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DEDICATIO

Se dovessi dedicare questo libello a qualcuno, avrei tantissimi nomi in testa, ma credo che la cosa migliore sia dedicarlo alla promessa che abbiamo fatto ai nostri figli di un mondo migliore. E a due politici, uno amico e laltro amico e parente, Matteo e Gabriele. Per quella loro passione che trasmettono per il quotidiano e il sublime della politica

A Sonia, Bianca, Carla e Rosa. A tutti gli amici che lo hanno letto e mi hanno offerto critiche e commenti. We are in this together. Tweet: CosmaYDamiano E.Mail: cosimo.pacciani@gmail.com

LE RAGIONI
Questo libello polemico, come andava di moda nel 1900, ha preso forma per tre motivi specifici: - L'atmosfera imbevuta, satura di politica che ho respirato da bambino in casa, fra parenti e amici pervasi da questa passione. Che mi ha contagiato per anni, anche dopo che ho deciso di lasciare lItalia e lavorare allestero, anche attraverso il lavoro di mio cognato, parlamentare del PDL (siamo bipartisan in casa). La genetica ti aspetta al varco; - Diversi eventi specifici, alcuni molto dolorosi, che mi portarono, a fine 2010, a parlare di 'rivoluzione e voglia di cambiare il paese con un caro amico ora sindaco di Firenze, nel suo ufficio, di fronte a tanti Cosimi dipinti e scolpiti attorno. Da l un invito alla prima Leopolda dei Rottamatori del PD, nell'ottobre 2010, quando per ero in viaggio in Asia. Un anno dopo, mi trovai con questa stessa persona e decine di nuovi amici sul palco del Big Bang (la Leopolda 2), a fine ottobre 2011, in una Firenze mozzafiato, a raccontare la mia idea di paese, di speranza. Certe amicizie si pagano a distanza; - Il governo Monti, che ha riaperto completamente i giochi e che credo sia una vera e unica opportunit per far ripartire tutte le meccaniche del buon governo. La competenza paga, e dovrebbe pagare sempre; Dopo la Leopolda, e dopo la sua euforia, si aperta una fase incredibile di cambiamento. Potrebbe essere il momento giusto in cui ragionevolezza emozionale e correttezza possano prendere il sopravvento sopra il gran circo che era diventato il Paese. Non so se stata la Leopolda a scatenare questo sommovimento che port, alla fine dellanno scorso, alla caduta del governo Berlusconi, o se ci fossero gi tutti gli elementi per una quieta rivoluzione. So che c un desiderio di pacatezza e di seriet ironica nel paese che esala da ogni poro, che trasuda dai commenti sui social network. Il progetto della Leopolda - una costola del Partito Democratico, per come la vedo io - stato un momento topico, sicuramente per me, e il lavoro vero comincerebbe ora. Non per tornare al vecchio, ma per scoprire il nuovo, codificarlo. In maniera positiva. Ripartendo dal positivo, dal concreto, dallamore per il futuro piuttosto che dalla paura che il passato genera. Spero questo libello serva come contributo a una ridefinizione della politica, per quelli che vorranno accettare che il cambiamento passa spesso da quello che abbiamo di fronte agli occhi.

[] FakeAmleto: Tu lo sai cosa vuoi dalla vita? Orazio: No, Amleto, so cosa non voglio FakeAmleto: Qual la differenza? Orazio: Mi evita di discutere con persone che non gradisco, di cose che non mi interessano o dove so di non poterne trarre niente a mio vantaggio. FakeAmleto: Non forse questo il problema, caro Orazio? Non forse per questo che il Regno in questa situazione? Perch tutti sanno quello che odiano, ma nessuno sa cosa vuole? Orazio: Non mi va di parlarne ora. Non ne ho voglia...A proposito, quando parti per lInghilterra con Rosencrantz e Guilderstern? FakeAmleto: Perch me lo chiedi? Orazio: Cos, per curiosit. [Orazio ride nervosamente tenendo in mano la lettera del re di Danimarca per quello d'Inghilterra] [] FakeHamlet k. J. Okker

Intro (Strumentale) - We are taking over! Senza speranza, non si potrebbe ascoltare musica. O fare niente altro. un'alba nuova, quella che vedo nel cielo di novembre, dalla mia macchina che scivola fra Surrey e Kent, nel giardino di Albione. Alla ricerca del mare, delle frontiere solide, fatte di pietra bianchissima, del paese in cui abito da quindici anni. Una fortezza o una piattaforma su cui atterrare, da cui decollare. Oltre il mare freddo della Manica, le sue correnti, le navi cariche di container che trasportano merci, persone. Spesso idee impacchettate e gi pronte per essere distribuite ai consumatori di tutto il mondo. La Gran Via del Capitale, l'atto della trasformazione e della creazione di valore aggiunto. C' stato un tempo nella storia nel quale le navi, le galee che circumnavigavano Albione erano romane, fiorentine, genovesi, erano il braccio armato e commerciale di citt-stato, imperi che hanno modificato per sempre la storia dell'Inghilterra. Un paese che ha sempre saputo, voluto, dovuto convivere con il cambiamento, con la necessit di usare e sfruttare il nuovo. Esiste una tendenza anglosassone a far convivere tradizioni millenarie e spinte rivoluzionarie. Camminando per Londra si trovano le case di Mazzini, Lenin, Stalin, si incontrano oggi Gianna Nannini, Assange e Krugman. Come se liconoclastia e la formalit fossero unite ai fianchi. Un paese che riusc a reinventare l'economia mondiale, da Smith a Keynes. Il centro vitale della finanza, il ganglio vitale del mondo moderno. Ecco cosa Londra, un laboratorio a cielo aperto, del mondo che sar. Anche nelle sue mancanze, nelle problematiche esplose nellestate del 2011 con le rivolte dei ghetti delle classi povere. Nello stratificarsi di diverse architetture, di sublime e carnale. E, proprio da queste scogliere a mare, a Seven Sisters, invece di lanciarmi di sotto, preso da quella fascinazione dell'horror vacui, da questi muri di gesso e pietra bianca che Gae Aulenti cerca di imitare da decenni, sento che c' qualcosa che posso raccontare, che posso dire non tanto sul paese che mi ospita da quindici anni con pazienza ammirabile, ma su quello da cui vengo. In cui ci sono le mie origini, in cui la mia genetica si sente a proprio agio. Da quando la porta dellaereo si apre, e sento lodore di pini e di salmastro di Pisa. Sento di poter dire qualcosa su una fascinazione crescente,

un'attrazione spero non letale di voler contribuire al cambiamento dell'Italia. Renderla di nuovo un locus admirabilis piuttosto che un loculo in potenza, per sogni, aspirazioni e idee. Perch in fondo gi da Londra si vive in Italia, anche se lontani, viviamo le contraddizioni e le esagerazioni sulla nostra pelle. Per questo abbiamo voce in capitolo, noi esuli. Da sempre. Questo un libello, un pamphlet come andavano di moda tanti decenni fa. Una maniera con la quale ancora oggi le ide circolano, soprattutto nella cultura adatta al dibattito e al confronto di paesi come la Germania, la Francia. un percorso interiore che ora diventa un tracciato per altri. Un disordine apparente, anche tenendo conto che tutto parte, nella mia vita, dalla lettura disordinata di pi cose, mescolate nel mio cervello, mentre leggo giornali, libri, saggi, riviste sugli aerei. Lavoro e passioni personali. E dalla musica. Che il fatto che qualcuno riesca ancora ad andare a ritmo, anche in un forsennato ritmo di metal industriale, mi riempie di speranza per il genere umano. La politica dovrebbe essere come il rock, ci vuole una band, ci vuole qualcuno che sappia scrivere i brani e ci vogliono strumentisti adatti. E un pubblico che sia paziente ma anche critico. La differenza che per anni ci hanno fatto credere che per fare politica si dovesse essere tutti polistrumentisti diplomati a Santa Cecilia o pupazzi nelle mani di produttori assetati di denaro. Qualcosa cambiato nel mondo. E anche in Italia. La politica tornata ad avere un significato che probabilmente aveva alla sua origine, di maniera con la quale la citt, i cittadini, gli abitanti di un paese, forse domani del mondo, possono interferire con i policy makers, con chi, per motivi di ragionevolezza e di rappresentativit, ha il compito di governare una comunit. Il governo Monti stato un momento di rottura con una spirale discendente della capacit della politica di diventare azione, un elemento che invece mi ha sempre affascinato. Perlomeno, azione per il bene collettivo. In un momento in cui i politici di mestiere si scagliano contro lantipolitica, definendo cos tutti quei movimenti spontanei, liste civiche che esprimono un disagio enorme, lassenza di rappresentativit della classe politica attuale (perlomeno dei suoi leaders maggiori), il loro distacco dalla vita normale delle persone, credo sia necessario invece ridare importanza al pubblico. Dopo i
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turnisti di lusso del governo Monti, dovr essere il pubblico a richiamare i musicisti giusti sul palco. Per un coro alla Simple Minds. Un paese Alive and Kicking. Questo libro un tentativo, forse ambizioso e banale, di raccontare un'intuizione personale, che ho definito Politica Accidentale. O, come la definirei pi volentieri, la Politica Punk. Il tanto partendo dal poco che ho imparato proprio strapazzando una chitarra da liceale. Un mondo nuovo ci aspetta e, qualunque sia il re sul trono, 'we are taking over'. Senza legami a teorie, al passato di migliaia di libri, working paper e documenti che hanno cercato di incasellare il tumulto dellesserci insieme su questo pianeta. Il Politico Accidentale, ma non per caso, una razza non nuova di persona interessata alla politica, alla vita pubblica, all'amministrazione non dei bilanci ma delle speranze che a intervalli regolari riponiamo nell'urna elettorale. Ogni volta un singulto, un'emozione e un'attesa notturna per i risultati. Per un cambiamento che DEVE arrivare, che DEVE imporsi. Questa volta, e lo scrivo in questo periodo a cavallo fra 2011 e 2012, DEVE accadere. Abbiamo un'occasione unica per riprenderci quello che ci spetta, per ricollegare i punti della moralit del paese e costruire un mondo nuovo, per noi, i nostri figli, i nipoti. Una, due, tre generazioni che vogliono riconquistare il loro posto al sole. Soprattutto dopo che il governo Monti ha legittimato la presenza della competenza tecnica e una vera opportunit di cambiamento nei soliti giochi di partiti e correnti. Amedeo Nazzari mirabilmente vivo, e abita fra Londra e Lampedusa. Via Milano, Bergamo, Palermo, Catanzaro, Firenze, Roncobilaccio, Boston e Pechino. Il nuovo leader del progressismo italiano (ch questo il milieu ideologico a cui guardo) cammina, scrive, ride, mangia da qualche parte attorno a noi. Ma una volta trovato lui, ci vuole tutta una band di persone, inclusi quelli che gli allestiscano il palco. E che le canzoni siano buone, senn non ce ne frega niente. We are so friggin taking over it all. Alpha: Seven Sisters, 11/11/11 - Omega: Londra 23/03/12 The Witnesses We Are Taking Over

1. Il Paese Silenzioso I numeri non racconteranno mai tutta una storia, le statistiche non rappresentano mai le nicchie, le aree dove le cose funzionano, dove accade qualcosa di migliore (sorpresa!) della media. Il Bel Paese ama le classifiche quando sono a proprio favore, quando atleti e giovani, in barba e alla faccia di ogni ostacolo che si trovano davanti, vincono una gara internazionale di pattinaggio artistico, di judo. E tutti porteranno quegli esempi di ostinazione, tutti citeranno le parole famose del campione di turno, i suoi racconti di allenamenti in sacrestie e piscine ristrutturate in poligoni di tiro. Per poi tornare al silenzio, al vuoto, alla rabbia degli opinionisti ogni volta che qualche giornale straniero, qualche ente internazionale ci ricorder che siamo decimi nella classifica della corruzione mondiale, ma centocinquantesimi in quella dell'accesso al credito, dell'equit intergenerazionale, del consumo di idee nuove. LItalia un paese che vorrebbe il silenzio su di s, come Perelandra, il pianeta di C.S. Lewis, un paese dove il peccato originale rimane da lavare, da pulire, all'intorno dell'ingresso nella modernit. Un paese che cela le sue paure nelle tradizioni applicate in maniera pruriginosa, per poi scoprirsi liberale e libertino quando fa comodo al potere di turno. Per poi invocare la ribalta planetaria, libertaria, in un mondo dove non solo noi ma tutta lEuropa si scopre periferia. Un silenzio che non quiete, non assenza di un fermento sotto coperta, sotto la prima coltre di colline, cemento e circonvallazioni. Un paese che sospira ogni tanto, ma ancora non esala il suo ultimo respiro. Silenzio, nel senso descritto da John Cage. Silenzio, un altalenarsi di aspettative irrisolte, il silenzio della madre e del padre che portano il figlio all'aeroporto, verso nuove avventure, verso la sua vita via da casa. Parmigiano e 'nduja sotto vuoto, l'anima esposta ai fortunali del destino, le iscrizioni a universit prestigiose raggiunte con forza di volont e i soldi dei nonni. O una carriera da costruire da cameriere a sommelier, in uno dei mille e mille ristoranti italiani nel mondo. Il paese rimane silenzioso, come Bergamo Alta nelle notti di inverno, con le luci basse, le decorazioni natalizie e le stelle livide e fredde della Tramontana, che entra sotto gli archi di Santa Maria Maggiore, che spazza via le parole, le
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frasi fatte, lasciando la pietra nuda della tradizione ancora una volta esposta ai tempi che passano e che la sgretolano. Il paese silenzioso, nonostante lapparente clamore di tutti quelli che vociano, che urlano. Troppa informazione non crea conoscenza, tantomeno saggezza (come diceva Eliot) troppe opinioni, troppi punti di vista interrompono il filo logico del discorso. Come se ogni volta qualcuno cerchi di dire qualcosa di sensato, la voce di un altro, di un coro di efebi, di monaci, di prefiche e di lagnoni interrompesse, smorzasse il tono deciso di necessariet; quello che giusto che sia, che accada ora, qui. Il paese si copre di lettere, dichiarazioni, censimenti di opinioni e di idee. Reagisce alla modernit che incombe con un mutismo fatto di luoghi comuni urlati come un muezzin potrebbe fare dall'alto di una torre della periferia di Istanbul. Tutto gi detto, gi scritto. Tutto interpretabile secondo la bisogna. Appunto. Il silenzio come saturazione da troppi messaggi. Osservo l'Italia da fuori, da lontano e vedo il vuoto che aleggia attorno a un desiderio reale e pressante di cambiare. Un mondo che lievita, che ansima e che cerca una via di uscita. Spesso per aereo o nave. A volte si sentono sospiri, esplosioni, come se nella stanza accanto qualcuno stesse celebrando una festa a un collasso collettivo. In un rituale di decadenza e incapacit di comunicare. Il Politico Accidentale dovr, prima di tutto, ricostruire i canali di trasmissione del messaggio, incanalare le forze buone e usare la ferocia e la determinazione dei machiavellici per rigenerare le idee, per dare nuova forza e visibilit alla parte del paese che non vuol pi essere silenziosa. Riconoscere le parole, il loro peso, evitare le emorragie dialettiche. Trattenere i commenti, analizzare il contesto. Documentarsi. Il Politico Accidentale sa che deve sapere, che deve conoscere il suo campo dazione. Le categorie Socratiche e Democristiane di una conoscenza per fede, di una paura della cultura che cristallizza, non suona bene in un pianeta dove trionfano i saperi millenari, le pazienze confuciane e buddiste, le energie segrete della razza umana che ci fanno sopravvivere in ogni ambiente tranne che in un paese in recessione e crisi di valori. Come ci raccontano tragicamente i suicidi di soldati di ritorno dallAfghanistan e di imprenditori abbandonati alle loro lacrime. Invoco la fine del silenzio, del guardarsi lombelico o i piedi, quando
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passeranno cortei di protesta e funebri. Lo stesso errore che distrusse la reputazione di politici come Blair, quando ignor due milioni di persone per strada a chiedere un no alla guerra in Iraq. LItalia, il paese silenzioso, ha un beneficio enorme, in questo. Milioni di antenne da accendere, la cui trasmissione non sia pi delegata a guitti di mestiere, ad associazioni di italioti allestero, a parlamentari opportunisti. Cittadini italiani, di prima e seconda generazione, di interi villlaggi del Connecticut, di famiglie in Cina, Giappone che appartengono a due culture, che amano un paese che, forse, non esiste pi, ma ne conoscono le componenti fondamentali. Il Pianeta, una volta rotto il suo silenzio, potr parlare al mondo, rinnovare una storia di eccellenza e di genio, attraverso queste antenne, questi diffusori in tutto il pianeta. Da Silenzio a Senso reso ancora una volta Parola/Testimonianza. Il Politico Accidentale sa di questa forza, di questa risorsa. Dove le classifiche contano, anche quando le cose non vanno bene, ma per migliorarle. Queste antenne che sanno, che vivono in ambienti ostili, che possono portare nuove ide. Mai pi testa sotto la sabbia. Questo dico, dal mio ufficio che guarda verso Saint Paul. La lunga linea di aerei che atterrano a Heathrow, da cui usciranno ancora giovani che, appena scesi a terra, si troveranno di fronte un futuro da inventare e le parole che torneranno ad avere senso. Fatica e sacrificio che diventano vita. E non pi frustrazione.

