzata, che stava salendo dalle acqu e con un recipiente in mano. Cercai di nascondermi dietro un sasso per capire do ve fosse diretta, ma quando guardai bene vidi che stava venendo proprio verso me d'ebbi voglia di abbracciarla e baciarla. Sempre nel sonno, per, parlai a me ste sso: "Perch dovrei spaventarla?". Quando Dulbar mi vide cominci a ridere e disse:

"Credevi che non ti avessi visto? Ero ancora sulla riva del fiume quando ti ho v isto. Ti prego, stai attento". Io nel sonno la presi tra le braccia e la baciai, ma il nitrito del cavallo mi risvegli e vidi che avevo la sella del cavallo tra le braccia. Mi arrabbiai moltissimo, poco manc che non estraessi la spada per ucc idere il cavallo che mi aveva impedito di rimanere con Dulbar nel sonno. Poi pen sai: "Questo animale innocente, che colpa ne ha? solo un cavallo, nitrisce... e, inoltre, un cavallo particolare". Tutti si misero a ridere a crepapelle e il compagno gli disse: - Se ti ha detto di stare attento vedrai che Dio ti protegger. L'esercito in quella notte cos buia aveva camminato abbastanza. Hamza a volte and ava dietro, a volte in prima linea; quando tornava dietro cercava di scambiare s ottovoce due parole con Shabab. Improvvisamente vide una scintilla di fuoco vici no a un soldato. Hamza and subito dal soldato e grid: - Ieri avevo detto a tutti di non accendere alcun fuoco. In questa notte cos buia volete forse che il nemico ci veda e ci bombardi con i cannoni? Il soldato spense la sigaretta che aveva acceso disse: - Caro Ciauash, ti chiedo scusa, avevo scordato i tuoi consigli di ieri. Improvvisamente l'esercito si blocc davanti a una grande salita. L'uomo in ostagg io si avvicin ad Hamza e parlandogli in turco disse: - Signore, l'esercito di Osman pasci dietro questa montagna al completo. Hamza rispose in curdo: - Caro Nab, sei stato onesto e ti ringraziamo per la tua guida. Ora mi aspetto da te coraggio, valore abilit. Nel frattempo si era alzato il vento dalla montagna vicina: sembrava arrivasse p er spazzare via le nuvole che avevano coperto il cielo e far uscire la luna pien a. Hamza lasci Nab e disse al capo della divisione: - Prepara l'esercito perch ognuno conosca il suo compito e sappia da che parte at taccare il nemico. Poi ritorn al suo posto e guardando la luna si ricord ci che sua nonna gli aveva ra ccontato quando era bambino: "Hamza, amore mio, un giorno il sole la luna s'inna morarono l'uno dell'altra, commettendo un grave peccato perch erano fratello e so rella. Quando Dio lo venne a sapere li fece andare l'uno lontano dall'altra e da allora continuano a cercarsi. Non potranno mai raggiungersi perch il giorno in c ui ci accadesse - speriamo mai - per il mondo sarebbe la fine e nessuno sopravviv erebbe". La luna era molto alta e illuminava la terra, l'alba stava per arrivare. Molti d ei giovani sbadigliavano Hamza disse loro: - Dormire di mattina bello e ora i nemici stanno dormendo. Poi ordin all'esercito di attaccare. Quella notte i turchi si comportarono come p ecore smarrite in un campo: non sapevano in che direzione e attraverso quali str ade scappare. Erano ancora assonnati e si uccisero tra loro senza distinguere l' amico dal nemico. L'esercito della trib di Brodar li stava facendo a pezzi e si s entiva solo il rumore delle spade e quello degli zoccoli dei cavalli sulle teste dei soldati turchi. Hamza li attaccava da tutte le parti dicendo: - Questo per vendicare la gente di Diyarbakir, questo per la mia trib, questo per la trib di Khalidian, questo per la gente della pianura di Bescerian! I soldati turchi erano nella pi totale confusione: l'esercito dell'emiro Sadik li aveva circondati nella valle della citt di Shamdinan. Quando il sole illumin la pianura molti di loro deposero le armi arrendendosi, al tri si gettarono a terra per non essere colpiti, ma non riuscirono a salvarsi da lle spade dei curdi, che sferravano colpi da destra e da sinistra. Molti tentaro no di fuggire, ma i loro cavalli non riuscivano a correre sulle colline. In questa battaglia Hamza cap che i suoi sacrifici e il suo addestramento avevano dato i loro frutti: i soldati avevano appreso tutte le regole e le discipline d elle armi. Sembravano reduci da una grande guerra e alcuni di loro conficcavano coraggiosamente la spada nella gola del nemico senza nulla temere. Alla loro vis ta i soldati turchi si bloccavano e perdevano il coraggio. Nab non si allontan da Hamza e disse: - Guarda ai piedi di quel villaggio, un po' pi gi...ecco, vedi quegli uomini che stanno tentando di fuggire... Quando Hamza si volt vide che vicino al villaggio c'erano alcuni uomini che in si lenzio stavano risalendo le acque del fiume che portava al mulino.

Decise allora d'inseguirli con Nab e cap che erano degli ufficiali dell'esercito n emico. I turchi spaventati non riuscivano nemmeno a prendere le armi: da qualsia si parte guardassero c'erano i curdi che li circondavano. Hamza grid in turco: - Non pensate che anche questa sia Diyarbakir, qui da qualsi asi parte vi giriate troverete dei curdi. Ormai dietro ogni sasso e ogni albero c' un curdo. Uno di loro riconobbe Nab e anche lui cap chi era quel turco. Mentre Hamza cattura va i prigionieri, una donna sul tetto di una casa cantava, con una bella voce al ta, una canzone triste: Fratelli, attaccate, vendicate la nostra patria, i bambini e le donne curde ucci se. La guerra ormai nella pianura di Shamdinan, Dio protegga Khano Lapzerin. Fratelli attaccate, vendicate la patria, i bambini e le donne curde, ormai la gu erra nella pianura, i soldati turchi respirano a fatica... Un cavaliere venne da Hamza Ciauash e gli disse: - Osman pasci, il capo dell'eser cito turco, sta cercando di scappare in quella valle e porta alcune ragazze con s. Hamza insieme a dei cavalieri and verso la valle, ma quando arriv non vide nessuno tranne una ragazza che da dietro un masso url: - Sono gi scappati di l. Hamza e i suoi compagni continuarono ad inseguirlo, ma pu rtroppo il pasci riusc a scappare a salvarsi. Da pi di un mese i curdi si trovavano nella pianura e sulle montagne di Shamdinan, per annientare i soldati turchi di spersi. Era molto tempo che non si sapeva nulla di Shabab e del suo esercito. Dulbar pen sava sempre a lui e ogni tanto diceva tra s: "Dio lo protegga, lui e i suoi compa gni, speriamo che ritornino sani e salvi". Era andata diverse volte dal mullh per chiedere qualche talismano e per leggere i l futuro. Il mullh le diceva sempre: "Torner sano e salvo al pi presto". Ormai era autunno ma di Shabab non c'era ancora alcuna notizia. Un venerd Dulbar and da una maga; quando entr vide una vecchia signora magra e con i capelli bianch i che era seduta e stava fumando una pipa. La vecchia, quando si accorse che que lla ragazza era vestita molto bene, ebbe un brivido e tra s pens: "Dio mi ha manda to veramente qualcosa di importante". Allora pos la pipa e disse: - Vieni qui figliola, non temere e non vergognarti: q uesta la casa della maga pi famosa del Kurdistan. Ogni persona che venuta qui ha realizzato i suoi desideri, anche i pi grandi e difficili. Dulbar le si ferm di fronte e disse: - Dio ti benedica. - Sei la benvenuta, figliola. La vecchia poi indic con la mano a Dulbar di seders i vicino a lei e disse: - Non temere, dimmi quello che hai nel cuore, perch sei venuta? Dulbar diede un'occhiata a destra e a sinistra, vedendo che non c'era alcun bamb ino nei dintorni si confid: - Sono venuta da voi perch ho un desiderio. - Ti prego , dimmi tutto, anche se io so gi qual il tuo desiderio e per chi sei venuta qui. Dulbar quando ud questo si sent rinascere: - Avete ragione, sono venuta proprio pe r lui. - Se vuoi che il tuo desiderio si realizzi e che le cose vadano per il me glio metti sul tappeto un po' di soldi. Dulbar tir fuori dalla cinta un sacchetto e mise sul tappeto alcune monete d'arge nto. La vecchia quando vide il sacchetto pieno di soldi disse: - Figliola, quando io guardo i tarocchi mi riempiono il fazzolettino d'oro, inve ce tu al posto dell'oro mi dai argento. Se vuoi che la cosa si realizzi, non dev i tirarti indietro, metti ancora un po' di soldi perch tutto vada per il meglio. Dulbar ne mise ancora un po'. La vecchia prese il denaro, se lo mise in tasca e bisbigli: - Figliola, qui vedo una ragazza che complica la faccenda... ma io far in modo ch e lei scompaia e che tu possa rimanere il suo unico grande amore. Dulbar si stup, guard la vecchia e disse: - Non sono venuta per questo, per chiede re che venga fatto del male! - Ma allora perch sei venuta, qual il tuo desiderio? - Sono venuta perch tu possa darmi qualche notizia su quando torner il mio amore. La vecchia si gir dall'altra parte e pronunci alcune parole, dopo guard Dulbar e di

sse: - Grazie a Dio sano e salvo e un giorno, di mercoled, torner. Dulbar la ringrazi e se ne and. Arriv il mercoled e Dulbar non usc da casa per aspettare il ritorno di Shabab. Pass arono molti mercoled ma Shabab non si vedeva. Non torn nemmeno dopo che la guerra di Shamdinan era finita. Intanto, nonostante alcune famiglie fossero in lutto, i n tutta la citt si festeggiava la salvezza dal massacro dei turchi e la vittoria del valoroso esercito di Khano Lapzerin. Mir Sadik come compenso al valore di Hamza Ciauash gli regal un cappotto da princ ipe. Il sole era appena sorto, i beg, gli aga, i capi delle trib e delle famiglie, gli sceicchi e i mullh tutti erano nella sala di mir Sadik e aspettavano Hamza Ciaua sh. Quella mattina tutta la gente di Shamdinan, donne, bambini e anziani, era fe rma davanti a casa o sui tetti dei palazzi per vedere i cari ospiti ripartire ve rso il castello di Dimdim. Nella piazza davanti al palazzo dell'emiro Sadik si erano raccolti anche molti u omini provenienti da villaggi lontani che volevano vedere con i loro occhi Hamza Ciauash. Mir Sadik, sheikh Zada, Abdul-Razak e Hamza Ciauash arrivarono alla sa la del palazzo con i capi dell'emirato di Shamdinan, mentre ormai davanti al pal azzo dell'emiro c'era talmente tanta gente che se dall'alto si buttava gi un ago, questo non sarebbe nemmeno caduto per terra. Il padre di sheikh Zada, che era lo sceicco dell'emiro di Shamdinan, si ferm in m ezzo alla piazza e disse: - Grazie a voi, noi curdi di Shamdinan siamo salvi dai tiranni e dalla morte. Ma gari tutti gli emiri, i beg e gli aga curdi fossero come Khano. Lo sceicco guard Hamza Ciauash e tutti i capi disse: - Andate e dite a Khano, e non chiamatelo Lapzerin perch so che non gli piace ess ere nominato in quel modo, ditegli dunque che noi grandi e piccoli di Shamdinan non dimenticheremo mai l'aiuto che ci ha dato. Portategli il saluto dell'emiro S adik e dategli questa spada antica, che dei suoi antenati, perch solo lui merita questo regalo. Andate e dategliela personalmente. Mir Sadik a voce alta disse: - S, Dio mi testimone, tutto vero. Lo sceicco conseg n la spada nelle mani di Hamza Ciauash: non era una spada lunga, anzi, era una sp ada abbastanza corta e aveva l'impugnatura lavorata in oro. Hamza Ciauash la pre se dalle mani dello sceicco e disse: - O voi fratelli, o voi capi trib di Shamdinan, vero che in questa guerra abbiamo avuto dei feriti, ma io mi sono vendicato dei rancori vecchi e di quelli recent i. Noi vi ringraziamo e siamo orgogliosi di avervi salvato dalla repressione dei turchi, che sono senza scrupoli e senza coscienza, e sono nemici dei curdi. Ora torneremo verso le montagne di Dimdim, ma prima vi ringraziamo ancora per la vo stra ospitalit. Hamza Ciauash ordin ai suoi soldati di mandare avanti le guide. L'emiro Sadik con un gruppo di capi trib sal a cavallo per accompagnarli e mentre giravano per le vie della citt la gente gridava: - Dio mantenga forte la spada di Khano! Dio salvi i curdi! Lunga vita a Khano! Quando arrivarono alla periferia della citt, una donna tutta vestita di nero e co n i capelli bianchi and davanti all'esercito e disse: - Fratelli, ditemi per amor di Dio qual Khano Lapzerin! Sheikh Zada rispose: - Khano Lapzerin non tra noi, questi sono i suoi soldati, c osa volete? - Non voglio nulla, avevo solo un figlio ed morto in guerra, l'hanno ucciso i tu rchi. Ha dato la vita per Khano Lapzerin: Dio mantenga il suo potere fino a quan do continuer a difenderci proteggerci dalla repressione del re dei turchi, che ha ucciso i nostri uomini, le nostre donne e ha lasciato molti bambini orfani e mo lte donne senza marito. L'emiro Sadik accompagn i soldati fino al confine e poi torn indietro. Hamza Ciauash port con s Nab al castello di Dimdim perch pensava che un giorno sicur amente avrebbe avuto bisogno di lui e tra s diceva: "Quest' uomo non un traditore , il governo turco lo ha costretto a fare il soldato".

Il pomeriggio in cui i soldati arrivarono al castello Shabab and subito verso la casa di Dulbar per poterla vedere, ma siccome non la incontr and a casa sua angosc iato e domand alla sorella Nan: - Cara sorella, ho cercato di vedere Dulbar ma non ci sono riuscito. Domani con una scusa qualsiasi devi andare a casa sua e dirle di nascosto che Shabab la vuo le vedere, decida lei dove. Nan il giorno dopo and a casa di Dulbar: quando entr vide che la mamma di Dulbar er a con la servit, ma di lei non c'era alcuna traccia. La madre le disse: - Cara Nan, cos' successo di mattina cos presto? - Non successo niente zia Aysha, sono solo venuta a prendere il baosh ( 36) perc h mia madre vorrebbe lavorare al telaio. Non preoccuparti, te ne posso dare anche due se ne hai bisogno, perch noi stiamo ricamando. L'anno scorso Dulbar ha rifinito due tappeti bellissimi, vuoi vederli ? - Si zia, fammeli vedere, cos imparo a ricamare i disegni sui tappeti che stiamo per cominciare. - Ragazza, va' a prendere quei due tappeti che ha ricamato Dulbar e guarda bene di non scambiarli con gli altri. Aysha intanto domand a Nan: - Shabab, tuo fratello, tornato sano e salvo? - S zia, grazie a Dio e alla bravura di Hamza Ciauash tutti i soldati sono tornati sani e salvi e nessuno stato preso in ostaggio. - Non solo in questa guerra: ti ricordi l'anno in cui il re della Persia ci atta cc, Shabab allora era un adolescente, gli spuntavano appena i baffi, ma anche que lla volta dimostr il suo coraggio. Dio lo protegga sempre. La ragazza port i tappeti ad Aysha e li stese davanti a Nan, che rimase stupita pe r la bellezza dei disegni. Non aveva mai visto tappeti cos belli: c'era ricamata sopra una la gazzella mentre volava. Nan aveva qualche anno meno di Shabab, la madre le stava preparando il corredo e le aveva ricamato alcuni tappeti ma non erano belli come quelli di Dulbar. - Cara zia, dove avete visto questi disegni? - Figliola, l'anno scorso i commerc ianti del Beluchistan vennero al castello diedero un tappeto a Muss, il padrone d elle stalle. Dopo che mio marito chiese il permesso, Dulbar copi i disegni di que l tappeto e quando Muss venne a riprenderselo disse: "Il vostro tappeto molto pi b ello: perch non tenete il mio e mi date il vostro? "Ma noi non abbiamo ac-cettato . Nan cerc d'allungare i tempi nella speranza che Dulbar tornasse a casa, ma la raga zza non tornava lei perse la pazienza. Salut la zia e se ne and, ma era ancora per strada quando finalmente incontr Dulbar e le disse: - Cara Dulbar, ti ho aspettata per molte ore a casa tua, dov'eri andata? - Sono andata a trovare mia zia che da alcuni giorni malata. - Cos'ha? Spero che non sia nulla di grave! - Veramente malata di cuore, da temp o si lamentava ma non voleva curarsi, fino a quando stata costretta a stare a le tto. Le ho portato del miele perch lo mangi a digiuno: molti medici dicono che il miele allevia i dolori e che non c' null'altro che possa curarla. - Ma perch non l'avete accompagnanta a un santuario? Dicono che chi portato dal m ullh Kassmi torni sempre a casa con i suoi piedi. Lo scorso anno un nostro amico era molto malato e mio padre lo port alla tomba dello sceicco e mullh Kassmi: dopo un mese guar completamente e, tornato a casa sano come un pesce, port dell'oro su lla tomba dello sceicco in segno di ringraziamento. - Il marito di mia zia non crede n negli sceicchi n nei santi e dice che il bene e il male nelle mani di Dio. Sia i santi che gli sceicchi sono esseri umani come tutti e non possono fare ci che vogliono. - Cara Dulbar, sai perch sono qui? Ieri tornato Shabab ed venuto subito a cercart i, ma era tardi non ti ha vista. Cos oggi sono venuta io con la scusa del baosh p er vederti. Quando Nan nomin Shabab, Dulbar cambi espressione, divent rossa e cominci a sorridere cos che si vedevano tutti i suoi denti bianchi. Era talmente bella che veniva vo glia di stare sempre a guardarla. Dulbar fu cos sconvolta dalla notizia che il su o cuore cominci a battere forte; allora allung la mano e tir fuori dalla cinta uno

specchietto per guardarsi e rimettersi a posto. Quindi disse: - Domani con la scusa di lavare la biancheria andr alla valle: non ci sar nessuno, solo io e la servit. Che venga l. - Cara Dulbar, lui ti vuole vedere oggi, non avr la pazienza d'aspettarti fino a domani! - Ma come faccio, oggi non posso... - Dulbar pens un attimo e poi disse: - Va ben e, dopo mezzogiorno torner a visitare mia zia: che venga l. - Vado a dirlo a Shabab. Non era ancora mezzogiorno quando Shabab arriv nel quart iere della zia di Dulbar: per un po' di tempo and su e gi, guardandosi intorno. Ad un certo punto sent la voce del muasin mullh Rashid cap che gi era mezzogiorno ed e ra il momento della preghiera, ma Dulbar non si vedeva da nessuna parte. Shabab quell'inverno sembrava soffrire pi del solito il freddo e si poteva sentire il ru more dei suoi denti mentre tremava. Finalmente dopo un po' Dulbar apparve all'in izio della strada: Shabab le and subito incontro e la prese tra le braccia, ma le i si guard intorno e disse: - Certo che hai una grande faccia tosta: non hai paura che qualcuno ci veda? All ontanati! - Amore mio, da troppo tempo siamo lontani l'uno dall'altra e questa la prima vo lta che ci incontriamo! - Ma non pensi che se la gente ci vede potrebbe dire: "Guardate Dulbar, la figli a di Makhssud, quella spudorata cerca gli uomini e li bacia". Vieni, andiamo vic ino al fiume alla periferia della citt, l non ci vedr nessuno. - Quale fiume? - Abiti qui e non conosci ancora la tua citt? - No, veramente non so di quale fiume stai parlando! - Quello dove i commercianti, quando vengono in citt per portare della merce, lasciano i loro cammelli a pascolare. Quando arriv a la notte dormono l fino alla mattina dopo e poi di nuovo pascolano i loro anima li. Mi piace andare in quel posto. Presto, vienimi dietro. Quando arrivarono l Shabab cerc di abbracciare Dulbar ma lei non lo lasci fare: - Non aver fretta, arriver anche questo momento! Devi dire a tuo padre di venirmi a chiedere in sposa. - Mio padre dice che fino a quando Nan non si sposer lui non andr da tuo padre a ch iedere la tua mano per me. Non si pu iniziare un lavoro prima di aver terminato i l precedente. - E quando si sposer Nan? - Mia madre mi ha detto che quest'autunno sarebbero dovu ti venire a chiedere la mano di mia sorella, ma mio padre non ha accettato perch quest'inverno bisogna badare al gregge. Se vogliono, devono venire la prossima p rimavera. Dulbar sospir a lungo: - Allora passer un altro anno... - Ti porter subito a casa d ei miei zii, tu sai che loro sono persone per bene. - No, come puoi fare una cosa di questo genere, i nostri padri sono amici. Tu no n sai quante volte il controllore venuto a chiedermi in sposa portando molti don i e mio padre non ha mai accettato perch ha dato la parola al tuo! Mentre Dulbar parlava con Shabab, lui la osservava: la ragazza aveva un bersauc ( 37) d'oro venuto dalla Turchia, le trecce nere le coronavano il viso e portava un anello di Baghdad al naso. Dalla cinta in gi le scendeva una catena d'oro, an che i suoi orecchini erano d'oro e portava un anello con una pietra rossa in un dito della mano sinistra. Dulbar non si truccava mai le ciglia e le sopracciglia con il kajal perch erano talmente nere da rimanerne estasiati. Quando parlava le sue labbra rosse e sottili si muovevano appena; di nuovo Shabab cerc di abbracci arla e di baciarla ma Dulbar riusc a scappare e lui le corse dietro. Quando la ra ggiunse lei disse: - Se vuoi che continuiamo a vederci non devi venirmi dietro. - Giuro su dar masi ( 38) che non ti seguir pi, ma lascia che ti baci. - Shabab, non so se hai la faccia tosta o se sei poco intelligente: vuoi capire che se qualcuno ci vede diventeremo il pettegolezzo della citt? - Va bene, ma perch durante la raccolta del masi non davi molta importanza a tutt o questo? - Durante la raccolta del masi siamo tutti giovani, ragazzi e ragazze, lavoriamo e ci divertiamo, ma qui siamo soli e se qualcuno ci vede chiss cosa potrebbe dir e.

Dulbar se ne and, Shabab rest a guardarla fino a quando spar dalla sua vista e poi disse tra s: "Tutto quello che hai detto, Dulbar, vero, se qualcuno ci avesse vis to chiss cosa avrebbe pensato. A me poco importa perch sono un uomo, ma tu sei una ragazza..." Si ferm ancora un po' l, ma poi anche lui torn indietro per un'altra strada.

