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La Logica matematica dopo Gdel

Dr. Giuseppe Ragun Universit UCAM di Murcia, Spagna, graguni@ucam.edu December 6, 2013
1. Introduzione 2. Una revisione semantica della Logica 3. Informalizzabilit intrinseca dellinduzione completa 4. Una generalizzazione del Teorema dincompletezza di Gdel 5. Esempi di Aritmetiche formali del secondo ordine 6. Paradossi e Teorema di incompletezza 7. Referenze
Abstract In complemento al libro I conni logici della Matematica dello stesso autore, si sottolinea lesigenza di una revisione di tipo semantico della Logica matematica. Essa, trascurando la classicazione delle Teorie in base allordine espressivo, rivaluta il ruolo della Teoria formale degli insiemi. Inoltre si indeboliscono le ipotesi del primo Teorema dincompletezza e si chiarisce la sua esatta relazione con i paradossi semantici (di Berry, Richard, etc.). In addition to the book I conni logici della Matematica by the same author, it is emphasized that a semantic type revision of the mathematical Logic is necessary. Neglecting the usual expressive-order type classication of Theories, this revision re-evaluates the role of the formal Set Theory. Moreover it is achieved a weakening of the hypotheses of the rst incompleteness Theorem and its exact relationship with the semantic paradoxes (Berry, Richard, etc.) is claried.

PAROLE CHIAVE: Teorema dincompletezza di Gdel, semantica, metamatematica, paradossi, aritmetica del primo ordine, aritmetica del secondo ordine. KEYWORDS: Gdels incompleteness Theorem, semantics, metamathematics, paradoxes, rst order arithmetics, second order arithmetics.

Introduzione

Chiunque abbia mai scritto un libro, specie se con un considerevole contenuto tecnico, sa bene quanto sia oneroso il lavoro di correzione delle bozze. Se poi esso introduce novit, pu succedere che molti argomenti evolvano come per conto proprio, chiarendosi e ridenendosi in nuove prospettive. A quel punto per lautore fortissimo il desiderio di modicare ed integrare il testo. Uno dei principali vantaggi dellodierna modalit di pubblicazione on-line dei testi digitalizzati consiste proprio nella facilit con cui lautore pu realizzare questo lavoro. A partire dalla sua prima pubblicazione, nellaprile 2009, il testo de I conni logici della Matematica ha infatti subito diverse modiche, lultima alla ne del 2011; comunque, nessuna di esse ha mai alterato le originali conclusioni losoche dellopera. Da quella data ho deciso di trattare autonomamente - come in questo articolo - ogni successivo chiarimento o integrazione. Per due ragioni fondamentali. La prima che molti argomenti di chiaricazione niscono, col tempo, per acquistare una importanza intrinseca e ogni tentativo di integrarli nel testo originale comporta una riduzione della loro valenza. La seconda, in considerazione dellopportunit che ogni opera ben denita, dopo alcuni anni di assestamento, debba darsi per conclusa, pur con i difetti che, anche agli occhi dello stesso autore, contiene. Il primo paragrafo di questo articolo un importante commento circa lapproccio, per cos dire semantico, che il libro propone per una moderna revisione della Logica. Si rileva che tale aggiornamento necessario, in quanto molti argomenti ristagnano da troppo tempo nellambiguit di una presuntuosa impostazione sintattica. La nuova prospettiva, inoltre, rivaluta il ruolo della Teoria formale degli insiemi: un risvolto che nel libro potrebbe esser passato inavvertito. Il secondo paragrafo una rettica di un passaggio tecnico nellambito della rappresentazione dellAritmetica in seno alla Teoria formale degli insiemi, trattata nel paragrafo II.14 del libro. Fortunatamente, il dettaglio non ha alcuna ripercussione sulle conclusioni del paragrafo: una ragione in pi per non modicare il libro. Chiarire qui il punto soddisfer i lettori pi tecnici, anche perch ne approtto per approfondire diversi dettagli. Nel terzo paragrafo si dimostra che le ipotesi del famosissimo primo Teorema dincompletezza di Gdel possono indebolirsi: per la Teoria aritmetica suciente che gli assiomi siano ricorsivamente numerabili e non necessariamente ricorsivi (ovvero, dallambito meccanico, decidibili 1 ). Questo fatto, che nel libro, per eccessiva prudenza, stato soltanto suggerito, ha invero una dimostrazione assai facile e per limportanza del Teorema merita senzaltro di essere enfatizzato. Nel paragrafo seguente esemplico, molto brevemente, due casi di Teorie aritmetiche formali del secondo ordine: un argomento relativamente recente con ancora molto da scoprire.
1 Per semplicare la terminologia, nel seguito useremo sempre eettivamente numerabili anzich ricorsivamente numerabili e cosippure decidibili anzich ricorsivi. Linesattezza certamente perdonabile nellambito della validit della Tesi di Church-Turing.