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2. Il Politico Accidentale In una prima versione di questo libello, questo capitolo era molto pi avanti, quasi a met. Poi, alcuni amici che si sono presi la briga di leggere le bozze mi hanno fatto notare che qui non si tratta di svelare un segreto di un giallo, ma di dare direzione al pensiero. Non una dimostrazione scientifica, dove le ipotesi si sommano e si accumulano per dimostrare una tesi, che quella del Politico Accidentale, ma un racconto, di un fatto semplice, alla base di questo libro, una provocazione allazione, in tempi di inedia politica, travestita da iperattivismo bloggista e movimentista. Nata da un coinvolgimento personale. Nella mia vita, ho sempre dato molto valore al rapporto con le persone, a quelli che in inglese si chiamano mentor, persone, maestri, che riescano a suscitare il talento, o il bisogno di altro. Come fareste a definire il bisogno di un gelato a un eschimese? Conosce il ghiaccio, sa dove trovarne in grandi proporzioni, ma non sente il bisogno di un bel sorbetto al limone. O non in cima alle sue priorit. Finch, magari, un giorno un gelataio torinese gli apre un negozio sotto casa. Cos accade nel Paese Silenzioso. Si capisce che c qualcosa in abbondanza, ci sono genialit, individualit, personalit, ma non sappiamo, spesso, come usarle in maniera nuova. Cosa farne. Abbiamo i cervelli, ma ci manca la connessione, fra eccellenze locali, di persone e gruppi di persone, e la Politica. Quella che decide, che cambia. E non uno scambio su Twitter, non quella maniera autoritaria con cui il politichicchio di turno si avvicina ai suoi elettori. Come un guru. Ci vuole unidea di politica che riparta dalla base, dal modo con cui le cose accadono. La modalit della libert o del suo desiderio, una libert operosa che permetta alle persone di confrontarsi, comunicare e migliorare mutualmente. Senza remore o paura della propria posizione. Ci saranno vincitori e vinti, ma questo non dovrebbe giustificare considerare lavversario un perdente, o, peggio, un nemico del popolo. Se crediamo alla democrazia. E, se crediamo alla democrazia, piuttosto che a una forma elettiva di oligarchia, bisogna che ognuno di noi si consideri un Politico Accidentale. Il Pianeta Silenzioso sta attraversando un momento incredibile in cui potrebbe ritrovare tutta la sua voce. Attraverso nuovi volti, nuove ide e nuove persone.
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Dolorosamente quasi. Attraverso un processo che potrebbe diventare difficile, tortuoso, lasciare sul campo le sue vittime. Perch ci saranno dolore e fatica di dover inventare nuove forme di relazione, di crescita. Levoluzione della specie del politico, o una sua mutazione genetica buona. E questo il Politico Accidentale: una persona che si impegna nel lavoro, nella sua vita, nel suo mondo fatto di eventi locali e globali e che ci tiene a quello che fa, alle conseguenze delle sue azioni e al risultato del suo lavoro, che abbia un effetto positive sul mondo. Il Politico Accidentale, nonostante riesca ancora a distinguere la res privata da quella pubblica, le loro differenze e missioni, ne vede le connessioni. Capisce, per esempio, la relazione causa/effetto fra quello che una banca fa al suo interno in termini di politiche di rischio, e limpatto sulle vite delle persone. E per questo prende posizione, cerca di modellare le cose che pu controllare per raggiungere un First (o, spesso, Second) Best. Una soluzione che accontenti tutti. O che accontenti qualcuno ma non scontenti troppo gli altri. Un cittadino che continua a credere nei valori che ancora fondano la nostra costituzione, qualcuno che riesce a leggere le sue azioni e quelle degli altri come componenti di uno stesso mosaico, la societ in cui viviamo. Il Politico Accidentale risponde al richiamo solenne della realt, del momento storico, della vita. E sa che occorre un Accidente, spesso, per suscitare le energie necessarie al cambiamento, in definitiva, occorre un Evento per portarlo a fare politica. Un evento che diventa elemento scatenante e che induce a una morale totalizzante, che origini ancora altre ide. Perch una volta toccati dal fuoco della passione per gli altri, quella che chiamo la Politica, il Bene della Polis, non ci sono pi passi indietro. Rimane, rimarr la flessibilit sul risultato. Lironia romantica imparata al Liceo, di un limite che talmente alto, di una impossibilit del reale, che per permette di spaziare, di creare mondi nuovi, laddove non cerano. Soluzioni alternative, ipotesi avvalorate e caldeggiate. La Politica Accidentale cerca la risposta dove nessuno la cercava pi, nello spazio fra persona e istituzione, fra ruolo del singolo e quello del popolo. Per risolvere la cancrena dellaffarismo, del nonnismo, del favoritismo. Del clientelismo. Il Politico Accidentale non punta necessariamente a una carriera sugli scranni di Montecitorio. Soprattutto perch si spera che il numero dei parlamentari
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verr ridotto. Ma non pu essere quello il fine ultimo. Che invece il servire lAccidente, lEvento. Ci saranno riunioni, conciliaboli, peregrinazioni, lodore di libri o umido dei luoghi dove si riuniscono i Think Tank, i collettivi e i comitati, sar la complessita di un mondo nuovo a ridefinire la sua giornata. Le sue visioni saranno e dovranno essere mediate dal resto della sua vita. Il Politico Accidentale non necessariamente dovr lasciare il suo lavoro, ma sentir questo impulso, questo desiderio a usare tempo e energie per alimentare la nuova coscienza e cominciare a vivere dentro la societ e, di pi, per la societ. La Politica Accidentale non potr essere quella della lamentela, della rivendicazione, di chi usa le folle per imporre un proprio piano di potere, ma della proposta. Anche rabbiosa, anche controcorrente. Ma che parta dal positivo, dalla costruzione. In un ambito locale o internazionale. Non si deve confondere Accidentale con occasionale. Esiste un evento scatenante, un motivo per il quale alcuni di noi abbandonano le certezze della propria vita e spenderanno tempo ed energia dietro una visione, un ideale, ma non potr essere un episodio isolato. Non dovrebbe interrompersi, ma diventare un percorso. Le persone maturano e cos cambiano le loro priorit. Chi ha interesse a farsi coinvolgere, lo fa a partire anche da un punto preciso della sua crescita umana. Alcuni dei miei amici e le persone a cui ho dedicato questo libello ne hanno fatto un quasi-mestiere, altri vorranno collaborare, contribuire, ma sanno che il loro valore rimane inalterato, per unesperienza di un movimento politico, se rimangono ancorati a quello che sanno fare meglio. Bisogna tener conto di come le persone, cos le iniziative politiche, maturano e si evolvono. Le istituzioni, invece, rimangono, soprattutto la democrazia, non essendoci metodi migliori (da un punto di vista sociale). Oggi esiste una grande domanda per nuove generazioni di folli/saggi pronta a dedicarsi alla Res Publica. Al mantenimento delle istituzioni democractiche, al loro rinnovamento. Allo sfaldamento del vecchio, per affrontare la sfida della modernit, dalle nuove tecnologie fino al rinnovo delletica. Ma la Politica ha anche bisogno di professionismo, di esperienza. E di riacquistare quel senso di necessaria apertura. Di coinvolgimento. Per migliorare il patrimonio genetico della specie. E per permettere alle istituzioni di superare lempasse, di resistere alle deviazioni estremiste, nazionaliste, populiste e razziste. E di
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assicurare nuove generazioni di talento, come nel dopoguerra, a guidare il paese. La coscienza di un ruolo collettivo della politica, di una responsabilit morale personale di fronte al futuro, ecco cosa mi colpisce ancora oggi di quella fase del paese. Bartali, al Tour de France, non salv lItalia da una guerra civile. Furono gli italiani a farlo. Fu la loro coscienza di reagire con compostezza e maturit allattentato a Togliatti. Non esiste un politico che salva tutti, non lo stato Obama, nonostante la sua intelligenza e la sua umanit strabordante. Siamo noi, a resistere sulle barricate. Noi che resistiamo e permettiamo al futuro di diventare un luogo pi giusto. O, nel caso opposto, a creare le basi per la rovina. Si vive per resistere, si resiste per permettere ad altri di vivere.

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3. Cribbio (as Mantra) Bisogna imprecare nella lotta per il paese, ma in maniera educata. Riconquistare il verbo, la parola, come espressione dell'urgenza, della rabbia che diventa opera, della speranza e dei piccoli passi, dei piccoli inciampi, delle rivoluzioni minuscole. Passare dal 'Merda Cambronniano al 'Cribbio. Riappropiarsi della misura, delle parole usate quando necessario, ridurre la comunicazione, far parlare i fatti. Riconquistare il Cribbio e il Perdinci. A spese dei vaffanculi, del fottersi e del testadicazziare ognuno e comunque. Cribbio, come un mantra, come una parola che sostituisca e attutisca gli estremi dialettici. Imprecare, alzare gli occhi al cielo, quando le mani saranno piene di calli, i volti rossi dal sudore e dalla fatica. Quella sensazione che passano le foto dei nostri nonni, dei bisnonni, quell'Italia fatta e costruita su una lingua aulica, piena di forme e formalit e sopra le pietre messe una per una di un muretto a secco. Ogni pietra una maledizione, un'imprecazione che scavi trincee, che protegga ogni piccolo avanzamento sociale, economico. La parola forte, intelligente, l'offesa strutturata. Lo scherno e il sarcasmo, le mille gradazioni dell'ironia. Il Politico Accidentale deve saper usare le parole, deve saper usare il linguaggio, le lingue, conoscere come significato e significante si alternano. Le parole dei giovani, dei vecchi, degli stranieri, le parole che definiscono la politica ma anche come le diverse realt del Paese Silenzioso si spiegano, sviluppano la loro rex cogitans. E il Politico Accidentale sapr alzare i toni, dovr farlo, dovr alzare la voce, far sentire modi e mondi nuovi. L'eterna giovent del linguaggio, un paradigma condito di vintage classic, di novit e di repetita juvant. Cribbio come un Mantra, come una ripetizione di senso, una richiesta disperata di parole che raccontino, dicano, spieghino, giustichino. Mai pi concetti astratti in circolo, a giustificazione di altre affermazioni. Cribbio.

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4. Il Risveglio della Coscienza Ricordo una coda in autostrada, probabilmente di ritorno da un fine settimana al mare, un serpente di macchine lunghissimo, chilometri e chilometri, nella corsia opposta alla mia. Dalla Certosa di Firenze, fin ben oltre San Donato, quasi al confine con la provincia di Siena. Stavo andando, come accade spesso nella mia vita, controcorrente. Da quellaltro lato della carreggiata si era fermato il tempo, si era vanificato. Mi immaginai, quel senso di benessere e di allegria delle vacanze svanito, evaporato, nell'attesa fra due uscite che sembravano a milioni di anni luce di distanza, una volta che le macchine erano piantate sull'asfalto bollente. Era sicuramente la fine dellestate. Quando il sole aveva gi fatto evaporare tutta lumidit delle macchie mediterranee. Mi ricordo quel senso di frustrazione derivato dagli altri, le migliaia di piccole rabbie, le considerazioni che ognuno avr fatto ad alta voce, o nella parte superiore della testa, sull'opportunit di aver preso un'altra strada, di aver preso altre decisioni e, magari, di esser rimasti al mare fino al mattino dopo, per evitare le code del rientro. Quella abbondanza di scontento mi parlava, mentre la mia macchina scivolava quasi come uno sberleffo, nella corsia che non solo era vuota, ma correva verso il mare. Il paese dei caproni e dei trend, delle decisioni che da personali diventano collettive. Dellintuizione di uno che arriva in ufficio dichiarando questo fine settimana vado al mare, e che diventa tendenza. Il non doversi fare mancare nulla, il dover essere dove sia necessario apparire, per essere considerati esseri umani accettabili. Una coda fatta di pressione, sociale, di competizione con altri poveri cristi come noi. Perch alla fine vuoi essere come il collega di cui sopra e apparire in ufficio lunedi mattina abbronzato. Dove la parte del rientro, del traffico, della sabbia nelle scarpe, dei bambini a cui fa sempre troppo caldo o troppo freddo, le imprecazioni in una coda nella circonvallazione di una qualsiasi citt del Paese Silenzioso, ti sono celate. Un silenzio che diventa omert. Dove nessuno racconta le difficolt, le rabbie e le frustrazioni, dove nessuno ti spiega gli elementi di disturbo al raggiungimento di un qualsiasi status sociale. Sono i modelli a essere sbagliati, come lo sono
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stati quelli di crescita eterna delleconomia e del credito, che hanno portato alla crisi del Credit Crunch nel 2007. La stessa ossessione, ma con obiettivi diversi, la casa grande per tutti, una carta di credito senza limiti. Un mondo tutto rosa, come dipinto dai media, dagli ottimisti del tanto paga sempre qualcun altro il conto. Soprattutto se sei un politico. Invece, lottimismo si inacidito, come una tazza di latte lasciata al sole. Dopo la crisi finanziaria, o forse ancora prima, dal 9 settembre del 2001, pian piano si sgretolata questa immagine di un occidente sempreverde, o perlomeno chirurgicamente ringiovanito. Prima la sicurezza del mondo stesso, poi quella dei singoli, la crisi energetica, quella finanziaria. La presa di coscienza di questi ultimi mesi dei movimenti di OccupyWhatever. In un mondo in cui i politici hanno la pretesa di poter parlare ancora allo stesso livello delle persone in coda. Quando occorre ri-sviluppare un logos, un discorso che lenisca la rabbia e che induca al cambiamento, al reputarsi non semidivinit, ma persone prone e chine all'errore. La coda in autostrada, un'altra incarnazione del paese che decide chi lo governer, la folla inerte, la follia indotta dal calore, dalla sovraesposizione a inefficienze, a problemi che nessuno sa risolvere, o di cui non si vuole prendere la responsabilit. Il Politico Accidentale dovrebbe tornare indietro, lungo quella strada e capire l'origine (lepifania solo il momento in cui si rende visibile) del problema, risolverlo. Perch sa che le regole della societ, del vivere in comunit necessitano di una urgente revisione, necessitano dell'eliminazione del senso di competizione sul reddito. Della frustrazione subita nel sentirsi sorpassati in autostrada, della rabbia feroce e violenta di chi zigzaga sulle corsie di emergenza. Per arrivare in tempo a un appuntamento con una storia ormai mossa altrove. Un altro episodio torna in mente, quando rimasi bloccato io su un cavalcavia fra La Spezia e Viareggio. Tantissime macchine e persone fuori a parlare. Finch, in un parcheggio di emergenza, appare un Super Tele, sfiatato e quasi bruciato dal sole da un lato. E cominciamo, gruppo di perfetti sconosciuti, a giocare, allinizio con celia ma verso la fine, quando gi vedevamo i tir e le macchine cominciare a ripartire, con un agonismo feroce. Sudati, tutti intenti al gioco. Quando sentiamo i motori ripartire sempre pi vicino, un ragazzo tira un calcio poderoso al Pallone che finisce nel torrente
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sotto. Vediamo la sfera colorata scivolare nellacqua trasparente credo del Magra. Decidiamo, ancora entusiasti dalle risate e dallagonismo, di fermarci con fidanzate e altri amici nelle macchine allautogrill dopo per farsi una bevuta. Eravamo sei, sette macchine di persone. Quando arrivo al bar, sono rimaste due machine, la mia e quella di un mio amico. Gli altri avevano deciso di continuare il viaggio. In fondo era stata una parentesi carina, ma non avevamo altro da spartire. Altro da cui iniziare un discorso. Questo lo stesso rischio che corre la politica: di creare attrattiva, unione, cooperazione, comunanza e la visione di star lottando attorno alla stessa cosa, ma alla fine ignori le priorit delle persone, ignori lopportunit di un progetto pi a lungo termine che tocchi davvero la vita delle persone. Che crei lillusione di poter superare le barriere. Ma ne erige altre, impedisce piuttosto che favorire. La Politica Accidentale, invece, deve partire dalle persone, dalle loro esigenze. Da quello che le code in autostrada, le persone che affollano un supermercato, un cinema, una chiesa, raccontano di s. Delle loro aspettative, delle loro priorit. Back to basic. Ascoltare, appoggiare le orecchie sulle rotaie. Il Paese Silenzioso cova un rancore sempre pi grande verso ogni forma di casta; io lavoro per una di queste, quella dei banchieri. Cio chi ha ricevuto laccusa di aver rovinato il mondo intero. Quando invece, come nelle proteste di Wall Street, c sempre una proporzione di 1 a 99 fra mele marce e mele sane. Fra chi abusa di una posizione e chi invece fa il suo lavoro. Come la finanza giusta, che permette di costruire, di sviluppare ide, progetti, cos la politica onesta quella delle ide piccole e grandi, delle visioni che diventano mondi possibili. Il problema evitare che le posizioni non diventino radicalizzanti. Estreme. E questo accade se esiste un riconoscimento che la vita della societ non solo una successione di code e partite di Pallone o una conga in un tunnel, bloccati dal freddo, ma un percorso comune. La politica lo strumento perch la societ si realizzi. La democrazia la lingua franca.

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5. Fra Millenaristi e Secolaristi Come si ricostruisce la fiducia, quando tutti cospirano per la fine dei tempi? Come si rievoca la speranza, quando tutti parlano di vacche magre per i prossimi dieci anni? Il Paese Silenzioso attraversato da popolazioni intere di questuanti, maghi, saltatori nel fuoco mediatico, a raccontare di epoche al collasso, di ere di declino. O di ottimisti dellirragionevolezza. Perch il mondo cui eravamo abituati cambiato per sempre. Senza troppe analisi statistiche (di cui questo libro assolutamente privo, dato che vorrei ristabilire il primato delloggettivit della parola sulla soggettivit avulsa dei dati economici, sociali), lEuropa e lItalia sono cambiate per sempre. Non si tratta di un processo irreversibile, sia mai. Per sono cambiate le condizioni macroeconomiche. Gli equilibri che studiavamo alluniversit fra primario, secondario e terziario, privato e pubblico, sono stati alterati, come se qualche economista folle avesse usato tecniche OGM sul tessuto della societ e quella zona grigia dove la societ si connette alla finanza, alleconomia. Paesi una volta grandi produttori industriali sono diventati fucine umane di call center e societ di servizi, centri assediati da attivit artigianali sono diventati sequenze di negozi di parrucchiere, intimo e pizzeria a taglio. Sono prima cambiati i bisogni, smaterializzati e resi solo vagamente fisici, e subito dopo sono cambiate le citt, soprattutto in Nord Europa, e in Nord Italia. Sono scomparsi i produttori locali e sono arrivate le catene. Prima si aveva lo sconto perch si conosceva il commerciante, oggi si usa Groupon. LEuropa medievale dei mercati soffocata dalle praterie consumeristiche del tutto subito. Dopo lassalto ai negozi, un attacco subdolo, da guerrilla, alla psyche della societ. morta lEuropa, o ne morta una natura suddivisa fra piazza del mercato, piazza della Chiesa e campagna. Quel mondo dove fu separato il singolo dallistituzione, che ci ha regalato la democrazia, il liberismo economico, e la contestazione come forma di evoluzione. Invece, la mercificazione della politica e la politicizzazione del commercio, ma massificazione dei consumi hanno creato le basi per un declino secolare. Finito il senso di urbe, rappresentato dal medesimo squallore di banlieue parigine, contrade romane e conurbazioni senza anima che soffocano Milano e Torino, Novoli a Firenze, e le periferie abismali di Napoli e Palermo, giusto
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per tornare in Italia. LEuropa si trovata a doversi reinventare asiatica. Societ di massa, ma senza crescita economica. Ogni volta mi trovo per lavoro a Hong Kong, di fronte a centinaia di grattacieli tutti uguali, assomiglianti a spine dorsali di qualche mostro marino, penso che da lass, in appartamenti microscopici, perlomeno godono di una vista unica al mondo. Il porto marino da cui le merci partono e arrivano da tutto il pianeta, quel senso di continuo movimento e cambiamento che si avverte in molte metropoli asiatiche. Il Millenarismo delle Societ Formica. In Cina, Indonesia, India, si percepiscono i millenni, la loro influenza di saggezza e di follia assolutista, una rassegnazione dellindividuo alla massa che sprona allazione, a muoversi pi velocemente, a occupare il posto sulla metropolitana di Tokyo o in coda al ristorante di Shanghai prima di un altro. Quel senso di compartecipazione anche non voluta, ma economicamente necessaria, degli slum di Varanasi. Che genera innovazione, fantasia. Dove abita il futuro. Esiste una classe di persone, i millenaristi, che vedono questo momento storico di passaggio come unevoluzione dovuta, anche forse ritardata da altri eventi, della storia. Da un lato, quelli che attendono la fine del mondo come descritta dai Maya, una tempesta solare che ci spazzi via, come se potesse accadere a ogni momento, per questo rendendo la Societas umana un continuo, un amalgama dove si deve ottenere il Massimo beneficio nel minimo tempo, dallaltro, i Millenaristi che sanno che siamo ben oltre il tempo per qualche altro stravolgimento sociale, economico. Niente Apocalisse singola, ma tante piccole estinzioni, di culture. Mondi che scompaiono sottoterra, fuori dal radar globale. Prima le trib amazzoniche, ora le culture locali pi deboli. Esiste invece un Secolarismo Europeo, ben altra cosa. Un lento ma continuo abdicare a tutto il progresso sociale ed economico che ci ha resi tutti quanti padroni delle nostre relazioni sociali, della nostra vita, del nostro pezzo di terra. Padroncini a se stessi. Delle risorse mentali e umane. Del nostro potenziale. E, per questo, con un prezzo attaccato a questo stesso potere. La capacit di saper articolare pensieri e volont indipendentemente dal progetto, dallutilitarismo asiatico. Se qualcosa di completamente originale lEuropa ha generato, stato lindividuo, il nome nella Storia, e non solo
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quello dei regnanti e dei principi. Quello delle persone, degli architetti delle cattedrali, degli studiosi, delle donne pittrici e dei religiosi. Dei ribelli delle montagne e dei vari ciompi e plebei che hanno attraversato il pianeta. Studenti irrequieti e musicisti. Come il Cristianesimo impose un volto alla Salvezza, il vero grande scandalo secondo San Giovanni, cos lEuropa dal Rinascimento in poi ha reinventato luomo e la sua creativit ha preso il centro. La distinzione fra chiesa e impero, fra mercato e chiesa ha generato i mercanti, le imprese. Ora, pian piano, stiamo perdendo questo primato di capacit di generare individui. Prima, con una contabilizzazione del genio, nella creazione di mercati del sapere. Poi, con la vilificazione dellindividuo rispetto alla massa grigia della societ. Nella ricerca di facce e volti, corpi, piuttosto che idee. Fino alla politica delle liste di belle donne e uomini sempre abbronzati e in forma. Probabilmente, questo accade per il sopravvento, dopo il Terziario, del Settore Quaternario, un settore economico che indica un mondo dove le cose non accadono neanche pi in un luogo fisico, ma nello spazio virtuale della rete. Di Internet. Lavoriamo e pensiamo in un mondo che si sradicato dal territorio, dal rispetto delle risorse, dagli equilibri necessari. Il secolarismo del capitalismo, lidea che lo stock di risorse del pianeta sia sempre in crescita o che la redditivita; marginale degli investimenti sia sempre in positivo viene pian piano sconfitto dalla scoperta dei limiti del pianeta stesso. In Europa non si sofferto la fame, non ci sono state carestie e guerre per mezzo secolo. Inondazioni e disastri naturali sono stati spesso borghesi, dolci o limitati, rispetto alle devastazioni che osserviamo in altre parti del mondo. Non siamo sotto la pressione di salvare il salvabile e le nostre case sono piene di oggetti che vorremmo portare con noi in caso di incendio. Ma il mondo si sta spostando. cominciato il Secolo Asiatico/Latino Americano. Una condanna dalla storia, ancora prima che latterraggio di emergenza delle economie europee sia compiuto. Non tutto sar come prima e il mondo non ripartir domani come se niente fosse accaduto. I soldi arrivano, non solo nei negozi di moda di Firenze e Pavia, ma nei fondi di investimento, nelle banche come depositi, come bond, come azioni comprate allincanto, da indiani, brasiliani, cinesi, arabi. Gli italiani e gli europei, anche come investitori, non osano pi, non prendono rischio, ma comprano cose sicure, mattone, titoli
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governativi solidi. scomparsa quellattitudine al rischio che un tempo ci ha permesso di scoprire il mondo. O forse lo rifaranno i nostri figli, per fame o per disperazione. In questo, il Paese Silenzioso, lItalia, ha subito pi di altri leffetto dellespansione economica di paesi un tempo solo fornitori di merci e oggi competitori, abbiamo scoperto che le tecnologie che usavamo erano in gran parte risultato del lavoro di persone abili e di menti di designer e scienziati capaci. Esperienza ed eccellenza accademica. Il secolarismo ha demolito questo castello, riducendo o facendo indurre a pensare che il lavoro manuale sia non da persone dabbene, o istruite. I campi di periferia, invece di coltivarli a carciofi, sono diventati appartamenti e campetti da calcio. Il Secolarismo, labbandono alle direttrici del momento, alle tendenze dellodierno, senza una considerazione di pi ampio respiro, che definisco Millenarista, ha decretato una necessit di recuperare questo orizzonte. Secolaristi e Millenaristi. Pronti al mediocre o al peggio. Una terza categoria quella dei Ciclisti, quelli che ancora si indorano la stessa pillola che poi dovranno assumere, il popolo del Domani un altro giorno. E della speranza che quel maledetto albero davanti a casa cominci a germogliare, di nuovo. Come se la crisi fosse stata una tempesta e non unesondazione di un torrente, rapida e distruttrice. I Ciclisti, quelli che pensano che prima o poi torneremo indietro, a una specie di 'mondo del passato, dove si riaprano le fabbriche chiuse e dove tutti possano dimenticare la distruzione, lodio. Come se questi anni fossero passati invano, come se niente avesse scalfito forse per sempre il nostro modo di concepire il futuro, le relazioni sociali e di potere. Come i nostalgici della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista. Forse un retaggio del perdono dei peccati, della consapevolezza cattolica che si pu ripartire da zero, da una condizione vicina alla grazia. Magari fosse vero, penso, mentre osservo l'umanit varia che inonda le strade di ogni centro cittadino. Gli sguardi incarogniti delle persone. La paura della diversit, perch tocca e provoca proprio questa speranza di svegliarsi un mattino, come nelle fiabe e ritrovare un'Italia che, sorpresa, forse non mai esistita. Un'Italia che, come ogni utopia, non si pu mediare dai discorsi delle sale d'aspetto o dalle fotografie in casa. Esistono periodi aurei, di grande ottimismo. I nostri nonni lo videro, ma dopo una
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guerra che devast tutto. Ed ora, anche noi, siamo alla fine di questa discesa funesta della crisi economica, associata, in Italia, a un sacco della ricchezza pubblica da parte di chi doveva invece proteggere la democrazia e i fondamenti stessi della giustizia. Sono sotto gli occhi di tutti gli scandali di denari, favori pagati senza soluzione di continuit. Siamo talmente in basso nella classifica della corruzione che forse solo James Cameron potrebbe trovarci, in fondo all'abisso. Siamo sopravvissuti a una guerra. Come i veterani che affollano le piazze americane, i malls, con le loro magliette, le loro richieste di aiuti e gli arti mancanti. Siamo i reduci da uno scontro epocale che ha lasciato generazioni intere circondate da macerie. Ricostruire. Alla faccia di secolaristi, millenaristi, ciclisti, negazionisti. Moralisti. Ricostruire ignorando i soliti volti, i Partiti dei Carini, Partiti Nazione. Riforme, Solidariet. Fottuto progresso. Liste civiche in caduta libera, come la pioggia di rane del film Magnolia. Un momento epocale, perlomeno per noi, per la nostra coscienza che sa che non ci sara un passo indietro.
PseudoEnrico IV - "Siete arrivati fino a qui perch... lo sapete perch? Popolo - "No, diccelo tu Enrico! Tu che ti godevi le discoteche e le feste con Falstaff" PseudoEnrico IV - "Hey, non ci provate! Lo so, lo so. Ho perso tempo. Dietro a gonne e pantere. Ma sono qui per il vostro stesso motivo..." Popolo "Diccelo!! Che il nemico si avvicina e vogliamo essere motivati per la battaglia... E non neanche San Crispino e San Crispiano oggi!" PseudoEnrico IV - "Credete di essere qui perch difendere quel poco che vi era rimasto. Per disperazione, per rabbia contro chi vuol toglierci tutto, da dentro il castello dei profumati principi di Alsazia. Invece, siete arrivati con me, scesi dalle navi lungo la costa, ignorando mall e ristorantini di pesce perch volete prendere il loro posto! Volete rimpiazzare i signorini impomatati. E io vi dico..." Popolo - "Cosa, Enrico, che non possiamo farlo? Che non giusto che tocchi a noi un po di vita facile?? Due diamanti, una fidanzata modella, una macchina di moda?" PseudoEnrico IV - "Quella vita facile, ignoratela. Come vedete, alla fine, sempre in guerra si finisce. Chiedete un'altra cosa, la speranza di essere felici, non per voi, ma per i vostri figli! Per quello vi dico, vinciamo questa battaglia, radiamo al suolo quel palazzo e poi ricostruiamo tutto a nuovo!" Popolo - "Ci siamo! Facciamo una foto per il profilo?" K.J. Okker - PseudoEnrico IV