KULLY KHAN Era autunno e la gente dalle montagne cominciava a scendere a valle, verso i vil laggi e le praterie per portare a pascolare il gregge. Alcune stalle per le peco re e gli agnelli pi deboli erano appena state costruite insieme alle capanne per i pastori. Altre invece dovevano ancora essere preparate in modo che il freddo e la neve dell'inverno non facessero ammalare il bestiame, mentre si predisponeva no gi i posti per il parto degli agnelli. In pianura non nevicava quasi mai e anc he quando nevicava la neve si scioglieva subito con il sole e il gregge poteva c omunque pascolare. I pastori cercavano di portare il loro bestiame verso i luogh i freschi perch stesse bene; la pianura dalla primavera fino all'autunno era dese rta, solo in autunno l'erba ricresceva e il pascolo quindi ricominciava. Queste pianure hanno visto molte guerre, molti soldati sono stati uccisi e molto sangue stato versato. Tutti gli uomini di potere lottarono da sempre per occupa re le dimore pi fresche e le pianure pi fertili; ci accadeva quando eravamo sotto i l controllo dello sci della Persia. Ora con Khano tutto questo non succede pi e no n succeder: vero che qualche volta c' stato uno scontro, ma nessuna testa mai stat a rotta e nessuna gola tagliata. Khano non permette a nessuno di prevalere con la forza sugli altri e le poche vo lte in cui succede dice infuriato: - Cari miei, non agite come il re dei turchi o lo sci della Persia, che occupano con la violenza le terre degli altri. Io queste cose non le accetto perch grazie a Dio la terra non ci manca, piuttosto state attenti alle mire dello sci della Pe rsia o del re dei turchi. Chiunque di voi non segua la nostra legge e i nostri v alori verr mandato via dalla trib, sapete bene che un curdo espulso dalla propria trib non accolto dalle altre. Vi ho avvertito, agite con prudenza altrimenti vi p entirete. vero,, quando un curdo mandato via dalla propria trib non assolutamente accolto n da un'altra famiglia n da un'altra trib. Hamza Ciauash, tornato da Shamdinan, volle riunire tutti i giovani per addestrar li. Cos and alla periferia del castello con Giauzo per raggrupparli: i giovani che erano stati addestrati da Hamza mesi prima ora insegnavano ad altri. Tra loro c 'era anche Nab il ragazzo che aveva partecipato alla guerra di Shamdinan ed era s tato preso in ostaggio. Era stato mandato nella zona per capire come e dove cont inuare le esercitazioni. Nab aveva gi insegnato a quasi tutti i giovani del castel lo: in passato era stato soldato tra i turchi ed era addirittura diventato tenen te dell'esercito. Un giorno Khano lo vide casualmente all'opera: il suo modo d'i nsegnare le arti della guerra gli piacque molto, quindi lo chiam e disse: - Figliolo, tu sai che tutto il Kurdistan giura sulla testa di Hamza perch lui ha difeso la patria dei suoi padri, dei suoi nonni e di tutti i suoi antenati. Nab era fermo davanti a Khano e ascoltava molto attentamente le sue parole. Poi d isse: - Eccellenza, io appartengo alla gente del monte di Mosul: se tutti i nostri cap i avessero giurato sul loro popolo e lo avessero difeso come Hamza, anche noi no n saremmo stati sottomessi e non ci sarebbero stati ostaggi. Dio distrugga la ca sa dei venduti e dei mercenari. Khano cap che questo ragazzo non era uno sprovveduto e chiese: - Va bene, ma perch hai fatto il soldato per i turchi?

- Dio lo sa bene, sono stato costretto dall'arruolamento generale, poi sono scap pato e sono andato nella pianura di Bescerian dove il comandante dei turchi mi h a fatto prigioniero. Sono rimasto ostaggio per molto tempo, ma ora sono contento di lottare per difendere la mia patria e il mio popolo. - Bravo figliolo, dato che hai voglia di servire il tuo popolo prego che Dio ti protegga. Quello non era stato un anno tranquillo per la gente. L'inverno freddo cal improv visamente, cos come la pioggia e la neve. Le montagne erano completamente bianche : per fortuna nella trib di Brodar l'agricoltura aveva dato buoni risultati l'ann o prima tutti avevano immagazzinato viveri per l'inverno. Dopo la guerra di Shamdinan il re dei turchi scrisse una lettera allo sci di Pers ia: "Cosa stai facendo? Non ci eravamo forse divisi il Kurdistan e non avevamo decis o che tu avresti dovuto attaccare i curdi da una parte e noi dall'altra, in modo da prenderci tutto quel ben di Dio che nelle loro mani? Io ho inviato il mio es ercito a Shamdinan proprio in base alla decisione che avevamo preso. Mi dicono c he Khano, il quale vive nel tuo territorio sul monte di Dimdim, ha mandato i suo i uomini in aiuto alla gente di Shamdinan e contro il nostro esercito. Tu cosa f ai? Perch non mantieni le promesse?" Lo sci Abbas quando lesse la lettera del re dei turchi si arrabbi e disse alla ser vit: - Chiamate subito Kully khan. Quando Kully khan entr e vide lo sci molto arrab biato salut tre volte e disse: - Dio salvi i vostri beni, eccellenza. Sono a vostra disposizione, cosa volete c he faccia? Lo sci Abbas ordin che gli fosse consegnata la lettera del re dei turchi. Kully khan quando la lesse cominci a dondolare la testa, poi disse con stupore: - Eccellenza, da un po' di anni che Khano non paga le tasse e non accetta nessun a imposizione. Propongo di attaccarlo, di distruggere il suo castello e di porta rlo qui, in modo che la sua sconfitta sia di lezione anche per gli altri curdi e possa mettere tanta paura nei loro cuori da farli inginocchiare ai vostri piedi . Lo sci sorrise e disse: - Giuro su Imam Al che le tue parole sono giuste. Affretta ti allora e preparati per attaccarli. Dopo essere uscito dalla reggia Kully khan si pent di aver detto quelle parole. R itard quasi di un mese l'attacco ai curdi, fino a quando un giorno Abbas lo fece chiamare e gli disse: - Dov' Khano? L'hai preso in ostaggio? Portalo qui, vorrei sapere di quali montag ne crede di essere il re. E cosa ne hai fatto del castello? Kully khan quando sent quelle parole rabbrivid e cominci a tremare dalla paura perc h era consapevole dell'ironia dello sci. Conosceva i suoi metodi violenti e sapeva che aveva gi fatto fucilare e impiccare molta gente. Nonostante la paura, Kully khan si fece coraggio disse: - Mio sci, finora purtroppo la neve sulle montagne era troppo alta. Ora per posso radunare tutti gli uomini e partire anche domani... Lo sci si calm e disse: - Se cos, dunque, va' domani e portami la testa di Khano. D istruggi il suo castello e non tornare come Seleman khan, che dopo essere stato inviato per spiare Khano, torn e mi disse: "Mio sci, Khano dice che su quelle mont agne aride lui e la sua gente hanno cercato con molta fatica di ricavare un pezz o di terra da coltivare e chiede se per caso a voi manchi la terra. Non crede di essere un pericolo, n una perdita per voi." Quindi Seleman khan torn senza concludere nulla. Se avesse cercato di carpire tut ti i segreti di Khano, se avesse conosciuto le vie giuste per farci arrivare al castello ed occuparlo, da tempo avremmo potuto annientarlo. Pensa che il castell o di Dimdim allora non era ancora finito e Khano non aveva un esercito cos forte come adesso. Dicono che ora tutti i curdi lo difendono e che diventa sempre pi fo rte, non vedi come si ribella? Ha chiuso la strada a chi vuole mettere piede in Kurdistan. Kully khan salut lo sci e and a prepararsi per partire immediatamente. All'alba del giorno dopo duemila soldati erano pronti per marciare verso il castello, mentre

la gente di Teheran dormiva ancora. I soldati avevano affilato le loro spade e preparato tutti i loro armamenti: gli scudi rano talmente grandi che sembravano delle porte, cos riuscivano a ripararsi molto bene dalle frecce dei curdi. Era me zzogiorno quando arrivarono sulle montagne e subito l'aria cominci a rinfrescare. Avevano gi percorso tutta la pianura persiana, tra valli e sentieri. I curdi qua ndo videro tutti quei soldati armati cominciarono a preoccuparsi e a impallidire come se avessero avuto la febbre gialla. Sapevano che erano i soldati persiani, ma non capivano dove fossero diretti. In prima fila c'era un uomo grande e robu sto che aveva tinto la sua barba lunga fino alla cinta con l'henn. Aveva uno stra no copricapo che non assomigliava a quello degli altri soldati, era molto bello e la sua armatura brillava ai raggi del sole. Aveva una spada appesa al collo e due pugnali nella cintura, non era magro come gli altri soldati, aveva un viso p iuttosto grasso e pieno di rughe. Sembrava un pallone gonfiato a cavallo e dovev a essere il capo dell'esercito. Accanto a lui cavalcava un uomo pi giovane e con gli occhi piccoli, che nascondeva con le mani come per ripararsi da un sole che in quel momento non c'era. L'esercito persiano mentre procedeva incontr dei pastori con il loro gregge. Il c omandante ordin di raggruppare tutto il bestiame e di portarlo via, ma i cani dei pastori circondarono coraggiosamente le truppe e cominciarono ad abbaiare. Allo ra i soldati spararono alle bestiole, finch uno dei pastori impaurito chiese: - Perch ci portate via il gregge? Noi siamo i padroni! I soldati non ascoltarono nemmeno le parole del pastore e continuarono a portare via le pecore. Allora uno dei pastori and dal capo dell'esercito e disse: - I vostri soldati ci stanno portando via le nostre pecore. Il capo dell'esercito rispose: - Sono nostre sia le pecore che la terra... Il pa store, udito ci, prese il suo bastone e and davanti al suo bestiame per impedire c he lo rubassero. Kully khan ordin subito di uccidere lui e il suo cane che stava difendendo il gregge. Il povero pastore fu attaccato da due soldati che prima lo fecero a pezzi con le spade e poi lo derubarono di tutto il bestiame. Kully kha n, proseguendo il cammino, vide che quelle valli erano piene di curdi con le lor o greggi e ordin ai suoi uomini di portare via tutti gli animali perch diventasser o provviste per l'esercito. I pastori cercarono di resistere alle richieste dei soldati ma provocarono solo le ire dei persiani. d'altra parte cosa potevano fare i curdi di fronte ad un'ar mata cos potente? Kully khan diede l'ordine di uccidere immediatamente chi non volesse consegnare il bestiame e tutti i propri beni. In questo modo molti curdi furono uccisi. La notizia del massacro si diffuse e a lcuni decisero di chiedere aiuto a Khano. Gli raccontarono che il grande esercit o persiano stava dirigendosi contro il castello, uccidendo chiunque incontrava n el cammino e saccheggiando tutte le case. Khano allora chiam Giauzo e disse: - Di nuovo mi chiedono aiuto perch un grande es ercito dei persiani sta seminando il terrore tra i curdi e sta venendo verso il castello. Manda subito qualche cavaliere da quelle parti per sapere cosa sta suc cedendo, di che tipo di esercito si tratta e quali strade stanno percorrendo. Av visami subito quando i cavalieri rientrano: i persiani non devono lasciare le pi anure e non devono mettere piede sulle nostre montagne. Khano appena usc dal palazzo sent il mormorio di alcuni giovani che stavano ridend o e scherzando. Fuori delle mura di cinta vide che quei giovani si stavano eserc itando con tutte le armi a loro disposizione. Non sembrava un'esercitazione ma u na vera propria guerra: Hamza Ciauash da lontano li seguiva e ogni tanto richiam ava qualcuno di loro: - Kalash, Rostam, non cos... Quando vide come si stavano esercitando questi giova ni, Khano rimase molto colpito e disse tra s felice: "Siete pronti ragazzi, ora n on vedete l'ora di affrontare il nemico per mettere alla prova la vostra esperie nza. Magari ci attaccassero in questi giorni, cos avrei la possibilit di vedere al l'opera la vostra bravura e il vostro coraggio". Khano quella sera si addorment pensieroso. Il giorno dopo si svegli un po' pi tardi : il sole aveva gi illuminato la stanza quando la moglie gli port l'acqua per lava

rsi il viso e gli disse che c'erano tre cavalieri che lo stavano aspettando fuor i. Khano si irrit con lei e le disse: - Perch non mi hai svegliato prima... dammi l'acqua, presto. - Non colpa mia - rispose la moglie - tu dormi troppo poco, sei sempre pieno di pensieri e ricevi gente tutto il giorno. - Dove sono i cavalieri? - Sono nella sala di ricevimento, insieme al capo del p alazzo. Khano and subito da loro e quando arriv salut: - Salamon alaykum. - Alaykum massalam. - Siete qui da tanto? - Eccellenza, da un po' di tempo siamo arrivati.. - Se volete la verit tutta colp a di mia moglie Gaohar, che non mi ha svegliato... Ditemi, cosa avete fatto? Cos a avete visto? Eccellenza, nessuno sa quanti sono i soldati persiani. Forse sono qualche miglia io: una parte per strada, una parte nelle valli e un gruppo fermo sul bacino Trs h. Quando ci hanno visti hanno cominciato a seguirci, ma i loro cavalli non erano veloci come i nostri e non ci hanno potuto raggiungere. - Sono tutti a cavallo o c' qualcuno anche a piedi? - Noi li abbiamo visti tutti a cavallo. Poi abbiamo incontrato i curdi di Kashlkan che dicevano: "I nostri fr atelli del sud gi stanno combattendo, ma cosa possono fare di fronte ad un eserci to cos forte? Kashlkan stata saccheggiata completamente e i pochi uomini rimasti sono scappati verso le montagne e le zone pi aride". Khano si rivolse al consiglio: - Voi cosa proponete? Lo sci Abbas ci ha attaccato con il suo esercito e ora ci stanno derubando. Tutti rimasero zitti tranne Jalal, il capo della trib di Massikhoran, che disse: - Lasciamo che arrivino sulle nostre montagne, solo dopo li attaccheremo e li an nienteremo. A Khano piacquero quelle parole. vero, Jalal era un uomo ricco, proprio per la s ua ricchezza era diventato capo della sua trib, ma non era n coraggioso n capace di fare la guerra. Khano lo sapeva da tempo ma non diceva niente, perch non aveva d ubbi che nel momento del bisogno si sarebbe dato da fare. Dopo un po' un uomo di nome Past della trib di Malarand disse: - Eccellenza, sono stupito delle parole di Jalal: mentre il nemico ci sta massac rando e derubando lui dice di lasciarlo arrivare fino alle nostre montagne. Se a scoltiamo le sue parole i persiani uccideranno troppa gente: ormai sono molti an ni che lo sci Abbas ci attacca e noi non abbiamo mai permesso che mettesse piede sulla nostra terra. Penso che il nostro esercito debba attaccare il nemico finch si trova in pianura. Khano non lasci parlare nessun altro: Io accetto questa proposta, voi cosa dite? Tutti tacquero, solo un anziano con la barba bianca prese la parola: - Eccellenza, finora ci avete protetti e difesi, indicandoci sempre la via giust a. Diteci voi cosa dobbiamo fare e noi lo faremo. Tutti insieme i membri del consiglio dissero: - Ha ragione l'anziano, Dio ci tes timone, Khano ci ha sempre protetti e ora lui decider cosa dobbiamo fare. Allora Khano si rivolse a Giauzo: - Preparami cinquecento soldati, partiremo dom ani presto. Alcuni membri del consiglio gli chiesero stupiti: - Cosa pensate di fare? - Mi preparo e vado in guerra! - Ma dicono che l'esercito persiano composto da m igliaia di soldati, cosa pensate di poter fare con cinquecento soldati? - Saranno sufficienti, - disse Khano, che continu: - Mandate insieme ai capi dell e trib anche la banda dei musicisti. Khano infatti, quando incontrava la sua gente, faceva macellare alcune pecore pe r distribuire a tutti il kabab insieme a succhi di frutta e altre bevande. Dopo pranzo ordin il rafforzamento della guardia e chiam il costruttore dei cannon i, Kocio, a cui disse: - Kocio, hai sentito che le truppe dello sci Abbas ci stanno attaccando di nuovo. L'ultima volta, nonostante i cannoni non fossero ancora pronti, siamo comunque riusciti a sconfiggerli. Ora che abbiamo i cannoni li distruggeremo! - Eccellenza, abbiamo solo nove cannoni perch il decimo ha qualche problema. - S, lo so, ho notato che qualcosa non funzionava bene, ma non preoccuparti, l'ag giusteremo il pi presto possibile.

Khano ordin dunque di preparare i cannoni disse ai suoi consiglieri: - Voi sapete bene che lo sci Abbas ha mandato dei mercenari curdi tra noi per con oscere i nostri segreti, ma finora sono stati sempre scoperti dai cittadini. Khano stava aspettando da due giorni il ritorno dei cavalieri che gli dovevano p ortare altre notizie sull'esercito persiano, quando usc dal castello insieme a du e uomini. Dopo un po' lasci la strada principale, fece qualche passo nella neve f resca, risal a cavallo e disse: - Pensavo che ci fosse tanta neve da impedire ai nostri cavalli di andare in gue rra, ma non cos. Al ritorno incontr i cavalieri che aveva mandato in perlustrazione e domand loro: - Quali sono le novit? - Eccellenza, siamo di fronte a un grande esercito. I sold ati persiani sono sparsi tra i villaggi e stanno massacrando e derubando i pasto ri. La popolazione cerca di salvare ci che pu. Da lontano si sente il pianto delle donne e dei bambini, mentre molta gente si nascosta nei rifugi. - Sono molto vi cini? - Alcuni soldati sono appena arrivati in quei villaggi laggi... - Non possiamo stare fermi: dobbiamo partire questa notte stessa. Il sole stava tramontando dietro le montagne e le tenebre calavano sulla terra. Terminato l'incontro tra i membri del Consiglio, ognuno ritorn a casa propria. Quella notte Khano cerc di pianificare l'attacco al nemico. Le stelle brillavano alte in cielo quando Khano usc dal palazzo. L'atmosfera era molto pesante e angos ciante: sembrava che tutti dormissero ma non era cos, solo i bambini riuscivano a riposare mentre gli adulti erano svegli e cinquecento soldati si stavano prepar ando per andare in guerra. Molta gente era fuori di casa o sui tetti e diceva: - Che Dio ci aiuti a vincere lo sci della Persia. I soldati partirono in silenzio . Non si sentiva altro rumore che lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli. Khano ordin al resto delle truppe di preparare le armi e le guid fino al confine d el Kurdistan, dove c'era il nemico. Intanto a sud la guerra continuava. La gente di Kashlkan aveva circondato un gruppo di soldati persiani e alcuni cer cavano di lapidarli. Quando Khano vide che il suo popolo stava vivendo una situa zione cos drammatica si rattrist molto cerc di capire da dove poteva attaccare il n emico. Chiam dunque alcuni dei capi e disse: - Dobbiamo attaccare il nemico da tre parti: da destra, da sinistra e di fronte. Mandiamo cento soldati verso destra e cento verso sinistra, trecento uomini pro seguiranno in linea frontale, perch la maggior parte dell'esercito persiano conce ntrata davanti a noi. Aziz, tu preparati ad attaccare da destra con cento soldat i; Ibrahim, tu attaccherai da sinistra con altri cento soldati. Tutti i giovani devono preparare le frecce, gli archi e le cinture. Hamza Ciauash aveva insegnato loro una nuova tecnica di guerra, che consisteva n el mettere al collo del nemico una cintura per fargli perdere le forze. I soldati sorrisero e uno di loro disse: - Durante la guerra di Shamdinan, con q ueste cinture abbiamo messo una paura tremenda nel cuore dei soldati turchi, che spesso abbandonavano anche i loro cavalli e scappavano via. Sentendo ci Khano disse: - Non dovrete attaccare il nemico fino a quando non sent irete il suono del tamburo, del flauto e degli altri strumenti della banda. Appe na li udite attaccate e non lasciate al nemico un attimo di tregua. Ricordatevi di non fare alcun rumore prima, ora andate e Dio sia con voi. Mentre Aziz e Ibrahim si allontanavano, Khano rimase con Asso Lakan e disse: - Non so cosa dire, non la prima volta che passiamo giornate cos drammatiche... s ono molto orgoglioso di te! Ora vado all'attacco. - Eccellenza, rimanete qui, andr io. - No, caro Asso, tu devi restare qui con cen tocinquanta soldati e controllare la situazione: quando vedi che non riusciamo p i ad affrontare il nemico mandaci cinquanta uomini e tu rimani qui. Se poi vedi c he lo scontro diventa veramente difficile vieni anche tu in nostro aiuto. Credo che solo in questo modo potremo sconfiggere il nemico e tornare a casa a testa a lta. Khano dunque port con s centocinquanta soldati e alcuni musicisti. Quando si ferm d avanti all'esercito nemico, vide che la tenda di Kully khan era circondata dalle guardie. Nonostante fosse pomeriggio e il sole fosse ancora alto, gli alberi fa