Lultimo paragrafo, inne, intende delucidare il legame tra il Teorema di incompletezza (nelle sue diverse versioni, sia matematiche che metamatematiche) e alcuni classici paradossi semantici (come quelli di Berry e di Richard). Se ne approtta per ribadire il vero e concreto risvolto semantico di tali paradossi, cos come stato proposto, probabilmente per la prima volta, nel libro. I paragra pi importanti di questo documento, il 2 e il 6, devono la loro esistenza (come probabilmente lintero articolo) allintenso scambio epistolare che ho avuto con Giangiuseppe Pili, un eclettico losofo, scacchista, epistemologo (per limitarmi), autore di diversi libri e curatore di un ammirevole sito web: www.scuolalosoca.com. A lui un grazie di cuore per la sua contagiosa passione per il Sapere.

Una revisione semantica della Logica

Una recensione di Pili al libro, da poco apparsa nel suo sito web, evidenzia limpostazione per cos dire semantica della proposta revisione della Logica. Egli scrive: <<[nel libro]... lanalisi semantica delle questioni interne alla Logica matematica, diventa sia metodo (chiaricazione terminologica dei concetti e termini fondamentali) sia scopo (la metamatematica , in fondo, loggetto di analisi...) ... Lautore riesce nellintento di ridare uno spessore importante, assai spesso sottovalutato, alla metamatematica, vale a dire alla discussione semantica sui temi propriamente sintattici della logica matematica... E ci non solo in termini propriamente descrittivi... ma pure in termini puramente logici, cio fornendo metadimostrazioni di cui il suo Metateorema dellindimostrabilit interna della coerenza rimane il caso pi emblematico>> In eetti in Logica matematica viene oggi esageratamente privilegiato laspetto sintattico, come se linterpretazione degli enunciati, che in fondo costituisce lobiettivo, fosse sempre spontanea ed esente da problemi. Laspetto forse pi eclatante di tale grossolanit si osserva nellabuso del termine formale, oggi adoperato anche per Teorie che sono intrinsecamente semantiche. Perch questa grave confusione? Nel nostro lavoro abbiamo recuperato - in un processo mosso solo da spontanea ragionevolezza - loriginale signicato hilbertiano dellaggettivo: equivalente a privo di signicato (e quindi lo stesso che sintattico, codicato, simbolico, etc.). Leccessiva importanza data alle stringhe simboliche ha addirittura condotto a catalogare le stesse Teorie assiomatiche in funzione del loro ordine espressivo (primo ordine, secondo ordine, etc.) invece che in base al rispetto o non rispetto della formalit hilbertiana. E linfelice neo-ambiguit del termine formale si spiega proprio con lingiusticabile trascurare di distinguere il caso in cui gli enunciati debbono possedere signicato, da quello in cui esso eliminabile. Per quale mistica ragione luso dei quanticatori e sui predicati 3