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6. Nemo profeta in patria In ogni viaggio, c' sempre un momento nel quale ci si sente persi e si vorrebbe tornare a casa all'istante. Io lo definisco il 'Momento di Cork', perch la prima volta che lo provai avevo diciannove anni ed ero in viaggio a piedi attraverso l'Irlanda, dopo la maturit classica. Ero con uno dei miei migliori amici e, dopo 22 ore di traghetto da Le Havre a Rosslare e tre ore di autobus da Rosslare a Cork, nella parte sud dell'Irlanda, ero gi stufo di fare il nomade hippie. Avevamo passato un giorno intero in treno, da Firenze a Strasburgo, prima che un controllore benigno ci avesse fatto notare che non esistevano linee costiere da Calais a le Havre e ci trovammo in coda insieme a centinaia di altri giovani europei, sotto al sole, per poi dormire una notte intera alladdiaccio, in pieno Oceano Atlantico. Ricordo Cork, una spiaggia semideserta, un crepuscolo di agosto, con alcuni giovani irlandesi che sciamavano tra pub e spiaggia. Il porto pieno di navi. Eravamo finiti a dormire in un albergo a Quattro stelle, bruciando in un fiat la maggior parte dei soldi per il viaggio. Il mio amico, di fronte al mio sconforto, mi disse 'capisco tu sia stanco, ma non vuoi sapere cosa c' dall'altra parte dell'Irlanda? Non sei curioso ora che sei qui?'. Lo guardai fisso negli occhi e decisi che aveva ragione. Che da quel momento in poi mi sarebbe piaciuto viaggiare per capire cosa c' dall'altro lato del presente. C' la strada e c' sempre un luogo dove arrivare. Tanto che sono venuto via dall'Italia e sono ormai diciotto anni che sono fuori dal Paese Silenzioso. Lui finito in Oregon, a insegnare alluniversit una dottrina che si chiama Ontologia. Agli estremi dello spettro ma ancora simili. E rimane quella stessa nostalgia barricadera, un desiderio di cambiare le cose, di arrivare fino in fondo a un discorso appena iniziato. Di trovare una destinazione di arrivo che sia ancora una nuova partenza. Lo stesso per il Paese Silenzioso. La frustrazione del presente, non forse uno spunto ad andare ancora pi lontano, di sfidare le apparenze che ci vorrebbero arresi, impotenti di fronte allo sfacelo? Anche da lontano. Che, per noi allestero, diventa difficile. Geneticamente e culturalmente, si diventa il

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luogo dove si abita, dove si sviluppano psicogeografie, riferimenti e sponde. E la casa, quelle terre, quelle vie un tempo familiari ridiventano non frammenti della tua anima, ma pietre, asfalto, colori. Luoghi. C sempre questo rischio di diventare distaccato, scollegato dalle radici e, per molte persone, questa cosa accade quasi come una forma di sollievo rispetto a questo sentirsi sospesi fra mondi diversi, nellimpossibilit, anche filosofica, di poter dire quello che pensi sul paese di origine (dato che non conoscendo loggetto, kantaniamente, il giudizio diventa irrisolvibile). Nessuno profeta in patria. Pensa se sei apolide. Come ci immaginano tanti dal Paese Silenzioso. E, come forse, ci sentiamo noi che abitiamo allestero e troviamo/cerchiamo ragioni di sentirci ancora curiosi. Fino a quando arriveremo in cima al pianeta, ben oltre Cork. E da l guarderemo indietro, anzi, da l gi in tanti guardiamo indietro. Non per compromettere le carriere di altri, ma per fornire ide. La Politica Accidentale questa ricerca di nuovo, al di fuori dei circoli soliti, dei confini, lo spingersi pi in l anche del dovuto/consentito. Di quelli che benpensano. Dal loro salotto. Trovare non tanto il conforto degli stranieri, dellignoto, ma di trovare nuove ragioni per questo spostarsi nel mondo. Non pi cervelli in fuga, ma cervelli in comodato. All'inizio del 2012, ho avuto la fortuna di vedere Monti parlare alla London School of Economics. Mi colp la sua pacatezza, lo stile completamente diverso da chi lo aveva preceduto, ma necessariamente politico, hypertestuale, di riferimenti internazionali, nazionali, civili, politici, economici. Come una lezione di economia e politica pratiche, piuttosto che un comizio E rimasi colpito da una delle prime cose che disse, a unaudience composta essenzialmente di italiani. Non cercava di convincerci a tornare in Italia, per far rientrare i cervelli. La fuga in realt la vedeva come un arricchimento per tutto il paese. Ci vedeva come cervelli da affittare, di cui il paese aveva bisogno, con tutte le competenze e le risorse umane che erano l di fronter a lui. Sapeva, sa, come sappiamo noi, che inutile coltivare illusioni, sappiamo che per le nostre aspirazioni e i ruoli che abbiamo spesso raggiunto, non ci sono neanche posti, od opportunit per gli stessi livelli di gratificazione e di interesse. Ma colpiva la piccola variazione sul solito mantra del brain drain. In realt lo possiamo vedere come un gain, come una speranza addizionale,
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dove le persone possono imparare il mestiere, i trucchi di ogni forma di arte. E Monti ci chiedeva questo, di poter 'affittare i nostri cervelli, sicuramente i nostri cuori, con idee, spunti, soluzioni. Un concetto ben definito, utliitarista e realista. Non tornate, se non volete, ma dateci una mano. Per una delle prime volte della mia vita, mi sono sentito profeta in patria. Come se qualcun altro, a parte lamico sindaco di Firenze, mi lanciasse un assist perfetto. Monti, un vero Politico Accidentale. Qualcuno che comprende le condizioni, le circostanze, che coltiva una visione, che disposto a condividere. E ne trae le conseguenze. La stessa cosa che feci io di fronte al mio amico Carlo a Cork. Mi resi conto che esisteva unattrattiva in altre due settimane a sbattersi fra ostelli della giovent in mezzo al nulla dellIrlanda prima del boom. Oltre al perdersi cento volte per stradelli di campagna, dormire in un container con cinquanta ragazze finlandesi (ma questa unaltra storia). Laltra sponda dellOceano. Linfinito Gucciniano. I grandi sogni.

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7. Un piano molto semplice "Qualcuno stato qui, lo so, ha acceso il riscaldamento in casa. E non ero io" "Electricity" - Ollie Byrd Andare e vedere. Arrivare in un luogo e scoprire che qualcun altro ci ha preceduto, sia nella realt fisica dello spostarsi sia nel paesaggio filosofico delle idee. Esplorazione e intuizione sono concetti molto simili. In entrambi i casi si deve fare un passo fuori da quello che ci si aspetta ragionevolmente dalla giornata. Cambiare percorso, ogni istante. Scoprire la mappatura dello spazio attorno alla linea che ci conduce da A a B. Il politico accidentale, una persona come me, si trova proiettata in una posizione iniziale, un evento, un incontro, una persona incrociata e si rende conto che, nel gran schema della sua vita, quell'evento lo costringe a una reazione. Come uno che ti tira uno schiaffo, che ti spinge, o qualcuno che ti urla da una parte di un fiume dicendogli di raggiungerlo. E qui conta la disposizione, contano educazione e cultura. Io, per come sono stato cresciuto, sono stato abituato ad 'andare e vedere, come i butteri di Domani Accadr di Luchetti. Qualcuno ti parla, ti propone delle idee, come se avesse una mappa dell'universo, un foglio di carta blu e argento enorme, spropositato. E questa persona ti guarda negli occhi, dicendoti 'Questi siamo tutti noi, le costellazioni, le stelle comete, i pianeti, le supernovae, noi siamo qui e voglio spostare questa galassia da questo punto, troppo vicino a un buco nero, a questa zona qui. Dove prosperare e crescere. Il piano semplice, semplicissimo. Sappiamo dove vogliamo arrivare. E sappiamo che, forse come poche volte nella storia, dovremmo e potremmo pensare che quel percorso, quel trascinarsi di pianeti e stelle, possa e debba accadere in maniera nuova, mai sperimentata prima. Un piano semplice. Immediato. Fottutamente innocente e spontaneo. Troppo semplice, per essere vero. O, forse, aiuta essere stato accidentalmente catapultato dentro un contesto, dentro una mappa. Il Politico Accidentale il Punto A. E diventa il Punto B. Lo Stato A e lo Stato B di Elio. La mappa la persona. Siamo e diventiamo. E non sperimentiamo, diventiamo, non esploriamo, ci trasformiamo. Con noi, la societ, alcune
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istituzioni. O questo dovrebbero fare. La massa di gambe, cervelli, scarpe, teste, occhi, cuori che formano la galassia e dentro di essa il Pianeta SIlenzioso Italia. E noi, noi siamo il cambiamento che accade, che trasforma. O possiamo decidere di far prevalere la forma sulla sostanza, trasformare le istituzioni pubbliche in una forma di museo del vintage politico, scegliere di non cambiare. Far trascinare la forma di intervento del popolo nella politica in una forma di oligarchia illuminata e corrotta. Perch vive sugli altri, succhia ide come un vampiro il sangue. O possiamo trasformarci, (r)innovare la partecipazione politica. Il piano spostarci da A a B. Da un mondo stantio e vecchio, dannatamente vecchio a un futuro che immaginiamo, che gi sappiamo non sar mai come lo immaginiamo ora, ma vogliamo arrivarci e vederlo, intravederlo e affermarne l'esistenza. Qualunque forma B avr alla fine. Un piano semplice, Trasformarci e trasformare il mondo attorno. Nella mia recente esperienza, questo vuol dire interessarsi alla dialettica politica, intervenire e dire la propria, dapprima con ironia, assimilando dalle informazioni attorno, usando il sarcasmo per i primi incerti passi. Buttarla in vacca, come si fa nelle camminate in montagna, dove all'inizio siamo tutti pieni di fiato, entusiasmo e bischerate da enunciare. Ben sapendo che verr un momento in cui saremo quasi in cima, senza fiato, sperando che ogni passo sia quello finale, ma gi sapendo che saremo travolti dalla bellezza del paesaggio. Perche si cammina in montagna per arrivare in un punto preciso, dove tutto pi bello che a fondo valle. Esplorare la bellezza della politica accidentale, una provocazione che qualcuno ti lancia di dover essere in un posto, ma rendersi conto della incredibile importanza che ha la nostra presenza, per quel piano semplice. E qui parlo di punti condivisibili, di passi brevi e veloci, di piani e programmi che parlino linguaggio alto dei valori a cui uno si affida, politicamente ed eticamente, ma anche la praticit di dire cosa si vorr fare il giorno stesso in cui ci sia dato il potere di governare, di guidare una citt, un paese, una regione. Un quartiere. Fatti misurabili. Semplici.

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8. I knew Prufrock before he was famous


In the room the women come and go Talking of Michelangelo T. S. Eliot, The love song of A.J Prufrock

Ho conosciuto tanti politici nei miei anni da studente di liceo e poi universitario. Ho conosciuto quelli che facevano la gavetta nei vari partiti, nelle associazioni, nelle radio e nei giornali di parte. Anche io ho fatto volantinaggi, ho attaccato manifesti alle due di notte, allalba delle elezioni al Liceo Dante e a Villa Favard, dove si trovava la facolt di Economia, lungo l'Arno. Fra amici diretti, parenti e amici di parenti, credo di aver potuto conoscere almeno tre generazioni di politici fiorentini e toscani. Succede. Come dicevo allinizio, la mia genetica in qualche maniera, o una forma Pavloviana di attrattiva per il movimento, per lattivismo e la caciara dialettica. Da un lato, una fortuna, da un altro una disgrazia, dato che ogni pranzo o cena di famiglia rischiava di diventare una sessione di argomentazione da studente del Talmud. Sono stato rappresentante degli studenti per una lista di ispirazione cattolica, negli anni della Pantera, al Liceo Dante e poi rappresentante di quartiere a Rifredi, rappresentante studentesco in Consigli di Facolt, nel Consiglio per il Diritto allo Studio. In momenti di grande confusione politica, dove siamo tutti nati, almeno in Toscana, comunisti o democristiani, per poi trovarsi sbattuti in ogni direzione, sotto ogni forma di arbusto, sigla. Allinizio era la Pantera, la crescita esponenziale del Fronte della Giovent, in un liceo di chiare tradizioni reazionarie, in una Firenze dove se facevi il classico al Dante eri 'un fascio autolesionista e se lo facevi al Michelangelo eri un 'figlio del '68 libertario. Fra traduzioni dal greco al latino in piedi e 6--politico. Ho visto e conosciuto vari Prufrock, uomini e donne, persone che si sono interessate alla politica e hanno continuato nel loro impegno, facendone spesso una professione, e lo dico qui, in maniera onorevole e onesta. Quando io invece ho scelto altro. Ho deciso di partire. Ma non di abbandonare quel desiderio di cambiare le cose da dentro. Come se continuasse la storia

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d'amore con la societ. Sicuramente ho avuto il privilegio di vedere queste carriere di persone a me care muoversi, sbocciare, dai volantinaggi fatti con mio cognato, quando eravamo giovani democratici cristiani, alle discussioni e chiaccherate con un ragazzino di quarta ginnasio, della stessa et di mio fratello, che mi parlava all'intervallo (e per questo ogni tanto mi viene la tentazione di cazziarlo, come farei con mio fratello, che considero ancora un quindicenne, ma questo un mio limite). Di questo giovane, mi colp la zazzera di capelli che sembrava quella di Federico Fiumani, il cantante e chitarrista dei Diaframma, un gruppo storico della New Wave toscana. E la determinazione al lavoro, al rendere il particolare universale. Una dote dei politici veri. Diventati amici, ne avrei seguito la carriera dalle stanze del Dante alla presidenza della provincia di Firenze fino alle stanze di Cosimo I, dove con mio nonno Luigi andavo a incontrare Bargellini, mentre parlavano di La Pira e don Milani. E dei giorni tragici dellalluvione, quando lufficio di mio nonno in via Calzaioli fu distrutto dallacqua. Per quello, dopo, prese un piano del palazzo della Reale Mutua, allentrata di Piazza della Signoria. Da cui ho imparato le regole del calcio storico e ad associare nomi e volti ai vari politici che vedevo parlare. Circondati da bandiere rosse, scudocrociate, con unedera in mezzo. Un popolo, quello fiorentino, pronto al dibattito, allo scorno politico. Di politici non accidentali, ma quasi geneticamente predisposti. In questo mi sono quasi sempre riconosciuto, per una forma di repulsione personale per quello che prestabilito. Come se molti dei politici che ho incontrato, facessero come le donne di Eliot, che sono quasi costrette a parlare di Michelangelo, senza avere un dibattito. Invece, nelle zone di casa, ogni domanda era un dilemma da discutere, da valutare. Dopo un periodo lungo di estraneit fra parole e azione, finalmente rivedo una generazione di politici che hanno cambiato il modo di interagire con il loro elettorato. Perch le parole, anche le migliori, hanno sempre bisogno di qualcuno che le renda sue, che le ripeta e che le incarni. Una specie di sussidiariet del linguaggio. Dove non arrivano le dichiarazioni, i proclami, le azioni fanno la differenza, devono raccontare di una differenza dal passato. Su queste basi, mi sono fatto coinvolgere da Matteo Renzi, il ragazzo con la zazzera, nel suo progetto politico. Anche se da lontano, in una forma di
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dialogo che ha molto pi in comune con Radio Londra che con alcuna forma di scambio intellettuale. Ma il mondo oggi. Si scopre che in 140 caratteri si pu dire tanto, eliminando il superfluo. Non sono tempi barocchi. Su queste stesse basi, continuo a pensare che mio cognato, Gabriele Toccafondi, parlamentare PDL fiorentino, sia una dimostrazione di come, alla fine, non siano ideologie o ideali a fare la differenza, per innalzare il dibattito politico e lo scambio di provocazioni. Occorrono volti, persone che abbiano chiaro cosa sia morale, giusto, sostenibile. Lalternanza, il ricambio, sono forme di linguaggio in cui si esprime la democrazia. Forse la pi alta. I toni si possono riscaldare, ma la Politica Accidentale che immagino un luogo di confronto, non di diffamazione. Di apprezzamento e di distinguo. Un posto dove si possa parlare di Michelangelo, ma si facciano anche le cose, si creino le opportunit, gli investimenti per far crescere il paese. Certo, ho fatto la mia scelta di campo. Non posso non considerarmi riformista. E lo dico dalla posizione in cui sono, dopo aver visto da vicino, molto vicino, i danni di certo pensiero iperliberista, finanzariamente fallace, ma anche socialmente pericoloso. Ma lo vedo nellottica che imparai da ragazzo, della sussidiariet, del supporto pubblico, del minimo comune denominatore dei servizi pubblici e del merito che sovrasta il casato. Di Prufrock ne conoscer ancora tanti, spero, di giovani talenti che entreranno nella sfera politica, non per un tornaconto, per solleticare le signore bene a parlare di un altro giovane talentuoso, ma per continuare un lavoro, un progetto di una politica, anche in maniera bipartisan, migliore.