cevano molta ombra. Khano improvvisamente disse a Maraz: - Attacca. Si sent dunque il suono dei tamburi e dei flauti, che grazie all'eco sembravano c entinaia. In quel momento Kully khan stava mangiando una bella bistecca di agnel lo, quando sent quel suono rimase stupito e disse: - I curdi stanno festeggiando qualcosa... ma dove hanno trovato tutti questi str umenti? Maraz aveva detto ai musicisti di suonare pi forte per nascondere le grida della battaglia, ma i soldati di guardia corsero da Kully khan e gli dissero: - Eccellenza, il nostro esercito ha subito una grossa sconfitta da destra e i so ldati stanno scappando. Kully khan mise in bocca un altro pezzo di bistecca ma un'altra notizia giunse a lle sue orecchie: questa volta l'esercito era sconfitto da sinistra. Kully khan cap dunque che stava succedendo qualcosa di grave, lasci il boccone e u sc dalla tenda. Khano Lapzerin circondava ormai l'esercito persiano e cercava di catturare Kully khan, che riusc appena a salire a cavallo e a scappare. Il nemico era sconfitto, alcuni soldati non facevano nemmeno in tempo a salire s ui loro cavalli e correvano a piedi. Quando si sparse la notizia che Khano aveva battuto e circondato l'esercito di Kully khan, anche i curdi dei villaggi a sud , Aran e Garmasser, cominciarono ad attaccare il nemico con pi determinazione. Erano due giorni che l'esercito persiano e le truppe curde guerreggiavano sulle montagne e nelle valli. Al terzo giorno Khano e Kully khan s'incontrarono faccia a faccia. Quando Khano vide l'abbigliamento le armi di Kully khan cap subito che era di fronte al capo dell'esercito persiano e disse: - Perch questo massacro? Non sai che questa la trib curda di Brodar? Quando Kully khan vide Khano si spavent e tra s disse: "Quest'uomo mi uccider con l e sue mani". Khano lo affront e lo colp con la spada ma non successe niente, allora torn indietr o e questa volta attacc Kully khan a cavallo con un'altra spada. Pur avendolo col pito, anche questa volta non successe nulla a Kully khan, che prese la sua pisto la dalla cinta e la punt alla testa di Khano. Fortunatamente Asso Lakan lo colp co n una freccia alla gola prima che riuscisse a sparare. Kully khan cadde a terra con la pistola tra le mani: quando guardarono il suo corpo videro che aveva addo sso una grande armatura e capirono perch quei colpi di spada non potevano ferirlo . Ormai da una settimana Khano con il suo esercito e i curdi di Kashlkan stavano d ecimando il nemico in quelle valli. Alla fine della guerra Khano cont undici dei suoi soldati morti e cinque feriti. Da pi di due mesi Kully khan era partito da Teheran con duemila uomini per distru ggere il castello di Dimdim. Lo sci Abbas contava i giorni e diceva tra s: "A ques t'ora Kully khan sar arrivato al castello di Dimdim e lo avr distrutto, avr preso i n ostaggio tutti i curdi, cos avremo la strada libera per andare in Kurdistan". Lo sci credeva molto nella bravura di Kully khan perch era famoso come combattente coraggioso vittorioso in molte guerre. Solo qualche volta Abbas pensava che anc he Khano dei curdi era coraggioso ed esperto di guerra e che avrebbe potuto fors e sconfiggere l'esercito di Kully khan. Allora si chiedeva come aiutare Kully kh an e in che modo mandare gli aiuti, perch non sapeva quale strada avesse percorso per arrivare al castello. In quei giorni diedero ad Abbas la bella notizia che aveva avuto un figlio: lo s ci si era risposato con la figlia del re dell'Afghanistan proprio perch voleva ave re dei figli. Questa notizia quindi port gioia nel cuore dello sci. I ministri, gl i uomini d'affari, i commercianti tutti andarono a fargli le congratulazioni. Un o dei commercianti gli aveva regalato una lanc ( 39) d'oro proveniente da Baghda d quando ancora Fayza khan, la sua prima moglie, era incinta di due mesi. Abbas ricevette sia i regali che gli ospiti. Nel frattempo tre cavalieri gli chiesero udienza, ma lui era cos felice per la nascita del figlio, futuro principe dei per siani, che aveva dimenticato per un attimo le responsabilit verso il suo popolo. L'arrivo dei tre cavalieri di Kully khan comunque fu per lui un buon segno. Il p alazzo dello sci era gremito di gente che festeggiava, gli ospiti provenienti da

tutte le parti facevano la fila per entrare. Lo sci disse dunque alla servit: - Dite ai soldati di Kully khan che vengano non d omani ma dopodomani. I cavalieri tornarono comunque il giorno seguente, ma il palazzo, come i giorni precedenti, era sempre pieno di gente che si divertiva e lo sci per la seconda vo lta non li ricevette. Nello stesso periodo l'esercito di Khano Lapzerin stava fi nendo di annientare l'esercito della Persia: sulle montagne intanto i curdi di K ashlkan e dintorni diedero la caccia ai soldati persiani superstiti come fossero bestie, appena li vedevano li uccidevano. Quando gli ospiti se ne andarono lo sci fece chiamare i tre soldati. Appena entra rono i cavalieri domand loro: - Avete distrutto il castello? Avete preso quei curdi, avete portato le loro tes te? - Eccellenza, Khano Lapzerin ha annientato il nostro esercito, i soldati ci hann o attaccati come tigri non sapevamo cosa fare per fermarli. C' stata molta confus ione e non conoscevamo bene la zona. - Dov' Kully khan? - stato ucciso durante la battaglia.. Questa notizia colp profo ndamente lo sci che cambi improvvisamente espressione. Poi, siccome le guardie gli riferirono che era arrivato il re dell'Afghanistan, disse: - Venga avanti e voi andate via, non siete in grado di affrontare nessuno, nemme no i curdi, Dio vi maledica. I tre cavalieri uscirono pieni di vergogna. Quando arriv il suocero, lo sci ricomi nci a festeggiare ordin subito di macellare le gazzelle che erano nei suoi giardin i. Cos la festa continu fino a met inverno.

HUSSEIN KHAN Dopo quaranta giorni dal parto la moglie dello sci si riprese, la festa stava per finire. Lo sci ora pensava a come vendicarsi di Khano il curdo mand a chiamare Hu ssein khan, il padre della sua prima moglie. Ad Abbas lui non piaceva, anzi si d iceva che un tempo volesse impiccarlo senza una ragione precisa, e che il vecchi o si fosse salvato solo quando la prima moglie dello sci aveva minacciato il suic idio. Questa volta, quando lo avvertirono che Abbas voleva vederlo, Hussein khan si angosci strada facendo pensava: - Dio me la mandi buona, cosa vorr da me lo sci? Non so perch, non gli sono simpati co. Non gli ho mai fatto e non gli far mai del male, anche se lui non bada a ques te cose, visto che ha impiccato tanta gente innocente. Hussein khan era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno d 'essere arrivato davanti al palazzo dello sci. I guardiani gli aprirono la porta e lui entr direttamente nella sala delle udienze: tutti lo conoscevano e sapevano che era padre di Fayza khan, la prima moglie dello sci. Abbas lo accolse con inc redibile gentilezza e prima che Hussein khan lo salutasse gli disse: - Hai sentito che i curdi hanno massacrato il nostro esercito? Quando ud queste parole Hussein khan cap subito il motivo per cui Abbas lo aveva f atto chiamare. - Dio vi protegga, s, ho sentito, non dobbiamo stare in silenzio di fronte a ques ti curdi stranieri. Come si permettono di ribellarsi alla vostra volont! - Quando mandai Kully khan con l'esercito contro Khano, lui prima di partire mi disse: " meglio distruggere il castello in inverno, perch i curdi sono convinti ch e in quel periodo nessuno li pu attaccare". Tu sai che Kully khan era un uomo cor aggioso un bravo guerriero. - Aveva ragione Kully khan, anche secondo me meglio attaccarli proprio in questi giorni. Inoltre, dopo aver sconfitto l'esercito persiano ora si riposano tranqu illi e le loro montagne saranno coperte di neve e ghiaccio - rispose il vecchio.

- Se approvi anche tu questo piano porta con te l'esercito e attaccali, visto ch e non sei meno coraggioso di Kully khan e anche tu hai avuto molte vittorie in g uerra. - Vi chiedo qualche giorno per pensarci, maest, vi avviser io stesso - disse Husse in khan. Udite queste parole, lo sci lo guard e lo lasci andare a condizione di rivederlo do po qualche giorno. Sulla strada del ritorno il vecchio incontr la figlia Fayza khan, che appena lo v ide l'abbracci, lo baci e gli disse: - Caro padre, cosa fai qui? Non vuoi vedere il tuo nipotino? - Ma siccome si acc orse del pallore del padre aggiunse: - Cosa ti successo? Perch sei cos pallido? Gi ura su Imam Al di dirmi tutta la verit... - Figliola, non successo niente. Hussein khan non voleva dirle nulla. - No, caro padre, non credo che lo sci ti ab bia fatto chiamare per niente, dimmi cosa voleva! Hussein khan rimase muto, allora Fayza khan cominci a piangere: - Dio ti ha privato di un figlio maschio e hai solo me, dici di volermi bene ma non mi riveli quello che hai nel cuore. Dimmi perch sei cos pallido, per favore. Il padre non rispose alla figlia, ma le prese la mano e la port verso il giardino . L'abbracci, la strinse al cuore e and verso la culla del nipote che stava dormen do. Il neonato aveva un viso molto bello e assomigliava alla madre. Hussein khan si chin sul nipote e disse senza svegliarlo: - Prego Dio che tu cresca in fretta e prenda il posto di tuo padre. Non aveva ancora finito di parlare che Fayza khan cap e disse: - Non deve assomigliare a suo padre! Hussein khan la guard negli occhi e si rese conto che lei aveva intuito qualche cosa: - Mia cara figliola, l'hai detto. - La prese di nuovo tra le sue braccia, la bac i e continu: - Lo sci mi ha fatto chiamare per guidare l'esercito contro Khano. Tu sai che i curdi hanno annientato l'esercito persiano comandato da Kully khan e h anno ucciso anche lui. Hussein khan sapeva che se non ci fosse stata sua figlia lo sci lo avrebbe fatto impiccare da tempo. Sapeva anche che lo sci si era sposato con la figlia quattord icenne del re dell'Afghanistan, e che sua figlia Fayza khan, la prima moglie di Abbas, non lo amava pi come prima. Fayza khan cominci a piangere, si rifugi tra le braccia del padre e disse: - Tutti e due siamo sfortunati: se tu avessi avuto un figlio maschio lui ci avre bbe aiutati e sarebbe andato in guerra al posto tuo. Poi Fayza khan pos la testa sul petto del padre, le sue lacrime venivano gi come l a pioggia di primavera e mentre si stringeva a lui disse: - Caro padre, ora andr io da Abbas e lo pregher di non mandare te in guerra. - Per amor di Dio e per amore di Al non farlo, figliola, peggiorerai la situazion e, penser che ti ho mandato io e cos avr un pretesto per uccidermi. Figlia mia ti s upplico, non devi fare niente di questo genere. Ora meglio che vada, spero che D io sia misericordioso con me mi dia la possibilit di tornare a casa sano e salvo. Era sera, Hussein khan lasci la figlia e ritorn a casa. Le montagne di Dimdim erano in parte aride e vaste, in parte piene di boschi e c espugli. A valli profonde seguivano pianure, bacini naturali e prati verdi pieni di fiori. C'erano inoltre dei luoghi con molti alberi da frutta e dei veri e pr opri paradisi per le anatre e altre specie di volatili. Ci si poteva innamorare della bellezza di questa natura. La trib di Brodar coltivava il grano e aveva molto bestiame: bovini, pecore, agne lli e li faceva pascolare nelle sue belle praterie verdi. I curdi non ricavavano dalle pecore solo formaggi, carni o burro, ma anche la la na che vendevano o usavano per tessere dei bei tappeti, delle corde, del bel fil ato utile per i ricami. I tappeti curdi erano molto pi costosi di quelli di Baghdad, Teheran, Beirut o Is tanbul, addirittura non si riusciva nemmeno a trovarli, tanto erano richiesti. I commercianti di vari paesi venivano ogni anno in Kurdistan e compravano sia la lana che i tappeti li trasportavano verso casa sui loro cammelli o cavalli.

Era autunno, da tempo la neve aveva coperto le cime delle montagne, ma se si gua rdava la pianura della Persia sembrava che fosse appena cominciata la primavera. In questo paese le valli diventano verdi la prima volta all'inizio della primav era, quando sugli alberi da frutto e su quelli dei boschi cominciano a spuntare le gemme donando al paesaggio colori belli e vivaci, la seconda volta nella stag ione calda, quando alcuni alberi ricominciano a fiorire. Al castello di Dimdim n evicava da tempo e c'era freddo, le giornate si stavano accorciando e le notti a llungando. La trib di Brodar ra occupata nei lavori collettivi di raccolta e di p reparazione della lana: c'erano delle famiglie che richiedevano harawas ( 40) og ni due o tre settimane e chiamavano altri amici per aiutarle nel lavoro, come ne lla casa di Adi. Nan, la sorella di Shabab, era andata a chiamare Dulbar che le aveva detto: - Va' che ti raggiungo questa sera.. Per questo Shabab, il figlio di Adi, era ta lmente felice che sembrava non avesse i piedi per terra e diceva tra s: "Ragazzi, quando arriver sera per poter vedere Dulbar?" Shabab era impaziente e non riusciva a calmarsi, ogni tanto si avvicinava alla s orella e diceva: - Nan, ma Dulbar non ti aveva detto che ti avrebbe raggiunta questa sera? Dov'? Pe rch non si vede?. Nan sorrideva e rispondeva: - Fratello, non la prima volta che partecipi a questi lavori collettivi: ora troppo presto, appena diventer buio le ragazze cominceran no ad arrivare. - Ma perch dovrebbero incontrarsi di sera? L'anno scorso rimanevano a casa nostra dalla mezzanotte fino alla mattina. Nan si arrabbi e disse: - Sei veramente strano, fratello, non sai che oggi il prim o giorno dei lavori di sbara ( 40) . Questa sera la capo famiglia, cio nostra mad re, distribuir il lavoro tra le ragazze, che arrivano sempre con un po' di ritard o. Ci sar chi dovr ricamare e chi dovr lavorare la lana. Invece nei prossimi giorni le ragazze sicuramente arriveranno anche al mattino, hai capito? Ora allontanat i che devo lavorare. Era ancora chiaro e Shabab and dal barbiere per farsi tagliare i capelli. Mentre tornava a casa vide la mamma la sorella che ridevano: sua madre aveva avuto un s olo figlio maschio e ne era molto felice. I genitori di Shabab non lo amavano so lo perch era figlio unico, ma anche perch era un bravo cacciatore e un coraggioso guerriero e tutti avevano stima di lui. Anche Khano era orgoglioso della bravura e del coraggio di Shabab. Intanto il buio stava scendendo, le luci erano gi accese e le ragazze stavano arr ivando, ma Dulbar non si vedeva e Shabab non riusciva a darsi pace. Le ragazze se ne tornavano indietro quando vedevano che Dulbar non era ancora ar rivata. La sua bellezza era unica non solo nella trib di Brodar ma anche nel rest o del Kurdistan. Il suo viso era bianco come la neve fresca, le sue sopracciglia erano sottili come i lacci delle scarpe, non usava mai il kajal e la sua fronte era larga e perfetta. Aveva le labbra carnose rosse, il naso con la punta in su e le guance rosa come le rose di primavera. Un neo sul collo la rendeva ancora pi bella e si vestiva bene, con abbigliamenti costosi. I suoi bracciali erano sco lpiti dai maestri orafi del castello e di Baghdad, da dove provenivano anche le sue scarpe. Quando arriv Dulbar, Shabab era seduto tra le ragazze. Subito si alz e si allontan da loro e le giovani scoppiarono a ridere. Dulbar intu il motivo per cui le altre stavano ridendo e anche lei accenn un sorriso... Mentre Shabab stava uscendo una ragazzina disse a voce alta per farsi sentire da lui: - Shabab sta andando via perch non come gli altri ragazzi e non vuole comprarci l o shaucial. Lui era ancora sulla porta quando sent questa battuta, allora si affrett verso la bottega di Karicus dove compr un po' di uva secca e dei ceci arrostiti li diede a Nan. Quest'ultima port a casa lo shaucial, lo mise davanti alle ragazze e disse: - Avete parlato male di mio fratello ingiustamente, vi prego, ora mangiate quell o che lui vi ha comprato. Quando una delle ragazze apr il sacchetto e vide i ceci arrostiti, scoppi a ridere

. Le altre ragazze, pur non capendo per cosa stava ridendo la loro amica, si mis ero a ridere anche loro. Infine la ragazzina disse: - Cosa questo? Non siamo mica dei bambini di sette anni da accontentare con i ce ci, magari potevi comprare i datteri... Dulbar quando sent queste parole non riusc a trattenersi: - Ragazze, perch siete cos, non credete che i ceci siano molto pi buoni dell'uvetta e dei datteri? Non sapete che i ceci sono considerati come il vero shaucial, inv ece i datteri e l'uva secca sono dei dolci? Tutte le famiglie ricche usano i cec i come shaucial e a me piacciono. Mentre le ragazze mangiavano arriv la padrona di casa e dopo averle salutate diss e: - Siate le benvenute, mie care figliole, questa notte dovrete pulire e lavorare la lana. Domani quelle ragazze - e le indic con un dito - dovranno lavare la lana , invece le altre la dovranno cardare. La padrona di casa, dette queste parole, se ne and. Era tardo pomeriggio, le ragazze erano ancora a casa di Adi e il lavoro stava pe r finire. Per consuetudine la famiglia che chiedeva sbara doveva preparare il pr anzo e organizzare una bella festa con canti danze per tutti i partecipanti. Rag azze e ragazzi ballavano e cantavano insieme fino a notte inoltrata, poi, sempre suonando, camminavano per i vicoli andavano ognuno verso la propria casa. Quel giorno anche a casa di Adi avevano finito il lavoro e avevano invitato un suonat ore di flauto molto famoso, Maraz, che oltre al flauto suonava anche il talmash. Quando i giovani sentirono che sarebbe venuto anche Maraz, non stavano pi nella loro pelle dalla gioia perch in tutta la trib non c'era un altro musicista come lu i. La gente mormorava che il flauto di Maraz faceva ballare anche i sufi ( 41) , e non solo, qualsiasi persona che avesse udito il suono del suo flauto avrebbe com inciato a ballare. Era davvero un bravo musicista. Si sentiva la musica a casa di Adi, ogni tanto Maraz si interrompeva e poi ricom inciava a suonare il talmash e cantava la canzone di "Guli nerme" ( 42)", con du e ragazzi e una ragazza che facevano da coro: Guli nerme, quanto soffice, guli nerme, quanto soffice. Improvvisamente non si s ent pi nemmeno il suono del talmash. Maraz mise la mano sull'orecchio e cant questa canzone: - Kurdistan, Kurdistan, Kurdistan, pieno di monti e valli, pieno di giardini e f iori. Bella terra di felicit e serenit, luogo di divertimento per ragazzi e ragazz e. Dio rovesci il potere dello sci di Persia che tutti gli anni ci attacca con il suo esercito. Si sente il rumore di spade e scudi, ecco, i tiranni vogliono sot tometterci, ma il loro sogno non si realizzer mai. Non si pensava nemmeno di dare una festa senza Maraz e la gente diceva: - Se in una festa lui non suona, quella non una festa. Nelle giornate d'inverno la trib di Brodar festeggiava ed era felice, ma Khano er a preoccupato perch era sicuro che lo sci Abbas non avrebbe dimenticato l'uccision e di Kully khan l'annientamento del suo esercito, e prima o poi avrebbe attaccat o il castello di nuovo. Per questo aveva mandato quattrocento uomini sotto la gu ida di Asso Lakan nei villaggi del sud, per controllare giorno e notte le strade in modo che, se lo sci avesse attaccato, potessero avvertirlo immediatamente. Proprio in quei giorni Hussein khan si stava preparando per attaccare Khano e pe nsava di portare con s il curdo Stu beg perch conosceva bene le strade che conduce vano al castello. Hussein khan lo fece chiamare: - Stu beg, noi sappiamo quanto sei fedele allo sci: abbiamo l'ordine di attaccare il castello di Dimdim e dovresti venire con noi per farci da guida. Stu beg rispose: - Volentieri, conosco molto bene quelle strade e vi indicher la via pi breve che pochissimi sanno, cos in futuro lo racconteranno nei libri. Hussein khan part proprio quel giorno da Teheran; il tempo era sereno, gli alberi erano in fiore sembrava che la primavera fosse alle porte. Dopo alcuni giorni di cammino lui e i suoi si trovarono di fronte ad una strada bloccata dalla neve. Hussein khan aveva paura perch aveva sentito da alcuni dei soldati di Kully khan

che erano riusciti a salvarsi da quella guerra come i loro compagni erano stati massacrati dall'esercito di Khano. Un pomeriggio Hussein khan chiam Stu beg e dis se: - Stu beg, non conosci una scorciatoia che porti al castello? - Certo, mio signore. Domani vi ci porter. L'indomani Stu beg e l'esercito di Hus sein khan presero una strada che aggirava la citt, era una via che passava vicino ai villaggi ed era frequentata dalle carovane dei nomadi. Stu beg temeva che, p assando troppo vicino a quei villaggi, la gente li potesse riconoscere e avverti sse Khano e il suo esercito. Se avessero potuto attaccare il castello improvvisa mente, invece, Khano non avrebbe avuto il tempo per difendersi. Ormai erano due giorni che Stu beg e l'esercito di Hussein khan marciavano per quella strada ric operta di ghiaccio e neve e nonostante le difficolt i cavalli continuavano nel lo ro cammino. Talvolta i soldati sprofondavano nella neve e riuscivano a continuar e la marcia solo con molta fatica. Spesso la nebbia era cos densa che non lasciav a intravedere nulla. Improvvisamente i soldati si trovarono ai bordi di un burrone di cui non si vede va nemmeno il fondo. Il capo dell'esercito avvert Hussein khan: - Se i cavalli scivolano in questo burrone, non potranno uscirne facilmente. Hussein khan si angosci e disse tra s: "Non mi dire che Stu beg ci ha tradito e ci ha portati per queste strade per farci ammazzare..." Mand subito un cavaliere a chiamarlo, e quando arriv gli disse: - Tu ci vuoi ingannare, non vero? Perch ci hai portati vicino a questo burrone? Stu beg sentendo queste parole s'impaur e disse tra s: "Spero che quest'uomo non a bbia intenzione di uccidermi senza motivo". Poi fece un passo sulla neve fresca verso Hussein khan: - Non ho ingannato nessuno, ho lasciato la mia trib da molto tempo e sono stato s empre sincero fedele allo sci. Mi stai forse accusando di averti tradito? - Se sei un uomo cos sincero, allora portaci lontano da questo burrone e indicaci una strada pi corta per arrivare al castello. Stu beg si mise di nuovo in testa all'esercito e il cammino prosegu, ma la nebbia era cos fitta che neanche lui capiva dove fossero diretti. Poco pi tardi si trova rono in un luogo pi aspro di quello precedente: di fronte a loro s'alzava una mon tagna talmente alta che osservandola bisognava reggersi il turbante in testa per non farlo cadere. A sinistra invece c'era un altro burrone, in fondo al quale s correva un torrente di cui si sentiva a malapena il rumore dell'acqua. Stu beg e ra molto spaventato, non riusciva addirittura a vedere intorno a s a causa della nebbia ed era consapevole del fatto che i capi persiani avevano sempre massacrat o i curdi senza ragione. Il capo dell'esercito and da Hussein khan per avvertirlo della situazione: - Non possiamo andare n a sinistra n a destra davanti a noi c' una montagna altissi ma. Quando Hussein khan sent queste parole non ebbe pi dubbi sul fatto che questo curd o fosse un traditore e subito ordin: - Portatemi quel maledetto! Ai soldati che andavano a prenderlo, Hussein khan di sse: - Mentre parlo con lui vi far un cenno, a quel punto colpitelo e uccidetelo, ques to cane. I nostri antenati dicevano: "Se dai anche l'anima al lupo, questo cerch er sempre la preda". Quando Stu beg arriv da Hussein khan fu subito circondato dai soldati. Lui cap per ch lo stavano circondando e divent pallido, il suo cuore cominci a battere pi veloce mente, e guard intorno tremante. Hussein khan gli disse: - Se sei un uomo onesto e sincero dimmi dov' la strada. Perch ci hai portati qui? Questa non forse la tua terra? Dio ti maledica, sei cresciuto qui, dovresti cono scere molto bene questi luoghi. Stu beg rimase muto per un po', poi balbett suoni incomprensibili, cerc di dire qu alcosa ma non ci riusc, allora scese da cavallo, si inginocchi e si aggrapp ai pied i di Hussein khan baciandolo e implorandolo: - Per amor di Dio non uccidetemi, abbiate piet di me, credetemi non vi ho inganna to, non nelle mie intenzioni, non vedete anche voi tutta questa nebbia? Hussein khan lo prese a calci e gli ruppe due denti riempendogl la bocca di sangu