(o super-predicati, etc.) dovrebbe dar luogo a una situazione in qualche modo peculiare? Nel libro abbiamo osservato che la chiave della faccenda risiede nella possibile innumerabilit degli enunciati: infatti, se luniverso innito (il caso pi usuale), i predicati spaziano - in assenza di altri assiomi limitanti - su un insieme senzaltro pi che numerabile. E il fattore scatenante dato proprio dalle conseguenze semantiche dellinnumerabilit, un argomento inspiegabilmente ignorato o trascurato dalla Logica uciale. Succede infatti che un linguaggio pi che numerabile necessariamente semantico: una stessa sequenza simbolica dovr indicare pi cose e ci pu farsi solo mediante luso di signicati variabili e dunque ineliminabili (par. II.13); oppure la "numerabilit" degli enunciati incodicabile nella Teoria formale degli insiemi (TI ) e da ci deriva ancora intrinseca semanticit2 . Ma anche nei Sistemi di ordine superiore al primo con modelli inniti, la formalit pu ristabilirsi mediante opportuni schemi assiomatici di comprensione, che limitano la variabilit dei predicati (o super-predicati, etc.) a collezioni che dovranno essere necessariamente numerabili. Questo criterio viene chiamato della Semantica generale 3 : ma perch non chiamarlo semplicemente rispetto della formalit (hilbertiana)? In condizioni di formalit valgono sempre la numerabilit, la completezza semantica, la compattezza e il Teorema di Lwenheim-Skolem. Normalmente, invece, queste caratteristiche sono considerate come proprie del primo ordine espressivo: un grave errore, visto che sono possibili Sistemi assiomatici del primo ordine innumerabili (e dunque intrinsecamente semantici) in cui non valgono (par. II.14). La nostra revisione, ribadiamo, propone semplicemente di rappresentare il Sistema in TI (lunica Teoria in cui le cardinalit sono rigorosamente denite) allo scopo non soltanto di escludere o concludere la formalit (che si avr se e solo se gli assiomi sono numerabili e privi di signicato) ma anche di vericare se gli assiomi sono o non sono decidibili (oppure, pi generalmente eettivamente numerabili : cosa che si avr se e solo se lo schema assiomatico che li genera fedelmente riproducibile in TI, par. III.3). Questultima una propriet chiave per stabilire se possibile applicare il Teorema dincompletezza alla Teoria. Questo criterio, dunque, rivaluta il ruolo della Teoria assiomatica degli insiemi nellambito della Logica matematica 4 .
2 Questo caso, che nel libro si tralasciato, quello in cui linnumerabilit del linguaggio non dovuta a una quantit di enunciati "eettivamente maggiore" al numerabile, ma appunto perch la loro "numerabilit" non si pu formalizzare in seno a TI (dove vengono rigorosamente denite le cardinalit). In tale situazione lintrinseca semanticit degli enunciati deriva dalla loro stessa informalizzabilit nella formale TI. 3 In contrapposizione alla Semantica Standard in cui tale variabilit piena (full ). Ma se si va in fondo, si scopre che lesatta denizione di queste due Semantiche ambigua. Nella nostra alternativa la classicazione basata semplicemente sul rispetto o non rispetto della formalit, prendendo in considerazione la cardinalit del linguaggio dopo aver rappresentato la Teoria in seno a TI. Il cui ruolo in Logica viene quindi rivalutato. 4 E pu qualicarsi come semantico in quanto lidenticazione delle cardinalit insiemistiche con le cardinalit del metalinguaggio richiede che TI venga interpretato. In un modello, certo, da chiamarsi "standard". Ma malgrado lintrinseca nebulosit di tale modello, questo criterio il pi ragionevole alla luce della solidit del comune intendere le formule matematiche.

Anche le scorrette valenze del secondo Teorema di Gdel (riassumibili col ritenere che un Sistema che soddisfa le sue ipotesi non pu dimostrare la propria coerenza ) si devono allesaltato, errato, approccio sintattico di cui stiamo parlando: in verit il fatto che una Teoria non possa dimostrare la propria coerenza una conclusione metamatematica, e specicamente semantica, che vale per qualsiasi Sistema assiomatico classico, incluso non formale (Metateorema dellindimostrabilit interna della coerenza, par. III.10). Il signicato la necessaria premessa per la denizione di un qualsiasi linguaggio e solo mediante esso (o la sua assenza) pu caratterizzarsi la sua natura espressiva; di fatto ci accade anche per la stessa dierenziazione degli ordini despressione: come potrebbe farlo un codice meramente simbolico in cui gli stessi quanticatori logici devono essere considerati come muti (o con un valore semantico ridenibile in principio)? E, naturalmente, il signicato anche lobiettivo, perch le catene di caratteri, da sole, non sono che variegate macchiette nere. La Logica matematica non si fonda, pertanto, sulla sola struttura delle stringhe simboliche, ma non pu che consistere in essenza di deduzioni informalizzabili, necessariamente semantiche. Perch non una Teoria assiomatica, ma pur sempre losoa: rigorosa losoa.