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9. Senza Rete/Senza Scampo 'Give me the words/that tell me everything' Tuxedomoon - "Manner of Speaking Cosa fa nascere un movimento politico? Qual il passaggio da un momento spontaneo di aggregazione, un'intuizione che nasce nella testa di un individuo e che poi comincia a contagiare altre teste, altri cuori e diventa uno spostamento di persone, generazione di altre idee, fino all'estrema conseguenza di un'organizzazione complessa? Negli ultimi venti anni, dal naufragio della Balena Bianca sugli scogli del Pio Albergo Trivulzio, quanti capitani e comandanti abbiamo visto fallire nel loro mandato, quanti Mariotti Segni, quanti movimenti con molta pi ricerca nei nomi che nella capacit di rendere le ide sostenibili. Ogni volta con uno spunto o due geniali, con valori forti, importanti. Con programmi anche dettagliati, per certi versi, ma senza quello che si chiamerebbe respiro. Abbiamo consumato ore e ore della nostra vita in stanze, aule convegni, consumato gli occhi a leggere instant books sul futuro del paese. Ogni volta illusi che il cambiamento fosse arrivato, che il Pianeta Silenzioso fosse arrivato a una svolta. Per poi svegliarsi ubriachi di concetti, ma disillusi dal responso del 'popolo a ogni ipotesi di riforma profonda della politica. Forse potremmo chiederci se molti dei nuovi rasta della politica italiana avessero davvero quella carica e quel carisma che si chiede a un leader o se, forse, fossero troppo soli, in una maniera don chisciottesca, contro i mulini a vento delle gerarchie politiche, delle dinastie elettorali, dei piccoli, medi e gran poteri che ancora modellano il Bel Paese, come e pi dei movimenti di orogenesi. I 'Nuovi in Politica sono una specialit stagionale della politica italiana, come i carciofi. Abbiamo vissuto stagioni di girotondi, sit-in e popoli di vari colori. Comici che diventano leader, per tornare a far ridere pian piano, mentre le loro idee si scolorano. Politici che cercano il consenso di calciatori e veline ancor prima di quello del popolo, perch in fondo, ogni imperatore ha bisogno dei suoi circensi, per ammansire le folle. Cosa rende stabile, e cosa potrebbe essere il 'game changer', l'espediente
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che renda un movimento o una strafottuta corrente di partito un luogo di persone e idee che diventi davvero un meccanismo di cambiamento, come accadde con il New Labour di Blair? Cosa rende, secondo me, i Politici Accidentali un vero segno di novit e di rottura rispetto a chi li ha preceduti, ai mestieranti dei partiti? Alcuni principi base: - Dal locale al globale - Un'esperienza di governo o di gestione particolare, ben definita, dove il Politico Accidentale possa sperimentare non solo nuove idee e nuovi processi di implementazione delle stesse, ma dove possa anche cominciare ad avere prove tangibili dell'efficacia delle stesse ide. Non vuol dire per forza un ruolo politico, ma sicuramente il Politico Accidentale deve sapersi muovere da istanze locali, parziali, regionali o di settore, ma per allargare la visione, renderla se non universale almeno condivisa. Deve saper usare la lezione imparata sul territorio, nell'ambito limitato che ha di fronte, come un paradigma e come un esempio. La cultura del cambiamento vero accade, si manifesta con questa capacit di tramutare energie locali in sommovimenti anche al centro. Senza rabbia, ma costruendo. - Diversit e Affiatamento - Le persone accanto al/ai leader di un movimento che voglia 'funzionare dovranno arrivare da esperienze di lavoro, accademiche e sociali disparate. Non ha futuro un 'partito di categoria o basato sul censo, sul casato. Un popolo ha bisogno di sentire che da subito ci sono elementi di diversit, di immedesimazione. Un po come la logica del Variet televisivo delle domeniche sera negli anni Settanta. Qualcosa per tutti, in uno spettacolo unificato, unificante. Con una trama, un plot e un conduttore famoso e iconico. Raimondo Vianello. Dove, nei suoi spettacoli, aveva sempre un ruolo importante il capo clack. Il capo del pubblico, quelli che devono applaudire, e ridere a comanda. Un'idea di team trasversale, che si muova dai camerini al palco, alle prime linee del pubblico. Ci sono, ergo partecipo. Sono parte del team. L'affiatamento accade spesso quando ci sono grandi differenze. - Rete di Reti o La Matrice della Diffusione Politica - La presenza non solo di diversit sociali ma anche territoriali determinante. Si vince consenso se si investigano/apprezzano e accolgono le istanze di aree diverse del paese, con
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le loro differenze di crescita economica, sociale. Un paese come l'Italia vive di migliaia di piccole diverse realt. Una Politica Accidentale che funzioni non pu esimersi dal conoscere e valorizzare questa estrema ricchezza e la maniera con la quale problemi come, per dirne due, corruzione e disoccupazione giovanile, si declinano lungo il paese. Quindi un 'globale fatto di tantissimi localismi. L'intuizione iniziale dovr spostarsi senza snaturarsi nella sua radicalit, ma dovr trovare nuovi ambasciatori per adattarla. Un movimento che sappia parlare ai banchieri della City e ai giovani di Enna. Ai giovani di Enna che fanno i banchieri. La rete, il network, la capacit di offrire politica come un Servizio Universale, come le poste. La partecipazione sociale lultimo vero requisito che uno stato dovrebbe fornire, supportare. E se vogliamo essere seri nel cambiare le regole del gioco dovremo parlare a tutti. Essere ovunque, avere un ideale che possa essere condiviso ma che non diventi una regola. Ci vogliono le parole nuove nella politica. Parole che dicano tutto, che definiscano il mondo, semplicemente. E le soluzioni. Con lo stesso linguaggio. Quello della Rete. Il Politico Accidentale dovr organizzarsi, partendo dalle sue conoscenze, perch, come dir dopo, la struttura tradizionale del partito che abbiamo ereditato dal diciannovesimo secolo potrebbe non essere pi adatta. Se non addirittura perniciosa. Distruggere il passato che non ci appartiene. Ripartire dalle relazioni umane. La struttura e lorganizzazione dovranno garantire non solo una continuit del messaggio politico, ma anche la capacit stessa di una rottura, di un cambiamento. Troppo spesso, i movimenti politici diventano solo enormi amministrazioni di comunicati, di ruoli e di lavori. Tradendo la loro genesi, la loro capacit di condensare attorno a s le forze buone della politica. Anche quando certe istanze sono reazionarie, quando nascono da un disagio che diventa troppo comune per essere contenuto. Invece qui reclamo la necessit di un programma articolato, condiviso, di ideali che diventano visioni e che diventano standard da raggiungere. In caso questo non accada, il Politico Accidentale dovr lasciare, permettendo ad altri di prendere controllo della direzione del movimento. Esiste la rete, esistono le connessioni, i nodi rappresentati dalle persone possono cambiare. Come nel cervello, dove le cellule sono solo terminazioni e la vera informazione
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risiede nelle sinapsi. E questa confusione di informazione deve essere sintetizzata, deve accogliere tutti ma poi rendere evidente quale sia la priorit del giorno, del mese, dell'anno. Credo che uno dei motivi di maggiore alimentazione della corruzione siano state proprio le aggregazioni incredibili di richieste, di istanze diverse che hanno investito i politici, i detentori di un potere enorme. Dove ognuno, da ogni parte politica, ha voluto avere la sua fetta di benefici. Il Politico Accidentale non cerca privilegi per s, serve, aiuta, supporta le comunit, sia locali che nazionali. Entra nel merito, non per fare un piacere all'amico del paesello da cui viene, ma perch crede che quel progetto specifico sia positivo, utile. Che cambi. Per quello, tutti abbiamo un ruolo da giocare, nei nostri localismi, anche all'estero, nella nostra generazione e nel nostro specifico lavorativo. Siamo tutti protagonisti, ma non possiamo pi caricare la politica di ruoli di facilitamento, per pigrizia. Il futuro siamo quello che vogliamo. E lo facciamo e costruiamo noi. Ogni giorno. The future is yours, so fill this part in Marnie Stern Transformer

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10. Ideologia vs. Valori I miei genitori sono nati durante la II Guerra Mondiale, i loro amici pi giovani hanno fatto il 68, i miei cugini pi anziani hanno fatto il 76, hanno studiato durante gli Anni di Piombo e noi, la generazione dei 40enni attuale, abbiamo visto brandelli di lotta politica, le ultime grandi occupazioni, abbiamo scoperto il veleno della politica 20 anni, e abbiamo lasciato a un popolo di Senza Qualit e Senza Speranza la democrazia, tramutata da un mercato libero di ide e di pensieri a un oligopolio travestito da chaos. Ci hanno fatto credere al fantasma dellideologia, un mondo verboso e ostico, dove si deve leggere Hoffmann, bisogna saper discernere fra una Falanghina e un Greco di Tufo. Come fra un Socialista Lombardiano, un Riformista Esperito e un Proto-Comunista. Le parole, anzi, i motti, le filosofie, sono diventate pi importanti dellaffermazione di principi base, di valori. Negli scritti di politica si cita Adorno come si aggiunge parmigiano alle melanzane. Si citano Foucault e Grossman. E cos dicendo. Come se il futuro si potesse costruire partendo da un bagaglio di storia della politica e della filosofia occidentale. questa la prima grande barriera a una politica nuova, questo gioco di citazioni, rimandi, di parole e testi, di citazioni dotte, sicuramente, ma che poco dicono sul presente e sulla necessit di ridefinire il mondo, le nostre aspirazioni. Un movimento politico come una rockstar, come un gruppo pop. Ci sono momenti di Gloria, poi si dovr lasciare il passo ai giovani. Senza intrattenere uno spettacolo indecoroso di settantenni che saltano in calzamaglia sul palco. LIdeologia lasci il posto allIdeogenia. Lo sviluppo di innovazione in politica, partendo dai Valori che condividiamo, in cui sono cresciuto e mi sono affilato le armi dialettiche umane. Come scritto in introduzione, le generazioni attualmente abili e arruolate alla vita adulta (chi ha oggi dai 25 ai 50 anni) hanno vissuto di rimando, di rimbalzo momenti decisivi del paese. Come molti dei junior che lavorano per me in banca non sanno quasi chi sia Paul McCartney (accade!), cos in Italia molti giovani non hanno vissuto il momento principe dello stravolgimento democratico, che fu lomicidio ideologicamente motivato/provocato di Aldo Moro. Quella fu la linea che tutto il paese dovette attraversare, con i governi di unit nazionale e la Socialistizzazione della
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politica Italiana. Latterraggio molesto della corruzione e la sua pervasiva permanenza nel panorama italiano nacque dallimpossibilit del paese allora di trovare una forma di ribellione, di reazione di fronte allomicidio della Grande Alleanza della Sinistra DC e del Centrismo Comunista di Berlinguer. Da un lato gli estremisti, dallaltro gli affaristi e i Pidduisti, entrambi, con una necessit di un empasse istituzionale, dove poterrne approfittare. Il socialismo di Craxi, la corruzione, Mani Pulite, il Berlusconismo e il Minettismo, la Lega. Figli dellOmicidio Moro. Lideologia che diventa una scusa, per eliminare dal dibattito politico lIdeogenia. Oggi, a pi di trenta anni di distanza da via Fani, a venti anni da Mani Pulite, in un momento di governo tecnico, di incertezza politica assoluta, il Politico Accidentale qui per ribadire alcuni concetti. Per rimuovere il coperchio delle etichette e delle ideologie e riparlare di Valori, di Cosa Vale, di cosa ci sta a cuore. (What We Care About, avrebbe detto Don Milani). Quali sono questi Valori? a. Riformismo Vs. Gattopardismo La Politica Accidentale non pu non essere riformista, innovativa. La liberazione quieta e decisa di energie nuove. Riforme sociali, economiche. Come se, dopo averlo osservato da lontano, da dentro, alcune persone si arrogassero il diritto a una revisione delle dinamiche che regolano il paese, le regole, le relazioni di forza, le pressioni sociali e internazionali. chiaro che un paese come quello Silenzioso vive allinterno di una rete relazionale, ma lanomalia italiana stata la sua fissit assoluta rispetto ad altre realt, la mancanza di ricambio non tanto dei volti, che, cribbio, ogni tanto qualcuno dei vecchi leader muore, ma delle ide o della maniera nella quale la societ si sviluppa. La famiglia, la Chiesa e tutti i circoli/salotti alla luce del sole. Correnti sotterranee di sotterfugi, piaceri personali e favori pubblicamente remunerati. Sicuramente, in Italia ci dovrebbe essere una specie di indicatore, in ogni evento e azione politica ed economica, da una manovra finanziaria a un accordo fra sindacati e imprese, che indichi quanto quellevento cambi le regole del gioco, migliori il paese ed elimini quel senso di sclerotizzazione della societ. Una specie di Gattopardo Index, con tre o cinque livelli, dal Verde di bassi livelli di gattopardit, fino al profondo rosso o il nero di un livello Mob Rulez, dove non solo le cose
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non cambiano, ma ci sono pressioni forti a non farle cambiare. Come gli indicatori di consumo degli elettrodomestici. Un indicatore di cambiamento. E, badate bene, non sempre le cose devono cambiare. Esistono regole e istituzioni che beneficiano un paese per la loro immobilit. Creano certezza. Sicurezza nei riferimenti istituzionali e morali. Non necessariamente le chiese, i capi religiosi. Opinione personale, ma credo che la chiesa cattolica o Cristiana dovrebbe destabilizzare, creare confusione, disordine, nellordine delle cose del mondo. Rovesciare tavoli di mercanti nei templi, insegnare nelle scuole lincertezza e il dubbio e poi far riabbracciare agli studenti la bellezza della Fede. Per chi ha coraggio di ammetterlo. Un modello savonarolesco di religione. Le certezze vengono dal diritto. Dalle opere. Dalla certezza morale che sono le azioni a definire il paese, quello che accade sul palco della vita pubblica e non quello che si decide dietro la quinta del teatro o nel foyer. Per questo il riformismo importante, per questo i valori di solidariet e di giustizia devono continuare a essere incarnati, ricercati. Disperatamente voluti. Catalogati. Gattopardo Index (r), presto su tutte le vostre azioni il primo Indicatore Riformista di Sviluppo del Cambiamento del Paese. b. Solidariet Intra e InterGenerazionale E io pago, diceva Tot nella macchietta del padre che deve sempre provvedere ai vizi e stravizi della famiglia. E noi paghiamo, anzi, abbiamo pagato direbbero i nostri bisnonni e nonni, quelle due o tre generazioni del dopoguerra che hanno generato la ricchezza e il benessere sulla loro pelle, sui loro sacrifice e fatica. Per permettere ad altre due o tre generazioni di usare quella ricchezza accumulata. Come se non ci fosse un domani. O come se ci fosse un domani di eternit. Aspettativa di vita che si allunga. Che un indice di progresso. O di degenerazione del progresso, quando non solo le generazioni correnti vicino alla pensione hanno usato le risorse accumulate dai padri, ma pretendono al tesoretto pensionistico che le generazioni correnti stanno accumulando. Il Politico Accidentale sa che la sostenibilit del futuro passa attraverso una nuova forma di solidariet, come se la generazione di chi lavora ora si trovasse allindomani di una guerra mondiale, come se anche le strutture funzionanti dovessero essere ripensate per un periodo di pace, di calma. Si sa che durante una guerra,
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si mettono mine, si distruggono infrastrutture per rendere al nemico le cose pi difficili, ma in pace si costruisce e si usano le risorse per difendersi dallaggressione del tempo. Dallusura della corruzione. c. Futuro come Visione Quando ogni aspetto della vita di un paese , in qualche maniera, controllato da ultrasessantenni ideologicamente delusi, ma economicamente motivati, difficile che lorizzonte temporale delle decisioni valichi quello che si definirebbe un medio periodo di 3, 5 anni. Le associazioni dei giovani dei partiti sono piene di quarantenni ancora in cerca di autore e manca la vera pianificazione, l'immaginarsi un futuro possibile o scenari di futuri alla portata di mano. Che non progettare lavori di infrastrutture che dureranno per venti anni. Questo egoismo, o menefreghismo. Dato che una maniera per far beneficiare a chi vive nel presente il ritorno economico, il rendimento di progetti, che saranno vivi solo in un futuro lontano, dove altri pagheranno il vero debito finanziario. Trovandosi di fronte opere ed impianti che magari saranno gi obsoleti. La Politica Accidentale invece dovrebbe parlare di una visione del futuro, come risultato di trasformazioni della societ che accadano in maniera giusnaturalista. Cambiare a poco a poco, non lanciarsi in proclami ma definire un punto di arrivo. lecito immaginarsi come sar il mondo fra 20 anni, perch si decide oggi. Lo decidiamo con cosa insegnare nelle scuole, con la costruzione di infrastrutture che rispettino lambiente e che diano respire alla societ civile. Ludoteche e piscine nei quartieri popolari, biblioteche luminose e treni veloci per sostituire gli aeroporti. Quanto lungo il lungo periodo? Sicuramente abbastanza per definirlo come valore a s, a parte la intergenerazionalit. Il Lungo Periodo la risposta alla domanda Cosa vogliamo lasciare di tangibile ai nostri discendenti? Per cosa vogliamo essere ricordati? che non necessariamente un tunnel sotto il Tirreno o una torre di seicento piani. Ad Atene, lidea di democrazia resistita molto meglio di ogni monumento, teatro, tempio, presto svuotati di attori e divinit. Invece le opere, il pensiero che ha modellato quella societa ha resistito. E noi, cribbio, vogliamo lasciare che siano i deliri leghisti e le incertezze progressiste a rimanere come documento di questepoca? Come vogliamo modellare il futuro a partire dalle cose in cui crediamo e che crediamo possano fare il bene del popolo. Ergo, di noi
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stessi. O della nostra genetica che continuer a camminare e a ricordarsi di noi, nella memoria collettiva che portiamo dentro. Come gli istinti primordiali. Il futuro si genera ora. Nei valori che scegliamo. Tolleranza, Affetto, Condivisione. Chiarezza e Rigore. d. Meritofilia Dove finisce il talento? Dove si crea, forse? Dove si coltiva? Quali sono le fabbriche di speranza generazionale? la meritocrazia un valore per se o dovremmo ribattezzarla e trasformarla in meritofili? Non tanto una determinazione a priori di un progresso nella carriera determinato dal merito ma una societ che sappia accogliere ogni tipo di capacit e talento, al di fuori del jargon e del lingo corporate. Il Politico Accidentale, se viene da un percorso professionale, sa che le capacit crescono sulla base della fiducia accordata, sugli spazi di libert e di inventiva lasciata alla persona. Non si tratta di ridurre a sistema qualcosa in sostituzione ai criteri di anzianit o di clientelismo, ma di riuscire ad apprezzare la novit, lentusiasmo non pi come segni di debolezza o di mancanza di pelo sullo stomaco, ma di necessarie virt per un Paese Silenzioso che vuole ritrovare la sua voce. La Meritofilia amare il talento altrui, amare quello che le connessioni fra le diverse capacit delle persone pu generare. Ai tempi delluniversit ricordo unamica che era bravissima a volantinare, a distribuire ogni tipo di materiale in giro, a parlare con le persone. Poi, la mettevi di fronte a un professore in un esame e panicava. Nessuno capiva come mai una persona cos brillante socialmente e chiaramente preparata non riuscisse a dimostrare cosa valesse in unaula di esame. Fin quando uno dei docenti le insegn a chiedere prima dellesame una sessione serale, quando non cera pi nessuno nella stanza. La sua carriera universitaria cambi radicalmente. E continu a essere la colonna portante di ogni operazione di volantinaggio. Con molta pi motivazione. Il professore aveva voluto bene al talento della ragazza, trovato il merito e sviluppato la sua consapevolezza. Meritofilia. Dovrebbe accadere cos nella societ. Nella politica. I Politici Accidentali non saranno mai tutti leader di partito, ma quel che conta il paese, la speranza, a cui tutti possiamo aggiungere qualcosa. Cribbio, non lo diceva forse gi il Vangelo? e. Volumi Zero Ci voleva anche il fad della decrescita. Come spengere i
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motori di un jet che scivola sopra le Alpi e dire via, ora si scende senza sprecare benzina, tanto ci sono le ali, sperando di trovare un aeroporto in linea con la nostra traiettoria di avvicinamento alla terra. Apparentemente gli aerei moderni possono viaggiare senza carburante, solo scivolando nel cielo grazie alla forza di gravit, per centinaia di chilometri. Ma bene che quando arrivi al suolo ci sia una pista in asfalto o un mare non troppo ostile. Quando sento parlare di decrescita, penso alla stessa cosa. A un motore che viene spento, una luce in una stanza senza finestre che viene spenta. E tutti cerchiamo linterruttore con le luci dei cellulari. Per esiste un valore assoluto nella teoria dei volumi zero, di poter continuare a vivere in maniera decorosa, consumando sempre meno fattori di produzione. Che non dovrebbe turbare i fanatici della crescita economica, dato che il minor consumo procapite potrebbe essere mitigato dalla crescita della popolazione. Una Politica Accidentale a Volumi Zero dovrebbe seguire gli stessi principi. Ridurre il peso della politica, come costo economico e sociale, permettendo a chi si occupa di altre cose di interessarsi, di partecipare non solo al dibattito, ma al governo della cosa pubblica. Politici a volumi zero perch non ci sarebbe una continua crescita di poltrone e posti per accomodare chi viene trombato alle elezioni, chi perde un seggio (e da qui tutto un mondo di fondazioni, istituti di ricerca, etc), ma tornerebbero a fare il loro lavoro. La politica dopo la finanza e la prostituzione, il mestiere pi antico del mondo. Tutti e tre hanno sofferto e soffrono continuamente di crisi di reputazione. Come le banche hanno cominciato a ridurre il loro organico, a punire pi severamente chi non segue le regole, cos dovrebbe funzionare in politica. Adeguarsi al momento storico, ridurre le chiacchere e aumentare le soluzioni. La prostituzione, di solito, segue gli andamenti di questi altri due mestieri. Tre piccioni con una fava. Quello che lidea di Politica Accidentale prospetta un mondo di valori antichi, che riconosciamo nelle nostre persone, nelle strade. La solidariet, il rispetto per la libert di opinione e azione. Lapertura a regole che alimentino il benessere, riducendo gli sprechi. Far parlare le persone, lasciare che ognuno si prenda la sua responsabilit. La politica come scelta temporanea nel ruolo pubblico, ma endemicamente connessa alla societ.
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11. Big Bang ed Effetto Wimbledon Nel 1987, la Tatcher premise (o promise?) una rivoluzione dei mercati finanziari in Inghilterra che cambi il mondo per sempre. Tutto si pu dire della Iron Lady tranne che non avesse una visione rivoluzionaria, per certi versi iconoclasta. I duri e puri Labour non digeriscono ancora la sua devastante (e violenta) opera di riduzionismo sui sindacati, la Poll Tax e tutta la retorica Tory di classismo e di censo come indicatore di successo sociale. Che penalizz, alla fine, i Labour. Perch la Tatcher mosse il paese e forse il mondo in una direzione che permise 25 anni di insperato vigore economico, anzi, diciamocelo, finanziario. Fu chiamato il Big Bang. Prima di Jovanotti, della Leopolda e dei suoi irrequieti e sorridenti abitanti. I mercati finanziari furono meccanizzati, fu possibile operare sulle borse attraverso terminali, di fatto aprendo la Borsa di Londra, tutti gli Exchange di vari prodotti finanziari al mondo. Come un velo del Sancta Sanctorum che improvvisamente si squarci. Aprendo tutti i mercati a oscillazioni, esagerazioni, incidenti come il fallimento di banche, brokers. Come se una nave ferma nei dock da secoli si trovasse allimprovviso in un mare aperto, sotto stelle nuove e cieli insoliti. E fu la salvezza della City. Non solo. LInghilterra si tolse la muffa di dosso, centinaia di giovani talenti si spostarono verso Londra, con tutto il loro bagaglio di educazione e di esperienze. Questo sommovimento di risorse umane fu chiamato 'Effetto Wimbledon'. Come si sa, allAll English Club non vince un inglese da decenni. Neanche nel doppio misto. Ma questo non rende Wimbledon meno anglosassone. I riti, la flemma e lorganizzazione, lo spirito sottile, come le fragole e il Pimm's, rimangono immutati. Anglobalisation, la definirei. Cos nella City della fine degli anni Ottanta, il talento che fece esplodere i mercati dei derivati, delle commodity, delle azioni (creando anche le premesse strutturali per la crisi del 2008, forse) era o straniero o popolare. Veniva da altrove. Dalle periferie inglesi, dallEssex, dalle scuole pubbliche, dal proletariato inglese che, improvvisamente, aveva di fronte unopportunit di arricchirsi con una forma pi raffinata di gambling. Il Gran Casin dello Square Mile. Non si pu per negare che la Tatcher abbia creato una mobilit sociale
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senza precedenti. Una citt che veniva soffocata alla gola dal rispetto anale per le sue tradizioni, mentre anche il punk si afflosciava sotto il peso del Cream Tea e delle torme di anglofili alla ricerca del cappello di Sherlock Holmes, si rinnov. Diventando la capitale del Mondo. Ci abito da 16 anni e condivido un pensiero di Samuel Johnson, filosofo del XVIII secolo: chi si annoia di Londra si annoia della vita. Questo accade quando si permette alla diversit, al nuovo, di influenzare le vecchie regole del gioco. Innovazione? No. Umanesimo. Realt. La constatazione che la societ cambia e che il passo da mantenere le regole a creare ghetti e muri di cinta brevissimo, quando la politica non si adegua, brevissimo. Per questo, il Paese Silenzioso oggi nella posizione perfetta per un Big Bang, un attimo prima di unimplosione che ci dicono i modelli economici, che ci raccontano gli analisti quantitativi di tutto il mondo. Stiamo implodendo ma dentro al cuore vorremo ancora una volta esplodere. Liberalizzare la politica, renderla trasparente e tecnologicamente adeguata alla comunicazione. Facendo in modo che i Politici Accidentali possano emergere dalle nebbie e dallinstabilit istituzionale. Subito dopo, Effetto Wimbledon. Le facce allegre e spensierate della giovent della Leopolda, il calore di un abbraccio o di una discussione piena di ide piuttosto che opinioni. Centinaia di persone a dirsi, a brutto muso, quello che conta. Pochi inglesi della politica. Vogliamo essere tutti come Nadal, quando scal in maniera anarchica la gradinata di Wimbledon, dopo la sua vittoria contro Federer, da vero outsider, ma con tutti i numeri giusti per farsi valere. Da casa mia, che guarda verso lAll English Club, sentivamo le voci impazzite del campo centrale. In televisione le immagini di un giovane spagnolo sul tetto della reggia di Albione. Vorrei fosse un giovane pratese di origini cinesi il mio presidente del consiglio quando andr in pensione. Spring rolls e c aspirata. Come Don Milani profetizz sulla Chiesa.