e, ma Stu beg non si stacc dai suoi piedi. Allora i soldati lo presero per le bra ccia, ma Stu beg tir fuori la sua spada con una mano e lo scudo con l'altra per d ifendersi. Hussein khan allora url ai suoi soldati: - Perch siete fermi di fronte a questo cane, non vedete che ha impugnato la spada ? I soldati senza battere ciglio lo attaccarono con le loro spade, ma Stu beg graz ie al suo scudo riusc a ripararsi dai loro colpi. Hussein khan, quando vide Stu b eg agitare la spada, si allontan prontamente e anche i soldati non avevano pi il c oraggio di avvicinarsi a lui. Stu beg per incroci le armi con uno di loro, che riu sc a rompergli la spada. Allora cerc di scappare verso la valle, ma inciamp su un s asso, cadde fu ucciso. Hussein khan ordin: - Tagliate la testa di questo cane, la devo portare allo sci. L'esercito fu dunque costretto a ritornare indietro per la stessa via. Intanto i soldati di Khano controllavano tutte le strade, mentre l'esercito di Hussein kh an stava tornando indietro in fila indiana. Quando avvenne lo scontro, gli uomin i di Khano colpirono i nemici con le frecce uccidendone qualcuno. Scoppi quindi l a battaglia tra le truppe persiane e quelle curde. I soldati di Hussein khan and arono incontro a quelli di Khano, ma subito persero la strada e caddero nella ne ve fresca, mentre le truppe di Khano si muovevano senza alcun problema. Nonostante fossero solo cinquanta, i soldati curdi sconfissero l'esercito nemico . Hussein khan cercava di tornare indietro, mentre i suoi soldati non riuscivano a fare nulla, n ad attaccare n a salvarsi dalla spada dei curdi, che come le zanz are d'estate colpivano e sparivano. Shabab in questa battaglia dimostr il suo val ore: aveva messo la cinta al collo di un soldato e lo tirava dietro s. Quando i c urdi, che alcuni mesi prima avevano annientato l'esercito della Persia, vennero a sapere dell'attacco dell'esercito di Hussein khan arrivarono subito e costrins ero l'esercito persiano a scappare per strade diverse. Erano nascosti dietro ogn i roccia e ogni albero e appena vedevano i nemici li prendevano e li uccidevano. Hussein khan non riusc a reagire a causa della nebbia e del ghiaccio. Quando arriv in citt era ancora chiaro e il sole faceva brillare la cupola del min areto. Hussein khan con qualche soldato and verso il palazzo dello sci, che era gi stato avvertito del suo ritorno. Lo sci domand alla servit: - Hussein khan solo o porta con s qualche ostaggio? - No, tornato solo con le sue guardie e senza alcun ostaggio. - Fatelo entrare. Hussein khan entr nella stanza dello sci e si inchin salutandolo. Lo sci Abbas indic il posto dove doveva sedersi e domand: - Dimmi cos' successo. - Maest, fino a quando abbiamo percorso la strada maestra t utto andato bene, ma poi siamo arrivati ai piedi delle montagne e non abbiamo vi sto pi nulla a causa della nebbia. Spesso ci siamo persi senza nemmeno sapere dov e fossimo. Avevo portato con me Stu beg, per farci da guida. - Ottima idea, hai fatto bene perch, visto che curdo, deve averti indicato la str ada giusta... - No, mio signore, in realt ci ha traditi. Lo sci Abbas si stup: - Come, Stu beg ci ha traditi? - S, eccellenza, purtroppo ci ha traditi su quelle montagne. Un giorno lo chiamai e gli dissi: "Stu beg, tu sei nato su queste montagne, sei cresciuto in queste valli, conosci bene le strade, facci da guida per arrivare al castello il pi pres to possibile." E lui mi ri-spose: "Volentieri, vi porter per una strada molto bre ve, in modo che possiate arrivare al pi presto al castello". Stu beg si mise dunq ue alla guida dell'esercito, ma intenzionalmente ci port per le strade pi difficil i e i soldati a fatica riuscivano a marciare. L'ho richiamato tante volte, ma lu i diceva sempre di stare tranquillo. Quando arrivammo in un luogo da dove non po tevamo proseguire n a destra n a sinistra, capimmo che ci aveva traditi. Hussein khan mise davanti allo sci Abbas la testa di Stu beg: la sua faccia era c ompletamente sfigurata, aveva la bocca spalancata, cos come gli occhi, e si notav a che era stato ucciso mentre implorava piet. Qualsiasi persona che avesse guarda to quella testa ne avrebbe avuto paura. Ma Abbas di fronte a questa immagine orr enda e macabra non fece assolutamente nulla e la guard con molta serenit, perch ave

va visto tante teste tagliate come quella di Stu beg. Quindi la prese in mano, la gir da una parte dall'altra, la guard bene e disse a H ussein khan: - Hai fatto male a uccidere questo cane perch ci serviva ancora. Ora non dire nul la a suo figlio... - E cosa gli devo dire? - Digli che siccome era in testa all'esercito e c'era mo lta nebbia, neve e ghiaccio dappertutto, improvvisamente caduto in un precipizio ed morto. A quel punto Hussein khan salut di nuovo chiese il permesso di tornare a casa. Il pomeriggio lo sci decise che a fine primavera avrebbe mandato di nuovo un eserci to ad occupare il castello. Nonostante avesse sposato la figlia appena quattordicenne dello sci dell'Afghanis tan, Abbas amava ancora Fayza khan e gli piaceva il figlio che avevano appena av uto. And quindi a trovarla mentre stava allattando il bambino. Quando lo vide ent rare, Fayza khan non disse nulla e invece di dargli il benvenuto si alz e gli vol se le spalle. Nonostante Abbas l'avesse tradita sposandosi con una ragazza quatt ordicenne, lei l'amava ancora e capiva che lui non aveva fatto altro che seguire la tradizione del suo paese. Gli sci infatti si sposavano pi di una volta. Da qua ndo per Abbas aveva mandato suo padre in guerra lei era diventata abbastanza fred da e lui ne era consapevole. Ogni volta che lo vedeva lei si nascondeva, ma lo sci dimostrava di amarla molto e siccome erano alcuni mesi che non la vedeva ed era preoccupato, cerc di affront arla, ma lei non voleva parlargli. Egli allora pens: "Angelo mio, tu hai ragione, io sono ingiusto". Si avvicin a lei, le mise le mani sulle spalle, la baci sul co llo e disse: - Luce dei miei occhi, so che sei arrabbiata, ma grazie a Dio tuo padre tornato sano e salvo. - Come posso essere felice, lui sarebbe fortunato solo se avesse avuto un figlio maschio, cos l'avrebbe salvato da quell'angoscia. Dio solo sa cosa gli successo; tu sai bene che questi curdi stranieri hanno ucciso perfino Kully khan e non ha nno neanche restituito il suo cadavere. - Giuro su Imam Al che poco fa tuo padre era da me. Quando sent che suo padre era tornato, Fayza khan cambi tono di voce, si gir verso lo sci e disse: - E perch non me lo hai detto, cos sarei venuta a vederlo. - Era stremato e io gli ho dato il permesso d'andarsene. - Va bene, allora dopo aver dato il latte a nostro figlio andr a vedere mio padre . Lo sci la prese in braccio e la baci, poi si chin sul figlio e disse: - Figliolo, sono sicuro che anche tu sarai forte come Rostam. Quando lo sci disse questa frase, Fayza khan si ricord che il nonno una volta avev a detto al nipote: "Dio ti faccia crescere presto, ma speriamo che non diventi c ome tuo padre". Lo sci and via, Fayza khan dopo aver allattato il figliolo lo mise nella culla e l o lasci alla governante, mentre lei con quattro accompagnatrici and verso la casa del padre.

LA FINE DEL CASTELLO Il Tebardan ( 43) era finito da tempo e il gregge era gi salito sulle montagne pe r pascolare sull'erba verde e alta fino al ginocchio. I piccoli agnelli, che avevano appena cominciato a camminare, durante il periodo dell'allattamento stavano sempre dietro alla madre e non la lasciavano mai. Mol ti avevano dimenticato questa festa, solo i giovani se la ricordavano ogni anno con piacere perch con la scusa di accudire il gregge vedevano le proprie fidanzat

e e dopo aver ballato e cantato rinnovavano la loro promessa di eterna fedelt e a more. Era gi passato il primo mese d'estate, la gente non vedeva l'ora di immagazzinare il fieno per nutrire il bestiame in inverno. Anche la famiglia di Khano lo stava raccogliendo. I suoi cinque figli e quaranta servitori erano gi al lavoro con lui sulle montagne e nelle valli; Sayffadin, il primogenito, era sempre al suo fianco, in particolare nei giorni difficili o in guerra. Il padre gli insegnava come combattere, governare le trib, mantenere l'u nit del suo popolo, conquistarsi il favore dei capi trib e il consenso del capo de l Consiglio e degli anziani saggi (in modo da diventarne padroni come degli anel li che si portano alle dita), infine come essere giusto e onesto. Khano diceva sempre: - Giovane, non facile amministrare la giustizia perch prima di condannare un esse re umano bisogna essere sicuri al cento per cento che la sua condanna sia giusta : lo stesso condannato deve riconoscere le sue colpe ed essere consapevole di ci che si merita. Sayffadin non solo era il pi intelligente dei figli di Khano ma era considerato p i dotato anche di molti altri giovani della trib di Brodar e suo padre lo aveva af fidato al mullh Rashid perch studiasse il Corano. Aveva anche imparato a leggere e scrivere in lingua persiana. Molte volte era stato coinvolto nelle grandi guerre, ma era sempre riuscito a us cirne a testa alta dimostrando il suo valore. Tutti lo conoscevano come un giova ne coraggioso e gli anziani saggi dicevano di lui: - Sayffadin l'unico che possa prendere il posto di suo padre. Erano giorni belli, il sole riscaldava l'aria, si raccoglieva l'erba via via che seccava. Quando le pecore diventavano adulte i pastori cominciavano a venderle. In quel p eriodo Khano portava il gregge in paesi lontani, ma in quell'anno gli stranieri vennero a comprare il bestiame direttamente al castello. Mentre Khano si stava p reparando per andare con i compratori sulle montagne, improvvisamente le sue spi e da Teheran portarono la notizia che lo sci Abbas stava preparando un altro gran de esercito per attaccare il castello. Questa brutta notizia si sparse tra la ge nte come vento d'autunno. Tutti quelli che sapevano usare le armi si prepararono alla guerra. Era ancora mattina e un emissario di Khano diffuse la notizia in tutta la region e, richiamando i capi delle quarantaquattro trib, con i loro uomini e servitori, perch si riunissero al castello. Quel giorno la sala delle udienza era talmente g remita che qualcuno rimase in piedi: Giauzo, Asso Lakan, Hamza Ciauash e Past, gl i eroi di guerra, erano seduti uno accanto all'altro. Khano guard il Consiglio e disse: - Pensate che vi abbia chiamato per parlare delle trib? - No, eccellenza, abbiamo saputo che lo sci Abbas ha mandato di nuovo il suo eser cito per attaccarci, ce l'ha detto un giovane. Khano continu: - Avete visto con i vostri occhi che nell'autunno scorso ci ha att accato ben due volte, ma grazie a Dio siamo riusciti a sconfiggerlo e a respinge rlo. Ora i nemici vogliono invadere di nuovo le nostre terre, ma questa volta, s econdo quanto ci hanno raccontato le nostre spie, dovrebbero avere un esercito a ncora pi grande e armi molto pi pesanti. Si dice inoltre che ci saranno sia i cava lieri che i fanti. Il Consiglio rimase in silenzio, tutti ascoltavano capivano che la situazione er a molto difficile. Il dramma traspariva dalle parole di Khano, che non tolse mai lo sguardo dagli occhi del figlio. Sayffadin conosceva bene il padre, tanto da capirlo al volo. Quando Khano fin di parlare qualcuno disse: - Quando vivevamo nel paese dei turch i tutti gli anni ci attaccavano, finch fummo costretti a venire qui. Ora anche lo sci della Persia sta per assalirci. chiaro che vogliono annientarci, ma dobbiamo combattere fino all'ultimo uomo: meglio morire che vivere in questo modo. In quei giorni nel mercato del castello, nella piazza dove si comprava e vendeva il bestiame, nelle botteghe e ovunque si parlava solo di questo e la gente dice

va: "Non lasciamo che lo sci della Persia occupi la nostra terra e il nostro cast ello". Qualcuno sosteneva che aveva gi avvistato i nemici: erano cos numerosi che la coda dei soldati in marcia da Teheran continuava da due giorni... A mezzogiorno, quando tutti erano in moschea per pregare, il mullh Rashid scese d al minareto prima di cominciare la preghiera disse: - Questa notte comincer la guerra religiosa, lo sci Abbas vuole convertirci da sun niti a sciiti, ma ogni soldato che muore per difendere la propria fede diventer m artire e andr in paradiso. Tutti giurarono che avrebbero difeso la patria dei loro padri e degli antenati e la propria fede. Khano era consapevole che dopo le due guerre dell'autunno, l'u ccisione di Kully khan e l'annientamento del suo esercito, lo sci Abbas si sarebb e vendicato. Per questo motivo aveva ordinato sin dall'autunno la costruzione di altre armi come spade, scudi, archi, frecce, scimitarre, mazze, lacci e archibu gi. L'officina che forniva gli archibugi era stata costruita un anno prima da un curdo di settanta, ottant'anni circa, di Sulaimania. Khano lo convoc per domanda rgli a che punto erano i lavori, e l'artigiano rispose: - Eccellenza, non sarei Khallil se non riuscissi a costruire, insieme ai miei du e figli, gli archibugi per i vostri soldati. Ora vi chiedo solo di darci qualche uomo per aiutarci in questo momento difficile e di non farci mancare il ferro e l'acciaio. Khano ordin subito di mettere a disposizione di Khallil dieci uomini bravi ed esp erti nell'arte di forgiare armi. Dopo la brutta notizia tutta la gente di Brodar pensava a come difendere la prop ria terra e cercava di non considerare l'eventualit che fosse occupata dai nemici . Le armi erano state ordinate anche ad alcuni fabbri che vivevano fuori del cas tello. Uno di questi si chiamava Val e veniva da Diyarbakir. Shabab and da lui e d isse: - Vorrei che tu mi costruissi un'armatura. Val allora tir fuori da una cassa tre a rmature le mostr a Shabab: lui ne prese una e la indoss, ma vide che non era adatt a alla sua misura e disse: - Vorrei che me ne costruissi una veramente su misura, perch questa troppo grande . - d'accordo, dammi qualche giorno e ti costruir un'armatura proprio della tua mis ura, non una spanna pi lunga. Da quando Hamza Ciauash era arrivato al castello, non aveva fatto altro che adde strare soldati e in quegli anni era riuscito a organizzare un vero e proprio ese rcito sul modello del turco, che, come altri eserciti, era suddiviso in battagli oni, compagnie, plotoni e squadre. Da alcuni giorni la gente dei paesi limitrofi continuava a venire verso il caste llo a qualsiasi ora, di giorno e di notte. Molti erano senza armi e lui allora o rdin di armare in particolare gli uomini che erano venuti insieme ai capi trib. Le armi avevano ognuna un colore diverso: qualcuno ricevette una nagiak ( 44) , al tri delle frecce oppure spade e scudi, altri ancora dei giavellotti. Tutte quest e armi erano appena state costruite e brillavano al sole. Khano girava tra la ge nte e domandava ai capi: "Quanti uomini avete portato con voi?" I suoi aiutanti invece segnavano quanti quali tipi di armi erano consegnati di volta in volta al le diverse trib. Un giorno, lasciando la folla per dirigersi verso la campagna, Khano vide tra gl i alberi ai margini di un fossato un battaglione di donne soldato armate. Fece q ualche passo verso di loro e pens che sicuramente Hamza Ciauash le aveva addestra te bene. Poco lontano c'era il loro capo con arco e frecce, che teneva una bella spada corta a sinistra della cintura e lo stava guardando. Quando si avvicin tut te s'inchinarono lo salutarono, e lui disse: - Complimenti, mie care figliole, oggi il giorno del coraggio: tutti devono pren dere le armi per difendere la patria dai nemici. Anche Giauzo vide quel battaglione e si avvicin, il capo quindi s'inchin e gli and incontro mentre lui ordin ai soldati l'attenti. Khano domand a Giauzo: - Chi ha preparato questo battaglione di donne? - Eccellen za, Hamza mi ha affidato questo compito e io le ho addestrate. Il capo la moglie del nostro medico: dopo che gli uomini dello sci le uccisero il marito l'autunno

scorso, ha voluto diventare soldato. Una volta Hamza Ciauash mi disse che quand o era soldato dei turchi spesso l'esercito fu attaccato da donne che combattevan o molto bene. Allora io proposi che questa donna organizzasse un battaglione di soldatesse. - un buon lavoro, fratello - disse Khano - ma avranno anche una buona mira? - Ho scelto uno dei miei esperti per insegnare loro proprio il tiro a segno. Ier i sono andato di persona a verificare l'addestramento: queste donne scagliano le frecce talmente bene che sembra non abbiano fatto altro nella vita. Allora ho c hiesto loro dove avevano imparato quell'arte e una mi ha detto: - Fratello, non lo sai? Quando eravamo giovani i ragazzi ci mettevano alla prova e ci chiedevano quale ragazza sapesse giocare meglio al tiro a segno... noi da allora abbiamo imparato. Khano si avvicin al suo esercito, osserv i soldati e vide che erano tutti in fila, battaglione per battaglione, squadra per squadra, con ogni capo immobile davant i alle proprie truppe. Allora, ammirando tanta disciplina, disse: - Fate sfilare i soldati in rassegna. Per primo marci il battaglione dei lanciato ri di giavellotto, le cui punte appena fabbricate luccicavano ai raggi del sole. Ognuno aveva un fiocco, rosso o rosa, legato in cima alla punta. Sembrava di ve dere dei fiori sbocciati su un prato verde: chiss quante mani di belle ragazze av evano lavorato per decorare quelle punte. Dopo pass quello degli arcieri, seguiro no poi i soldati con gli scudi e le spade, i portatori di nagiak, di scimitarre e per ultimi quelli delle mazze e dei lacci. Khano conosceva molti di questi ult imi perch li aveva portati con s in varie spedizioni contro la Persia. Tra loro no n ce n era uno che non fosse stato colpito dalla mazza del nemico e che a sua vo lta non avesse colpito. Secondo l'abitudine curda i soldati si disposero su due file e simularono uno sc ontro, sventolando i lacci come fossero davvero alle prese con il nemico volesse ro colpire a destra a sinistra. Khano era molto felice e domand a Giauzo: - Giauzo, avete solo soldati con mazze e lacci da farmi vedere? - Eccellenza, due anni fa mi diceste di costruire archibugi al posto di mazze e lacci. Noi abbiamo eseguito il vostro ordine, ma dall'autunno scorso purtroppo n on abbiamo trovato pi nessuno che potesse costruirli e quindi ora stiamo fabbrica ndo solo lacci e mazze. Ho saputo che arrivato un curdo da Amed che dicono costru isca lacci e mazze molto bene, tanto che le sue mazze fanno a pezzi chiunque col piscano, ma purtroppo ammalato. - Hai messo a sua disposizione qualche giovane in modo che possa imparare il mes tiere? - S, gli ho mandato quattro giovani svegli e intelligenti. Lui molto soddisfatto, ma non vi nascondo che ai giovani non piace costruire lacci e mazze. - Perch? - Dicono che con questi tipi di armi si possono eliminare solo gli uomin i meno forti e che preferiscono costruire archibugi, archi e frecce, scudi e spa de. Intanto in fondo alla sala si udiva della gente che cominciava a litigare. Sembr ava che avessero fatto arrabbiare il giovane che distribuiva le armi e ora, nono stante gliele chiedessero, lui non le consegnava. Tra la folla c'era un ragazzo robusto che quando muoveva le mani sembrava davvero un orso e diceva: - Per chi avete costruito tutte queste armi? Se non le usiamo in un giorno come questo, quando le dobbiamo usare? Volete forse che lo sci ci massacri di nuovo co me l'anno scorso? Dobbiamo vendicarci di tutto ci che ci ha fatto! Tra loro c'era un uomo maturo che cerc di calmare il giovane: - Questo non il luogo adatto per fare confusione, vieni che andiamo in udienza d a Khano, lui ci dar sicuramente le armi. Khano aveva udito tutta la discussione, allora si avvicin al deposito delle armi dove c'era un uomo con un vecchio cappello in testa tutto stracciato, con i fili penzolanti sul viso, che gli venne incontro e lo salut. Dal saluto sembrava che quell'uomo fosse cresciuto nelle corti degli aga, dei beg o degli emiri Khano gl i domand: - Cosa sta succedendo? Perch state discutendo? Ditemi. - Eccellenza, noi veniamo dai villaggi del sud, siamo senza armi e l'autunno sco rso lo sci ha ucciso molti dei nostri uomini, figli e padri e ci ha derubati. Non