Informalizzabilit intrinseca dellinduzione completa

A met del paragrafo II.14 descrivo, schematicamente, la rappresentazione delle due principali Teorie aritmetiche, PA e AI, in seno alla Teoria formale degli insiemi (TI ). Ricordo che i Sistemi PA (Aritmetica formale di Peano) e AI (Aritmetica integrale, identicabile con quella chiamata frequentemente Aritmetica del secondo ordine), dieriscono per lambito di applicabilit del principio dinduzione: nel primo caso, limitato alle propriet esprimibili con proposizioni simboliche del Sistema con almeno una variabile libera (induzione parziale ). Nel secondo, generalizzato a qualsiasi propriet (anche non esprimibili in linguaggio simbolico, ovvero intrinsecamente semantiche) dei numeri naturali (induzione completa ). Retticher un dettaglio circa la rappresentazione insiemistica di AI. Ma prima di farlo opportuno richiamare i fondamenti del procedimento. La rappresentazione insiemistica di cui stiamo parlando quella in cui le collezioni delle proposizioni e dei teoremi (includendovi gli assiomi) della Teoria vengono riprodotte con veri e propri insiemi, cio con gli enti rigorosamente deniti in TI. Le proposizioni della Teoria vengono rappresentati con sequenze di simboli-insiemi (anchesse costituendo un insieme, naturalmente). Infatti tutti i simboli classici: non, e, , etc.5 possono essere rideniti come insiemi in TI (par. II.7). In questo caso li distingueremo con un asterisco: non*, e*, *,
5 Ma ricordiamo che i tre menzionati sono sucienti. Inoltre approttiamo per segnalare che i primi due possono essere derivati dallunico connettivo NAND (oppure NOR ), come dimostrato da H. Sheer nel 1913.

*, e cos via6 . Cominciamo, come premessa chiaricatrice, con la rappresentazione di PA. La specicazione dellinsieme delle proposizioni di PA (ovvero della sua grammatica) pu realizzarsi con la stessa assoluta fedelt del caso di un generico Calcolo logico classico: anche la grammatica propria di PA (che, per esempio, stabilisce luso corretto del simbolo "+") pu riprodursi grazie al concetto di sequenza ordinata, rigorosamente formalizzato in TI (par. II.6). Passando alla denizione dellinsieme, T, dei teoremi di PA, il primo assioma di Peano si pu rendere con la denizione implicita: (*, x *, (*, x *, =*, 0 *, )*) T dove, per semplicit, si introdotto un simbolo-insieme anche per le parentesi (le quali, in verit, non sono necessarie). Analogamente si esprimeranno gli altri assiomi che precedono il principio di induzione parziale7 . Per riprodurre questultimo, bisogna dichiarare, in linguaggio insiemistico, che la proposizione "se una propriet soddisfatta dal numero 0 ed tale che se soddisfatta da un certo numero naturale allora soddisfatta anche dal successivo, converremo che sia valida per tutti i naturali " faccia parte dellinsieme dei teoremi della rappresentanda PA, qualunque sia la propriet esprimibile con una proposizione con almeno una variabile libera. La soluzione presentata nel libro : (A*(0 *),e *,*,x *, ...,*,*, x *,(*, A*(x *), )*)T, A*(x *)P 1 dove P 1 linsieme, innito numerabile, di tutte le proposizioni con almeno una variabile libera della rappresentanda PA; esso un preciso sottoinsieme dellinsieme delle proposizioni, P, prima denito. La sequenza "A*(x *)" per indicare il generico elemento di P 1 vuole agevolare la comprensione e non deve ingannare: un arbitrario elemento di P 1 (che, se il lettore lo preferisce, pu essere indicato semplicemente con A) costituito da una sequenza di simboliinsieme che contiene almeno una variabile libera-insieme. La sequenza "A*(0 *)" (che, allo stesso modo, potrebbe essere indicata con unaltra qualsiasi lettera) denota linsieme ottenuto da A sostituendo il simbolo- insieme 0 * a tale variabile libera-insieme. Tale operazione di sostituzione pu essere perfettamente denita in TI e, naturalmente, deve accompagnare la precedente dichiarazione (cosa da noi sottintesa, appunto, mediante luso delle discusse sequenze). Fin qui, dunque, tutto OK. Ma veniamo al caso cruciale della rappresentazione insiemistica di AI. La strategia per riprodurre linduzione completa non
6 Ricordiamo anche che, invece, le proposizioni di TI dovranno contenere gli originali connettivi (non riducibili a insiemi e dunque senza asterisco). 7 Approtto per segnalare una cosa che ho dimenticato di evidenziare nel libro. A solo scopo semplicativo ho deciso di impiegare uno stesso numero di statements sia per quanto riguarda gli assiomi di Peano (comprensivi della denizione di somma e prodotto, par. II.1) che per la denizione dellinsieme dei numeri naturali (par. II.6). Lho conseguito con 9 semplici dichiarazioni, senza pormi il problema della minimizzazione di tale numero (come sarebbe desiderabile da un punto di vista estetico). In verit gli assiomi di Peano, comprensivi della denizione di somma e prodotto, possono essere ridotti di numero in base alla denizione delloperazione interna "+".