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12. Gli Sconosciuti/Eroi comunque Ci sono migliaia di foto sui siti dei social network di politici famosi, di personaggi pubblici circondati da perfetti sconosciuti. Che sia Berlusconi o che siano Bersani, Letta o Formigoni, attorno a loro ci sono sempre i soliti volti, le facce degli italiani che ci provano, che cercano di trovare una ragione e provare a schiodarsi dal muro dell'elettorato passivo cui sono stati crocefissi tanti anni fa. Ci torner sull'argomento, sull'obsolescenza del modello partitico (ma non degli ideali, anche se sotto le orride spoglie dell'ideologia annacquata). Intanto osservo i ragazzi dagli occhiali colorati, le ragazze con l'abito della festa, i signori di una certa et in regimental o maglioncino rosso o azzurro. Tutti attorno al politico, al vate. Cene, pranzi, sagre. Feste in discoteca o riunioni di sezioni provinciali. Sorrisi, larghi, vistosi. Sicuramente le mani del politico logore dal troppo stringerne altre, la camicia appena aperta. Il fascino del ruolo, della politica. Le falene del popolo verso la luce. E questa voglia di fare, bipartisan. Le opinioni che cercano conferma, che esondano nelle discussioni. In ogni posto, sempre qualcuno con un'idea migliore, il solito signore che si alza e invece di fare una domanda, comincia un monologo di mezz'ora. questo il popolo da riconquistare prima. Alla Politica Accidentale. Leggo i titoli dei dibattiti, sempre qualche forma di santino del politico, una sua disquisizione, una presentazione di un suo libro. Come se non esistessero altri motivi per parlare con gli altri. La discesa del principe, quasi. L'autorit donata dalle parole sicuramente, dalla sicumera con la quale il deputato, il protoministro, chiunque sia, elucubra ed elabora un discorso sul niente legislante. Autoreferente. Propaganda per il s, nascosta, celata sotto un interesse per l'altro. Storie simili, mi immagino. In un paese con problematiche alte come le sue catene montuose, un Pianeta SIlenzioso dove ogni cosa tortuosa come le sue strade di campagna, le stradine che scendono a mare lungo molte coste. I pensieri come paesi di collina, collegati da un discorso che spesso non finisce da nessuna parte o si trova impantanato in code, traffici di distinguo e differenziazioni cartacee. Il Politico Accidentale osserva questa umanit magari dolorante, ma ancora

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sorridente nelle fotografie. E sa che chi ancora crede nella forza delle idee, delle parole che diventano progetto, a cui si chiede al politico una direzione, chi crede ancora in tutto questo un eroe. Uno stramaledetto eroe nazionale. Sconosciuto, ignoto. Una parentesi di vita e di speranze dentro un testo gi scritto, dove il politico navigato sa gi cosa dire, cosa solleticher l'appetito. Come dire 'costolicci a un abruzzese. Il Politico Accidentale avr un programma, delle idee, sapr quale direzione proporre, ma vorr/dovr ascoltare. Conoscere questi eroi ignoti. E renderli visibili, accogliere le idee, le istanze e promuovere quello che accade localmente a livello nazionale. Questi volti che si affacciano, le piccole o medie realt, le associazioni e le fondazioni. Ogni giorno, un'idea nuova per cambiare il paese, ma in un ambito 'micro. Piccole civili azioni quotidiane. Come costruire autostrade ovunque, magari senza distruggere la bellezza di quello che c' attorno. Canali privilegiati, ma non lobbismo. Il Politico Accidentale arriva dall'esperienza sul terreno, ha conoscenze specifiche, cribbio, anche limitate. Ma sa di cosa parla. E dovr ascoltare e farsi ascoltare quando necessario. Il futuro della politica non tanto il consenso ma l'interessamento dei vari 'stakeholder'. Gli eroi del giorno che passa, della notte dove si lavora e si costruisce, dei mattini di azione e i pomeriggi di seminari. Gli eroi dei mesi dove si costruiscono idee che possano collimare. Concertazione. La parola giusta. Concertare ed essere pronti a cambiare le proprie idee, la propria concezione di mondo. Questi volti che ho davanti, che brindano con l'europarlamentare, vogliono parlare, essere dentro il programma, essere dentro il Parlamento e dentro il Governo. Vogliono poter contare. O poter esprimere le loro idee. Od osservare in un silenzio che sia denso di significato. Forse non vogliono pi pendere dalle labbra del solito vetrinista di partito. Non vogliono pi neanche sprecare tempo nel fingere una connivenza programmatica. Gli eroi che costruiscono le Feste dell'Unit, che preparano i raduni dei giovani, degli anziani. Gli eroi che parlano e che hanno un loro giudizio. Politica Accidentale. Deve essere diffusa. I mezzi ci sono. Intanto, chiunque raccoglier la loro sfida dovr tener conto del loro coraggio, della voglia di giustizia, democrazia che diventa sbattimento. Rendere onore a questo un passo chiave. Il resto tecnologia. Il resto comunicazione. Quel che conta
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sono le persone, il rispetto che il politico gli deve, che passa anche nel far presente cosa sia possibile o impossibile, cosa sia lecito, auspicabile. Spesso mi immagino una campagna elettorale e la vedo come un autobus impolverato che sale verso la vetta di un paesino. Caldo, polvere, camicie bianche e un bar accanto al municipio di qualche parte del Bel Paese Silenzioso. Le persone che si avvicinano allautobus e cominciano a fare domande. A chiedere, e a raccontare le loro storie. Se non sar questa lanima del cambiamento, i volti, le persone, le mille anime dellItalia, non andremo mai da nessuna parte. E donne strette dentro scialli neri Vennero a domandare scelte chiare CSI - Inquieto

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13. Siamo noi la California, siamo noi la libert Ogni volta che passo in macchina da Livorno, verso la Maremma, mi imbatto in questo cartello stradale, che indica la California. Un quartiere, una zona della provincia di Livorno, sulla cui etimologia esiste un dibattito ormai pluriannuale con parenti e amici. C' chi gli assegna una forma di significato romano, dove i forni sono i canali di irrigazione. O chi fa credere a tutti che il nome derivi dai primi emigranti di ritorno che dissero 'sembra la California qui...', il che in fondo vero. Le colline basse, vitigni come in Napa Valley, se non pi pregiati, un mare bizzoso e ventoso a pochi chilometri. Pure lo stile di vita e l'accento dei Livornesi potrebbe essere benissimo adattabile a quello degli americani californiani. Tutti sole, vita, energia e sfott. Come tante parti dell'Italia, anche la toponomastica cambia in base all'influenza degli italiani di ritorno, della commistione fra generazioni e popoli diversi. Ma il punto non quello. quello che definisco il displacement effect che la politica dovrebbe attuare. Ridonare il senso di un mondo nuovo a cui dare un nome altrettanto originale e nuovo. Si parla di displacement quando qualcuno vede una cosa, un oggetto, un panorama e lo associa ad altro, a un altrove reale, conosciuto o immaginario. 'Bello, sembra Bucarest' dice un attore di Ovosodo, di un altro livornese californianamente ispirato, Virz, quando entra nel quartiere dove il protagonista, il figlio della classe operaia toscana, vive con la famiglia. Bello, sembra Bucarest. Bello, sembra Clinton. Sembra Blair. Sembra una democrazia. Sembra bipolarismo. Sembra qualcos'altro. Sembra un inizio di guerra civile cilena, potrebbe aggiungere qualcuno. Eppure, il Displacement Effect aiuta, sposta la discussione sulle differenze, su quello che ci manca per essere un paese non pi silenzioso moralmente. Su quello che ci ha reso un tempo, seppur brevemente, una fucina di talento, di innovazione ma perche eravamo il centro dellOccidente. La bellezza ci rimane, ma sempre pi sfiorita. Non rinnovata. Decontestualizzata. Lo penso ogni volta che mi avvicino ai centri storici di una qualsiasi citt non solo italiana, ma europea. Le file di negozi tutti uguali, la stessa edilizia in serie, attorno a Lille, Bruxelles, Londra, Firenze.

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Poi, a scavare, a fermarsi a quardare il particolare, si scoprono, anche in Milano, dei frammenti, delle piccole tasche di bellezza. E che richiamano altro. Vorremmo poter usare qualcosa di quello che vediamo attorno. Potremmo ripensare tante cose, ispirandoci ad altre esperienze. Il Politico Accidentale sa che bisogna non imitare, ma sviluppare, usare la fantasia, la conoscenza, l'esperienza e provare a riproporre, a rimodellare intuizioni che altri hanno avuto. Lo facciamo in tanti ambiti. Dal metodo champenois all'uso del curry nella cucina. Oppure, esiste un'altra maniera. Riscoprire i frammenti di altro in quello che abbiamo attorno e svilupparli. Riprendendo il discorso degli eroi. Usare quel frammento di alterit che abbiamo attorno. Dagli stranieri che gi vivono con noi, capire, approfondire quali sono i loro valori. La California o la Cina che gi sono fra di noi. L'Angola ed il Senegal, la Romania e la Russia, la Pampa, le Ande. Tutto il mondo che gi aleggia attorno. Una cara amica stata coinvolta in un progetto del Comune di Milano, dove le comunit straniere sono state incluse in una serie di incontri regolari con lassessorato alla cultura meneghino, e dove ognuno porta il suo contributo. Ero l una sera tiepida di dicembre, dentro il palazzo reale, una stanza enorme piena di persone e colori. Un momento di una commozione profonda, quelle voci che parlavano un italiano corretto e pieno di accenti per poi svisare naturalmente in altre lingue, inglese, spagnolo. Voci, musiche, idee. La California che in noi che gi parla, si muove, nei bambini che vanno a scuola e parlano in romanesco e giapponese. In questo progetto del Comune, le comunit straniere dovranno funzionare da ambasciatori per l'Expo di Milano. Il Displacement Effect, quando le delegazioni delle varie nazioni arriveranno. Troveranno questi volti, ancora una volta eroi, ad attutire le difficolt in un paese contorto ma alla fine ospitale come l'Italia. Parlano la lingua, conoscono la cultura. Sanno che certe cose non si fanno o si dicono. Displacement. Spiazzamento. Rendere accogliente la politica allo stesso modo. Il Politico Accidentale sapr accogliere queste istanze. Per rendere il mondo di tutti pi idoneo ad accogliere la diversit, le opinioni che diventano fatti, azioni, opera e dismettere tutto il chiacchericcio che soffoca ogni riunione, ogni convegno. La fuffa, la palla di cotone nella gola dei gatti. E noi, il pubblico televisivo, in sala, in radio, a osservare questi animali che
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tossiscono parole, si contorcono prima di vomitare una palla di argomenti dismessi da tempo. La Politica dovrebbe avere la stessa profondit di un cielo californiano, dovrebbe far sognare il sole di Vada o di Puerto Escondido. Aprire a orizzonti, terre promesse, ma costruendo in attesa del prossimo Big One. Siamo noi la California, siamo noi la libert.

========================================== FakeCaliban - 'Ho atteso questa visita per molti anni, temuta e desiderata allo stesso tempo Duca di Milano - ' per quello che non ti sei mai spostato da qui?' FakeCaliban - 'Si. Mi accontentavo dei resoconti di Ariel che volava sopra gli oceani. Ma mi immagivano gi tutto e trovavo qui attorno a me luoghi e oggetti che immaginavo fossero frammenti di altri mondi Ariel - 'Non hai mai pensato che magari inventassi tutto?' FakeCaliban - 'Tutto inventato, qui, cara Ariel. Siamo gi un'invenzione di quello che vorremmo, no?' Duca - ' Per quello ci odi, perch non siamo quello che volevi?' FakeCaliban - ' No, vi odio e amo allo stesso tempo perch, rivelando la menzogna che vivevo, mi avete rivelato la verit su di me. Avete interrotto un sogno, che alla radice del mio odio, ma lo avete rimpiazzato con l'evidenza del mondo, della necessit di un futuro che sia migliore di tutto il passato che ho avuto su questa penisola The FakeTempest - K. J. Okker

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14. Big Ben/Bang/Bond Mi piace giocare con le parole, forse come scaramanzia per evitare che giochino loro con me. Significato e significante. La parola che diventa veicolo surreale di collegamenti. La parola comunica, c poco da fare. Come le immagini che evoca. Passo spesso sotto al Big Ben, che unimmagine perfetta della maniacalit che gli inglesi hanno per il dominio del tempo. Non tanto con la sua precisione, che in quello gli svizzeri hanno il monopolio. Parlo di Dominio. Di controllo. Del tempo, della sua misurazione. E della constatazione che il luogo che definisce lo scorrere del tempo passa da qui vicino, a Greenwich. A partire da questa linea immaginaria che attraversa Isle of Dogs ed il museo della Marina sul Tamigi (frallaltro una delle gemme poco conosciute dai turisti, ma questa non una guida di Londra). Il Big Ben detta il tempo della politica, provvede per la tempistica degli incontri, delle sedute del Parlamento inglese. Fin quando si arriva dalla City, si vede il padellone bianco di Westminster. Ci si regola subito. Il tempo delleconomia e deve rimanere in linea con quello della politica. Come dicevo prima, il Big Bang della Tatcher ha riaperto il mondo i mercati del mondo allincertezza e allopportunit, ma dentro il grande alveo delle regole. Quel gran divario fra il darwinismo regolamentare angloamericano/sassone e la regolamentazione come macigno alla Mos Europeo e asiatico. Precedente contro Statuto. Quel che conta dominare il Tempo, quello degli eventi che accadono e che necessitano cambiamento e i minuti e le ore, prima che giorni, settimane, mesi e anni, passino invano. Il Big Ben ricorda a tutti che esiste un tempo che passa per tutti e che per continuare a dominare i Tempi si deve promettere alternanza, opportunit. Il Politico Accidentale sa che il Tempo ha un valore enorme. Lega le generazioni, le loro aspirazioni e, come in ogni attivit umana, determina il ritorno, il valore aggiunto che ci aspettiamo da ogni azione. Un valore che pu e deve essere sociale. Il tempo esalta e logora le passioni delle persone, le rende urgenti, immanenti e poi spenge gli ardori, le pulsioni, in una forma di grigiume senza forma. Il tempo va dominato o dominer la politica. Da un lato
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impedendo generazioni.