c' casa che non sia stata saccheggiata. Siamo venuti qui per servire la nostra p atria, ma purtroppo i vostri uomini non ci vogliono dare le armi. Non si dice fo rse che l'esercito del nemico sia immenso? Il giovane parl con molta angoscia e dopo di lui un altro ragazzo con il turbante da mullh in testa un paio di baffi neri che gli stavano crescendo, senza salutar e e con faccia tosta disse: - L'anno scorso ho finito la scuola coranica sotto la guida di mullh Rashid. Anch 'io vengo dai villaggi del sud. Eccellenza, lo sci Abbas vuole occupare la nostra terra, vuole annientarci! Khano pens un po' e disse:: - Da chi hai sentito queste parole? - Eccellenza, l'autunno scorso con l'arrivo dell'esercito nemico Kully khan pres e alcuni dei nostri anziani in ostaggio e disse loro di avvertite tutti che i cu rdi dovevano convertirsi al loro rito. Khano guard gli uomini che erano intorno a lui: - Avete sentito lo sci cosa vuole da noi? Oltre ad occupare la nostra patria vuole anche convertirci con la forza! Giuro su Dio che non gli lascer realizzare il suo sogno. Khano ordin dunque di distribuire archi e frecce. Era gi pomeriggio ma il sole del l'estate bruciava ancora. Khano non riposava da alcuni giorni e dalla mattina al la sera girava tra la gente sudando molto, spesso tirava fuori il fazzoletto per asciugarsi la fronte. Quando torn al palazzo tre cavalieri gli andarono incontro ; due rimasero a cavallo mentre uno si avvicin a lui, lo salut e disse: - Eccellenza, dovevamo andare a Tabriz per concludere alcuni affari ed eravamo p er strada da alcuni giorni quando, arrivati al confine con la Persia, abbiamo vi sto un esercito cos grande che sembrava non avesse fine. Quell'esercito ormai sta raggiungendo i nostri confini... Khano and immediatamente con loro verso la sala delle udienze e mand a chiamare Gi auzo, Hamza Ciauash, Past e Asso Lakan; gli altri erano gi presenti. Poi disse ai tre cavalieri: - Raccontate ai presenti cosa avete visto. Dopo il racconto Khano disse ai capi dell'esercito: - Dobbiamo sbrigarci per bloccarli al confine, prima che mettano piede sulla nostra terra. Giauzo, tu manda avanti la compagnia di Shabab ma digl i che prima della partenza voglio vederlo. Giauzo avvert subito Shabab, che prima di andare da Khano pass a mettersi l'armatu ra nuova fatta su misura per lui. Quando arriv al palazzo, salut sedette al suo po sto. Appena lo vide Khano sorrise disse tra s: "Magari la mia trib avesse tanti uo mini come te!" Da tempo aveva notato la bravura e il coraggio di Shabab, per questo gli voleva molto bene e gli disse: - Shabab, tu devi partire ora con la tua compagnia per controllare l'esercito de lla Persia, proprio adesso abbiamo ricevuto la notizia che i nemici sono vicinis simi al nostro confine. Per il momento non devi farti vedere da loro e cerca di capire dove sono diretti che tipo di armi hanno. Va' torna presto per darmi noti zie. Shabab di nuovo salut ma mentre se ne andava si ricord di Dulbar. Non la vedeva da alcuni giorni la sorella Nan gli aveva detto che quel pomeriggio lei era andata dal mullh per fare un talismano, in modo che la spada del nemico non lo potesse c olpire. Shabab allora decise di andare direttamente dalla ragazza, non aveva tem po di mandare la sorella a cercarla e quindi pens di chiamarla dalla porta di cas a. Non era ancora arrivato quando per strada vide Kurshid che lo salut, ma lui non r ispose al saluto tra s disse: "Magari ci fossimo incontrati questa primavera, cos ti avrei mandato all'aldil". Kurshid sapeva che quel ragazzo era un uomo d'onore e non disse una parola. Shab ab, quando si avvicin a casa di Dulbar, vide il suo fratellino minore e lo chiam. Il ragazzo and subito da lui perch lo conosceva bene e gli domand: - Shabab, cosa vuoi? - Fa' il bravo, di nascosto va' a dire a Dulbar che Shabab la vuole vedere. Poi ti do dei soldini per comprarti i datteri. E il ragazzo rispose: - Da te non accetto soldi. Ora ti vado a chiamare Dulbar. Dopo neanche un minuto Dulbar apparve alla porta, guard intorno e vide che non c' era nessuno, allora and verso Shabab:

- Cosa c'? - Niente, volevo solo vederti perch il mio battaglione pronto a partire . - Dove andate? - A bloccare l'esercito della Persia prima che arrivi ai nostri c onfini. - Dio maledica lo sci, da molti giorni la gente qui nervosa e nessuno riesce a do rmire. - Dulbar rimase in silenzio, e di nuovo disse: - Dicono che sia un eserci to molto potente, come credi d'affrontarlo con un solo battaglione? - Per il momento devo fare solo un sopralluogo, per capire che armi usano e da d ove provengono. - Qui tante ragazze sono diventate soldati: vorrei partecipare anch'io alla guer ra, ma i miei genitori non accettano e dicono che al posto mio ci possono andare i miei quattro fratelli. A Shabab venne voglia d'abbracciarla, ma quando si guard intorno e vide un carova niere passare lungo la via si vergogn del suo pensiero. Si ricord quindi dell'ordi ne di Khano e disse a Dulbar: - Ti affido a Dio. - Vai cos presto? - Non posso trattenermi di pi, sarei gi dovuto uscire dalla citt m a ho voluto vederti prima. Dulbar e Shabab stavano ancora parlando quando si avvicin la mamma della ragazza: a lei piaceva molto Shabab e voleva che diventasse suo genero. Lui arross e cerc di andare via, ma la donna disse: - Vieni dentro, perch stai fermo qui? - Cara zia, ho molta fretta, devo partire c on il mio battaglione al pi presto. - Va bene, ma prima di andare entra in casa, quante volte sei venuto a trovarci quando eri ancora piccolo e ora che sei cresciuto e sei diventato un uomo ci hai dimenticati... - No, zia Aysha, io non vi dimenticher mai, giuro che non posso, devo andare, add io. Dopo queste parole Shabab tremando and via, ma non si ra allontanato di molto che Dulbar lo chiam: - Shabab, fermati! Ho dimenticato di darti il talismano del mullh di Hakkari, dic ono che un mullh molto esperto e il suo talismano protegge dalle frecce e dalle s pade del nemico. La ragazza corse in casa e pose il talismano in un sacchetto ricamato per metter glielo sotto il braccio sinistro. Quando Shabab si tolse la giacca, lei gli vide l'armatura e disse: - Grazie a Dio oltre al talismano hai anche l'armatura! Mentre Dulbar gli stava mettendo addosso il talismano Shabab le prese la mano e se la port al cuore. La madre di lei se ne accorse e lui dalla vergogna se ne and via. Aysha tra s disse: "Che Dio ti protegga, spero che Dio maledica lo sci della Persia e il re dei turchi, e che possano sparire dalla faccia della terra". Era da tempo passata la mezzanotte e Khano si stava ancora consultando con i cap i dell'esercito su come impedire l'avanzata del nemico. - Sapete cosa vuole lo sci Abbas? - disse improvvisamente Khano arrabbiato. - Se non lo sapete ve lo spiego io: lo sci vuole occupare la nostra terra, vuole farci pagare le tasse, servire la sua corte, convertirci al loro rito, ma soprattutto vuole che diventiamo i suoi mercenari e andiamo in guerra al posto suo per occu pare altre terre. Capite cosa vuole da noi? Quella sera Hamza Ciauash parl per ultimo: - Dovreste sapere bene qual l'obiettiv o dello sci della Persia: finora ci hanno attaccati pi volte ma non hanno potuto f are nulla, anzi hanno perso un comandante come Kully khan. Credo che questa volt a ci siano degli esperti con l'esercito. L'obiettivo dello sci questa volta quell o di annientarci, occupare la nostra terra e disonorare le nostre famiglie. Come potremo sopravvivere a tutto questo? Quando ero soldato dell'esercito turco ero quasi sempre in guerra e ho visto quanto i nemici possano essere spietati! Quella sera decisero di partire la mattina dopo, per bloccare l'esercito persian o prima che potesse mettere piede sulla loro terra. Il giorno seguente i raggi del sole stavano allontanando il buio della notte dal le montagne, cos belle che sembravano decorate d'oro e d'argento, quando Khano si

ferm nella parte alta del castello sul suo cavallo di razza. Tutto l'esercito er a sull'attenti e lui avanz verso i soldati. In quel momento gli vennero incontro lo sceicco Jalat e il mullh Rashid e lo salutarono. Khano rispose al saluto e lo sceicco disse: - Eccellenza, Dio vi protegga dalla potenza del nemico, sono sicuro che la vostr a spada taglier le teste del nemico, una dopo l'altra. Khano si avvicin a Jalat: - Sono molto soddisfatto di te, mio sceicco, ma sarebbe stato meglio che anche tu e il mullh Rashid veniste con noi in guerra, cos il nem ico si sarebbe stupito della vostra presenza. Lo sceicco Jalat rimase in silenzio per un po' poi, guardando il mullh, disse: - Allora verremo! La servit port loro dei cavalli e i due si misero subito accanto a Khano. Quest'ultimo fece un segnale a Giauzo per dirgli che dopo di lui parti sse anche l'esercito, preceduto da alcuni uomini che portavano la bandiera rossa ( 45) . In testa c'erano i soldati armati di giavellotti, poi quelli con le spa de e gli scudi, quindi quelli con le asce da combattimento, seguiti da quelli co n le scimitarre e per ultimi quelli con le mazze e i lacci. C'erano inoltre dei volontari, che, anche se non erano stati addestrati, erano comunque dei bravi gu errieri. Non c'era uno di loro che non fosse mai stato colpito dal nemico e che non avesse una cicatrice sul corpo. Fino a mezzogiorno l'esercito non fece alcuna sosta. Solo lontano dal castello K hano ordin ai suoi uomini di fermarsi vicino ad una sorgente. L'esercito si ferm, Khano chiam Giauzo e disse: - Bada che le truppe a piedi sono rimaste indietro, ricordati che stiamo andando in guerra e voglio che nessuno si stanchi durante la marcia, sappilo. - S, eccellenza, i vostri ordini non si discutono. Un esercito stanco non deve fa re la guerra, potrebbe essere sconfitto. Khano and verso la sorgente e quando vide un soldato che stava bevendo dell'acqua direttamente con la bocca gli disse: - Giovane, non sai forse che i curdi bevono l'acqua di sorgente aiutandosi con l e mani? Il giovane dalla vergogna si allontan e and verso il suo cavallo, mentre lui si mi se a bere l'acqua. Non si era allontanato molto quando vide un cavaliere correre cos forte che quasi non lo si vedeva tanta era la polvere sollevata dal suo cava llo. Alcuni giovani dissero: - Eccellenza, quel cavaliere dev'essere Shabab. Quando Shabab si avvicin era tutt o sporco di polvere e sudore, scese dal cavallo, salut Khano disse: - Eccellenza, non abbiamo raggiunto l'esercito della Persia, ma abbiamo incontra to alcune trib che stanno abbandonando la loro terra con le famiglie stanno andan do verso le alte montagne del nord. Dicono che in tutta la vita non hanno mai vi sto un esercito cos grande. Khano si preoccup e disse a Shabab: - Va' a verificare personalmente la situazion e. Non ti avevo mandato in missione per capire cosa pensa la gente. Shabab quando sent queste parole sal sul suo cavallo a testa bassa mentre stava pe r partire Hamza Ciauash gli disse: - Mi dispiace che un giovane cos abile e coraggioso dimentichi ci che gli stato af fidato, io non ti ho insegnato queste cose, vero? Shabab non disse neanche una parola e velocemente com'era arrivato se ne and vers o le montagne. Giauzo intanto port altre notizie: - La fanteria rimasta molto indietro. - Se cos, riposiamoci fino a quando non ci raggiungeranno - rispose Khano - poi partiremo tutti insieme, ma questa notte ci fermiamo qui. Dopo alcune ore arrivarono anche le truppe a piedi e Khano domand: - Come state, non siete stanchi? Il capo delle truppe si chiamava Askndar, era un anziano e rispose: - Se siamo stanchi adesso cosa faremo in guerra? Khano quando vide le vecchie ci catrici sul volto dell'anziano lo riconobbe e si ricord di lui: si chiamava Asknda r ed era un uomo coraggioso e un guerriero valoroso che aveva lottato contro i t urchi. Da tempo Askndar e la sua trib si erano uniti a lui. Quando la fanteria arriv vicino alle truppe che stavano riposando, Khano ordin di dare un cavallo ad Askndar, ma lui non accett:

- Chi sono io e cosa ho pi di loro per avere un cavallo? Khano si adir: - Non sei pi un giovane, questi sono tutti dei ragazzi, se continue rai a camminare cos le tue gambe non ti reggeranno pi, a quel punto chi guider i tu oi ragazzi? Non preoccuparti per loro, i giovani non si stancheranno. Askndar, come se avesse commesso un crimine rimase muto, poi disse: - Eccellenza, avete ragione, datemi pure un cavallo. Gli portarono dunque un cav allo gi sellato e lui come un ragazzo quattordicenne gli salt in groppa fece qualc he giro sventolando la sua spada a destra e a sinistra come in duello. I giovani scoppiarono a ridere e Khano disse: - Vedete questo anziano: non ha mai fatto alcun addestramento ma guardate con qu anta abilit e tecnica va a cavallo! Era una bella estate e il cielo era sereno. C'era un'aria fresca e le montagne, le colline e la pianura erano rivestite di fiori, non ci si stancava mai di guar dare quel bel paesaggio. Alcuni giovani stavano giocando a kalabard ( 46) , altr i raccontavano delle barzellette e ridevano, uno aveva fasciato la testa con un fazzoletto e con voce femminile diceva: - Passate pure, ragazze, e tagliatemi i capelli, il nostro asino non si trova. Gli altri giovani ridevano: - tale e quale il matto Ogda: guardate, per amore di un asino dice che gli taglino i capelli... Khano, vedendo i giovani allegri e per nulla preoccupati, tra s disse: "Mille gra zie, Dio, per fortuna loro non sono angosciati". Poi domand a Giauzo: - I musicis ti dei battaglioni sono arrivati o no? - S eccellenza, sono arrivati, come posson o i battaglioni rimanere senza musicisti? Ognuno ha portato i propri. Alcuni gio vani hanno portato con s tolm ( 47) e flauti, altri hanno portato shimshal ( 48) , e io ho portato Maraz. - Bravo Giauzo, dove Maraz, perch non si vede? - Eccellenza, dovevo dire a Maraz di stare vicino a voi, ma l'ho sistemato un po ' pi lontano.. - Se cos dite a Maraz di suonare il tulon ( 49) e ai ragazzi di cominciare a ball are. Giauzo rifer l'ordine a Maraz e quest'ultimo cominci a cantare una canzone di guer ra. I ragazzi e le ragazze prendendosi per mano cominciarono a ballare e a far f esta: la loro danza consisteva nel girare una volta a sinistra e due volte a des tra tirando fuori le spade. Poi venivano avanti e dicevano: "Non si pu, non si pu, non si pu". Quindi rimettevano prontamente le spade nel fodero e ripetevano il g iro di danza per due o tre volte. Ogni volta estraevano la spada, facevano qualc he passo avanti e dicevano: "Non si pu, non si pu, non si pu". La terza volta si gi ravano due volte a sinistra e una volta a destra sempre ripetendo la stessa fras e, sempre tirando fuori e mettendo dentro le spade. A Khano, mentre seguiva la d anza e ascoltava le formule del rito, parve che stessero attaccando il nemico e tra s disse: "Dio mi testimone, non si pu, vero, non si pu dare la propria patria a llo sci Abbas, non si pu dare la patria a questi serpenti!" Un po' pi su nel bosco c'era il battaglione di Asso Lakan: anche l si sentiva il s uono del flauto e si capiva che stavano ballando il sepei. Il sole era quasi tra montato e l'ombra degli alberi stava crescendo sempre di pi quando, dopo cena, Kh ano sal a cavallo e con tutto l'esercito ripart. I soldati vedevano a malapena dav anti a s: la terra era immersa nel buio e si intravedevano solo le stelle cadenti . Mentre camminavano si sentiva il rumore dei loro speroni sui sassi, nessuno os ava parlare. Uno degli uomini che erano nelle prime file disse a Khano che final mente la fanteria li aveva raggiunti. Quindi Khano ordin che si dicesse ad Askndar : "Il tuo battaglione si riposi qui questa notte e domani mattina partirete senz a fretta, finch potete state tranquilli". Quando le guardie di Khano portarono quest'ordine ad Askndar, lui disse: - Perch dobbiamo rimanere qui? Io vorrei andare da Khano. Askndar allora si rec da Khano e dopo averlo salutato con un inchino disse: - Eccellenza, chiedo scusa, voi avete ordinato che i soldati riposino qui questa notte, ma i miei soldati non sono stanchi, la marcia andata abbastanza bene, no n sarebbe meglio che piano piano vi seguissimo? Khano si stup che quell'uomo di ottant'anni potesse vederlo al buio e rispose all e parole di Askndar:

- No, Askndar, i tuoi uomini devono riposare, il tuo battaglione stanco e sai ben e che i soldati stanchi non possono fare la guerra. Purtroppo abbiamo ancora gio rni duri davanti, ascoltami, fa' riposare i tuoi soldati e lascia delle guardie attorno a voi, dovete essere attenti. Ad Askndar non piacque il suggerimento delle guardie e disse: - Eccellenza, non sono un bambino e non sono arrivato in guerra solo oggi, in fo ndo sono sempre quello di cui il re dei turchi diceva: "Prendetemi solo Askndar e non voglio altri!" Khano cap che l'anziano si ra un po' offeso con voce calma gli disse: - Askndar, io so chi sei tu e cosa hai fatto per il tuo popolo, ma credimi, non d ico questo per cattiveria. Tu sai quanta strada abbiamo percorso fino ad ora: l' uomo che non dorme morto. Perch non ascolti i miei consigli? Quando Askndar cap che era inutile arrabbiarsi disse: - Eccellenza, avete ragione, l'uomo stanco come se fosse morto, vi chiedo scusa, sono ai vostri ordini. E ritorn dai suoi soldati. Nel frattempo gli uomini a cavallo avevano oltrepassat o le montagne. C'era un silenzio assoluto, sembrava che anche gli alberi sapesse ro che era notte, per questo non si muoveva neanche una foglia. La servit prepar la cena per Khano; poi arriv suo figlio Sevddin che disse al padre : - Fratello ( 50) , la cena pronta, non hai mangiato nulla oggi, ti prego, mangia qualcosa. In quel momento arriv Shabab, che disse a Khano: - Eccellenza, oggi abbiamo preso due soldati nemici in ostaggio. - Dove sono? - Li faccio portare qui. - State a ttenti che non scappino durante la notte. Khano entr nella tenda e uno dei servit ori and a chiamare Giauzo e gli altri capi dell'esercito. Quando Giauzo arriv e vi de Shabab, disse: - Shabab, noto che non ti allontani mai da qui, non capisco come puoi eseguire i compiti che ti sono stati assegnati! Udito questo, Khano disse: - Giauzo, lascia in pace Shabab, oggi ha preso in ost aggio due soldati. - Dove sono? I capi quando sentirono del coraggio di Shabab lo guardarono con mo lto rispetto e ammirazione. Sevddin con un po' di invidia disse tra s: "Vedo che la tua fortuna sempre pi grande: Dulbar non vorr nessun altro che te". Appena Shabab vide che Sevddin lo stava guardando con malizia si ricord che una v olta, durante una scampagnata alla quale lui non era presente, Sevddin aveva fat to la corte a Dulbar. Quando glielo avevano raccontato lui non ci aveva dato mol to peso, ma ora che vedeva con i suoi occhi l'atteggiamento di Sevddin si arrabb i molto. Fuori dalla tenda si sentivano i lamenti dei soldati presi in ostaggio, mentre l i picchiavano; quando Khano si rese conto di ci che stava succedendo si adir forte mente: - Cosa questo? Picchiare un ostaggio non corretto. Possiamo ucciderli se hanno c attive intenzioni, ma picchiarli non dignitoso, cos si comportano turchi e persia ni. I soldati riposero: - Eccellenza, voi non sapete cosa hanno combinato sin da que sta mattina: a volte non stanno calmi si dibattono per terra, a volte non voglio no camminare e si impuntano come fa il bue. Per portarli qui abbiamo dovuto spin gerli; questo in particolare - indicando un soldato alto - appena andato via Sha bab si buttato per terra e da allora non si pi mosso. Ci mancava poco che lo ucci dessimo, ma Shabab ci aveva avvertiti che dovevamo portarli da voi sani salvi... Uno dei prigionieri era alto e magro e aveva dei gradi applicati sulla spalla, l 'altro ra basso e dallo sguardo furbo. Khano ordin di slegare loro le mani. Il basso chiese un po' d'acqua e gli fu data. Quando prese la ciotola gli tremav ano le mani; Khano, che conosceva la lingua persiana, gli domand: - A quale divisione appartenete? Nessuno dei due disse una parola. Khano ripet un 'altra volta la domanda: - Dite, a quale divisione militare appartenete? Non ricevendo alcuna risposta, K hano disse: - Meglio che parliate, non farlo a vostro svantaggio. Noi potremmo a

nche farvi parlare con la forza, ma preferiamo che voi lo facciate senza costrin gerci a farvi soffrire. Noi siamo curdi, non siamo come voi. Ancora una volta domand: - A quale divisione militare appartenete e dove siete di retti? Nessuno dei due rispose. Allora Khano disse a Giauzo in persiano: - Se cos vuol dire che sono proprio dei nemici: portateli dietro quei cespugli e uccideteli. Giauzo chiam due soldati che legarono le mani agli ostaggi e li portarono via. Kh ano disse, questa volta in curdo: - Eliminate per primo l'uomo alto, quello con i gradi, vedrete che l'altro comin cer a parlare. Appena li portarono dietro la tenda, Asso Lakan colp con una mazza al collo il so ldato persiano, che senza dire una parola si accasci a terra. L'altro cominci ad i mplorare di non ucciderlo e disse: - Risponder a qualsiasi cosa mi chiederete, basta che non mi uccidiate. Portarono quindi di nuovo l'ostaggio nella tenda. In quel tardo pomeriggio Khano interrog l'ostaggio, e cos riusc a capire l'obiettivo dello sci, e le armi segrete. All'alba l'esercito part di nuovo. Strada facendo incontrarono dei carovanieri e della gente che veniva dai villaggi in pianura e andava con tutta la famiglia ve rso le alte montagne. Salivano quella via con fatica e Khano domand loro: - Cosa vi successo? Dove siete diretti? Uno riconobbe Khano e disse: - Eccellenz a, dicono che di nuovo l'esercito della Persia stia per arrivare. Abbiamo paura che succeda come l'anno scorso, quando ci disonorarono. Vogliamo salvare le nost re famiglie in qualsiasi modo e per questo stiamo andando verso i villaggi in me zzo alle montagne, cos ci salviamo da questi pagani infedeli. Quando arriv nei pressi dei villaggi in pianura, Khano vide che erano ormai disab itati; not che molti avevano appena raccolto il fieno e l'avevano lasciato davant i alla casa, c'era solo qualche anziano che lo stava ancora raccogliendo. Tutti quelli che potevano prendere un bastone in mano erano andati in guerra o avevano portato la famiglia nelle montagne. L'esercito marciava da tre giorni e tre notti, e ogni tanto si riposava. Il quar to giorno, nel pomeriggio, si vide sulle cime delle montagne una piccola nube ch e a mano a mano diventava sempre pi grande e si avvicinava sempre pi all'esercito. Pi tardi cominci anche a soffiare un vento forte, in cielo c'erano lampi e tuoni e poco dopo cominci una pioggia violenta. Si sentiva l'odore della terra bagnata e l'aria era pi fresca. Shabab port la notizia che l'esercito persiano si stava av vicinando. A questa notizia l'esercito curdo si ferm e Shabab accompagn Khano su u na collina da dove gli indic la posizione del nemico. I persiani si trovavano in un luogo molto aspro e in quel momento moltissimi soldati stavano riposando. Era no talmente numerosi che non si riusciva a vedere neanche un palmo di terra. Kha no guard per un po' quell'esercito cos numeroso e disse tra s: "Dove posso attaccar li?" Mand subito a chiamare Hamza Ciauash, Giauzo, Asso Lakan, Past e anche Askndar, l'a nziano. Anche loro da quella altezza guardarono l'esercito della Persia e Past di sse: - Io ho visto molte guerre e molti eserciti nemici, ma non ho mai visto un eserc ito cos grande e potente. Asso Lakan sorridendo disse: - Vuol dire che stai morendo di paura. - No, non ho paura, i nostri antenati dicevano che chi taglia la testa con il rasoio non ha bisogno del pettine. I capi osservarono con molta attenzione l'esercito nemico. Tutti erano immersi n ei loro pensieri, tutti si chiedevano come sconfiggere il nemico e a come salvar si. Nessuno parlava finch Khano disse: - Vedete che la parte sinistra di quella valle piena di nemici, bisogna che qual cuno vada l. Khano non aveva ancora finito di parlare che Askndar intervenne: - Date a me questo compito! Khano si gir, guard Askndar ma non disse niente. - Le truppe di sinistra le affido a te, Hamza Ciauash, quelle di destra a te, As so Lakan e quelle centrali a te, Past.