pu che essere quella di far corrispondere alla generica propriet dei numeri naturali, chiamiamola a, il sottoinsieme dei numeri naturali, A, che la soddisfano. E conseguentemente riprodurre la proposizione delloriginale Sistema AI, "x gode della propriet a ", con qualcosa di simile a "(x *, *, A)" nella Teoria rappresentata. Tuttavia il simbolo di appartenenza non pu essere ridotto a insieme: ci equivarrebbe a cercare di rappresentare TI allinterno di TI, cosa impossibile (par. II.7). Pertanto ho cercato di riprodurre il fatto che x * appartiene ad A semplicemente mediante la sequenza: "A, (*, x *, )*". Per farlo, bisogna introdurre degli appositi assiomi di comprensione ; i quali, essendo di numero innito numerabile, devono essere prodotti da uno schema assiomatico. Ma ora, senza preoccuparci di specicare tale schema, pensiamo come realizzato questo lavoro e saltiamo addirittura al passo successivo, cio alla rappresentazione dellinduzione completa. Secondo il nostro criterio essa si esprimerebbe nalmente con: (A,(*,0 *,)*,e *,*, x *, ...,*,*, x *,(*, A,(*, x *,)*,)*)T, AP (U ) dove P (U ), essendo luniverso U identicabile con N, un insieme innumerabile (ovvero pi che numerabile 8 ). Pertanto, prima ancora di specicare tutti i dettagli della riproduzione insiemistica dellinduzione completa, si pu gi affermare con certezza che loriginale Teoria AI non pu essere formale. In ogni caso, linnumerabilit degli enunciati induttivi, nella sua rappresentazione in TI, rivela luso di ineliminabile semantica per esprimerli. Possono allora seguire tutte le altre conclusioni riferite nel libro. Il punto che se poi si cerca di specicare tali dettagli, ovvero di formalizzare il suddetto schema assiomatico di comprensione, ci si imbatte in una dicolt che adesso - a dierenza di come aermo nel libro - giudico insormontabile. Che proprio ci che voglio retticare. Non che lespressione dello schema assiomatico sia scorretta (o correggibile): labbaglio risiede proprio nel ritenere che un tale schema sia formalizzabile, cio realizzabile nel rispetto della formalit. Se si segue il testo, si scopre quale sia il punto chiave: TI dovrebbe essere in grado di associare alla generica sequenza di simboli-insieme "A*(x *)", la corrispondente espressione insiemistica "A(x *)". Per esempio, nel caso della propriet parit del numero x, esprimibile nelloriginale AI con: "y (x =2 y )", bisogna associare allinsieme: (*, y *, (*, x *, =*, 2 *, *, y *,)*) linsieme che in notazione ingenua : P ={x * : y (x *=2 *y )} Ora, ci si pu sempre fare di volta in volta. Ma noi dobbiamo farlo in tutti i casi mediante un unico schema assiomatico. Nellabbaglio della visione insiemistica ingenua, la cosa potrebbe sembrare perfettamente realizzabile: prendiamo una
8 Sono stato "bacchettato" da un logico prestigioso ad usare tale espressione anzich innumerabile. Lo far possibilmente in futuro, ma qui non sempre: allo scopo di facilitare al lettore un confronto pi diretto del contenuto di questo articolo con il libro.