il

ricambio

generazionale,

dall'altro

facendo

accavallare

Bisognerebbe garantire per legge, ogni tanto, un Big Bang, una rivoluzione, che, in assenza di un desiderio di sangue e violenza, di guerre civili e morti, renda il cambiamento al potere un obbligo. Introdurre alla politica persone nuove, diverse. Il Politico Accidentale chi si offre alla comunit per risolvere problemi, per offrire i suoi servizi, ma sulla base della sua fungibilit ed esperienza personale. Il tempo, che secondo gli scienziati non esisteva nel mondo prima del Big Bang. E ora qui, alimenta i nostri sogni e le nostre frustrazioni. Ma crea le generazioni. I team, le associazioni, diciamo anche le correnti. In realt il tempo dovrebbe diventare una maniera con la quale politici ed elettori di et diverse riescono a comunicare, a collaborare. Non pi a competere. Da Big Ben a Big Bond. Siamo uno. Come le nervature di una foglia. Siamo un passo del percorso dellevoluzione. Siamo tutti parte di un cammino della societ umana. Ed questo legame che permette la sopravvivenza. Che impedisce a un qualsiasi dittatore folle di schiacciare un bottone che lanci missili nucleari, che faccia ricadere il pianeta dentro un caos primordiale. Il Grande Patto, o il Grande Abbraccio dellumanit. Che sono i nostri padri, i nostri figli e i loro figli, che gi ci immaginiamo simili a noi. Quella genetica che viagger ancora lungo le stesse strade. La Politica Accidentale un processo che permetter di stabilire quail sono le possibilit del futuro, determinare quail sono le emergenze e le urgenze dettate dal Tempo. Guardare ogni tanto il Big Ben. Favorire che il Grande Legame non diventi un peso ma unopportunit. Tutto questo vuol dire pianificazione, sostenibilit e temporaneit del lavoro del Politico Accidentale. Una 4x400 piuttosto che una maratona. Quegli ultimi 50 metri prima di passare il testimone, lo sguardo della persona davanti, magari tua figlia, un sorriso, la posizione della mano tesa. Il bastone che viene passato, lo sguardo della staffetta che ora sfida la corsia, ondeggia per trovare un equilibrio e riparte, mentre la folla esulta. Il tuo cuore che quasi si ferma. Il sangue carente di ossigeno. La luce di unarena di atletica. E qualcuno che corre ad abbracciarti. Questa dovrebbe essere la Politica Accidentale. Purposeful.
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15. L'iridescenza Blairiana Sono arrivato a Londra nel 1997, nel momento preciso in cui Blair esplodeva. Un nuovo Big Bang inglese. Le classi medie e proletarie con una qualche forma di aspirazione che ritrovavano la loro voce, il loro volto. Questo non accadde per caso. Fu un processo egregiamente e dolorosamente ricostruito da Philip Gould in The Unfinished Revolution che dovrebbe essere lettura obbligatoria per chiunque voglia fare il progressista. Si render conto del momento assoluto di rottura e di rispetto della tradizione che Blair e la sua gang imposero a un partito che aveva paura di perdere. A un paese che stava uscendo da una crisi economica, reduce da una guerra breve ma intensa contro lArgentina e una continua minaccia dallIrlanda del Nord. Un paese anche recidivo, sempre pi aperto al mondo. Il Big Bang della Tatcher e il grande spettacolo Blairiano, larcobaleno della cultura multirazziale anglosassone degli anni 90. Un paese che seppe cogliere il giusto momento per diventare riformista e innovativo. Le cose cambiarono sotto Blair, io cero. Un senso di positivo, di nuovo. Il Brit Pop e la Brit Art. Un senso di orgoglio non tanto di appartenre a una nazione ma di essere tutti artefici di un momento di novit. Si respirava ovunque, la Cool Britannia. Tuttora, anche durante la crisi economica, rimane quel senso di possibilit, di opportunita; che si impara durante le difficolt. Da qualche anno va di moda la Stayation, cio la vacanza estiva in Inghilterra o Scozia, senza andare nel Chianti, in Spagna, nelle Algarve o dai cugini neozelandesi. Gli inglesi sono capaci di muoversi da big spenders d'Europa a unausterit personale e collettiva senza soluzione di continuit. Da qualche parte nella loro genetica hanno il DNA dello sforzo, del sacrificio. Tempo non per cattedrali, ma per un t o una pinta. Tempo non per viaggi esotici, ma per camminare attraverso le colline del Kent. Come se si preparassero a qualche altra migrazione di massa. Ma questo leggermente fuori tema. Quel che mi interessa sottolineare che quella iridescenza che ha permesso a Blair di sfavillare ed eccellere, la sua capacit di tirar fuori il meglio della societ civile o capirne le vere necessit, i suoi bisogni, era dentro un genoma della politica come servizio.
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Sicuramente ha giocato un ruolo importante la ricerca assidua di Gould e dei suoi ragazzi su dati statistici, demografici, la sua persistente e tenace ricerca di informazioni laterali, sondaggi astrusi, ma che raccontavano una fetta d'Inghilterra. Per un certo periodo, Tony non ne sbagliava una. Come quando cerchi qualcosa su Amazon un libro e ti suggerisce qualcosa che ti interessa. Blair parlava di qualcosa, di salute, di sistema sanitario, e ti parlava anche di uguaglianza sociale, di lavoro e di sviluppo. Andava al funerale di Lady D e ricordava a tutti che la grandezza della Famiglia Reale alla fine era la grandezza di un popolo attorno, una Magna Charta di carne e ossa. La legittimazione del potere assoluto costruita dallassenso di milioni di individui. Un Leader Accidentale necessita di questa iridescenza, di questa maniera sottile in cui poche parole dicono tante altre cose. Un continuo rimando ad altro. Non come distrazione dalla questione principale, ma come la capacit di vederla inserita in un contesto, in una visione. Cribbio. Chi vorr aspirare a guidare il Paese Silenzioso fuori dalla sua opacit dovr avere questa iridescenza, questa maniera di affrontare i problemi come se fosse sempre in nome del popolo che rappresenta, qualcuno che capisca, come detto prima, il Tempo e i tempi. Qualcuno che permetta alla societ di emanciparsi (ma si, usiamola questa parola sempre meno usata), di accogliere e di considerare differenti istanze, ma di aver ben chiaro in mente il da farsi. Una mappatura. Non un caso che Monti piaccia molto agli italiani e che riscuota successo allestero. Ha in s quel gene di esperienza, di capacit di lettura del reale. E di praticit. Non ha lo sguardo ammaliante di Blair o la ferocia elisabettiana della Tatcher. Non un imbonitore come Berlusconi. Ma ha gli occhi di chi sa cosa dice e sa cosa aspettarsi da quello che promuove. In comune con gli omologhi inglesi citati. In comune con un Fanfani o un Berlinguer giovani, che avevano chiara la sfida di fronte, sapevano il costo sociale e politico di certe scelte, ma le fecero comunque. Quello che si definisce 'bene comune. Liridescenza del Politico Accidentale. Di chi serve, piuttosto che di aspettarsi di essere riverito. Un punto di metodo. Blair, come la Tatcher, stato la propaggine apicale di un iceberg di lavoro, sui dati, sulle persone, sullintelligenza e sullinnovazione. Blair non era Blair senza il suo team, senza le persone che
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lo consigliavano, senza le persone che lo fermavano per strada e gli dicevano cosa pensavano, ma soprattutto Blair non sarebbe stato Blair se non fosse stato investito e reso tale da una sua ambizione condivisa dall'ambizione di quelli attorno a lui. Purtroppo ha fallito in una cosa, non ha lasciato eredi evidenti, schiacciato da un'alleanza con Gordon Brown, ma anche quel momento di sconfitta del Labour ha insegnato tanto. Il Politico Accidentale ha coscienza della sua finitezza, ma dellinfinitezza delle permutazioni del popolo che serve. E capisce quando il momento di lasciare. Lultima grandezza di Blair fu quella. Lasciare con tutto il suo bagaglio di responsabilit e di errori del suo secondo mandato. Lasciando un partito ferito, non necessariamente morto. Permettendo che nuove forze cominciassero a rigenerare il Labour e la sua presa sulla societ. Nel Paese Silenzioso, ogni leader serio della coalizione progressista non potr esimersi da questo lavoro, da questa assunzione di responsabilit. E dovr avere un volto che parli alla gente non dei loro limiti, ma di come tutti compartecipiamo alla loro risoluzione. Un volto che parli di futuro che passa attraverso la fatica del presente. Di un futuro che non sia populistico, demagogico. Nella mia testa, non credo in un mondo che debba diventare pauperista, dove chi ha fatto fortuna, come alcuni ministri del governo Monti, in maniera del tutto legittima e professionale, debba essere considerato distaccato dalla societ. Non credo che la ricchezza in s sia un limite, o un peccato mortale. La sua ostentazione, lo . O, meglio, l'ostentazione di uno status, che in Italia uno sport nazionale. A partire dai politici, il cui benessere dipende e deriva da quello del loro ruolo pubblico. Senza arrivare alle macchine blu. Ai politici chiedo di ascoltare e di farsi umili di fronte alle persone. Non chiedo di stracciarsi le vesta, ma di sedersi dove siedono e far lavorare il cervello non su come assicurarsi un futuro e ruoli redditizi, ma su come spostare il paese su un percorso di solidit sociale e finanziaria. Assieme a loro.

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16. Dal Partito Ottocentesco alla Rete Neurale Quando Blair ha lasciato la sua cadrega, era chiaro che i Laburisti avrebbero perso le elezioni, cosi; come quando Bush The Second fin il secondo mandato, fu chiaro che anche un pescatore di frodo avrebbe vinto contro un candidato repubblicano. Ma questo non fece abbassare la guardia sia in UK che in America. Non ci fu una scelta alla meno peggio, ma processi robusti e partecipati come mai prima, soprattutto in America, per trovare successori a due personalit ingombranti, per motivi diversi. E qui vorrei soffermarmi sulla natura dellorganizzazione e della ragion dessere dei partiti politici in Italia, in Europa, come sono oggi. Non vorr essere una difesa del bipartitismo, ma piuttosto una critica dellobsolescenza di un modello partitico. Di unorganizzazione che ormai, come i sindacati, protegge le rendite di posizione - e che rendite - di partiti e movimenti politici inesistenti, non presenti sul territorio o talmente transienti che difficile capirne laffidabilit. La sinistra italiana ha cambiato cos tanti simboli e nomi, che anche Prince ne rimarrebbe stupito. Peraltro non regalandoci argomenti probabili, se non una continua serie di scaramucce interne e di discussioni sullinterno del movimento piuttosto che sul futuro del paese, su una visione che sia ragionata e condivisibile. Perch? Perch accade a tutti, se io oggi mi spostassi a fare il mio lavoro in unaltra banca, probabilmente manterrei le stesse idiosincrasie. Qui si parla di due generazioni di dirigenti di alcuni partiti storici italiani, dal PCI, alla DC, che sono gli stessi, le stesse cellule, lo stesso DNA, spesso accompagnati dai loro allora giovani fedeli, che si ritrovano a fare un lavoro simile, a parte il simbolo. Che bandirei. Perch un simbolo evoca, crea un immaginario. E questo sbagliato. Perch quello che promettono nelle poche parole del simbolo, democrazia, progresso, non esiste. Non appartiene al DNA stesso dei partiti gerarchici e controllati furiosamente nel dettaglio da segreterie e strutture amministrative complesse come ministeri. Amministrazione finanziaria, di risorse umane. Sicuramente che generano lavoro, reddito nazionale. Quale sar lincidenza della politica, come indotto, nelleconomia del paese? O, quali saranno i costi? Alla fine, le conferenze di partito creano esperti di immagine, design, catering, ma non aiutano a
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svecchiare la leadership di partito. Non educano i giovani, le scuole di partito. Perch dovrebbero mandarli per due settimane in un quartiere depresso del Sud o a lavorare in un call center, piuttosto che dargli un badge disegnato da Giugiaro e riunirli in un castello dellAppennino Tosco Emiliano o in una localit termale del Lazio. I partiti puzzano. Non di sudore, di fatica, ma di morto. Sono strutture che non si rinnovano, perch ci sono troppi interessi o, forse, mancano le ide, le alternative. Molti leader parlano di OpenGov, ma pochi, nessuno, di OpenParties. Chi finanzia le campagne elettorali, dove finiscono i soldi, dove vengono spesi, in quali ristoranti, in quali iniziative. Come viene risolta la sperequazione delle risorse finanziarie, aiutando le sezioni meno abbienti? E chi controlla il patrimonio immobiliare? fruibile a tutti? Fondo di Fondi si definirebbe in Italia il sistema partitico. Liquidit, Real Estate. Magari azioni di banche del centro Italia, dove il partito ha investito. Ci sono forme di controllo, rappresentanze politiche nelle Casse Cooperative, nelle Fondazioni bancarie. Che potrebbe aver senso, data la correlazione fra interventi locali delle banche e benessere sociale. Ma ci vuole pi trasparenza, anche sulla capacit dei membri dei consigli di amministrazione delle banche locali, a nomina politica. Sulla loro competenza. E sul loro contributo. Ci si chiede se sia davvero il caso che i partiti investino in Tanzania, che abbiano accumulato patrimoni enormi, ma tutti senza alcuna forma di controllo rigoroso. Perch da questo gioco non si salva nessuno. Il plurisecolare PD, che ha immobili ovunque, il PDL, la cui macchina organizzativa ha un costo che stento a credere sia coperto solo dalle tessere e dal finanziamento pubblico. I partiti come sono oggi sono unaltra reliquia dellOttocento, di un periodo dove lorganizzazione territoriale delle forze politiche doveva ricalcare come le altre forze in gioco - la Chiesa, lo Stato - erano organizzati. Ci voleva una sezione di fronte al Duomo, di fronte al Palazzo del Pretore. Ci volevano eventi che avvicinassero le persone, Feste Locali, Rionali. E questo non era sbagliato. La nostra democrazia, seppure traballante, riuscita a sopravvivere grazie alla capillare presenza dei partiti nel tessuto urbano e
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rurale del Paese SIlenzioso. Le ide passavano per dibattiti e discussioni nella piazza centrale. Ora le piazze, i circoli sono vuoti, deserti. La rete parla, la rete neurale, che ci mette in contatto, crea questo cervello elettronico, ma dove ogni neurone una persona, unidea. Il futuro passa per la banda larga, per la capacit di chi ha voglia di impegnarsi in politica di associarsi e di creare opinione, e dallopinione politica, visione. Programmi. Non solo un problema di sviluppo tecnologico, ma di atteggiamento mentale. Il mondo accade, avviene, ora. Si sviluppa. Come in finanza, le cose cambiano ogni giorno, si rivedono i piani come se dovessimo ogni momento decidere la posizione giusta. Spostamenti minimali e strattoni verticali, forti, profondi. I partiti come concepiti oggi non ce la fanno pi. Usano la rete come forma di marketing e non come piattaforma di creazione di ide, di sviluppo di soluzioni. Politici illustri scrivono su Facebook o Twitter, ma come se fossero post-it. La gente risponde e loro non reagiscono mai alle provocazioni. Si perde cos quella cosa stupenda di sviluppare il pensiero. Di combinare prese di posizioni diverse e condensarle, sintetizzarle in qualcosa di condiviso. A dire il vero, non me ne potrebbe fregar di meno che Letta parli a RadioStereoNotte, se so che non riesco a influenzare, come affiliato allo stesso partito, come uno che dovrebbe condividere I suoi ideali, almeno lazione (che il pensiero una libert individuale. Posso fare si con la testa, ma ho la liberta; di pensare che la persona che ho davanti sia un bischero). Un convegno di partito oggi potrebbe accadere in streaming. Bersani a mollo nella sua vasca da bagno potrebbe arringare tutto il PD, senza spostare centinaia di persone. Deludendo i vari operatori del catering e chi gli affitterebbe il salone o il palazzo dei congressi. Ma questa una estremizzazione. In realt, la tecnologia offre molto di piu; la capacit di condividere documenti programmatici, di discutere e cambiare gli stessi programmi in tempo reale. Durante il dibattito, in fasi pre o post congressuali. Un Partito Neurale e non, come oggi, Nevrotico. Il segretario e la dirigenza come Webmaster di questa rete enorme di speranze e possibili soluzioni. Il Politico Accidentale arriva da contesti di lavoro dove il mondo viaggia gi su queste lunghezze donda, dove la comunicazione diventa creazione, sviluppo.
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Conference call attraverso gli Oceani, documenti condivisi, esaminati da varie persone. O vive questa esperienza con gli amici attorno. Un partito serio dovrebbe avere sezioni virtuali. Accanto a quelle locali, accanto alla rete locale di Persone, non di Patrimonio Immobiliare e Interessi di Parte. Una nota a margine. Il Territorio conta, nella visione della Politica Accidentale. Non si predica la chiusura delle sezioni dei partiti, o la loro trasformazione in edilizia popolare, ma lo smantellamento di questa visione univoca ottocentesca in cui quello che accade a Roma diventa prima Vangelo e poi Corano lungo la strada. Ci vuole una Riforma Protestante dei partiti. E, come sempre, saranno le periferie dellImpero, come fu la Germania, come fu il povero Savonarola, a farlo. Lo stesso che (come scopro grazie a un eccellente saggio di, ahim, un inglese) invent il pamphlet stampato ancor prima di Lutero, la canzone politica e, sicuramente, fu la prima grande vittima di un piano di Austerity. Certe cose non cambiano mai, ancora una volta rivoluzioni che nascono da nuove possibilit di comunicazione. E dal Territorio, dalle periferie come fonti di ispirazione piuttosto che come aree di evangelizzazione.

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17. La Sfiga Non esiste la sfiga in politica, ma esiste l'incompetenza che si traveste da sfortuna, malora e si tramuta in disappunto e in una generale incapacit di capire cosa andato storto. Come non esiste in finanza. Alcuni storici raccontano che la grande crisi di Wall Street del 1929 cominci quando Milady Luck mor. Di sifilide. Era una delle matrone di uno dei bordelli di lusso di New York. E molti banchieri, nel timore di essere contagiati, vendettero azioni all'incanto scatenando la prima ondata di panico. Ho provato a verificare questa storia raccontata in un film breve sulla crisi (www.crisisinthecreditsystems.org), ma non ho mai potuto confermarlo in fondo. Sicuramente, c' molto di vero. Scaramanzia, terrore della fine, denaro e sesso. Un classico. Nella politica, accade che si cerchi il 'culprit', il capro espiatorio al di fuori di noi, come in ogni ambito umano. E cos funziona anche nella sinistra italiana. Si cercano scusanti, si accusano divinit mediatiche, ma non si capisce che la 'sfiga a volte ce la vogliamo tatuare addosso o godiamo nel portarla in giro come una patrona nel giorno di festa. Non ci sono par condicio, ceteris paribus, omnibus e parabellum, porcellum che tengano. We call the shots. Il Politico Accidentale, proprio perch abituato spesso alla complessit della vita reale, sa che i votanti sono persone, che ci sono bisogni, che ci sono correnti di pensiero, ci sono statistiche che possono raccontare dove vuole essere l'elettorato. Al di fuori degli esperti dell'opinione che spesso si fanno un'idea su sondaggi telefonici e impressioni raccolte su terrazzi settembrini romani. Esiste una politica che passa dalle cose pratiche. Da una discussione fatta nell'androne di una casa popolare, da uno studio di informazioni disparate. Da cosa ascoltano le persone su iTunes in un'area geografica. Siete depressi calabresi? Perch ascoltate Adele cos tanto? Perch durante la crisi smettiamo di fregarcene di accoppiare i colori e facciamo crescere la barba, o tagliamo i capelli? Cosa raccontano questi segnali? La politica non la domina la sfiga, ma dovrebbe essere l'ultimo dominio dell'umano, quello supremo dove conti l'ontologia, la conoscenza dei comportamenti che usano societ come Amazon e Facebook per capire cosa ti piace, se sei un target per mogli russe o per peeling facciale. Ma questo sarebbe solo marketing. Il
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Politico Accidentale usa l'informazione, ma il metodo non la vendita di un prodotto, ma la soddisfazione di un bisogno, di un'esigenza. Soluzioni eque, condivise. La forza della sinistra italiana la sua capacit di dibattere. Se riuscisse ad aggiungere a questo un elemento di introspezione sociale e una capacit di tagliare con la fuffa, con la capacita; di chiudere un incontro senza un aggiornamento ma con un 'visto, si faccia, saremmo a cavallo. La sfiga roba da Ottocento, da un mondo dove scrivevano Verga e Pascoli. Tutto concatenato, perdi perch non ascolti chi ti dovrebbe votare e pensi di poter imporre il tuo pensiero. Perdi perch ti focalizzi in informazioni che le persone non capiscono. Perdi perch spaventi piuttosto che rincuorare. Perdi perch credi nella sfiga, in una forma di destino avverso, piuttosto che nell'evidente baldanza che dovresti avere. La Politica Accidentale non include la sfiga, ma l'incapacit, come fattore determinante di una sconfitta. L'incapacit temporanea, anche intelligente e sapiente, la distanza con l'elettorato. Avvicinarsi all'elettorato vuol dire flessibilit, uccidere i dogmi, le teorie precostituite. Come sono obsoleti i partiti ottocenteschi o del primo dopoguerra, cos sono obsoleti i teoremi. Ricordarsi di tracciare una linea, quella vera Linea Gotica che il tempo. Che domina le azioni e che, se ci fa dimenticare le doglie del parto, potrebbe farci dimenticare Vasto, il Congresso di Livorno e le elezioni del 1992. La Politica Accidentale un foglio bianco dove poter mappare ancora una volta cosa vogliamo essere, senza paura delle batoste, senza paura di un destino avverso. Shit happens. Have a cup of tea. E riparti. Praticamente, vuol dire una cosa. Novit nei volti, nei programmi. Riconsiderare le teorie che hanno condizionato le scelte politiche in maniera aperta, non didascalica. Qui a Londra, abbiamo cominciato un piccolo esperimento. Persone di diverso orientamento progressista - dal Renzista Consapevole che sono io, fino al giovane comunista, il Veltroniano, un DiPietrino, insomma, varie umanit e facce della sinistra - stanno pianificando di trovarsi periodicamente e discutere su alcuni temi. Credito alle imprese, Europa, Diritti dei Lavoratori.
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A tutto campo. Non lasciando niente al caso. Una specie di Collettivo Amedeo Nazzari. Niente siti web o altro. L'idea partire dalla provocazione di alcuni temi e trovare un discorso, non tanto un luogo, comune. Un 'logos' che diventi parola e proposta, sperando diventi azione. Con l'idea che queste idee diventino un 'volantino di punti, di idee che condividiamo. E che vorremmo fossero parte di un discorso pi grande, a livello nazionale. Amedeo Nazzari vivo, a Londra. La sfiga non esiste. Ci sono uomini e donne, idee e pensieri, azioni e proposte. Con l'idea che esiste un bene maggiore per il quale siamo insieme, che sopravvive anche le nostre idiosincrasie. Quello del progresso umano. 'We are the people and we live forever' John Mellencamp