Askndar sconsolato domand a Khano: - E io cosa faccio qui? Khano cap che l'anziano di nuovo si era offeso, allora si avvicin e gli disse: - Caro Askndar, quando io combatter, anche tu con i tuoi soldati scenderai in camp o. Non vedi come siamo stati circondati dal nemico? Tutti noi, compresi donne, u omini e bambini non siamo che met di loro. Gli attacchi e le offensive saranno ta nti che ti potrai sfogare anche tu. Le parole di Khano avevano consolato nuovamente l'anziano che con volto pi sereno disse: - Eccellenza, far ci che voi decidete. Khano diede dei consigli ai soldati: - Ci s iamo avvicinati troppo al nemico. Se ci attacca non riusciremo a salvarci da que sta armata cos forte e numerosa. I soldati a piedi devono allontanarsi e Askndar l i deve portare alla sorgente Trsciac, cos ci sar pi spazio sul campo di battaglia e potremo muoverci meglio per combattere. Domani dobbiamo attaccarli all'alba, pri ma che si accorgano di noi e quando il loro esercito non ancora tutto unito, alt rimenti non riusciremo a sconfiggerli. Colpite la testa dell'esercito finch sono ancora assonnati, dopo scappate e fate in modo che vi seguano, venite nella nost ra direzione e passate vicino a noi che ci nasconderemo, perch non ci devono vede re. Portateli fino alle montagne cos si stancheranno, a quel punto io e Giauzo li attaccheremo e li annienteremo. Durante l'imboscata rimanete nei paraggi, perch noi dopo averli indeboliti li porteremo di nuovo verso voi. A quel punto saranno stanchi e sconfiggerli non sar pi difficile. Dobbiamo cancellare le loro facce da lle nostre montagne. Non abbiamo altre alternative. Cosa ne pensate? Tutti insieme i capi dissero che erano d'accordo con lui, solo cos avrebbero potu to sconfiggere un esercito tanto grande. Era gi buio e il cielo era sereno. Khano si era riposato un po' in mezzo al prato , aveva posto una mano sotto la testa e guardava il cielo pieno di stelle, molte erano in coppia, altre in gruppo, alcune sole: sembravano delle ragazze curde d urante una scampagnata. Quelle in coppia si stavano raccontando le loro storie d 'amore, quelle in gruppo erano occupate a spettegolare tra loro, quelle sole sem bravano le ragazze date in sposa dai genitori ad un vecchio, contro il loro desi derio, per questo erano cos tristi non avevano nulla da dire alle altre sorelle s telle. La servit prepar la tenda per Khano e poi il letto. Sevddin venne a chiamare il pa dre mentre, steso sul prato, con angoscia continuava a pensare a come poteva sal vare il suo popolo da quella sciagura. Non dubitava che avrebbe sconfitto il nem ico, ma pensava a quanti soldati sarebbero stati uccisi e a quanti si sarebbero salvati. Mentre era assorto in questi pensieri, Sevddin gli si avvicin e disse: - Fratello, la servit ha preparato sia la tenda che il letto. Vieni, in questi gi orni hai dormito pochissimo. - Giovane Sevddin, chi vuoi che riesca a dormire nel letto. Va' a prendermi la s ella del cavallo che la metto sotto la mia testa, cos cercher di riposarmi. Dopo che Sevddin si fu allontanato, Khano divent di nuovo ansioso. Pensava che er ano in una situazione difficile, ma non potevano fare altro che difendersi. In q uel momento si ricord di quei feudatari che avevano tradito il loro popolo andand o dallo sci Abbas: per un momento pensava di chiedere aiuto agli azerbaigiani, pe rch lui li aveva aiutati diverse volte contro lo sci della Persia, oppure di chied ere aiuto alla gente di Shamdinan, ma poi diceva tra s: "Ma noi non abbiamo ancor a cominciato la guerra, chiedere aiuto e solidariet ora sarebbe vergognoso per de i veri uomini". Mentre Khano era ancora immerso in questi pensieri Sevddin port la sella, ma sicc ome vide che suo padre stava pensando non disse nulla, pos la sella accanto a lui , ritorn indietro e se ne and. Khano era talmente stanco che si addorment subito. Al sorgere del sole si svegli: non sapeva quanto avesse dormito, ma sembrava che fosse il sole ad averlo svegliato dicendogli: "Alzati, ora il momento di attacca re il nemico". Apr gli occhi e vide che i suoi soldati stavano facendo pascolare i loro cavalli, anche loro erano stanchi e sbadigliavano. Allora and dal figlio Sevddin che era sdraiato sul prato con la mano sinistra sotto la testa e quella destra sulla spa da. Khano si chin su Sevddin e disse:

- Sevddin, mio caro figlio, alzati, ora. Il figlio quando sent la voce del padre si alz in piedi, il copricapo gli stava cadendo ma lo prese al volo. Shabab si av vicin a Khano e lo salut: - Eccellenza, ieri ho mandato due uomini a controllare l'esercito dello sci. Sono tornati da poco. - Bene, che novit hanno portato? - La novit che sono arrivati dei cavalli carichi di materiale per l'esercito nemico. - Non hanno saputo di che si tratta? - Dicono che siano tutti viveri. I giovani sostengono che i soldati persiani stanno dormendo senza alcuna preoccupazione: h anno persino preso due pezzi di legna ardente e loro non se ne sono accorti. Era l'alba, appena i raggi del sole colpirono la terra i soldati curdi come falc hi attaccarono improvvisamente da tutte le parti l'esercito della Persia. Il nem ico ignaro stava ancora dormendo. Attacc per primo Hamza Ciauash con i suoi solda ti, dalla parte opposta attacc Asso Lakan e al centro Past. Quando si fece giorno i soldati di Khano avevano ormai colpito centinaia di persiani. Questa aggressione improvvisa all'alba fece diventare pazzi i soldati dello sci: alcuni, confusi, non sapevano cosa fare dalla paura e intorno si udivano solo i lamenti dei feriti. Khano osserv Hamza Ciauash: quando attacc un quartiere dei com andanti con il suo giavellotto apr la tenda, poi entr, li calpest con la spada li a nnient. Il sole aveva appena colpito le montagne dove stava riposando l'esercito della P ersia. L'offensiva dei coraggiosi soldati curdi era riuscita e Khano, felice, di ceva: - Attaccateli, date loro una lezione che non devono pi dimenticare e che li far pe ntire di ci che hanno compiuto. I soldati persiani stavano subendo un brutto colpo, ma quelli che stavano riposa ndo pi lontano si svegliarono per il rumore e subito si prepararono per attaccare i curdi. Uno dopo l'altro si misero in fila come in una catena, e sembrava volessero circ ondare i curdi per annientarli definitivamente. Khano quella mattina sent la voce del loro capo che diceva: - Tand, tand, tand ( 51) ! Mentre si muovevano verso i soldati curdi non sapevan o che questi avevano massacrato i loro compagni, per questo stavano venendo molt o velocemente, ma Khano subito cap questa loro strategia di guerra e disse: - Vogliono circondare i nostri soldati, per questo stanno venendo in silenzio. S evddin, figlio mio, affrettati, va' tu per quella valle e riferisci a Hamza Ciau ash che si ritiri perch andato troppo avanti che lo dica anche ad Asso Lakan. Sevddin sal sul suo cavallo, and verso la valle improvvisamente vide Hamza Ciauash che correva in ritirata e poi vide che anche Asso Lakan correva in ritirata e c os pure Past. Sembrava che tutti fuggissero dall'esercito della Persia. Khano diss e a Giauzo: - Vorrei vederti in azione Giauzo, sono sicuro che anche questa volta tu dimostr erai la tua bravura e il tuo coraggio. Allora tu va' l - Khano allung la mano per indicargli il posto - e io rimango qui. E continu: - Sevddin, tu porta con te cento giovani dal sangue caldo e tendete un 'imboscata in quella valle: quando passeranno davanti a voi li dovrete attaccare , ma attenzione che non vi circondino. Giauzo era veramente un guerriero coraggioso, molte volte era caduto nelle imbos cate dei soldati persiani, ma grazie alla sua bravura e al suo coraggio era semp re riuscito a sopravvivere e addirittura a massacrare il nemico. La gente diceva che era impossibile colpirlo perch sotto i vestiti aveva la pelle del lupo. Giau zo and dunque dove gli era stato indicato da Khano, che invece rimase in una posi zione alta per osservare come guerreggiavano coraggiosamente i giovani curdi. Er a mezzogiorno e quando Khano vide i soldati di Asso Lakan e gli altri scese da u n'altura, and verso loro e cominci a dare consigli. Appena l'esercito della Persia raggiunse quello di Khano fu improvvisamente bloc cato: Khano da una parte e Giauzo dall'altra attaccarono e Sevddin diede il colp o finale. Il capo dell'esercito rimase stupito perch non aveva mai visto questa t attica di guerra. Sevddin si lanciava tra le loro file e li attaccava a destra e a sinistra, abbattendoli.

Khano, quando vide che Sevddin stava combattendo con tanta grinta e coraggio pen s: "Grazie a Dio ho avuto dei figli che un giorno potranno prendere il mio posto" . Da quel momento cominci una vera e propria battaglia; i soldati persiani erano mo lto confusi e si tiravano indietro. I loro cavalli erano stanchi e non riuscivan o a sfuggire ai soldati di Khano; in quel giorno ne massacrarono tanti che si po teva parlare di 'fine del mondo', come diceva lo sceicco Jalat. Giauzo non era grande e grosso, ma basso e robusto. Come un lupo saltava a caval lo e aggrediva il nemico aggrappandosi a lui: la sua velocit era tale che sembrav a non ci fosse nessuno sul dorso di quel cavallo, uno degli animali pi belli e pi forti del castello di Dimdim. Quando Giauzo vide l'esercito persiano davanti a s, prese il suo cavallo e come un falco gli piomb addosso: quelli in prima linea no n riuscivano a bloccare questa forza che veniva avanti. Giauzo rispetto ad altri capi era giovane e aveva combattuto coraggiosamente in molte guerre a fianco di Khano. Per questo lo aveva nominato capo dell'esercito e durante la guerra dimo str che si meritava veramente quella carica. Da qualsiasi parte attaccasse sembra va che facesse cadere i soldati persiani come erba tagliata dalla falce. Nonosta nte le truppe di Khano avessero massacrato moltissimi soldati, i nemici aumentav ano. Lo sci Abbas per impadronirsi del castello di Dimdim aveva mandato un eserci to talmente numeroso che via via nuovi soldati venivano in aiuto ai combattenti. Ormai la giornata stava per finire e le truppe persiane si riunirono e insieme attaccarono di nuovo Khano, che subito cerc di allontanarsi, per tornare indietro dopo un po' e as-salirle annientandole. In questo modo riusc a decimare i nemici a spingerli verso gli uomini di Hamza Ci auash e Asso Lakan dicendo: "Ecco, ora sono vostri". Di nuovo i giovani curdi attaccarono i superstiti, con tanto impeto che i capi d ell'esercito persiano dicevano tra s stupiti: "Ma questi curdi nascono dalla terr a!" Era buio quando giunse la notizia che era stato ucciso Past. Portarono la sua sal ma da Khano, che disse: - Dobbiamo prendere l'esempio di Past, che coraggiosamente ha dato la vita per im pedire al nemico di mettere piede nella terra dei nostri padri e antenati e salv are l'onore delle nostre famiglie. Cos diventato un martire. Khano poi and davanti alla salma e continu: - O nostro campione, misericordia per l'anima tua: non devi essere invidioso di noi, noi siamo invidiosi della tua sor te. Te ne andrai coraggiosamente sotto la terra fredda e silenziosa. Tutti quelli che erano intorno alla salma di Past insieme ripeterono: - Fino all'ultima goccia di sangue nelle nostre vene lotteremo per la patria. Poi aggiunsero: - O nostro campione, misericordia per l'anima tua: non devi esse re invidioso di noi, noi siamo invidiosi della tua sorte. Te ne andrai coraggios amente sotto la terra fredda e silenziosa. In questa guerra i soldati persiani capirono che i curdi non erano pi quelli di u na volta, quando combattevano senza esperienza. Da allora si erano organizzati i n un esercito potente e conoscevano la disciplina della guerra e tutte le tattic he di combattimento. Il capo dell'esercito persiano fra s disse: "Se cos, vuol dire che il re dei turch i li sta aiutando". A Khano era abbastanza chiaro che lo sci anche questa volta aveva mandato un eser cito pi grande del precedente, che questa guerra sarebbe stata molto dolorosa e m olta gente sarebbe morta, ma non aveva dubbi che avrebbe sconfitto il nemico per ch aveva fiducia nei suoi uomini e in se stesso. Il pomeriggio l'esercito persiano si stava ritirando e l'esercito di Khano lo in segu fino a che divent buio e arrivarono a un villaggio. Khano cap subito quale era la tattica del nemico e non l'insegu dentro il villaggio. Era triste vedere gli anziani inermi di ottanta, novanta anni che per salvarsi e rano costretti a nascondersi dentro a buche scavate nelle case e nelle caverne. Nonostante ci molti erano stati fatti a pezzi, ed erano stati bruciati dentro i f orni. La vista di tutto ci stimol ancora pi i soldati alla lotta. Quando portarono allo sci la notizia che l'esercito non era ancora arrivato al ca stello di Dimdim che le truppe erano state massacrate dai nemici, lui si meravig

li che non avessero gi occupato il palazzo. Mand allora un altro esercito per aiuta re i suoi soldati, ma Khano non lasci che arrivasse nella pianura dove c'erano gl i altri persiani. Molte volte Hamza Ciauash diceva a Khano: - Eccellenza, io sono stato nelle file dell'esercito dei turchi e ho visto molte guerre, ma quando i turchi con la forza delle loro spade sottomettevano altri p opoli, gli eserciti avversari non si opponevano con la stessa forza con cui noi ora affrontiamo l'esercito persiano: se lo avessero fatto il loro re non si trov erebbe nella situazione attuale. L'esercito curdo e quello persiano ora prendevano prigionieri. Abbas li faceva u ccidere e anche Khano faceva tagliare la loro testa e la faceva scivolare dalle montagne fino al campo nemico. I persiani, quando vedevano le teste mozzate, rim anevano sconvolti dalla paura e protestavano tra loro: - Non sappiamo perch lo sci ci ha mandato in queste montagne, che vantaggio ha ad occupare questo posto? Abbas intanto era ansioso di mandare un altro esercito in aiuto ai suoi uomini e d era consapevole dei danni subiti. Decise quindi di provare con un'altra tattic a: mand da Khano un messaggero per dirgli che se si arrendeva lo sci lo avrebbe no minato capo dei curdi della Persia e gli avrebbe dato il titolo di khan. Tutti i mesi avrebbe ricevuto del denaro ma la sua trib avrebbe dovuto riconoscere l'aut orit dello sci Abbas. Nello stesso periodo, per ordine di Khano, Askndar e il suo esercito stavano dife ndendo una parte del territorio non lontana dal castello. C'era un coordinamento militare tra i soldati di Askndar, Khano la divisione di Shabab. Il sole era appena sorto, si sentiva ancora il canto delle pernici e un debole v enticello muoveva appena le foglie degli alberi. Un giovane soldato di Askndar ch e stava in trincea per controllare se il nemico avanzasse sent un rumore dietro a i cespugli vicino alla sorgente. Il giovane tra s disse: " probabile che sia un or so". And subito da Askndar: - C' qualcosa che si sta muovendo dietro quei cespugli e sta venendo verso noi. Askndar cap che non si trattava di un orso ma probabilmente di un'imboscata dei so ldati persiani. Mand dieci uomini a controllare, mentre il sole era ormai alto e rendeva tutto chiaramente visibile. Askndar disse ai soldati: - Circondate la zona, io sto arrivando. Quando si avvicinarono alla sorgente vid ero un uomo uscire improvvisamente dai cespugli e venire verso di loro. Gli grid arono: - Chi sei? Fatti riconoscere. L'uomo ansante, con il sudore alla fronte disse: Sono stato mandato dallo sci Abbas per parlare con Khano. Uno dei soldati stava gi preparando una freccia per colpirlo, ma Askndar disse: - Non uccidetelo, legategli le mani e portatelo in udienza da Khano. In quel momento arriv anche Shabab e domand: - Novit? Askndar gli raccont l'accaduto e Shabab disse: - Bendategli gli occhi secondo la legge, lo porter io da Khano. U na volta arrivati al palazzo gli slegarono le mani, gli tolsero le bende e Khano gli domand: - Da dove vieni, chi ti ha mandato e perch sei venuto qui? L'uomo si alz in piedi e si inchin per tre volte, poi disse: - Grazie a Dio sono arrivato da voi sano e salvo. Mi ha mandato lo sci Abbas per riferirvi che non vuole pi continuare la guerra: ha giurato sul Corano che ritire r il suo esercito vi riconoscer come khan del Kurdistan della Persia; non far del m ale n a voi n alla trib e ogni mese vi dar del denaro. L'unica cosa che vi chiede ri conoscere la sua autorit. Lo sci mi ha mandato per riferirvi questo, ma aspetta an che una risposta. In quell'udienza c'erano anche Asso Lakan, Hamza Ciauash Giauzo. Khano si arrabb i moltissimo per quelle parole e disse: - Va' riferisci allo sci Abbas che non voglio diventare khan: io mi chiamo Khano e questo un nome curdo. Non ho bisogno di altri titoli. Voglio che lo sci Abbas c i lasci in pace e non mandi pi il suo esercito per occupare il nostro territorio. Questo pezzo di terra dei nostri antenati e lui lo vuole per s! Ditegli anche ch e io non sono come quei curdi che hanno tradito il loro popolo: se non accetta e non se ne va dalla nostra terra noi continueremo la guerra. Le sue promesse e i

suoi giuramenti per noi non hanno alcun valore, non ci venuto altro che violenz a da lui. Disse quindi a Giauzo: - Affidatelo a Shabab, che lo porti via e che arrivi sano e salvo dallo sci Abbas. In quei giorni le pianure della Persia erano ancora calde e sembrava estate. L'e sercito di Khano non aveva avuto molti danni, al contrario di quello persiano. Quando il messaggero ritorn dallo sci Abbas gli rifer la risposta di Khano lui comi nci ad andare avanti e indietro pensieroso e infine disse: - Com' possibile ci? Un curdo delle montagne che non vuole obbedirmi? Chi ha fatto in modo che le trib dei Luri e dei Baktiari andassero sulla retta via diventando miei sudditi? Giuro che anche tu Khano dovrai fare la loro fine. Lo sci ordin al capo dell'esercito di occupare il castello prima dell'inverno, alt rimenti la situazione si sarebbe aggravata. Seyffull khan, il capo dell'esercito persiano, appena sent l'ordine scrisse una le ttera allo sci: "Eccellenza, Khano ha annientato il nostro esercito. Devo dire la verit, non sapp iamo da dove vengano fuori questi curdi. Dubito di riuscire ad occupare cos prest o il castello, sono mesi che i nostri soldati non si riposano." Dopo aver letto la lettera di Seyffull khan lo sci la strapp e mand uno dei ministri a chiamarlo immediatamente. Quando vide il ministro di Abbas, Seyffull khan tra s disse: " chiaro perch mi ha ch iamato, mi metter in prigione subito, ma forse meglio la prigione di questa situa zione". Seyffull khan affid l'esercito al ministro e and in udienza dallo sci a Teheran. Abb as non lo lasci nemmeno entrare a palazzo e ordin di arrestarlo metterlo in prigio ne. Quando Seyffull khan arriv davanti al portone del palazzo, dunque, uno dei gua rdiani lo prese e lo port in prigione. Intanto Sardar khan, un uomo molto malvagi o, ra in udienza dallo sci Abbas. Sardar khan aveva due occhi furbi: quando senti va che lo sci aveva bisogno di qualcosa andava subito da lui come un lupo, per ve dere di che lavoro si trattava. Con la sua disonest ra riuscito a sottomettere le popolazioni delle trib curde dei Luri e dei Baktiari per poi massacrarli: era un uomo senza scrupoli. Lo sci Abbas si fidava molto di lui e gli disse: - Sardar khan, questa volta mander te in missione, ma non fare come Seyffull khan, quel figlio di cane! A qualsiasi costo devi occupare il castello e mi devi port are anche questo curdo sano e salvo. Sardar khan dopo queste parole si inchin tre volte davanti allo sci, il quale fu s icuro che avrebbe eseguito il suo ordine senza battere ciglio e gli disse: - Sardar khan, tu non sei un uomo a cui bisogna dare dei consigli: sei riuscito a sottomettere le trib dei Luri e dei Baktiari, hai domato la loro rivolta e ora sono come pecore: ogni anno mi mandano molto oro per pagare le tasse. Va', buon viaggio figlio mio. A Sardar khan piacquero le parole dello sci Abbas. S'inchin due o tre volte e se n e and. Il giorno stesso port con s qualche servitore and verso il castello di Dimdim. Appe na arrivato sul luogo della battaglia vide che l'esercito era in una pessima sit uazione. I soldati persiani erano abili, ma i curdi li avevano talmente spaventa ti che appena sentivano il nome di un curdo scappavano via. Sardar khan un pomer iggio chiam i capi e domand loro: - Dite la verit, come state? Cosa vi manca? Avete da mangiare? Uno dei capi, che conosceva molto bene Sardar khan perch era andato con lui in gu erra contro le trib dei Luri e dei Baktiari si alz, lo salut e disse: - Sardar khan - quando lo nomin gli altri capi si scambiarono degli sguardi - gra zie allo sci non abbiamo bisogno di nulla, se vi riferite ai viveri abbiamo gi mol te pecore rubate ai curdi. Questa gente non come quella delle trib dei Luri e dei Baktiari, quando comincia la battaglia nessuno si accorge da dove escono, si ab battono su di noi come la grandine e con le loro spade ci hanno massacrati. Da q uelle montagne buttano gi le teste decapitate dei nostri uomini. Giuro su Imam Al che ci sono stati dei giorni in cui c'era sangue dappertutto, chiedetelo agli al tri capi. Non sappiamo proprio dove si nascondano...