macchina, facciamole togliere gli asterischi e le virgole della generica sequenza e il gioco fatto. Dato che TI riesce a riprodurre logicamente il comportamento di una qualsiasi macchina, anche TI sarebbe in grado di fare questassociazione qualunque sia la sequenza: appunto quanto aermo nella nota n. 31 del paragrafo in esame. Ma si sta trascurando il fatto che tale macchina dovrebbe trattare come oggetti gli stessi enti che deniscono il suo comportamento! Una tale macchina - da unaltra prospettiva - non comporrebbe frasi di TI ma di una Teoria necessariamente diversa: la rappresentazione di TI in seno allo stesso TI. Una tale rappresentazione non certo proibita, ma se ne ricava una Teoria radicalmente diversa dalloriginale. Ne prova il semplice fatto che per la Teoria rappresentata le collezioni delle proposizioni e dei teoremi sono insiemi, a dierenza delloriginale TI. Lo dico in un altro modo: TI non pu trattare che insiemi. Per stabilire la suddetta associazione generale, TI dovrebbe denire una funzione che associ ai simboli asteriscati (come "*") quelli non asteriscati (come ""). Ma in TI ogni funzione (che anchessa un insieme) opera tra insiemi. Invece il simbolo "" del linguaggio di TI non un insieme; in nessun caso pu esserlo. Nelledizione Aracne del libro, questa inesattezza non presente, malgrado si tratti di una versione pi vecchia che stata assai migliorata ed arricchita dalle successive edizioni Amazon, Bubok, Lulu e Scribd. In una nota del par. II.10 di questedizione aermo, infatti, a proposito della corrispondenza insiemistica in esame, che essa non pu essere interamente formalizzabile in TI, in quanto <<contempla il Sistema TI "dal di fuori" >>. Il citato esempio della macchina, qualche tempo dopo, mi ha evidentemente distratto. Non ritengo plausibile che il suddetto schema assiomatico di comprensione possa codicarsi in TI mediante una strategia alternativa, anche se non sono in grado di escluderlo. Questa rettica non comporta alcuna modica ad alcuna conclusione del libro: tale informalizzabilit ribadisce che AI non fedelmente rappresentabile allinterno del Sistema formale TI. Ma ci pu gi dedursi dal fatto che AI informale. Nel libro si ammesso, scorrettamente, che in TI formalizzabile una riproduzione parziale del principio; in ogni caso, proprio da tale parzialit (che si evince dallinnumerabilit di P (U )) che discende linformalit delloriginale Teoria AI. In questo articolo si chiarito che perno la suddetta riproduzione non totale del principio in TI irrealizzabile senza luso di semantica. Bisogna inoltre avvisare che neanche linduzione parziale di PA pu essere formalizzata in TI mediante la denizione alternativa descritta nello stesso paragrafo II.14, la quale ricalca in toto la soluzione ora giudicata incodicabile. Per rappresentare fedelmente il Sistema in TI non resta che la soluzione originaria, quella reiterata allinizio di questo paragrafo. Anche mediante la rappresentazione alternativa, comunque, si pu concludere la formalit di PA, in base alla numerabilit e allassenza di signicato degli assiomi induttivi, come si descrive alla ne del paragrafo II.14. Ricordiamo, infatti, che la formalit per un Sistema richiede lassenza di signicato per i soli enunciati (come lo sono gli assiomi), mentre la regola per generarli (come uno schema assiomatico) pu possedere signicato. Se in un Sistema formale tale 8

signicato ineliminabile, ne verr una rappresentazione in TI necessariamente non fedele. Se eliminabile (come nel caso di PA), la fedelt pu ottenersi con unopportuna rappresentazione e il Sistema ha gli assiomi eettivamente numerabili (le due propriet sono infatti equivalenti, par. III.3).

Una generalizzazione del Teorema dincompletezza di Gdel

Malgrado la sua precedenza storica, il primo Teorema dincompletezza di Gdel si pu considerare come la formalizzazione del Metateorema di Church-Turing valido per le macchine. La stretta corrispondenza suggerisce che lipotesi di sola eettiva numerabilit per gli assiomi (par. III.4), invece che la pi forte decidibilit, sia suciente allapplicabilit del Teorema; che ci che il libro si limita a suggerire (par. III.6). In verit, la dimostrazione immediata. Si consideri un Sistema matematico classico con assiomi eettivamente numerabili. Ricordando lipotesi basilare che le uniche regole deduttive della Teoria siano quelle del Calcolo logico classico (che lipotesi fondamentale tacitamente convenuta per ogni Sistema denito come classico ), segue facilmente che anche tutti i teoremi sono eettivamente numerabili (par. III.3). Si supponga allora che esso soddis a tutte le ipotesi del Teorema dincompletezza, eccetto alla decidibilit degli assiomi (ovvero alleettiva assiomatizzabilit ). Dal considerarlo, per assurdo, come sintatticamente completo segue direttamente la decidibilit dei suoi assiomi (e in generale di tutte le proposizioni): ogni enunciato che non un assioma sar il negato di un teorema (o assioma) e la Teoria sapr riconoscerlo. A questo punto si pu applicare il Teorema dincompletezza nelle sue usuali ipotesi e concludere che il Sistema incompleto: assurdo. Bench le mie ricerche siano state infruttuose, improbabile che questa elementare propriet sia sfuggita a chiunque abbia analizzato il tema dellincompletezza con suciente profondit. In ogni caso non ritengo opportuna la decisione di sorvolare su questa generalizzazione (anche se fosse destinata a risultare priva di importanti conseguenze) data la rilevanza dellargomento. La stessa denizione di eettiva assiomatizzabilit per un Sistema, di origine, per cos dire, storica, potrebbe essere alleggerita o sostituita da unaltra pi debole.