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18. La Fuffa Ricordo una chiesa di un paesino di montagna, in Alto Adige. Non ricordo la valle. Ma ho ancora memoria del freddo alle ossa, dopo una colazione abbondante, il rumore del torrente e l'aria sontuosa di un mattino di inizio luglio. L'odore di pini e le cime ancora innevate. Con alcuni amici corriamo dietro l'abside di questa chiesa, alla ricerca di un posto per un caff, prima della arrampicata dolomitica. Il primo di noi gira l'angolo ed esclama 'O questo??'. Arriviamo ridendo e ci fermiamo basiti. Un affresco enorme, su tutto il lato di quella che la casa del parroco, forse. Un palazzo di qualche secolo fa. Demoni, angeli, un mostro al centro e tutta una serie di persone che si muovono, come in un palco delle fortune della vita, dai lati del dipinto, verso il centro, dove un gorgo di fiamme e braci li attende, o verso un empireo che era raffigurato come un cielo azzurro, sicuramente originalmente. Un occhio di Dio e vari santi ad accogliere anime ripulite dal peccato. Uno dei miei amici si gira e dice 'certo, all'epoca, mica scherzavano. Avevano chiara la distinzione fra bene e male, mica come noi, con tutta questa fuffa nel mezzo...' La fuffa nel mezzo, quella forma di relativismo filosofico, per cui la verit sulle cose rimane sempre offuscata, mediata, patteggiata. Non che nel Medioevo se la passassero bene. Forse, con tutta l'incertezza del vivere, fra pestilenze, guerre e carestie, c'era la necessit di una giustizia divina. Di una forma di 'Livella, perlomeno dichiarata. Vita e morte, giusto e ingiusto. Onesto, disonesto. Endiadi chiare. Non sono un nostalgico, lo devo dire. Non credo in un mondo migliore del passato, non credo neanche che la mia gloriosa e amatissima Firenze fosse un posto stupendo dove vivere attorno al 1480. Litigi, omicidi, rivolte, peste e povert diffuse. Torture. Famiglie distrutte sull'altare del dio denaro che all'epoca faceva di Firenze una specie di Wall Street in forma di quadrilatero. Dove le controversie sulle operazioni finanziarie si risolvevano con condanne a morte. Bianco e nero. Forse qualcosa di quel mondo ci manca, in un Paese Silenzioso dove i corrotti non riescono ad abbandonare la presa, la poltrona e dove giusti sospetti su pratiche di finanziamento a politici e partiti non si risolvono con inchieste parlamentari, con una rinnovata castit di costumi, ma con un richiamo di
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cospirazioni, trame, congiure. A destra e sinistra. Trasparenza, tutti chiedono. Onest, mi vien da pensare. Il Politico Accidentale deve saper parlare anche dei suoi limiti, dei suoi peccati veniali. Deve conoscere le regole, usarle. Seguirle. Se non ci si affida a quei brandelli di certezza che la nostra Costituzione, il nostro impianto di diritto civile e penale affermano, come possiamo pensare che quella zona di fuffa possano rispondere a quel bisogno crescente di solidariet e di riforme? Noi siamo prigionieri di questa fuffa, che diventa uso scriteriato di dati, di informazioni, di sondaggi e di opinioni. Che permettono di controllare da dietro l'opinione pubblica. O di ritardare il momento che arriver comunque della rivelazione, che non c'era un piano, una fuga, ma un inseguimento dell'elettorato. 'Where is the Life we have lost in living? Where is the wisdom we have lost in knowledge Where is the knowledge we have lost in information?' T.S. Eliot The Rock

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19 Accident Waiting to happen (Billy Bragg said) Nella mia vita mi occupo di gestione di rischio, ogni giorno scandaglio la realt, o un suo angolo specifico, alla ricerca delle aree dell'economia e della finanza che potrebbero collassare. Cerco il disastro prossimo venturo, sperando di evitarlo. Mitigazione del rischio, dell'incidente. E questo difficile quando allo stesso tempo ho ben cosciente il ruolo che le banche hanno nella nostra vita, nella societ moderna. Non si possono chiudere i rubinetti del credito, ma bisogna evitare che la crisi finanziaria si propaghi come un virus, come una malattia. Un gioco di bilancio, di giudizio e di continua discussione. Di fatto, la gestione del rischio, dentro la finanza moderna, ha un ruolo sempre pi importante. Ci sono varie categorie, da quello di mercato, al credito, il rischio operativo, quello reputazionale. Ogni elemento dell'attivit economica e sociale che crei incertezza un rischio. O una potenziale opportunit. Come sanno bene molti 'strutturatori finanziari che hanno usato prodotti creditizi per generare altra ricchezza, spesso virtuale. Ma questi sono eccessi che la storia sta punendo e ripulendo. Come era lecito aspettarsi, a momenti di euforia finanziaria, seguono quelli di moderazione, di 'purga. Ed esiste una grande differenza fra 'incidente e 'accidente. Qualcosa che accidentale qualcosa che accade, che si manifesta e che diventa manifesto. E da quel punto non puoi pi evitarlo. Accade. Come un figlio, come un temporale in campagna che ti costringe a correre al riparo. C' sempre un 'accident' nella vita. C' sempre un imprevisto che poi il risultato dei movimenti caotici del reale. Ci sono eventi che ne scatenano altri. E persone che catalizzano, che creano le condizioni per questo susseguirsi di eventi. E ne parlo in termini positivi. Abbiamo bisogno di persone che facciano accadere, che facciano incontrare mondi diversi, creare scompensi, contraddizioni, che ci facciano esporre ai rischi di un confronto franco e serio. Accidentalmente, naturalmente. Senza ideologie postdatate. Ma dove l'inflazione del pensiero abbia annullato ogni valore di questo assegno di filosofia spicciola ottocentesca. Il Politico Accidentale sa che ogni istante un bivio, un'opportunit per far accadere un altro evento, per far nascere nuovi mondi o per consolidare il progresso delle intuizioni. Sulla societ, sul mondo.
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In questo, sta la novit dell'approccio Accidentale. Che ha a che fare con i rischi e le problematiche del presente e riesce ad aggiustare il tiro, ad ascoltare gli stakeholder. Bottom Up. Accidentalmente, la realt si modifica. E, da un'ottica progressista, questo l'istante in cui si deve capire la sostenibilit sociale, ambientale ed economica di ogni idea. Come siamo pronti a diversi scenari, a gestire il rischio di diverse ipotesi. Le banche sfornano 'stress test' a ogni istante. Lo facciamo nella politica di tutti i giorni? Dipingiamo scenari non per mantenere o arrivare al potere, ma per garantire opportunit alle persone? Siamo progressisti nel senso di continuare a garantire le condizioni democratiche, o riempiamo tutti i blog di belle parole e citazioni dotte? Non forse il ruolo della politica ora, sempre di pi, prospettare non solo promesse ma anche problemi, iniettare dubbio e sollecitare soluzioni, dove ognuno si prenda la sua responsabilit? Sulla questione del lavoro, dov' la soluzione? Solo attorno a un tavolo di sindacati, governo e industriali? O forse molto pi diffusa, spalmata su tutti? In un momento di crisi, quanti sono disposti a lavorare di meno, a ridurre margini di profitto, a reinventarsi, ad andare in pensione o a lasciare il proprio lavoro, a de-promuoversi? Da Professore Emerito a Cultore della Materia, da Dirigente Bancario a Consulente Senior. Lasciare spazio ai giovani, ai loro errori, ai loro 'accidenti di percorso. Da cui si impara. Con cui si matura. Altro che Senato, ci vorrebbe una Camera degli Emergenti. E una vera e propria analisi dei rischi. Pro e contro. Cosa cambia il paese o cosa solo una soluzione gattopardesca? Cosa espone, in una politica o un programma politico, il paese a rischi pi grandi, anche se di lungo periodo? Cosa ci allontana dalla modernit, non come fuga o rincorsa di una chimera di tecnologia e innovazione fini a se stessi, ma un'idea di uomo e di rispetto molto pi vasti di quelli cui siamo stati abituati? Sicuramente, per me il coinvolgimento con la politica attiva stato un 'Accidente, mi ha costretto a rivedere i parametri della mia vita, ha aperto un mondo da cui mi ero allontanato. Ma mi ha anche permesso di ricominciare a sperare. L'esperienza della Leopolda di Ottobre 2011. Un momento copernicano. Che presuppone un rischio, ma che spero di aver misurato e valutato bene.
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20. Esplosioni contenute Non sono un esperto di fisica e certo credo nella teoria che il Big Bang sia stata una superesplosione che in pochi istanti abbia creato le premesse per l'universo. Massa, materia ed energia. Ogni pensiero di Dio e ogni fetta di lardo di Colonnata gi nel gran disegno complesso che ci porta ora, nel 2012, ad accellerare particelle elementari in questo spazio Gelminiano sotto la Svizzera. Mi si spiega che prima del Big Bang, si erano create tutte le condizioni perch avvenisse, come se non ci fosse altra soluzione. Un Evento-Accidente. E questa Accidentalit astrale sicuramente vale anche nella societ. Il primo ritrovo dei rottamatori del PD a Firenze nel 2010 non arriv inatteso. Cerano gi tutti gli elementi, nel dibattito interno ed esterno al partito. Nelle persone che stavano ammassandosi attorno ai neoleader di quel momento. Renzi, Serracchiani, Civati, etc. Lo stesso, ma in maniera maggiore, la Leopolda del 2011, appositamente chiamata Big Bang. Un altro momento di deflagrazione che non stato come uno sconquasso tellurico che nessuno poteva predire. Piuttosto, i due eventi del 2010 e 2011 sono stati come molle, i risultati finali di collassi e scontri iniziali. Energie compresse e legate, costrette. Che hanno cercato di divincolarsi, di trovare nuovi spazi di espressione. Il risultato di errori e di miopie varie, o di quello che chiamo il salottismo generazionale, dove i giovani di bottega sono usati come passacarte o come decorazione per cene e drink, le truppe cammellate utili per riempire aule di riunioni per presentazioni di report inutili o trip-ego di politici in forma di romanzo. Qualcuno ai vertici ha sbagliato. Incapacit o paura di raccogliere i segnali che la base, che i giovani riformisti e progressisti italiani, mandavano da anni. Una classe politica dove intere generazioni di potenziali leader sono state castrate e costrette a guardare oltre. Altrove. A rinunciare a un'idea progressiva di politica, dove non tanto il giovane, ma la forza delle idee nuove e pi adatte ai tempi avanzano. Spesso, come nel mio caso, ad accantonare ogni velleit di intervenire nel dibattito, sulla base del fatto che non ci siano spazi per affermare non tanto un ego, ma una visione diversa. Da questo punto di vista, la sinistra ha indossato un saio o un burqa ideologico mentre attorno la destra mostrava le cosce e l'abbronzatura. E
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spiega tutto questo lappeal iniziale del Berlusconismo, della Lega, di tutti i movimenti che si sono susseguiti per anni. In questo, l'esperienza di persone come Renzi e degli altri rottamatori, questi primi sconquassi fra amici o presunti tali, sembravano una promessa di cambiamento, di forze nuove e intelligenti che potessero ridare linfa a un raggruppamento di forze e sigle che soffriva il priapismo culturale berlusconian/bossiano, non avendo un modello forte da contrapporgli. Parole chiare, forti, necessarie, questo ho apprezzato di quel momento del 2010. A dare validit a quelle parole, le azioni, la conoscenza diretta dellattivismo e delle azioni ad accompagnare le parole che molti dei primi rottamatori mostravano come tratto distintivo. Esperienze in amministrazioni locali, nessuna paura di scheletri negli armadi. Dopo la prima Leopolda, alcune stelle della nuova galassia che si era formata sotto i nostri occhi, dentro lo spazio ristrutturato da Gae Aulenti o via streaming, si sono allontanate. E, grazie a quella forza di catalizzatore che Matteo ha, e che tutti gli riconoscono da anni, si sono condensate altre energie. Gli amici, le persone con cui ha lavorato, che ha conosciuto. Me incluso. Quelle persone che sono state come accidenti, come eventi. E con le quali ha creato un rapporto. Basato sulla necessit di formare un bastione di persone, idee e ideali (no ideologie!) su cui ricostruire un'idea di riformismo all'Italiana. Che non vuol dire 'alla cazzo di cane, ma che parli di solidariet, di concertazione, di sussidiariet. Di intervento pubblico in un'economia che non pu pi non essere globale, liberalizzante e regolaristica. Le regole del gioco e la fantasia dell'imprenditoria e della societ. Questo il nocciolo di energie che ho riconosciuto quando mi sono incontrato con gli amici della Leopolda, durante l'organizzazione dell'evento. In una Firenze da brividi. E la voce di un amico che, a pochi passi dalla pietra su cui fu ucciso il Savonarola, mi dice 'Bentornato a casa. La casa di tutti, penso. Palazzo Vecchio, Firenze, l'Italia. La Stazione Leopolda. In quel momento ho sentito la deflagrazione dentro. Un piccolo big bang fra amici. Vecchi e nuovi. Amici a divenire. Abbiamo dimenticato che la politica e la democrazia nascono come maniera per aggregare chi la pensa similarmente, quindi pi adatto a simpatizzare. Quando si condividono i valori, si pu condividerne la loro applicazione nella realt.
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Esplosioni misurate, contenute ma che contribuiscono a creare una visione. Come un artista argentino che 'dipinge sui muri partendo da microesplosioni su muri intonacati. Un lavoro lunghissimo di preparazione e poi in poco tempo si forma un immagine, un volto. Un paesaggio fatto e costruito di piccole detonazioni. Dopo quella iniziale, che lintuizione di un elemento nuovo che pu contribuire al rinnovamento del paese, la competenza. Che non vuol dire durata di lavoro, non vuol dire esperienza. La competenza la capacit di riuscire a svolgere una funzione. Nel mondo delle imprese, nellaccademia e nella politica. O meglio, un principio che vale spesso nel mondo del privato, ma non in quello del pubblico. Competenza che non competizione. Come ha capito Matteo Renzi al Big Bang, come si fa nelle pratiche di brain storming, ci vogliono persone competenti e disponibili a rischiare, a mettersi in gioco, amiche non tanto per trascorsi comuni, ma per un modo comune di intendere la vita. Questi elementi creano universi. Forse non ancora stabili. Ma pieni di energia. Come Politico Accidentale, questa una delle attrattive di un processo democratico, della politica. Lidea che il futuro non appartenga alla convenienza di alcuni, ma alla competenza di tutti. Rock like sculpture is the solid body of a dream, recitava Patti Smith nel suo monologo Salvation of Rock. Oggi dico lo stesso della politica. E le microesplosioni aiutano la vera immagine di quello che i nostri sogni sono a rivelarsi.

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21. L'ora ora (Cribbio!) Bisogna sporcarsi le mani. Da subito. Che non equivale a sporcarsi la coscienza. Che non equivale a tornare ai soliti vizi. Non voglio diventare un anziano arrogante e presuntuoso, lo sono gi da giovane. Perch so quello che voglio e lo voglio ora. In questo istante. Quello che spetta a me e alla mia generazione. L'Italia non un paese semplice. C' il rischio che si parli di certe cose, di ricambio di classi politiche e di innovazione, ma alla fine in un contesto di salotti e di poche persone, del famoso 1% degli indignados, che spesso sono figli o parenti di alcuni dei ricchi che contestano. Per la capacit di viaggiare, di studiare, di aprirmi al mondo non lavorando per tre euro all'ora, sono un privilegiato anch'io. Lo riconosco. E per questo, quando cammino per le strade di Londra, di casa, quando vedo le folle, le persone su un autobus, mi chiedo chi possa salvare questi destini? Chi o cosa cambia la vita a queste speranze appese a un filo, al ragazzo che passa le giornate su un cantiere delle ferrovie, alla signora che porta a passeggio la sua bicicletta con la spesa essenziale per le strade di Novoli? Cosa vogliamo non per i nostri figli ma per i figli degli altri? Cosa vogliamo ora che renda la flebile promessa di un domani migliore una certezza? Abbiamo la statura morale di poter accogliere queste istanze e risolverle, o stiamo correndo il rischio di inseguire un altro sogno personale di gloria, fama, ricchezza, ottimizzazione sociale? Vogliamo diventare personaggi da salotto di signore bene? O siamo anche noi il popolo, siamo anche noi parte delle masse che si muovono e che richiedono attenzione? So che ora il momento giusto per rispondere a questa e altre domande, ora lo spazio mentale e storico per richiedersi che senso abbia la politica, o cosa debba diventare. Un coro di lamentele che diventano un argomento o un momento di confronto che diventa proposta? Abbiamo paura del futuro, dell'altro diverso da noi e vogliamo isolarci dal mondo? O vogliamo aprire le porte alla differenza e abbandonarci arricchirci con le esperienze degli altri? Dubbi, domande. Necessari. Perch nessuno qui vuol essere un Messia, ma ognuno ha bisogno di sentirsi discepolo, anche mutualmente, di un altro
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maestro. E forse qui la risposta. Ci saranno sempre persone disposte a salire su un palco e a parlare e altre che ascolteranno e giudicheranno. La Politica Accidentale vuole che questo processo diventi fondamentale. Qui e ora. Si discute, si parla. Ci si muove. Con tutto il nostro bagaglio di domande e dubbi, ma con la capacit mentale di ascoltare e di pensare che, chiunque fra 'donne e uomini della Leopolda, un giorno spero non lontano, avr un ruolo di responsabilit sappia che dovr non rispondere ai salotti romani e londinesi, ma alla signora che prende il 20 barrato o al bambino che va a scuola in un rinnovato centro de L'Aquila per imparare come costruirsi un futuro possibile. Antisismico e sostenibile. Qui e ora. Fra un anno sar tardi. Si alzi la voce. E si spranghino le uscite di sicurezza. Perch chi deve ascoltare, intenda. E, mentre tutti cercano nella rete, nei nuovi social media, il Politico Accidentale lo cerca nel presente, fisico, reale, nel porta a porta e le strade impolverate. Le domande delle persone che non scrivono tweet, che non hanno a volte il tempo di pensare, di volere, perch schiacciate dal ruolo, dalle responsabilit, dalle preoccupazioni. Siamo nell'istante e le domande a cui rispondere sono tante. Che sono espresse da una societ che cambia, che si muove, che genera consenso o rabbia a seconda, spesso, della percezione di un'altra fregatura in forma di 'nuovo, di 'innovativo. Quelle persone, siamo noi. il presente. Che diventa futuro. Passo dopo passo.