Quando il capo nomin le due trib, Sardar khan domand: - Tu come sai che le trib dei Luri e dei Baktiari sono curde? - Eccellenza, in quella guerra voi eravate il capo dell'esercito, e io ero il ca po di un battaglione, ma in questo momento sono io il capo dell'esercito. Sardar khan cap che questi curdi non erano come quelli delle trib dei Luri e dei B aktiari, questi erano dei veri guerrieri. E gli era anche chiaro che Seyffull kha n non aveva portato tutto l'esercito in guerra. Da quando Sardar khan era arrivato, gli attacchi erano diminuiti. Khano disse a Giauzo: - Che notizie ci sono, non sentiamo pi il nemico: questo lo ro silenzio nasconde qualcosa. Dobbiamo stare molto attenti, magari vogliono cir condarci, hanno un esercito molto numeroso... Khano and a verificare personalmente una per una tutte le divisioni, mise nelle p rime file i battaglioni dei lacci e mazze e prese lui il comando. Quando portarono la salma di Past per seppellirlo nel castello, la moglie Zayda k han e la sua trib giurarono sulla sua tomba di vendicarne il sangue. Sette giorni dopo la morte del marito, Zayda khan scelse mille uomini armati della sua trib, divenne il loro capo e and in guerra. Il sole era appena tramontato e si sentiva ancora il canto degli uccelli. Una delle guardie di Hamza Ciauash disse: - Eccellenza, sta arrivando un grande esercito... Khano domand: - Stanno arrivand o per la strada maestra o per la scorciatoia? - Per la strada maestra. Hamza Ciauash disse: - Soldati, all'erta! Quando videro le truppe di Zayda khan, Hamza cap che erano curdi dal copricapo e perch parlavan o in curdo sottovoce. Allora tra s disse: "Questi saranno dei curdi traditori che lo sci Abbas ha mandato contro di noi e vogliono circondarci". Subito domand: - Chi siete? - Siamo gente del castello di Dimdim, siamo della trib di Malarand e vogliamo dare il nostro aiuto a Khano. La voce femminile turb Hamza Ciauash. Zayda khan lo riconobbe e disse: - Hamza Ciauash, non ti nascondo che nel momento in cui mio marito fu ucciso giu rai di andare in guerra al posto suo. Allora Hamza Ciauash riconobbe Zayda khan, di cui era stato molte volte ospite e disse: - Sorella, meriti veramente di rappresentare le donne curde. Va' e che Dio sia c on te.. I servitori portarono la notizia a Khano: - arrivata Zayda khan con un battaglio ne di mille uomini e chiede udienza. Khano pens un attimo: - Chi Zayda khan? - E aggiunse: - Lasciate che venga, vedia mo a quale trib appartiene! Il figlio Sevddin disse: - Fratello, non sai forse che Zayda khan la moglie di P ast e che della trib di Malarand? Khano in quel momento si ricord che alcuni anni prima, quando lo sci Abbas aveva m andato la trib di Shkaki ad attaccarli, Zayda khan era una ragazza giovane, ma av eva combattuto con molto coraggio, come solo pochi uomini forti avrebbero potuto fare. Con tre ragazze sue coetanee aveva bloccato la strada a tre uomini della trib di Shkaki, ucciso due di questi e ripreso tutto il bestiame che avevano rubato alla sua gente. Zayda khan arriv all'udienza di Khano, s'inchin come un capo vero e proprio e diss e: - Eccellenza, voi siete il padre di tutti. Mio marito non ha avuto figli, se ne avesse avuto uno sarebbe andato al suo posto in guerra. Amava molto la sua patri a e per il Kurdistan ha dato la vita. Io ho giurato sulla sua tomba che sarei an data a combattere. Cos ho portato con me mille uomini per darvi una mano. Zayda khan era una donna alta e dai capelli biondi, tra cui aveva messo due fogl ie. Il suo viso era bruciato dal sole, le sue guance erano rosse come le mele, i suoi occhi erano rotondi e aveva labbra rosse sottili. Come simbolo di lutto si era vestita tutta di nero. Quando termin di parlare Khano disse: - Figlia mia, tu onori la tua patria, in un momento molto critico e angosciante. Noi crediamo nella nostra forza e abbiamo fiducia in noi stessi. Il latte che h ai ricevuto da tua madre virtuoso, sei la benvenuta ai miei occhi.

Quando Sardar khan cap perch i suoi soldati non avevano potuto occupare il castell o, raggrupp tutti i capi e disse: - Domani mattina attaccheremo, deve essere pronto tutto l'esercito, ma non ci mu overemo finch non sorger il sole, perch i nostri soldati non possono combattere al buio in queste strade di montagna cos scivolose. una vergogna per l'esercito dell a Persia che non riesca a sconfiggere questi pochi curdi. Ora ognuno torni nella sua divisione, ci vediamo domani. La mattina del giorno dopo il sole era appena sorto e c'era un vento calmo che v eniva dalle alte montagne e portava a valle il profumo dei fiori e del basilico. Khano aveva condotto con s i lanciatori di mazze e lacci. Mentre li stava saluta ndo improvvisamente l'esercito della Persia li attacc: Khano e i suoi compagni ri sposero all'attacco e come dei leoni annientarono i nemici. L'esercito della Per sia cominci a scappare e Sardar khan gridava: - Soldati, siete veramente paurosi, dovete resistere, non scappate, non scappate ! Anche Hamza Ciauash attacc dalla sua parte, poi tocc a Zayda khan che con voce fem minile gridava: - Stanno attaccando il castello di Dimdim le pianure intorno: questo il sangue d ei curdi che scorre nelle valli, guardate i cadaveri dei soldati persiani, ascol tate il lamento dei feriti, non possibile, non possibile che i curdi possano sot tomettersi allo sci. Fratelli, attaccate e vendicate Past il cacciatore. Cominci una battaglia che, come dicono i curdi, avrebbe provocato alle donne un a borto spontaneo dalla paura. Le teste dei soldati persiani si accumularono una s opra l'altra, ma nonostante tutti questi morti l'esercito nemico aumentava sempr e pi. Furono uccisi molti soldati perch non erano esperti come i curdi e non conos cevano quelle montagne e vallate. Purtroppo anche Khano aveva perso non pochi uo mini. Il pomeriggio Khano s'accorse che l'esercito della Persia li aveva circondati. Q uando divent buio, allora ritir il proprio esercito e and verso le montagne. Poi or din di bloccare ogni strada o sentiero che portava al castello e di stare attenti a non colpire i carovanieri di passaggio. Lui and al castello. Era tardo pomeriggio e decise di convocare immediatamente il Consiglio. Quindi d isse al responsabile delle riunioni: - Manda a chiamare tutti i membri del Consiglio. Khano aveva capito che i soldat i del nemico erano pi numerosi delle stelle in cielo, e nonostante li avessero de cimati aumentavano sempre pi. Tra s disse: "Che invadano pure il castello, non div enter mai un loro alleato e non mi vender mai". Mentre Khano stava pensando, il re sponsabile delle riunioni apr la porta, entr e disse: - Eccellenza, abbiamo avvertito tutti tranne i capi della trib di Malarand che no n si trovano. Khano lo interruppe: - Mandate a chiamare Zayda khan, visto che ha preso il post o del marito: ora lei il capo della trib. La chiamavano Zayda khan perch era la figlia di un beg, che un titolo nobiliare. Sin da ragazza si era innamorata di Past il cacciatore, ma i suoi genitori non vo levano darla in sposa a uno che d'inverno si vestiva soltanto di pelli per andar e a caccia, nonostante fosse un uomo famoso per il suo coraggio. A casa sua c'er ano molte teste di animali feroci appese al muro. La gente raccontava che un gio rno Past Zayda khan si erano incontrati in un rifugio e quando lo vennero a saper e i genitori della ragazza il padre di lei, Sheuket beg, mand venti cavalieri a c ercarli dicendo loro: - Uccidete quel figlio di cane, tagliate i capelli di mia figlia e portatemeli q ui. Sheuket beg veniva dai paesi dei turchi e andava al castello solo d'estate. L Pas t aveva conosciuto Zayda khan, si erano innamorati e avevano giurato che sarebber o rimasti insieme per tutta la vita fino alla morte. Dopo due o tre estati Past c erc di portarla via, ma non ci riusc se non la quarta estate. Durante la fuga Past da lontano vide i cavalieri del padre di Zayda khan, allora la nascose nel bosco e li attacc come una tigre, uccidendo due di loro e ferendone un altro, mentre i l resto scappava.

Quando arriv Zayda khan, Khano cominci a parlare: - Voi sapete bene che l'esercito nemico questa volta non come quello precedente. Quando ci attaccavano con qualche migliaio di soldati li abbiamo sempre respint i e non abbiamo mai permesso che mettessero piede nella nostra terra. Ma ora non sono n ventimila n quarantamila, bens pi di centomila. Adesso dobbiamo affrontare i l nostro destino e decidere cosa fare: o ci consegniamo a loro e lasciamo che oc cupino la nostra terra perdendo l'onore per sempre, oppure difendiamo il castell o e rimaniamo dentro combattendo fino all'ultimo uomo. Quando fin di parlare Khano come un falco scese dal suo posto e guard in faccia i membri del Consiglio per capire cosa diceva il loro viso e tutti giurarono che a vrebbero difeso ogni pezzetto della loro terra. Ormai era notte inoltrata e tutt i andarono via, mentre l'esercito del nemico aveva circondato il castello. Khano diede ordini per organizzare la resistenza: si piazzarono i cannoni sulle mura e si bloccarono tutte le porte della citt. Prima per si portarono donne, bamb ini, anziani e malati dei villaggi limitrofi dentro il castello. Era tutto pieno , dalle botteghe alle stalle. Khano ordin a Kurshid il controllore di avere cura di quella gente e di soddisfare le sue esigenze. Tutti i soldati tornarono al castello. La gente di Brodar sub l'assedio per alcun i giorni. Una volta Nan incontr Dulbar e disse: - Hai sentito che Kurshid si d da fare in que ste giornate cos tragiche? - No, non ho sentito, cosa fa? - Dicono che Khano gli ha affidato l'assistenza a tutta la popolazione. - Che si rompa il collo, non nominarlo per favore. Se fosse stato un uomo sarebb e andato in guerra, ma lui non merita nulla perch non un uomo! Un tempo, prima della guerra, nelle osterie, nel bazar, nel mercato e nelle case si festeggiava, si suonava e si cantava. Molte volte gli anziani con le barbe b ianche raccontavano nelle osterie delle storie di coraggio e di sacrificio dei c urdi. Spesso si sentiva il suono del flauto e le ragazze e i ragazzi ballavano p assavano il tempo divertendosi. Nei negozi e nelle stalle gridavano dicendo: - Venite, fratelli, venite, qui trovate la merce a buon prezzo. D'estate tutti i giorni c'era una festa e si ballava. Spesso venivano al castell o carovane da Baghdad, da Bassora, da Shamo, da Aleppo e da Istanbul e si sentiv a lo scalpitio e il nitrito dei cavalli. C'erano dei cantanti e suonatori proven ienti da Hakkari, Diyarbakir, Cezire e Botan e da altri luoghi. C'erano anche de i ballerini, dei comici che facevano ridere la gente con le loro barzellette. Un o diceva: Quanto sei alto come una colonna tocchi il cielo, quanto parli bene, m a hai la bocca storta. Tutti scoppiavano a ridere, e quello di fronte rispondeva: Il tuo nome Kul, il nero, la tua altezza come un fascio d'erba, la tua voce come di gallina. Di nuovo, grandi risate. Ora il castello era cambiato, non era pi il castello di un tempo, non si sentiva pi il suono del flauto del tolon, e nemmeno la bella voc e dei cantori durante i festeggiamenti per le spose, non si incontravano pi le fa nciulle con sorrisi sulle labbra. Ora avevano gli occhi spenti e il morale a ter ra e si udiva solo il bisbiglio di qualche vecchietta. Sardar khan dalla mattina alla sera continuava a mandare le truppe in direzione del castello e non trovava nessuno a bloccarle. Cos disse a un suo collaboratore: - Strano, che fine hanno fatto questi curdi? Sembra che la terra li abbia inghio ttiti. L'indomani, con il sorgere del sole, Sardar khan, vedendo finalmente il castello , cap che i curdi si erano rifugiati l dentro. Quando si avvicin rimase stupito per ch quel castello non assomigliava per nulla a quelli che aveva visto prima. Il ca stello di Dimdim era costruito su una montagna alta, come se la natura avesse me sso a disposizione un suo piano per costruirlo. Non era un palazzo, bens una citt popolata: era molto largo e lungo, da una parte guardava una valle molto profond a dall'altra si appoggiava al monte di Dimdim. Sardar khan osserv quella valle pr

ofonda e le aspre boscaglie impenetrabili, e si chiese chi, al di fuori dei curd i, avrebbe potuto costruire un castello su una montagna cos alta tra lupi, orsi m olti altri animali. Da lontano non riusc ad individuare la porta del castello, ma quando si avvicin vi de che c'erano due strade che partivano dalla valle e arrivavano lass. In fondo a quella valle scorreva un fiume che faceva un rumore assordante, simile al verso degli orsi. Sardar khan dalla sua postazione vedeva i villaggi vicini al castello e le campa gne tutte di color giallo, perch era il tempo della raccolta. Allora tra s disse: "Non dobbiamo permettere che questi curdi facciano la raccolta". Mentre stava camminando con questi pensieri Sardar khan improvvisamente si trov d i fronte a un frutteto: per un po' continu a camminare in mezzo agli alberi di me le, di pere e albicocche, poi and avanti ancora un po' vide una fila di alberi di noce parl tra s: "Oltre il grano qui ci sono anche gli alberi da frutta, si vede che in questa terra c' abbastanza caldo". In quel momento un servitore gli si avvicin: - Ha ragione, eccellenza, le valli h anno un clima temperato, quindi questi frutti possono crescere senza problemi. - Si vede che i curdi qui vivono bene: sono ricchi, vivono tranquilli eh? - S, eccellenza, perch non devono essere ricchi, non pagano le tasse, non partecip ano ai lavori della comunit... sono alcuni anni che vivono una bella vita e cos si sono arricchiti. - Non preoccuparti, vedrai che sottometter anche questi come i Luri e i Baktiari e diventeranno presto gli schiavi dello sci. Sardar khan dette due o tre giorni ai suoi uomini per riprendersi. I soldati si riposarono bene perch da tempo dormivano molto poco. Il quarto giorno all'alba Sa rdar khan ordin all'esercito di attaccare da tutte le parti. Khano non li bombard con i cannoni fino a quando i nemici non attraversarono il f iume, poi disse: - Ora attaccateli! Improvvisamente cominci il bombardamento e i proiettili veniva no gi dalle mura del castello come grandine. Per il rombo di questi cannoni sembr ava che tutto il mondo, compreso il castello di Dimdim, stesse per crollare. Il rumore e l'eco dei colpi si sentivano nelle vallate e nelle montagne. Quando il fumo del bombardamento diminu, Sardar khan guard il campo di battaglia e vide cent inaia di cadaveri dei suoi soldati accumulati uno sopra all'altro, mentre le acq ue del fiume e dei ruscelli portavano con s molti altri cadaveri. I soldati sopra vvissuti all'attacco scappavano via. Sardar khan rimase sbalordito e disse: - Questa montagna cos alta... e i cannoni? Chi ha fornito ai curdi questi cannoni? sicuramente il re dei turchi, da tempo vuole occupare il Kurdistan... Quel giorno attaccarono di nuovo e ricominci il rumore dei cannoni e delle frecce ; i cadaveri dei soldati continuarono ad ammucchiarsi a centinaia uno sopra l'al tro. Anche il giorno dopo Sardar khan ordin di attaccare il castello, ma di nuovo lasciarono sul campo migliaia di morti accatastati. Era un mese che Sardar khan non lasciava in pace i curdi. Molte volte attaccava da tre parti e Khano ordinava di continuare a bombardare i nemici con i cannoni, mentre le donne li colpivano con le frecce. Khano diceva: - Se venite avanti non vi lascio nemmeno un soldato salvo. Dopo che molti giorni erano passati e molti soldati erano morti, siccome non riu sciva ad occupare il castello Sardar khan fu costretto alla ritirata. I suoi uom ini misero in piedi delle tende intorno al castello e lui disse: - Giuro, non lascer in piedi un albero intorno. L'esercito della Persia cominci a depredare i villaggi che erano fuori dal castello. I curdi, oltre ad aver lascia to molte greggi al pascolo, avevano abbandonato anche gli oggetti di valore e tu tto quello che avevano nelle case. I soldati persiani saccheggiavano e rubavano ogni cosa che trovavano: diedero tutta la biada raccolta ai loro cavalli e bruci arono la paglia il fieno. Di notte molte volte Khano portava con s alcuni soldati dicendo: - Andiamo a caccia. E ogni volta massacravano innumerevoli soldati. Questi aveva no tanta paura che la notte non riuscivano a riposare. Erano mesi ormai che tutta la popolazione, donne, bambini, anziani e giovani era

no rinchiusi dentro il castello. Ad un certo punto le riserve di viveri terminar ono e cominci la fame. Guardando la sua gente Khano vedeva che molti avevano gli occhi scavati dalla fame, ma nonostante questo nessuno diceva niente, n protestav a, n si lamentava. Ormai da tanti giorni Khano non riusciva a dormire; una mattina si addorment vici no ad un soldato che stava armando i cannoni e quando si risvegli disse a Giauzo: - Presto, portatemi due uomini coraggiosi che li mando ad Hakkari e a Shamdinan, oppure in Azerbaigian per chiedere aiuto immediato. Giauzo chiam subito due ragazzi: uno di loro era Shabab, ma Khano non era content o di mandarlo via dal castello perch aveva bisogno della sua abilit, della sua int elligenza e del suo coraggio. Prese da parte i due ragazzi e disse a Shabab: - Voglio mandarvi dai curdi di Hakkari, di Shamdinan o di Azerbaigian per chiede re aiuto al pi presto, ma tu... - rivolgendosi a Shabab - di te avremmo pi bisogno qui, vuoi andare o rimanere? - Eccellenza, io non voglio lasciare il campo di battaglia. Khano disse a Giauzo: - Portami un altro uomo. Arriv direttamente Sevddin, suo fi glio, e disse: - Fratello, dammi il permesso di andare. - Va bene giovane, va' tu. Partite e che Dio sia con voi. Quando uscirete vi acc ompagner io alla porta del castello. Era mattina presto ma non si sentiva il canto del gallo perch non c'erano pi n gall i, n pecore, n altri animali, la gente del castello li aveva macellati mangiati da tempo. Khano si svegli senza il canto del gallo. Era ancora buio e disse tra s: " Questo un buon momento!". And nella sala, svegli i due ragazzi li port verso la por ta di Mosul. Quando si avvicinarono i guardiani gridarono: - Chi siete, fatevi riconoscere! Khano con la sua voce profonda rispose: - Sono io, Khano. Quindi and davanti alla porta e il guardiano la apr; Khano baci i due ragazzi e pre g Dio di farli arrivare a destinazione e poi di farli ritornare sani salvi. Sardar khan con un'armata cos grande e potente non riusciva a fare nulla contro K hano. Cominci a non dormire: tutte le notti mandava i soldati al castello ma senz a alcun esito, chi andava non tornava pi indietro... Allora cominci a far tagliare tutti gli alberi dei boschi per costruire delle alt e e solide scale con cui superare le mura del castello. Ma i guerrieri curdi ave vano da tempo capito questa tattica e la notte tendevano delle imboscate fuori d elle mura. Spesso le donne facevano i turni di guardia perch i soldati erano molto stanchi. Il loro capo disse a Dulbar e a Nan che erano sempre insieme: - Dovete fare la guardia voi questa notte dietro le mura, ragazze, vedete in che situazione difficile angosciante ci troviamo, dobbiamo difendere il nostro onor e, soprattutto l'onore delle donne curde. Le ragazze non dissero una parola. Appena divent buio Dulbar e Nan presero le loro armi e andarono dietro le mura del castello. Stavano facendo la guardia e non e ra sorta ancora la luna, il cielo era pieno di stelle e Dulbar disse a Nan: - Mi sembra che la mattina si stia avvicinando. - Certo che vicina, non vedi che le stelle non ci sono pi? Improvvisamente sentirono un rumore: un uomo piano piano stava salendo. Allora s i nascosero quando l'uomo arriv in cima e piomb tra loro due Nan gli si avvicin in s ilenzio e lo colp con un sasso al collo. Poi lo fecero prigioniero. Quando venne condotto dinanzi a lui, Khano disse: - dei nostri,, dove lo avete p reso? - Questa notte le guardie erano due donne, l'hanno preso loro. E Khano: Brave le ragazze curde. - Anch'io sono curdo come voi... - balbett il prigioniero . - Se stai dicendo la verit, se sei dei nostri, svelaci le intenzioni dei soldati persiani. Qual il loro obiettivo? Khano chiese tutte le informazioni che voleva avere sui nemici, l'uomo rispose a tutte le domande, quindi disse: - pi di un mese che hanno preso due vostri giovani, li ho visti da Sardar khan. - Sardar khan chi ? - il capo dell'esercito della Persia. - Come, il capo non era Seyffull khan? - S, era lui, ma lo sci Abbas lo ha richiamato a Teheran e poi ha m