Esempi di Aritmetiche formali del secondo ordine

NellAritmetica integrale (AI ) il principio di induzione generalizzato a qualsiasi propriet dei numeri naturali. Se si lascia che sia tale espressione metamatematica del tutto generale a denire linduzione, AI pu ammettere espressioni di qualunque ordine espressivo. Ma normalmente linduzione completa viene espressa mediante lassioma: A((A(0 ) e x ((A(x ) e S (x,y ))A(y ))) x A(x )) 9

in cui A rappresenta un generico predicato. Si tratta pertanto di una espressione del secondo ordine. Se non viene aggiunto nessun altro assioma, lespressione informale e, come abbiamo anche qui rilevato, la rappresentazione in TI del Sistema mostra che i teoremi induttivi sono pi che numerabili. Pertanto tale informalit ineliminabile. Questo intendere cos generale (full ) dellespressione "A" obbedisce allinterpretazione della cosiddetta Semantica Standard. Per ripristinare la formalit si possono aggiungere al precedente schema induttivo degli opportuni schemi assiomatici che limitano la variabilit dei predicati9 . Si possono cos ottenere diverse Aritmetiche formali del secondo ordine che hanno suscitato un certo interesse e che nel libro sono state ignorate. Ne far, qui, il brevissimo accenno che meritavano. La materia nota come Matematica inversa per il fatto che tali Teorie vengono costruite in modo opposto rispetto al metodo tradizionale: si parte da ci che si vorrebbe, cio dal desiderato ambito deduttivo e si cercano i minimi assiomi che lo permettono. Un altro fattore di interesse si deve al fatto che questi Sistemi rappresentano un chiarimento, dalla medesima prospettiva del secondo ordine espressivo, della stessa tradizionale Aritmetica informale. Per ottenere la formalit, in modo analogo a quanto fatto nel libro per rappresentare linduzione mediante insiemi (par. II.14), si stabiliscono degli schemi assiomatici di comprensione per far corrispondere alle propriet gli insiemi dei naturali che le soddisfano. Come si ricordato alla ne del precedente paragrafo, non detto che tali schemi debbano essere necessariamente formalizzabili in TI, ovvero con un contenuto semantico eliminabile. Quando succede, il Sistema fedelmente rappresentabile in TI, ovvero dotato di assiomi eettivamente numerabili (par. III.3). Questo il caso di RCA0 , cui pu infatti applicarsi una versione debole del Primo Teorema dincompletezza. RCA0 rappresenta la Matematica computazionale, ovvero tutto il calcolabile. Il suo criterio deduttivo di tipo costruttivista: in essa ogni ente esistente eettivamente individuabile. Tuttavia essa raggiunge questo risultato mantenendo la prospettiva della Logica classica (con il principio del terzo escluso ancora valido, mentre in Logica costruttivista questo viene esplicitamente riutato). La Teoria indicata con ACA0 rappresenta lAritmetica formale del secondo ordine pi vicina a PA. Si costruisce con uno schema assiomatico di comprensione limitato alle sole formule aritmetiche (che coincidono con le proposizioni del primo ordine) con almeno una variabile libera. Tale schema quindi identico a quello che abbiamo cercato di formalizzare in TI - senza successo - per rappresentare AI (e PA nella denizione alternativa). Se non esistono alternative per riprodurlo formalmente in TI (cosa che riteniamo assai probabile), allora gli assiomi di ACA0 non possono essere eettivamente numerabili e pertanto non possibile applicare il Primo Teorema dincompletezza. Solo al secondo ordine, ACA0 permette di considerare propriet non predicabili in PA, comunque non calcolabili: si pu infatti dimostrare che ACA0 e
9 E che, rappresentati in TI, daranno sempre luogo a un insieme necessariamente numerabile di teoremi induttivi (par. II.14). Questo criterio, che non altro che il criterio formale, coinciderebbe con quello usualmente chiamato della Semantica Generale.

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PA sono equivalenti dal punto di vista computazionale. Generalizzando lo schema assiomatico di comprensione a formule anche non aritmetiche, si possono ottenere altri Sistemi formali via via pi forti, cio pi vicini ad AI.