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22. Molto con poco. L'etica Punk al potere. Sono cresciuto nella Firenze che si scopriva nuovo centro della cultura alternativa europea. Una specie di Seattle Anti-litteram. Dopo la stagione di fuoco della fine degli Anni Settanta, lo storico concerto di Patti Smith del 1979 all'Artemio Franchi. La citt scopriva nei suoi giovani idee originali, non necessariamente mutuate da modelli angloamericani, ma dalla suggestione che il Rinascimento ha sempre avuto sulle giovani generazioni di fiorentini. facile fare il bohemienne in una citt che sembra stata costruita apposta per film di Ivory. Gotica, austera, silenziosa e caciarona. Guascona. La Firenze delle parole, delle metafore. Dei club letterari e della fascinazione velenosa del bello. E, come in altri posti in Italia, Bologna, Pordenone, Catania, nasceva un movimento punk che guardava a Est, all'Oriente. E che, soprattutto, nasceva senza mezzi finanziari, senza pecunia, ma con tante idee. Il punk. Dal poco, tutto. Senza saper suonare strumenti, perlomeno avendolo imparato a orecchio, basso, chitarra, batteria. Strumenti da poche lire, l'inventiva e le tecnologie che all'epoca erano avanzatissime, cassette da cinque minuti per i demotapes, il VHS e tastiere che oggi le fa la Bontempi ma all'epoca erano rivoluzionarie. Drum machines. Studi nella casa di campagna di un genitore, o nel garage. Oppure i primi abiti, i primi dipinti presentati in una piccola boutique di periferia. Da poco, tutto. Dalla giovent, dall'entusiasmo e dall'errore. Che diventava spesso una virt. Come nella registrazione di Party Girl degli U2, in Under a Red Blood Sky, dove The Edge sbaglia l'assolo, scarrucola e stona. Ma rimane nel disco, l'ultimo grande disco post-punk degli U2, prima di scoprire l'America e le sue chimere. Prima di scoprire che il palco non era un trampolino ma un altare liturgico. Di quell'epoca fiorentina e italiana, del Great Complotto, della Punk Attack Records, della IRA e del Banana Moon, mi rimasto qualcosa addosso, a parte le amicizie. Mi rimasto chiaro in mente che si pu fare tanto anche con pochissimo, che le idee possono cambiare il mondo, ancor prima dei soldi e del potere. Che si pu creare un mondo, di suoni, immagini, a partire da poche cose. Come la cucina italiana. Pochi ingredienti, ma buoni. E nasce il
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sapore. La Politica Accidentale, come risultato di questa Etica Punk, dell'autoprodotto, del nuovo che rimpiazza il vecchio, il prog rock di Bersani contro lo ska che invece vorremmo sentire dai nostri politici. Senza costrutti astrusi, senza la pretesa che per apprezzare la musica si debba aver studiato al Conservatorio. La politica deve essere semplice, elementare come base, come accesso, come possibilit. Deve spingere all'azione, alla danza, perlomeno a muovere il piede a ritmo. Oppure, i suoni scarni, profondi della new wave italiana. E la profondit dei bassi e delle parole. Come se ogni istante la politica potesse ripartire, su un nastro vergine, come se improvvisando e provando, si arrivasse a parlare, a dialogare insieme. I Politici Accidentali non sono professionisti del sermone, ma sono coinvolti nella vita del paese, conoscono le proprie origini e sanno cosa possono offrire. Un amico musicista mi disse una volta 'La musica non la faccio io, ma la fa il pubblico. Se al pubblico non va di suonare, io ho una serata orribile, non mi riconosco.' Il politico, la sua capacit di entusiasmare, di smuovere le opinioni, di convincere anche i pi ostici a serrare i ranghi, lo fa quando interagisce, quando provoca ma raccoglie il messaggio del 'pubblico. Etica Punk/Emo applicata alla democrazia. il popolo a comandare, a decidere, e i politici seguono l'hint, la nota lanciata ed eseguono il brano seguendo il ritmo della folla che balla, che si muove, che fa stage diving, che interviene senza paura di essere portata via dalla security. La politica accidentale vuol ridar fiato a questa interazione fra chi ha la voglia, la aspirazione di guidare un movimento e il 'pubblico. Partendo da poche cose, la voce, le idee e l'azione. Come un concerto dei Fugazi. Dove tutti finivamo almeno una volta sul palco a urlare nel microfono o a saltare come matti. Senza che nessuno si facesse male. Intenzionalmente (smirk). Il Politico Accidentale dovr essere un veicolo, una cassa di risonanza, un'antenna. La societ un costrutto astratto, finch non ci si mettono volti, storie, episodi e desideri. Come facevamo noi al liceo, quando pensavamo che fosse l'idea a creare il cambiamento, e non l'ideologia. 'You are all engineers and architects
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That's how it looks I am an ex-spectator, can't you see I am an ex-spectator never let my vision get in the way of m Ex Spectator - Fugazi

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23. Poco con molto. Contro la Plutocrazia. La spinta propulsiva del punk e della new wave ci regal tantissime cose, fra cui la letteratura di Pier Vittorio Tondelli. E non dovrei aggiungere altro. Ci ha dato l'impressione che ognuno potesse essere un artista e, citando un altro amico musicista, 'alla fine chi continu a fare musica era gente che aveva mediamente meno talento di chi si spost a fare altre cose. Non credo che sia vero, ma rende l'idea di come l'esperienza, il momento di crescita di una persona, di un individuo abbia bisogno di questi bagni di follia, di esuberanza. Fuori dalle regole, ma non necessariamente per poi tornare negli alvei della regolarit come un Enrico V che abbandona il suo Falstaff. Non sono bagordi e gioie alla San Francesco, ma iniziazioni alla vita. La cosa che mi rimasta addosso di quel periodo, a parte la destrutturazione rispetto al lavoro, dove amo la creativit che sostituisce il rigore formale, la mancanza di attrattiva che sento per salotti e circoli chiusi, dove il censo prende il sopravvento sulla personalit. Dove il gioco del dropping names, places sostituisce una bella sderenante chiaccherata. Sistemi di potere, basati sull'accesso a certi circoli, a divani di signore bene in quartieri pieni di alberi sempre in fiore. Un macerarsi lento di arazzi cinesi e maioliche marchigiane, su muri dai colori patrizi. O i neohip, con il loro minimalismo post-Ikea. Il cimitero dei pomodori di pachino. Ho sempre malvisto questo mondo dello 0.5% e so che sono gli stessi mondi magnificati da Dagospia, dalla stampa italiana come luoghi dove la politica accade, dove le decisioni sono prese su un aperitivo. Dal tanto finanziario, il poco per il popolo. La rabbia proletaria di politici comunisti corrotta su grechi di tufo, il fervore bandolero dei leghisti affogato al caff. Che tutto si pu dire della Lega ma non che non avesse un'etica Punk e autocraticamente sincera all'inizio. Rudimentale nel risolvere il problema di un paese chiaramente esposto a forze oscure, alla mafia, alla corruzione. La parabola leghista un'altra conferma che il cancro dei salotti uno dei mali da debellare, per ristabilire una Politica Accidentale, partecipativa. Innovativa. Dal tanto del censo, il poco. Il nulla, riempito di silicone o di cocaina. Con musiche di Paolo Conte sullo sfondo. O qualche musicaccia brasiliana.

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La Plutocrazia, come la Demagogia Spicciola, i grandi nemici del cambiamento. Il Politico Accidentale sa che non potr ignorare questa parte della societ, le caste, le famiglie che possiedono le chiavi del potere economico, ma dovr, potr invitarli fuori dal palazzo, invitarli alla 'compassione, alla condivisione dei problemi. In molti si lamentano del distacco fra il governo Monti e la vita delle persone normali. Secondo me, gi stato fatto un passo avanti. Di fronte al Salario Minimo per disoccupati di 1000 Euro, sono sicuro che ministri che li guadagnano in un giorno si porranno delle domande. Forse se le sono gi poste, come faccio io quando vedo il differenziale fra il mio stipendio e quello di amici che fanno lavori molto pi utili, come insegnare ai miei figli, curargli il raffreddore, portarli a scuola con il tube. Senza questo distacco reso evidente, come pensiamo di ridurre la sperequazione? Sono contro i salotti, ma in favore di luoghi in ogni citt dove le persone si possano incontrare, come i club madrileni dove si incontrano principi dai cognomi lunghissimi e contadini peruviani , come piazza Kennedy a Cosenza, dove i giovani di ogni et e censo si strusciano addosso e si conoscono. Si menano, magari, si sposano. Non si potr eliminare la disuguaglianza, che crea comunque movimento sociale, migrazione di persone e idee. Ma si pu rendere fertile.

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24. Determinazione Della Leopolda del 2011 mi ricordo un'assenza, quella di mia madre. Che era morta un anno prima. E che mi avrebbe detto di tutto, con il suo carattere fiorentino giocoso e critico allo stesso tempo, della mia voglia di 'sinistra. Lei che era cresciuta in un periodo di grandi contrasti sociali, con un padre democristiano costretto a emigrare negli anni '50 per l'avversione del Partito Comunista a un 'cattolico in comune. Erano tempi diversi, mio nonno fece la sua fortuna con la sua avventura maremmana, ma un'altra storia. Mi mancava, come mi manca tutt'ora, mia madre, per il suo sguardo benevolo e critico, la battuta feroce e la risata ironica. Mi mancher la sua versione della storia del piccolo mondo della famiglia. E forse sarebbe stata orgogliosa, al racconto che ho fatto, titubante e quasi tremante, di fronte alle telecamere, di fronte alle luci e di fronte a un'audience italiana. A cui non sono ancora abituato. Orgogliosa, come mi sono sentito io. A raccontare di due bisnonni, uno socialista e uno cattolico, entrambi ferrovieri alla Leopolda all'inizio del XX secolo, entrambi costretti a lasciare il lavoro per non prendere la tessera del partito fascista. E di come ho provato a raccontare di quel posto magico, di quella stazione da cui partivano i treni e i macchinisti, i controllori. E, viaggiando, conoscevano il mondo, si stupivano di fronte ad altri luoghi e apprezzavano la libert di un treno lanciato su arcate sul vuoto degli Appennini e delle Alpi e riportavano a casa idee nuove, rivoluzionarie. Che i tedeschi, i francesi, gli inglesi, non erano nemici, ma erano persone mosse dagli stessi ideali, dalle stesse passioni. E si poteva imparare tanto. Riportavano Marx e Peguy, parlavano di Comuni parigini e di dittature lontane. Il mondo esplodeva alla Leopolda. Cos come successo in quei tre giorni dell'Ottobre 2011. Senza mia madre a vedere quei volti sorridenti, di giovani, anziani, persone mature, pronte a raccogliere la sfida del futuro del paese. L'entusiasmo per niente barocco e finto delle parole. Contagioso. Irrispettoso del potere costituito. Con tutto il rischio che definisco della 'corriera del giorno dopo, quella sensazioine di sconforto che assaliva da ragazzini, quando si tornava dal campo scout, quando quell'utopia
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passeggera sembrava finita. Ritorno alla normalit. La Leopolda invece stata una sveglia, un ritorno alla Realt. L'espressione di desideri coincidenti di persone molto diverse. Di istanze diverse ma coincidenti. Alla Leopolda nata la mia avventura di Politica Accidentale, della voglia di dare del mio, di prendermi tutta la responsabilit necessaria a cambiare il Paese Silenzioso, di ridargli una voce, senza retorica Vendoliana, senza parolacce, se non quando serve. Senza troppi soldi in gioco, se non quelli guadagnati. Molto con poco. Per me la Leopolda stata l'emozione di parlare di fronte a tante persone della mia idea, del grido che all'epoca sentivo dentro di una reputazione internazionale del paese rovinata non solo dal primo ministro dell'epoca, ma anche dall'accettazione passiva di questo sfacelo che avevamo davanti, la reputazione di un paese senza alternative a Berlusconi, se non un gruppo di partitelli litigiosi. Noi eravamo e siamo ancora l, grazie a Dio, per cambiare tutto questo. Ricordo di quei cinque minuti una disperata voglia di fermare l'orologio, di dire tanto, di pi. E la sensazione che ognuno davanti a me avesse almeno due o tre idee da formulare nei loro cinque minuti. La Politica Accidentale, come se l'ideologia fosse stata finalmente cacciata dal tempio. In fondo alla sala, per un attimo, ho visto la mia famiglia, gli amici cari. Volti di persone che magari non condividevano la posizione che ho preso, come mia madre mi avrebbe voluto meno 'comunista (si legga progressista). Ma mi voleva bene e ancora me ne vuole, ne sono sicuro. Perch la libert delle idee e la libert nel poterle esprimere un valore che sempre stato condiviso nelle mura di casa mia e nella mia concezione di politica. Mia madre sopravvive, lo so. Anche negli occhi di Bianca Ilaria e Carla Rosa, le mie bambine che mi seguivano da Londra con mia moglie Sonia. Perch la genetica la stessa e sono loro la promessa futura che voglio sia onorata. Loro e tutte le figlie e i figli delle persone che ho accanto. Anche i figli dei figli di Berlusconi e i nipoti di Bossi. La mia Politica Accidentale questo senso di giustizia della storia, che mi ha portato a parlare di futuro e speranza dallo stesso luogo dove la storia della
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mia genetica passata. Da dove spero possa tornare il futuro. Ci vorr determinazione, ma la risoluzione tutta l. Sta a noi onorarla. A tutti noi che eravamo alla Leopolda eda chi accetter quella sfida aperta.

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25. Io Sono Ognuno Mi trovo in una mattina di primavera su Lexington Avenue, New York. Il vento scende teso lungo i canyon artificiali della metropoli. Come una brezza romana persistente e oceanica. Giro l'angolo e un senzacasa ha un cartello in mano che dice "I Am Everybody". O al massimo il 99% penso, nella citt americana dove, per ogni manifestante contro Wall Street, ci sono circa 20 milionari. Statistiche ufficiali di un'isola astrusa, dove vive una parte dell'elite del pianeta, servita e riverita da una conurbazione che si estende per tre Stati. Un giorno nel futuro gli storici riguarderanno agli eventi che si sono susseguiti in questi ultimi anni e capiranno che il Credit Crunch, la Grande Crisi del 2008, altro non fu che uno stirarsi improvviso e repentino dell'ambizione delle classi medie a sentirsi dentro quel 1% di supericchi. Macchine, case, viaggi, occhiali e abiti di marca. Come se una buona fetta del mondo volesse vivere in un penthouse di Manhattan ed educare i figli nelle stesse scuole. O, nel caso italico, come se i padri volessero offrire alla propria discendenza un futuro fatto di privilegi fasulli, fede nei media, nella capacit di riscatto di una carriera come cantante, calciatore o nel terziario avanzato. L'immagine sopra la sostanza. 'I Am Everybody", la scritta a caratteri cubitali sul cartello del signore seduto per terra in un istante newyorkese, invece, il ritorno della sostanza, senza una forma precisa. La sostanza di un mondo che ci unisce, che ci fa stare spalla a spalla e che ci fa camminare per le stesse strade, respirare la stessa aria. Professori di finanza di NYU, donne delle pulizie, giovani famiglie che attraversano agli incroci guardando in alto. We Are Everybody. La Politica Accidentale riconoscere questo fatto essenziale. Che siamo tutti in qualche maniera, Ognuno. Il nocciolo di desideri e di aspirazioni di base si riflettono l'uno nell'altro come in un gioco di specchi. E, come di fronte a una riflettente, qualcuno deve cominciare a muoversi, a darsi da fare, a cambiare posizione, anche facendo smorfie. Anche cambiando l'inclinazione dello specchio. Che apra gli orizzonti, che apra gli occhi al panorama attorno. Basta con la autoreferenzialit della societ, al trionfo della griffe anche in politica.

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Come se ci volesse un brand name, un logo giusto. Quando ci vogliono idee, visioni ma soprattutto persone. Quindi, se siamo tutti Ognuno, Ognuno di noi parte dell'origine del problema e parte della soluzione della modernit. Ognuno di noi ha un ruolo. Ed il momento di riprenderselo, di salire sul palco, anche se affollato, anche se le assi sono ancora incerte. Non si pu fare riformismo senza un popolo che voglia le riforme. Eccomi qui, il Politico Accidentale, un altro Ognuno. Quello che sono nel milieu del dibattito politico italiano. Avrei potuto dire che sono nessuno, ma dopo ottanta pagine di sproloqui, sarebbe difficile difendere questo punto di vista. Ho sicuramente le mie idee, maturate in una vita che mi ha visto accettare una serie di sfide, tutte sulla mia pelle. Come tatuaggi. Sono Ognuno, senza essere uno qualunque. Come lo sono tutti. Sono Ognuno che decide di prendersi le sue responsabilit, di sentirsi padroncino di questo furgoncino sgangherato che guida lungo le provinciali e le autostrade del mondo. Sono Ognuno che vuol darsi da fare, cercare la maniera con la quale dare un contributo al futuro. E, come ognuno di voi, ho una visione, un sogno anche, a dire il vero, parecchio realizzabile. A portata di mano. E di cuore. Ripetendo il giochino della Leopolda del 2011, il Big Bang, dove i principali attori (e amici), Matteo Renzi, Davide Faraone e Matteo Richetti, chiedevano alle persone di dire cosa avrebbero voluto fare se fossero stati a capo del paese, io ho pensato che la cosa pi importante di tutte, per le generazioni future , a parte i programmi economici, finanziari, sociali, a parte le agende elettroniche, digitali, di Nonna Papera, non farci pi sentire che un'elite governa il paese, ma semplicemente un'elite diversa. Democratizzare tutto, il potere, le istituzioni. Liberalizzare il pensiero, come le persone intendono formarsi una famiglia. Non c' l'1% e il 99%. C' un 100% che va considerato. "You can change the chapter You can change the book But the story remains the same If you take a look" Yazoo - Nobody's Diary
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26. Gran Finale (come non detto, ma le pare) Non so se sia riuscito in queste pagine a definire dettagliatamente il Politico Accidentale, o a proporre un modello di politica alternativa a quella dei partiti e delle correnti subpartitiche. A volte sembra un'utopia il solo pensiero di poter riuscire a cambiare anche un solo assessore senza passare dai soliti circoli, dal potere stabilito e immobile. Dove i quasi sessantenni si comportano nei confronti del futuro del paese come se fossero ventenni e avessero di fronte a s trenta anni di lucidit e di energia. Quando persone come Renzi sono state elette, dopo spargimenti di sangue elettorale alle primarie, mi sono sempre stupito, fin quasi alle lacrime. Perch vedo ora pi da vicino che quella che in corso non una partita semplice, ma una vera e propria guerra fra maniere diverse di concepire la politica, il servizio pubblico. Non parlo di onest ma quella che in finanza si chiama stabilit. Il sistema sembra reggere solo se le solite persone sono sempre coinvolte e se il dibattito non si sposta sulla natura insita dell'organizzazione politica, ma rimane sospeso a mezz'aria, dove bisogna trovare un nemico comune, o in sua assenza, giustificare la fallacia e gli errori alla meno peggio. Siamo sempre meno peggio degli altri. Siamo sempre un attimo pi furbi a non sporcarsi le mani, direi. Come fanno invece i politici locali, che devono entrare nel merito della questione. A Firenze e a Palermo, dove lavorano cari amici in politica, non scappi dai tuoi elettori, sono vicinissimi e devi prendere decisioni pratiche, che hanno un impatto veloce, vorace, sulla realt. Credo che l'esperienza locale, di amministratori di realt specifiche, sia il punto di forza di molti dei politici con pi esperienza che ho conosciuto alla Leopolda. Persone come Chiamparino e Parisi, come lo stesso Matteo Renzi, che lottano con centraline dell'inquinamento, cibo caldo o freddo servito alla mensa, orari delle farmacie comunali. come nelle banche passare dal lavoro sulla 'first line, con i clienti, le notti in bianco su un grafico, per poi spostarsi su posizioni manageriali. Ma sai di cosa si tratta, lavorare nello sporco, sai cosa vuol dire passare ore in consigli di quartiere e comunali. Il Politico Accidentale, lo ripeto, vive nella realt, fatica e prende i mezzi pubblici, si ostina a voler rimanere informato e ad arricchire la sua esperienza. E ha una scadenza temporale. Non vuole fare il politico per mestiere, ma per
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'accidentale opportunit'. Vuole contribuire a un progetto. In questo, tutti possiamo esserlo, politici accidentali. Dalle scogliere di Dover che si stanno sgretolando, forse si vede la Francia, sicuramente si sente la distanza fra le due rive, soprattutto quando il mare del Canale mosso, con le onde che aggrediscono la roccia friabile bianchissima. Sedimenti secolari, ricolmi di fossili e di memorie del passato. In mezzo, un mare grigio, aperto, freddo, ma che apre al mondo, se si hanno le vele giuste. Quello che vivo questo preciso momento della partenza di qualcosa di pi importante di me stesso e della somma di tutti i miei desideri. Non ho mai pensato di tornare a fare politica attivamente e, come dice un caro amico, 'sei terrorizzato che ti si voglia far tornare in Italia. E forse ha ragione. Come avrete letto, penso gi come uno di questi angloitaliani che non apprezzo completamente. Comparo con quello che ho vissuto qui e l'Italia. Ma la mia vita. Sono i miei parametri. E la mia esperienza, come quella di tante altre persone non pu che essere utile a ridare una voce al Pianeta Silenzioso. Ho conosciuto tante persone in questi mesi, fra Londra e altre citt europee, ho ricevuto tante telefonate ed emails di Italiani all'estero, che, dopo aver visto cinque minuti del mio errabondo e teso discorsetto alla Leopolda, si sono interessati, mi hanno chiesto come dare una mano, contribuire a un progetto che riapra il paese, che, con le tecnologie moderne, usi il talento e il genio in giro fra il Belpaese e il resto del mondo. Siamo una generazione senza padri ideologici e forse anche senza nonni e bisnonni ideali. E io, francamente, ne ho abbastanza di ideologie e di mostrine acquistate al mercato delle pulci della partitocrazia. un momento translucido, unico, in cui possiamo osare, possiamo esporre i nostri corpi in prima linea. E cadere, ma a viso in avanti. Con le ferite davanti e non dietro, uccisi nella fuga. Abbiamo solo bisogno di suscitare un leader, una persona che prenda su di s il peso di migliaia di coscienze, di passioni e di desideri. Come diceva Milosz, 'Desta un uomo. O una donna. O, forse, giusto che, per evitare un altro abbacinamento collettivo per il bellino di turno, il furioso, il celodurista, si desti un gruppo di persone. Pronte a rendere la Politica Accidentale un paradigma per i tempi a venire. Tieniamoli sulle spine questi spiriti che ancora
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infestano le nostre istituzioni. We will prevail. Us, the People. Perch a tutti gli amici politici che avranno la pazienza di arrivare fino a qui nella lettura, dico che, se a volte basterebbe un dito delle loro mani curate a indicare la posizione di un oggetto, che sia una mela o la luna, ci vogliono tutte le mani possibili per afferrarlo. "It's not enough my friend to relegate, Let's keep them on their toes, Let's keep the bigots from their properties, Let's keep the rabbits in their homes" Boy and Bear - The Rabbit Song

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''I will be as harsh as truth and as uncompromising as justice. On this subject, I do not wish to speak, or think, or write with moderation. I am in earnest. I will not equivocate, I will not excuse, I will not retreat a single inch, and I will be heard. William Lloyd Garrison, "To The Public" The Liberator, Gennaio 1831' Nessuna scusa o paura. Il futuro e nostro.

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