andato Sardar khan al suo posto. - Questi due giovani ora dove sono? - Sardar khan li ha uccisi tutti e due perch voleva sapere i segreti del castello ma loro non hanno detto una parola. - Tu che sei curdo, per quale motivo hai preso le armi contro il tuo popolo? Com e fai ad uccidere i tuoi fratelli? L'ostaggio abbass la testa e non riusc a rispondere. Khano disse a Giauzo: - Portate questo cane per la citt, che la gente lo veda, che sappia chi sono i tr aditori, e lo giudichi. Portarono dunque l'ostaggio per le strade del castello e ogni tanto dicevano: - Gente, venite, Khano ha preso questo ostaggio lo ha mandato in mezzo a voi per ch lo giudichiate. un curdo che ha tradito il suo popolo, andato dallo sci Abbas e ha preso le armi contro la sua gente, ha ucciso dei curdi... La gente cominci a circondarlo, una donna anziana gli sput in faccia e disse: - Dimmi, per quanto ti sei venduto al nemico? Lo buttarono per terra e lo picchi arono con sassi, legni, lo presero a calci fino a che lo fecero a pezzi. Dopo uno o due giorni la moglie di Khano venne a sapere dell'uccisione del figli o Sevddin e cominci a piangere e a disperarsi, la sua faccia era tutta piena di s angue quando arriv nella sala e cominci a levare questi lamenti: - Ragazzo mio, ragazzo mio, avrei preferito diventare cieca, chiss dove stato but tato il tuo cadavere. Khano si adir: - Non ti vergogni? Devi essere contenta. Chi pu avere l'onore di no stro figlio, che ha dato la propria vita per la patria dei suoi padri e dei suoi nonni? Sardar khan circondava il castello da alcuni mesi e ora conosceva molte strade c he portavano lass. Un giorno decise di attaccare improvvisamente gli abitanti, or mai esausti e affamati. Tutti i soldati arrivarono sotto le mura di cinta. Khano quando vide che i nemici stavano portando le scale per assalire il castello gri d: - Ragazzi, attaccate con coraggio, il nemico sta per entrare. Tutti, quando sentirono il grido di Khano, cominciarono a colpire il nemico non soltanto con i cannoni, ma anche con archibugi, sassi, legni; le frecce cadevano sui nemici come la grandine di primavera. Sardar khan da lontano osservava la s ituazione. Anche questa volta il suo esercito fu sconfitto e molti cadaveri furo no lasciati ai piedi delle mura del castello. Dopo questa offensiva Mahmud Marakani vide che ormai era giunto il suo turno per vendicarsi e per avere dei soldi dallo sci Abbas. Mahmud Marakani era un uomo ma lvagio e violento della trib di Frishkan, non andava d'accordo con i suoi vicini ed era sempre in discordia con tutti. Spesso la gente protestava per il suo comp ortamento, ma non riusciva a fargli nulla. Nessuno lo batteva in duello. Khano s apeva della sua malvagit e del suo comportamento, ma non diceva niente perch non v oleva interferire negli affari delle altre trib. Nonostante gli fossero giunte mo lte proteste, Khano non lo aveva mai condannato perch Mahmud Marakani era un uomo coraggioso, anche se non gli piaceva: lo aveva mandato tante volte in luoghi lo ntani e rischiosi e gli aveva affidato compiti importanti, ma lui li aveva sempr e eseguiti con molto coraggio e determinazione ed era sempre tornato indietro pr ontamente. Per il suo comportamento Khano gli aveva sequestrato la terra, che av eva distribuito alla gente dei villaggi limitrofi, e lo aveva portato al castell o di Dimdim nonostante a Mahmud non piacesse uscire dal suo villaggio. Khano con la forza lo aveva costretto a venire in citt, dove per non lavorava ed e ra sempre nelle osterie a giocare a carte. Tutto quello che aveva lo perdeva in questo modo e spesso lo diceva apertamente: - Khano mi ha distrutto, mi ha preso tutto il terreno, mi ha mandato via dal vil laggio dove ero padrone della mia terra e della mia casa e oggi mi trovo ridotto cos. In seguito era diventato mugnaio e ormai erano anni che lavorava al mulino giorn o e notte. Anche quel giorno Mahmud Marakani attravers la valle per andare al mulino, nessun o gli diceva mai nulla perch tutti lo conoscevano e nessuno sospettava di lui. Qu ando arriv al fiume i soldati avvertirono Sardar khan, e lui pens che quell'uomo f

osse un messaggero del castello che stava arrivando per dirgli che i curdi volev ano arrendersi. Ordin quindi di non fargli del male. Appena arrivato vicino al fi ume, Mahmud Marakani scrisse un messaggio al capo dei persiani: "Se volete occup are il castello andate dalla parte nord, dove ci sono dei sassi messi in fila so tto cui c' una sorgente che rifornisce d'acqua il castello: se la bloccherete la gente di Khano si arrender subito. In nessun altro modo riuscirete ad occupare il castello. Firmato Mahmud Marakani". Lanci la lettera sulla punta di una freccia da una parte all'altra del fiume. I s oldati la raccolsero e la portarono a Sardar khan, che quando la lesse mancava p oco morisse dalla gioia. Subito prese con s dei soldati e and nel luogo indicato d a Mahmud Marakani. L c'erano dei sassi ammucchiati uno sopra l'altro e tutti insi eme cominciarono a spostarli finch videro l'acqua che scorreva abbondante e limpi da verso il castello. Quindi ostruirono il passaggio e Sardar khan torn indietro felice. L'indomani arriv ancora un po' d'acqua al castello, ma all'ora del t non n e arriv pi neanche una goccia. La gente, per paura di restare senz acqua, con dei cund ( 52) port a casa propria tutta quella che era stata raccolta nelle vasche. V erso sera non ce n era pi una goccia da nessuna parte. Sardar khan credeva che dopo aver tolto l'acqua la gente del castello si sarebbe arresa facilmente, ma dopo sette giorni nessuna notizia arriv dal castello e Kha no tutte le notti come una tigre uccideva il nemico. Sardar khan allora disse: - Questo strano, gli abbiamo tolto anche l'acqua ma la cosa sembra non interessa rli. Avranno l'acqua da sotto terra? Al castello la gente ormai aveva la bocca riarsa, non riusciva a mandare gi nemme no la saliva. Tutti gli anni, in quel periodo, era la fine dell'autunno, cominci ava a piovere forte, ma per sfortuna in quell'anno non venne gi neanche una gocci a d'acqua, sembrava ancora estate. Khano quando vide questa situazione ordin: - Portate subito tutti i recipienti, i cund, le pentole, e prendiamo l'acqua dal fiume. Era pomeriggio e circa trecento uomini portarono tutte le pentole, i cund, i masc ( 53) e altri recipienti, per andare armati verso il fiume. Sardar khan, quando venne a saperlo, siccome era chiaro che questa volta la gent e del castello era disperata, ordin: - Soldati, rimanete in silenzio! Dovete fare in modo che nessuno vi senta. Appen a arriveranno al fiume massacrate tutti, non ne lasciate vivo neanche uno. I soldati eseguirono l'ordine di Sardar khan e in questo modo gli uomini di Khan o furono tutti uccisi, ognuno con otto o nove frecce avvelenate. I curdi avevano tanta sete che continuavano ad uscire per buttarsi nel fiume, ma non riuscivano nemmeno ad avvicinare la bocca all'acqua che venivano colpiti dalle frecce e mo rivano assetati. Quando Khano vide che i soldati dalla sete non riuscivano pi a combattere, di nuo vo convoc il Consiglio, ma molti uomini non si trovavano e il Consiglio era quasi dimezzato. Asso Lakan, Hamza Ciauash, Askndar l'anziano, il giovane Shabab, mullh Rashid, sheikh Zada, infine anche Zayda khan, nessuno di loro era rimasto in vi ta. Questa era la seconda volta che si riuniva il Consiglio. Khano si sedette in una posizione elevata, guard i suoi uomini e disse: - Vi sono debitore, tutti avete onorato il vostro giuramento e avete combattuto coraggiosamente. Vedete - guard intorno a s - molti hanno sacrificato la loro vita per la patria e per l'onore dei curdi. Io ho deciso di non arrendermi neppure q uesta volta. Voglio mettere della polvere da sparo sotto il castello farlo salta re in aria. Vi sarete resi conto che senza acqua non si pu fare la guerra. Chi vu ole arrendersi pu farlo, vada a consegnarsi questa notte. Ma io non mi arrendo. N on si deve dire che Khano dei curdi si consegnato al nemico e ha dato la sua ter ra e il suo onore allo sci della Persia. Cosa dite, secondo voi cosa dobbiamo far e? Khano si alz e guard il Consiglio in attesa di una risposta. Ma nessuno pronunci un a parola, sembrava che tutti dicessero: - Nemmeno noi ci arrendiamo, ci sacrificheremo per la nostra patria. Khano, quando cap che tutti erano d'accordo, disse: - Ragazzi affrettatevi, prendete la polvere da sparo e distruggete il castello d i Dimdim, i curdi non si arrenderanno...

Hanno scavato la terra, hanno messo l'esplosivo, hanno fatto saltare in aria il castello di Dimdim. Ditelo a tutto il Kurdistan che fall il desiderio dello sci Ab bas; Khano non si convertito al suo credo, non si arreso allo sci, che sia chiaro a tu tti. Devono sapere tutti i curdi che se si tradiscono tra loro, rimarranno senza patr ia saranno umiliati e sottomessi per sempre. Misero la polvere da sparo in tre l uoghi diversi la fecero scoppiare. Il castello stava bruciando da giorni con tutti i suoi abitanti. Il fumo si leva va verso il cielo e da fuori si sentiva l'odore della carne degli uomini che bru ciavano dentro. Dopo alcuni giorni, quando fin il fumo, Sardar khan non aveva anc ora il coraggio di andare verso il castello e diceva tra s: "Khano dei curdi ha b ruciato il castello per ingannarci, perch io ci vada e lui mi possa uccidere come ha fatto con Kully khan". Sardar khan aveva una paura folle del coraggio di Khano. Infine mand cento uomini di Kaslabasci al castello per sapere qualcosa. I kaslabasci videro che dentro n on c'era nessuno, ma la citt era piena di oro, argento e oggetti di valore. Comin ciarono quindi a saccheggiare e a prendere tutto quello che potevano. Dopo qualc he ora Sardar khan non vedendoli arrivare disse tra s: "Ci vuol dire che anche i k aslabasci si sono messi d'accordo con i curdi. capitato molte volte che i curdi e i kaslabasci abbiano stretto patti contro lo sci della Persia". Mand dunque mille uomini al castello, e quando arrivarono non videro nessun esser e umano vivo, ma solo i kaslabasci impegnati a saccheggiare i negozi, le fabbric he e le case. Subito portarono la notizia a Sardar khan che ordin: - Andate e prendete ogni cosa. Quando tornarono con il bottino, Sardar khan rima se stupito al vedere tutto quell'oro e argento disse: - I curdi avevano tutti i tipi di oro, da quello persiano al turco, dall'argento dell'India a quello dell'Afghanistan e di altri paesi. - Poi dondol la testa e c ontinu: - Khano viveva veramente come un re e uno sci, non aveva niente meno di lo ro. Sardar khan and nel mercato del castello e vide una vasca grande senza acqua, int orno c'erano delle donne inginocchiate come se stessero prendendo dell'acqua, av evano ancora la ciotola in mano ma erano morte. Gir un po' vide che effettivament e erano tutti morti. Rimase sbalordito e disse tra s: " gente incredibilmente tena ce... nonostante abbiano vissuto tante situazioni disperate non si sono arresi". Poi continu a vagare per la citt e vide una piazza piena di alberi che facevano om bra a due strade l vicino e sotto c'erano due ruscelli asciutti. Camminando ancor a incontr un grande palazzo di due piani che aveva due cupole. In ogni cupola c'e rano delle finestre tonde. Sal le scale e da queste cupole vide tutto intorno al castello. Poi scese, apr la porta del salone e vide dei grandi tappeti per terra e sui muri le teste imbalsamate di molti animali. Nella sala c'erano anche molte armi strane, addirittura armi antiche, appese anch'esse al muro e not un sedile alto che aveva un piccolo cuscino sopra e due cuscini rotondi laterali. Sardar k han disse: - Questo figlio di cane viveva come un sultano! Io stesso ho preso e ucciso l'em iro dei Luri, ma non ho mai visto un lusso di questo tipo. Stava per uscire da l quando un soldato disse: - Eccellenza, qui c' una scala che va gi! Scesero subito alcuni gradini e quelli che erano davanti dissero: - Si vede della luce. Pi procedevano e pi diventava chiaro: gli abitanti del caste llo avevano costruito una caverna che sembrava una piccola citt ed era destinata a immagazzinare viveri e armi. C'era ancora molta farina molto grano l dentro. Sa rdar khan disse: - Se non gli avessimo tolto l'acqua i curdi con tutti questi viveri sarebbero so pravvissuti anche quest'anno e noi saremmo morti di freddo. Sardar khan venne fuori e cominci a girare fino a quando arriv nelle vicinanze del muro di cinta e vide che c'era una grande porta di ferro. Davanti ad essa giace vano due uomini morti che avevano ancora gli occhi aperti. Uno di loro aveva i c apelli rossi e l'altro sembrava un arabo egiziano. Sardar khan pass con i suoi so ldati vicino ai piedi della montagna dove c'era una grande caverna. And direttame

nte verso quella caverna e quando entr vide che per terra c'era del ferro. Pi avan ti vide uno strumento per lo stampo dei cannoni, poi un altro vicino al muro, a cui era appoggiato un uomo morto. Un soldato gli punt la spada alla schiena e l'u omo cadde per terra. Era a petto nudo e aveva una croce al collo. Sardar khan disse: - Questo un cristiano. Quel giorno Sardar khan gir tutto il ca stello, era abbastanza stanco e aveva sete, e cos and verso il fiume per bere dell 'acqua. Camminando per una strada secondaria, davanti al portone di una casa gra nde vide una ragazza che si era appesa ad un albero di noci con i suoi capelli. Sardar khan la fiss a lungo, in tutta la sua vita non aveva mai visto una bellezz a di quel tipo e rimase turbato. Tutti quelli che erano con lui cominciarono a s ospirare, erano estasiati di fronte a quel viso la cui pelle assomigliava alla n eve bianca. La ragazza portava dei bracciali alla caviglia, di cui uno con cinqu e diamanti, e aveva anche un fermaglio d'oro. Un fiocco le scendeva a sinistra, il suo cappello era ornato di monete d'oro e aveva una cintura rossa. La bocca e ra un po' aperta, sembrava che ridesse. Era ben vestita, come se stesse andando a una festa, e i suoi abiti erano tutti ricamati con lana di Kashmir e seta. Ind ossava una giacca di velluto proveniente dall'India e quattordici lunghe trecce le scendevano dietro la schiena. Al collo portava delle pietre preziose rosse. Sardar khan si avvicin un po' e disse:: - Dio mi perdoni, come pu nascere un angel o di questa bellezza su montagne cos solitarie? I soldati rimasero a guardarla per un po' di tempo, la sua bocca era aperta come se volesse dire qualcosa... Uno di loro si avvicin per toglierle l'anello dalla mano sinistra, ma Sardar khan grid: - Per l'amor di Dio, non toglietele nulla, questa una creatura sacra. Sembrava che la ragazza fosse viva e come per magia le si fossero chiusi gli occ hi. - Magari fossi ancora viva, saresti diventata il fiore del mio palazzo. Era sera e Sardar khan chiam i messaggeri perch portassero la buona notizia allo s ci Abbas, a cui scrisse: "Mio sci, voi siete per noi la luna e il sole che ci illumina sempre. Oggi ho ese guito il vostro ordine: ho fatto crollare il castello sui curdi. Firmato Sardar khan."

NOTE 1 - Assuri: curdi cristiani. 2 - Beg, mir, aga,: titoli nobiliari corrispondenti a marchese, emiro, feudatari o. 3 - Sulaimania: forse l'autore si riferisce alla trib, poich la citt non esisteva a quel tempo. 4 - Kaurama, yprax, tihskabab, shishkabab, harshta sauar, goshtu brang, naussagi , shelkena, kashk, pallola: piatti della cucina curda, composti prevalentemente di carne, riso e verdure. 5 - Tiray sar saj: pane simile alla 'carta da musica ; lauashay tandur: pane di forma ovale usato soprattutto dai curdi della Persia; kulera: lo stesso pane di forma ovale insaporito da sesamo o formaggio secco; kulicia: dolce a base di zuc chero e noci; halva: un dolce arabo; zlubia: specie di pizza cosparsa d'olio e c otta in forno. 6 - Keffiyeh: turbante tradizionale degli uomini arabi. 7 - Marhaba: saluto in lingua araba. 8 - Newroz: 'il giorno nuovo'. Capodanno curdo, corrispondente all'inizio della primavera. 9 - Mullh: sacerdote dell'Islam.

10 - Muasin: guida spirituale di una moschea. 11 - Karbal: citt sciita dell'Iraq. 12 - Bissmilla: esclamazione di sorpresa in lingua araba. 13 - Giamadani di scial: turbante usato dai curdi della Persia. 14 - Sheikh: titolo designante un potere spirituale tramandato di padre in figli o (non corrispondente allo 'sceicco arabo ). 15 - Sffra: tipica tovaglia curda. 16 - Saz: strumento musicale a corde. 17 - Fakke Tayran: poeta curdo del XVI sec. 18 - Mam u Zin: famosa epopea curda scritta da Ahmad Kan nel secolo XVI. 19 - Salamon alaykum: saluto del mondo islamico "Il saluto di Dio sia su di voi" . 20 - Alaykum massalam: risposta: "E su di voi". 21 - Kiliani: piatto curdo di carne allo spiedo. 22 - Darwishi: gruppi religiosi presenti anche fra il popolo curdo, che venerano 'santi' attraverso riti e cerimonie.. 23 - Muhammad: Maometto. 24 - Wazir: ministro dello sci. 25 - Teheran nel sec. XVII non era un centro importante: la capitale della Persi a era Isfahan. 26 - Khan: titolo nobiliare. 27 - Said: discendenti del Profeta. 28 - Rasham: febbraio. 29 - Khalandor: ricotta secca che viene ammorbidita nell'acqua per la prima cola zione. 30 - Yazdan: uno dei termini curdi per indicare la divinit. 31 - Khazem: orecchino da naso. 32 - Duhol: tamburo; zurna: strumento a fiato. 33 - Zio: espressione affettuosa con cui i bambini curdi si rivolgono ad un adul to. 34 - Libad: tappeto stretto e lungo di lana grezza. 35 - Kamtiar: animale estinto, spesso presente nelle leggende popolari. 36 - Baosh: strumento per la lavorazione dei tappeti. 37 - Bersauc: ornamento d'oro che dal capo scende fino al collo. 38 - Dar masi: albero di 'masi'. Pianta selvatica che cresce in alta montagna. 39 - Lanc: forma particolare di culla, usata per i primi mesi del bambino, per c ontrollarne la crescita. 40 - Harawas e sbara: collaborazione reciproca fra le famiglie di un villaggio i n occasione di importanti lavori agricoli e pastorali. 41 - Sufi: mistici islamici. 42 - Guli: fiore; nerme: soffice. 43 - Tebardam: festa che si svolgeva durante il periodo di allattamento degli ag nelli. 44 - Nagiak: ascia da combattimento. 45 - Simbolo di guerra. 46 - Kalabard: biglie di pietre colorate. 47 - Tolm: strumento a percussione. 48 - Shimshal: strumento a fiato. 49 - Tulon: strumento a percussione. 50 - diffuso tra i curdi chiamare anche il padre fratello.. 51 - Tand: affrettatevi. 52 - Cund: recipienti fatti di pelle di pecora. 53 - Masc: recipiente di pelle d'agnello.

INDICE Introduzione

Nota del traduttore Il mercato La moschea Hamza Ciauash I darwishi Le danze Nel paese di Khano L'emissario di Shamdinan Kully khan Hussein khan La fine del castello Note

DELLA STESSA COLLANA: Camara Laye UN BAMBINO NERO [Guinea] 216 pagine - . 24.000 ISBN 88-86051-27-1 lvaro B. Marques LA NAVE ARENATA [Mozambi co] 80 pagine - . 12.000 ISBN 88-86051-28-X Lya Luft L'ALA SINISTRA DELL'ANGELO [Bras ile] 128 pagine - . 17.000 ISBN 88-86051-29-8 Javier Gurriarn CON L'AIUTO DEL VENTO [Gu atemala] 112 pagine - . 16.000 ISBN 88-86051-14-X Tierno Monnembo LE RADICI DELLA PIETRA [G uinea] 208 pagine - . 24.000 ISBN 88-86051-11-5 Edilberto Coutinho MARACAN ADDIO [Brasile ] 160 pagine - . 20.000 ISBN 88-86051-22-0 L. Dadina, M. N'Diaye GRIOT FULER [Senegal] 144 pagine - . 18.000 ISBN 88-86051-21-2 Azouz Begag L'ISOLA DI SILOO [Algeria] 112 pagine - . 16.000 ISBN 88-86051-35-2 Mariella Mehr STEINZEIT [Svizzera] 192 pagine - . 20.000 ISBN 88-86051-23-9 Orlanda Amarilis SONCENTE [Capo Verde] 160 pagine - . 18.000 ISBN 88-86051-37-9 Wanda Ramos PERCORSI [Angola] 128 pagine - . 19.000 ISBN 88-86051-38-7 Germano Almeida IL TESTAMENTO [Capo Verd e] 168 pagine - . 18.000 ISBN 88-86051-45-X Laura Gambi AWA CHE VIVE DUE VOLTE [Sene gal, Marocco, Albania] 192 pagine - . 20.000 ISBN 88-86051-55-7 Egidio Molinas Le iva LA NOTTE DEL YACAR [Paraguay] 144 pagine - . 18.000 ISBN 88-86051-56-5 Finito di stampare nel mese di aprile 1999 presso StudioLito s.n.c. - Citt di Cas tello (PG)

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