Paradossi e Teorema di incompletezza

In questultimo paragrafo desidero puntualizzare lesatta connessione tra alcuni noti paradossi e il Teorema dincompletezza. Si legge troppo spesso che loriginale dimostrazione di Gdel si basa sul paradosso del mentitore, la versione di Boolos sul paradosso di Richard e quella informatica, di Chaitin, sul paradosso di Berry10 . Il verbo basare suggerisce una connessione logica di tipo causale che non ha da essere. Le tecniche dimostrative di riduzione allassurdo sono senza dubbio le pi impiegate nei teoremi pi complessi. Ma nel caso di una loro completa codicazione allinterno di una Teoria assiomatica formale, esse perdono ogni carattere peculiare e si trasformano sempre in normali dimostrazioni "dirette" (par. I.10). Lo stesso deve accadere, dunque, per una qualsiasi versione del Teorema di incompletezza che venga formalizzata allinterno della Teoria formale degli insiemi (TI ). Questo solo fatto gi eloquente; ma la riduzione allassurdo ricompare nelle versioni informali del Teorema, cio nellapplicarlo allo stesso TI e nei metateoremi di Church-Turing e di Chaitin, che impiegano, rispettivamente, il concetto informale di "macchina" e di "programma". Ma qui lassurdo, e la conseguente ne della dimostrazione, deriva - come in ogni corretta conclusione per assurdo - dalle ipotesi che si sono fatte; basata solo su di esse e sullammessa logica deduttiva. Il tipo di assurdo che si pu ottenere invece una questione esclusivamente tecnica ; e in quanto tale, la circostanza che assomigli a un classico paradosso, dal punto di vista logico una sorta di questione di probabilit. Ne indicativa la stessa variet dei paradossi ottenibili con le diverse metadimostrazioni. Per inciso, lassurdo che si ottiene nel Metateorema di Church-Turing una semplice contraddizione circolare e non assomiglia a nessun paradosso classico (par. III.4). Daltra parte suciente ricordare che da un assurdo si pu derivare realmente tutto, in particolare anche ogni altro tipo di assurdo. probabile che il carattere sconvolgente (e spesso considerato, a torto, paradossale o al limite del paradossale) del Teorema di incompletezza giochi un ruolo cruciale in questo equivoco. In verit lanit con il paradosso di Richard si pu osservare in ogni teorema che impiega largomento diagonale, come nella stessa dimostrazione di Cantor dellinnumerabilit dei numeri reali: la prima in assoluto di questo tipo. Eppure nessuno si sogna di aermare che tale teorema si basa sul paradosso di Richard, anche perch in questo caso stato il paradosso
10 Un legame che abbiamo sorvolato di evidenziare nel libro. Difatti nella dimostrazione per assurdo di Chaitin, si nisce per ammettere lesistenza di un programma che stampa numeri che per essere stampati richiedono pi bits dello stesso programma: un assurdo simile al paradosso di Berry.

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ad ispirarsi al teorema e non viceversa. Ecco dunque di che cosa si dovrebbe correttamente parlare circa la relazione tra certi teoremi e certi paradossi: di ispirazione, di suggerimento, senza alcun dubbio in grado di aiutare i matematici e i logici nella ricerca di nuove dimostrazioni e metadimostrazioni. Ma non di legame causale. La descritta confusione infelice anche e soprattutto perch distoglie dal signicato intrinseco degli stessi paradossi semantici. Se c un certo paradosso, questo paradosso ci dice gi qualcosa: pu essere letto come una metadimostrazione per assurdo; mentre la sua anit o fonte dispirazione per un teorema un risvolto considerevole ma circostanziale. Il paradosso del mentitore ci informa che nessuna Teoria coerente pu denire un concetto di verit universale (Metateorema di Tarski, par. III.6). Il paradosso di Berry pu essere letto come una prova del fatto che un numero nito di espressioni semantiche pu denotare un numero innito di oggetti; quello di Richard come una prova del fatto che le denizioni semantiche non sono numerabili (par. II.13). Questi due ultimi fatti che scopro (per la prima volta?) nel libro, sono stati nora ignorati o almeno profondamente trascurati dalla Logica uciale. E il fatto che si tratti di conclusioni puramente metamatematiche, cio irriducibilmente semantiche, non forse casuale ma in linea con quanto commentato nel secondo paragrafo.

Referenze

References
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